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martedì 1 marzo 2016

La Battaglia di Cheren 31 gennaio . 27 marzo 1941


LA BATTAGLIA      DIMENTICATA

CHEREN

31gennaio- 27 marzo 1941
  
Giovanni Bellisario

Durante in convegno tenuto in Provincia di Lecce prima del 2013, abbiamo ricevuto per la pubblicazione questo scritto. Vicende note e non note hanno impedito la pubblicazione . Nel quadro del recupero di quegli impegni, che non si poterono mantenere per causa non imputabile a noi, abbiamo ripreso lo scritto  emesso a disposizione di tutti. Una promessa mantenuta in occasione del Mercoled' del Nastro Azzurro, dedicato alle "Operazioni Militari in Africa Orientale Italiana. Giugno 1940 -novembre 1941, che avrà luogo Mercoledì 2 marzo 2016 alla Sala Convegni del Circolo Ufficiali delle Forze Armate d'Italia.
(massimo coltrianari)

  
INTRODUZIONE
La battaglia che si combatté a Cheren nei 56 giorni dal 31 di gennaio al 27 di marzo 1941 segnò la caduta dell’effimero Impero italiano.
Fu la battaglia più importante e decisiva della guerra in Africa Orientale. In realtà si potrebbe affermare che fu l’unica battaglia, degna di questo nome, che si consumò su quel fronte.
Si trattava evidentemente di un fronte secondario, un territorio presente nella propaganda nazionale, ma sostanzialmente lontano dalla Patria e dal pensiero degli Italiani. Eppure, un esito diverso di quella battaglia avrebbe potuto modificare,almeno inizialmente,le sorti della guerra d’Africa.
Quanti si rivolgono ai testi di storia, specie quelli di autori italiani, troveranno ben poco su quello scontro epico. Il tutto fu congedato con un semplice riferimento all’ultima resistenza che gli Italiani frapposero all’avanzata inglese in quella località montuosa, alla sconfitta e alla caduta dell’Impero.
Con riferimento a quel fronte si esalta normalmente la resistenza del Duca d’Aosta e degli ultimi reparti italiani sull’Amba Alagi, mentre,con riferimento al fronte d’Africa settentrionale, tutti ricordano El Alamein.
Cheren dice poco o niente ai più, eppure quella battaglia dimenticata non solo fu probabilmente il più alto esempio del valore militare italiano durante la seconda guerra mondiale, ma costituì uno degli scontri più duri e crudeli di tutta la guerra.
I nostri principali avversari di allora, gli Inglesi, l’hanno sempre ricordata con rispetto, sia per l’epicità dello scontro, sia per il valore dimostrato dalle truppe italiane (ed ottenere il plauso militare degli Inglesi, da parte degli Italiani, non è mai stato facile).
Ma per comprendere quello che effettivamente rappresentò Cheren è sufficiente ricordare come fu definita proprio dai nostri nemici:
Chi combatté su altri fronti, sa che nulla è stato peggio di  Cheren, combattimenti sanguinosi, sgomentati e paurosi” “…Cheren ha costituito  il supremo sforzo italiano durante la seconda guerra mondiale e le prodezze delle truppe italiane non sono mai state sorpassate” “E’ probabile che, nel futuro, la storia dovrà segnalare questa battaglia come una delle decisive del mondo”  “Quelli che furono lì sono unanimi nel considerare la estrema durezza di quella lotta e alcuni sostengono che i combattimenti a Cheren furono più selvaggi di quelli a Monte Cassino”.
Churchill, riferendo ai Comuni nei giorni della battaglia affermava “ Cheren resiste ostinatamente” e parlando con il generale Wavell “ Sono preoccupato degli sviluppi della battaglia di Cheren.”
Il generale Wavell replicava al premier inglese”Cheren si sta dimostrando una noce dura da schiacciare… Il nemico sta contrattaccando ferocemente e ripetutamente e, anche se le sue perdite sono state eccessivamente pesanti, non vi sono segni immediati di cedimenti. Gli italiani stanno evidentemente compiendo sforzi disperati per salvare questa posizione”.
Il maggiore inglese P.Searight dei Royal Fusiliers  scrisse che “ in confronto alle battaglie della seconda guerra mondiale quella di Cheren, dal punto di vista fisico, fu un vero inferno. Nei nove mesi che trascorsi in Europa occidentale, quale comandante di compagnia, posso assicurare di non aver mai trascorso giorni più duri di quelli di Cheren”.
Da parte italiana, invece, ci si è sempre soffermati poco su questo scontro, forse perché gli eventi precipitarono o forse perché la resistenza era stata improvvisata e i comandi superiori non vi confidarono molto se non quando fu troppo tardi.
Ma che cosa accadde in quei 56 giorni, chi erano i difensori di Cheren e che cosa rappresentava quel baluardo naturale?

