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domenica 29 gennaio 2017

Editoriale. Gennaio 2017

EDITORIALE.

L'inizio del 2017 ha coinciso con lo sviluppo dei programmi avviati dal CESVAM  nel 2016. Si stanno realizzando quelli del segmento "convegni" in cui si mostra le attività di ricerca studio che sostengono le pubblicazioni e i Quaderni. Nel solo mese di Gennaio esponenti del CESVAM hanno partecipato al Convegno sullo Sbarco di Anzio, il 19 scorso, in cui si sono poste le base per lo sviluppo del relativo programma, che ha come obiettivo la pubblicazione del volume, già in fase avanzata di approntamento relativo a questo evento; il convegno con l'Accademia Templare, 20 e 21 gennaio, in cui la relazione di padre Hadad ha sottolineato l'importanza, con la continuazione il 18 e 19 marzo p.v.; la partecipazione del Direttore alla Giornata della Memoria a Pistoia, capitale europea della cultura per il 2017, presso poli scolastici previsto per il 30 gennaio, in cui si incontreranno numerose scolaresche; il convegno sulla ricostruzione del Regio Esercito organizzato dall'ANPI di Perugia, che si terrà a Terni il prossimo 2 Febbraio  in cui svolgeranno relazioni sia il Direttore che il Dott. Giovanni Cecini; il convegno dedicato ai soldati italiani in Albania, che si terrà il prossimo 3 febbraio alla Fondazione Gramsci, ii cui sviluppi sono quanto mai promettenti.

Al riguardo, al nostro Mario Bova, che collabora con il CESVAM, è arrivata questa email in risposta all'invito da parte dell'Ambasciatore d'Italia in Albania, che riportiamo

Caro Ambasciatore, complimenti per questa iniziativa, che mi interessa molto. Purtroppo non potrò esserci, ma mi farebbe molto piacere conoscerne gli esiti ed esaminarne i possibili seguiti, perché ritengo che questo aspetto della presenza militare italiana in Albania - che io sto appena iniziando a conoscere - meriti di essere approfondito e divulgato

Sarei molto lieto di collaborare, ad esempio incoraggiando la tenuta a Tirana di un evento analogo, ma mi rimetto alle tue valutazioni.

Cordialmente,

Queste risposta significa che il CESVAM, che già aveva avviato il Progetto relativo, ( che prevede la edizione di due volumi nella Collana Storia in Laboratorio - I Libri del Nastro Azzurro, di cui uno già approntato, ed uno pronto alla ristampa, integra questo progetto con la messa allo studio dell'ipotesi di organizzare un convegno in Albania nella prossima primavera. Ipotesi che sarà sottoposta alla valutazione del Presidente Nazionale per la fattibilità.

Infine, avviata la fase realizzativa del Convegno dedicato alla Missioni all'Estero che si terrà in occasione della Giornata del Decorato in cui oltre al Direttore, ed al prof Ramaccia si ipotizza rappresentanti dello Stato Maggiore Difesa.

Come ben si vede, l'attività del CESVAM è stata avviata anche nel settore "divulgazione", anche grazie al Comitato per la Comunicazione e L'informazione del Nastro Azzurro. La sostanziale crescita costante ora impone un vaglio di esame per la partecipazione "fisica" dei soci e simpatizzanti, altrimenti il rischio è quello di operare non come un Centro Studi ma come un Cenacolo accademico.

Massimo Coltrinari

venerdì 27 gennaio 2017

Siria. Mosca propone una nuova costituzione

DIBATTITI

Si parla di futuro nella crisi siriana

MASSIMO COLTRINARI*

Si sono conclusi ad Astana, capitale del Kazahkistan, i colloqui del vertice tra Russia, Turchia, Siria Iran e Ribelli Democratici per il consolidamento della tregua in atto e per trovare una soluzione alla guerra siriana, che dura da oltre cinque anni. Nessuno si aspettava grossi risultati da questo vertice. Il risultato più importante è che i contatti andranno avanti. Il capo della diplomazia russa, S. Lavrov, infatti, incontrerà oggi venerdi 27 gennaio, a Mosca, i rappresentanti della opposizione democratica moderata siriana per discutere il prolungamento della tregua.

Il principale risultato del vertice di Astana è stato la creazione di un meccanismo di monitoraggio della tregua da parte di Russia, Turchia, ed Iran; ma tutti i partecipanti al summit sono convinti che ogni soluzione militare della guerra non può che passare da una soluzione della crisi politica. Proprio per questo le discussioni si sono incentrate su un punto fondamentale: il futuro politico della Siria e la nuova costituzione.

Lo scorso 20 gennaio, nella Sala Grande della Presidenza Nazionale del nastro Azzurro, si è tenuto un convegno, a cui ha partecipato Padre Hadad, Rettore della Basilica di S, Maria in Cosmedin a Roma, in cui è stata presentata una ampia visione della Siria come passato e come presente. Il prossimo 18 marzo si terrà il secondo Convegno in cui si parlerà del futuro della Siria. 

Giunge quindi molto opportunamente lo sviluppo del vertice di Astana. Si comincia a parlare di futuro in Siria, mentre fino ad oggi ci si era cristallizzati su un presente senza via di uscita. Mosca, ed è questa la novità, ha presentato alle due parti, ovvero al Governo del Presidente Assad ed ai ribelli della opposizione moderata una bozza di costituzione, preparata da specialisti russi. Questa iniziativa è volta ad accelerare il processo politico, senza voler interferire negli affari interni della Siria.
Mosca, quindi, sottolinea che sarà il popolo siriano a dover decidere l'assetto politico del futuro.

Secondo Teheran il vertice di Astana ha rafforzato la legittimità del governo di Damasco. Secondo Ali Akbar Velayati, consigliere per la politica estera della Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, il vertice di Astana mostra che tutte le parti, incluse anche la Turchia e i ribelli che si ispirano alla posizione turca ma anche altri gruppi che non erano presenti, hanno riconosciuto la legittimità del governo siriano sia direttamente che indirettamente.

Questo è un dato da interpretare in quanto La Turchia da sempre ha negato la legittimità del governo di Assab. Sembra che l'atteggiamento turco si stia evolvendo  di fronte ai nuovi rapporti tra Mosca e Waschington, in cui si è insiedata l'amministrazione Trump. La Turchia cerca anche, in questa evoluzione, un appoggio di Mosca nella lotta contro i Curdi. Da notare che ad Astana erano assenti rappresentati della UE e Statunitensi.  Per l'Europa, questa assenza, è un punto non positivo in quanto è esclusa dalla discussione, mentre sopporta tutto il peso della crisi umanitaria siriana. Ad Astana non è stato trattato il problema della emergenza umanitaria, che è veramente inaccettabile, ma a tutti i presenti il problema al momento non è di prima priorità proprio perchè è stato addossato a terzi, ovvero all'Europa.

Il vertice di Astana ha avuto note critiche da alcuni esponenti della oppoizione democratica, che hanno sottolineato come il governo di Damasco e l'Iran sono i responsabili dell'assenza di progressi sensibili nei negoziati.
In ogni caso questi esponenti hanno mostrato interesse a che la Russia continui la sua azione nei confronti della crisi siriana, in quanto vedono in Mosca un ruolo garante che ha influenza sia sull'Iran che sulla Siria.

(continua)



* Note preparare nel contesto del Convegno che l'Istituto del nastro Azzurro ha promosso, in collaborazione con l'Accademia Templare, sul passato, sul presente e sul futuro della Siria.

CHIUNQUE SIA INTERESSATO A PARTECIPARE AL DIBATTITO  E' INVITATO A LASCIARE UN COMMENTO A QUESTO SCRITTO OPPURE A SCRIVERE ALLA EMAIL

centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

giovedì 26 gennaio 2017

Pubblicità ed alimenti nel Ventenni Italiano



di Alessia Biasiolo*

La Germania non poteva non guardare anche all’Italia per le proprie scelte alimentari in epoca nazista.
La ricaduta del giovedì nero statunitense sull’Europa, influì fortemente anche sul Belpaese: nel 1929 eravamo nella seconda decade dell’autarchia e in periodo di forte protezionismo doganale.
La piazza più importante per la vetrina dei prodotti italiani, e autarchici, era senz’altro Milano, in cui le merci venivano propagandate più ampiamente.
La propaganda evidenziava una vita moderna, emancipata, simbolo di una borghesia che stava vivendo, almeno sulla carta, un periodo favorevole. Le tasse aumentavano e le crisi produttive erano sempre dietro l’angolo, ma l’idea di avere una classe borghese imprenditorialmente forte, era suffragata da forti prese di posizione della Confindustria, dalla nascita o crescita di gruppi industriali, dal forte aumento di adepti dei gruppi sindacali. Su tutto, una visione futurista del prodotto e della pubblicità, che porterà alla sostituzione del cartellonista come interprete delle necessità commerciali delle aziende, con artisti scelti o selezionati dalle aziende stesse per pubblicizzare i propri prodotti secondo una visione aziendale frutto di strategia messa in atto a tavolino, ancor prima di realizzare il prodotto stesso. Le aziende cominciarono proprio a cavallo tra le due guerre mondiali a cercare una propria identità distintiva sugli altri prodotti, a volere creare un segno per lasciarlo. Risorsa indiscussa per le aziende italiane fu proprio il Futurismo, determinato auto-promotore, i cui seguaci erano profondamente consapevoli dell’importanza della pubblicità, soprattutto per abbattere le barriere tra alta e bassa società. I futuristi che lavorarono per la pubblicità furono molti, da Marinetti che creò pubblicità per Snia Viscosa, oppure Farfa che creò per Ferrania, mentre Fiat Balilla scelse di essere rappresentata dal Futurismo di Diulgheroff. Fu però Fortunato Depero ad essere il più innovativo grafico del movimento: collaborò con la Davide Campari dal 1924 al 1939, creando per l’azienda di bevande non soltanto pubblicità, ma anche oggetti, come pupazzi, lampade, vassoi e la bottiglia icona Campari Soda. Inoltre, Depero ha progettato per la Campari chioschi e architetture pubblicitarie, ideando delle vere e proprie opere d’arte con l’aiuto dell’azienda: il libro bullonato, ad esempio, venne realizzato proprio grazie all’aiuto di Davide Campari. L’insegnamento l’artista lo traeva dai musei, dalle grandi opere del passato, sosteneva, perché tutta l’arte dei secoli passati, secondo Depero, era improntata all’esaltazione (del guerriero, del religioso, delle cerimonie, delle vittorie), in chiave pubblicitaria, per fare restare nella memoria dei contemporanei e dei posteri qualcosa. Sempre secondo Depero, “i prodotti nostri hanno bisogno di un’arte nuova altrettanto splendente, altrettanto meccanica e veloce, esalatrice della dinamica, della pratica, della luce, delle materie nostre”. L’arte pubblicitaria, secondo il futurista, poteva poi essere piazzata dovunque, per terra, sui muri, nei treni, nelle vetrine, ed essere colorata, moltiplicata, non sepolta nei musei, ma viva. Quindi le aziende dovevano avere l’intelligenza strategica di usare il valore artistico della funzione pubblicitaria per costruire qualcosa di unico sul mercato e distinguersi in ogni dove. Depero teneva presente, poi, che anche le persone erano cambiate, non camminavano più avendo il tempo di leggere un manifesto sul muro, ma sfrecciavano veloci in treno e in automobile o su un autobus, di certo più veloce del tram. Quindi bisognava creare pubblicità belle, colorate, veloci da leggere e da capire, funzionali al prodotto. La scuola dell’Art Decò fu fondamentale: le linee potevano e dovevano essere diagonali, le lettere grandi e maiuscole, la novità doveva catturare l’attenzione. Depero applicò queste innovazioni per la Campari, ma anche per Unica, Strega, San Pellegrino, Presbitero, Schering, non limitandosi al disegno, ma a riflettere gli umori politici del Paese, le nuove prospettive verso un’arte unica. Spesso nelle pubblicità venivano ricordati l’esotico, il dogma, le teorie sulla razza, testimoniando il complesso rapporto tra aziende, politica e arte futurista. Gli oggetti delle pubblicità diventano grandi, ingombranti: devono colpire lo spettatore, il visitatore delle fiere. Colpire l’immaginario della persona comune, piccola, con un’immagine di grandezza che, se è vero che era politica in quel tempo in Italia, era quanto più la raffigurazione di come si poteva diventare se si acquistava, se ci si impossessava proprio di quel prodotto. Alla Fiera di Milano, ad esempio, accanto ai prodotti alimentari si esponevano opere che avevano lo scopo di stupire e impressionare positivamente: carri armati, maschere antigas, apparati antiaerei, aerei, camere-rifugio antiaereo, ma anche i più moderni mezzi per comunicare come la macchina per scrivere e, soprattutto, il telefono. Anche questo grande, come nella pubblicità della Stipel. L’oggetto doveva e poteva fare sentire potenti, grandi come doveva esserlo l’Italia in quei frangenti storici. Quali erano i prodotti alimentari pubblicizzati in Italia? Possiamo darne solo qualche esempio, scelto tra quelli che richiamano i cibi citati nei precedenti articoli. Un grande fermento ruotava attorno alle proteine animali: molti stand fieristici o manifesti pubblicitari erano dedicati ai grassi, sia per l’alimentazione che non, in modo da studiarne le proprietà e gli usi, e di sostenere la diffusione di grassi animali come di surrogati. È il caso della margarina, che ebbe vasta diffusione dalla seconda metà degli anni Venti, soprattutto quando era necessaria per sostituire il carente burro. Achille Luciano Mauzan aveva curato, nel 1926, una pubblicità per la Società Anonima Angelo Arrigoni di Crema. Le società anonime erano pullulate in Italia soprattutto dai primi anni del Novecento, quando la quasi improvvisa ripresa economica aveva convinto della bontà del tramutare imprese anche di stampo artigianale in Società Anonime appunto, poi in Società per Azioni. Non che il burro non si usasse più, certo, come recitavano le cremerie Zatti Verderi Chiesi di S. Ilario D’Enza nel 1935: “Esigete Super Burro”, di pura panna, mentre c’era il patriottico “Burro Vittoria”, sempre finissimo di pura panna. Era il momento dell’estratto per brodo, salutare, economico e capacissimo di sostituire spese per acquistare la carne e per cuocerla. Le ditte produttrici erano molte, dalla Liebig che aveva messo a punto la ricetta per il mitico dado per brodo, al “Vero estratto di carne australiano Arrigoni” di Genova, in vasetti e dadi (1925), all’estratto di carne “Food” del 1925, che diverrà ben presto troppo “straniero”; al “Nutreina” dei Laboratori Scientifici di Milano (1925), al “Bovis” della ditta Luciani (1930), all’estratto di carne “Texas” (1935), che rispondeva ai migliori requisiti fissati dalle norme vigenti, prodotto dalla ditta Italiana Texas a Milano. Molto successo l’ebbe anche l’estratto Wührer (1924, 1931), dell’omonima ditta produttrice di birre di Brescia. L’estratto, infatti, di brodo di manzo o di pollo, veniva prodotto accanto allo stabilimento birrario di Viale della Bornata nella Leonessa d’Italia. La produzione di birra in Italia aveva, in quel momento, andamento altalenante: l’aumento delle accise indeboliva le vendite della bevanda, ma allo stesso tempo convincevano lo Stato che l’incasso in tasse era penalizzato se si esagerava nella tassazione anche per rispondere alla domanda di maggiori controlli verso l’abitudine di ubriacarsi di molti operai durante i giorni liberi. La birra italiana Wührer, che aveva incamerato molte altre aziende tra cui la Birra Italia, era in grado di competere con le birre straniere, soprattutto bavaresi e austriache, pertanto ben si piazzava nelle vendite, e anche l’estratto per brodo omonimo ebbe un notevole successo. Accanto alle birre italiane, soprattutto dalla seconda metà degli anni Trenta e fino al 1941-1942, proprio alla Fiera di Milano, la quarta per importanza mondiale, si trovarono le birre tedesche, esposte in interessanti stand dove la mescita e l’assaggio erano seguiti da un folto pubblico di giornalisti. La presenza degli stand tedeschi non era stata vista di buon occhio da tutti, specialmente da chi, già non essendo allineato alla politica fascista, ma troppo in vista per subirne le conseguenze, aveva contestato o comunque non aveva digerito affatto la presa di posizione sulle leggi razziali. La visita dei padiglioni fieristici milanesi che, appunto, costituivano quanto di più interessante e moderno circolava sulle piazze mondiali, avveniva sempre anche da parte delle autorità, tra le quali il re Vittorio Emanuele III, il duca d’Aosta, molti ambasciatori stranieri, molte autorità civili e militari, tra cui spiccavano annualmente il ministro Starace, Vittorio Mussolini e altri, accompagnati da gerarchi fascisti e poi anche nazisti. Se è vero che il Re prediligeva visitare gli stand dell’aeronautica, ad esempio, o delle bellissime vetture Balilla, è anche vero che per la Fiera giravano bellissime signorine, vestite in tailleur, che portavano con sé cestini di caramelle al miele Ambrosoli (1939); che pubblicizzavano i tortellini o la stessa birra. L’Amaretto di Saronno o i biscotti Lazzaroni divennero i testimoni dell’evoluzione della società in corso: la famosa scatola Lazzaroni di biscotti, molto inglese nella fattezza così come era inglese il sapore dei biscotti stessi, non doveva mancare nei salotti buoni delle città italiane. I biscotti e le caramelle cominciarono a spopolare, simbolo proprio della rinascita economica del primo dopoguerra: aziende come Saiwa, fondata a Genova da Pietro Marchese, o Elah nata da Francesco Ferdinando Moliè nel 1909, sempre più producevano preparati per budini, creme da tavola e dessert vari. Lazzaroni veniva pubblicizzata, nel 1934, da trampolieri, mentre Elah scelse l’abitudine degli animali esotici, come l’elefante. Magnesia S. Pellegrino aveva invece scelto lo struzzo, mentre altri si accontentavano delle più caserecce capre. Animali che circolavano per le fiere vivi, naturalmente, con la pubblicità montata addosso (1935), oppure su eleganti calessini che essi stessi tiravano. Sempre per restare in tema, quasi l’Italia non fosse toccata dalla miriade di ricerche scientifiche sulle carie da zuccheri, oppure sulla necessità della dieta povera di zuccheri che spesso venivano sbandierate nell’alleata Germania, Unica, che produceva la famosissima caramella Nougatine ricoperta di cioccolato fondente, utilizzava la sagoma di un nero delle colonie (1931) per la propria pubblicità. Avevamo poi Pernigotti (dal 1868) per il torrone, Venchi dal 1878 per la produzione di praline, Perugina (fondata nel 1907) che negli anni Venti si affermerà con il famoso Bacio. Battaglie per la conquista dei mercati a suon di cioccolatini, ma anche di panettone: nel 1919, Angelo Motta apre a Milano un piccolo laboratorio che diverrà un’industria e anche questo tipo di produzione diverrà campo di battaglia, contro Gioacchino Alemagna nel 1921 e con il figlio di questi Alberto poi, per conquistare sempre più acquirenti. Sarà la Perugina a scegliere di investire, per prima, nella radio per la propria pubblicità. Finanzierà con Buitoni la realizzazione di due serie di puntate di una rivista radiofonica intitolata “I quattro moschettieri”, liberamente tratta dal libro di Alexandre Dumas. L’idea ebbe un successo clamoroso, tanto che diverrà “I quattro moschettieri in pallone”: quattro personaggi in maschera scenderanno sulla Fiera di Milano in pallone e circa centomila persone si raduneranno intorno agli stand delle due aziende ideatrici dell’iniziativa. Il clamore fu tale che le produzioni si moltiplicarono, e a queste si unì quella del famoso feroce Saladino (personaggio molto amato dalla retorica di regime), il quale ebbe la sua fetta di successo grazie soprattutto alla raccolta di figurine, con le quali si doveva appunto dare la caccia a quella che raffigurava il mitico personaggio da battere con le novelle “crociate”. I tempi volevano poi, oltre ad un popolo italiano forte (grazie al riso, ad esempio, alla pastina all’uovo, alla pasta glutinata, al VOV, all’olio d’oliva Sasso, alla farina alimentare Carlo Erba, al massimo ricostituente per bambini “Eutrofina”, al vital nutrimento ROM, e molto altro) delle donne dedite alla casa, alla cura della prole, al decoro che poteva garantire una nazione forte e con solide basi. Rivolta alle donne era la pubblicità delle macchine per scrivere, dato che il lavoro di segretaria ben si addiceva ad un signorina, e così Marcello Dudovich disegnerà il manifesto per la Olivetti nel 1925, mentre lo studio Boggeri curerà quello per la stessa azienda nel 1934. Passiamo da una ragazza semplice, dal rossetto rosso e abito immacolato, all’avvenente e seducente, elegante signora degli anni Trenta, in cappello a larga tesa blu, capace di guardare al futuro. Naturalmente erano rivolte prevalentemente alle donne le pubblicità della moda, quando le novità si ammiravano a La Rinascente, dal nome dannunziano del 1917, con pubblicità sempre con lo scopo di illustrare una sana morale borghese. Le donne erano eleganti, benestanti, quasi mai massaie, lavoratrici o contadine e gli uomini erano sicuri di sé, appartenenti ad una classe borghese dominatrice. Come nei film degli anni Venti, le giovinette delle immagini erano snob, studiavano in collegio privato, vivevano in ville lussuose e bevevano champagne telefonando alle amiche per organizzare partite a tennis o gite a prendere il sole, in automobili decappottabili dai motori rombanti. Andava mitizzata la vita vista dal basso, dal provincialismo di gran parte d’Italia che doveva guardare alla borghesia fascista, in questo caso, come a simbolo a cui aspirare. Da un lato la modernità e dall’altro l’autarchia, la miseria delle piccole città e delle campagne, il mito della guerra, pubblicizzato da slogan come “Ali fasciste sul mondo”, “Lavoro e armi”. La moda doveva non solo colpire e incuriosire, attirare acquirenti con le novità, ma anche trovare soluzioni sempre nuove, soprattutto con la difficoltà di approvvigionamento di tessuti a seguito dell’embargo. Proprio questo momento fu foriero per l’Italia di ulteriore creatività: venne prodotta la seta artificiale, il rayon, ma anche lo sniafiocco (il cotone nazionale), l’albene, il selenal, il tessile per l’indipendenza, il lanital, fibra prodotta dalla Snia Viscosa, tratta dalla caseina e pubblicizzata come la “nostra lana” o i “tessuti dell’impero”. Nel 1937, tutte queste nuove fibre tessili venivano prodotte in 7 milioni di chili in Italia, ad indicare come l’impegno all’indipendenza dagli altri Paesi avesse creato un volano per l’industria. Il rayon utilizzato per la produzione delle calze da donna, divenne idea anche per i manifesti, come quelli del 1934 ritraenti una figura di donna in poltrona a cui venivano messe in risalto le lucentissime gambe, seducenti grazie alle calze di rayon. Che arrivava con le “5000miglia del Rayon” (Federico Seneca, 1935). Interessante l’insegna della De Angeli-Frua, produttrice di tessuti, che dichiarava che i loro prodotti “Vincono le sanzioni”. Mano a mano che la creazione pubblicitaria si approfondiva, più gli stili si intersecavano. Futurismo e Cubismo si intrecciavano e i contrasti cromatici diventavano eleganti, la sintesi creava una magia unica, teatrale.
La pubblicità italiana del Ventennio ritraeva un Paese dedito a crearsi nazione forte, autoritaria più che autorevole, per imporsi sugli altri e nelle colonie come punto di riferimento e faro di cultura in senso stretto e politico. Di certo, una propensione a dettare legge a tavola c’era e, per questi versi, per fortuna è anche rimasta.


