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lunedì 30 novembre 2020

Indici Novembre 2020

SOMMARIO

ANNO LXXXI, Supplemento on line, XI, n.59

Novembre 2020

www.valoremilitare.blogspot.com

Massimo Coltrinari, Editoriale, Novembre 2020

                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        28.11.2020

Massimo Coltrinari, Copertina, Novembre 2020

                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data       29.11.2020

 

APPROFONDIMENTI

 

Sergio Benedetto Sabetta, "La comunicazione è qualcosa che serve a fare la guerra"

      su www. valore militare.blogspot.com con post in data  17.11.2020

Redazionale, Quando era eroico volare

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 24.11.2020

Chiara MastrantonioLa Prigionia ai tempi della Guerra

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 25.11.2020

  

DIBATTITI

 

Redazionale, La Concezione operativa dello Sbarco di Anzio

      su www. valore militare.blogspot.com con post in data  5.11.2020

Redazionale, 11 Novembre 1918. La fine della Grande Guerra in Europa. Una data da ricordare

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 11.11.2020

Redazionale, Ricerche sul campo di concentramento di Csot. Ungheria Prima guerra Mondiale

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 19.11.2020

Redazionale, Un prigioniero nel campo di concentramento di Csot. Ungheria Prima Guerra Mondiale

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 20.11.2020

 

  SCENARI, QUADRANTI, REGION

Eros La Rocca, Un Problema Sempre attuale

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 10.11.2020

 SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Roberto Olevano, Un contributo alla conoscenza del Risorgimento

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 6.11.2020

Roberto Olevano, Tarquinia. Società di Arte e Storia

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 22.11.2020

 

 

UNA FINESTRA SUL MONDO

 

Redazionale, I Virus nel Mondo. Una panoramica

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 12.11.2020

 

 ARCHIVIO

 

Redazionale, IV Novembre. 1918 -2020. Ricordando la Vittoria

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 1.11.2020

Redazionale, IV Novembre 1918 Ricordando la Vittoria II

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 2.11.2020

Redazionale, IV Novembre 1918 Ricordando la Vittoria III

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 3.11.2020

Redazionale, IV Novembre 1918 Ricordando la Vittoria IV

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 4.11.2020

Redazionale, Il Dopo El Alamein. L'avanzata verso Tripoli

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 7.11.2020

Redazionale, Esercito Austro Ungarico. I Corpi Volontari

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 8.11.2020

Redazionale, La prigionia in Russia 1941-1946

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 9.11.2020

Redazionale, I Tedeschi in Africa 1942

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 14.11.2020

Redazionale, Prigionia in URSS. Testimonianze

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 15.11.2020

Redazionale, La cosidetta "spedizione punitiva". Situazione al 29 maggio 1916

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 16.11.2020

Redazionale, La situazione della 34a Divisione alle ore 00.00 del 20 maggio 1916.

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 18.11.2020

Redazionale, Gli statunitensi in Africa settentrionale

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 21.11.2020

Chiara Mastrantonio, Campo di concentramento di Boldogassony

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 23.11.2020

Redazionale, La battaglia di Kasserine. Il canto del cigno di Rommel

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 27.11.2020

 

 

 CESVAM NOTIZIE

CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

 

 

Redazionale, Master alla Università degli Studi N. Cusano

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 13.11.2020

RedazionaleVolume "Alessandro Magno ed il pensiero strategico moderno" di S. F. Drakalos

                               su www. valore militare.blogspot.com con post in data 26.11.2020


domenica 29 novembre 2020

Copertina Novembre 2020


 

QUADERNI ON LINE


Statua di Andrea del Verrocchio (1480) dedicata a Bartolomeo Colleoni




Anno LXXXI, Supplemento on line, Xi, 2020, n. 59
  Novembre 2020

www.valoremilitare.blogspot.com
www.cesvam.org

sabato 28 novembre 2020

Editoriale Novembre 2020

 Un mese di novembre ancora una volta segnato nelle attività esterne dalla emergenza covid. Tutto è bloccato come i mesi della scorsa primavera.

Sviluppate quinti le attività di ricerca e studio che per il CESVAM sono di estrema importanza. In particolare sono state curate le filiere informatiche, che via via sono state aggiornate e messe in sistema per svolgere la loro funzione di utilità per i frequentatori dei Master. Questa attività permette di svolgere una ampia azione di divulgazione dei principi statutari e sopratutto del Valore Militare in aree distanti dalle aggregazioni associative d'arma e combattentistiche.

E' partita la campagna di informazione e divulgazione delle attività editoriali del CESVAM, con una alternanza di invio tra la rivista QUADERNI e i volumi della COLLANA LIBRI DEL NASTRO AZZURRO.

Da questa campagna di divulgazione non ci si aspettano ritorni di rilievo in quanto, come le precedenti iniziative del 2016, 2017, 2018, 2019, tutte naufragate alcune miseramente altre con risvolti disarmanti, cadono su un terreno difficile, refrattario e in tanti casi ostile, molto distante nei contenuti dalle attività del CESVAM. Lo scopo è quello di avere coperto la casella " siete stati informati" . Il resto è praticamente oltre le colonne d'Ercole dei nostri interessi e delle nostre azioni.