Premesse belliche
Quale fosse lo stato di frustrazione dei militari italiani in Africa Orientale nel giugno del 1940, all’atto dell’entrata in guerra, si rileva dalle parole di uno degli eroi di Cheren: il Gen. Orlando Lorenzini così come è stato riportato dalla figlia. Ritornato da un incontro con il Viceré Duca Amedeo D’Aosta tenutosi il 9 giugno ad Addis Abeba, nel quale fu comunicata l’entrata in guerra dell’Italia per il giorno successivo, alla richiesta della moglie, che lo vedeva preoccupato ”Orlando, torniamo in Italia”, rispose “Ormai è tardi, domattina alle 5 iniziano le ostilità e noi faremo la fine del topo”.
L’Impero era completamente isolato, circondato dalle colonie inglesi da ogni parte. I rifornimenti potevano giungere unicamente per via mare, ma il Canale di Suez era bloccato dai Britannici.
Il 6 giugno 1940, a quattro giorni dall’entrata in guerra, il Duca D’Aosta appuntava nel proprio diario “ho una certa superiorità numerica sui tre eserciti che mi possono attaccare, ma qualitativamente le nostre truppe sono meno addestrate e armate”. Non parliamo delle forze navali: 8 sommergibili e 8 caccia vecchi. Gli aerei sono uno scherzo: 180 di cui solo 18 nuovi. Rifornimenti, pezzi di ricambio, carburante,munizioni bastano sì e no per sei mesi”.
Sostanzialmente l’AOI nel giugno 1940 disponeva di 291.176 uomini, dei quali 91.203 nazionali, 199.973 indigeni, 3.313 mitragliatrici, 5313 fucili mitragliatori, 672.800 fucili e moschetti, 33.500 pistole, 842 cannoni ed obici di vario calibro, 24 mitragliere antiaeree da 20 mm, 71 mortai da 81, 57 da 45, 24 carri M,39 carri L126 fra autoblindo e autocarri rinforzati, 8.271 automezzi di vario tipo. L’aviazione disponeva complessivamente di 325 aerei dei quali 183 in linea, 61 in magazzino, ma efficienti 81 in riparazione.
Le truppe britanniche erano meno numerose, ma meglio armate e addestrate. Erano ben collegate con le basi nazionali dalle quali giungevano rifornimenti. Inoltre potevano operare per linee interne, poiché la loro presenza militare prevaleva nel bacino orientale del Mediterraneo.
Infine potevano contare sull’appoggio dei partigiani etiopici finanziati ed armati dagli stessi Inglesi.
Uno dei migliori e razionali comandanti italiani, il Gen. Guglielmo Nasi, che resisterà per altri sei mesi, circondato e isolato dopo la caduta dell’Impero, a Gondar, ricevuto da Roma l’ordine di dare inizio alle ostilità, commentava “Non abbiamo nulla. Non siamo preparati. Abbiamo poche armi antiquate di preda bellica della guerra 1915-18. Non abbiamo artiglieria moderna, non abbiamo carri armati, non abbiamo munizioni, né aviazione”.
Ma al governo di Roma e agli alti comandi militari sfuggiva il fatto che i britannici  militarmente non fossero le truppe etiopiche. Un conto, infatti, era la guerra contro gli Abissini: male armati e peggio addestrati, altra cosa era affrontare gli Inglesi ed i loro alleati: truppe professionali e ben addestrate, dotate di armi moderne, appoggiate da aviazione e marina e comandate da ufficiali esperti ed  abili.
Il 4 di luglio le truppe italiane, avanzando, occupavano Gallabat quasi senza colpo ferire. Il 12 luglio cadevano Kurmuk e il 14 Ghezan. Dovunque i britannici si ritiravano in buon ordine, quasi senza combattere.
La sola operazione degna di nota fu la conquista di Cassala. Lo scontro fu, in realtà, impari: 320 Sudanesi con sei carri leggeri contro 11.236 italiani (tra nazionali e coloniali), 42 cannoni, 24 carri armati ed appoggio aereo. Alla fine della battaglia gli Anglo-Sudanesi ebbero un morto e tre feriti e riuscirono a ritirarsi in buon ordine. Gli italiani ebbero 2 ufficiali uccisi  4 feriti, 54 ascari uccisi e 110 feriti.
D’altro canto quale fosse l’impreparazione tecnico-professionale dei nostri quadri militari la si coglie nelle parole riferite dal Capo di Stato Maggiore Claudio Trezzani al Maresciallo Badoglio ”finché si tratta di arrischiare la pelle sono ammirevoli, quando invece occorre aprire gli occhi, ragionare, decidere a mente fredda, non ci siamo più. In materia di esplorazione, sicurezza, presa di contatto, preparazione al fuoco, movimento coordinato ecc. sono pressoché analfabeti”.
Intanto a metà di agosto gli Italiani avanzarono nel Somaliland. Gli Inglesi si ritirarono.
La preda bellica fu modesta, mentre risultarono consistenti le perdite italiane raffrontate con quelle nemiche. In ogni caso, come osservarono gli stessi Inglesi, l’occupazione della colonia inglese, che in realtà non portava vantaggio alcuno agli Italiani, costituiva per i Britannici, più che una sconfitta, un colpo alla reputazione.
Ma i successi italiani ebbero breve durata.
Già nell’autunno del 1940 iniziò la controffensiva inglese. Tra la fine del 1940 e i primi giorni di gennaio 1941 gli Italiani iniziarono il ripiegamento .
Le nostre truppe si preparavano così ad affrontare il complesso delle forze britanniche costituite da quattro divisioni e 65.000 uomini al comando del Gen. Platt.
Il primo cruento scontro di rilievo avvenne ad Agordat. 
Gli Inglesi attaccarono il 26 gennaio 1941. Ad attenderli i reparti della 4^  divisione al comando del Col. Orlando Lorenzini.
Gli Inglesi godevano di nutrito appoggio aereo ed alle loro truppe si era aggiunta la Gazelle Force: un corpo speciale di circa 5.000 uomini, carri armati, autoblindo, artiglieria, particolarmente mobile.
I nostri carri M e L nulla potevano contro i pesanti Matilda e Cruiser inglesi sulle cui blindature rimbalzavano anche gli obici della nostra artiglieria.
Due battaglioni di nostri carri furono annientati. Il 31 di gennaio le truppe italiane ripiegarono con ingenti perdite (circa 1.260 nazionali, 14.000 coloniali, 96 cannoni, 24 carri e 20 aerei).
Nei suoi commenti il War Office si mostrò particolarmente severo con il Gen. Lorenzini che aveva comandato le truppe italiane ad Agordat. Successivamente anche il Gen. Carnimeo, che comanderà poi la piazza di Cheren, ritenne che, in quella circostanza, il pur coraggioso Lorenzini  non fosse riuscito a padroneggiare la situazione. In realtà le responsabilità per la conduzione della campagna andrebbero ricercate beni più in alto ed in particolare  nelle continue incertezze del Viceré Duca D’Aosta e degli alti comandi  (i Gen.li Frusci, Tessitore e Trezzani al primo posto).
Un inglese (A.Mockler) scrisse che “ se i generali italiani fossero stati coraggiosi o attivi come i tenenti di cavalleria italiani, l’avanzata inglese non sarebbe andata molto oltre”.
In realtà in quella campagna furono numerosi gli ufficiali di truppa che si distinsero per coraggio, valore e abnegazione. Il riferimento inglese riguarda in particolare i tenenti di cavalleria Amedeo Guillet e  Renato Togni che a Cherù , al comando di un reparto di cavalleria indigena, caricarono l’artiglieria e i carri inglesi. Si legge ancora nella relazione del War Office sulla “Abyssinian Campaign ”Quando la batteria inglese prese posizione, un gruppo di cavalleria indigena guidata da un ufficiale italiano su un cavallo bianco la caricò scendendo giù dalle colline. Con eccezionale coraggio questi uomini galopparono fino a trenta metri dai cannoni, sparando da cavallo e scagliando bombe a mano, mentre la nostra artiglieria, voltati i pezzi di 180°, faceva fuoco con alzo zero. Le granate rotolavano sul terreno senza esplodere; alcune squarciavano il petto dei cavalli. Prima che quella carica pazzesca potesse essere arrestata il Royal Regiment dovette ricorrere alle mitragliatrici” Il Ten. Togni fu colpito mortalmente, mentre il Ten. Guillet continuò sino a sera ad assaltare il nemico.
Quando a sera il reparto italiano si ritirò aveva perduto 448 uomini.

CHEREN
Cheren era una delle posizioni meglio difendibili dell’intero territorio eritreo. Costituiva l’unica porta di accesso ad Asmara e al porto di Massaua. La piccola cittadina, capoluogo del Senait, sorgeva all’interno di un semicerchio di monti interrotto, a sud ovest, dalla gola del Dongolaas, attraversata dalla rotabile e dalla ferrovia Agordat-Asmara, a nord  dalla gola dell’Anseba.
La gola del Dongolaas era il passaggio meglio difendibile, oltre che strategicamente più importante. Era sovrastata da undici cime alte più di 600 metri. A sud ovest si ergeva il monte Dologorodoc, mentre a nord-ovest il massiccio del Sanchil, collegato alla Cima Forcuta da una sella denominata quota 1616. Altre importanti posizioni erano quelle dei monti Falestoh, Zeban e Zalale con il valico di Aqua Col.

Dal punto di vista difensivo non erano state realizzate fortificazioni. Le rocce, le caverne, gli anfratti dei monti diventarono essi stessi fortezza, nidi di mitragliatrici, buche dove trovarono riparo i nostri soldati.
Già il 24 gennaio era stato dato l’ordine di partenza all’11° Reggimento Granatieri di Savoia, al comando del Col. Corsi con due battaglioni Granatieri, un battaglione bersaglieri e una compagnia mortai.
I soldati italiani inviati a Cheren viaggiarono costantemente attaccati dall’aviazione inglese, mentre i reparti in ritirata da Agordat furono continuamente inseguiti dalle forze britanniche. Molti dei nostri soldati ripiegarono verso l’altipiano senza’acqua e senza viveri, costantemente tormentati dagli attacchi aerei britannici.
Giunti sul fiume Barca gli Italiani minarono il ponte Mussolini e disseminarono il letto sabbioso del fiume di mine.
I danni al ponte costrinsero gli Inglesi a ritardare l’inseguimento e la loro avanzata verso Cheren di circa otto ore che si dimostrarono determinanti. Si legge nella relazione di un ufficiale inglese (J.Barker) “Ci vollero otto ore per rendere guadabile il letto del Barca e fu a causa di quelle ore di indugio che le truppe britanniche dovettero poi sostenere la battaglia di Cheren”.
Ma vi è di più: bisognava interrompere la strada che dalle pendici del monte Dologorodòc, all’imbocco della valle del Dòngolass, si arrampicava sui monti di Cheren.
Il Col. del Genio Gabrielli diede l’ordine di far brillare le mine. L’ordine fu eseguito, ma la miccia, deteriorata, si spense in continuazione. Fu allora che un giovane ufficiale del genio, il Ten. Ungaro, si avvicinò alle micce e le accese con un mozzicone di sigaretta . Rimase a guardare sino a quando fu certo che le micce non si sarebbero più spente, poi corse via, ma era troppo tardi. Investito dall’esplosione fu sbalzato in aria. Quando riprese conoscenza nell’ospedale da campo, braccia, gambe e costole frantumate, chiese “Fatto?” “Fatto” gli fu risposto. “Meglio così…”.
Quale fosse l’impressione che ebbero gli Inglesi quando giunsero di fronte a Cheren dopo essere riusciti a penetrare in Eritrea per 320 Km in appena 15 giorni, lo si rileva  dalla loro relazione(“The Abyssinian Campaigns) ”Cheren si ergeva come un grande mastio medievale, il cui ponte levatoio fosse stato alzato e le grate abbassate all’ultimo momento, quando il nemico ormai vittorioso giunge in vista degli spalti. Le mura della fortezza erano guardate dai Granatieri di Savoia appena giunti…

