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martedì 18 dicembre 2018

Indici Dicembre 2018

SOMMARIO
ANNO LXXIX, Supplemento on line, XII, n.36
Dicembre 2018
www.valoremilitare.blogspot.com
Editoriale,  Dicembre 2018.
                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data 16.12.2018
Copertina,  Dicembre 2018.  Buon  Natale
                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data 16.12.2018

IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA MEMORIA

APPROFONDIMENTI
                     
Comando Supremo Regio Esercito, Truppe Italiane Gli Altri Scacchieri
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 9.12.2018
Comando Supremo Regio Esercito, Le Armate. 1918. Un Elenco Glorioso
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 8.12.2018
Alessia Biasiolo, La Guerra di Liberazione. Il Nemico, 
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 1.12.2018

DIBATTITI
Redazionale, Nicolo Cusano, De Docta Ignorantia
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 12.12.2018

ARCHIVIO
Redazionale, Scuola di Applicazione dell’Esercito. Decorata di medaglia d’Argento al V.M.
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 13.12.2018

MUSEI,ARCHIVI,BIBLIOTECHE
Redazionale, Austerlitz 2 dicembre
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 2.12.2018

                     

IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA' D'OGGI

UNA FINESTRA SUL MONDO
Redazionale, la pluralità della Cina
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 10.12.2018

GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE

SCENARI,REGIONI, QUADRANTI

CESVAM NOTIZIE
CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE
Redazionale, Circolare 7/2018 della presidenza Nazionale dell’Istituto Nastro Azzurro
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 16.12.2018
Redazionale, Metodo Storico. Sintetico ed Analitico
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 14.12.2018
Redazionale, Un altro traguardo raggiunto 
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 6.12.2018
Redazionale, Giornata del decorato 2019 a Torino
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 5.12.2018
Redazionale, Santa Barbara 
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data  4.12.2018
Redazionale, Consiglio nazionale dell’Istituto del nastro Azzurro
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data 3.12.2018


SEGNALAZIONI LIBRARIE
Redazionale, Volume “Visioni di Gloria.
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 7.12.2018

AUTORI

Pecce Alessio, ricercatore
Bottoni Roberta, Istituto del nastro Azzurro
Coltrinari, Massimo direttore CESVAM
Francesco Attanasio, Presidente della federazione di Siracusa
Carandente  Chiara, Istituto del Nastro Azzurro
Baldoni, Massimo, pseudonimo
Giorgini, Desiderio pseudonimo
Alessia Biasiolo, collaboratrice CESVAM
Luigi Marsibilio, membro del Collegio dei redattori della Rivista
Giancarlo Ramaccia, vice direttore CESVAM
Giovanni Cecini membro del Collegio dei redattori della Rivista

Numero chiuso in data 16.12. 2018


lunedì 17 dicembre 2018

Copertina Dicembre 2018



QUADERNI ON LINE




Auguri!

Anno LXXIX, Supplemento on line, XI, 2018, n. 36
Dicembre 2018
www.valoremilitare.blogspot.com





domenica 16 dicembre 2018

Editoriale Dicembre 2018

Editoriale


Come conviene, il CESVAM rispetta il calendario Accademico che prevede le vacanze da metà dicembre alla prima decade di gennaio. 
Chiudiamo con oggi le pubblicazioni dirette a questo blog per il 2018, seguiranno la Copertina e gli indici e quindi gli auguri di un felice Natale e di un Buon 2019:

Massimo Coltrinari

   

sabato 15 dicembre 2018

Circolare n. 7 del 2018

NOTIZIE  CESVAM
Si riporta integralmente la circolare n. 7, 
che in parte riverbera i contenuti del
Consiglio Nazionale del 3 Dicembre 2018




