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mercoledì 28 giugno 2023

Copertina - Giugno 2023

 


                                                 



                                                     QUADERNI  ON LINE

                                                                            
                                                       Tobruck - Africa Settentrionale   1942












                                                        Anno LXXXIV, Supplemento on line, VI , 2023, n. 88

 Giugno 2023
valoremilitare.blogspot.com
www.cesvam.org 

martedì 27 giugno 2023

Albo d'Oro dei Caduti della provincia di Genova

 ARCHIVIO

Grazie alla disponibilità e cortesia del  Dott. Sergio Benedetto Sabetta, che dopo aver partecipato al Master di 1* Livello in Storia Militare Contemporanea ha collaborato e collabora con assiduità alle attività di ricerca e pubblicazione del CESVAM- Centro Studi sul Valore Militare Italiano, è pervenuta la copia digitalizzata dei Caduti della Grande Guerra  della provincia di Genova. Il Volume, che sarà custodita presso la ENEROTECA,  porta il titolo

IV GUERRA DI INDIPENSENZA - MCMXV -MCMXVIII  - ALBO D'ORO DEI CADUTI E DISPERSI GENOVESI 

A cura della Associazione Nazionale fra Madri e Vedove  dei Caduti e Dispersi in guerra

agosto 1923

Il Teso riporta:

Il Nome ed il Cognome, il grado, il reparto di appartenenza e la data di morte, del Caduto


IL CESVAM ringrazia sentitamente il Dott. Sabetta per la sua cortese sensibilità




lunedì 26 giugno 2023

La diffusione di QUADERNI ON LINE

 NOTIZIE CESVAM

Contrariamente ad ogni aspettativa, si sta constatando che QUADERNI IN LINE ospitato da www.valoremilitare.blogspot.com ha una diffusione sempre più in crescita, Articolato come noto sulla struttura di QUADERNI  la versione a stampa della rivista, QUADERNI ON LINE  riporta nelle varie rubriche i temi sia di carattere storico che di carattere geografico, ovvero il Mondo da cui veniamo ed il Mondo in cui viviamo. I contenuti dei post, consì come i contenuti degli articoli sulla rivista a Stampa sono tratti dalla attività di ricerca e di studio che sorregge la collaborazione in paterschip con i Master. I frequentatori dei Master e i ricercatori/associati del CESVAM danno un contributo sempre più consistente alla qualità  degli interventi. Forse questo potrebbe essere uno dei motivi per cui i contatti che si hanno sono in crescendo.

IL concetto di Valore Militare come fattore immateriale della Strategia, che è alla base della linea editoriale sia di QUADERNI ON LINE che di QUADERNI potrebbe essere un fattore di attrazione per chi si avvicina alle materie di cui trattiamo.

In questo mese, giugno 2023, il numero di contatti alla data odierna è stato di 5531, con un accesso ieri di oltre 500 contatti. Si continua a monitorare questo aspetto, tenendo presente che www.valorermilitare,blogspot.com è anche il riferimento dei blog geografici e storici che ulteriormente completano l'informazione e la ricerca

(massimo Coltrinari

domenica 25 giugno 2023

Strumenti per comprendere uno dei periodi più controversi della storia recente

 DIBATTITI


Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione

Osvaldo Biribicchi

 