Alessia Comm. Biasiolo, Socia del Nastro Azzurro, Federazione di Brescia

mercoledì 25 gennaio 2017

Siria: negoziati ad Astana

GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE

Vertice di Astana
Siria: ombre turco-iraniane sul negoziato
Roberto Aliboni
20/01/2017
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I governi di Russia, Iran e Turchia, dopo gli accordi presi a Mosca lo scorso dicembre 2016, si rivedono il 23 gennaio ad Astana, la capitale khazaka, per riavviare il negoziato fra le parti siriane. Forse al posto del processo di Vienna nascerà un processo di Astana.

Il vertice e le sue possibilità di successo si basano su una novità: la Turchia ha cambiato politica e priorità. Assad cessa di essere il nemico numero uno e la lotta, gomito a gomito con Russia e Iran, si concentra contro il ‘terrorismo’ jihadista e salafita - in qualche misura assieme al regime.

Perciò Ankara non chiede più che Assad esca pregiudizialmente di scena. In cambio dai suoi nuovi alleati si aspetta un deciso contenimento delle ambizioni dei curdi siriani, la fine della Federazione del Nord della Siria e, dietro tutto questo, una sua influenza a nord di Aleppo, nella zona dell’attuale operazione ‘Scudo dell’Eufrate’.

Ma esistono le condizioni perché il vertice di Astana abbia successo? Due nodi potrebbero non sciogliersi: la metabolizzazione di Assad da parte delle opposizioni siriane non jihadiste e dei loro patroni nel Golfo; l’accettazione da parte dell’Iran degli obiettivi di Ankara, in particolare l’influenza che si propone di poter esercitare non solo verso Aleppo ma anche verso Mosul.

Il nodo Assad
Il cambiamento della politica turca verso la Siria non è avvenuto all’improvviso ma è maturato all’aggravarsi del conflitto con il Pkk e al rafforzarsi del Pyd in Siria, i fattori che hanno portato all’alleanza con la Russia.

In questa evoluzione le frontiere turche, prima aperte, sono state chiuse. Ciò ha creato una dipendenza delle opposizioni, incluse quelle jihadiste, che in precedenza quasi non esisteva e reso più cogente il legame politico e militare dei gruppi con la Turchia.

