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sabato 30 marzo 2019

Copertina Marzo 2019


QUADERNI ON LINE


Medaglia d'Argento al Valore Militare
Corrado Milesi Ferretti


Anno LXXX, Supplemento on line, III, 2019, n. 39
Marzo 2019
www.valoremilitare.blogspot.com





venerdì 29 marzo 2019

Editoriale Marzo 2019


Il Numero di marzo 2019 è stato interamente dedicato al tema del convegno della Giornata del Decorato che si  terrà a Torino il 5 e 6 Aprile 2019. Come noto il CESVAM partecipa come concorso alle attività della Giornata, nel solco della tradizione instaurata a Salò (2016) a Montevarchi (2017) a Roma (2018)  con l'organizzazione di un convegno di studi, che nella sostanza precede la Giornata stessa. Lo scopo di questa partecipazione è quella di contribuire ad arricchire la Giornata anche di aspetti di studio e culturali, ma sopratutto quello di rivolgersi a strati della popolazione ed ad ambienti che non fanno parte della grande famiglia del Nastro Azzurro e che sono distanti dalla attività delle Federazioni e dei Soci. Questo per portare il messaggio del Valore Militare ed i suoi significati ad altri, anche per epoche storiche passate.
Quest'anno siamo alla Scuola di Applicazione di Torino, decorata di Medaglia d'Argento al Valore Militare e l'occasione è quanto mai opportuna per parlare ai futuri quadri dell'Esercito. Presentare le relazioni del convegno a questi giovani è il nostro obiettivo, nella speranza che i temi ed i contenuti diventino un seme gettato e che permetta agli Ufficiali Allievi di coltivare nel corso dei loro studi e della loro preparazione anche questo aspetto della vita militare.

Passa naturalmente in secondo piano, essendo una cosa tra noi, la tornata del pomeriggio, che vuole solo essere una apertura ai contributi interni; esistono forti correnti di critica all'interno del CESVAM su questo aspetto in quanto in passato non hanno dato i frutti sperati, per molti motivi, alcuni veramente squalificanti, e forse occorre farsi qualche domanda in merito. Ma grazie alla ampia disponibilità del Presidente Nazionale ancora siano su questa linea, che però è oggetto di attenta osservazione dopo le delusioni ed i risvolti negativi degli anni precedenti. 

Infine una nota sulla presenza in sala. L'anno scorso alla Casa Madre del Mutilato, due anni fa a Montevarchi, Sala Comunale, e a Salò, tre anni fa, il Convegno per la Giornata del Decorato ha visto l'afflusso di, relativamente, poche persone. E' nella logica delle cose, prevista e programmata. Non è il caso che i soci o presidenti siano presenti. Se vengono sono benvenuti, se non vengono non sposta alcunchè. Loro sanno cosa è il Nastro Azzurro. Noi vogliano studiosi, ricercatori, accademici, giovani e persone interessate ai nostri temi e cogliere l'occasione per cercarli di farli collaborare con noi coinvolgendoli nel mondo del Nastro Azzurro. 

A  Salò si è avviata una ricerca che ha portato alla edizione del Dizionario minimo della Grande Guerra grazie alla presenza di una persona che poi ha partecipato come docente al Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea; a Montevarchi ha preso l'avvio, grazie ad una squisita professoressa, tutto una ricerca che ha dato frutto copiosi; a Roma il rapporto instaurato con Aladino Lombardi, Enzo Orlanducci, Anita Garibaldi Jallet ed altre personalità di spicco ha permesso di avviare studi e ricerche che si stanno traducendo nella pubblicazione di due volumi sugli Ebrei e le leggi Razziali a cura di Giovanni Cecini. 