Il Dizionario minimo della Guerra di Liberazione, progetto sostenuto dal Ministro della Difesa, fortemente voluto dal Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti decorati al Valor Militare del 1927, Generale Carlo Maria Magnani, si inserisce nel quadro delle molteplici attività culturali ed editoriali portate avanti dal direttore del Centro Studi sul Valor Militare Generale Massimo Coltrinari, è rivolto agli studenti delle Scuole Superiori di Secondo Grado, al fine di fornire agli studenti spunti di riflessione e documenti per approfondire gli avvenimenti che vanno dalla crisi armistiziale del 1943 alla Liberazione, il 25 aprile 1945, e quindi alla conclusone della guerra. Preso atto che non è possibile parlare di Guerra di Liberazione senza una conoscenza essenziale degli eventi principali che hanno preceduto e seguito l’annuncio dell’Armistizio dell’8 settembre, nel porre mano a questo lavoro ci siamo riproposti, almeno nelle intenzioni, di non fare solo una raccolta asettica di dati ma stimolare riflessioni critiche.                                                                                      La struttura editoriale dell’opera è costituita, per ogni anno preso in esame, da un  compendio e da un glossario; infine è stato inserito un volume dedicato ai Percorsi di ricerca. Lo studio è stato articolato in sei Fronti: del Sud; del Nord; dell’Internamento; della Resistenza all’Estero; della Prigionia ed, infine, del Fronte nemico al fine di fornire un quadro sommario di ciò che avvenne all’indomani dell’Armistizio. A partire dall’8 settembre 1943 l’Italia si divide in due: quella del Sud, liberata dagli Alleati con gli sbarchi in Sicilia, a Salerno  ed Anzio, e quella del Nord in cui si insediò la Repubblica Sociale Italiana decisa a continuare la guerra, ormai persa, al fianco dei tedeschi. In realtà, tra l’Italia e gli Alleati furono firmati due armistizi: il primo, detto armistizio corto, contenente solo clausole militari, fu firmato segretamente a Cassibile in provincia di Siracusa il 3 settembre 1943 ed annunciato cinque giorni dopo prima dal Generale Eisenhower e, poche ore dopo, da Badoglio. Il secondo, detto armistizio lungo o anche armistizio di Malta, fu firmato il 29 settembre e precisava gli obblighi della resa senza condizioni già contenuti genericamente nell’armistizio corto. La semplice conoscenza di questi elementi stimola riflessioni profonde su quei cinque giorni tra il 3 e l’8 settembre in cui i soldati italiani continuarono a combattere e morire al fianco dei tedeschi contro gli angloamericani e la mattina del 9 settembre si ritrovarono all’improvviso alleati con coloro che sino al giorno prima erano stati nemici. Il problema nasce dal fatto che il governo militare Badoglio, in sostanza, aveva siglato l’armistizio con gli Alleati senza aver prima ricusato il Patto d’Acciaio siglato il 22 maggio 1939 tra Italia e Germania. Le forze armate tedesche presenti sul territorio italiano divennero pertanto automaticamente forze di occupazione. Dopo l’8 settembre tutta la popolazione italiana senza distinzione di credo politico e condizione sociale pagò un prezzo altissimo. Nei territori della Repubblica Sociale, in particolare, iniziò una durissima guerra partigiana contro i nazi-fascisti che a loro volta reagirono con feroci rappresaglie nei confronti dei civili i quali, come se non bastasse, subivano anche i violenti bombardamenti terroristici aerei diurni e notturni degli Alleati che avanzando verso Nord colpivano sia obiettivi militari che inevitabilmente città e paesi. Nel Dizionario si prende in esame anche l’arco di tempo (quarantacinque giorni) compreso tra la seduta del Gran Consiglio del Fascismo tenutasi tra il 24 ed il 25 luglio 1943, nel corso della quale Mussolini fu esautorato, e la proclamazione dell’armistizio. Un periodo confuso: Vittorio Emanuele III nel pomeriggio del 25 luglio fece arrestare Mussolini, assunse il comando delle Forze Armate ed affidò il governo al Maresciallo Badoglio. In quel momento, con 31 divisioni dell’Esercito fuori dal territorio nazionale, il governo avviò con fare incerto contatti segreti con gli Alleati per uscire dalla guerra pur continuando formalmente a professare la propria lealtà all’alleato germanico. L’8 settembre fu dunque una data spartiacque tra un periodo ormai concluso ed un dopo, ovvero l’inizio della Guerra di Liberazione chiamata dagli Alleati Campagna d’Italia. Una guerra combattuta da tutto il popolo italiano su cinque Fronti (e qui mi ricollego alla struttura del dizionario):                                                                                                    Primo Fronte, dell’Italia libera, a Sud, liberata dagli Alleati i quali consentirono al Governo del Re d’Italia, riconosciuto sia dagli Alleati che dall’Unione Sovietica, di esercitare seppure con pesanti limitazioni le proprie prerogative. Nell’Italia libera furono gettate le basi delle nuove Forze Armate. L’Esercito contribuì alla Guerra di Liberazione inizialmente con il I Raggruppamento Motorizzato che combatté a Monte Lungo (8 dicembre 1943) successivamente con il Corpo Italiano di Liberazione  (C.I.L.) che si distinse a Filottrano, nelle Marche (8 luglio 1944) ed infine con i Gruppi di Combattimento che parteciparono all’offensiva finale contribuendo a liberare gran parte delle città del nord Italia.                                                                                      La Regia Aeronautica riordinò le proprie unità, ricostruì le basi nei territori liberi e recuperò il materiale abbandonato in Africa settentrionale. Dopo la dichiarazione di guerra alla Germania costituì l’Unità Aerea, alle dipendenze del Comando delle Forze Aeree Alleate, responsabile dell’impiego, dell’addestramento, della disciplina e del funzionamento dei servizi amministrativi e tecnici di tre Raggruppamenti di specialità: Caccia, Bombardamento – Trasporti e Idrovolanti. Il comando Alleato la impiegò nei Balcani, inserendola negli organici della Balkan Air Force. L’Unità Aerea operò, senza soluzione di continuità, fino al mese di maggio del 1945.                                                                                                                                                                 La Marina, da parte sua, affrontò e gestì una situazione difficilissima. Solo in Puglia, ove intanto aveva insediato il proprio Comando, poche unità all’ancora nei porti di Taranto e Brindisi rimasero sotto il controllo italiano. Il 14 settembre 1943 mentre due torpediniere salpavano da Brindisi per portare aiuti a Corfù arrivavano provenienti da Venezia e dall’Istria gli allievi della Regia Accademia Navale. Pochi giorni dopo, il 23 settembre 1943, fu siglato l’Accordo di Cooperazione Navale tra il Comandante in Capo delle flotte alleate nel Mediterraneo, Ammiraglio Cunningham, ed il Capo di Stato Maggiore della Marina. Il documento siglato prevedeva, tra l’altro, che tutte le unità navali potessero rientrare nelle basi nazionali, ad eccezione delle corazzate.                                                                                                                                                   Il contributo alla Guerra di Liberazione da parte delle Forze Armate dell’Italia libera fu dato anche dagli oltre 200 mila uomini impiegati nelle Divisioni Ausiliarie per attività di carattere logistico, spesso a ridosso della prima linea, non meno importanti ed indispensabili di quelle combattenti;                                                  Secondo Fronte, dell’Italia occupata dai tedeschi. Qui il fronte fu clandestino e la lotta politica condotta dal Corpo Volontari della Libertà, composto dai rappresentanti di tutti i partiti antifascisti, riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) costituito a Roma il 9 settembre 1943. Successivamente furono formati CLN  locali nelle varie città del nord Italia per dare impulso e direzione politica alla Resistenza. Fu il grande movimento partigiano del nord Italia all’interno della Repubblica Sociale Italiana;                                          Terzo Fronte, della Resistenza dei militari italiani all’estero, un fronte questo non conosciuto, dimenticato. È la lotta contro i tedeschi dei soldati italiani inseritesi nelle formazioni partigiane locali in Jugoslavia, Grecia ed Albania;                                                                                                                                                                   Quarto Fronte, della Resistenza degli Internati Militari Italiani, oltre 600 mila uomini che pur andando incontro consapevolmente a privazioni ed umiliazioni si rifiutarono decisamente di aderire alla Repubblica Sociale Italiana;                                                                                                                                                         Quinto Fronte, della Prigionia Militare Italiana. I prigionieri italiani in mano alleata all’annuncio dell’armistizio dovettero, come tutti, fare delle scelte. La stragrande maggioranza decise di cooperare con gli ex-nemici; quelli in mano agli angloamericani furono organizzati in Italian Service Units (ISU), compagnie di 150 uomini addetti a particolari lavori di carattere logistico. Negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna furono impiegati negli arsenali o nelle basi militari; in Australia, invece, furono impiegati per costruire strade, linee ferroviarie oppure in grandi fattorie, comunque in lavori non strettamente legati ad attività belliche.           Nel Dizionario, inoltre, non si dimentica di evidenziare il ruolo particolare avuto dalla Puglia, Regione d’Italia che per sei mesi, dal 10 settembre 1943 data di arrivo del Re all’11 febbraio 1944 data in cui la corte si trasferì a Salerno in attesa della liberazione di Roma avvenuta il 4 giugno 1944 (ben 134 giorni dopo lo sbarco di Anzio), costituì il fulcro del Regno del Sud con Brindisi come capitale. È da Brindisi infatti, che il governo Badoglio, il 13 ottobre 1943, trentacinque giorni dopo l’annuncio dell’Armistizio dichiara guerra alla Germania. A partire da questa data, l’Italia assume la posizione di “cobelligerante” ovvero non è più considerata nemica degli angloamericani ma neanche alleata nel senso stretto del termine.                                Uno spazio non secondario, infine, viene riservato al ruolo delle donne negli avvenimenti bellici dal settembre 1943 all’aprile 1945, a quelle donne che hanno partecipato attivamente alla Guerra di Liberazione ricoprendo vari ruoli sia logistici che combattenti ed alle donne della Repubblica Sociale Italiana impiegate nel Servizio Ausiliario Femminile con compiti logistici.                                                                                             Possiamo affermare, quindi, che ognuno partecipò alla Guerra di Liberazione nei modi e nelle forme più disparati. Se non si comprendesse questo  sarebbe difficile parlare di un argomento così complesso e delicato. Per questo motivo ci siamo avviati alla stesura del Dizionario con l’intento di dare un supporto didattico allo studio ed alla conoscenza di un periodo storico complesso ma fondamentale per comprendere l’origine delle nostre odierne Istituzioni ed in ultima analisi della nostra Democrazia.  