Messi di fronte alla svolta turca i gruppi non jihadisti, notoriamente destrutturati e più deboli, non hanno potuto fare altro che adeguarsi; i gruppi jihadisti hanno ovviamente respinto il cambiamento; e quelli al confine, come Ahrar al-Sham, hanno iniziato a scindersi.

Questo svolgimento ha messo le opposizioni siriane in balia della Turchia, ma ci si può chiedere quanto la dipendenza sia forte e duratura.

Ammesso che nel breve periodo sussista, essa è contrastata da non pochi fattori: le reazioni da parte dei patrocinatori ‘sunniti’ del Golfo, la difficoltà di quel tanto di organizzazione politica dei non jihadisti a introiettare la svolta imposta dalla Turchia, la determinazione e l’autonomia dei jihadisti, nelle cui file si riverseranno i molti delusi.

A termine questi fattori potrebbero comportare un indebolimento della presa turca sulle opposizioni siriane e un indebolimento dei piani del terzetto di Astana.

Occorre infine considerare che difficilmente un compromesso può basarsi sic et simpliciter su un ritorno del regime. Infatti, la diplomazia e i servizi russi stanno lavorando a una transizione destinata ad allargare le basi socio-politiche del regime affinché Assad possa uscire di scena al suo compimento.

Ma questa prospettiva, com’è noto, lascia incerta Teheran, che vuole essere sicura di preservare in Siria un alleato strategicamente essenziale. Tutto ciò non impedisce che venga raggiunto un compromesso fra le opposizioni e Assad, ma prospetta soluzioni troppo fragili perché sia possibile un efficace avvio alla pace.

Il nodo Iran 
Inoltre non è da escludere un’opposizione iraniana agli obiettivi più generali della Turchia. Russi e turchi non si amano, ma il sopravvenuto pragmatismo di Erdogan permette loro di essere compagni di strada. Turchi e iraniani ugualmente non si amano, ma la natura dei loro interessi rende il pragmatismo meno praticabile.

Il contenimento dei curdi unisce Turchia e Iran. Teheran non vede di buon occhio il tentativo dei curdi siriani di acquistare spazio, perché questo è comunque un inaccettabile fattore di disordine nella regione e poi perché l’Iran vuole molto più decisamente della Russia una Siria integra e forte.

C’è invece forte contrasto sull’interferenza turca nel governatorato di Aleppo e l’operazione ‘Scudo dell’Eufrate’. Sebbene sia finalizzata a un obiettivo di contenimento dei curdi che l’Iran condivide, Teheran vede - non a torto - l’operazione come espressione degli intenti neo-ottomani che strutturano la più vasta politica regionale della Turchia e riguardano anche Mosul e il governatorato di Ninive in Iraq, dove gli obiettivi turchi di influenza sono ancora più rilevanti.

Nel governatorato di Ninive l’interferenza turca s’intreccia con quella dei curdi di Mustafà Barzani. I turchi appoggiano militarmente e politicamente Barzani - che considerano un vassallo - e vogliono per la sistemazione post-Isis una provincia in cui siano valorizzate le autonomie delle numerose minoranze ivi presenti in modo da poter esercitare influenza attraverso la clientela di alcune di esse (non solo i turcomanni sunniti, ma anche gli arabi che ubbidiscono al clan “neo-baathista” degli Al-Nujaifi).

L’interferenza turca e l’alleanza con Barzani non possono che suscitare forte collera nelle correnti irachene e iraniane più settarie e preoccupazione in quelle più responsabili e ‘politiche’ dei governi di Baghdad e Teheran. Non si tratta solo d’ideologia, ma di grossi rischi effettivi per la stabilità dell’Iraq e per gli obiettivi strategici regionali di Teheran.

Concludendo, ad Astana gli iraniani condivideranno le misure atte a facilitare la compattezza della Siria e forse, a certe condizioni, la ‘diminutio’ di Assad, ma porranno certamente condizioni intese a impedire o almeno contenere le smanie di influenza neo-ottomana di Ankara in Siria ed Iraq.

Unitamente alle obiezioni dell’opposizione siriana, che dopotutto non è così completamente in mano turca, ciò non rende scontato il successo di Astana e potrebbe lasciar delusi i russi.

Roberto Aliboni è consigliere scientifico dello IAI.

martedì 24 gennaio 2017

Lanzarotto Malocello. Ulteriori ricerche

DIBATTITI
RIFLESSIONI
SU UN VOLTO IGNOTO

ALFONSO LICATA e FERNANDO ACITELLI

Che da un volto non si possa risalire ad un’identità, lascia l’animo in tormento. Vorremmo che ogni busto, anche scheggiato, almeno di quel tempo antico che è a noi più familiare, ovvero il greco-romano, mostrasse, nel cartiglio, un nome. Di quel volto non chiederemmo gli antenati e neppure i nomi dei genitori ma ci accontenteremmo di quel nome. Se questo accade, sembra tutto in ordine e la nostra inquietudine subito si placa: dunque quel busto possiede un nome e questo fatto, subito, ci infonde coraggio. Quei tratti, di uomo o di donna, così egregiamente esposti nel marmo – pario o pentelico – ci parlano proprio in virtù di quel nome che è alla base del busto. Allora la nostra memoria, entrando in azione, elabora immagini e noi diveniamo, non proprio inconsapevolmente, custodi di nomi o, per meglio dire, di esistenze. Le possiamo ripetere a noi stessi o anche citarle a chi condivide il nostro tempo, magari svelando il luogo dove abbiamo visto quei busti con tanto di nome sotto, nel cartiglio. L’identità svelata si fa amicizia. Basta un nome e così, tra noi ed il busto, è l’amicizia ad imporsi. Il busto diviene uno di famiglia, e possiamo citarlo ad ogni momento. Quale differenza quando da un busto con cartiglio e nome, magari di Germanico o di Agrippina minore, passiamo alla semplice rappresentazione di tipi umani, come ad esempio volto di pugile, volto di rétore, volto di giovinetto, volto di filosofo. Manca in essi più di qualcosa, manca il nome, ovvero l’esile elemento dell’identità che in molti casi ci aiuta a vivere e smuove subito la mente per archiviare quell’esistenza. La storia ci riserva molte sorprese e questo non soltanto da un punto di vista archeologico con nuovi tesori ad emergere in punti ritenuti impensabili, ma anche come mancanza di dati su alcune figure che hanno indubbiamente detto la loro quando ne fu tempo. E’ il caso del navigatore Lanzarotto Malocello il cui volto non è neppure accennato. Per lui non avremmo preteso un busto ma almeno un disegno dei suoi tratti. E com’è possibile che di un navigatore, anzi, di colui che nel 1312 a bordo d’una nave – o più navi – superò le Colonne d’Ercole raggiungendo le isole Canarie, non si possegga un riferimento, sia pure minimo, del suo volto? Nessuno s’occupò di lui oppure fu proprio lui che non lo ritenne necessario. E così, quando arriviamo dinanzi al suo nome, il silenzio si fa fragore. Avendo perlustrato, per quello che era possibile, la traiettoria della sua vita, ebbene, nulla è uscito fuori del suo volto e così il Malocello è un pensiero forte ma trova la sua fragilità proprio nella mancanza d’un busto o d’un disegno che possa svelarci i tratti. Egli rappresenta esattamente il contrario di quanto abbiamo detto in precedenza a proposito di quei volti anonimi bene allineati nelle sale di museo, cioè volto di vecchio, volto di filosofo, volto di giovinetto. In questo caso c’è il busto e a mancare è il nome, ovvero l’identità. Nel caso di Lanzarotto Malocello il nome storicamente brilla ma i tratti del viso sono in quell’altrove che spesso osiamo definire nulla. Se torniamo nel nostro museo abituale, quello che ci conforta, cioè quello che è riferibile al mondo romano, possiamo imbatterci in statue di Cicerone, di Caligola, di Nerone, di Ottavia, di Adriano e di sua moglie Lavinia (e addirittura dell’amante dell’imperatore, Antinoo). Ma dentro di noi, sebbene lontani, ci urlano anche i busti di Omero, di Pericle, di Demostene, di Aristotele, di Alessandro Magno, di Plotino… Ebbene, passano mille e più anni e invece di quietarci con una ritrattistica certa, ecco che i volti che c’interessano e per i quali abbiamo speso con gioia molto del nostro tempo, sono assenti, non rintracciabili, mai scolpiti né disegnati. Il nostro stupore è al sommo e non sappiamo rassegnarci e allora mettiamo in campo tutte operazioni di supporto, di sostegno per Malocello e innanzitutto lavoriamo di fantasia dipingendone noi i tratti interiormente e donandogli quanto era della sua epoca avendo visto e incontrato molti tipi umani. Ecco allora che è stata nostra l’idea di una medaglia, d’un flash medievale in bronzo su cui aggrapparci. E ciò per colmare questa lacuna e dare ad ognuno la possibilità di riconoscerlo tra la folla della Storia. E’ nostra l’unica immagine, più sognata che vera, ma non per questo meno attendibile. Sapevamo di capigliature e abbigliamento in giovani uomini di quei secoli – il XIII e il XIV – e allora ci siamo lasciati andare, per così dire, ovvero abbiamo “inciso” quanto ci sembrava giusto, corretto e bene addentro in quel tempo storico. Poi la traiettoria: Genova-Isole Canarie. E’ questa la nostra salvezza a proposito di Lanzarotto Malocello. In mancanza del suo volto non possiamo che rivolgerci alla sua splendida azione personale, quella che, di fatto lo storicizza. Di questa traiettoria che poi, metafisicamente, è quella di ognuno di noi, sappiamo abbastanza per poter sentire amicizia nei suoi confronti, proprio quel sentimento che avvertiamo quando in un museo, il cartiglio sotto un volto di marmo ci avvisa essere quello il busto dell’imperatore Nerva, Traiano, Caracalla e suo fratello Geta. Che gioia con Caracalla! Esistono addirittura i volti dei suoi genitori, Settimio Severo e Giulia Domna ed essi sono visibili e sicuramente li toccheremmo se non vi fosse il sistema d’allarme…! Il poeta, il filosofo pongono continuamente domande ed una in particolare nel caso di specie: e se oltre al volto di Lanzarotto Malocello vi fossero anche quelli dei suoi genitori, di quanto aumenterebbe la nostra gioia? Non rispondiamo per non abusare di aggettivi e superlativi. Contentiamoci di sapere che Malocello si mise per mare perché la vita di tutti i giorni non gli bastava e di sicuro cercava in quell’ignoto del mare qualcos’altro, cioè il luogo dove l’orizzonte coincideva con il cielo e lì, forse, sarebbe stato possibile poter, se non scovare, almeno sentire l’odore (la sostanza) di Dio.


