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martedì 30 maggio 2023

Maggio 2023 Editoriale

  

Riprende la consuetudine di dedicare l'editoriale al libro  pubblicato nel mese. Oggi è la volta del volume dal titolo:  Il Corpo Italiano di Liberazione. da Monte Marrone al Metauro  - Marzo – Settembre 1944.  LA CREDIBILITA’ CONQUISTATA SUL CAMPO

 

Il volume descrive le operazioni condotte dal Corpo Italiano di Liberazione dall’aprile al settembre 1944, dalla impresa di Monte Marrone, che decretò definitivamente la sua sopravvivenza come unità combattente, alle operazioni nel Montefeltro e nell’Urbinate, passando per l’epica giornata di Filottrano e la partecipazione essenziale voluta dai Comandanti polacchi alla conquista di Ancona e del suo porto. Una delle tre unità di corpo d’armata, permise la manovra al 2° Corpo Polacco lungo la litoranea adriatica, garantendo sempre il proprio fianco avanzante, avente come obiettivo la conquista del porto di Ancona. Il Corpo Italiano di Liberazione, della forza passata via via da 25000 a 65000 uomini, avanzò lungo la linea interna liberando l’Aquila, Teramo, Ascoli Piceno, Macerata Tolentino e Jesi per poi concludere il suo ciclo operativo liberando Sassoferrato e Gubbio. Il valore militare, la capacita la abnegazione e la stima conquista sul campo si impose alla ammirazione dei soldati e dei Comandanti Polacchi ed alla attenzione di Statunitensi e Britannici. Questo fu una delle ragioni per cui, nel quadro della campagna d’Italia, gli Alleati decisero di porlo come base per formare entità di grado superiore, ovvero i Gruppi di Combattimento. Un segno di fiducia e stima da parte dei Comandi Alleati nelle forze combattenti italiane, dopo le pesanti incertezze nutrite all’indomani della Battaglia di Montelungo e le vicissitudini che seguirono in cui si palesò anche l’ipotesi di ritirare dal fronte ogni forza combattente italiana.

Il volume copre, come limite di tempo, il periodo che va dal marzo 1944, in cui il I Raggruppamento Motorizzato formalmente si trasforma in Corpo Italiano di Liberazione con l’immissione di nuove unità e reparti, alla fine di settembre, quando il Corpo Italiano di Liberazione è ritirato dalla raggiunta linea del Metauro e inviato nelle retrovie per essere disponibile alla trasformazione ordinativa nei Gruppi di Combattimento.  Come limite di spazio, il volume copre le regioni degli Abruzzi, del Molise e delle Marche, nell’Italia centro meridionale, con gravitazione verso il versante adriatico.

Il volume è anche espressione di un progetto, intitolato appunto “Il Corpo Italiano di Liberazione: dalle Mainarde al Metauro” che, presentato al Ministero della Difesa, è stato da questi approvato.

(massimo coltrinari)

lunedì 29 maggio 2023

Copertina Maggio 2023

 

                                                                                          



QUADERNI  ON LINE





                                                  Anno LXXXIV, Supplemento on line, V  , 2023, n. 87

 Maggio 2023
valoremilitare.blogspot.com
www.cesvam.org 

domenica 28 maggio 2023

Volume di Prossima Pubblicazione. Progetto 2021/1

 NOTIZIE CESVAM


Il Corpo Italiano di Liberazione 
 Da Monte Marrone al Metauro
 Marzo- Settembre 1944

LA CREDIBILITA' CONQUISTA SUL CAMPO

sabato 27 maggio 2023

L'Intelligence e l'Attività Umana. VII Parte. Bibliografia, di Fabio Lombardelli

 UNA FINESTRA SUL MONDO 


BIBLIOGRAFIA GENERALE E DI PERTINENZA


 Daniel Kahneman, “Pensieri lenti e veloci”, Mondadori, 2012. 

 Carmelo Nicola Alioto, “Pubbliche manifestazioni tra safety e security”, Polizia di Stato, gennaio 2020. 

 Angelo Tofalo, “Intelligence collettiva: il concetto di sicurezza partecipata”, agosto 2017. 

 Dalia Galeotti, “Governamentalità: per una critica del potere al tempo del liberismo”, Università di Pisa. 

Raul Chiesa e Silvio Ciappi, “Profilo Hacker”, Apogeo, 2007. 

 Luigi Sergio Germani, “Intelligence, perché l’uomo conta molto anche nell’era cyber”, Formiche, 2018. 

 A.B.K. Al-Saud, The Tranquillity Campaign: A Beacon of Light in the Dark World Wide Web, «Perspectives on Terrorism» 112 (2017). 

 C. Andrew, The Defence of the Realm, Penguin Books, London 2010. 

 R. Baer, See no Evil, Three Rivers Press, New York 2002. 

 D. Bolchini, Dopo Bruxelles: quale strategia di contrasto? «Istituto Affari Internazionali» (7 aprile 2016). 

 C. Boucek, The Sakinah Campaign and Internet Counter-Radicalization in Saudi Arabia, «CTC Sentinel», Combatting Terrorism Center, West Point (agosto 2008).

 L. Bozzo, L’Italia è nei Balcani... ma lo dimentica, «Rivista Aeronautica» (2017). 

 O. Durand et Al., Corso di Arabo contemporaneo, Hoepli, Milano 2010. 40 

R. Lillbackal, The Social Context as a Predictor of Ideological Motives for Espionage, «International Journal of Intelligence and Counterintelligence» 30 (2017). 

A. Manganelli – F. Gabrielli, Investigare, Cedam, Padova 2007. 

J. Richards, A Guide to National Security, Oxford University Press, Oxford 2012. 

Christopher Hadnagy, “Human Hacking”, Apogeo, 2019.

 Frank Stopa, “The human Skill: elicitation & interviewing”, e-book, 2010.

venerdì 26 maggio 2023

LA PROTEZIONE DEGLI ASSETTI CIVILI E MILITARI IN ZONE A RISCHIO INSORGENZA: AREA TAJIKISTAN – UZBEKISTAN

 UNA FINESTRA SUL MONDO

“LA PROTEZIONE DEGLI ASSETTI CIVILI E MILITARI IN ZONE A RISCHIO INSORGENZA: AREA TAJIKISTAN – UZBEKISTAN”