Con il mese di novembre, come da accordi in essere, terminano le collaborazioni delle nostre carissime signore che sono state di estrema utilità per lo sviluppo dei progetti e le conseguenti ricerche. Il rapido calcolo delle attività di lavoro porta a dire che le nostre carissime collaboratrici hanno predisposto per la realizzazione nel 2020 oltre 200 file a testa che hanno permesso di pubblicare 17 libri, quattro numeri di Rivista, ed alimentato  un sito, una piattaforma, e 19 blog , oltre ad avere predisposto materiali per le future pubblicazioni del Cesvam. Un sincero grazie a tutte loro e ci rivediamo a gennaio per riprendere ancora questa splendida avventura scientifico-culturale.

A dicembre, come prassi nel mondo universitario, il CESVAM rallenta le sue attività per le vacanze invernali. Ovviamente è stata come per quelle estive e primaverili predisposta la ovvia programmazione di modo che i siti ed i blog all'apparenza non subiranno interruzioni di sorta.

Infine un sunto in strettissima sintesi delle attivita del Centro è riportato su INFOCESVAM, il nostro bollettino informativo interno che esce il 1 dicembre, e sarà pubblicato sulla piattaforma.

(massimo coltrinari) 

venerdì 27 novembre 2020

La battaglia di Kasserine. Il canto del cigno di Rommel

ARCHIVIO

Progetto 2017/6 Anzio


 Carta della Battaglia difensiva del Passo di Kasserine, febbraio 1943. Gli statunitensi vennero a contatto nella loro marcia verso Tunisi con unità italo tedesche. L'esperienza delle truppe dell'Asse ebbe un ruolo estremamente importante di fronte alla scarsa preparazione delle unità statunitensi, che subirono una pesante sconfitta, con oltre 2400 prigionieri. La battaglia fu il canto del cigno di Rommel in Africa e non incise sugli avvenimenti strategici

giovedì 26 novembre 2020

Volume "Alessandro Magno ed il pensiero strategico moderno" di S. F. Drakalos

 NOTIZIE CESVAM


Riceviamo dal Dott. S. F. Drokalos, già frequentatore del Master di 1° Liv. in Storia Militare Contemporanea dal 1796 al 1960, la seguente comunicazione: 

"Recentemente è stato pubblicato un mio libro in italiano, intitolato "Alessandro Magno e pensiero strategico moderno", tratto dalla mia tesi di laurea magistrale all'Università di Bologna (corso di Relazioni internazionali, materia Studi strategici). 

Da oggi c'è online anche una mia video presentazione per Bookcity Milano, che ovviamente quest'anno si fa via web. 

Le mando i link per la presentazione su Bookcity e per la scheda del libro su IBS. Sarei onorato se Lei visitasse le pagine.


Cordiali saluti,
S.F. Drokalos 




mercoledì 25 novembre 2020

Chiara Mastrantonio. La Prigionia ai tempi della Guerra

APPROFONDIMENTI


 

Articolo

da “Das Kriegsgefangenen – und Internierungslager Boldogasszony/Frauenkirchen“,

di Herbert Brettl

 

  

Nel corso degli anni il trattamento dei prigionieri di guerra muta a seconda degli eventi. Per molto tempo, i prigionieri di guerra erano considerati un trofeo da esibire, prima di essere destinati alla schiavitù. Sostanzialmente, lo scopo di gran parte degli scontri bellici consisteva nel procurare schiavi, destinati a diventare una fondamentale fonte di manodopera. A partire dal XII sec., in seguito al Terzo Concilio Lateranense nel 1179, la vendita dei prigionieri in schiavitù venne proibita, per motivi religiosi. Nel corso del Medioevo, sino ai tempi moderni, divenne preferibile l’eliminazione dei prigionieri di guerra, attraverso la loro uccisione, liberandoli o scambiandoli con altri, per evitare gli ingenti costi necessari per le loro cure, lasciata ai rispettivi paesi.

 

Nella seconda metà del XIX sec., la guerra civile americana e quella franco-prussiana portarono alla luce problematiche importanti su questo tema. La vecchia pratica di rilasciare i prigionieri, o il loro scambio, era ormai scomparsa, sostituita dalla loro deportazione in edifici temporanei. Qui, a causa dell’alto numero di persone e la mancanza di norme igieniche applicate in modo sistematico, si verificarono vere e proprie catastrofi: “…über 56.000 Soldaten an Krankheiten wie Ruhr, Durchfall, Flecktyphus, in der Gefangenschaft starben”, oltre 56.000 soldati morirono di malattie come dissenteria, diarrea e tifo, durante la guerra civile americana.

