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mercoledì 25 novembre 2020

Chiara Mastrantonio. La Prigionia ai tempi della Guerra

APPROFONDIMENTI


 

Articolo

da “Das Kriegsgefangenen – und Internierungslager Boldogasszony/Frauenkirchen“,

di Herbert Brettl

 

  

Nel corso degli anni il trattamento dei prigionieri di guerra muta a seconda degli eventi. Per molto tempo, i prigionieri di guerra erano considerati un trofeo da esibire, prima di essere destinati alla schiavitù. Sostanzialmente, lo scopo di gran parte degli scontri bellici consisteva nel procurare schiavi, destinati a diventare una fondamentale fonte di manodopera. A partire dal XII sec., in seguito al Terzo Concilio Lateranense nel 1179, la vendita dei prigionieri in schiavitù venne proibita, per motivi religiosi. Nel corso del Medioevo, sino ai tempi moderni, divenne preferibile l’eliminazione dei prigionieri di guerra, attraverso la loro uccisione, liberandoli o scambiandoli con altri, per evitare gli ingenti costi necessari per le loro cure, lasciata ai rispettivi paesi.

 

Nella seconda metà del XIX sec., la guerra civile americana e quella franco-prussiana portarono alla luce problematiche importanti su questo tema. La vecchia pratica di rilasciare i prigionieri, o il loro scambio, era ormai scomparsa, sostituita dalla loro deportazione in edifici temporanei. Qui, a causa dell’alto numero di persone e la mancanza di norme igieniche applicate in modo sistematico, si verificarono vere e proprie catastrofi: “…über 56.000 Soldaten an Krankheiten wie Ruhr, Durchfall, Flecktyphus, in der Gefangenschaft starben”, oltre 56.000 soldati morirono di malattie come dissenteria, diarrea e tifo, durante la guerra civile americana.

 

Nel 1864, la Convenzione di Ginevra fornì linee guida valide a livello internazionale per il trattamento dei soldati malati e feriti, tuttavia gli sforzi per mettere in atto tali norme furono inizialmente infruttuosi. Fu solo con la Convenzione dell'Aia / Regolamenti sulla guerra del 1899 e 1907, firmata da 44 stati, tra cui Austria-Ungheria, Germania, Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, che fu raggiunto un accordo sulla condotta da attuare in guerra, secondo il diritto internazionale. Furono inoltre formulate disposizioni che regolavano il trattamento dei prigionieri da parte degli Stati nemici, chiarendo che i prigionieri non potevano essere considerati come prigionieri. Inoltre, l'accordo regolava la sistemazione dei soldati nemici, il mantenimento e il loro utilizzo in termini di manodopera. I singoli articoli dei regolamenti dell’Aia erano vincolanti, tuttavia la loro applicazione non fu sempre praticata. Al momento dell’accordo, nessuno aveva idee precise sulle future difficoltà che avrebbero influenzato la vita quotidiana tra i prigionieri di guerra.

 

La prima guerra mondiale, definita guerra totale (“totaler Krieg”) per la dimensione geografica e gli obiettivi strategici globali in campo, rappresentò il primo terreno di prova su larga scala dei regolamenti dell’Aria. Durante la guerra, furono fatti prigionieri tra gli otto e i dieci milioni di soldati e civili, e ben presto sorsero numerose problematiche relative al loro trattamento. Gli edifici militari inutilizzati, o i campi di addestramento militare, erano i luoghi preferiti per l’alloggiamento (“die Bequartierung”). La monarchia austro-ungarica non aveva esperienza al riguardo e le autorità civili e militari non erano sufficientemente preparate per il gran numero di prigionieri di guerra.

 

Per poter far fronte a questa massa di prigionieri, l'amministrazione militare imperiale istituisce il più rapidamente possibile campi di assembramento su larga scala, meglio sorvegliabili, come caserme o aree di addestramento militare. Con l’esaurirsi di tali risorse, dall’autunno del 1914 si passò all’allestimento di circa 50 campi di prigionieri di guerra, dove, secondo istruzione del ministero della Guerra, gli ufficiali catturati dovevano essere collocati in “stazioni di internamento separate” (gesonderten Internierungsstationen), “dove avrebbero trovato condizioni di vita migliori che nei campi di massa” (wo sie bessere Existenzbedingungen finden als in den Massenlagern).

 

La costruzione dei campi è avvenuta sotto grandi pressioni, sia legate alla necessità di trovare soluzioni in tempi stretti, sia di natura finanziaria, per la scarsità di fondi a disposizione. I primi lavori portarono alla realizzazione di costruzioni semplici e prive di adeguate precauzioni igieniche, provocando la diffusione di epidemie di tifo e altre malattie nell’inverno del 1914-15. Per risolvere queste complicazioni, il Ministero della Guerra richiese ed eseguì in tempi rapidi una serie di lavori di adattamento, nella primavera del 1915.

 

 


 Chiara Mastrantonio


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