sabato 24 giugno 2023

Maria Luisa Suprani Querzoli: La verità sul generale Capello

SEGNALAZIONI LIBRARIE


Maria Luisa Suprani Quezoli
MALGRADO
La Verità sul generale Luigi Capello


Per gentile concessione dell'Autrice il Volume è stato acquisto alla Biblioteca  dell'Istituto del Nastro Azzurro





 

venerdì 23 giugno 2023

Parresia, ovvero "Dire il Vero"

 DIBATTITI

PARRESIA, OVVERO “DIRE IL VERO”


 

            Nell’attuale fase storica dove dalla globalizzazione informe dei principi e valori schiacciati sull’unico valore economico si è passati ad una conflittualità globale nella ricerca di una nuova suddivisione di aree di influenza e rideterminazione di scale di potere a valori, nasce la necessità della cura del sé quale conoscenza dell’Io premessa per una ricerca di autonomia dalla globalizzazione desertificante (Habermas).

            La libertà di ricerca o di pensiero è nel mondo occidentale di fatto direzionata dalla logica di mercato, se non nella ricerca, a posteriore nella sua divulgazione da parte dei media secondo tesi di parte, ma anche i progetti culturali e il finanziamento che ne consegue vengono ad influire, in molti casi anche secondo criteri ideologici.

            Già i Greci individuarono due tipi di verità, innanzitutto il Logos, ossia la verità nel pubblico, e successivamente attraverso l’insegnamento di Socrate il Bios, la verità nel privato ovvero la conoscenza del “sé”.

