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lunedì 22 luglio 2019

Elemetto "Adrian" Prima guerra Mondiale


MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE
La guerra industriale adottò un oggetto di equipaggiamento
per i combattenti già in uso dall'antichità
assente nelle guerre ottocentesche
GIOVANNI CECINI
Fra i vari modelli adottati nella prima guerra mondiale, l'elmetto francese Adrian, progettato dal colonnello intendente generale Adrian, da cui prese il nome, fu senza dubbio il più famoso. La sua costruzione iniziò nel maggio del 1915 ed il suo successo fu tale che venne adottato nel corso del conflitto, oltre che dalla Francia, anche dal Belgio, dalla Serbia, dalla Russia, dalla Grecia, dalla Romania e dall'Italia.
L'elmetto Adrian si componeva di quattro pezzi: una calotta di acciaio lavorata a freddo con uno sfiatatoio sulla sommità, una crestina copri – sfiatatoio applicata con quattro ribattini, una visiera ed un coprinuca che, saldati insieme, venivano applicati alla calotta. Il punto di saldatura fra coprinuca e visiera reggeva anche il sottogola.
Sul davanti l'Adrian era guarnito del fregio dell'arma in metallo. L'elmetto era tinto nel cosiddeto gris artillerie, dal colore del pezzo da 75 dell'artiglieria francese. All'interno l'imbottitura era formata da una fascia alta di pelle di capra, nera o marrone, in cui erano intagliate sette linguette legate alla sommità che servivano anche da regolo; il tutto cinto da una bordatura di panno e fissato all'elmetto. Fra l'imbottitura e la parte interna dell'elmetto vi erano quattro lamierini ondulati. Sottotegola in pelle marrone con fibbia di ferro nero.
L'elmetto, in base alle taglie, pesava dai 650 ai 750 grammi.
In Italia la necessità di adottare un copricapo efficace trovò riscontro in elmetti sperimentali, opera dell'ingegner Farina.
L'ingegner Ferruccio Farina, creatore dell'omonimo elmetto e corazza usati dalle "compagnie della morte", si prodigò moltissimo nella ricerca di soluzioni atte a riparare il soldato. L'elmetto da trincea che ideò non era dissimile dal più noto "elmo Farina", salvo che per l'assenza della dentatura anteriore e per il peso. Le tre taglie in cui era stato costruito pesavano circa 1kg in meno delle corrispettive dell'elmo.
L'elmetto da trincea veniva portato sopra al berretto girato con la visiera alla nuca. Ne furono distribuiti 1.400 esemplari alla 3° Armata nel dicembre 1915, ma non dettero i risultati sperati. Troppo pesanti, scomodi e con poca visuale, non riuscirono a competere con l'elmetto Adrian che contemporaneamente faceva la sua apparizione sul fronte italiano.
La distribuzione dell'Adrian iniziò, in via sperimentale, nell'ottobre del 1915, nel numero di 6 per compagnia. L'ottima prova data fece sì che a questa prima fornitura ne seguisse un'altra, di ben 104.550 elmetti, distribuiti nel gennaio del 1916 sempre alla 3° Armata.
Con la circolare n. 4542 del Comando Supremo del 24 aprile 1916 l'elmetto Adrian fu ufficialmente adottato con la denominazione di "elmetto metallico leggero"-, doveva essere, secondo le disposizioni, l'unico copricapo della truppa e degli ufficiali nella zona di guerra, e nelle retrovie, ogni volta che la truppa era in armi. Il cappello dei bersaglieri, l'elmo dei primi quattro reggimenti di cavalleria furono aboliti per la durata del conflitto. Mentre per il fez, per il berretto da fanteria e per il cappello delle truppe da montagna, venne disposto che fossero usati, in zona d'operazioni, solo all'interno degli alloggiamenti e nei servizi di fatica.
Con l'adozione, si cominciò a produrre l'Adrian in Italia in due pezzi anzichè negli originali quattro. Il modello costruito in Italia prese il nome di "elmetto metallico mod. 16". L'Adrian, comunque, continuò ad essere importato e i due modelli convissero per tutta la durata della guerra.
Inizialmente non era stato previsto un fregio per l'Adrian ed il mod. 16. L'assenza di un contrassegno poneva però ovviamente dei problemi di identificazione, che furono risolti con la circolare n. 12720 C.S. Del 15 luglio 1916; essa stabiliva, "allo scopo di riconoscere i vari corpi e reparti", di dipingere sul davanti dell'elmetto il fregio "identico a quello del berretto" con vernice nera. Quest'operazione doveva essere fatta a cura dei corpi stessi e l'Intendenza Generale aveva preparato dei campioni da distribuire; campioni che o non furono rispettati o non giunsero mai a molti reparti, perchè molti fregi risultarono diversi per misura e grafica. Per ovviare a queste varietà vennero successivamente allestiti degli speciali timbri per fregi.


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