 

Nel 1864, la Convenzione di Ginevra fornì linee guida valide a livello internazionale per il trattamento dei soldati malati e feriti, tuttavia gli sforzi per mettere in atto tali norme furono inizialmente infruttuosi. Fu solo con la Convenzione dell'Aia / Regolamenti sulla guerra del 1899 e 1907, firmata da 44 stati, tra cui Austria-Ungheria, Germania, Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, che fu raggiunto un accordo sulla condotta da attuare in guerra, secondo il diritto internazionale. Furono inoltre formulate disposizioni che regolavano il trattamento dei prigionieri da parte degli Stati nemici, chiarendo che i prigionieri non potevano essere considerati come prigionieri. Inoltre, l'accordo regolava la sistemazione dei soldati nemici, il mantenimento e il loro utilizzo in termini di manodopera. I singoli articoli dei regolamenti dell’Aia erano vincolanti, tuttavia la loro applicazione non fu sempre praticata. Al momento dell’accordo, nessuno aveva idee precise sulle future difficoltà che avrebbero influenzato la vita quotidiana tra i prigionieri di guerra.

 

La prima guerra mondiale, definita guerra totale (“totaler Krieg”) per la dimensione geografica e gli obiettivi strategici globali in campo, rappresentò il primo terreno di prova su larga scala dei regolamenti dell’Aria. Durante la guerra, furono fatti prigionieri tra gli otto e i dieci milioni di soldati e civili, e ben presto sorsero numerose problematiche relative al loro trattamento. Gli edifici militari inutilizzati, o i campi di addestramento militare, erano i luoghi preferiti per l’alloggiamento (“die Bequartierung”). La monarchia austro-ungarica non aveva esperienza al riguardo e le autorità civili e militari non erano sufficientemente preparate per il gran numero di prigionieri di guerra.

 

Per poter far fronte a questa massa di prigionieri, l'amministrazione militare imperiale istituisce il più rapidamente possibile campi di assembramento su larga scala, meglio sorvegliabili, come caserme o aree di addestramento militare. Con l’esaurirsi di tali risorse, dall’autunno del 1914 si passò all’allestimento di circa 50 campi di prigionieri di guerra, dove, secondo istruzione del ministero della Guerra, gli ufficiali catturati dovevano essere collocati in “stazioni di internamento separate” (gesonderten Internierungsstationen), “dove avrebbero trovato condizioni di vita migliori che nei campi di massa” (wo sie bessere Existenzbedingungen finden als in den Massenlagern).

 

La costruzione dei campi è avvenuta sotto grandi pressioni, sia legate alla necessità di trovare soluzioni in tempi stretti, sia di natura finanziaria, per la scarsità di fondi a disposizione. I primi lavori portarono alla realizzazione di costruzioni semplici e prive di adeguate precauzioni igieniche, provocando la diffusione di epidemie di tifo e altre malattie nell’inverno del 1914-15. Per risolvere queste complicazioni, il Ministero della Guerra richiese ed eseguì in tempi rapidi una serie di lavori di adattamento, nella primavera del 1915.

 

 


 Chiara Mastrantonio


martedì 24 novembre 2020

Quando era eroico volare

APPROFONDIMENTI



 

L’Aeronautica del Regno del Sud

 

di

 

Osvaldo Biribicchi

 

 

 

L’annuncio dell’armistizio via radio del Maresciallo Badoglio, alle ore 19.45 dell’8 settembre 1943, fece precipitare le Forze Armate italiane in una delle peggiori crisi della loro storia. Demoralizzate, senza ordini, o con ordini del tutto generici, si sbandarono. Migliaia di soldati, in Italia ed all’estero[1], poche ore dopo l’annuncio radiofonico, furono fatti prigionieri dalle truppe tedesche le quali, preventivamente istruite, attaccarono sistematicamente i reparti ed i presidii italiani. Fuori dai confini nazionali, alcune unità o gruppi di militari si unirono alle forze partigiane locali che combattevano contro i tedeschi, altri opposero a questi una strenua disperata resistenza, altri cercarono di tornare in Italia con mezzi di fortuna, altri ancora catturati dai tedeschi furono passati per le armi. La stragrande maggioranza dei comandanti ai vari livelli apprese dell’armistizio il giorno successivo, all’alba del 9 settembre, e non certo dalla radio ma dall’atteggiamento apertamente ostile degli ormai ex alleati. La sorpresa per i soldati italiani fu dunque totale, in un attimo si ritrovarono a dover decidere se continuare a combattere con i tedeschi oppure essere fatti prigionieri ed internati in Germania. In questo clima di smarrimento generale, il 10 settembre 1943, con l’arrivo a Brindisi del Re e del governo Badoglio, prendeva vita il Regno del Sud che significò la continuità costituzionale dello Stato.

Questa nuova entità statuale, seppure formalmente non in guerra contro la Germania, chiese agli Alleati di poter partecipare da subito, in una condizione di parità, alla lotta contro i tedeschi. Tale richiesta non fu logicamente presa in considerazione, le forze armate italiane, infatti, «in virtù delle clausole armistiziali, furono inizialmente sottoposte alle direttive della Missione Militare alleata giunta a Brindisi il 13 settembre 1943 ed in seguito, e stabilmente, della Commissione Alleata di Controllo, composta da tre sottocommissioni, per l’Esercito, la Marina e l’Aviazione»[2]. Il 13 ottobre 1943, trentacinque giorni dopo la dichiarazione dell’armistizio, con la dichiarazione di guerra del governo Badoglio alla Germania iniziò la cobelligeranza con gli angloamericani i quali, dal canto loro, non considerarono più l’Italia come nemica ma neanche alleata nel senso stretto del termine. La diffidenza era, comprensibilmente, ancora forte.