Le sale di questi convegni sembravano vuote, ma erano piene di persone che poi si sono rilevate preziosissime per le nostre attività. A queste ultime persone va la nostra attenzione, anche a Torino. 
Quest'anno le premesse sono per lo più le stesse degli anni scorsi: ma già si delinea quello che per noi sarebbe un risultato eccellente: le ricerche riguardante il Duca d'Aosta, oggetto di intervento,  o quella relativa alla Storia della Medaglia al Valore, o quella dell'Archivio su carta di Torino, potessero essere avviate nei modi e nei criteri che abbiamo già individuato e si concretizzassero nei prossimi mesi, noi saremo nel solco degli anni precedenti. Le persone interessate a queste ricerche hanno assicurato la loro presenza. Se mantengono la loro promessa, per noi la sala sarà piena.

massimo coltrinari

giovedì 28 marzo 2019

La Calda Estate del 1943. I 45 giorni di Badoglio

APPROFONDIMENTI
Caduto Mussolini ed il sui  regine, ritorna Badoglio.
Mussolini paga l'errore di non aver gestito una dittatura come quella di Hitler e di Stalin
Il suo buonismo lo portò alla rovina.
Invece di togliere le poltrone,
come con Badoglio il responsabile dei primi disastrosi sei mesi di guerra, 
esonerato nel 1940, doveva tagliare le teste.