Prot.n. 1043 Roma 10 dicembre 2018 OGGETTO: Circolare 7-2

PREGO TUTTI DI LEGGERE ATTENTAMENTE LA PRESENTE CIRCOLARE MOLTO IMPORTANTE PER GLI ARGOMENTI TRATTATI

 1. BILANCIO DELL’ISTITUTO. Come già preannunciato nella circolare 5-2018 la disciplina generale degli Enti del Terzo Settore (ETS), di cui l’Istituto fa parte, ha introdotto modifiche sostanziali alle scritture contabili ed al bilancio che l’Istituto, a partire dall’anno corrente, deve trasmettere ai Ministeri del Tesoro e della Difesa e che dovrà comprendere • lo stato patrimoniale; • il rendiconto finanziario suddiviso per attività di funzionamento e attività commerciale. La novità assoluta è che tutti i bilanci delle Federazioni provinciali entreranno a far parte integrale del bilancio generale dell’Istituto, con le attività e le passività (debiti di qualsiasi natura verso la Presidenza Nazionale). Ne consegue che l’invio del conto consuntivo, previsto entro il 31 marzo di ogni anno, costituirà un obbligo inderogabile per consentire al commercialista, che dal 1° gennaio Piazza Galeno 1 – 00161 Roma – tel. e fax 06 4402676 presidentenazionale@istitutonastroazzurro.org p.v. curerà tutti gli aspetti economici, un’esatta e tempestiva compilazione del bilancio. 

2. CONTRIBUTO DEL MINISTERO DELLA DIFESA. Il contributo annuale del Ministero della Difesa comprende due aliquote, la prima, calibrata sul numero di iscritti, è destinata al funzionamento generale dell’Istituto, la seconda è finalizzata esclusivamente alla realizzazione dei progetti approvati dal Ministero stesso (in allegato la suddivisione del contributo 2017). Considerando che le spese di funzionamento comprendono per le cifre più rilevanti, gli stipendi della segretaria (20.000 euro), spese di condominio e pulizia ufficio (7.000 euro), stampa e spedizione periodico (28.000 euro), manifestazioni e convegni (15.000 euro), prestazioni professionali (6.000 euro), ne consegue che l’Istituto non è nella possibilità di aderire a richieste di sovvenzioni delle Federazioni Provinciali.

3. ATTIVITA’ DELLE FEDERAZIONI. Nel rendiconto contabile che l’Istituto deve inviare al Ministero della Difesa viene allegato l’elenco delle attività svolte nell’anno dalle varie Federazioni. Attività che vengono desunte esclusivamente dalle comunicazioni fatte al periodico per la loro pubblicazione. E’ pertanto indispensabile che le notizie arrivino tempestivamente.

4. BONIFICI E VERSAMENTI. Strettamente legati alla contabilità sono i bonifici ed i versamenti in c/c delle Federazioni: dobbiamo conoscere senza alcun dubbio chi li effettua e a cosa si riferiscono in quanto i pagamenti dell’oggettistica vengono inseriti in una contabilità diversa da quella che comprende le quote sociali. Nel caso non sia possibile inserire queste notizie direttamente all’atto del versamento è necessario comunicarle alla Segreteria con altro mezzo (mail fax o lettera).

 5. ATTESTATI DI BENEMERENZA E EMBLEMI ARALDICI. Si registra una proliferazione di richieste di attestati di benemerenza per personalità varie o Soci. Ricordo a tutti che l’attestato viene rilasciato dopo l’approvazione dalla Presidenza Nazionale solo a seguito di proposta approvata dal Consiglio Direttivo di Federazione. Ricordo inoltre a tutti che sia gli attestati che i diplomi araldici devono contenere il numero di registrazione ed essere autenticati con il timbro a secco dell’Istituto.

 6. MEDAGLIA DEL CENTENARIO DELLA VITTORIA. La Presidenza Nazionale ha provveduto, come noto, a far realizzare la Medaglia del centenario della Vittoria, che chiude la sequenza iniziata nel 2014. La medaglia realizzata dal medaglista Zanelli è stata prodotta in 200 copie numerate e certificate. Ci attendiamo che le Federazioni rispondano alle nostre Piazza Galeno 1 – 00161 Roma – tel. e fax 06 4402676 presidentenazionale@istitutonastroazzurro.org aspettative trattandosi di un oggetto di assoluto pregio. Il conio della medaglia in argento verrà realizzato solo per un numero minimo di richieste (10).