 DI  Nicolo Paganelli

Il Tagikistan ha una Storia antica: dal 600 a.C. Imperi e Califfati si succedettero con Kamboja, Achemenidi, Ellenici, Arabi, Mongoli, Turchi, Persiani/Bukhara. Da Provincia russa a RSS Tagika dopo la Rivoluzione del 1917; con la resistenza dei ribelli islamici (Basmachi), nel '29 il Paese viene riconosciuto dall'URSS. Le città Bukhara e Samarcanda (antiche capitali culturali iraniche in Asia Centrale) furono spostate fuori Tagikistan dall'amministrazione sovietica, in RSS Uzbeka, e Dušanbe divenne Capitale tagika. Movimenti legati al Sufismo attuarono la resistenza culturale del Paese, creando nel '70 il Partito Islamico della Rinascita con ribellioni e disordini fino all'uscita del Tagikistan dall'URSS (1991). La Guerra Civile tra islamici e democratici risultò in: devastazione del Paese, pulizia etnica controversa, 100.000 morti, 1,2 milioni di profughi. Nel '97 il Pres. Emomali Rahmon (dal 1994) firma con l'Opposizione il Cessate il Fuoco. Nel 1999 si ebbero elezioni pacifiche ma segnalate ingiuste dagli oppositori e Rahmon venne rieletto. Dopo l'11/09/2011 truppe di USA, India e Francia giunsero nel Paese, e fino all'estate 2005 truppe russe difesero il confine con l'Afghanistan. Situato in Asia Centrale, senza sbocchi sul mare, confina a N con Kirghizistan, a S con Afghanistan, a E con Cina e a O con Uzbekistan. Dati: sup. tot. 142.600 kmq, capitale Dušanbe, pop. tot. 9.126.600 ab. (2018), dens. 64 ab/kmq, lingua Tagico (uff.), Russo, Uzbeco; relig. Islam (magg.), Cristiani, Ebrei, Zoroastriani, altre/atei. Più del 90% montuoso, il Paese ha le vette più alte dell'Asia Centrale (Picco Ismail Samani 7495 m). A SO e NO vi sono aree pianeggianti. Nel 2011 il Paese cede 1000 kmq di terra tagika alla Cina. Il Tagikistan appartiene all'antica regione Transoxiana, delimitata dai grandi fiumi Amudar'ja e Syrdar'ja. Il clima del Paese è in generale continentale (alpino in quota) con grandi escursioni termiche, poche piogge (a ovest) e inverni miti. Il Paese ha 4 Province: Dushanbe (Capitale), Suğd, Chatlon, Gorno-Badachshan (aut.), divise nei Distretti Chujand, Dushanbe, Bochtar, Choruğ. Etnie: Tagiki, Uzbeki, Kirghisi, Russi, Turkmeni, Arabi/Tatari, Yagnobi/altri. Il diffuso allevamento compensa la poca terra coltivabile (cotone). Le risorse minerarie sono tante e, nonostante l'industria poco sviluppata, il potenziale idroelettrico è alto (4 grandi dighe). Vitali le rimesse di emigrati in Russia. Cina e Russia stanno consolidando la loro presenza militare nel Paese. Nonostante lo sviluppo positivo del Paese dopo la Guerra Civile 1992-1997, è sempre probabile un rapido peggioramento della sicurezza, con tensioni economiche e criticità. Le Autorità, per possibili attentati terroristici, vietano viaggi in alcune zone. La situazione pare calma e fluida: massima cautela però, specie fuori dalla Capitale in zone frontaliere e isolate, poiché il rischio terrorismo è elevato e vi sono numerosi arresti di sospettati appartenenti a cellule estremiste islamiche. La crisi economica e il rientro di emigrati aumentano l'insicurezza generale (aggressioni a Polizia Locale a Dušanbe/dintorni). Rari i reati contro stranieri. Zone pericolose: confine col Kirghizistan (guerriglia interetnica), Provincia Aut. Kuhistoni-Badakhshon (traffici illegali/scontri/aree minate/ordigni inesplosi), confine con Afghanistan (infiltrazioni di terroristi), confine con Uzbekistan (scontri interetnici/mine anti-uomo); criminalità e microcriminalità sono in leggero aumento (Dušanbe). Le Autorità consigliano di rafforzare le misure di sicurezza aziendale. Vigono disposizioni giuridiche particolari (divieto fotografia, ecc.). Il Paese è in una zona sismica attiva, è soggetto a inondazioni (piogge abbondanti), valanghe, colate fangose, caduta massi/frane, isolando località per giorni. Le strutture mediche non soddisfano gli standard: attrezzature sanitarie inadeguate, molti farmaci irreperibili, igiene carente. Malattie/ferite serie necessitano cure fuori Stato. Diffusa la malaria.

 

L'Uzbekistan è uno dei più antichi territori abitati da 40-50 mila anni fa, origine dei popoli indoeuropei. La sua lunga Storia ha visto grandi migrazioni, ascese e cadute di imperi e dinastie, invasioni, guerre, Califfati ed Emiri, producendo grandi cambiamenti nella costituzione etnica. Il Paese lo stesso percorso del Tagikistan con Samanidi Persiani, Karakhanidi, Turchi Selgiuchidi, Impero Corasmio, Mongoli e Turco-Mongoli (Gengis Khan), Impero Timuride (Tamerlano). Con gli Arabi, Samarcanda è il primo centro musulmano di produzione cartacea. Dal 1813 il Paese fu centro del Grande Gioco tra Inglesi e Russi, finito con la Convenzione Anglo-Russa (1907). Nel 1916 gli Uzbeki si ribellano ai Russi, ma l'annessione all'Impero creò buone relazioni socio-culturali, scambi commerciali, trasporti ferroviari, istruzione, industria e veloce sviluppo economico. Nel '24 i Russi creano la RSS Uzbeka includendo il Turkestan (in parte) e le Repubbliche Bukhara e Khorezm (ex-Khanati). Nel '29 la RSS Tagika uscì dall'Uzbekistan. Il Paese ebbe una forte russificazione col trasferimento di gente e industrie pesanti. Nel 1989 scoppiano scontri interetnici (Pogrom) nella Valle Fergana contro i Turchi-Mescheti (georgiani), che fuggono. Il Paese è indipendente dal 31/08/1991 (01/09/91). Dal '91 al 2016 il Pres. Islom Kamirov (1990-1991 Pres. RSS Uzbeka) vietò i partiti oppositori e represse l'Islam, controllando e censurando i media ed attuò misure di antiterrorismo supportando gli USA nel 2001 con basi per operazioni in Afghanistan, ottenendo aiuti strategici-economici. Ritornato pro-Russia nel 2005, ha tensioni con i vicini Stan per la leadership nell'area. Morto Kamirov (2016) sale il Pres. Šavkat Mirzijaev con cambiamenti politici. Situato in Asia Centrale, senza sbocchi sul mare, confina a N e NO con Kazakistan, a S con Afghanistan e a SO con Turkmenistan, a E e SE con Kirghizistan-Tagikistan. A O c'è la Rep. Aut. del Karakalpakstan. Dati: sup. tot. 444.103 kmq; capitale Taškent (città indip.); pop. tot. 33.905.242 ab. (2020), dens. 76,35 ab/kmq; lingua Uzbeco (uff.), Russo, Tagico; relig. Islam (magg.), Cristiani Ortodossi, atei/altri. Il territorio è 4/5 desertico al centro con a E i monti Tian Shan e a NO il Lago d'Aral (era uno dei più grandi al mondo) e gli antichi Sir-Darya e Amu-Darya. Qui il clima continentale ha lunghe estati calde e freddi inverni. La flora è quella tipica desertica. Si hanno la Rep. Autonoma Karakalpakstan e 12 Regioni: Andijan, Bukhara, Jizzax, Fergana, Kashkarsaya, Khorezm, Namangan, Navoiy, Samarcanda, Sirdaryo, Surxondaryo, Taškent. Etnie: Uzbeki, Tagiki, Kazaki, Russi, Caracalpaki, Kirghisi, Coreani, Tatari, Turkmeni, Ucraini, altri. Nel 2017-2018 Mirzijaev fece riforme per favorire investimenti esteri e la libera economia. Il cotone è la coltura principale, oltre pomodori, ortaggi, frumento, frutta. Nota la pregiata pecora Karakul turkmena, una delle più antiche (Babilonesi XV a.C.). Il suolo è ricco di gas, petrolio, uranio, lignite e tanti metalli lavorati nelle industrie pesanti. Oggi il Paese è stabile grazie alle politiche di Kamirov; Mirzijaev si aprì democraticamente aspirando alla guida dei 5 Stan assieme a Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan verso un'economia comune per rapportarsi a UE-USA, compensando influenze di Cina-Russia; tutti attraversati da rotte della Belt & Road Initiative (mega-progetto di Xi Jinping nel 2013 per logistica Europa-Asia), mentre Russia, Azerbagian, Kazakhstan, Iran e Turkmenistan (20 anni di trattative) si dividono Mar Caspio e risorse, impedendo presenze militari estere. Oggi il Paese è lo Stan più popoloso e il suo Governo è modello per gli altri. Sono possibili tensioni politiche e il rischio terrorismo è alto dato l'instabile Afghanistan. Al confine col Kirghizistan si hanno scontri tra etnie. Taškent, Samarcanda, Khiva, Nukus e Bukhara sono sicure e unità speciali di Polizia Locale (Safe Tourism Units) assistono i turisti. Presenti Movim. Islamico dell'Uzbekistan e Akramia. Campi minati non segnati/mine anti-uomo piazzate sulle frontiere con Afghanistan/Tagikistan/Kirghizistan. Probabili bersagli: strutture militari/civili, personale FF.AA., strade, ambasciate estere, ecc.; consigliate misure di sicurezza aziendale rafforzate. Vi è attività sismica frequente, il tempo muta rapidamente isolando le località. A Taškent il livello delle strutture sanitarie è discreto, fuori è sotto la media europea, ma aumentano quelle private estere; negli anni si è progredito nella prevenzione/contrasto di malattie infettive.