Nei mesi che seguirono l’annuncio dell’armistizio, il Governo Badoglio riuscì a rimettere insieme circa 500.000 uomini, tra Esercito, Marina ed Aeronautica, provenienti per la maggior parte da reparti scioltisi.

Vediamo, dopo questo breve inquadramento generale, cosa comportò l’armistizio per i Reparti della Regia Aeronautica dislocati sul territorio nazionale e nei vari fronti di guerra. Una parte si ritrovò nella Repubblica Sociale Italiana, costituita il 23 settembre 1943, ed una parte nel Regno del Sud. Alcuni reparti di volo della Regia Aeronautica erano dislocati anche in una terza vasta area dell’Italia settentrionale sottratta dai tedeschi alla sovranità della RSI, ovvero le province di Bolzano, Trento e Belluno affidate al Gauleiter del Tirolo, Franz Hofer, e le province di Udine, Gorizia, Trieste, Fiume, Pola e Lubiana assegnate al Gauleiter della Carinzia, Friedrich Rainer. Dopo la proclamazione dell’armistizio 250 velivoli di vario tipo, dei quali solo un centinaio in grado di effettuare voli di guerra, raggiunsero gli aeroporti dell’Italia liberata dagli Alleati e circa duemila uomini della forza armata attraversarono il fronte con mezzi di fortuna; immediatamente furono impiegati in combattimento. «Il 9 settembre, due pattuglie da caccia scortarono la nostra Flotta in navigazione verso sud; l’11 reparti idrovolanti dell’Egeo iniziarono la cooperazione con gli alleati; lo stesso giorno i bombardieri che si trasferirono in Sardegna sostennero il primo scontro aereo con i tedeschi; il 12 cominciò l’attività bellica dei reparti aerei in fase di riordinamento sulle basi pugliesi; il 16 iniziò l’attività dei reparti della Sardegna contro i tedeschi che ripiegavano in Corsica, premuti dalle unità di terra»[3].   

In Puglia, distribuiti in vari aeroporti, al momento della proclamazione dell’armistizio si trovavano complessivamente n. 174 velivoli efficienti di varie specialità, dai caccia agli idrovolanti ai velivoli da trasporto. La situazione era estremamente caotica, infatti fin dai primi giorni di settembre del 1943, quindi prima dell’annuncio dell’armistizio, la Regia Aeronautica, a seguito dei pesanti bombardamenti degli aeroporti siciliani da parte dell’aviazione angloamericana, aveva provveduto a rischierare i suoi Stormi in Calabria ed in Puglia. Emblematica la sorte del Maggiore Cenni, giovane comandante del 5° Stormo Tuffatori, che il 4 settembre 1943 trovò la morte a seguito dell’abbattimento del suo aereo da parte di velivoli britannici; il giorno prima a Cassibile il Generale Castellano aveva firmato l’armistizio corto. Il 4° Stormo, invece, alla data dell’armistizio, veniva colto in fase di rischieramento dall’aeroporto di Castrovillari a quello di Gioia del Colle. Nei giorni 17 e 18 settembre, velivoli del 4° e 5° Stormo vennero impiegati a Corfù e Cefalonia in supporto delle forze terrestri. Il 5° Stormo Tuffatori, nel vano tentativo di soccorrere la Divisione Acqui, effettuò la prima azione pianificata della Guerra di Liberazione bombardando, nel porto di Butrinto a Corfù, mezzi da sbarco tedeschi. Tutti gli aeroporti pugliesi, grandi e piccoli, come quelli di Foggia, Biferno, Stornara, Lecce e Grottaglie si predisposero per accogliere i tanti velivoli che quotidianamente riuscivano a fuggire da quella parte d’Italia ancora in mano ai tedeschi. La Regia Aeronautica, con enormi sacrifici, riordinò le proprie unità, ricostruì le basi nei territori liberi e recuperò il materiale abbandonato in Africa settentrionale permettendo ai tecnici ed ai meccanici di rimettere in uso o ricostruire velivoli, motori ed attrezzature di bordo. È necessario sottolineare che, nell’arco di tempo che va dall’8 settembre al 13 ottobre 1943, non essendoci fra l’Italia e la Germania uno stato di guerra, i piloti italiani catturati dai tedeschi venivano passati per le armi, dopo un processo sommario, in quanto combattenti irregolari. Due giorni dopo la dichiarazione di guerra alla Germania, la Regia Aeronautica costituì l’Unità Aerea, responsabile dell’impiego, dell’addestramento, della disciplina e del funzionamento dei servizi amministrativi e tecnici di tre raggruppamenti di specialità: Caccia; Bombardamento; Trasporto-Idrovolanti. Questa Unità, che iniziò ad operare legittimamente sotto la copertura giuridica del diritto internazionale, fu posta alle dipendenze del Comando delle Forze Aeree Alleate il quale distaccò propri ufficiali presso ciascun raggruppamento. Sebbene l’Unità Aerea avesse chiesto al Comando Alleato di operare esclusivamente sul fronte italiano, fu impiegata anche nei Balcani ed inserita, pertanto, negli organici della Balkan Air Force. L’attività operativa dei raggruppamenti Caccia e Bombardamento «fu indirizzata ai Balcani a sostegno della Divisione “Garibaldi” e delle forze partigiane jugoslave. Il raggruppamento Idro venne impiegato fino al 1945 in scorte a convogli navali alleati ed a navi isolate italiane ed alleate, in caccia antisommergibili, vigilanza costiera, ricerca, soccorso e recupero di naufraghi, ricerca di mine e naviglio, trasporto di feriti ed ammalati»[4]. In particolare, il  raggruppamento Caccia fu impiegato «contro le basi tedesche in Albania e Jugoslavia, dalle quali partivano i velivoli che andavano a colpire le truppe italiane in Montenegro. Le operazioni di avio rifornimento peri soldati italiani furono garantite dai velivoli S.81, S.82, Cant. Z. 1007 del Raggruppamento Trasporti, che solitamente effettuavano sortite con atterraggi per poter permettere l’evacuazione dei feriti, non solo italiani ma anche alleati e jugoslavi […] Le operazioni della Regia Aeronautica in Jugoslavia non si limitarono alle azioni in sostegno ai reparti dell’Esercito, ma diedero un notevole contributo all’offensiva contro le forze germaniche»[5].