            Tuttavia, come in tutto l’agire umano, vi è una possibile doppia lettura, la parresia o libertà di parola può in democrazia essere pervertita in una forma di “demagogia”, se non “insolenza”.

            Nel mondo greco l’accesso alla verità risiede nel possesso delle qualità morali e nel dovere comunicare la verità, nell’età moderna in Cartesio vi è il dubbio e la verità risiede nella sua evidenza, dove opinione e verità coincidono.

            La verità non risiede per il “parresiastes” nel discorso lungo e retorico,   bensì nel dialogo aperto, questo tuttavia comporta nel dire la verità un rischio o pericolo nell’irritare l’interlocutore, la parresia è quindi legata al coraggio nell’essere esercitata dal “basso” verso  “l’alto”, ovvero del potere di “uno” o della “maggioranza”, essendo la “parresia democratica” differente dalla “parresia monarchica”, dove vi è un dovere da parte del consigliere del sovrano di dire la verità.

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Per Platone il pericolo della parresia risiede non tanto nella presa di potere da parte di un demagogo, bensì nella mancanza di uno stile di vita comune, ossia di alcuni valori di vita fondamentali da condividere, che creano unità.

            Se la libertà di dire (logos) corrisponde alla libertà di fare (bios), questa per Demostene non è solo un diritto o privilegio ma risulta nei fatti essere una attitudine personale, che in Aristotele diviene una qualità etico-morale.

            La parresia, quale verità, si pone anche nel rapporto tra logos (discorso) e nomos (legge), in cui Platone individua la parresia politica nel rapporto “logos, verità, nomos”, mentre la parresia etica risiede nel rapporto “logos, verità, bios”, òa parresia deve quindi superare il puro concetto per diventare una pratica.

            Mentre Plutarco pone il problema dell’autoinganno, Socrate quello della conoscenza di se stessi, entrambi legati alla risolutezza nei propositi, passando dal dire la verità agli altri al dire la verità a se stessi, temi tra loro legati.

            Noi siamo gli adulatori di noi stessi” (89, M.Foucault), per questo abbiamo bisogno  del “parresiastes”, ma chi può essere questi se non colui che  è in un rapporto armonico tra le parole (logoi) e le sue azioni (erga), solo in questa possibilità di resoconto vi è la conferma del ruolo di esaminatore (basanos) della vita altrui, superando la distanza tra discorso e pensiero propria dei sofisti.

            Nascono due interrogativi, come stabilire se un’affermazione è vera, qual è l’importanza di dire la verità e di conoscere la verità, sia per l’individuo che per la società.

            Diogene dice ad Alessandro “ So che sei stato offeso e so anche che sei libero. Tu hai sia la capacità che la legittimazione giuridica per uccidermi. Ma sarai abbastanza coraggioso da ascoltare dalla mia bocca la verità, o sei così codardo da dovermi uccidere?”. “Ebbene, puoi uccidermi, ma se lo fai nessun altro ti dirà la verità”. (85, M. Foucault)

 

 

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BIBLIOGRAFIA

·       AA.VV., Vero o falso. L’uso politico della storia, a cura di Marina Caffiero e M. Micaela Procaccia, Donzelli Ed. 2008;

·       Foucault M., Discorso e verità nella Grecia antica, Donzelli Ed. 2005;

·       Hadot P., Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi 1988;

·       Jaeger W., Paideia. La formazione dell’uomo greco, La Nuova Italia, 1978.

 

 

 


giovedì 22 giugno 2023

Il dramma dell'Olocausto. Le idee che lo generarono sono ancora presenti nella nostra società

ARCHIVIO


Le Pietre di inciampo

Nel contesto odierno ci sono tutte le premesse affinchè nella nostra società si sviluppino e diano frutti copiosi idee che un uomo possa essere idolatrato per il suo operato, senza possibilità di critica e considerato infallibile





 

mercoledì 21 giugno 2023

Il deposito e la ricostruzione della memoria

 DIBATTITI


 Sergio Benedetto Sabetta

 

La memoria elettronica se rappresenta una vera e propria rivoluzione, dove si affiancano spettacolarizzazione e precisione illimitata nel registrare i fatti, non è che un elemento della costruzione di una memoria storica, alla durata “illimitata” e facilmente evocativa della prima si contrappone la particolare instabilità e malleabilità della memoria umana, ma la memoria sociale è qualcosa di più di una semplice registrazione, è la capacità di una condivisione identitaria costruita nel tempo attraverso la lettura di particolari fatti che diventano eventi fondanti (J. Le Goff).

    Bergson parla di “immagine” come memoria profonda che viene a staccarsi dalla memoria superficiale propria della semplice abitudine, parole, gesti e rituali trasformano i singoli eventi nei tempi lunghi propri di una memoria collettiva, in cui si inseriscono i “mercanti della memoria” che ulteriormente la trasformano in un oggetto di consumo consolatorio, nella “bella epoque” del proprio vissuto, così che la memoria collettiva venga ad opporsi alla memoria storica, come la memoria affettiva alla memoria intellettuale (Pierre Nora).