 

Dopo tutte le analisi nascono così Riflessioni e Valutazioni per Scenari Futuri.

In Tagikistan è fondamentale proteggere e sorvegliare i confini per impedire infiltrazioni di terroristi/guerriglieri da Paesi vicini. Ciò contribuisce a ridurre la minaccia terroristica, traffici illeciti transfrontalieri di soggetti terzi legati a ribelli/criminali, oltre a controllare maggiormente viavai di gente da/per il Paese. Le infrastrutture sono vitali per lo Stato: bisogna provvedere a rinforzarne la sicurezza per continuare la loro funzione in ottime condizioni. La sanità pubblica dovrebbe essere migliorata da ogni punto di vista, rispettando standard minimi per apparecchiature e qualità igienico-sanitaria del servizio, così da non dover per forza evacuare all'estero per curare malattie/ferite gravi, incrementando le strutture sanitarie in tutto lo Stato, anche in zone isolate e remote. È bene riparare/migliorare periodicamente l'assetto stradale su tutto il territorio nazionale e potenziare i collegamenti radio-telefonici/logistici con ogni località, oltre a pattugliamenti continui di FF.AA. per controllare la presenza di IED sopra/sotto il manto stradale. Va incentivata la stabilità economico-securitaria, aprendo collaborazioni con investitori di altri Paesi diversi da Russia/Cina. Se le Istituzioni di Governo funzionano bene e la situazione si considera sicura, si attirano aziende straniere nel Paese e ciò fa girare l'economia con turismo e flussi commerciali. Con l'elevato pericolo sui confini nazionali, bisogna potenziare l'organico delle FF.AA. a fronte di qualsiasi eventuale minaccia esterna/interna, assicurando stabilità e sicurezza permanenti su tutto il territorio. Si raccomanda di tenere sempre operative FF.AA./Polizia locale nel pattugliare e mettere in sicurezza i vari centri abitati (rurali/grandi città), non invasivamente nella vita quotidiana, per creare più consapevolezza che il Governo tiene alla sua gente e può proteggerla. Un Paese sicuro dove lavorare e vivere più tranquillamente dà la possibilità di un futuro migliore e riduce l'uscita dei cittadini in cerca di fortuna all'estero.

In Uzbekistan sarebbe ottimo se l'area economica comune dei 5 Stan divenisse anche cooperazione militare garantendo sicurezza e stabilità in tutta la Regione, contrastando terrorismo e crimine con operazioni congiunte (ogni Paese però ha interessi nazionali diversi). Per la mancanza di sicurezza fuori dalle grandi città e in aree rurali è bene sorvegliare e pattugliare di continuo il territorio per prevenire e contrastare eventuali attacchi a civili, ripulire le strade da IED e bonificare campi minati. Bisogna difendere le infrastrutture del Paese per assicurare funzioni ottimali di Governo e mantenere la stabilità socio-economica già traballante. È vitale migliorare la sanità statale, almeno secondo standard minimi internazionali, da non dover evacuare per malattie/ferite gravi, aumentando strutture in tutto il Paese.

Questi Paesi riescono ad avere un Esercito coeso e unito? Tagikistan e Uzbekistan hanno eserciti ereditati dalla vecchia Armata Rossa, con una consistenza robusta e compatta.

giovedì 25 maggio 2023

Radio Londra. È al microfono il Colonnello Stevens

 DIBATTITI

 propaganda britannica durante la II guerra mondiale

MUOVERE ALL'ATTACCO

 

25 maggio 1942

 

Buona Sera. TERI, a Trafalgar Square, si sono adunati 50.000 I cittadini per chiedere al governo una pronta azione militare su vasta scala sul Continente. Gli oratori, rappresentanti le fazioni estreme della classe operaia, hanno avuto parole acerbe contro il governo di Churchill per la sua apparente inazione; e la folla, composta di cittadini di tutte le categorie sociali, che gremiva la vasta storica piazza nel centro di Londra, ha entusiasticamente applaudito. A due passi dal luogo del comizio, erano visibili le tracce dei bombardamenti aerei dai quali per quasi un anno, notte e giorno, Londra è stata tormentata. Per un raggio di una ventina di chilometri, migliaia di case abbattute, miliardi di danni. Ed ognuno dei 50.000 citta- dini ieri a Trafalgar Square avrebbe potuto portare una testimonianza vissuta di quegli eventi, svoltisi quando la Germania non aveva perduto ancora la speranza di vincere la guerra distruggendo le città inglesi e terrorizzando la popolazione civile. Dopo oltre due anni e mezzo di guerra e di controblocco, se vi è una voce che si leva nelle pubbliche piazze contro il governo, è quella che esige di attaccare il nemico, di attaccarlo a fondo, di andarlo a scovare in casa propria. I 300.000 che ritornarono da Dunkirk, battuti e senz'armi, costituivano allora quasi tutto l'esercito di prima linea della Gran Bretagna. Oggi, questo è dieci volte più numeroso e perfettamente armato ed equipaggiato. Il popolo inglese è consapevole di questa forza immensamente accresciuta ed è trascinato all'impazienza. I rovesci di Grecia e di Singapore sono dimenticati. Non fa nulla se i giapponesi sono alle porte dell'India; se l'Australia è minacciata; se un grande esercito deve essere mantenuto nel Medio Oriente per compiti difensivi ed offensivi; se il nemico è accampato a Calais, a Flessinga, e minaccia di invadere l'isola. Non fa nulla. Il senti- mento del popolo è che bisogna muovere all'attacco.

Eppure si sa che i tedeschi hanno eretto un muro d'acciaio sulla costa occidentale del Continente. Si sa che i loro eserciti non sono ancora impegnati a fondo in Russia, e che sono eserciti numerosi, potenti, bene armati e ben comandati. Lo stesso, bisogna attaccarli e sgominarli.

Questo è lo stato d'animo della Gran Bretagna di oggi: di un paese che la stampa fascista descrive da anni come vecchio e decadente, demoralizzato ed affamato, al centro di un impero in completo sfacelo - mentre esaltava la giovinezza, il numero e la potenza degli italiani di Mussolini.


(centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)

Direi quasi che stiamo per riabilitarci agli occhi degli italiani traviati dalla propaganda del regime. Ed il fascismo, che sente il pericolo di essere sopravanzato da noi in fatto di giovinezza, corre ai ripari. E chiede anche per l'Italia l'apertura di un secondo fronte: quello della Francia. Certo la Francia di Laval non è un nemico tanto temibile per l'Italia quanto lo sia la Germania per noi. Ma ognuno ha il nemico che può. E non è affatto colpa di Mussolini se la Francia è debole e se il potente Hitler è disposto a dargli una mano per fargli avere la Corsica, proprio come gli dette una mano quando si trattò di battere la Grecia. Buona Sera.

mercoledì 24 maggio 2023

L'Intelligence e l'Attività Umana. Una Storia, di Fabio Lombardelli

UNA FINESTRA SUL MONDO 

AHMED, L’INFILTRATO TRA I JIHADISTI SCOVATO IN ITALIA DA UN EX AGENTE DELL’INTELLIGENCE ITALIANA 

(N.B.: nomi e alcuni dettagli sono stati leggermente modificati per tutelare le fonti reali.) 