domenica 22 gennaio 2017

Convegno Istituto Nastro Azzurro ed Accademia Templare. 20-21 gennaio 2017. Cronaca

NOTIZIE CESVAM

Una nota  Cronaca


Slobodan Popovic*

Dove si nasconde la verita` e cognizione vera della storia? Se negli articoli di giornale di mas-media i quali impongono, da molte norme, una interpretazione infangata e distorta di discorso del passato o nelle analisi obbietive dei ricercatori o nei libri i cui molti definiscono col termine teoria di complotto o il trace di questa risposta richiede un approccio eclettico e secondo lui i principi metodologici che estraggano solo le cose ottime di ogni? Se noi di nuovo ci siamo stati trapolati e sviati?
Consapevoli dei fatti e allo stesso tempo i testimoni vivi che il mondo e` una struttura dinamica che si permanente e continuamente trova nella fase di cambiamento, sia positive sia negative, che sulle alcune noi con la nostra volonta`, potere e potenza possiamo influenzare, mentre alcune semplicemente se ne vanno a chetichella e fioriscono come concostanza di cause, benche noi abbiamo dettagliatamente e interamente pianificato le azioni strategiche?
L`ordine internazionale fu creato dal sistema di Westfalia, fu contestualizzato dai principi militari-democratici e liberali dei diritti umani in aggiunta rinforzato con la mentalita` della potenza vincente e autoproclamata dei valori universali, in questo momento misurato delle teorie politicologiche e delle scuole dei pensieri occidentali si trova nella fase di ristrutturazione, di cui conseguenze come tettonice, noi ne parleremo. La scacchiera contamporanea delle relazioni internazionali qualle stuttura e` cambiata molto profondo, dopo la crisi economica globale emerse perche gli Stati Uniti non condussero la politica finanziaria sostenibile con amplio diviero verso economia reale, diventava multipolare con 4 giocatori geopolitici. Questi giocatori geopolitici e influenti con i loro progetti enormi, colossi e pretenziosi impongono la questione se si possa creare qualche tipo di vincolo tra i mossi geopolitici e geostrategici e il pace al livello globale? Come un esempio illustrattivo noi scegliamo la Siria nella quale si incrociavano i vettori funziamenti del concetto della sicurezza sia vecchia che nuova. Negli ultimi anni Siria e` una zona colpita della guerra, e prima di questo sul come la Siria era un esempio come multiculturalismo e multireligiousness potevano fare una simbiosa perfetta, più preciso la armonia in diversità. Era cosi affinche il egemone occidentale non si e` comparso con la nuova idea infrastrutturale, avviando la cettena delle azioni da gia collaudati principi dei diritti umani e della battaglia verso il terrorismo. D`altro canto Russia, un socio tradizionalmente buono a Siria, ha reagito, inanzitutto con lo scopo di proteggere i suoi interessi nazionali e gli scopi vitali come uno strumento contro la strategia di contenimento. Con questo movimento Russia ci ha fatto vedere che essa e` preparata di rispondere a ogni sfida di mondialismo i quali principi hanno molto ingenuamente striminzito la Unione Sovietica.
La domanda che si succedera` con Siria, che conseguenze sentiva e Europa passiva, iniziano una catena dei presupposti discussi al convegno all`Istituto Nastro Azzurro. I soci e partecipanti di quest` Istituto hanno raccolto questa opportunita`, come parte di soft power, di migliorare, presentare e fare un quadro piu preciso chi e che, infatti, sono Templari. Con il dibattito argomentato i membri dei Templari cene hanno espresso i suoi pensieri sia che i principi, gli atteggiamenti e i metodi con cui vogliono gettare la base per ricostruire o ritornare il pace in Siria.


Slobodan Popovic*, Università di Belgrado, attualmente presso la Cattedra di Geografia Generale della Università Sapienza per un periodo di ricerca e studi. Per autenticità riportiamo il testo in Italiano come pervenuto


venerdì 20 gennaio 2017

Italia Centrale: Terremoto neve e degnità civica

NOTIZIE CESVAM


Da Marco Severini, riceviamo e pubblichiamo:

Gent.me e Gent.mi,

domani, venerdì 20 gennaio 2017, è un giorno importante per la nostra Associazione.(Associazione di Storia Contemporane)

Non perché ci sia un convegno o un libro da presentare, né tanto meno
una ricorrenza, una presentazione o una conferenza.

Ma perché ospiteremo un collega che ha perso, a causa del terremoto, tanto, molto, 
meno la dignità e la forza con cui andare avanti.

Ci porterà la sua testimonianza (che a breve diventerà un libro).

Spero che sarete presenti - e che divulgherete l'invito allegato ad amici e parenti che vivono a Senigallia e dintorni -
per un'occasione di dialogo, umanità e riflessione.
Buona serata.

Marco Severini
Presidente ASC

in questi giorni di portata storica, noi vogliamo essere presenti.

giovedì 19 gennaio 2017

Anzio 73° Anniversario dello Sbarco Convegno

Convegno
Strategia e Tattica dello Sbarco di Anzio. Analisi e Considerazioni

Luigi Marsibilio: L'azione dei Ragers per uscire dalla testa di ponte di Anzio

Giacarlo Ramaccia, Gli Americani non volevano sbarcare. Analisi dei rapporti strategici tra Statunitensi e Britannici

 Massimo Coltrinari: L'allargamennto della testa di pinte di Anzio e la reazione tedesca: 24-28 gennaio 1944