In quel momento a Cheren, oltre all’11° reggimento Granatieri di Savoia del Col. Corso Corsi, erano presenti: l’XI^ brigata ed il III° gruppo squadroni di cavalleria coloniale, il IV° gruppo di cavalleria  coloniale ,il CIV° gruppo autotrasportato di artiglieria con pezzi da 77/28, la V brigata ed il V gruppo di artiglieria della 1^ divisione coloniale al cui comandante, il Gen. Nicola Carnimeo, venne assegnato il comando della piazza, una compagnia del Genio, i reparti superstiti della IV divisione coloniale giunti da Agordat. Tra il 7 e il 13 febbraio 1941 giungeranno come rinforzi il battaglione Alpini Uork Amba inquadrato nel 10° Reggimento Granatieri di Savoia, la I^ brigata coloniale, la V^ brigata coloniale, la XLIV^ brigata coloniale, il II° battaglione di cavalleria coloniale, il I° battaglione del 60° reggimento di artiglieria da campagna,il XXXVI° battaglione di artiglieria, il CII battaglione di artiglieria, il VI, l’XI e il XII battaglione di artiglieria coloniale.  Ancora, tra il 14 febbraio ed il 14 marzo 1941 le truppe italiane furono rinforzate dall’11^ legione camicie nere,dal XLIV battaglione camicie nere, dal 1 battaglione mitraglieri inquadrato nel 10°Reggimento Ganatieri di Savoia,dalla VI^ e dalla XII^ brigata coloniale, dal IV, dal CIII e dal XXII battaglione di artiglieria nazionale. Infine tra il1 5 marzo ed il 27 marzo 1941 giunsero ad ulteriore rinforzo il CL ed il CLXX battaglione di camicie nere e la XLI, la LXI e la XVI brigata coloniale.
Solo dopo il 27 di marzo, quando ormai il fronte si sarà spostato su Ad Teclesan sarà inviato  il 10° Reggimento Granatieri di Savoia del Col. Borghese, che sarà ucciso nel corso di uno dei primi assalti.



Di fronte gli Italiani si trovarono ad affrontare  circa 51.000 uomini tra forze britanniche , indiane, francesi della Legione Straniera. In particolare la 4^ divisione anglo-indiana reduce dalla vittoria di Agordat, costituita da due brigate indiane (la V e la VII) ,un battaglione scozzese, reparti di carri e artiglieria motorizzata e la Gazelle Force. Nei giorni successivi sarebbero poi confluiti aiuti della 5^ divisione, del Sudan Defence Force e ulteriori battaglioni sudanesi. Contrariamente agli Italiani, poi, i britannici si avvantaggiavano di una forte copertura aerea, avendo sostanzialmente il dominio dei cieli nel corso della battaglia.
Durante le settimane della battaglia i Britannici misero in campo  i loro migliori reggimenti . In particolare la 4^ divisione anglo-indiana, con i suoi battaglioni rajputana,i Fucilieri Reali, il 3° battaglione indiano Punjab, il reggimento Sussex, il 4° battaglione di Sikh,il 4° battaglione Punjab, il 2° battaglione scozzese dei Camerons,il 2° battaglione Maharatta della fanteria Punjab.

 Si trattava di truppe di antica tradizione, comandate dai migliori quadri ufficiali dell’esercito britannico. Il Royal Fusiliers, ad  esempio, veniva considerato il reggimento di Londra. Il loro quartier generale,sin dalla costituzione del reggimento, si trova nella Torre di Londra, dove è ubicato anche il loro museo ed era formato interamente da cockneys, uomini nati nel cuore della capitale inglese. Il Sussex Royal, formato da Irlandesi che portavano una piccola piuma bianca sull’elmetto. Il Queen Own Cameron Highlanders, reggimento di montanari scozzesi ,con oltre due secoli di storia. Il reggimento Worcestershire .



LA PRIMA FASE DELLA BATTAGLIA
Gli Inglesi iniziarono con il saggiare le difese italiane attraverso bombardamenti, mitragliamenti aerei e cannoneggiamenti. Avevano il  controllo dei cieli  le loro artiglierie possedevano una gittata maggiore rispetto a quelle italiane, che evitavano di rispondere al fuoco per non facilitare la loro individuazione. Ai bombardamenti seguì qualche attacco poco convinto, nonché scaramucce tra pattuglie.


All’alba del 3  febbraio i Britannici avevano ammassato le loro forze in direzione di quota 1616, di Cima Forcuta e del monte Sanchil.  Erano questi i principali obiettivi che contavano di conquistare . A fronteggiarli si trovavano principalmente i granatieri , in numero almeno nove volte inferiore rispetto a quello degli avversari.
Anche il forte del Sanchil era tenuto dai granatieri  della compagnia comando di reggimento, quasi tutti veterani.
  
Iniziò il cannoneggiamento dell’artiglieria pesante inglese, mentre l’aviazione riprendeva a bombardare e mitragliare. I genieri italiani cercavano intanto di stendere linee telefoniche supplementari dato che i bombardamenti avevano distrutto in parte le comunicazioni.
Nel frattempo, nella valle, i britannici continuavano ad ammassare  carri armati,  autoblindo,camionette d’assalto e camion carichi di truppe.
Carnimeo richiese vanamente ulteriori rinforzi al comando dello  scacchiere di Asmara, ma comprese che doveva arrangiarsi con i granatieri e con le truppe  in quel momento a sua disposizione.
Probabilmente il comando non aveva compreso che Cheren era difendibile e pensava che le forze italiane non avrebbero potuto reggere a lungo. Già si pensava ad una resistenza sull’Amba Alagi.
Per tutta la mattina quota 1616 fu bombardata.
Poi, per qualche minuto, tutto tacque.
Alcuni aerei inglesi, dopo una sventagliata di mitraglia, lanciarono centinaia di volantini che invitavano i soldati italiani a disertare( il lancio di volantini fu ripetuto varie volte nel corso della battaglia. Gli inglesi,infatti, utilizzarono anche la guerra psicologica, specie con le truppe coloniali che furono ripetutamente invitate a liberarsi dal giogo italiano).
I bombardamenti ripresero, continuando sino al pomeriggio.
Verso le cinque, dopo nove ore di bombardamenti, scattò il vero attacco.
Il 2° battaglione dei Camerons Highlanders iniziò a scalare la montagna. Al tramonto i Britannici riuscivano a conquistare quota 1616 travolgendo la  6^ compagnia Granatieri. La notte seguente  reparti indiani di Punjabs occupavano Cima Forcuta.

  
Gli Inglesi,però, che certo non nascondevano il loro disprezzo per le capacità militari italiane, si resero subito conto che, questa volta, le cose sarebbero andate diversamente. Le truppe italiane non sembravano assolutamente intenzionate a cedere, al contrario si battevano con determinazione in una battaglia che si sarebbe caratterizzata per la violenza degli scontri corpo a corpo.
La lotta  per  la conquista di quota 1616, infatti, era stata un massacro: i soldati scozzesi tentavano di superare la cresta di accesso alla quota, i granatieri si scagliavano contro sparando, lanciando bombe a mano, lottando corpo a corpo con le baionette. In rinforzo agli scozzesi furono inviati i Punjab , mentre i granatieri continuavano ad essere inferiori di numero.
Al tramonto, dopo tre ore di combattimenti violentissimi, i granatieri superstiti, incalzati dagli scozzesi, ripiegarono nella gola, riuscendo a trattenere l’ulteriore avanzata del nemico. Nel frattempo i reparti indiani avevano stretto in una morsa anche il Sanchil.
Nelle ore che seguirono gli scozzesi e  gli altri reparti di rinforzo consolidarono le posizioni su quota 1616, che non sarebbe più ritornata in mani italiane. Da lì iniziarono a tirare sugli altri settori italiani, con i mortai, con le mitragliatrici, con i cecchini.