 Luigi è stato un agente della nostra intelligence e un grande reclutatore capace di convincere un «cattivo» a collaborare, persuasivo nell’indurre una fonte a lavorare per lui. La sua storia si svolge tra Europa e Vicino Oriente, sul finire degli Anni ’80, quando è in corso una sfida tra servizi segreti, terroristi, militanti. Allora i criminali erano dei «professionisti» rispetto a quegli attuali, con alle spalle apparati di Paesi Mediorientali. I “Mukhabarat”, i servizi speciali dei regimi. Veri sponsor, che offrivano denaro, protezione, armi, passaporti puliti e pretendevano in cambio operazioni clandestine. Gli esecutori dirottavano aerei o li facevano esplodere, un nemico che colpiva con una cadenza impressionante. La strage di Fiumicino del 1985, il massacro nei cieli di Lockerbie nel 1988 (foto sotto), le bombe nelle vie di Parigi, i sequestri di decine di occidentali in Libano, i gruppi di fuoco. Molti se ne sono dimenticati ma quell’epoca era molto più dura e impegnativa. 36

 Conversione di un Militante Luigi può raccontare certi particolari perché è passato tanto tempo e ormai è fuori dai giochi. O quasi. Infatti, non ha mai reciso del tutto quel cordone ombelicale di passioni, sensazioni, dovere. Ancora oggi quando vede una news su un attentato gli scattano le stesse domande, i medesimi riflessi. Ipotizza, valuta, con l’occhio allenato. Va subito oltre la prima versione. Perché la missione ti resta dentro, come l’intuizione. Specie se hai passato la tua vita più in strada che dietro una scrivania. E il filo del discorso riparte dopo il fermo di un giovane estremista d’origine araba, bloccato in una città del Nord d’Italia. Non è uno qualsiasi, è legato a un’organizzazione importante e tra i documenti che gli trovano addosso c’è un indirizzo che porta ad un «amico» (Ahmed) che vive a diverse centinaia di chilometri di distanza, lungo la nostra penisola. L’amico è pulito, lo ha solo ospitato per un periodo, condividendo il tetto e certe idee ma senza valicare il confine che conduce all’illegalità. Luigi decide di esplorare il sentiero. Inizia dalle carte. 

Annotazioni scarne, niente di incriminante o sensibile. Poi bussa alla porta di Ahmed come fosse un poliziotto qualsiasi, domande di rito, conduce una ricognizione «a vista». Deve farsi un’idea, costruire un quadro dell’obiettivo/target, è come un sarto che prende le misure. La manovra d’accerchiamento inizia alla larga. Vuole capire se ha problemi sul lavoro (Ahmed ne ha uno regolare e tranquillo), cerca di scoprire se esistono guai familiari o personali, eventuali debolezze. Soldi? Sesso? Vizi? Tutto è utile. Come vive, relazioni, abitudini, anche le più innocenti finiscono nella memoria. Luigi non affonda sul pedale. Mai avere fretta, ripete anche adesso. Con il tempo costruisce un rapporto di conoscenza che diventa quasi amicizia, consapevole però che rimarrà sempre qualcosa di sommerso, non rivelato. Come fosse un cassetto segreto.

 Luigi incoraggia Ahmed, è sempre disponibile, ascolta discorsi impegnati e litanie familiari, ma è anche attento a mettere dei paletti. In particolare, se toccano il tema della lotta armata. Il reclutatore, docilmente e continuamente, gli rammenta cosa sia giusto o sbagliato, traccia una linea per fargli comprendere che uccidere civili o far esplodere un’ambasciata rientrerà pure in una strategia politica, ma oltre che essere un crimine non porta da nessuna parte. L’agente è sempre cauto, diffida dei metodi forti, così come dell’arma del ricatto. A volte è usata per convincere qualcuno a collaborare, però può diventare controproducente: l’informatore che si sente sotto pressione rischia di venderti quello che non sa. Per la semplice ragione che vuole tenerti buono. Stessa discorso per la violenza sui prigionieri, è raro che paghi.

martedì 23 maggio 2023

I Libri del Nastro Azzurro nelle Biblioteche Comunali

MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE


 Prosegue instancabile l'opera del Presidente della Federazione di Rovigo, di donare ogni volume pubblicato dal CESVAM - Centro Studi sul valore Militare  nel quadro della realizzazione dei Progetti e delle ricerche su istanza  alle Biblioteche pubbliche, soprattutto quelle Comunali, che si sono dimostrate più sensibili alle tematiche dell'Istituto. IL CESVAM tutto si complimento con il Dott. Maron per questa sua disponibilità e rinnova la disponibilità offerta a tutti i Presidenti Provinciali di inviare i volumi editi per le medesime finalità

lunedì 22 maggio 2023

L'Intelligence e l'Attività Umane. VI Parte. Humint e Antiterrorismo. di Fabio Lombardelli

UNA FINESTRA SUL MONDO


 HUMINT E ANTITERRORISMO

 L’evoluzione recente della minaccia jihadista verso forme di “terrorismo diffuso”, spesso caratterizzato dall’azione di soggetti singoli radicalizzati sul web e non sempre legati a gruppi bene organizzati, richiede un rilancio e un potenziamento delle capacità HUMINT in tutti i Paesi occidentali, Italia compresa. Si rende necessaria una sempre più stretta cooperazione nel campo della HUMINT di antiterrorismo e di contro radicalizzazione tra servizi d’intelligence, forze di polizia (compresa la polizia di prossimità) e apparato militare. 

Occorre, altresì, sviluppare forme di collaborazione, nell’ambito HUMINT finalizzato al controterrorismo, tra comparto intelligence e aziende soprattutto quelle operanti in settori strategici e infrastrutture critiche. In quest’ottica anche le aziende dovranno sviluppare le loro capacità HUMINT per tutelare la propria sicurezza e fornire supporto alle attività di ricerca condotte dalle agenzie d’intelligence. Se dovessimo sintetizzare le aree in cui la HUMINT opera in campo Antiterroristico potremmo farlo indicando: 

 ► lo scambio di informazioni con i servizi di Intelligence stranieri; 14 

► il debriefing con profughi e immigrati; 

► gli interrogatori di particolari detenuti; 

► analisi delle informazioni pervenute da altri servizi di Investigativi o d'Intelligence; 

► indagini su notizie diffuse da semplici cittadini. Molto spesso può risultare difficile condurre operazioni segrete in tale ambito, dato che lo scenario d’intervento può aprire la strada a controversie di tipo etico, politico, logistico, dal momento che le situazioni tipiche delle attività di terrorismo hanno molto a che fare con azioni dirette di criminalità. Com’è facile intuire, l’infiltrato presso un’organizzazione terroristica, ad oggi, rimane il mezzo più efficace per l’acquisizione di elementi chiave su piani, intenzioni, obiettivi e nomi, di chi intende agire per conto della nefasta aggregazione.

 La HUMAN INTELLIENCE negli anni ha contribuito, infatti, in modo decisivo nella lotta al terrorismo interno (come Brigate Rosse, RAF, IRA, ETA, etc.) e a quello internazionale contro le organizzazioni d’impronta Jihadista.

domenica 21 maggio 2023

Sergio Pirolozzi. Albo d'Oro Situazione

 DIBATTITI

Provincia di Salerno


I Decorati Al Valore Militare Della Provincia Di Salerno

 

Aprile 2023, iniziato il percorso di inserimento in banca dati di tutti i decorati di ogni ordine e grado. Il volume è strutturato in maniera precisa e ordinata, suddiviso in più sezioni riguardanti le varie decorazioni, dove si cerca di riportare più informazioni possibili e utili di ogni decorato; lo stesso è stato stampato nel luglio del 1991, quindi ogni altra decorazione non supera questa data. 

La maggior parte dei decorati, a qualsiasi livello di tutte le forze armate, hanno preso parte alla Prima e Seconda Guerra Mondiale, mentre la restante parte si suddivide su altri teatri di guerra, tra cui le più importanti sono la Guerra d’Etiopia e la Guerra Civile Spagnola. 

Al momento una buona parte delle decorazioni concesse sono le Croci di Guerra al Valore Militare, nella maggior parte dei casi attribuite o a persona ancora in vita o riportano la dicitura “sul campo”, emanate con successivo decreto riportato in Gazzetta Ufficiale o Bollettino Ufficiale.