Inizialmente, i velivoli furono concentrati nel Salento, sulla base di Galatina (Lecce), dotata di pista in cemento ed hangars, sull’aeroporto di manovra di Leverano e, successivamente, su quello di Canne. A partire dal luglio del 1944, ricevuti in dotazione i Martin M. 187 Baltimore, l’Unità Aerea incrementò il suo raggio d’azione fino ad arrivare a colpire obiettivi nemici in Dalmazia.

Nel frattempo, anche gli Alleati trasferirono in Puglia centinaia di aerei di ogni tipo. I principali aeroporti furono occupati dalla 15a Forza Aerea Alleata la quale predispose ben 23 piste di manovra in terra battuta. Con l’arrivo poi a Galatina di 48 bombardieri alleati, i velivoli da Caccia italiani furono rischierati sulla pista in terra battuta di Palata, vicino Foggia. L’Unità Aerea operò, senza soluzione di continuità, fino all’8 maggio 1945.   

 

 

Bibliografia sommaria

 

Commissione Italiana di Storia Militare, La partecipazione delle Forze Armate alla Guerra di Liberazione e di Resistenza 8 settembre 1943 8 maggio 1945, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 2003.

 

Crucco R., Le forze armate nella lotta per la Liberazione, in «Rivista Militare», n. 3, 1975, da La Guerra di Liberazione - Scritti nel Trentennale, SME - Ufficio Storico, 1976.

 

Mazzetti M., Gli avvenimenti dell’8 settembre nel quadro della strategia della II Guerra Mondiale, in Otto settembre 1943 l’armistizio italiano 40 anni dopo, Atti del Convegno Internazionale (Milano 7-8 settembre 1983), Ministero della Difesa - Comitato Storico «Forze Armate e Guerra di Liberazione», Roma, 1985.

 

Loi S., I rapporti fra Alleati e Italiani nella cobelligeranza, Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio Storico, Roma, 1986.

 

Prinzi G., Coltrinari M., Salvare il Salvabile - La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943: per gli Italiani, il momento delle scelte, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2008.



[1] Fuori dai confini nazionali stazionavano circa 900.000 uomini, una forza imponente ma fragile in quanto senza precisi ordini operativi.

 

[2] Poli L., Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Prefazione alla monografia di Loi S., I rapporti fra Alleati e Italiani nella cobelligeranza, Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio Storico, Roma, 1986, p. 3.

 

[3] Crucco R., Le forze armate nella lotta per la Liberazione, in «Rivista Militare», n. 3, 1975, da La Guerra di Liberazione - Scritti nel Trentennale, SME-Ufficio Storico, 1976, p. 79.

[4] Gen. C.A., Sen. Luigi Poli, Prof. Gianni Oliva, Le Forze Armate dalla Guerra di Liberazione alla nascita della Repubblica 1943-1947, ANCFARGL, Roma, 1997, p. 49.

[5] Commissione Italiana di Storia Militare, La partecipazione delle Forze Armate alla Guerra di Liberazione e di Resistenza 8 settembre 1943 8 maggio 1945, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 2003, pp. 108-110.

lunedì 23 novembre 2020

Campo di concentramento di Boldogassony -

 ARCHIVIO

Progetto 2017/2. Prigionia in Austria. Ricerche


Chiara Mastrantonio


Ricerche in corso su notizie e dati del campo di concentramento di Boldogassony nome ungherese del campo. Si riportano le didascalie del volume ottenuto dalla Biblioteca della città di Bolgogassony. Ulteriori informazioni su: 

www.prigioniadiguerra.blogspot.com

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Abb. 1: Das Kriegsgefangenenlager Camp Sumter in Andersonville/Georgia. Das Lager der Konföderierten wurde 1864/65 genutzt und aufgrund der katastrophalen Zustände und der hohen Todesrate zum Inbegriff unmenschlicher Behandlung von Kriegsgefangenen im Amerikanischen Bürgerkrieg.