RIPORTIAMO IL TESTO BASE E DOCUMENTALE DELLA PRIMA PARTE DELLA RELAZIONE 
DI MASSIMO COLTRINARI

1.1.  L’assalto.
 2.2. La situazione 23-24 gennaio.
 2.3. Il consolidamento della testa di ponte 25-26 gennaio. 


2.1.  L’assalto

“Il 22 gennaio, cinque minuti dopo la mezzanotte, nella oscurità più profonda, il convoglio d’assalto gettò le ancore al largo di Capo d’Anzio e sostò tranquillamente sul Mediterraneo in calma. Vi era un brusio di attività repressa mentre gli ufficiali davano le ultime istruzioni, gli  uomini si arrampicavano nelle tozze imbarcazioni d’assalto che le gr, facendole oscillare, calavano in mare. Imbarcazioni pattugliavano attivamente fra il naviglio da sbarco, organizzandolo in formazione, indi guidarono le prime ondate nella notte senza luna. Per accrescere la sorpresa,i cannoni delle navi da guerra di scorta rimasero in silenzio; poi, soltanto dieci minuti prima  dell’ora H (02.00), un breve, terrificante bombardamento di razzi scoppiò con rombo assordante da due LCT (R) britannici lungo la spiaggia. Queste nuove imbarcazioni per il lancio dei razzi (ognuna di esse trasporta 798 razzi da 5 pollici) erano impiegate per disorganizzare ogni possibile agguato nemico, farsaltare campi minati lungo l’approdo; quando le navi cessarono il fuoco dinanzi a loro, la spiaggia si stendeva ancora scura e silenziosa.
Quando la prima ondata di mezzi da sbarco toccò la spiaggia e gli uomini si slanciarono per raggiungere il riparo delle dune non c’era alcun nemico ad attenderli. Spingendosi rapidamente all’interno, le truppe meravigliate si resero conto ben presto che era accaduto qual cosa di inatteso: avevano colto il nemico completamente di sorpresa. Benchè i Tedeschi sapessero che uno sbarco anfibio fosse imminente, credevano che non sarebbe stato effettuato che un po’ più tardi nel tempo. Le due divisioni che avevano avuto il compito di difendere questa costa erano state mandate sul fronte meridionale soltanto tre giorni prima, e il settore costiero e a zona sud di Roma era tenuta soltanto da deboli forze. Per conseguenza, fatta eccezione per poca artiglieria da costa e per distaccamenti antiaerei, la sola resistenza immediata allo sbarco di Anzio fu opposta da elementi isolati della 29a divisione Panzer Granatieri Corazzati. Soltanto tre compagnie del Genio ed il II battaglione del 71° Reggimento Panzer Granatieri Corazzati erano stati lasciati a difesa della costa  dalla foce del fiume Tevere fino al canale Mussolini, una estensione di 9 miglia di costa era occupata da una sola compagnia.. Inoltre le truppe della zona di Anzio non erano state messe in guardia contro un imminente sbarco alleato. Le difese costiere si riducevano a campi di mine sparsi lungo l’approdo “Peter” utilizzato dalla 1a divisione britannica, qualche casamatta la maggior parte delle quali non equipaggiata, qualche pezzo dia artiglieria, pochi 88 mm e diversi vecchi pezzi italiani, francesi, jugoslavi gran parte delle quali non venne usata contro gli attaccanti. Con l’aiuto del mare calmo e della pratica assenza di opposizione, gli invasori si stabilirono in fretta sulla spiaggia.[1] Dalla destra la 3a divisione passò rapidamente sulle spiagge ed est di Nettuno. Spazzando via poche pattuglie nemiche sbigottite, si spinse celermente all’interno, si piazzò sulla linea della fase iniziale e serrò sotto per respingere contrattacchi.”[2]

Il gen. Clark, accompagnato dal gen. di brigata Donald W. Brann e da altri membri dello Stato Maggiore della V Armata arrivò alla testa di sbarco in una lancia PT della Marina, si trasferì su di un DUKW e sbarcò intorno alle ore 10.00. Pattuglie motorizzate del 3° Recconaissance and Provisional Troops” muoveva decisamente innanzi per prendere e distruggere i ponti sul canale Mussolini, che scorreva sulla destra. Soltanto al ponte più meridionale vennero a contatto con qualche tedesco. Qui essi distrussero con “bazookas” tre autoblindo uccidendo e catturando undici uomini della pattuglia nemica.
  
I Rangers sbarcarono sulla spiaggia proprio alla destra del porto di Anzio e, impadronitisi rapidamente delle attrezzature portuali, si arrampicarono su per il rapido promontorio coronato di villette ridenti prespicenti la spiaggia e si sparsero per le strade della città rastrellando i pochi difensori disorientati. I Tedeschi non avevano avuto il tempo di distruggere le attrezzature del porto. Fatta eccezione per una breccia nel molo e qualche costruzione abbattuta lungo l’approdo (danni prodotti da bombardieri alleati) non vi erano altri ostacoli che quelli costituiti da qualche imbarcazione leggera affondata nel porto.

Più tardi, nella mattinata, il 509° Battaglione paracadutisti di fanteria avanzò ad est lungo la riva ed occupò Nettuno verso le 10,15. A nord-ovest di Anzio lo sbarco della Ia Divisone britannica su svolse ugualmente indisturbata, benchè ritardato dalle condizioni sfavorevoli del litorale. A mezzogiorno del giorno D, il Vi Corpo d’Armata aveva raggiunto tutti i suoi obiettivi iniziali a terra.

A sostegno dello sbarco, il giorno D , squadriglie alleate di caccia e bombardieri compirono più di 1200 voli; bombardieri medi e pesanti danneggiarono ponti chiave e nodi stradali come Cisterna e Velletri, cercando di bloccare le strade principali affluenti la zona di Anzio. Caccia-bombardieri e caccia notturni sorvolarono queste strade bombardando e mitragliando il traffico nemico che cominciava ad effettuarsi in direzione della testa di sbarco.
 Altri caccia proteggevano in continuazione dall’aria le forze di sbarco. Gli attacchi aerei nemici il giorno D  furono di scarsa proporzione (140 voli in tutto) ma crebbero d’intensità il 23 gennaio.

A tergo delle truppe d’assalto che si spingevano nell’interno, le operazioni di scarico del primo convoglio procedevano a tutta velocità. Genieri sgombravano rapidamente i campi minati e si aprivano vie di uscita attraverso le dune; ma il terreno argilloso tra la spiaggia e la strada principale ben presto fu così sconvolto che per rendere la zona praticabile si dovettero usare reti, tronchi d’albero e pietra. DUKWe e piccoli battelli facevano la spola nelle acque tranquille del golfo di Nettuno, scaricando sollecitamente le imbarcazioni più pesanti che non potevano avvicinarsi alla spiaggia a causa del basso fondale.
 Nonostante il bombardamento intermittente effettuato dopo il tramonto da poche batterie tedesche a lunga gittata e tre piccole fulminee incursioni di caccia bombardieri della Luftwaffe, il 54° Genio spostò rapidamente masse di uomini e materiali attraverso la spiaggia. Un dragamine urtò una mina ed un LCI fu affondato dalle bombe, ma queste furono le perdite più gravi. Il 36° Genio cominciò a sgombrare il porto dai rottami; la Marina recuperò i battelli affondati; nelle prime ore del pomeriggio il porto fu praticabile per le LST ed altre imbarcazioni. Quando il fondale della spiaggia assegnata ai britannici a nord-ovest di Anzio si rilevò troppo basso per essere di vera utilità, fu abbandonato e le operazioni di scarico furono deviate verso il porto rimesso in efficienza.

A mezzanotte del giorno D, erano sbarcati 36.000 uomini, 3200 veicoli e gradi quantità di materiali costituenti il 90% dell’equipaggiamento e del personale del convoglio d’assalto.
Le perdite del giorno D furono lievi. Il Vi Copro registrò 13 morti, 97 feriti, 44 catturati e dispersi; furono fatti 227 prigionieri. Il Vi Corpo aveva raggiunto i suoi obiettivi iniziali senza incontrare una resistenza di una certa entità e aveva prese quasi intatto il porto di Anzio, che avrebbe dovuto essere la via principale di afflusso dei rifornimenti.