Sergio Pirolozzi

venerdì 19 maggio 2023

Radio Londra. È al microfono il Col Stevens. Presentazione

 DIBATTITI

Propaganda britannica nella seconda guerra mondiale




E AL MICROFONO IL COLONNELLO STEVENS

 FRA il maggio e l'ottobre 1942 maturarono i piani della grande offensiva delle Nazioni Unite. L'opinione pubblica in Gran Bretagna reclamava a gran voce un'azione energica che avvicinasse il conseguimento della vittoria finale. I governi di Londra e di Washington tacevano, come era necessario. E questo silenzio ingannava il governo di Berlino il quale interpretava l'azione di Dieppe come l'esponente di tutto ciò che le Nazioni Unite potevano, o meglio non potevano, fare. Fra gli italiani, assopiti insieme ed assordati dalla propaganda fascista, una temporanea euforia si destava per i temporanei successi di Rommel in Africa. Sulla entità e sulla portata di tali successi si sbagliava Mussolini, recatosi segretamente in Libia nella speranza di partecipare ad un ingresso trionfale nella valle del Nilo. E si sbagliava Hitler il quale continuava tranquillamente, in Italia come nel resto d'Europa, l'opera di asservimento economico e politico dei suoi vassalli, come se la vittoria fosse veramente immancabile. La cecità e la disonestà del partito fascista servivano mirabilmente ai suoi scopi, accelerando il ritmo degli atti di subordinazione italiana all'egemonia tedesca. Ma l'innato buonsenso italiano vedeva chiaro, più della vantata prescienza del Duce. Lo scetticismo e la passività delle masse rendevano possibile ogni atto di malgoverno, cui non si opponeva alcuna violenta reazione. Ma le speranze inespresse puntavano sempre più intensamente verso le Nazioni Unite e specialmente verso Londra che continuava a prodigare, anche con linguaggio severo, parole amiche. Sembrava che gli eventi fulminei del novembre nel Mediterraneo balenassero già nel confuso presagio degli italiani.


(centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)



giovedì 18 maggio 2023

Radio Londra - È al microfono il Colonnello Stevens. Indice

                                                                                                                                                  DIBATTITI

                                                                                Propaganda britannica nella seconda guerra mondiale

Uno dei fronti principali della propaganda britannica nella seconda guerra mondiale fu quello interno italiano. Le trasmissioni della BBC ebbero via via facile presa sulla pubblica opinione italiana in quando erano basate su tecniche di comunicazione moderne, austere, semplici, non enfatiche  sostanzialmente aderenti alla realtà.

 L?azione fu tanto efficace che il Governo italiano emise provvedimenti penali molto pesanti per chi ascoltava Radio Londra.

 Protagonista di queste vicende era il Colonello Stevens che parlava agli Italiani


Di seguito i temi da lui sviluppati dal 25 maggio al 6 novembre 1942, l'anno decisivo della guerra, che riporteremo via via a cadenza settimanale, su QUADERNI ON LINE

1. Muovere all'attacco (25 maggio)

2. Povera Italia nostra (23 giugno)

3. A Roma si parlava ad alta voce (2 luglio)

4. Mussolini non conta più (10 luglio) 5. Moneta-lavoro (14 luglio)

6. Concentrazione, razionalizzazione...distruzione (3 agosto)

7. Le termiti del continente europeo (7 agosto) 13

8. Chi si ferma è perduto (14 agosto)

9. A noi la scelta del luogo e del terreno (21 agosto) 17

10. Il debutto del Signor X (25 agosto)

11. Tre miracoli (15 settembre)

12. Manca un movente ideale (21 settembre)

13. I francesi hanno trovato un de Gaulle (22 settembre)

14. Chi ascolta alla radio è traditore della patria (25 settembre)

15. Il tedesco è sempre tedesco (28 settembre)

16. La burletta di Adolfo (1 ottobre) 17. Mussolini non osa parlare (26 ottobre)

18. Genova: tragedia dell'insipienza fascista (29 ottobre)

19. Quando verrà l'ora della liberazione (6 novembre)

 (il n. 1 sara pubblicato il 25 maggio 2023)


La Questione Romana: 50 anni di discordie con la Francia 170 -1914

APPROFONDIMENTI



 Massimo Coltrinari

Non si può comprendere a pieno gli eventi del 1914 se non ci si sofferma, anche per un solo attimo, sulle vicende di politica estera italiana nella seconda metà dell’800.

La costituzione dello stato unitario italiano nasce, nella sostanza, nella volontà francese, ed in particolare di Napoleone III di limitare, contenere e ridurre il predominio dell’Austria in Italia. La stessa spedizione “repubblicana” del 1849 da parte della Francia, che, “manu militari”, soppresse e cancellò la Repubblica Romana di Mazzini, Armellini e Saffi, espressione massima a metà dell’ottocento delle aspirazioni unitarie e progressiste italiane, non aveva altro scopo che sottomettere, iniziando un protettorato che durerà fino al 1864, lo Stato Pontificio ed il Governo di Pio IX; nel contempo estrometteva e riduceva l’influenza dell’Austria su Roma ed il Lazio.

 

L’Austria, peraltro, aveva annesse ai suoi territori la Lombardia ed il Veneto e tramite Principati ad essa legata, tutta l’Italia centrale. In più, tramite legami dinastici, faceva sentire la sua influenza anche nel Regno delle Due Sicilie. In pratica l’Italia, che a Vienna era considerata una semplice espressione geografica, era sotto l’influenza austriaca. Rimaneva il Regno di Sardegna, che nel 1848 aveva dichiarato la guerra all’Austria innalzando la bandiera tricolore della indipendenza nazionale. Era stato sconfitto, ma rimaneva l’unico Stato in cui l’Austria non aveva influenza né diretta né indiretta.

 

In quello che noi italiani chiamiamo il “decennio di preparazione” (1850-1859) il Regno di Sardegna aveva sempre ottenuto l’appoggio francese. Nel 1855, per iniziativa del Cavour, il Regno di Sardegna partecipa alla spedizione in Crimea, accanto a Francesi e a Britannici con un Corpo di spedizione di 15.000 uomini. Più che un successo militare fu un successo diplomatico e politico in quanto questa partecipazione permise, al Congresso della Pace a Parigi del 1856, al Cavour di porre la questione della unificazione italiana al concerto internazionale ed alla attenzione di tutte le Nazioni. L’attentato di Felice Orsini a Napoleone III nel 1857 rinsalda ancor più l’alleanza con la Francia e due anni dopo, nel 1859, i Francesi scendono in Italia per combattere contro gli Austriaci accanto al Regno di Sardegna. È la seconda guerra di indipendenza, che si concluderà con l’armistizio di Villafranca, ma che darà l’avvio a quel biennio “mirabilis” in cui il Regno di Sardegna, grazie ai plebisciti, acquisisce la Lombardia e l’Italia Centrale. A seguire, per arginare e portare nell’alveo moderato la Spedizione dei Mille, che per il suo successo e per le influenze di Mazzini e del partito d’Azione mirava a costituire una Repubblica nell’Italia meridionale, il Regno di Sardegna invade le Marche e l’Umbria e raggiunge Napoli nell’ottobre del 1860. Con l’incontro di Teano l’Italia era unità, anche se mancavano ancora Roma, Venezia, Trento e Trieste. Il 17 marzo 1871 il Regno d’Italia fu proclamato. La grande protettrice dell’Italia che permise tutto questo è indubbiamente la Francia, che in dieci anni riuscì, con la costituzione del Regno d’Italia a limitare e a ridurre il predomino Austriaco nella penisola. Nel 1864, con le Convenzioni di settembre tra la Francia e l’Italia si stabilisce che l’Italia rinuncia a Roma, lasciandola al Papa con il territorio circostante, il cosiddetto Patrimonio di San Pietro corrispondente all’odierno Lazio, e la Francia avrebbe ritirato la guarnigione che teneva dal 1849. A dare valore a questa convenzione, l’Italia spostò la capitale da Torino a Firenze, come segno manifesto di rinuncia a Roma come Capitale del Regno d’Italia.

 

Acquisito il Veneto con la terza guerra di indipendenza, rimaneva aperta la questione di Roma. L’occasione venne con la sconfitta di Napoleone III a Sedan contro il Tedeschi nel 1870. L’Italia interpretò la Convenzione di settembre come un patto sottoscritto con Napoleone III e non con la Francia. Caduto Napoleone III, la Convenzione non aveva più valore: quindi invase il Patrimonio di San Pietro ed entrò a Roma il 20 settembre 1870 proclamando Roma capitale d’Italia, ed aprendo non solo la questione con la Santa Sede, la nota questione romana che fu risolta solo nel 1929, ma una controversia ed una inimicizia con la Francia che durò fino al Patto di Londra del 1915.