 

Fig. 1: Il campo di prigionia Camp Sumter ad Andersonville/Georgia. Il campo confederato fu utilizzato nel 1864/65 e, a causa delle condizioni catastrofiche e dell'alto tasso di mortalità, fu l'epitome del trattamento disumano dei prigionieri di guerra nella guerra civile americana.

 

Abb. 2: Serbische Kriegsgefangene beim Abtransport in die Kriegsgefangenenlager.

 

Fig. 2: Prigionieri di guerra serbi trasportati al campo dei prigionieri.

 

Abb. 3: Die Kriegsgefangenenlager im 5. Korpskommando Pozsony. Aufgrund der Entfernung zu den Fronten war das Zentrum des Militärdistrikts als Kriegsgefangenenstandort besonders geeignet.

 

Fig. 3: I campi di prigionia del 5° Corpo Comando di Pozsony. A causa della distanza dai fronti, il centro del distretto militare era particolarmente adatto come luogo di prigionieri di guerra.

 

Abb. 4: Für die Errichtung von Kriegsgefangenenlagern kamen jene nicht slawischen Regionen in Betracht, deren Distanz zum Frontverlauf am größten war.

 

Fig. 4: Per la creazione dei campi di prigionia, sono state prese in considerazione le regioni non slave a maggior distanza dal fronte.

 

Abb. 87: Der Lagerfriedhof nach einem Plan von 1930.

 

Fig.87: Il cimitero del campo secondo una pianta del 1930.

 

Abb. 88: Die italienische Kapelle am Friedhof. Sie wurde bereits während des Bestehens des Lagers von

italienischen Gefangenen erbaut. Genauere Daten bzw. Umstande der Errichtung sind bis dato nicht bekannt.

 

Fig. 88: La cappella italiana al cimitero. Fu costruita da prigionieri italiani mentre il campo già esisteva. Non sono note ad oggi date o circostanze più precise della costruzione.

 

Abb. 89: lm Inneren der Kapelle befindet sich eine Gedenktafel mit den Namen von 50 verstorbenen italienischen Kriegsgefangenen.

 

Fig. 89: All'interno della cappella è presente una targa con i nomi di 50 prigionieri di guerra italiani deceduti.

 

Abb. 90: Es kam auch vor, dass nach Kriegsende Angehörige für ihre Verstorbenen Grabsteine aufstellen ließen. Wer diese Arbeiten vor Ort durchführte, ist nicht bekannt. Die Grabinschrift lautet: „Hier ruhen die Knochen eines Serben aus Veliko Laole-Pozarevac. Er ist am 16.4.1918 gestorben. Er lebte xx Jahre. Diesen Grabstein stellt sein trauriger Vater mit der Familie auf. Djordje Ilic"

 

Fig. 90: Accadde anche che, dopo la fine della guerra, i parenti facessero erigere lapidi per i loro defunti. Non si sa chi abbia eseguito questo lavoro in loco. La lapide recita: “Le ossa di un serbo di Veliko Laole-Pozarevac riposano qui. Morì il 16 aprile 1918. Ha vissuto xx anni. Il suo triste padre e la sua famiglia erigono questa lapide. Djordje Ilic"

 

Abb. 91: Plan des Friedhofes aus dem Jahr 1923, nach der Obernahme des Friedhofareals durch das Schwarze Kreuz. Die Einzelgräber, in einem Bericht von 1927 werden rund 2.000 Graber erwähnt, und die 14 Schatzgräber aus der Typhusepidemiezeit sind deutlich erkennbar.

 

Fig. 91: Pianta del cimitero del 1923, dopo che l'area cimiteriale fu rilevata dalla Croce Nera. Le singole tombe, di cui circa 2.000 sono menzionate in un rapporto del 1927, e le 14 tombe del tesoro dell'epidemia di tifo sono chiaramente riconoscibili.

 

Abb. 92: Auszug aus dem Matrikelbuch.

 

Fig. 92: Estratto dal libro dei registri.

 

Abb. 93: Die Gedenkfeier am 28. August 1927. In der Bildmitte, rechts neben dem italienischen Militärattaché, 151 Landesrat Johann Thullner zu erkennen.

 

Fig. 93: La commemorazione del 28 agosto 1927. Al centro dell'immagine, a destra dell'addetto militare italiano, si vede 151 Landesrat Johann Thullner.

 

Abb. 94: Der Friedhof in den 1940er-Jahren. Zu diesem Zeitpunkt befanden sich neben dem „jugoslawischen Obelisken", der italienischen Kapelle und dem rund 2,5 m hohen steinemen „Serbenkreuz" noch 95 ca. 80 cm hohe Steinkreuze, je 20 bzw. einmal 15 in der Reihe, die anstelle der kleinen Kreuze mit Nummerntafeln versehen, aufgestellt wurden.

 

Fig. 94: Il cimitero negli anni Quaranta. In questo punto, oltre all'"obelisco jugoslavo", alla cappella italiana e alla "Croce serba" in pietra alta 2,5 m, si trovavano 95 croci di pietra alte circa 80 cm, in file da 15 o 20, che sono state poste al posto delle piccole croci con le targhe.