La mattina del 6 febbraio i soldati italiani contrattaccarono , liberando il Sanchil, il costone di Cima Forcuta e ricacciando le truppe anglo-indiane nella valle, ma quota 1616 restò in mani  avversarie.
L’ordine di attacco fu dato ai granatieri dell’11° reggimento dal comandante Col. Corsi. Gli uomini si scagliarono contro quota 1616 urlando furiosamente, seguiti dai reparti ascari. I fucili furono usati come clave,lo scontro avvenne alla baionetta tra i soldati italiani e gli ascari che attaccavano e gli scozzesi e gli indiani che difendevano la posizione conquistata. Gli indiani ripiegarono confusamente, mentre le artiglierie inglesi avevano indirizzato il fuoco alle spalle dei soldati italiani attaccanti per impedir loro di ritirarsi e  chiuderli in una morsa. La linea dello scontro oscillava di continuo. I soldati rotolavano tra le rocce sferrandosi colpi di baionetta. I granatieri lanciavano bombe a mano come fossero sassi.
          

Gli scontri, in ogni caso pur violentissimi, erano caratterizzati da una certa reciproca cavalleria. Quegli uomini che si massacravano senza pietà durante il combattimento,cessavano poi di sparare per consentire alle rispettive pattuglie di raccogliere i feriti.
Poi l’artiglieria inglese riprendeva a battere le posizioni italiane.
Intanto continuavano ad affluire, da parte britannica, truppe fresche, soprattutto indiani. I granatieri erano sempre gli stessi.  Carnimeo aveva richiesto al comando di scacchiere atre truppe, soprattutto il 10° reggimento granatieri, ma inutilmente.
Obiettivo principale degli inglesi era ora il monte Sanchil, intorno al quale si riaccese violentissima la battaglia. Il numero dei granatieri posti a difesa si assottigliava, incalzato dai reparti indiani e colpito dai tiri che provenivano dagli scozzesi di quota 1616.
Fu decisivo l’arrivo dei bersaglieri, inviati di rinforzo, che si gettarono subito nella mischia  determinando un mutamento della situazione.
Gli indiani ripiegarono cercando di riorganizzarsi per riprendere l’attacco.
Non riuscirono nel loro intento: pur bersagliati dalle artiglierie britanniche e dagli scozzesi di quota 1616, gli italiani riuscirono infine a respingere l’attacco ed a conservare le posizioni.
Sino all’8 febbraio non si registrarono combattimenti rilevanti  , ad eccezione di scontri tra pattuglie, mentre le artiglierie inglesi bersagliavano continuamente le posizioni italiane sparando migliaia di colpi ogni ora. A questo si aggiungano i bombardamenti aerei. L’effetto delle granate era devastante, in quanto moltiplicato dalle rocce, che  sbriciolandosi in centinaia di schegge di pietra,  colpivano e ferivano gli uomini.
Alle ore 0,30 dell’8 febbraio i primi reparti indiani, avendo praticato una breccia tra le difese italiane ( si consideri che il fronte era lungo circa 60 Km e che, considerato il numero dei difensori di Cheren, si poteva contare su un soldato ogni 5 metri  ed un pezzo di artiglieria ogni 500) avevano intanto raggiunto l’abitato di Cheren.
Cheren:abitato
Sembrava l’inizio della fine, ma Carnimeo lanciò contro gli indiani  la cavalleria coloniale e gli uomini del 4° battaglione Toselli. Dopo sette attacchi consecutivi le truppe italiane decimavano e respingevano  gli avversari., che si ritiravano al di là del Falestoh.
Gli scontri riprendevano nel pomeriggio del 10 febbraio dopo ore di bersagliamento da parte dell’artiglieria inglese, che giunse a sparare sino a 7.000 colpi ogni ora. Le truppe indiane erano decise a rioccupare Cima Forcuta.
 Per ben due giorni gli scontri proseguirono furiosi e la posizione passò da mano italiana in mano inglese e viceversa. A decidere le sorti dello scontro giunsero gli alpini del battaglione Uork Amba, inquadrati nel 10° reggimento Granatieri di Savoia, i quali, appena giunti da Addis Abeba, nella notte del 12 febbraio furono gettati nella battaglia. Riconquistarono  la posizione dopo furiosi scontri, restituendola saldamente in mani italiane, ma lasciando sul campo metà dei loro effettivi.

Nella giornata del 12 febbraio gli inglesi cercarono ancora di infiltrarsi nella linea del fronte, ma gli uomini del 4° Toselli respinsero gli indiani sul Falestoh e le truppe di Lorenzini, appena nominato generale, ressero su tutta la linea.
I britannici furono costretti ancora una volta a ritirarsi.
Le perdite, intanto, erano altissime: si consideri che solo il 4° Toselli,  in poco più di mezz’ora,  perse 12 ufficiali,e circa 500 fra graduati ed ascari.
Con il ripiegamento degli inglesi sulle posizioni di partenza aveva sostanzialmente termine la prima fase della battaglia.

LA SECONDA FASE DELLA BATTAGLIA
Tra il 14 e il 15 febbraio si registrarono solo scontri di pattuglie, mentre l’artiglieria inglese continuò a martellare incessantemente  le linee italiane.
Il 16,17,18 e 19 febbraio non si segnalarono scontri di rilievo.
Gli inglesi avevano intanto arretrato truppe ed artiglierie. Intendevano consentire il riposo delle prime,mentre continuavano ad affluire ulteriori forze britanniche di rincalzo.


Iniziò,sostanzialmente, una fase di stasi operativa. Gli italiani cercarono di  rinforzare le posizioni, costruendo ripari e muretti. Intanto confluirono alcuni reparti coloniali e di camicie nere di rinforzo alle nostre truppe, mentre gli inglesi furono raggiunti da reparti della Francia Libera  e dai commandos  palestinesi della comunità israelitica, giunti dal Cairo.
 Cheren:truppe britanniche
Nei bollettini ufficiali nazionali di guerra, veniva riportato giornalmente “ Sul fronte di Cheren attività di pattuglie e scambi di artiglierie”.
Gli uomini, però, morivano. Le granate inglesi non mancavano di colpire i ripari italiani e le perdite erano quotidiane.        


LA TERZA FASE DELLA BATTAGLIA
La terza e conclusiva fase della battaglia di Cheren ebbe inizio alle ore 7 del 15 marzo 1941.
I britannici diedero il via ad un bombardamento terrestre ed aereo sulle posizioni italiane terrificante. In poche ore sulle nostre truppe piovvero circa 30.000 granate con un effetto devastante sulle difese e sulle linee di collegamento. Protette dal fuoco dell’artiglieria le fanterie inglesi-scozzesi-indiane-francesi avanzarono su tutto il fronte.
Le nostre artiglierie, al comando del colonnello Lamborghini, fecero prodigi , ma erano notevolmente inferiori rispetto alla potenza di fuoco avversaria.
Gli indiani investirono le posizioni italiane fra il Sanchil e il Samanna, mentre battaglioni della 5^ divisione tentavano la conquista del monte Dologorodoc e la Brig’s Force cercava di aggirare le posizioni difese dal Gen. Lorenzini.
Nonostante la copertura aerea, l’artiglieria, l’impiego di ingenti masse di fanteria e le perdite gravissime l’attacco venne fermato dagli italiani che partirono subito al contrattacco: granatieri, bersaglieri, alpini, carabinieri ed anche finanzieri si scontrarono in una mischia terribile e sanguinosa.
Nella notte tra il 15 e il 16, però, alcuni reparti anglo-indiani ripresero l’avanzata e riuscirono  a conquistare le due posizioni chiave del Pinnacle e del Pimple sul massiccio del Dologorodoc.
Dall’alba del 16 marzo la riconquista della posizione del Dologorodoc divenne prioritaria per Carnimeo, che lanciò numerosi attacchi con i suoi migliori reparti.
Il 19 lanciò nel contrattacco gli alpini superstiti del Uork Amba, che fu sostanzialmente annientato,il 21  gli uomini del battaglione Toselli,il 23 gli ascari dell’85° battaglione.
Tra il 16 e 26 marzo 1941 Carnimeo lanciò ben otto violenti contrattacchi, che videro cadere la gran parte degli ufficiali e dei sottufficiali, compresi  i tenenti colonnelli Barzon e Giordano e i maggiori  Minasi e Agostini.
Ma la perdita più grave, specie per le ripercussioni sul piano psicologico, si verificò il 17 marzo. Colpito da una granata mentre tentava di riorganizzare reparti ascari che si  erano sbandati sul rovescio dello Zeban  per riportarli al combattimento, cadde il Gen. Lorenzini. Si concretizzava così una leggenda che voleva la fine dell’Impero coincidere con la morte del leggendario generale.
Da quel momento  iniziò il fenomeno della diserzione delle truppe indigene.