Badoglio
  
1.3  I 45 giorni del governo Badoglio
Il Governo di Pietro Badoglio è un'altra tragedia nazionale, una di quelle sciagure che ancora oggi incidono sul tessuto sociale italiano. Nel momento in cui si presenta al Paese, il Capo del Governo non esita a dichiarare che “la guerra continua”, nel segreto intento di rassicurare ingenuamente la Germania. A Berlino si era visto con stupore il liquefarsi in poche ore di un regime che si credeva “granitico”; stupore ancora maggiore nel constatare che Mussolini si era lasciato andare senza nessuna resistenza e soprattutto nessun fascista aveva impugnato le armi per la sua difesa e la difesa del fascismo stesso. Passata la meraviglia tutti constatarono che il cambio del vertice politico-militare a Roma significava, soprattutto alla luce della situazione disperata in cui si trovava l’Italia, un reale proposito di trovare una qualsivoglia situazione per uscire dalla guerra. Tolto dalla scena Mussolini ed il fascismo, che aveva voluto la guerra, questo era più facile da realizzare. Solo Badoglio si faceva illusioni con le sue dichiarazioni, non considerando che avrebbe solo suscitato diffidenza, poca credibilità e rabbia repressa nei tedeschi, rabbia che esploderà con l’inizio della loro occupazione dell’Italia.
Il Governo non fece nulla per intervenire in Sicilia. Non prese alcuna decisione di carattere militare per la difesa dell’Isola; eppure vi erano forze attestate nel centro e nel nord Italia che potevano essere avviate al fronte aperto nell’isola. “La guerra continua” rimaneva solo una enunciazione e questa inattività sul fronte operativo siciliano fu notata con ulteriore preoccupazione dagli osservatori tedeschi. L’asserzione sembra trovare una sua validità nella violenza durezza con cui il governo badogliano reprime ogni manifestazione popolare seguita all’annunzio all’arresto di Mussolini ed alla caduta del Fascismo. Il governo Badoglio organizza una sorta di applicazione di legge marziale mascherata dando ogni potere alle autorità militare. Autorità militari che non trovano altro che rifarsi alle disposizioni adottate l’anno precedente nel fronteggiare la situazione in Jugoslavia, con provvedimenti che prevedevano l’arresto immediato, la detenzione, l’internamento di civili, la presa di ostaggi, la rappresaglia. Le manifestazioni in Italia, per lo più di carattere innocuo, si risolvono per questo atteggiamento autoritario quanto inutile con tragedie: a Milano si hanno 23 morti e 87 feriti per le manifestazioni dal 26 al 30 luglio, a Bari con 17 morti  e 36 feriti per la manifestazione del 28 luglio, a Reggio Emilia con 9 morti e 30 feriti, sempre per una manifestazione del 28 luglio. Durante i 45 giorni del governo badogliano si hanno 83 italiani porti e 516 feriti. Un bilancio tanto tragico quanto inutile.
Il Governo Badoglio, nei primi tre giorni di vita con tre decreti cancella tutta l’organizzazione del PNF, ne in corpora i beni e le proprietà, assorbe la Milizia nelle forze regie e fa finta che oltre un ventennio di governo a cui tutti i suoi componenti hanno collaborato e ricevuto prevende, privilegi ed onori non sia mai esistito. Confermando il suo spirito conservatore, la liberazione dei detenuti politici avviene con un certo rallentamento, visti questi sempre ed ancora come oppositori.
La morsa del Governo Badoglio si allenta e nascono i primi Comitati, che sono gli antesignani del CLN, Comitato di Liberazione Nazionale, e riprendo vita i partiti politici. Il Partito Socialista ed il partito Comunista, che nella clandestinità avevano tenuto una loro organizzazione, si collegano a questi Comitati dando vita ad organizzazioni politiche embrionali. Escono alla luce anche il partito d’Azione, fondato nel 1942, la Democrazia cristiana, fondata anch’essa nel 1942, con riferimento al Partito Popolare di Don Sturzo, ed il partito Liberare. Saranno i partiti della Prima repubblica che governeranno