     Le grandi mitologie collettive, già formatesi nell’Ottocento, nella modernità della comunicazione di massa si evolvono verso la creazione di una serie di memorie collettive sotto pressione di una storia immediata e simultanea, vi è quindi la necessità di collegare queste memorie collettive alla storia scientifica, storie individuali che rifluiscono nel collettivo e quindi nel sociale, superando la manipolazione che sempre il valore economico e politico della memoria ha comportato.

    Leroi-Gourhan sottolinea l’importanza che ha la tradizione per la specie umana nel condizionarne la condotta, la sopravvivenza etnica avviene attraverso la routine ed il progresso deve agire in equilibrio con essa  se si vuole che l’innovazione non sia etnicamente disgregante, in quanto nell’identità individuale o collettiva la memoria ne è elemento essenziale tanto che la formazione di una memoria sociale diventa l’elemento dominante dell’evoluzione umana, essa pertanto diventa strumento di potenza, quindi di lotta e manipolazione per la legittimazione del potere attraverso la memoria stessa.

    Con il cessare della memoria si ha la perdita della coscienza del proprio passato, la comunità smarrisce se stessa, l’eterno presente non ha più un progetto sostenibile nella comunità, essa diventa una creta malleabile secondo interessi costruiti, la perdita delle tradizioni conduce pertanto alla cessazione della coscienza di una autonoma esistenza (Mansuelli), tanto che per tutta la storia romana nonostante i numerosi mutamenti istituzionali, economici e sociali, dalla repubblica al principato, fino al dominato, la “res pubblica” rimase concettualmente tale contrapposta alla “res privata” e l’imperatore doveva mantenere coscienza di tale distinzione se voleva legittimare il proprio potere.

    La forza del persistere di una memoria collettiva è al centro della riflessione di Pallottino , il quale rileva che le radici di quel forte regionalismo che si è manifestato in tutte le vicende storiche del territorio italiano, affondano nelle unità etnico-storiche preesistenti all’unificazione romana della penisola, tanto che le stesse regioni e città richiamano nella denominazione le varie vicissitudini storiche della penisola italiana.

    L’informazione decade secondo un fenomeno “entropico” (Wiener) ma viene continuamente rigenerata, ricostruita, riadattata alle esigenze, incertezze del momento e in questa ricostruzione l’informazione contenuta nella memoria sociale diventa strumento di lotta, manipolazione e legittimazione del potere.

    La teoria degli scarti conoscitivi (Knowledge gaps), propria dei moderni mezzi di comunicazione di massa, influisce anche nella moderna ricostruzione della memoria, dove mitologie si formano e si affermano più velocemente che nel passato rielaborando la memoria collettiva o addirittura sostituendola, il potere della memoria si è allargato dal rapporto Stato/élite ad organizzazioni private attraverso l’uso sempre più esteso dell’elettronica.

    Nasce sempre più prepotente la necessità di una ricostruzione storica scientifica della memoria collettiva, anche attraverso la catalogazione della singola memoria orale, sovrastata dalle immagini, nella necessità di una veridicità, in questo lo stesso diritto è elemento e specchio di una ricostruzione della memoria sociale, esso nel normare è frutto della memoria e nei comportamenti sociali  che provoca diventa elemento costitutivo di una futura memoria sociale, ma in esso vengono ad influire le ricostruzioni che la comunicazione crea, ecco l’importanza dei depositi della memoria, ma anche della necessità di una loro corretta diffusione garantita dall’autorevolezza della fonte.

Bibliografia

 

·       Bergson H., Materia e memoria, Laterza 1996;

·       Leroi – Gourban A., Ambiente e tecnica, Jaca – Book 1994;

·       Le Goff J., Il tempo continuo della Storia, Laterza 2014;

·       Wiener N., Introduzione alla cibernetica – L’uso umano degli esseri umani, Bollati – Beringhieri 2008.

lunedì 19 giugno 2023

Antonio Trogu - Libano, paese senza pace

UNA FINESTRA SUL MONDO


 


Il Libano, dai fasti degli anni '70 e’ ora al  collasso, Beirut era la Montecarlo araba, casinò e jet set;

attualmente il Paese si trova in una profonda crisi economica, sociale e religiosa.

Fino agli '70, pur con alti e bassi, la convivenza tra i diversi gruppi religiosi è stata pacifica, anzi è stata un esempio di multiculturalismo. Tra gli anni '50 e '60, inoltre, il Paese dei Cedri ha conosciuto il boom economico, con Beirut centro di riferimento per gli scambi commerciali con l'Europa.

Con l’indipendenza, ottenuta nel 1943, nacque il “Patto Nazionale” che ancora vige in quel martoriato paese del Medio Oriente e che prevede che il Presidente sia di fede cristiana maronita, che il Primo Ministro sia musulmano sunnita e che il Presidente dell’Assemblea Nazionale sia musulmano sciita. Questo permette ai diversi gruppi religiosi presenti nel Paese di avere il medesimo peso politico, il governo libanese è quindi progettato per fornire una rappresentanza politica a tutti i gruppi religiosi ed i principali sono tre: i cristiani maroniti, i musulmani sunniti e i musulmani sciiti. 

Il numero di seggi in parlamento è suddiviso proporzionalmente tra cristiani e musulmani e, a sua volta, tra le diverse confessioni di ciascuna religione. Lo stesso vale anche per i posti nel governo e quelli di vertice del settore pubblico. 