 

La Francia per oltre un cinquantennio non ci perdonò mai l’entrata a Roma e ci fu nemica ed avversaria in ogni circostanza, soprattutto nelle vicende economiche e coloniali. In questo clima di contrapposizione, che non fu attenuato dall’iniziativa di Garibaldi e dai suoi volontari che nel 1871 era accorso a combattere a fianco dei Francesi contro i Tedeschi, sul finire degli anni settanta la Francia, nonostante le promesse e le assicurazioni, di iniziativa occupò Tunisi, che l’Italia considerava, come tutta la Tunisia, di sua pertinenza geopolitica. È il famoso “Schiaffo di Tunisi” che procurò una “ferita” diplomatica molto profonda in Italia che non si sarebbe rimarginata tanto facilmente. Le polemiche che ne seguirono furono roventi: non vi è lo spazio qui di discutere se l’Italia fosse una vittima della protervia francese oppure, molto più verosimilmente, vittima dei propri errori diplomatici, alcuni anche madornali; quello che qui si vuole sottolineare è che tra l’Italia e la Francia si avviò una contrapposizione di lungo periodo.

 

L’Italia prese atto che in Europa non aveva amici. Lontana l’Inghilterra nel suo splendido isolamento, ovvero intenta a curare solo e solamente i suoi interessi, nemica la Francia, occorreva rivedere le posizioni con l’Austria, la nemica ereditaria del Risorgimento e con la Germania e la Russia.

Negli anni ottanta l’assillo principale dei nostri governanti era una invasione marittima. Si era consci che la nostra flotta non era in grado di difendere il Paese. Nella riunione del 3 marzo 1882 la Commissione per la difesa dello Stato si soffermava su Taranto Venezia ed Ancona:

 

“Per Taranto all’unanimità “riconobbe la necessità che venga con la massima sollecitudine costruito ivi un arsenale marittimo” sia per dare alla Marina una base “indispensabile” nel Mar Ionio, sia perché vi si riconosceva il punto più idoneo e difendibile per installare uno stabilimento marittimo. La difesa della Piazza di Venezia doveva interessare la laguna ed il fronte a terra, in appoggio all’ala destra di un esercito che operasse tra l’Adige e il Piave, occorreva inoltre costruire galleggianti armati di cannone per la difesa locale. Ancona pur mancando di requisiti significativi, doveva essere attrezzata come base di appoggio della flotta in Adriatico, cercando di ricavarne il massimo profitto. ……… ’aggiunga che il porto di Ancona, anche nelle attuali condizioni, quando non fosse da noi difeso, potrebbe servire per operazioni di sbarco nel nostro territorio. Ne deriva che esso sia validamente fortificato per mare e per terra e che venga messo in condizioni di potere all’evenienza accogliere la nostra squadra”.[1]



[1] Coltrinari M., Le Marche e la Prima Guerra Mondiale: il 1915. I primi sei mesi. Dall’euforia interventista

 alla realtà della trincea, Roma, Editrice Nuova Cultura, 2017  

mercoledì 17 maggio 2023

L'Intelligence delle Attività Umane IV Parte Modalità Operative

 UNA FINESTRA SUL MONDO


MODALITA’ OPERATIVE ADOTTATE DALLA HUMAN INTELLIGENCE 


Non si ha la pretesa di essere esaustivi in questo capitolo della trattazione, anche perché gli strumenti realmente cruciali della HUMINT probabilmente non sono facilmente riconducibili a schemi né tantomeno a protocolli: ovvero intuito e logica, ma soprattutto empatia. Tuttavia, è possibile citare in maniera sommaria alcune delle modalità operative della HUMINT maggiormente in uso così come segue. 

 ► La Ricognizione Speciale. 

 i tratta di un’attività condotta da reparti investigativi speciali o forze speciali di tipo militare, chiamate ad intervenire per svolgere più di una operazione: ovvero ottenere notizie, quanto più dettagliate possibili, sul nemico, le sue reali intenzioni, i suoi obiettivi criminosi; oppure acquisire informazioni tecniche geografiche, urbanistiche, idrologiche o meteorologiche su una specifica area d’interesse. Una modalità su tutte è, ad esempio, l'osservazione, il controllo e il pedinamento. 

 ► Il Rapporto Diplomatico. 

 Attiene ad una delicata attività di mantenimento dei rapporti di politica estera, allo scopo di prevenire l’eventuale esacerbarsi dei conflitti. Il rapporto diplomatico è un documento ufficiale nel quale si descrivono le criticità osservate e le consigliate soluzioni d’intervento per l’evitamento del conflitto internazionale. 13 

► Raccolta e Verifica delle Informazioni La raccolta di informazioni è pressoché costante e i dati provengono da contesti variegati: prigionieri di guerra sfuggiti ai nemici, rifugiati, viaggiatori, giornalisti, o qualunque altro soggetto ritenga di fornire apporti utili all’ottenimento di informazioni sensibili di altri Stati, parti o soggetti avversi. A questa attività di raccolta si accompagna l’attività di verifica minuziosa delle informazioni acquisite. Spesso si assiste a fenomeni di controinformazione, deviazione dei dati in proprio possesso, falsificazione di elementi già acquisiti, al fine di danneggiare l’Agenzia di Intelligence “avversaria”. Nello specifico la raccolta di informazioni può consistere in: - acquisizione clandestina di fotografie, documenti ed altri materiali - acquisizione di informazioni tramite personale dispiegato in concorsi esteri - debriefing con cittadini stranieri e personale che vive o viaggia nei paesi esteri - contatti ufficiali con governi stranieri oppure organizzazioni non governative - interrogatori - interviste con personale civile e militare ed esperti del settore

martedì 16 maggio 2023

Takrouna. aprile 1943

 DIBATTITI

Battaglia di Takrouna (Tunisia) condotta dai fanti del 66° Reggimento nelle fasi finali del ripiegamento italiano in Africa Settentrionale nel corso della II Guerra Mondiale (Aprile-Maggio 1943)

 


Solo Enfidaville separa l’8a armata da Tunisi. Si sta avvicinando l’ora dell’offensiva finale. Alle 21.30 del 19 aprile, un tremendo tambureggiamento annuncia un nuovo attacco. Il I° Btg. del 66° Rgt. fanteria (Cap. Politi), rinforzato da 2 Compagnie di “Folgorini”, un reparto di granatieri e una ventina di tedeschi, resiste superbamente per due giorni a una Divisione neozelandese sull’impervio pilastro di Takrouna, facendo fallire il piano di sfondamento di Montgomery che è rimandato solo di qualche giorno. 

Il 20 aprile 1943, il Comandante della Divisione “Trieste”, Generale La Ferla, affidò ad alcuni reparti di formazione, tra cui i resti della Divisione Paracadutisti Folgore, il compito di prestare man forte al 66° Reggimento Fanteria che rischiava di perdere il controllo del villaggio di Takrouna situato su un picco roccioso che si erge in mezzo alla piana di Enfidhaville. Nel villaggio infuriava il combattimento tra gli italiani e le truppe anglo-neozelandesi. Riconquistato il villaggio, oramai decimati dall'incessante fuoco nemico, i fanti del 66° Reggimento, i Paracadutisti ed un’ultima compagnia di Granatieri giunta in rinforzo, riuscirono a resistere fino alla sera del 21 aprile. La mattina del 22 aprile, dovettero tuttavia soccombere per mancanza di rifornimenti.

Radio Londra, per giustificare il ritardo dell’avanzata verso Tunisi, affermò che l’Italia aveva schierato laggiù i suoi migliori soldati.

Durante la 2^ Guerra Mondiale, inquadrato nella 101^ divisione "Trieste", 66° Reggimento Fanteria partecipa alla campagna in Africa settentrionale, contendendo il terreno all'8^ armata da El Alamein alla Tunisia dove, durante la battaglia di Takrouna, il 1° Battaglione al comando del Capitano Mario Politi, si copre di gloria tenendo in scacco una divisione nemica per diversi giorni e cedendo soltanto dopo aver terminato le munizioni, meritando così la Medaglia d'Oro al Valore Militare.