Ad onore di queste va detto che gli ascari erano indubbiamente razza guerriera, ottimi combattenti se si trattava di attaccare, ma la guerra di posizione, sotto i bombardamenti, causava in loro una strana reazione. Si estraniavano, divenivano quasi degli automi, intontiti e incapaci di battersi, salvo, poco dopo, rilanciarsi quasi automaticamente  nel combattimento.
Un fenomeno analogo, anche se di minor portata,  si verificava, in campo  britannico, con le truppe indiane, valorose e ardite,anche se lente, negli attacchi, ma fisicamente meno portate a resistere alla tensione dei bombardamenti.
 Gli italiani erano ormai a corto di ufficiali e di sottufficiali, in gran parte caduti in combattimento, gli uomini erano esausti, malnutriti, a corto di munizioni e di acqua. I mitraglieri raffreddavano le canne delle vecchie mitragliatrici pesanti, molte risalenti alla Grande Guerra, orinandovi sopra. I più fortunati erano riusciti a sottrarre ai nemici moderne mitragliatrici leggere e munizionamento che ora utilizzavano contro i britannici, in aggiunta alle mitragliatrici leggere Breda già in uso alle nostre truppe.
Il 18 marzo radio Lisbona trasmise un commento “Radio Londra continua a mettere in rilievo l’accanita resistenza italiana a Cheren, la più tenace resistenza che le truppe imperiali britanniche abbiano incontrato fino ad ora in Africa. La radio britannica dichiara che la lotta è asperrima. Gli inglesi si giustificano con le difficoltà naturali del terreno e con la lontananza delle loro comunicazioni logistiche, ma essi dimenticano che, in compenso, posseggono una schiacciante superiorità i mezzi e la supremazia aerea. Si cita l’episodio di un reparto dello Yorkshire che è stato sottoposto all’assalto delle truppe italiane,ininterrottamente,per oltre cento ore. Un altro reggimento inglese del Midland,sostenuto da reparti indiani, che si è dovuto difendere disperatamente all’arma bianca. Il comportamento delle truppe italiane è oggetto d ammirazione negli stessi ambienti inglesi dove si rileva che esse sono state insistentemente bersagliate dalla Royal Air Force nel corso di tutte le azioni che non sono state sufficienti, del resto, a snidarle dalle loro posizioni
Alle  4,15 del 25 marzo 1941 nove battaglioni della 5^ divisione indiana, protetti dal fuoco di oltre 100 cannoni investirono la stretta di Dongolass.
Alle 8,30, nonostante la rabbiosa, disperata reazione degli italiani gli anglo –indiani raggiunsero gli obiettivi previsti.
All’alba del 26 marzo Carnimeo lanciò l’ultimo  contrattacco nel  disperato tentativo di riprendere il Dologorodoc, ma inutilmente.
La sera del 26 marzo il comando di scacchiere ordinava alle truppe di ripiegare su Ad Teclesan.
Cheren cadeva la mattina del 27 marzo, ma la lotta proseguiva sulle posizioni di Ad Teclesan per altri 4 giorni, con l’intervento del 10 reggimento granatieri che perse nel primo contrattacco il proprio comandante Col. Borghese.
L’esperienza di Cheren , però, era ormai irripetibile.

Il 1° di aprile i britannici entravano all’Asmara.
Sul fronte di Cheren gli Italiani avevano perduto oltre 12.000 uomini ed avuto circa 21.700 feriti ( non vi è conformità sulle perdite da parte delle diverse fonti).

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Ci si è chiesto come mai gli Italiani dimostrarono nella battaglia di Cheren una determinazione, un valore e attitudini militari raramente riscontrate nel corso della seconda guerra mondiale.
Probabilmente una risposta sta nel fatto che le nostre truppe, in quella circostanza, erano comandate da ufficiali coraggiosi, capaci ed efficienti, che si scontrarono continuamente con l’inconcludenza e la limitata visione strategica dei comandi superiori. Comandanti come Carnimeo, Lorenzini riscuotevano il rispetto dei loro sottoposti ed anche la loro ammirazione. Comandanti di reparto come Corsi non esitarono a porsi a capo dei loro uomini nei contrattacchi. Gli ufficiali subalterni, comandanti di battaglione, di compagnia e di plotone combatterono e morirono a fianco dei soldati da loro comandati. Vi furono  rarissimi episodi di vigliaccheria, del tutto marginali. Gli Italiani, dimostrarono,in quella circostanza, che pur peggio armati  ed equipaggiati, se ben comandati potevano stupire con il loro valore  un avversario certamente severo nelle valutazioni, come quello britannico.
A tutto questo si aggiunga il fatto che gli Italiani erano certamente consapevoli che quella fosse l’ultima spiaggia dell’Impero e la storia ci ha insegnato che nei momenti più disperati le nostre truppe hanno offerto il meglio.
Ancora non mancava la consapevolezza che nessun aiuto sarebbe mai giunto dalla madre patria e che in quei giorni gli occhi del mondo in guerra erano puntati su quello scontro immane.
La violenza degli scontri, la durata della battaglia, la consapevolezza condivisa di una funzione superiore della quale i nostri soldati si sentirono investiti, cementarono un forte senso di appartenenza e di corpo, al  punto di portare uomini laceri, affamati, stracciati, ridotti a larve a battersi con coraggio smisurato e valore contro truppe eccellenti e costantemente rinforzate da reparti freschi.
Raramente  agli Italiani fu tributato l’onore che ad essi fu riconosciuto dal nemico britannico durante e dopo quella battaglia. Forse solo ad El Alamein agli Italiani fu riconosciuto il valore che dimostrarono sul campo di battaglia.
Il sacrifico ed il coraggio degli uomini che si batterono sul fronte di Cheren riscattò le sconfitte, non di rado dovute a incapacità dei comandi, e le umiliazioni subite dalle nostre truppe nel corso dei tre anni della seconda guerra mondiale.
Altrettanto deve dirsi dei nostri nemici in quella occasione. Gli anglo-indiani si batterono con valore e lasciarono sul campo migliaia i uomini.
Il 7 aprile 1941 W. Churchill scriveva al viceré dell’India “ Tutto l’impero è commosso per l’impresa delle truppe indiane in Eritrea. In me, il racconto dell’entusiasmo e della tenacia con cui esse hanno scalato e alla fine conquistato le ripide alture di Cheren risuscita il ricordo della frontiera Nord-occidentale di molti anni or sono. Come soldato che ha avuto l’onore di servire sul campo con soldati indiani provenienti da ogni parte dell’Indostan, come pure in nome del Governo di Sua Maestà ,chiedo a Vs. Eccellenza di comunicare ad esse e all’intero esercito indiano l’orgoglio e l’ammirazione con cui abbiamo seguito le loro eroiche gesta”.



BIBLIOGRAFIA
-Ministero della Difesa,Stato Maggiore dell’Esercito,Ufficio Storico:” La guerra in Africa Orientale - Roma 1971
-The Abyssinian Campaigns.The Official Story of the Conquest of Italian East Africa .Isued for the War Office by the Ministry on Information. - London 1942
-Angelo Del Boca :”Gli Italiani in Africa orientale vol.III°,2 La caduta dell’Impero”-  Laterza  1986
-Nicola Carnimeo “ Cheren”- Casella  1950
-Renato Loffredo “Cheren” - Longanesi 1973
Maurizio e Filippo Costantini “Cheren .La fine dell’Impero.La Dien Bien Phu italiana” - Chiaramonte 2010
Domenico Quirico “Squadrone Bianco.Storia delle truppe coloniali italiane” Mondadori 2002
Sebastian O’Kelly “Amedeo.Vita,avventure e amori di Amedeo Guillet un eroe italiano in Africa orientale” -  Rizzoli 2002
Giorgio Rochat “Le guerre italiane 1935-1943 . Dall’impero d’Etiopia alla disfatta” - Einaudi 2005
Luigi Bellisario:appunti di guerra


                                                           ELENCO
  DEI COMBATTENTI CADUTI NEL SETTORE NORD DELL' ERITREA
                     E SEPOLTI NEL CIMITERO D I GUERRA DI
                                                C H E R E N