7. COMITATI DELLE DAME. Sono previsti dallo Statuto e dal Regolamento e costituiscono un importante leva delle Federazioni. E’ quindi incomprensibile l’ostracismo evidenziato in alcune occasioni nei confronti delle attività proposte dalle componenti del Comitato. Invito tutti a prendere in considerazione le potenzialità che le nostre Socie possono offrire.

8. ATTIVITA’ POLITICA. L’articolo 2 del nostro Statuto definisce inequivocabilmente l’apoliticità e l’apartiticità dell’Istituto. Ogni Socio è libero di avere una sua idea o credo politico, l’importante è che nelle sue attività, nei suoi scritti, nelle sue esternazioni non faccia mai riferimento all’Istituto o ne utilizzi simboli riferibili ad esso.

 CONCLUDO FORMULANDO A TUTTI VOI, AI SOCI ED ALLA RISPETTIVE FAMIGLIE I PIU’ CARI AUGURI DI BUON NATALE E SERENO 2019

mercoledì 12 dicembre 2018

lunedì 10 dicembre 2018

La pluralità della Cina

UNA FINESTRA SUL MONDO
Il numero di novembre 2018 della Rivista di geopolitica
LIMES
tratta della Cina e della sua articolazione,
con considerazioni sulla organizzazione di potere
che non necessariamente fa capo a XI.




La Rivista è disponibile presso
CESVAM
CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE
EMEROTECA
(centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)


domenica 9 dicembre 2018

Dicembre 1918. Gli altri scacchieri


APPROFONDIMENTI
Seguito della nota precedente,
questa è una sintesi del Comando Supremo del dicembre 1918
sulla presenza di truppe italiane all'estero

LE TRUPPE ITALIANE 
SUGLI ALTRI CAMPI DELLA GUERRA MONDIALE


Mentre sul suolo d’ Italia, il nostro Esercito si preparava alla vittoria, su altri campi della guerra europea nostre valide truppe testimoniarono in aspre battaglie la loro bravura e l’intima comunanza di sentimenti e d'azione che ci unisce alle nazioni alleate.

FRANCIA.
Un Corpo d’Armata italiano, il II, che già dallo scorso aprile era stato inviato sulla fronte Francese, ebbe l'occasione di far rifulgere le sue alte qualità militari e il suo purissimo valore: schierato a cavallo dell’Ardre, ove il 15 luglio doveva sferrarsi la 5a offensiva tedesca, il II Corpo venne a trovarsi proprio nel punto che il nemico voleva sfondare per occupare Epernay e Reims. L'attacco si svolse furibondo: per due giornate, dal 15 al 17, i nostri sostennero un urto di violenza senza precedenti; alla terza giornata il valoroso corpo di armata italiano, non stanco da due giorni di combattimento senza posa, si slanciava al contrattacco, e, combattendo contro l’affluire ininterrotto di divisioni fresche nemiche, riusciva, col concorso di Corpi d’ Armata alleati, e frenare l’invasione avversaria. Al valoroso contegno degli italiani nella battaglia fu giusto compenso la gioia di poter inseguire il nemico; infatti reparti del II Corpo, ancora in grado di poter combattere, operarono infaticabilmente con la 2a Divisione coloniale francese dal 21 al 24 Luglio.
Quando gli alleati passarono alla controffensiva che doveva costringere l’esercito ger- manico alla ritirata, il II Corpo d’ armata italiano fu nuovamente chiamato al posto d’ onore e combattè il 10 Ottobre a fianco delle più eroiche divisioni francesi per la conquista dello Chemin des Dames. Il 14 ottobre, dopo aver in aspri combattimenti preso e oltrepassato Sissonne, iniziava per non più interromperlo, l'inseguimento del nemico; e, ristabilito il 4 novembre il contatto con quest’ultimo, prendeva nuovamente l’offensiva conquistando, dopo due giorni di lotta accanita, Rozoi sur Serre. L’ Armistizio colla Germania segnava per il II Corpo la fine delle operazioni sul fronte occidentale. Generoso sangue italiano fu versato eroicamente in terra di Francia per la vittoria comune.