 

 

 

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Abb. 95,96: Das Jugoslawische Denkmal wurde am 4. Dezember 1954 eingeweiht. An der feierlichen Enthüllung des Ehrenmals nahm neben dem jugoslawischen und italienischen Gesandten unter anderen auch Landeshauptmann Lorenz Karall teil. Die Aufschrift auf der Vorderseite lautet: „Dem Gedenken von 2.350 jugoslawischen Gefangenen, die in den Sammellagern während des Ersten Weltkrieges 1914-1918 gestorben sind." An der Rückseite steht „In Dankbarkeit das Vaterland, Föderative Volksrepublik Jugoslawien." Das Denkmal aus Marmor ist ca. 3m hoch und steht auf einem 5 m breiten Steinsockel mit drei Stufen, der mit Marmorplatten abgedeckt ist.

 

Fig. 95,96: Il monumento jugoslavo è stato inaugurato il 4 dicembre 1954. Alla cerimonia di inaugurazione del memoriale ha partecipato, oltre all’ambasciatore jugoslavo e italiano, anche il governatore Lorenz Karall. L'iscrizione sul fronte recita: "In memoria di 2.350 prigionieri jugoslavi morti nei campi di raduno durante la prima guerra mondiale 1914-1918". Il monumento in marmo è alto circa 3 m. e poggia su un piedistallo in pietra largo 5 m. con tre gradini, rivestito con lastre di marmo.

 

Abb. 97: Die Mitglieder des örtlichen Kriegsopferverbandes Adolf Rass und Heinrich Horvath bei einer Gedenkfeier beim „Serbenkreuz“.

 

Fig. 97: I membri dell'associazione locale delle vittime di guerra Adolf Rass e Heinrich Horvath durante una cerimonia commemorativa al “Serbenkreuz”.

 

domenica 22 novembre 2020

Tarquinia. Società di Arte e Storia

SEGNALAZIONI LIBRARIE
Collaborazione con Enti, Accademie ed Istituti


ono disponibili presso la ns. segreteria alcune copie del volume di Luigi Dasti “Notizie storiche archeologiche di Tarquinia e Corneto” II Edizione del 1991 di cui trovate in allegato immagine di copertina con la prefazione di Giuseppe Scoponi e la presentazione dell’allora sindaco, Senatore Roberto Meraviglia.

Il volume è al prezzo di  € 20,00 per i non associati  ed € 15,00 per i ns. Soci.

 

Chiunque fosse interessato può fare riferimento al numero:

0766/858194 o al presente indirizzo e-mail.

 

Ricordiamo che l’apertura della sede sociale è regolamentata dalle norme anti Covid (non è possibile l’accesso senza mascherina) e con il seguente orario:

 

lunedì-mercoledi-venerdì 9.00-13.00 – 16.30-19.30

sabato: 9.00-13.00

Un cordiale saluto

La Segreteria della Società Tarquiniense d’Arte e Storia

sabato 21 novembre 2020

Gli statunitensi in Africa settentrionale

 ARCHIVIO

 Progetto 2017/6 ANZIO


Di fonte statunitense la carta mostra l'insieme degli sbarchi della operazione Torch iniziata l'8 novembre 1942 con truppe provenienti dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. Il vero problema della operazione era l'incognita rappresentata dall'atteggiamento delle autorità della Francia di Vichy,

Sulla destra le operazioni in Tunisia contro la 1 Armata italian al comando del Maresciallo Messe. Iniziate alla fine del 1942, si conclusero il 15 maggio 1943 con la resa generale delle truppe dell'Asse in Tunisia. Mussolini nominò Messe Maresciallo d'Italia 

venerdì 20 novembre 2020

Un prigioniero nel campo di concentramento di Csot. Ungheria Prima Guerra Mondiale

 DIBATTITI

Seguito post di ieri, nota biografica tratta da Wikipedia

sul Tenente cpl. dell’Arma di Artiglieria Mino Maccari

prigioniero di guerra a Csot. Ungheria




Mino Maccari (Siena24 novembre 1898 – Roma16 giugno 1989) è stato uno scrittorepittoreincisore e giornalista italiano, vincitore del Premio Feltrinelli per la Pittura nel 1963

Nasce il 24 novembre 1898 in una famiglia della piccola borghesia senese. Fin da piccolo estroverso e dotato di una vivace intelligenza visiva, è portato verso il disegno libero con il carboncino, ma il padre, professore di lettere, cerca in tutti i modi d'indirizzarlo verso studi umanistici. Completati gli studi secondari si iscrive all'università. Interventista come molti giovani del suo tempo, partecipa a soli diciannove anni come ufficiale di artiglieria di campagna alla Grande Guerra. Alla fine del conflitto riprende a Siena gli studi universitari e nel 1920 si laurea in giurisprudenza; inizia a lavorare presso lo studio dell'avvocato Dini a Colle Val d'Elsa, di dove era originaria la famiglia e dove aveva trascorso l'infanzia presso i parenti; nel tempo libero dal lavoro si dedica alla sua vera passione: la pittura.