La convivenza tra gruppi religiosi non e’sempre stata pacifica, la situazione in Libano comincia infatti a precipitare a partire dagli anni ’60, con le guerre Arabo-Israeliane e l’enorme afflusso di profughi palestinesi che si riversano nel paese e, soprattutto negli anni ’70, con la presenza attiva di “Settembre Nero”.

Settembre nero era una Organizzazione terroristica palestinese nata nel 1970 e attiva fino al 1973, responsabile di dirottamenti aerei e attentati, culminati con la strage di 11 atleti israeliani nel 1972 palle olimpiadi di Monaco di Baviera. L’Organizzazione prende il nome dall’offensiva (‘settembre nero’) del governo giordano scatenata nel settembre 1970 contro la guerriglia palestinese insediatasi nel regno dopo la Terza guerra arabo-israeliana (1967). Re Ḥussain riuscì, con l’appoggio israeliano, statunitense e britannico, a sradicare le basi della guerriglia mettendo fine alla presenza organizzata dei Palestinesi in Giordania.

L’annientamento della resistenza palestinese in Giordania ebbe come conseguenza la fuga delle organizzazioni palestinesi dalla Giordania verso il Libano e questo contribuì alla destabilizzazione del Paese dei Cedri.

 

Antonio Trogu  trogant@libero.it

domenica 18 giugno 2023

Materiali per la Storia del Genio Telegrafisti

 I PRIMI DECORATI AL VALOR MILITARE DEL 3° REGGIMENTO GENIO TELEGRAFISTI

di Monica  Apostoli



 

I telegrafisti del 3° Reggimento Genio Telegrafisti e i telefonisti delle sezioni telefoniche delle Divisioni affrontarono fin dalla mobilitazione del 24 maggio 1915 le difficoltà di collegamento sul campo di battaglia ma si dimostrarono sempre valorosi e impavidi nello svolgimento del proprio dovere.

Nella I battaglia dell’Isonzo, durante un contrattacco austriaco che iniziò il 5 luglio 1915 nel settore di Castelnuovo del Carso, il soldato COSTANZI Alfredo, telefonista in un trinceramento, si meritò per il servizio reso, una Medaglia di Bronzo al Valor Militare.


Pochi giorni dopo, il 18 luglio 1915, durante la II battaglia dell’Isonzo, quando con un tiro di preparazione dell’artiglieria le nostre truppe riuscirono ad impossessarsi di alcuni elementi della trincea, il Sottotenente BIANCHI Tranquillo della 10 ͣ compagnia telegrafisti si trovava sulla linea di fuoco sotto l’attacco delle fanterie nemiche con una sezione ottica. Caduto il comandante di plotone di fanteria, il Sottotenente BIANCHI si sostituì al comando dei fanti e con essi, procedendo all’assalto, riuscì a catturare molti prigionieri fra i quali sette ufficiali. Per questo motivo, il Comandante dell’Armata gli concedette una Medaglia d’Argento al Valor Militare. Lo stesso ufficiale aveva già ottenuto un encomio solenne da parte del Comando dell’XI Corpo d’Armata per il valoroso comportamento che ebbe a Sagrado nei giorni 25 e 26 giugno dello stesso anno.

 

MEDAGLIA DI BRONZO AL VALOR MILITARE Soldato COSTANZI Alfredo, da Sigillo (Perugia):

“Quale telefonista, rimase al suo posto, sotto il vivo fuoco del nemico, che si era avanzato a brevissima distanza. – Castelnuovo, 5 luglio 1915.”

 

MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE Sottotenente BIANCHI Tranquillo da Sormano (Como):

“Comandante di un posto di segnalazione ottica, nei pressi della line di fuoco, visto cadere un ufficiale comandante di plotone, lo sostituì nel comando del reparto, continuando l’assalto iniziato e portandolo a termine, contribuendo efficacemente alla riuscita dell’attacco ed alla cattura di numerosi prigionieri, fra cui sette ufficiali – 19 luglio 19

sabato 17 giugno 2023

Lorenzo Brunetti

 NOTIZIE CESVAM

Il CESVAM - Centro Studi sul Valore Militare partecipa alla scomparsa della MAVM Lorenzo Brunetti, Consigliere Nazionale e Presidente della Federazione di Foggia

Il suo stile, la sua pacatezza, l'essere orgoglioso di vestire l'uniforme di sottufficiale, la pacatezza e la tolleranza  hanno cementato una conoscenza ed una amicizia degna di nota. In lui si è realizzata la comune idea che tutte le azioni devono essere improntate al benessere collettivo ed al bene di tutti, senza particolarismi o interessi di Parte

UNA ACES, è stato sempre il suo motto, il filo rosso che ha portato a realizzazioni eccezionali come  il suo intervento alla Protomoteca in Campidoglio in occasione della data centenaria della fondazione dell'Istituto, uno degli ultimi atti di una serie che hanno dato lustro all'Istituto.