GENERALE MEDAGLIA D' ORO ORLANDO LORENZINI
RIPOSA NEL CIMITERO DI ASMARA
CADUTO NELLA BATTAGLIA DI CHEREN IL 17 MARZO 1941
Ten. Chianese?
1 ignoto Alpino
2 ignoto Alpino
3 ignoto Alpino
4 ignoto Alpino
5 ignoto Alpino
6 ignoto Sott'ufficiale del Btg, Alpini
7 ignoto Alpino
8 ignoto Alpino
9 ignoto Alpino
10 ignoto Alpino
11 ignoto Alpino
12 ignoto Alpino
13 ignoto
14 ignoto Alpino
15 ignoto Alpino
16 ignoto S. Tenente del Btg. Coloniale
17 ignoto Alpino
18 ignoto Camicia Nera
19 ignoto Alpino
20 ignoto Alpino
21 ignoto Alpino
22 ignoto Alpino
23 ignoto Alpino
24 ignoto Alpino
25 ignoto Alpino
26 Albani Pio Serg. magg. del Btg. Alpini
27 ignoto Alpino
28 ignoto Alpino
29 Traldi (Enrico?) Tenente del Btg. Alpini
30 ignoto Alpino
31 ignoto Alpino
32 ignoto Alpino
33 ignoto Alpino
34 ignoto Sott'ufficiale del Btg. Alpini
35 ignoto Alpino
36 ignoto Alpino
37 ignoto Alpino
38 ignoto Alpino
39 ignoto Alpino
40 ignoto Alpino
41 ignoto Sott'ufficiale del Btg. Alpini
42 ignoto
43 Dal Canton Angelo Alpino
44 Zanello Umberto Caporale del Btg. Alpini
45 ignoto Alpino
46 ignoto Alpino
47 ignoto Alpino
48 ignoto Alpino
49 ignoto Alpino
50 Marocco Pietro S. Tenente del Btg. Alpini
51 ignoto Alpino
52 ignoto Alpino
53 ignoto Alpino
54 ignoto Alpino
55 ignoto Alpino
56 ignoto Alpino
57 ignoto Sott'ufficiale
58 ignoto Alpino
59 ignoto Alpino
60 ignoto Cap. magg. del Btg, Alpini
61 ignoto Alpino
62 ignoto Sott'ufficiale del Btg. Alpini
63 ignoto Alpino
64 ignoto Sott'ufficiale del Btg. Alpini
65 ignoto
66 ignoto Capitano del Btg. Coloniale
67 ignoto Granatiere
68 ignoto
69 ignoto
70 ignoto
71 ignoto
72 ignoto Geniere
73 Lanzalotti Giuseppe Bersagliere
74 ignoto Granatiere
75 Di Mauro G. Battista Bersagliere 16 igìioto Granatiere
77 Macro Ambrogio Granatiere
78 ignoto Granatiere
79 Passananle Antonio Serg. magg. dei Btg. Bersaglieri
80 ignoto Granatiere
81 ignoto Granatiere
82 Salvatore Eugenio Granatiere
83 Lo Presti Vincenzo Bersagliere
84 ignoto (...... Raffaele) Granatiere
85 Mancuso Giuseppe Bersagliere
86 Ivone Francesco Granatiere
87 ignoto Granatiere
88 Fiorello Giovanni Serg. magg. del Btg. Bersaglieri
89 ignoto Caporale del Btg. Bersaglieri
90 Merlo Luigi Bersagliere
91 Dì Molini Mauro Caporal magg. del Btg. Bersaglieri
92 ignoto Bersagliere
93 Giumarelli Saverio Bersagliere
94 ignoto (Rossi Marco?) Tenente dei Granatieri
95 Pranteddu Domenico Caporal magg. del Btg. Granatieri
96 ignoto Sott'ufficiale del Btg. Granetieri
97 ignoto Granatiere
98 ignoto Granatiere
99 Tenaglia Narciso Cap. magg. del Btg. Alpini
100 ignoto Alpino
101 ignoto Alpino
102 Di Miro Francesco Granatiere
103 Biondo Biagio (?) Granatiere
104 Bonollo Pietro Alpino
105 Varasso Lorenzo Alpino
106 Frizzi Cap. magg. del Btg. Granatieri
107 Tesauro Filippo Granatiere
108 G instar ini Alosio Ten. del Btg. Granatieri
109 Pedrini Paolo Granatiere
110 ignoto Granatiere
111 Corcina Giuseppe Cap. magg. del Btg. Granatieri
112 Marino Vincenzo Granatiere
113 ignoto Granatiere
114 Tito Carmelo Granatiere
115 Frazzetto Rocco Granatiere
116 Seytarelli Luigi Granatiere
117 Sommaciccio Luigi Alpino
118 ignoto Alpino
119 ignoto Granatiere
120 De Gasperi Domenico Alpino
121 Canduro Albino Alpino
122 ignoto Alpino
123 Guelfi Natale Sergente del Btg. Alpini
124 ignoto Granatiere
125 Marin Ernesto Alpino
126 Bar to lotto Michelangelo Granatiere
127 Lazzari Dario Alpino
128 Benedetti Umberto Granatiere
129 Bemncà Guido Alpino
130 ignoto Granatiere
131 ignoto Granatiere
132 ignoto Granatiere
133 Carneo Giovanni Bersagliere
134 ignoto Bersagliere
135 ignoto Bersagliere
136 ignoto Bersagliere
137 ignoto Bersagliere
138 Vianello Roberto Ten, del Btg. Bersaglieri
139 Ciriaci Dino Ten. del Btg. Coloniale
140 ignoto
141 ignoto
142 ignoto Bersagliere
143 ignoto
144 ignoto
145 ignoto
146 ignoto
147 ignoto Granatiere
148 Marino Salvatore Granatiere
149 …...... Antonio Granatiere
150 ignoto Bersagliere
151 Santolini Arcangelo Cap. magg. del Btg. Granatieri
152 ignoto Granatiere
153 ignoto Granatiere
154 ignoto Granatiere
155 Frao Giuseppe Granatiere
156 ignoto Granatiere
157 ignoto Camicia Nera
158 ignoto Serg. magg. del Btg. Granatieri
159 ignoto Camicia Nera
160 ignoto Camicia Nera
161 ignoto Camicia Nera
162 ignoto Camicia Nera
163 ignoto Camicia Nera
164 ignoto Camicia Nera
165 Pasqualini ..... Alpino
166 ignoto Camicia Nera
167 ignoto Camicia Nera
168 Brunei Camicia Nera
169 ignoto Camicia Nera
170 ignoto Cap. magg. Artiglieria
171 ignoto Camicia Nera
172 ignoto Camicia Nera
173 Cìfanì Domenico Camicia Nera
174 ignoto Camicia Nera
175 ignoto Centurione 11a Leg. CC. NN.
176 ignoto Camicia Nera
177 ignoto Camicia Nera
178 ignoto Artigliere
179 ignoto Camicia Nera
180 ignoto Camicia Nera
181 ignoto Camicia Nera
182 ignoto (Casini?) Sotto Capo Manip. 118 Leg. CC. NN,
183 ignoto Camicia Nera
184 ignoto Camicia Nera
185 ignoto Camicia Nera
186 ignoto Camicia Nera
187 ignoto Camicia Nera
188 ignoto Camicia Nera
189 ignoto Camicia Nera
190 ignoto Camicia Nera
191 ignoto Vice Capo Squadra 118 Leg CC. NN,
192 ignoto Camicia Nera
193 ignoto Camicia Nera
194 Nobile Ferdinando Capo Squadra 28 Leg. CC. NN.
195 ignoto Camicia Nera
196 ignoto Camicia Nera
197 Caruso Nicola Camicia Nera
198 ignoto Camicia Nera
199 Lupo Carlo Vice Capo Squadra 28' Leg. CC. NN
200 ignoto Camicia Nera
201 ignoto Camicia Nera
202 ignoto Camicia Nera
203 Bertinat Giuseppe Carabiniere
204 Zucco Danilo Carabiniere
205 Boldrini Bruno Primo Capo Squadra 118 Leg. CC. NN.
206 Sbarbato Carmine Camicia Nera
207 Basso Attilio Brigadiere dei Carabinieri
208 Pirastru Paolo Camicia Nera
209 Laurencic Stanislao Carabiniere
210 ignoto Sott'ufficiale
211 ignoto Camicia Nera
212 ignoto Camicia Nera
213 ignoto Camicia Nera
214 Zeppi Antonio Camicia Nera
215 ignoto Camicia Nera
216 ignoto Camicia Nera
217 ignoto Camicia Nera
218 ignoto Camicia Nera
219 ignoto Cafhicia Nera
220 ignoto Camicia Nera
221 ignoto Camicia Nera
222 ignoto Ufficiale
223 Rossi Gino Camicia Nera
224 ignoto Camicia Nera
225 ignoto Primo Capo Squadra 118 Leg. CC. NN.
226 ignoto Camicia Nera
227 ignoto Camicia Nera
228 ignoto Granatiere
229 ignoto Granatiere
230 ignoto Ufficiale del Btg. Granatieri
231 ignoto Sott'ufficiale del Btg. Granatieri
232 ignoto Granatiere
233 ignoto Granatiere
234 ignoto
235 Lauretta Giovanni Granatiere
236 ignoto Camicia Nera
237 ignoto
238 ignoto
238 ignoto
240 ignoto Camicia Nera
241 Gasparini Pasquale Camicia Nera
242 ignoto Sott'ufficiale
243 ignoto
244 ignoto
245 ignoto
246 Buffa Marino Granatiere
247 ignoto S. Tenente
248 ignoto
249 ignoto
250 ignoto Alpino
251 ignoto Alpino
252 lervolino Camicia Nera
253 Cosalante Umberto Tenente del Btg. Coloniale
254 Cipriani Ernelio Artigliere
255 Scaglia Luigi Artigliere
256 Oneglio Natale Alpino
257 Cavallo Giuseppe Cap. magg. del Btg. Alpini
258 Bertolinì Antonio Alpino
259 Braccìni Giuseppe Cap. magg. del Btg. Alpini
260 Scoglierì Giuseppe Granatiere
261 Gulla Luigi Caporale del Btg. Granatieri
262 Notarnicola Vitantonio Tenente del Btg, Coloniale
263 Tempesti Luigi S. Tenente Brigata Coloniale
264 ignoto
265 Sìmonini Ernesto Artigliere
266 Gaeta Sebastiano Artigliere
267 Fiori Diego Cap. magg. Carrista
268 Macaluso Ignazio Artigliere
269 Guerini Bernardo S. Ten. del Btg. Coloniale
270 Forcini Alfredo Camicia Nera
271 Goffredo Vincenzo Tenente del Btg. Coloniale
272 Tonelli Sergio S. Tenente del Btg. Coloniale
273 Badocci Erminio Artigliere
274 ignoto Sergente del Btg. Granatieri
275 Caruso Antonio Granatiere
276 Barbarino Severino Sergente degli Alpini
277 Andreozzì Costantino Alpino
278 Gasparotto Arturo Alpino
279 Sbalchiero Gmseppe Caporale del Btg. Alpini
280 Panno Bruno Camicia Nera
281 Arcinoto Mario Camicia Nera
282 Rossi Vittore Camicia Nera
283 Lucisano Carmelo Serg. magg. dei Bersaglieri
284 Pastore Michele Artigliere
285 Lettieri Pasquale Granatiere
286 Briayidolo Costantino Caporale Artigl. Antiaerea