Oggi il 66° e’ il primo ed unico Rgt. f. Aeromobile della Forza Armata.




domenica 14 maggio 2023

Save The Date. Club Ufficiali marchigiani 17 Giugno 2023

 NOTIZIE CESVAM




IL CLUB UFFICIALI MARCHGIANI HA ANNUNCIATO CHE L'INCONTRO DI PRIMAVERA PER IL 2023 SI TERRA' IN ANCONA
IL 17 GIUGNO 2023
Il programma Prevede il saluto della Massime Autorità Cittadine, la Visita al Palazzo degli Anziani, Museo Diocesano, Cattedrale Romanica di San Ciriaco e Piacoteca
 Il Presidente della Federazione del Nastro Azzurro di Ancona avrà un momento per presentare al CLUB lo stato dei lavori dell'Albo d'Oro dei Decorati della provincia di Ancona

l'Incontro si concluderà con la cena conviviale al Circolo Ufficiali della Marina, Piazza San Martino

info: Ten Col Riccardo della Valle, Comando Regione Militare Marche






sabato 13 maggio 2023

L’intelligence delle Attività Umane. III Parte Operazioni, di Fabio Lombardelli

UNA FINESTRA SUL MONDO


 OPERAZIONI DELLA HUMAN INTELLIGENCE

 L’attività di HUMINT si diversifica in base al progetto di base e alle sue finalità, ma al suo interno è possibile riconoscere delle fasi ricorrenti che ti illustrerò di seguito. 

ESAME DELLE FONTI Innanzitutto, è utile precisare che le fonti umane da cui si vogliono estrapolare informazioni, possono distinguersi tra soggetti volontari e soggetti coatti, cioè prigionieri o arrestati. Questi ultimi sono sottoposti ad un processo di identificazione più approfondito. Fatta questa premessa, il passaggio imprescindibile della raccolta di informazioni HUMINT è, dunque, un attento esame delle fonti che si svolge in modo abbastanza schematico secondo le seguenti fasi: - 

IDENTIFICAZIONE PRECISA DEI SOGGETTI: operazione per la quale si può ricorrere 11 alla biometria. - ESECUZIONE DI COLLOQUI: capita, talvolta, che questi colloqui assumano le sfumature del colloquio psicologico, sebbene il fine non sia affatto vicino a quello terapeutico, oppure che la conversazione si trasformi in negoziazione, affinché l’interrogato riveli l’informazione. - DEBRIEFING: serve a rendere le fonti umane che cooperano adatte ai requisiti di intelligence, coerenti con i dettami e le regole generali della HUMINT. Il debriefing può essere condotto a tutti i livelli e può avvenire sia faccia a faccia che mediante messaggi audiovisivi o computer. Protagonisti del debriefing possono essere sia “addetti” (polizia militare in aree nominalmente controllate, squadre di ricognizione speciale, diplomatici del proprio Paese, esperti specifici come il personale delle agenzie di intelligence) sia “non addetti” (residenti in aree nominalmente controllate, lavoratori di ONG nell’area di operazioni, diplomatici di Paese amici o neutrali, persone esterne all’area, ma ben informate, emigrati ad esempio). - 

INTERROGATORIO: contrariamente al debriefing, il soggetto interrogato non è sempre un collaboratore ben disposto a far acquisire all’organizzazione di human intelligence le informazioni che cerca. Di solito la fonte soggetta a interrogatorio è sotto custodia, classici esempi sono i prigionieri di guerra, soggetti non appartenenti all’area, ladri arrestati dalla polizia civile. Condurre un interrogatorio richiede competenze molto specifiche e la necessità di specialisti addestrati che sappiano collaborare con linguisti ed esperti di altre discipline, talvolta si presenta anche l’esigenza di costruire un rapporto con l’interrogato. L’interrogante, prima di eseguire un’intervista, costruisce un piano della prima conversazione, utile anche agli altri interroganti, analisti o esperti coinvolti della stessa operazione di HUMINT. L’intervista preliminare non ha come scopo la raccolta di informazioni, ma più che altro serve all’interrogante a farsi un’idea precisa del soggetto interrogato - 

SPIONAGGIO: si tratta della raccolta di informazioni presso soggetti legati al nemico da un rapporto di fiducia. Il processo di reclutamento di questo tipo di fonti appartiene alla disciplina HUMINT della gestione degli agenti.

venerdì 12 maggio 2023

Fanteria Italiana. Ex Brigata Regina 10° Reggimento

 ARCHIVIO

 Scheda storica tratta dal volume "Il Quadro di battaglia dell'Esercito Italiano - 10 giugno 1940". Il volume può essere richiesto con il solo rimborso delle spe postali alla segreteria generale (segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org

10° Reggimento Fanteria “Regina

Motto: “Sicut Te Candidi Candidissima Regina”

Campagne di Guerra:

1734-35 Successione di Polonia, 1742-48 Successione d’Austria, 1792-95 Piemonte, 1799 Lombardia, 1815 (Grenoble), 1848-49 I ’Indipendenza, 1855-56 Crimea, 1859 Liberazione della Lombardia, 1860-61 Marche-Umbria-Bassa Italia, 1866 Liberazione del Veneto, 1915-18 Italo-austriaca.

Ricompense al V.M.:  Alla Bandiera: Cav. Ord. Mil. Savoia, 2 Medaglie d’Oro, 1 d’Argento, 2 di Bronzo

Agli Ufficiali e Truppa: 13 Cav. Ord. Mil. Savoia, 2 d’Oro, 465 d’Argento, 376 di Bronzo, 21 Croci di Guerra

Perdite in Combattimento:

Ufficiali: morti 96, feriti 154, dispersi 42, Truppa: morti 2551, feriti 5408, dispersi 1783

Festa del Reggimento: 29 giugno

 

Sorto dallo sdoppiamento della brigata Regina il 4 marzo 1831 partecipa alle glorie dell'antico reggimento d'origine, rivelando le sue belle doti militari nelle guerre d'indipendenza. Prese parte alla campagna 1848-49 combattendo a Goito, Pastrengo, S. Lucia, Governolo, Volta, nel fatto d’arme di Mortara e nella battaglia di Novara. Nella spedizione di Crimea (1855-56) concorse, con 4 compagnie, alla formazione di un battaglione, incorporato nel 4° reggimento provvisorio, che guadagnò una medaglia di bronzo al valore per essersi distinto nel passaggio della Sesia e nelle operazioni successive su Palestro e Borgo Vercelli nella campagna del ‘59, mentre per la bella condotta tenuta nella battaglia di Palestro il reggimento meritò la medaglia d'argento al valor militare. Nella campagna delle Marche ed Umbria combatté a Pesaro, Ancona, Macerane, fregiando con medaglia d'oro la sua bandiera nella battaglia di Castelfidardo; successivamente combatté a Gaeta e a Messina, e, nella guerra del '66, all'investimento e assedio di Borgoforte. Si segnalò nel soccorso apportato alle popolazioni funestate dal terremoto di Messina (1908), meritando la medaglia d'argento di benemerenza; concorse quindi alla formazione di 4 reggimenti mobilitati per la campagna italo-turca 1911-12. Durante la guerra 1915-18, a fianco del 9° reggimento della brigata, gareggiò in bravura, muovendo felicemente all'attacco con alto spirito offensivo e strappando munitissime posizioni al nemico. Meritò la medaglia d'oro al valor militare per la mirabile energia con la quale «rese, col suo sangue, sacro alla Patria il M.S. Michele e le sue balze». Combatté saldamente in Trentino, resistendo valorosamente, col 9° reggimento, ai furibondi attacchi austriaci alle Melette e Monte Fior, nel novembre 1917, e aggiungendo un'altra medaglia alla bandiera del reggimento per l'irresistibile slancio ed il grande valore dimostrati nella espugnazione di M. Val Bella e per la incrollabile resistenza opposta ai reiterati ritorni offensivi dell'avversario nei disperati tentativi del giugno-luglio 1918. Assegnato alla XXIII brigata di fanteria, costituì per la guerra italo-etiopica 1935-36 il X battaglione complementi e tre battaglioni di marcia complementari.

