APPROFONDIMENTI
Articolo
da
“Das Kriegsgefangenen – und Internierungslager Boldogasszony/Frauenkirchen“,
di
Herbert Brettl
Nel
corso degli anni il trattamento dei prigionieri di guerra muta a seconda degli
eventi. Per molto tempo, i prigionieri di guerra erano considerati un trofeo da
esibire, prima di essere destinati alla schiavitù. Sostanzialmente, lo scopo di
gran parte degli scontri bellici consisteva nel procurare schiavi, destinati a
diventare una fondamentale fonte di manodopera. A partire dal XII sec., in
seguito al Terzo Concilio Lateranense nel 1179, la vendita dei prigionieri in
schiavitù venne proibita, per motivi religiosi. Nel corso del Medioevo, sino ai
tempi moderni, divenne preferibile l’eliminazione dei prigionieri di guerra,
attraverso la loro uccisione, liberandoli o scambiandoli con altri, per evitare
gli ingenti costi necessari per le loro cure, lasciata ai rispettivi paesi.
Nella
seconda metà del XIX sec., la guerra civile americana e quella franco-prussiana
portarono alla luce problematiche importanti su questo tema. La vecchia pratica
di rilasciare i prigionieri, o il loro scambio, era ormai scomparsa, sostituita
dalla loro deportazione in edifici temporanei. Qui, a causa dell’alto numero di
persone e la mancanza di norme igieniche applicate in modo sistematico, si
verificarono vere e proprie catastrofi: “…über 56.000 Soldaten an Krankheiten
wie Ruhr, Durchfall, Flecktyphus, in der Gefangenschaft starben”, oltre 56.000
soldati morirono di malattie come dissenteria, diarrea e tifo, durante la
guerra civile americana.
Nel
1864, la Convenzione di Ginevra fornì linee guida valide a livello
internazionale per il trattamento dei soldati malati e feriti, tuttavia gli
sforzi per mettere in atto tali norme furono inizialmente infruttuosi. Fu solo
con la Convenzione dell'Aia / Regolamenti sulla guerra del 1899 e 1907, firmata
da 44 stati, tra cui Austria-Ungheria, Germania, Russia, Stati Uniti, Gran
Bretagna e Francia, che fu raggiunto un accordo sulla condotta da attuare in
guerra, secondo il diritto internazionale. Furono inoltre formulate
disposizioni che regolavano il trattamento dei prigionieri da parte degli Stati
nemici, chiarendo che i prigionieri non potevano essere considerati come
prigionieri. Inoltre, l'accordo regolava la sistemazione dei soldati nemici, il
mantenimento e il loro utilizzo in termini di manodopera. I singoli articoli
dei regolamenti dell’Aia erano vincolanti, tuttavia la loro applicazione non fu
sempre praticata. Al momento dell’accordo, nessuno aveva idee precise sulle
future difficoltà che avrebbero influenzato la vita quotidiana tra i
prigionieri di guerra.
La
prima guerra mondiale, definita guerra totale (“totaler Krieg”) per la
dimensione geografica e gli obiettivi strategici globali in campo, rappresentò
il primo terreno di prova su larga scala dei regolamenti dell’Aria. Durante la
guerra, furono fatti prigionieri tra gli otto e i dieci milioni di soldati e
civili, e ben presto sorsero numerose problematiche relative al loro
trattamento. Gli edifici militari inutilizzati, o i campi di addestramento
militare, erano i luoghi preferiti per l’alloggiamento (“die Bequartierung”).
La monarchia austro-ungarica non aveva esperienza al riguardo e le autorità
civili e militari non erano sufficientemente preparate per il gran numero di
prigionieri di guerra.
Per
poter far fronte a questa massa di prigionieri, l'amministrazione militare
imperiale istituisce il più rapidamente possibile campi di assembramento su
larga scala, meglio sorvegliabili, come caserme o aree di addestramento
militare. Con l’esaurirsi di tali risorse, dall’autunno del 1914 si passò
all’allestimento di circa 50 campi di prigionieri di guerra, dove, secondo
istruzione del ministero della Guerra, gli ufficiali catturati dovevano essere
collocati in “stazioni di internamento separate” (gesonderten
Internierungsstationen), “dove avrebbero trovato condizioni di vita migliori
che nei campi di massa” (wo sie bessere Existenzbedingungen finden als in den
Massenlagern).
La
costruzione dei campi è avvenuta sotto grandi pressioni, sia legate alla
necessità di trovare soluzioni in tempi stretti, sia di natura finanziaria, per
la scarsità di fondi a disposizione. I primi lavori portarono alla
realizzazione di costruzioni semplici e prive di adeguate precauzioni
igieniche, provocando la diffusione di epidemie di tifo e altre malattie
nell’inverno del 1914-15. Per risolvere queste complicazioni, il Ministero
della Guerra richiese ed eseguì in tempi rapidi una serie di lavori di
adattamento, nella primavera del 1915.
Chiara Mastrantonio
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