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giovedì 5 novembre 2020

La Concezione operativa dello Sbarco di Anzio

 DIBATTITI

Progetto Anzio 2

rilettura del manoscritto 5 del volume "I Soldati Italiani sulla testa di ponte di Anzio"



Nella sua concezione operativa lo sbarco di Anzio, con la diretta minaccia sulle retrovie tedesche, avrebbe dovuto risolvere il problema di infrangere la linea difensiva tedesca Sangro-Garigliano, evitando un attacco frontale, quasi sicuramente destinato all'insuccesso.La sua importanza deriva pertanto dal fatto che, se avesse avuto esito favorevole, lo sbarco poteva essere decisivo per lo sviluppo ulteriore delle operazioni alleate verso l'Italia settentrionale, modificando profondamente la situazione che si era determinata in campo alleato dopo il fallimento dell'offensiva della fine del 1943.

Nella scelta della zona di sbarco si fusero armonicamente le necessità politiche e quelle militari. All'abile determinazione dell'obiettivo politico si congiunse la sapiente scelta della zona di sbarco nelle sue immediate vicinanze, e, ad una distanza dalla fronte che rendesse difficile al Comando tedesco di effettuare una manovra per linee interne; inoltre, il retroterra fu scelto in modo da consentire il favorevole sviluppo successivo delle operazioni dopo lo sbarco.

In complesso si può dire che nella concezione delle operazioni di sbarco furono valutati obiettivamente i molteplici fattori in gioco determinando una soluzione brillante che fa onore agli Stati Maggiori alleati.

Nell'esame particolare, questa concezione richiama la nostra attenzione sulla sempre più profonda interferenza della politica nelle operazioni militari: accogliendo la possibilità di esecuzione dell'operazione proposta, concedendo i mezzi previsti necessari, concorrendo a precisarne gli obiettivi, qualche volta, interferendo nella stessa composizione delle forze operanti. Tutto ciò a differenza del passato, quando la determinazione di tutti questi fattori era di esclusiva competenza del Comandante superiore del teatro di operazioni e il potere politico limitava il suo intervento nel campo logistico, concedendo o meno i mezzi richiesti.

Vero è che i Capi politici alleati, nell'apprezzare e dar corso all'operazione progettata dai Capi militari, prima di decidere, si consultavano con i loro consiglieri militari, ciò che richiama alla mente l'analogo procedimento dei Consigli Aulici del passato, specie nel secolo XVII e XVIII, nella condotta delle operazioni, per quanto la rapidità di collegamento tra Capi politici e militari oggi attenui difetti attributi a tali consigli.

E' comunque importante che, per il futuro, gli uomini politici scelgano accuratamente i loro consiglieri, in modo che sia per loro facile tradurre le necessità politiche in termini militari, come fecero i Capi politici alleati, non solo nella operazione di Anzio, ma in tutte le operazioni da loro intraprese durante la seconda guerra mondiale.

Nel caso dell'operazione di Anzio riteniamo che l'intervento diretto dei Capi politici alleati sia stato razionale per la funzione politica-strategica particolare che essa aveva. Se dal lato militare si trattava infatti di spezzare la difesa tedesca, aggirando l'ala destra dello schieramento avversario, in modo da impedirgli di ripiegare verso nord, dal lato politico l'operazione si inquadrava in un campo ben più ampio, poiché si trattava di impadronirsi di Roma, la cui conquista avrebbe avuto enormi ripercussioni nell'opinione pubblica mondiale per la sua duplice funzione di capitale d'Italia e di centro della Cristianità.

Questo intervento razionale, per la decisione dell'operazione nel grande quadro dell'azione politico-strategica da parte degli uomini politici, risultò però  menomato gravemente dall'ulteriore intervento nei particolari esecutivi dell'operazione.

Risultò infatti che dopo la conferenza di Tunisi, in cui si decise dell'operazione “Shingle”, fu tenuta un'altra conferenza in Marrakech nel Marocco, il 7- 8 gennaio 1944. A tale conferenza, voluta da Churchill, partecipò da parte americana solo il capo di S.M. Eisenhower, mentre da parte inglese intervennero i generali Wilson ed Alexander e l'amm. Cunningham. Non furono pertanto invitati né il gen. Clark, che doveva essere l'organizzatore dell'operazione, né il gen. Lucas comandante del corpo di spedizione, né l'amm. Lowry, comandante della VII forza anfibia prevista per lo sbarco. Questi alti comandanti responsabili dell'operazione furono solo autorizzati a farsi rappresentare da qualche ufficiale di S.M. Fu così che il gen. Lucas fece intervenire due ufficiali del suo comando (ufficio servizi), i quali cercarono di far posporre il giorno D dal 20 al 25, al fine di effettuare serie prove di sbarco, ma ottennero solo uno spostamento dal 20 al 22. La loro proposta poi di precaricare gli automezzi a Napoli, per affettare più rapidamente lo scarico, fu completamente scartata da Churchill e da Cunningham, anzi fu proibito questo procedimento. Gli ufficiali inviati dall'ammiraglio Lowryi riuscirono tuttavia ad avere a disposizione i mezzi di sbarco per 12 giorni anziché per 7. Trattando questioni di capitale importanza con i soli rappresentanti, alla fine della conferenza fu così possibile a Churchill di riferire a Roosvelt che sulla questione di Anzio era stato raggiunto un completo accordo, mentre in realtà il Primo ministro britannico aveva imposto la sua volontà a generali e ammiragli contro il loro migliore giudizio[1]. E fu così che il generale Lucas parti per Anzio profondamente scoraggiato poiché non vedeva come, con due divisioni, e gli avrebbe potuto contenere e vincere le quattro divisioni tedesche che gli venivano segnalate in prossimità della zona di sbarco.... [2]





[1]V. MORRISON SAMUEL ELIOT, Op. cit. - pag 328

[2]Si dice che il gen. Patton sia andato a trovare il gen. Lucas prima della partenza e che visto il suo abbattimento abbia cercato di incoraggiarlo dicendogli che non era poi detto che avrebbe lasciato la pelle nell'operazione, ma che avrebbe potuto essere solo gravemente ferito e gli consigliò di leggere la Bibbia!





 

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