Fanteria Italiana - Storia - Ex Brigata Regina (10° Reggimento Fanteria)

 ARCHIVIO


Si riporta la scheda tecnica del Reggimento indicato, come dal volume "Il quadro di Battaglia dell'Esercito Italiano - 10 giugno 1940" edito dal CESVAM, che può essere richiesto gratuitamente

 ( info: segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org




 10° Reggimento Fanteria “Regina

Motto: “Sicut Te Candidi Candidissima Regina”

Campagne di Guerra:

1734-35 Successione di Polonia, 1742-48 Successione d’Austria, 1792-95 Piemonte, 1799 Lombardia, 1815 (Grenoble), 1848-49 I ’Indipendenza, 1855-56 Crimea, 1859 Liberazione della Lombardia, 1860-61 Marche-Umbria-Bassa Italia, 1866 Liberazione del Veneto, 1915-18 Italo-austriaca.

Ricompense al V.M.:  Alla Bandiera: Cav. Ord. Mil. Savoia, 2 Medaglie d’Oro, 1 d’Argento, 2 di Bronzo

Agli Ufficiali e Truppa: 13 Cav. Ord. Mil. Savoia, 2 d’Oro, 465 d’Argento, 376 di Bronzo, 21 Croci di Guerra

Perdite in Combattimento:

Ufficiali: morti 96, feriti 154, dispersi 42, Truppa: morti 2551, feriti 5408, dispersi 1783

Festa del Reggimento: 29 giugno

 

Sorto dallo sdoppiamento della brigata Regina il 4 marzo 1831 partecipa alle glorie dell'antico reggimento d'origine, rivelando le sue belle doti militari nelle guerre d'indipendenza. Prese parte alla campagna 1848-49 combattendo a Goito, Pastrengo, S. Lucia, Governolo, Volta, nel fatto d’arme di Mortara e nella battaglia di Novara. Nella spedizione di Crimea (1855-56) concorse, con 4 compagnie, alla formazione di un battaglione, incorporato nel 4° reggimento provvisorio, che guadagnò una medaglia di bronzo al valore per essersi distinto nel passaggio della Sesia e nelle operazioni successive su Palestro e Borgo Vercelli nella campagna del ‘59, mentre per la bella condotta tenuta nella battaglia di Palestro il reggimento meritò la medaglia d'argento al valor militare. Nella campagna delle Marche ed Umbria combatté a Pesaro, Ancona, Macerane, fregiando con medaglia d'oro la sua bandiera nella battaglia di Castelfidardo; successivamente combatté a Gaeta e a Messina, e, nella guerra del '66, all'investimento e assedio di Borgoforte. Si segnalò nel soccorso apportato alle popolazioni funestate dal terremoto di Messina (1908), meritando la medaglia d'argento di benemerenza; concorse quindi alla formazione di 4 reggimenti mobilitati per la campagna italo-turca 1911-12. Durante la guerra 1915-18, a fianco del 9° reggimento della brigata, gareggiò in bravura, muovendo felicemente all'attacco con alto spirito offensivo e strappando munitissime posizioni al nemico. Meritò la medaglia d'oro al valor militare per la mirabile energia con la quale «rese, col suo sangue, sacro alla Patria il M.S. Michele e le sue balze». Combatté saldamente in Trentino, resistendo valorosamente, col 9° reggimento, ai furibondi attacchi austriaci alle Melette e Monte Fior, nel novembre 1917, e aggiungendo un'altra medaglia alla bandiera del reggimento per l'irresistibile slancio ed il grande valore dimostrati nella espugnazione di M. Val Bella e per la incrollabile resistenza opposta ai reiterati ritorni offensivi dell'avversario nei disperati tentativi del giugno-luglio 1918. Assegnato alla XXIII brigata di fanteria, costituì per la guerra italo-etiopica 1935-36 il X battaglione complementi e tre battaglioni di marcia complementari.



Redazionale, Fanteria Italiana - Storia - Ex Brigata Regina (9° Reggimento Fanteria)

ARCHIVIO


Si riporta la scheda tecnica del Reggimento indicato, come dal volume "Il quadro di Battaglia dell'Esercito Italiano - 10 giugno 1940" edito dal CESVAM, che può essere richiesto gratuitamente

 ( info: segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org


 9° Reggimento Fanteria “Regina”

Motto “Sicut Te Candidi Candidissima Regina”

Campagne di Guerra:

1733-35 Successione di Polonia, 1742-48 Successione d’Austria, 1792-96 Piemonte, 1799 Lombardia, 1815 (Grenoble), 1848-49 I d’indipendenza, 1855.56 Crimea, 1859 liberazione della Lombardia,

1860-61 Marche-Umbria –Bassa Italia, 1866 liberazione del Veneto

1915-18 Italo-Austriaca

Ricompense al V.M.:  Alla Bandiera: Cav. Ord. Mil. Savoia, 5 Medaglie d’Oro, 1 d’Argento, 1di Bronzo.

Agli Ufficiali e Truppa: 7 Cav. Ord. Mil. Savoia, 5 Medaglie d’ Oro, 343 d’Argento, 467 di Bronzo, 19 Croci di Guerra.

Perdite in Combattimento:

Ufficiali: morti 78, feriti 183, dispersi 56, Truppa: morti 1087, feriti 4831, dispersi 2211

Festa del Reggimento: 24 ottobre

 È uno dei reggimenti più vivi nella tradizione dell'esercito del vecchio Piemonte. Formato nel clangore delle guerre contro gli Imperiali dal battaglione Valdese detto «La Reine», il 13 aprile 1741 entrò subito in azione rivelando le sue alte doti nell'aspra e brillante guerra condotta da Carlo Emanuele III per la difesa dei suoi stati dall'invasione franco-ispana. Si batté tra le fortificazioni di Villafranca e di Montalbano e nella sanguinosa giornata di Casteldelfino che costrinse gli avversari, stremati, a togliere l'assedio di Cuneo ed a risalire la valle a Demonte. Doveva rifulgere di nuovi ardimenti nell'efficace difesa di Authion che sbarrò il cammino agli eserciti della Repubblica Francese nella campagna 1792-96, e, tre anni dopo, nelle violentifazioni per la restaurazione tentata dagli imperatori d'Austria e di Russia. Riorganizzatosi dopo il Congresso di Vienna, incorporò i reggimenti provinciali di Asti, e, parzialmente, di Mondovì, formandosi dapprima in «brigata della Regina», quindi sdoppiandosi nei reggimenti 1° e 2° che il 4 marzo 1831 assunsero l'ordinativo di 9° e I0° reggimento fanteria della brigata Regina. Il 9° reggimento fanteria partecipò eroicamente alle guerre del Risorgimento. Nella campagna 1848-49 guadagnò, per la sua valorosa condotta, la sua prima medaglia al valore nel combattimento di Governolo. Con 4 compagnie partecipò alla spedizione di Crimea (1855-56) battendosi alla Cernaia. Nella guerra del '59 aggiunse una medaglia d'argento alla sua bandiera per la presa di Palestro, e nella campagna delle Marche ed Umbria, meritò la medaglia d'oro al valor militare per lo splendido contegno tenuto nella battaglia di Castelfidardo. Nella guerra del '66 si trovò all'investimento e assedio di Borgoforte; in quella italo-abissina 1895-96 concorse alla formazione dei battaglioni del 3° e del 5° reggimento d'Africa che si batterono eroicamente nella giornata di Adua insieme con le brigate Dabormida ed Ellena. Acquistò speciali benemerenze, premiate con medaglia d'argento, per l'opera di assistenza e di soccorso svolta nel terremoto di Messina (1908); partecipò con ufficiali e truppa alla formazione di 4 reggimenti del Corpo di operazione per la guerra italo-turca 1911-12. Scrisse pagine fulgidissime di sacrificio eroico durante la guerra 1915-18, sul Carso, aggiungendo una seconda medaglia d'oro alla sua bandiera per la strenua lotta sostenuta sul S. Michele, «reso col suo sangue sacro alla Patria», e nel Trentino, guadagnando un'altra medaglia per la resistenza incrollabile e per l'irresistibile slancio rivelati dai suoi battaglioni sui dirupi di M. Melago e di M. Val Bella nelle azioni del dicembre 1917, del gennaio 1918 e nella grande battaglia del giugno dello stesso anno.