La sua opera ed il suo ricordo si riverberà nelle nostre azioni future e Lui sarà sempre con Noi

Massimo Coltrinari


venerdì 16 giugno 2023

Bellum Justum

 UNA FINESTRA SUL MONDO


Sergio Benedetto Sabetta

 

               Gli avvenimenti di questi ultimi giorni  relativi alla guerra in Ucraina, con il mandato di cattura internazionale per crimini di guerra emesso dalla Corte Internazionale  dell’Aja, la reazione russa, con la raccolta a sua volta di dati relativi ai presunti crimini di guerra ucraini e la visita di Putin in Crimea e nei territori occupati, gli scontri negli USA, l’ulteriore accentramento di poteri in Cina, impongono una riflessione sul concetto di “bellum justum”, così come impostato nella seconda metà del ‘900.

               Già Carl Schmitt nel suo “concetto discriminatorio di guerra” poneva il problema del superamento dello “Jus publicum europaeum” che aveva per oltre due secoli governato i rapporti tra gli Stati europei dalla fine delle guerre di religione nel ‘600, limitando la violenza nel riconoscimento reciproco, nonostante lo stato di guerra.

               L’introduzione nel primo dopoguerra della dottrina etico-teologica della “guerra giusta” risultava nei fatti un regresso, trasformando il nemico in un pirata destinato ad essere annientato, magari dopo un processo in cui si dimostrava la sua giusta causa e violenza, il “bellum justum” come “justa causa”, sanzionata da una autorità superiore, che nella dottrina medievale poteva essere il Pontefice romano quale autorità giuridica superiore della Chiesa cattolica.

L’universalismo della Chiesa cattolica viene recuperato negli organismi internazionali, tra i due conflitti mondiali dalla Società delle Nazioni, mentre nel secondo dopoguerra dall’ONU di cui il Tribunale dell’Aja ne è il complemento operativo.

Questo schema per Schmitt è funzionale al nuovo universalismo USA in cui la mancanza di riconoscimento del nemico, che diventa per tale via “nemico pubblico”, ossia un “criminale” da perseguire, ne diventa uno dei pilastri.

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Naturalmente bisogna sempre distinguere tra un giudizio giuridico ed un giudizio storico, nel primo caso interviene il fattore della vittoria o della sconfitta che rende possibile ed operativo il giudizio, che acquista inoltre una valenza anche propagandistica nell’assimilare tutte le guerre ad una guerra civile.

Schmitt parla di una “teoria sistemica della collocazione dei concetti”, osserva infatti che “quando una certa questione viene trattata in un determinato punto del sistema del diritto internazionale, sono state già anticipate conclusioni determinanti. […] la forza persuasiva e la coerenza di una teoria giuridica internazionale, è determinata non solo dal contenuto di un’idea isolata, bensì sostanzialmente dalla collocazione di un concetto entro un sistema di concetti” (13, C. Schmitt, Il concetto discriminatorio di guerra, Laterza 2008).

Anche Grozio, sebbene parli di guerre giuste o ingiuste, riconosce essere la guerra qualcosa di diverso da un giudizio giuridico dove vi è la sanzione e la definizione di pirateria, rapina e omicidio, il definire secondo Lauterpacht il diritto internazionale come privo di lacune e, quindi, in grado di risolvere i conflitti mediante arbitrato, non può sostituire la guerra dove vengono a confluire interessi economici, visioni geo-strategiche e fattori culturali, non potendo dare luogo ad un common law internazionale gestito da una magistratura internazionale che si imponga all’insieme degli Stati.

D’altronde il concetto di “bellum justum” permette di intervenire nel conflitto, coprendo i propri interessi economici o politici, sotto le insegne sacramentali di un’autorità superiore che legittimi una nuova crociata laica, come più volte è avvenuto nelle guerre a cavallo del millennio, inoltre si introduce un elemento di lotta assoluta, dove vi è teoricamente l’impossibilità dell’accordo con la controparte dichiarata “criminale”.

Tuttavia anche ad un altro livello una volta iniziata una guerra, ossia nelle modalità della stessa, vi è l’ambiguità della valutazione dell’atto in funzione della vittoria, chi vince sarà giudicato dalla Storia, chi perde da un tribunale, estremizzando lo scontro nella difficoltà di un accordo, assumendo il giudizio l’ambiguità di un atto comunicativo bellico, di cui vari esempi si possono riscontrare dalla fine della guerra fredda ad oggi.

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Bibliografia

 

·        A. de Benoist, Terrorismo e “guerre giuste”. Sull’attualità di Carl Schmitt, Guida 2007;

·        P.P. Portinaro, La crisi dello Jus publicum europaeum. Saggio su Carl Schmitt, Edizione di Comunità, 1982;

·        G. Preterossi, Carl Schimitt e la tradizione moderna, Laterza, 1996;

·        D. Zolo, I signori della pace, Carocci 1998.

giovedì 15 giugno 2023

Rivistra QUADERNI, Anno LXXXIV, Supplemento XXIX, 2023, n. 2 28° della Rivista, Aprile - Giugno 2023, Nota Redazione

 NOTIZIE CESVAM


 E' in corso l'invio della Rivista QUADERNI, n.2 del 2023. Si riporta la Nota Redazione a firma del Direttore.