l’Italia fino alla Caduta del Muro di Berlino ed il crollo dell’Unione Sovietica nel 1989. Operano tutti in una situazione di incertezza, semilegale, in cui domina la inattività del Governo di fronte al problema principale: la guerra. La ricerca di una soluzione per fronteggiare una situazione che di giorno in giorno diveniva sempre più difficile ed insostenibile. Il compito del Governo Badoglio, ovvero il vertice militare e la Monarchia, mentre il vertice diplomatico, che nella circostanza si tiene i disparte, è tanto semplice quanto difficile: cercare di concludere un accordo con gli anglo-americani ponendo fine ai combattimenti cercando di contenere e neutralizzare la prevedibile reazione tedesca, ossessivamente tanto temuta da tutti i responsabili italiani.
Il Governo Badoglio, e con esso il Re, falliscono miseramente, non essendo all’altezza di controllare una così difficile situazione tanto drammatica  se non tragica, dimostrando di essere irresoluti a come comportarsi di fronte alla eredità della guerra fascista, che anche loro avevano voluto. Il comportamento ambigui, le incertezze ed i ritardi con cui il Governo Badoglio avvia i contatti per trovare una possibilità di accordo  sono così tanti e persistenti da generare fortissimi dubbi sugli alleati: questi, peraltro, dopo le decisioni prese a Casablanca, nel gennaio 1943, sono fermamente risoluti a imporre una pace o un armistizio senza condizioni. Nel contempo, al fine di distrarre i tedeschi e cercare di contrastare il più possibile i loro sospetti di una pace separata, fanno si che si assumo atteggiamento risoluti nel voler continuare la guerra; questo impedisce di predisporre piani concreti volti a preparare i comandi e le truppe ad un eventuale armistizio. In pratica il Governo Badoglio, per paura dei tedeschi, non predispone nulla dal punto di vista militare per uscire dalla guerra. Gravissimo errore che si rileverà foriero di tragedie al momento della proclamazione dell’armistizio.
Di fronte all’inerzia militare del Governo Badoglio, sia sul fronte siciliano sia su quello interno, i tedeschi mostrano via via una sempre maggiore attività militare. Subito dopo il 25 luglio e la caduta di Mussolini iniziano a far affluire forze in Italia, quelle forze che avevano ripetutamente negato a Mussolini nei suoi ultimi mesi di potere, che sarebbero state veramente preziose per contrastare lo sbarco in Sicilia. Affluiscono nuove unità dal confine orientale, dal Brennero, dalla Francia e si posizionano in modo tale da tenere sotto controllo le forze italiane.
Queste, peraltro, anche se numericamente superiori, sono in profonda fase di riordino dopo i rovesci subiti in Russia ( le ultime unità rientrano dal fronte russo a maggio 1943) e in Sicilia; inoltre l’armamento in dotazione e decisamente inferiore a quello tedesco, che si aggiunge alla scarsezza di materiali di equipaggiamento ed ad un morale fortemente scosso.
Questo aspetto non deve trarre in inganno. In modo assoluto le Forze Armate italiane avevano materiali degni di nota. Basti dire che i tedeschi, all’indomani del disarmo delle unità italiane, ebbero materiali e equipaggiamenti con cui condussero  le operazioni in Italia fino all’aprile 1945; al sud, nei territori occupati dagli angloamericani, il materiale italiano requisito servì, su ordine di Churchill, a equipaggiare le unità partigiane titine, che, partendo da una situazione di netta inferiorità logistica riuscirono a condurre contro i tedeschi dal 1943 al 1945 ben cinque offensive dopo aver ricevuto il materiale italiano.
(continua)
massimo coltrinari



mercoledì 27 marzo 2019

La Calda estate del 1943. La caduta di Mussolini

APPROFONDIMENTI
Lo Sbarco in Sicilia e la scarsa opposizione
 delle forze italiane accelerarono la crisi
 del regime già in atto dopo i rovesci in Russia e in Tunisia
Fu lo stesso Gran Consiglio del Fascismo che decretò la fine di Mussolini e del Regime