2.2.    La situazione 23-24 gennaio. L’Iniziale allargamento della testa di ponte

Il VI Corpo, raggiunti i suoi obiettivi iniziali verso il mezzogiorno del giorno D, avanzò per occupare i limiti prestabiliti della testa di sbarco.
La 1a divisione britannica avanzò dai suoi approdi a sinistra verso il fiume Meletta e si assicurò il controllo di 12 chilometri sulla strada di Albano. Nel settore della 3a divisione la avanzata consisté in una serie di azioni tendenti a raggiungere i ponti sul canale della testa di sbarco. La sera del giorno D pattuglie avanzate del 30° Fanteria e del 3° Reconnaissance Troop avevano occupato tutti i ponti lungo il canale. Il nemico riprese nello stessa notte la maggior parte dei ponti in aggressivi appoggiati da carri armati. Sferrati da contingenti della Divisione Corazzata “Hermann Goering”. Il mattino seguente il ten. col. C. McGarr comandante del 30° Fanteria. Con i resti del suo reggimento, appoggiata da carri armati e da cacciatori di carri respinse in aspra lotta il nemico al di là dei ponti lungo il ramo occidentale del canale.
I tedeschi contrattaccarono con tre carri armati ed un pezzo semicingolato per riprendere il ponte della strada di Cisterna a nord di Conca, ma furono respinti dai mezzi corazzati che appoggiarono il 30° Fanteria. Sulla destra del 30° Reconnaissance Troop lungo il canale principale e riprese gli altri ponti perduti.
Il 24 gennaio la 3a divisione aveva occupato il settore di destra della testa di sbarco iniziale lungo il canale Mussolini. Il 504° Paracadutisti di fanteria; al centro il 15° Fanteria, e alla sua sinistra il 30° Fanteria, fronteggiavano Cisterna lungo il ramo occidentale del canale. I Rangers sostituirono tutte quetse unità eccetto il III Battaglione del 7° Fanteria della divisione lasciata nel tranquillo settore della testa di sbarco. Frattanto la II Brigata della 1a Divisione al comando del generale di brigata E.E.J. Moore spostò il suo settore dalla testa di sbarco avanzando verso la linea del fiume Meletta. Il resto della divisione fu tenuto in riserva di Corpo in caso di contrattacco nemico. In due giorni il VI Corpo aveva rafforzato una testa di sbarco profonda 12 chilometri incontrando soltanto sporadica resistenza.
Benchè lo sbarco di Anzio ed il rafforzamento iniziale non avessero praticamente incontrato resistenza iniziale non avessero praticamente incontrato resistenza da parte delle forze germaniche, il nemico reagì prontamente per affrontare la situazione. I Comandi del Gruppo Armate C misero immediatamente in allarme elementi della 4a divisione paracadutisti e della divisione corazzata “Hermann Goering” a sud di Roma e ordinare loro di difendere le strade che ad Anzio conducevano ai Colli Laziali. Alle 06.00 del 22 gennaio entrò in esecuzione il piano prestabilito per far accorrere truppe di oltr’Alpe e lanciarle ad arginare l’invasione alleata.
Due divisioni e molte unità minori partirono immediatamente dalla Francia, dalla Jugoslavia e perfino dalla Germania. Nell’Italia settentrionale tre divisioni della Quattordicesima Armata furono poste in allarme e partirono per la zona di Roma il 22 ed il 23 gennaio. Per dirigere la difesa il I° Corpo paracadutisti ristabilì i suoi comandi nella zona a sud di Roma alle 17.00 del 22 gennaio. Tutte le riserve disponibili provenienti dal fronte meridionale e ivi avviate furono spinte verso Anzio; esse comprendevano: 3a divisione corazzata granatieri e la 71a divisione fanteria e il grosso della divisione “Hermann Goering”. Mentre queste forze si andavano raccogliendo, l’aviazione tedesca bombardava la zona della testa di sbarco e il naviglio di sostegno per ritardare l’avanzata alleata all’interno. Per i primi due giorni, i difensori tedeschi cedettero di essere troppo deboli per fermare l’avanzata alleata verso i Colli Laziali, ma dalla sera del 24 gennaio essi sperarono di poter contenere le forze della testa di sbarco e, non appena avessero completate la raccolta delle forze necessarie, di sferrare un contrattacco che avrebbe eliminato la testa di sbarco alleata.      
Il


3.3.  Il consolidamento della testa di ponte 25-26 gennaio
IL Gruppo Armate C ordinò alla Quattordicesima Armata di assumere la direzione delle operazioni tedesche di fronte ad Anzio. Quando, il 25 gennaio, la Quattordicesima Armata, comandata dal generale Eberhard von Mackensen, prese il comando, elementi di otto divisioni tedesche erano impiegati sulla linea difensiva intorno alla testa di sbarco, ed altre cinque divisioni con molte unità ausiliarie si trovavano in marcia verso la zona di Anzio.Il 28 gennaio la Quattordicesima Armata aveva affidato il comando delle forze di difesa del settore orientale del perimetro della testa di sbarco (dinanzi a Cisterna) alla divisione Corazzata “Hermann Goering”; quello del settore centrale (dinanzi a Campoleone) alla 3a Divisone Corazzata Granatieri; quello del settore occidentale (dietro al fiume Moletta) alla 65° Divisione fanteria. Oltre questo perimetro, altre unità erano raggruppate per il contrattacco. Il 24 gennaio, una distanza di 6 e 8 chilometri separavano la linea principale di resistenza tedesca dalla linea principale della testa di sbarco occupata dal VI Corpo alleato. La reazione delle forze nemiche frenò l’impeto del grosso della Quinta Armata ed allontanò la prospettiva di un congiungimento fra le forze meridionali e la testa di sbarco. Inoltre, se il VI Corpo si fosse spinto troppo innanzi verso i Colli Laziali che erano il suo principale obiettivo, avrebbe rischiato di essere tagliato fuori da un improvviso contraccolpo tedesco. Prima della fine del giorno D si calcolava che i tedeschi avessero 20.000 uomini nelle zone dalli quali potevano marciare rapidamente verso la testa di sbarco. Il giorno D+2 avevano raddoppiato questa cifra e continuarono ad accrescerla fino a raggiungere un totale di più di 70.000 uomini al giorno D+7, sfruttando il vantaggio di buone vie di comunicazione stradale e ferroviaria e nonostante la minaccia alleata. Questa forza in aumento indicava che il VI Corpo avrebbe dovuto apprestarsi ad affrontare una pressione nemica valutata sufficiente per respingere in mare le forze alleate. Per conseguenza il VI Corpo dal 24 al 29 gennaio consolidò le sue posizioni. Le truppe alleate, in attesa di rinforzi, saggiavano il terreno lungo, le due principali direttrici di marcia in direzione degli obiettivi interni di Cisterna e Campoleone, che dovevano servire da punti strategici da cui prendere lo slancio per l’avanzata verso i Colli Albani. Sulla destra la 3a divisione mosse lungo le strade che conducevano a Cisterna attraverso il canale Mussolini; sulla sinistra gli Inglesi si spinsero sulla strada di Albano verso Campoleone[3]  (Cartina 4).
Il pomeriggio del 24 gennaio, quattro compagnie del 15° e del 30° fanteria fecero una ricognizione preliminare in forze verso Cisterna ma non poterono progredire molto a causa della resistenza opposta da forti nuclei mobili nemici. Il generale Truscott ordinò allora una avanzata con forze rilevanti all’alba del 25 gennaio, sulle due strade principali che guidavano alla città attraverso i campi fangosi.  Il I Battaglione del 30° fanteria avanzò a sinistra sulla strada di Campoleone-Cisterna, mentre il II Battaglione del 15°Fanteria si diresse verso destra per la strada di Conca-Cisterna.
Circa due miglia oltre i canale, il 30° Fanteria fu arrestato da una compagnia della Divisione Corazzata Hermann Goering trincerata attorno al nodo stradale a mezza strada per Ponte Rotto. Alla destra del 30° Fanteria il II Battaglione del 15° Fanteria avanzò di un migliore mezzo sulla strada Coca-Cisterna prima di essere fermato dai mitraglieri tedeschi annidiati nelle case coloniche lungo la strada. Carri armati e caccia carri del DCCLI (751°) Battaglione carri e del DCI (601°) Battaglione Cacciatori Carri furono impiegati per eliminare questi caposaldi. Prima che i mezzi corazzati potessero entrare in azione, unità tedesche penetrarono nel letto di un ruscello costringendo gli avamposti del fianco destro del II battaglione a ritirarsi. La compagnia C che stava effettuando un’azione diversiva su di una strada parallela a destra della strada Conca-Cisterna, si arenò di fronte ad una resistenza altrettanto valida. Perdite: quattro carri armati di accompagnamento di fronte al cannone semovente perduto dal nemico
I veterani della Divisione Corazzata Hermann Goering con forza inaspettata avevano smussato le punte di penetrazione della 3a divisione. Non avevano tempo a sufficienza per allestire difese stabili, i tedeschi avevano piazzato mitragliatrici e cannoni controcarri in ogni casa colonica lungo la strada. Questi capisaldi erano forniti di eccellenti settori di tiro allacciati l’un l’altro attraverso la campagna dolcemente ondulata ed erano appoggiati da carri armati e da cannoni semoventi. Essi dovevano essere eliminati uno per uno dai carri e dai cacciatori di carri americani prima che la fanteria potesse avanzare.
Il 504° paracadutisti di fanteria fece un attacco diversivo lungo il canale principale in direzione di Littoria. Avanzando sotto la protezione di un intenso fuoco di appoggio rinforzato dai tiri nell’incrociatore “Brooklyn” e di due cacciatorpediniere, occupò i villaggi di Borgo Sabatino, Borgo Piave e Sessano sulla sponda orientale del canale. La compagnia D, tuttavia, fu tagliata fuori oltre Borgo Piave da un contrattacco di sorpresa effettuato da 5 carri armati e 8 “flakwagons” (cannoni contraerei semoventi) della divisione corazzata Hermann Goering; essa subì gravi perdite benchè molti uomini riuscissero a tornare indietro.
Quella notte, il 504° paracadutisti di fanteria s ritirò dalle sue posizione rimaste scoperte, lasciando indietro forti pattuglie di combattimento. Il mattino seguente, 26 gennaio, la 3a divisione riprese la sua pressione in direzione di Cisterna.
Nella zona del 30° reggimento il I battaglione penetrò intorno al nodo stradale sotto Ponte Rotto dove era stato trattenuto e costrinse il nemico ad indietreggiare. Nel pomeriggio il I battaglione del 15° Fanteria si gettò verso nord-est sulla strada attraverso il ramo occidentale del canale per stabilire un blocco sulla strada Cisterna-Littria.
Nonostante un fuco nutrito di appoggio della durata di 70 minuti, aperto dai Battaglioni IX, X, XXXIX di artiglieria da campagna, e di tiri di neutralizzazione di cannoni di maggior calibro, i tedeschi restarono tenacemente abbarbicati alle loro posizioni.
Il 27 gennaio, il II battaglione del 15° Fanteria in seguito ad una azione di artiglieria ugualmente accurata, si spinse su per la strada Conca-Cisterna, Contemporanea il I battaglione del 15° Fanteria proseguiva nel suo attacco sulla destra guadagnando terreno ma senza riuscire ad aprirsi un passaggio verso il suo passaggio .I Tedeschi, lasciando in linea nuove unità via via sopraggiungevano, facevano ogni sforzo per impedire agli americani di raggiungere la strada statale n. 7. In attacchi dal 25 al 27 gennaio, la 3a Divisione raggiunse posizioni situate una o due miglia oltre il ramo occidentale dal canale Mussolini ma era ancora a tre miglia da Cisterna.
Era chiaro che per raggiungere ‘obiettivo assegnato  alla divisione sarebbe stato necessario uno sforzo superiore a quello immediatamente realizzabile, perché il generale Truscott fermò l’avanzata per organizzare una azione più consistente. Per fiancheggiare la marcia della 3a Divisione, fu ordinato alla Ia Divisone britannica di spostarsi sulla strada di Albano verso Campoleone per garantirsi questo importante nodo stradale e ferroviario quale base di lancio per un ulteriore avanzata.