Sono questi momenti, fuori da schemi prefissati, nei primi tentativi con la pittura e l'incisione, dove sente di più l'esigenza di dare un senso alla sua vita. Questo periodo molto tormentato del primo dopoguerra trova in Maccari terreno molto fertile per il suo carattere vivace, beffardo e polemico, che lo porta sia a partecipare agli scontri sociali nel paese, sia come personaggio non secondario alla marcia su Roma del 1922. Nel 1924 viene chiamato da Angiolo Bencini a curare la stampa della rivista Il Selvaggio, dichiaratamente fascista intransigente, rivoluzionario e antiborghese, dove gli vengono pubblicate le sue prime incisioni. Dopo alcuni anni di convivenza tra lavoro al giornale e lo studio legale, agli inizi del 1926 lascia la professione forense per assumere la direzione del Selvaggio che terrà fino al 1942.

Nel 1928 è l'autore del piccolo libro pubblicato da Vallecchi (Firenze), Il Trastullo di Strapaese (canzoncine e legni incisi) che raccoglieva canzoni fasciste (lo stesso libro verrà sequestrato più volte ad Antonio Gramscidurante la sua detenzione).[2][3][4]

Per Maccari, come anche per Malaparte, lo squadrismo non deve smobilitarsi prima di aver annientato completamente il vecchio Stato borghese. Deve compiere una rivoluzione palingenetica e costruire un nuovo tipo d'italiano, completamente in antitesi con quello dell'Italia liberale.[5] Ma quando Maccari si renderà conto che il terreno politico è ormai impercorribile per il fascismo intransigente, a causa dell'osteggiata normalizzazione portata avanti da Mussolini, Il Selvaggio cambierà rotta per puntare sul terreno culturale. Per inaugurare questo percorso scriverà l'articolo di fondo intitolato "Addio al passato", che descrive il nuovo indirizzo del Selvaggio, una rivista che deve dedicarsi all'arte, alla satira e alla risata politica, seguendo una tradizione paesana e beffarda all'apparenza ma in realtà sottilmente colta.[5]

La lapide a Siena

Con il trasferimento della redazione del Selvaggio nel 1925 da Colle di Val d'Elsa a Firenze, Maccari collabora con Ardengo SofficiOttone Rosai e Achille Lega. Nel frattempo, negli anni che vanno dal 1927 al 1930, si fa conoscere al grande pubblico come pittore partecipando a varie mostre nazionali. Sempre nel 1930 Maccari lavora a Torino a La Stampa come caporedattore e ha come direttore lo scrittore Curzio Malaparte.

La sua presenza nel mondo culturale ed editoriale del regime fascista è molto intensa, scrive e collabora a diverse riviste: QuadrivioItalia letterariaL'Italiano e Omnibus di Leo Longanesi; poi, durante la guerra, su il Primato di Bottai e, successivamente ancora, su Il Mondo di Pannunzio, fino a Documento di Federigo Valli. Vasta anche la sua produzione grafica che va da l'Album di Vallecchi (1925), Il trastullo di Strapaese (1928) aLinoleum (1931). Maccari illustra nel 1934 La vecchia del Bal Bullier di Antonio Baldini e nel 1942 pubblica la cartella Album, cui seguono Come quando fuori piove e Il superfluo illustrato.

Per la sua opera pittorica ricca di evidenti accentuazioni cromatiche e pennellate veloci, il disegno violento unito al tratto vivo del segno grafico delle sue incisioni, viene riconosciuto dalla critica artista completo. Nel secondo dopoguerra continua ancora ad acquisire riconoscimenti, merito di un prolifico lavoro creativo, e a presentare mostre personali. Nel 1962 gli viene anche affidata la presidenza dell'Accademia di San Luca a Roma e riesce ad ottenere una mostra personale alla Gallery 63 di New York. Sterminata è la sua produzione di disegni, acquarelli, tempere ecc., a volte in collaborazione con case editrici di prestigio; merita citare, solo come ottimo esempio, i 32 disegni in b/n e a colori con i quali illustrò Il gusto di vivere, volume che raccoglie scritti di Giancarlo Fusco, curato da Natalia Aspesi e pubblicato dalla Laterza nel 1985. Maccari, senese e grande contradaiolo della Torre, dipinse il Palio del 16 agosto 1970 vinto dalla Selva.

Muore senza grandi clamori, in silenzio, novantenne, a Roma il 16 giugno 1989.

È sua la famosa frase spesso erroneamente attribuita all'amico Ennio Flaiano: «Il fascismo si divide in due parti: il fascismo propriamente detto e l'antifascismo».[6][7] Sempre Flaiano in Diario Notturno riporta un'altra famosa frase dell'artista: «Ho poche idee, ma confuse».[8][9][10]

Marcello Staglieno ha descritto Maccari con queste parole:

«Più ruvido e aspro rispetto all'elegantissimo Longanesi, ma insieme più "colto" (e all'apparenza sembra vero il contrario) per più schiette radici nell'anima popolaresca italiana, il talento corrosivo di Maccari nascondeva sempre, in un misto di svagatezza e di ferocia, una profonda malinconia. Consapevole d'appartenere a una razza rara in estinzione, anche lui, come Longanesi, sghignazzava per non singhiozzare. I suoi sberleffi, a sfogliare la collezione del Selvaggio (1924-1943) sono una cronistoria dei mali italiani, ed europei.»

(Marcello Staglieno[11])