287 ignoto Granatiere
288 L . . S. . , Cap. magg. del Btg. Granatieri
289 ignoto Granatiere
290 ignoto Granatiere
291 ignoto Granatiere
292 ignoto Granatiere
293 ignoto Granatiere
294 ignoto
295 ignoto Granatiere
296 ignoto Granatiere
297 Borghese Alberto Colonnello Com. dei Granatieri
298 Filiasi Francesco Maggiore Artiglieria
299 ignoto Granatiere
300 ignoto Granatiere
301 igyioto Granatiere
302 ignoto Granatiere
303 ignoto Granatiere
304 ignoto Granatiere
305 ignoto Granatiere
30ó ignoto Granatiere
307 Vigottì Gino Artigliere
308 Sposato Cataldo
309 ignoto Autocarrato
310 Colpo Domenico Cap. magg. Autista
311 ignoto Autocarrato
312 ignoto Granatiere
313 Cileni Alfonso
314 ignoto Granatiere
315 ignoto Granatiere
316 ignoto Granatiere
317 ignoto Granatiere
318 ignoto Autocarrato
319 Ceserani Sanzio Tenente d'Artiglieria
320 Teodori Attilio S. Tenente Pilota Aviere
321 Canfora Salvatore Sergente
322 Cammiso Francesco
323 Capoccia Oronzo Camicia Nera
324 Garibaldi L, Marcello Tenente Com. Banda Setit
325 Provinciali Niso Tenente A, A. B. N.
326 D'Amico Giuseppe S, Tenente Carrista
327 ignoto (Coden f)
328 ignoto
329 Casentino Giuseppe
330 Bugnatto Antonio
331 Masala Salvatore Geniere
332 ignoto Granatiere
333 ignoto Granatiere
334 ignoto
335 ignoto Granatiere
336 ignoto Tenente del Btg. Granatieri
337 ignoto Cap. magg. del Btg. Granatieri
338 ignoto Tenente
339 ignoto Cap. magg. del Btg, Granatieri
340 ignoto Granatiere
341 ignoto Autocarrato
342 ignoto Autocarrato
343 ignoto
344 Iannello Vincenzo Tenente di Artiglieria
345 ignoto Granatiere
346 ignoto Cap, magg. del Btg. Granatieri
347 Zanoner Dino Tenente del Btg. Granatieri
348 Guiscardi Palmiere S. Ten. del Btg. Coloniale
349 Cervelli Nilo Vice Capo Squadra C. N.
350 Suriano G. ... .
351 Chepard IV. ... .
352 Aschene R
353 Patorzo ......
354 ignoto
355 Benigni Mario Tenente
356 ignoto
357 ignoto
358 ignoto
359 ignoto
360 Chiesa Arrigo S. Tenente Br. Coloniale
361 Grotto .... S. Tenente del Btg. Coloniale
362 Luchina Armando Alpino
363 Scherzano ....
364 ignoto
365 ignoto
366 Diglia P. . . . Granatiere
367 ignoti Resti bruciati di 6 Soldati ed un Ufficiale
368 Bonaschi Marino
369 Di Paolo Marto Arturo
370 Bremets
371 ignoto
372 ignoto
373 ignoti Resti di due Soldati
374 ignoto
375 ignoto
376 ignoto
377 ignoto Tenente
378 ignoto
379 ignoto
380 ignoto
381 ignoto
382 ignoto Tenente delle Tr. Coloniali
383 ignoto
384 ignoto
385 ignoto
386 ignoto
387 ignoto Tenente del Genio
388 ignoto
389 ignoto
390 ignoto
391 ignoto Camicia Nera
392 ignoto Camicia Nera
393 ignoto
394 Caprioli Giuseppe Caporale Gr. Autocarrato
395 Palamin Angelico Artigliere
396 Morra Ernesto Sergente Artiglieria
397 Chisari Alfio Capitano Com. Carri Armati
398 Carta S. Angelo Cap. magg. y Autoreparto
399 Marino Alfredo Geniere
400 Curatolo Italo Tenente del Btg. Coloniale
401 Rizzio Angelo Alpino
402 Dì Mayzìo Gioacchino Tenente del Btg. Coloniale
403 Chìabolti Oreste Tenente del Btg. Coloniale
404 Zuccolin .... Cap. magg. del Btg, Alpini
405 Cappelluti Valentino Sergente
406 Riposio Carlo Maggiore del Btg. Alpini
407 Favetti Emilio Capitano
408 ignoto Alpino
409 Martinis Carlo
410 Labate Bruno S. Tenente
411 Angelini ..... Alpino
412 ignoto Alpino
413 Dapian Alfredo Cap. magg. del Btg. Alpini
414 ignoto Alpino
415 ignoto Alpino
416 Paiamo Simone Cap, magg, Granatiere
417 Mauro Aldo Tenente del Btg. Bersaglieri
418 Crocamo Antonio Granatiere
419 Romagna Vincenzo S. Ten. Medico del Btg. Coloniale
420 Fiordalisi Vincenzo Serg. magg. del Btg. Bersaglieri
421 Di Persio Alpino
422 Basso Francesco Sergente del Btg. Coloniale
423 Cornetti . ... , Alpino
424 Ruffolo Samuele Mitragliere
425 Celesteni Giustino Granatiere
426 Borsano G. Battista S. Tenente del Btg. Coloniale
427 Pizzabella Giovanni Granatiere
428 Martellotto Rizzardo Granatiere
429 Marino Salvatore Granatiere
430 Stefanon Giacomo Capitano di Artiglieria
431 Brusco Bruno S. Tenente del Btg. Alpino
432 Agostini Emo Maggiore del Btg. Coloniale
433 Montante Angelo Sergente Artiglieria
434 Covella Arcangelo Cap. magg. del Btg. Granatiei
435 Signorelli Lamberto Sergente dei Bersaglieri
436 Brogi Pietro Camicia Nera Scelta
437 De Blasi Aniello Caporale della Contraerei
438 Sauna Pietro Cap. magg. 40 Autoreparto
439 Uras Venerio Caporale Artiere
440 Vecchi Eros Primo Capo Squadra
441 Marengo Vincetizo Alpino
442 De Ferraris Giulio S. Tenente Contraerei
443 Milessi Franicesco Alpino
444 Clveu Gio Batta Alpino
445 Toppan Sante Alpino
446 Papaleo Francesco Cap. magg. dei Granatieri
447 Riva Claudio Camicia Nera
448 Jannelli Giuseppe Sergente Artiglieria
449 Perazzi Pierino Cap. magg. Gr. Autonomo
450 Truglia Antonio Granatiere
451 Cavacci Amasio Serg. magg. dei Granatieri
452 Paussa Natale Tenente dei Bersaglieri
453 Brizzolato Francesco Artigliere
454 Guglielto Nazzareno Cap. magg. Artiglieria
455 Liparota Giuseppe Granatiere
456 Tordini Gino S. Tenente del Btg. Coloniale
457 Manocchio Nicola Artigliere
458 Ddloia Michele Artigliere
459 ignoto
460 Marmi Nestore Tenente dei Bersaglieri
461 Cacacia Alberto Tenente del Btg. Coloniale
462 Castellani Bortolo S. Tenete del Btg. Alpini
463 Caffaro ..... Caporale Artiglieria
464 Veronese Attilio Tenente
465 ignoto
466 Albergo Filippo Geniere
467 Drago Francesco S. Tenente del Btg. Coloniale
468 Barberis Carlo Tenente della Br. Coloniale
469 Giovawello Carmine Camicia Nera
470 Cascavilla Paolo S. Tenente del Btg. Coloniale
471 Dehò Cesoie Capitano del Btg. Granatieri
472 Miclielotto Gino Tenente Btg. Coloniale Tipo(*)
473 ignoto
474 Morgia Artigliere
475 Fuccio Salvatore Artigliere
476 Pecci Attilio Autista
477 ignoto
478 Dalbroil Alpino
479 Patria Bandi Camicia Nera
480 Vasco Aurino Camicia Nera
481 Cia Sergio Camicia Nera
482 Scarafia Antonio Sergente Artiglieria
483 Kurti Ndok Capitano del Btg. Granatieri
484 D'Andrea Seslilio Camicia Nera
485 ignoto Camicia Nera
486 Arenosto Giovanni Sergente del Btg. Coloniale
487 Casarino Luigi Caporale Artiglieria
488 Mendicino Gennaro Cap. magg. del Btg. Granatieri
489 Piccinno Gregorio S. Tenente Br. Coloniale
490 Michelatti Poìnpeo Alpino
491 Errico Nicola Artigliere
492 ignoto Alpino
493 Barbini Aldo Tenente del Btg. Coloniale
494 Barzon Angelo Ten. Colonnello del Btg. Granatieri
495 De Filippi Piero Camicia Nera 49ó ignoto Tenente delle Tr. Coloniali
497 ignoto Serg. magg.
498 Natolini Pompeo Cap. magg. Artiglierie
499 De Sabatino Domenico Artigliere
500 Agosto Giacomo Capitano del Btg. Coloniale
501 Pino Attilio Alpino
502 Bergotta Luigi Cap. magg. Carri Leggeri
503 Squecco Alvise Cap. magg. Carri Leggeri
504 Gasparolto Attilio Caporale Carri Leggeri
505 Apreda Giuseppe Tenente Artiglieria
506 D'Errico Giuseppe Capitano del Btg. Coloniale
507 Bello Vincenzo Alpino
508 ignoto Cap. magg. del Btg. Alpino
509 ignoto Alpino
510 ignoto Alpino
511 Izzarelli Giuseppe Alpino
512 Angelini Augusto Tenente del Btg. Coloniale
513 Bigontina Francesco Camicia Nera
514 ignoto
515 ignoto
516 ignoto
517 ignoto
518 ignoto
519 ignoto
520 ignoto
521 ignoto
522 ignoto
523 ignoto
524 ignoto
525 ignoto
526 ignoto
527 igìioto
528 ignoto Tenente del Genio
529 Canossi Felice Vice brigadiere dei Carabinieri
530 ignoto
531 ignoto
532 ignoto
533 ignoto
534 ignoto
535 Gentile Bruno Autocarrato
536 Bertolucci Giov. Battista Camicia Nera
537 ignoto
538 ignoto
539 ignoto
540 Testi Pietro Tenente del Btg. Granatieri
541 ignoto Camicia Nera
542 Iannello Luigi Granatiere
543 Bandelli Agostino Cap. magg. del Btg. Granatieri
544 ignoto Granatiere
545 ignoto
546 ignoto Granatiere
547 ignoto Granatiere
548 ignoto Granatiere
549 ignoto
550 ignoto
551 ignoto
552 ignoto Camicia Nera
553 Laromana Adi (P. O. W.)
554 V nlurni Giacomo P. O. W.)
555 ignoto (P. O. W)
556 ignoto (P. O. W.)
557 ignoto (P. O. w.)
558 ignoto (P. O W.i
559 ignoto (P. O. W.)
560 Orsi Luigi Finanziere
                                                                     