                                                                     La caduta di Mussolini

massimo coltrinari

La perdita della Sicilia in poco più di un mese mette a nudo la debolezza del regime fascista. Il comportamento dei soldati di origini siciliana che quasi in massa abbandonarono i loro reparti anziché difendere la propria isola fa emergere la profonda crisi del regime. La debole opposizione italiana allo sbarco, che fu solo in parte, accanto ad episodi di valore rileva come i nodi stanno arrivando al pettine. 39 mesi di guerra rilevarono come la decisione di entrare nel conflitto date le condizioni militari e di preparazione fu un errore strategico marchiano. Il conto di tutte e decisioni cervellotiche e insensate (attacco alla Grecia alla vigilia dell’inverno, invio di truppe in fronti lontani come quello russo, ritardo nello sviluppo di tecniche operative e carenza dottrinale) era arrivato. Passare dalla guerra parallela alla guerra di sudditanza alla Germania non era servito a nulla. L’Italia non era più in grado di difendere nemmeno se stessa. Lo sbarco in Sicilia e facilità con cui fu conquistata con troppa facilità aveva diffuso nel paese e in gran pare degli italiani, con la reale violazione sull’integrità del territorio metropolitano e la conseguente conferma della irreversibilità della sconfitta.
Il conto di tutto ciò arrivò il 19 luglio 1943 quando Mussolini incontro a Feltre Adolfo Hitler. Era l’occasione per il Capo del Governo convincere il  Fuhrer che l’Italia non era più in grado di resistere e quindi doveva necessariamente chiedere un armistizio e porre fine alla guerra. Il Fuhrer non gli da nessuna possibilità di parlare, lo investe con un fiume di parole, lo incita alla guerra ad oltranza; Mussolini le subisce senza nessuna reazione. E’ l’immagine del fascismo che non ha più nulla da dire, la fine di tutto un movimento e di un regime che aveva esaurito ogni risorsa.
Mentre si svolgono i colloqui italo-tedeschi di Feltre Roma viene pesantemente bombardata, soprattutto nei quartieri di San Lorenzo e Tiburtino, sedi di importanti scali ferroviari. L’impatto sul morale della popolazione è notevole; ad aggravare la situazione vi è anche l’uscita dal Vaticano di Pio XII, che recatosi nei luoghi del bombardamento, invoca la pace e la fine della guerra.
Mussolini rientra a Roma con il pesante fardello degli inutili colloqui di Feltre, ove tutti si aspettavano una sua iniziativa concreta a favore di una uscita dalla guerra. Non ha altre soluzioni che convocare il Gran Consiglio del Fascismo, non convocato dal 1939 in omaggio al ripudio di decisioni condivise, per il 24 luglio 1943.
Contemporaneamente negli ambienti monarchi si svolgono colloqui ed intese volti a trovare ua situazione, di fronte alla situazione che si sta svolgimento in Sicilia e soprattutto all’indomani degli infruttuosi colloqui di Feltre. Quasi tutto sono convinti che è necessario sostituire al Governo Mussolini, e cercare di trovare una soluzione per uscire dalla guerra, ormai ritenuta persa. Occorreva pensare alla integrità nazionale, che decisioni prese troppo tardi, poteva compromettere.
In questo clima di aperta disapprovazione dell’operato di Mussolini e del fascismo in genere, la seduta del Gran Consiglio, apertasi nel tardo pomeriggio del 24 luglio, protraendosi fino a tardissima notte, si conclude con l’approvazione di un Ordine del Giorno (il cosiddetto Ordine del Giorno Grandi) in cui si ordina al Capo del Governo di rimettere ogni potere nelle mani del  Re. Mussolini non ha la forza di opporsi ai suoi gerarchi che peraltro hanno votato in grandissima maggioranza contro di lui. Tutti sono convinti che, una volta messo Mussolini da parte, eventualmente sostituto anche dalle stesso Grandi, che, nel ricordo del suo quadriennato felice e fecondo di ambasciatore a Londra degli anni trenta, vi siano concrete possibilità di intavolare trattative con Londra e con gli Alleati per una pace onorevole, salvando integrità nazionale, la Monarchia, e il fascismo stesso.  
Il 25 luglio, una data che rimarrà ben incisa nella storia recente d’Italia, il Re riceve a Villa Savoia, ove abitava, Mussolini, che gli partecipa la decisione del Gran Consiglio. In maniera quanto mai invereconda tanto da suscitare le proteste della regina Elena, che non accetta di vedere arrestare persone a casa sua, senza alcun riguardo per gli oltre 22 anni di stretta collaborazione,  costringe Mussolini a dimettersi, e, subito dopo, lo fa arrestare dai Carabinieri e tradotto in una Caserma di Roma. Contemporaneamente affida il Governo al Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, ex Capo di Stato Maggiore Generale dimessosi nel dicembre 1940 dopo la sconfitta dell’attacco alla Grecia. I fascisti vedono svanire ogni loro disegno e constatano di essere completamente esautorati da tutto. Il rivolgimento era già in atto e in modo inconsapevole e molto ingenuo, vi hanno partecipato con soluzioni che si sono rivolate contro; è un rivolgimento tutto interno al vertice monarchico-fascista, ove i tradizionali amici e collaboratori alleati del fascismo, lo abbandonano a se stesso, levandogli ogni potete. Questo è uno dei punti cruciali di quello che sarà il momento delle scelte all’indomani della crisi armistiziale del settembre e le sue tragiche conseguenze.
Pietro Badoglio forma un governo di militari ed altri funzionari dello Stato, tutti  fino a poche ore prima di “provata fede fascista”, ma ora autenticamente monarchici.
Il dato che occorre rilevare, ed anche questo sottolinea un aspetto che inciderà nel predetto momento delle scelte del settembre: il fascismo era finito ed aveva esaurito ogni sua risorsa spirituale, morale e materiale. All’arresto ed alla caduta di Mussolini non vi è nessuna reazione né da parte del PNF, (Partito Nazionale Fascista) con oltre 40 milioni di iscritti ed una organizzazione capillare in tutto il territorio nazionale attraverso le sue numerose organizzazioni, ma soprattutto nemmeno dalla MVSN, ( Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale), il partito armato, i fascisti in armi. In particolare rimangono inermi e non fanno assolutamente nulla i cosiddetti “Moschettieri del Duce”, che avevano una organizzazione simile alle SS tedesche, che avevano giurato  sul loro sangue (rito macabro copiato dalla tradizione nibelungica) di difendere Mussolini fino alla morte. Sia il PNF che viene sciolto nei giorni successivi, la MVSN  assorbita nel Regio esercito, senza colpo ferire, senza opposizione, con il consenso dei responsabili. E’ la dimostrazione che la destituzione di Mussolini non apre alcuna crisi nel fascismo, ma sanziona la già conclamata e reale dissoluzione del regime.