Nota redazionale:

Il primo numero dell’anno del centenario si apre con una nota di Francesco Maria Atanasio dedicata alla nostra presenza in Estremo Oriente a cavallo del XIX e XX secolo con una analisi raffinata dei rapporti tra diplomazia e forze armate in età umbertina. Giovanni Riccardo Baldelli pone all’attenzione la epopea della Divisione “Perugia”, la Divisione italiana rimasta in armi in Albania fino al 3 ottobre 1943, a tre settimane dalla dichiarazione di armistizio ed ad una dalla resa della Divisione “Acqui” a Cefalonia, con una particolare sottolieatura al Valore Militare. Sergio Pirolozzi riflette  nella sua nota sulla figura di Giulio Douhet, l’italiano che ha conquistato il cielo, che, però, non gode di grande popolarità nel suo paese. Giorgio Madeddu affronta un tema quanto mai interessante in merito alla prima medaglia d’oro concessa dal Re di Sardegna analizzando i fatti dei Ponti di Santa Caterina del 17 gennaio 1973, mettendo una pietra d’angolo nella costruzione ed implementazione dell’Albo d’Oro dei Decorati Italiani ed Esteri in corso di realizzazione. Massimiliano Monti ci tratteggia la Organizzazione delle SS in Germania facendoci riflettere  su come tanta efficienza ed abnegazione sia sta messa al servizio  di idee difficilmente condivisibili. Due note concludono questa parte: la prima di Valentina Trogu che ci pone alla attenzione le vincende di Civitavecchia nella seconda guerra mondiale, città, come tante altre in Italia, che sperimentò nel suo tessuto urbano le idee di Douhet sull’impiego dei bombardieri in profondità, mentre il secondo, ancora di GiorgioMadeddu, attira la nostra attenzione sullo stato attuale del Cimitero Militare Italiano dell’Asinara (1916) il cui stato di abbandono non è certo un risvolto degno di nota. L’articolo, che per la sua valenza offre la pagina di copertina, sarà segnalato al Commissariato Onoranze Caduti in Guerra, non per avviare l’ennesima sterile polemica, ma per sperare di avviare quelle azioni virtuose e pacate che portino ad un ripristino accettabile di un luogo che è sempre lo specchio del nostro vivere civile. E’ una questione di dignità.

La seconda parte della rivista, il mondo in cui viviamo, si apre con una nota di Antonio Trogu, che pone all’attenzione la sospensione da parte della Russia del Trattato New Start. Un altro passo di Mosca fuori da relazioni internazionali accettabili. Nicolò Paganelli ci offre l’analisi parametrale di uno Stato che è border line, il Messico, Stato che scivola sempre più in mano alle degeneranti forze dell’Antistato, che riescono a produrre solo miseria, disordine, conflitti e tragedie. Infine  continua il mio contributo sui lineamenti generali della impostazione dell’analisi parametrale dello Stato, corollario propedeutico allo studio proposto nel Master di Politica Militare Comparata, allargato al di fuori del contesto accademico.

L’Editoriale ed il Post Editoriale sono dedicati alla data anniversaria della fondazione dell’Istituto, in cui le celebrazioni sono impregnate dallo spirito che si è assorbito all’Accademia Militare, riassunto in quel motto “UNA ACES”, coagulante essenziale per chi crede nei valori espressi nel nostro Statuto.

Presenti le rubriche  consuete. Gli Indici della Rivista “QUADERNI ON LINE”  sono quelli del terzo trimeste 2022, mentre nelle Notizie CESVAM si da partecipi dei lineamenti di base dell’Albo d’Oro dei Decorati Italiani e Stranieri, progetto iniziato nel gennaio 2022, formalizzato nel settembre 2022, avviato nella sua esecuzione nel dicembre dello stesso anno, ed entrato nella sua fase esecutiva dal gennaio 2023. Nel primo trimestre del 2023. Sono già stati inseriti oltre 5000 Decorati. Come noto questo progetto, dal 2023, è quello di riferimento di tutte le attività  del CESVAM – Centro Studi sul Valore Militare. La Rivista si chiuse come dalla sua fondazione, con l’iconografia militare dedicata alle nostre Brigate, che continuano ad essere scelte nel periodo della Prima Guerra Mondiale.

(massimo coltrinari, direttore del CESVAM)

martedì 13 giugno 2023

Albo d'Oro. Situazione

 NOTIZIE CESVAM

Il Mese di Maggio ha visto il completamento della fase dedicata alla implementazione dei nomi per il Date Base. Si è tenuta una riunione a Roma presso la Presidenza Nazionale ai primi di giugno in cui il consigliere per la parte informatica Roberto Orioli ha istruiti due nostre collaboratrici all'uso dei seguentu punti.

1. Correzione dei dati errati (creazione delle psw per i destinatari)

2. Trasposizione della Versione Exelles pere provincia (aspetto statistico)

3. Uso articolato della procedura Google Lens.

La bozza della Provincia di Ancona è arrivata alla fase di stampa con una approssimazione di correzione del 40%, 

Sono in corso  studi per dorare ogni albo d'Oro di una apposita sezione statistica, che sia il riverbero delle domande da porre al Data Base. 

(massimo Coltrinari)

sabato 10 giugno 2023

10 giugno 1918 - azione di Premuda

 DIBATTITI

L'Anniversario della impresa di Premuda
data scelta per celebrare l'annuale festa della Marina Militare