Nominativi di alpini caduti sul fronte di Cheren

 Albani Pio Sergente maggiore 19 marzo 1941
 Traldi (Enrico?) Tenente 31 marzo 1941
 Dal Canton Angelo Alpino 17 marzo 1941
 Zanello Umberto Caporale 20 marzo 1941
 Marocco Pietro sottotenente 19 marzo 1941
 Tenaglia Narciso Caporal Maggiore 11 febbraio 1941
 Bonollo Pietro Alpino 13 febbraio 1941
 Varasso Lorenzo Alpino 12 febbraio 1941
 Sommaciccio Luigi Alpino 14 febbraio 1941
 De Gasperi Domenico Alpino 12 febbraio 1941
 Canduro Albino Alpino 15 febbraio 1941
 Guelfi Natale Sergente 15 febbraio 1941
 Marin Ernesto Alpino 11 febbraio 1941
 Lazzari Dario Alpino 13 febbraio 1941
 Bemncà Guido Alpino 15 febbraio 1941
 Pasqualini ..... Alpino 15 marzo 1941
 Oneglio Natale Alpino 18 marzo 1941
 Cavallo Giuseppe Caporal Maggiore 21 febbraio 1941
 Bertolinì Antonio Alpino 21 febbraio 1941
 Braccìni Giuseppe Caporal Maggiore 26 marzo 1941
 Barbarino Severino Sergente 19 marzo 1941
 Andreozzi Costantino Alpino 22 marzo 1941
 Gasparotto Arturo Alpino 25 marzo 1941
 Sbalchiero Giuseppe Caporale 26 marzo 1941
 Luchina Armando Alpino 20 marzo 1941
 Rizzio Angelo Alpino 15 marzo 1941
 Zuccolin (Ernesto?) Caporal Maggiore 26 marzo 1941 
 Riposio Carlo Maggiore 30 ottobre 1940
 Angelini (Osvaldo?) ..... Alpino 11 febbraio 1941
 Dapian Alfredo Caporal Maggiore 11 dicembre 1941
 Di Persio Alpino 21 febbraio 1941
 Cometti (Angelo?). Alpino 7 marzo 1941
 Brusco Bruno sottotenente 17 marzo 1941
 Marengo Vincenzo Alpino 10 marzo 1941
 Milessi Francesco Alpino 10 marzo 1941
 Chieu Giobatta Alpino 10 marzo 1941
 Toppan Sante Alpino 10 marzo 1941
 Castellani Bortolo sottotenente 15 marzo 1941
 Dalbroi (Pietro?) Alpino 21 marzo 1941
 Michelotti Pompeo Alpino 23 marzo 1941
 Pino Attilio Alpino 25 marzo 1941
 Bello Vincenzo Alpino 25 marzo 1941
 Belli Giuseppe Alpino 21 marzo 1941


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