(continua)

martedì 26 marzo 2019

La Calda Estate del 1943. Lo Sbarco in Sicilia


                   APPROFONDIMENTI
Dopo la caduta della Tunisia i nodi 
stavano vendo al pettine. Lo Sbarco in Sicilia rappresenta il primo passo
 dell'assalto alla Fortezza Europa
ed al potere della Germania.
L'Italia era in prima linea ed avrebbe dovuto, 
come L'Inghilterra nel 1940 ricevere il massimo degli aiuti dall'alleato Germanico
Il quale teneva oltre 8 divisioni al di la del Brennero, pronte a scendere in Italia, 
su ordine.
Come realmente accadde l'8 settembre 1943.
divisioni che sarebbero state utilissime in Sicilia
Questi erano gli alleati tedeschi





La calda estate del 1943
1.1   Lo sbarco in Sicilia. 1.2  La caduta di Mussolini. 1.3  I 45 giorni del governo Badoglio. 1.4  L’armistizio. 1.5  La Campagna d’Italia

di
MASSIMO COLTRINARI


1.1 Lo sbarco in Sicilia


Con la resa delle truppe italo-tedesche il 12 maggio in Tunisia[1] il 12 maggio 1943, era facilmente prevedibile che gli anglo-americani fissassero il prossimo obiettivo nella invasione della penisola italiana, anche se notizie davano probabile una invasione della Grecia. Presto le loro intenzioni si fecero manifeste, con l’attacco a Pantelleria[2] che cadde dopo una risibile resistenza. Con la perdita dell’Africa settentrionale, preceduta dalla ritirata in Russia, L’Italia aveva perso le sue truppe migliori; la difesa del suolo metropolitano diventava sempre più problematica, anche per la scarsezza dei materiali. Ma vi erano forze e materiali sufficienti per una difesa efficace; il vero problema stava nel morale, minato da tutta una serie di fattori negativi che chiamavano in causa i vertici politico-militari nella loro interezza.
Gli anglo-americani il 10 luglio 1943 invadono la Sicilia sbarcando tra Siracusa e Licata, in attuazione della operazione “Husky”. La difesa italiana, scarsamente appoggiata da forze tedesche riuscì inizialmente a contrastare le operazioni di sbarco; poi dovette cedere; il 12 luglio, la linea delle difese costiere italiane fu sfondata, mentre alcuni tentativi di reazione italo-tedeschi, con forze tedesche fatte affluire anche dalla Francia, furono prima contenuti poi respinti. La mancanza di una difesa mobile centrale basata fu forze mobili motorizzate e corazzate (la divisione Littorio, poi denominata Centauro, e la divisone della Milizia “Di Camicie Nere” con i suoi 36 Carri Tigre, erano stanziate a Chiusi in Toscana) favorì  l’avanzata alleata che raggiunse la Sicilia centrale lungo la direttrice Enna- Caltanisetta.
Il Comando Italiano, in relazione alle forze disponibili, rinunziò alla difesa della Sicilia orientale, permettendo agli Alleanti di entrare a Palermo il 22 luglio indisturbati e consegnando loro il porto, che divenne in breve il punto di forza della loro organizzazione logistica. Per disposizione del vertice militare italiano erano stati mandati in Sicilia effettivi nativi dell’isola, nel  presupposto che i Siciliani avrebbero difeso la loro isola fino all’estremo. La realtà si manifestò quasi subito; sempre più numerosi furono i soldati nativi dell’isola che trovarono ogni giustificazione e modo per lasciare i loro reparti per raggiungere le lro famiglie, in un clima di completa sfiducia verso le istituzioni sia militari che politiche. La difesa era minata nel morale e nella determinazione e questo ebbe ripercussioni quanto mai negative sulla condotta delle operazioni.
 Il 20 luglio le disposizioni per le forze italo-tedesche prescrivevano che dovevano attestarsi a difesa delle provincie orientali lungo una linea che, da Sud a Nord, segue il corso del Simeto, sale all’altezza di Nicosia, e s’allarga ad ovest al alcune parti delle Madonie. La linea viene presto investita dagli anglo-americani, che, grazie alla determinazione delle unità tedesche ed a costo di sensibili arretramenti, attuando la classi manovra di arresto momentaneo, reazione dinamica locale e ripiegamento su posizioni più arretrate già predisposte alla difesa, sono contenuti. I combattimenti assumo densità consistenti e sono via via sempre più accaniti, dando momenti di arresto consistenti alle forze avanzanti. Il 5 agosto 1943 la situazione si compromette definitivamente con la conquista di Catania da parte britannica, dopo intensi combattimenti, in cui emerge la determinazione italiana a combattere ( battaglia del ponte di Primo Sole).
I resti delle unità italiane passano lo stretto e si riorganizzano in Calabria; questo movimento ha termine il 12 agosto, mentre le forze tedesche continuano a dare copertura ed a trattenere gli anglo-americani, sviluppando azioni di frenaggio e arresto momentaneo che permette di guadagnare tempo. Questa azione ha successo e consente al Comando tedesco di trasferire in Calabria la quasi totalità delle truppe impiegate e, cosa ancora più importante, la quasi totalità dei mezzi e degli equipaggiamenti. L’operazione ha termine il 17 agosto, mentre il 16 gli alleati entrano a Messina
a, dopo una quanto mai squallida disputa tra il gen. Montgomery, britannico,  ed il gen., Patton, statunitensi, impegnati in una sorta di corsa a chi arrivava primo nella città dello stretto.
 (continua)



[1] Facchini I, La campagna di Tunisia 1942 – 1943, Roma, Editrice Nuova Cultura – Università la Sapienza, 2009.
[2]

lunedì 25 marzo 2019

La Guerra di Liberazione. Quale significato?