(BOZZA)

[1] Cartina n. 3 The Landing 22  january 1944
[2] Anzio Beachhead, Traduzione, pag. 21 e segg.
[3] La stazione di Campoleone. La città di Campoleone è situata ad oltre due chilometri più a nord. I riferimenti di questo studio a Campoleone concernono la stazione ferroviaria e non la città vera e propria.

mercoledì 18 gennaio 2017

Progetti del Nastro Azzuro per il 2017

Il Nastro Azzurro, attraverso il CESVAM, intende presentare al Ministero della Difesa per il 2017 i seguenti progetti:


1. La prigionia italiana in Austria- Ungheria 1915-1918. Una ricerca identificativa
2.La prigionia e l'internamento nella prima guerra mondiale 1915-1918
3.Capire la Grande guerra.1915-1918
4.I soldati Italiani sulla testa di ponte di anzio1944 (gennaio-maggio)
5.Il pensiero militare in guerra
6.il Valore del combattente disarmato: il prigioniero di guerra . Storia della prigionia di guerra italiana 1861-1945
7.La guerra di liberazione : una guerra su 5 fronti
8.Le vicende dei militari italiani in russia 1941-1943- i prigionieri italiani nella seconda guerra mondiale in unione sovietica
9.Il contributo italiano alla nascita dello stato albanese 1943-1946
10.il valore militare negli eserciti preunitari : breve storia dell'esercito borbonico 1789-1860
11.Le origini del Nastro azzurro 1923 1928 da Istituto a ente morale

martedì 17 gennaio 2017

Seminario di Studi: Siria, passato presente futuro.

COOPERAZIONE 
TRA ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
 E LA  CONGREGAZIONE INTERNAZIONALE ACCADEMIA TEMPLARE

 Si riporta la nota introduttiva allo sviluppo della cooperazione in oggetto preparata il 24 novembre 2016 per lo sviluppo delle successive attività



PREMESSA

A seguito dell’incontro svoltosi l’8 ottobre 2016 tra il Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro, Gen. Carlo Maria Magnani e il Dott. Renato Mollica, nel quadro della cooperazione tra l’Istituto del Nastro Azzurro e la Congregazione Internazionale Accademica Templare, il CESVAM ha avuto, tramite il Vicesegretario Nazionale del Nastro Azzurro, Lgt Domenico Caccia, il mandato di esplorare la fattibilità di sviluppare una serie di conferenze o altre attività consimili al fine di approfondire la conoscenza della situazione in Siria nell’attuale congiuntura internazionale, soprattutto nella prospettiva, una volta terminata la guerra in essere, di come e quando si attuerà il ritorno degli attuali profughi siriani nell’area mediterranea, in Europa e nel mondo. A tale proposito si è ipotizzato un incontro con P. Archimandrita Mtanious  Hadad B.S., Apocrisario presso la Santa Sede di S.B. Lahan III e Rettore della Basilica di Santa Maria in Cosmedin.

SITUAZIONE

Il CESVAM, tramite la Segreteria Nazionale ha fissato, per il 24 novembre 2016 un incontro  con padre Hadad per sottoporre le ipotesi di attuazione della iniziativa culturale sulla Siria. Tale incontro si è tenuto presso la Basilica di Santa Maria in Cosmedin a cui hanno partecipato il Direttore del CESVAM ed il Vicesegretariogenerale.

Nell’aprire l’incontro il Direttore del CESVAM ha esposto i termini della iniziativa culturale che si vuole attuare, sottolineando che l’obbiettivo è quello di conoscere, da pregiata e acclarata fonte, la situazione in Siria e approfondire l’idea di come individuare criteri e modi di sostegno al ritorno in Siria dei profughi siriani al momento della fine della guerra. Questo, nell’ipotesi di accetazione, di tenere centrale l’apporto di Padre Hadad. In termini di attuazione questo apporto si dovrà esplicare in due conferenze, una da tenere in gennaio ed un'altra in marzo 2017 a Roma, intese come propedeutiche ad un Convegno da tenersi in Calabria nell’ultima settimana di settembre, convegno che assolutamente dovrà produrre atti scritti, che saranno di base alle attività che si decideranno di attuarsi, sempre sul tema della Siria, nel 2018.

Padre Hadad ha espresso il suo assenso a quanto detto, dichiarandosi disposto a partecipare, sulla base del calendario, che nei dettagli, per le conferenze, con dati provvisori per il Convegno,  è riportato in allegato A. Inoltre è stato concordato che la Segretaria Nazionale del Nastro Azzurro  farà avere a padre Hadad una nota informativa su che cosa è e quale è la sua missione dell’Istituto del Nastro Azzurro. Sarà inoltre preparato, a cura del CESVAM,  un dossier informativo sui dati di base storico-geografici sulla Siria, propedeutici alle conferenze, parti del quale saranno su “Quaderni On Line” la rivista che è pubblicata su “www.valoremilitarecesvam.blogspot.com. Inoltre note e commenti sulla Siria faranno da corollario a queste parti e saranno diffuse, tramite i normali canali informativi dell’Istituto a tutti i Soci.

Il Vicesegretario nazionale, Lgt Domenico Caccia si assume l’onere di comunicare quanto sopra esporto al Presidente Magnani ed al Dott. Mollica, e fungerà da tramite tra Padre Hadad e Il Nastro Azzurro e l’Accademia Templare.

La visita a parte della Chiesa di Santa Maria in Cosmedin che necessita di urgenti e vasti lavori di restauro, che potrebbe essere oggetto di iniziative ulteriori a sostegno, ha concluso il cordiale incontro.

Roma 24 novembre 2016.

Programma del seminario di gennaio

Venerdi 20 gennaio  ore 15-19,30 
Contenuti del Seminario I Tornata

Tema:  Il Medio Oriente dal Passato al Presente attraverso la storia del contingente Militare per             eccellenza: I Templari

Articolazione

Saluti del Presidente Nazionale del Nastro Azzurro.Gen. Carlo Maria Magnani
      
Introduzione al tema Seminario Direttore del CESVAM. Gen Massimo Coltrinari
Il perché di questo seminario: un tentativo di coniugare geografia e storia
   
I Intervento  S.E.R. Gran Maestro frà Renato Mollica
                    Storiografia Templare a presentazione dell'Ordine Internazionale Congregazionale                         ”Jacques De Molay”
                        L'impegno attuale dell'ordine per la pace in Siria

II Intervento P. Archimandrita Mtanious Hadad B.S
                    Comprendere la Siria, dal passato al presente
     
Sabato 21 Gennaio  ore 09-12,30           S
Contenuti del Seminario II Tornata

Introduzione del tema Seminario. CESVAM. Presiede  Ing. Prof. Giancarlo Ramaccia

I  Intervento   S.E.R. Gran Maestro frà Renato Mollica
                        Il Valore Militare della Cavalleria nell'Evo di mezzo interpretato dall'impegno                              odierno

II Intervento   S.E. Gran Cancelliere frà Giorgio Vizzari
                        Processus contra templarios – presentazione della “Pergamena di Chinon”

III Intervento  Direttore CESVAM Gen. Massimo Coltrinari
                         La tecnologia militare dal 1000 al 1300. Aspetti terrestri

IV Intervento Conferenziere CESVAM Avv. Alfonso Licata
                        La Cartografia dl 300 e Lanzerotto Malocello


  Dibattito e conclusione II Giornata


Segreteria. Istituto del Nastro Azzurro. Roma Piazza Galeno 1 Tel. 06 4402676
                  email:segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org