DIBATTITI
Molto discusso è il reale significato della
 guerra di liberazione. Alcuni mettono in discussione
perfino i termini lessicali.
 Altri negato addirittura la propria esistenza.
Altri ancora la confondo con la resistenza nelle sue
 varie forme (civile, ideologica, politica)
Spesso è solo una espressione senza contenuti.



La Guerra degli Italiani, detta di Liberazione, del 1943-1945
si inserisce nella guerra dichiarata
 dall’Italia
 alla Gran Bretagna ed alla Francia il 10 Giugno 1940
 alla URSS il 22 Giugno 1941
Agli Stati Uniti l’ 11 dicembre 1941
 e conclusasi  il 10 Febbraio 1972
 (Firma del trattato di pace di Parigi)




domenica 24 marzo 2019

La Guerra di Liberazione. Il Momento delle scelte


DIBATTITI
Dopo che il re lasciò la Capitale,
 gli Italiani si trovarono soli con se stessi
e arrivò il momento delle scelte




Il momento delle scelte     (Armistizio-8 settembre 1943)
 
  Uno scenario che lascia ognuno di fronte a se stesso”
  -  Armistizio con gli Alleati. Occupazione tedesca.
  -  Dissolversi di ogni autorità statale riconosciuta:
  a. prevale la lealtà al Re?
  b. prevale la lealtà ai patti sottoscritti con l’Alleato?
  -  Il comportamento del Re:
  a. Ha lasciato la Capitale;
  b. si è posto al sicuro;
  c. non ha dato ordini ai militari;
  d. ha avallato venti anni di governo che ha portato al fallimento armistiziale.
  È imposto il momento perché i cittadini decidano il loro destino e creino le condizioni
  per un nuovo patto su cui fondare la convivenza civile e la politica della Patria.


Il momento delle scelte (come si sviluppa):

 
  -  Chi rimane fedele al “Ventennio” (Fascismo Repubblicano)
     -  Chi abiura il Nascismo e sceglie il Nazismo (Soldati del Reich/SS It).
  -  Chi è deluso di tutto e di tutti (indifferenza).
  -  Chi si sottrae alla politica ed alla guerra per vedere gli sviluppi
      (attendismo).
  -  Chi lascia agli Alleati il compito di liberare l’Italia (opportunisti).
  -  Chi cerca di approfittare della situazione (profittatori, criminali).
  -  Chi decide di impegnarsi e combattere e collabora con gli Alleati.
      per un Italia diversa (combattenti in Italia e all’estero).
     -  Chi prende le armi e si riunisce in bande ( Ribelli/ Patrioti)
     -  Chi non accetta proposte e rimane in prigionia ( Internati)
     -  Chi, prigioniero, collabora. (Prigionieri di Guerra) 
  

massimo coltrinari
 

sabato 23 marzo 2019

La Guerra di Liberazione. Le caratteristiche


DIBATTITI
Il termine resistenza è stato acquisito da una parte politica ed ideologica,
quella comunista.
E' diventato quindi sinonimo della partecipazione dei comunisti
alla lotta contro gli avversari nel 1943-1945.
Esclude nella opinione comune tutte le altri componenti politiche ed ideologiche 
ed esclude tutti gli Italiani.
Il termine Guerra di Liberazione include tutte le forze che l'hanno combatte, nessuna esclusa
ovvero la guerra degli Italiani,
nel quadro della Campagna d'Italia

I

La guerra degli Italiani 1943- 1945
 che è passata nel linguaggio come come
 Guerra di Liberazione
presenta le seguenti caratteristiche
 
  -  Si è volontari, nessuna autorità chiama a combattere.
  -  Vi è solo rischio.
    -  Non  vi è dichiarazione di guerra
    -  Non si conclude con un armistizio o con il trattato
       di pace
  -  Il compenso: solo la speranza di un Italia migliore.
 
  Dalle scelte individuali alla formazione dei 
“Fronti”.
   
 

venerdì 22 marzo 2019

La Guerra di Liberazione: il fronte avversario


DIBATTITI
Se si parla di Guerra di Liberazione
si deve anche parlare di chi è considerato
l'avversario.
E' riduttivo parlare solo di Germania nazista.
Occorre estendere il concetto ai suoi alleati e quindi
introdurre il concetto di Coalizione hitleriana


Parata della Aviazione militare tedesca prima dello scoppio della guerra

La Coalizione Hitleriana:
 
§Germania
§Alleati Europei della Germania
a. Francia (Vichy)
b. Ungheria
c. Romania
d. Bulgaria
e. Norvegia
f. Altri (Cosacchi)   
§Italia. La Repubblica Sociale Italiana (dopo il 23 settembre 1943)

La Repubblica Sociale Italiana:
 
§Fondata il 23 settembre 1943.
§Capo: Benito Mussolini.
  (Prigioniero degli eventi: privo di potere. Il dramma di un uomo)
§Territorio: Italia del nord controllata dai tedeschi:
L’Alto Adige=ALPENVORLAND;
Friuli Venezia Giulia: ADRIATISHES KUSTERLAND.
§Partito Fascista Repubblicano. A. PAVOLINI.
§Politica: Manifesto di Verona (14-16 novembre 1943).
  Socializzazione della produzione. Non ottiene il consenso della popolazione, degli industriali, del clero.
        
La Repubblica Sociale Italiana:

 
FORZE ARMATE
§Esercito (Div. Italia, San Marco, Monterosa, Littorio, addestrate in Germania).
§Marina.
§Aviazione Nazionale Repubblicana.
§Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.).  (sostituisce i Carabinieri Reali)
§Brigate Nere = Espressione del Partito Fascista Repubblicano in armi
§Battaglioni Mussolini.
§Bande irregolari (polizie speciali, Banda Carità, Banda Koch, Legione Autonoma E. MUTI, Reparti Anti Partigiani).           3 marzo 1944 “Parole chiare ai lavoratori”

La X MAS è fuori dell'ordinamento della RSI. E' un accordo tra il Principe Borghese ed esponenti della Marina Tedesca


massimo coltrinari

giovedì 21 marzo 2019

La Guerra di Liberazione 5° Fronte


DIBATTITI
Un mondo dimenticato
quello della prigionia che deve essere
considerato in quanto i prigionieri di guerra
parteciparono alla guerra di liberazione.
Come e quando necessita di essere ulteriormente approfondito 





Il V Fronte: La prigionia

La guerra iniziata il 10 giugno 1940 e terminata l'8 settembre 1943 aveva lasciato nelle mani degli alleati soldati italiani prigionieri. Con l'armistizio questi soldati ebbero una difficile collocazione nel diritto internazionale. Molti di loro collaborarono con la Potenza detentrice; questi soldati diedero un contributo allo sforzo per combattere la coalizione hitleriano. Si crea così il 5° fronte della Guerra di Liberazione.

LA PRIGIONIA ITALIANA = 1940-1943

§Prigionia in mano alla Francia (1940).
§Prigionia in mano alla Grecia (1941).
§Prigionia in mano alla Gran Bretagna:
-In Medio Oriente;
-Palestina;
-Gibilterra;
-territorio metropolitano;
-Africa (Kenia, Rhodesia, Sud Africa),
-India (Nord);
-Australia ;
-Algeria, Libia, Marocco e Sicilia.
§Prigionia in mano agli Stati Uniti:
-Sicilia;
-Marocco;
-Algeria;
-Stati Uniti (Haway, Hereford).
§Prigionia in mano all’URSS.



§Da prigionieri di guerra a cooperatori, collaboratori, non cooperatori.
§In mano all’URSS. (corso di antifascismo ideologico).
§In mano alla Francia. Atteggiamento punitivo e repressivo.
§In mano alla Gran Bretagna:
-Italian British Units, collaboratori;
-in Italia, cooperatori.
§In mano agli Stati Uniti:
-Italian Service Units, cooperatori. Es. (Arsenale di Balmoral. Boston);
-testa di ponte di Anzio (artiglieri e carabinieri).
-
 “La partecipazione dei prigionieri di guerra
(cooperatori) allo sforzo bellico alleato
rappresenta la scelta per un futuro migliore
dell’Italia”
massimo coltrinari