ALBANIA.
Nel luglio scorso un’importanza notevole assunsero le operazioni militari in Albania. Varcata di sorpresa la Vojussa il 6 Luglio, e vinta l’accanita resistenza nemica in aspri combattimenti, le truppe italiane espugnarono le formidabili posizioni della Malakastra e si spinsero fino a Fieri e a Berat. Le operazioni, svoltesi intensamente durante tutto il mese di luglio, e continuate con carattere di piccole azioni locali, ripresero con nuova vivacità il 1° Ottobre. Si iniziò allora un’energica avanzata nel settore fra il mare e l’Osum. La marcia delle nostre brave truppe, ostacolata dal maltempo, condotta su di un terreno particolarmente difficile, proseguì ininterrotta: sinchè il 6 Ottobre, infranta la resistenza nemica, entrarono in Elbassan, dove furono raggiunte da colonne di truppe alleate provenienti dalla Macedonia.
Senza dar tregua al nemico, i nostri ripresero subito l'avanzata conquistando, il 12 Ottobre, Kavala, il 14 Durazzo e Tirana. Il 18 Ottobre gli austriaci premuti dai nostri, si ritirarono sul fiume Ismi e, incalzati dalla cavalleria che operava sull’ ala sinistra, ripiegarono il 23 sul Mathi. Le bande albanesi, alzata la bandiera italiana, cooperarono con noi molestando il nemico che tentava un’ultima resistenza. Tuttavia il mattino del 27 le avanguardie italiane entrarono in Alessio e, proseguendo la loro marcia, occuparono il 28 S. Giovanni di Medua dopo di aver sostenuto un combattimento vittorioso contro le ultime retroguardie avversarie, che avrebbero voluto far resistenza sulle forti posizioni del Tarabosc e di Brdiza, tentando la difesa di Scutari. Le nostre truppe ebbero ragione anche di questo estremo baluardo nemico, ed il 31 ottobre coll’occupazione di Scutari, e, col valido contributo della R. Marina che con una serie di ardite operazioni e di sbarchi aveva nel frattempo preso possesso della costa, portavano a compimento la liberazione dell'Albania, dando così bella prova di alto valore, di costante tenacia, di forti virtù militari.

MACEDONIA.
Le forze italiane che in Macedonia combattevano al fianco degli Alleati, hanno il vanto di aver difeso con fiera pertinacia, per due anni, le difficili posizioni nell’arco della Cerna e di aver brillantemente partecipato alla fortunata offensiva che condusse al crollo della fronte bulgara. Il Corpo di spedizione Italiano, dopo aver impegnato il nemico per impedirgli di spostare le sue truppe nel settore compreso fra la Cerna e il Vardar prescelto dagli alleati per l’ attacco principale, il 22 Settembre attaccò a fondo il nemico che tentava di ritirarsi ordinatamente, e dopo aver vinto la resistenza dei nuclei di copertura ed aver superato gravi difficoltà di terreno, conquistò 16 villaggi e si impadronì della forte posizione di Monte Bobiste, caposaldo della sistemazione difensiva nemica.                                                                                           Proseguendo instancabili attraverso l’aspro massiccio di Monte Baba, gli italiani compirono una marcia strategica di grande importanza per tagliare la ritirata delle truppe nemiche ripieganti dalla regione di Monastir. Occupato Krusevo il 26 Settembre, le nostre truppe spezzarono il giorno successivo la resistenza nemica sulle creste di Stramol e di Baba, ed in cooperazione con i francesi, si apprestavano ad espugnare le formidabili posizioni di Sop, quando il combattimento venne sospeso in seguito all’armistizio di Salonicco. Le truppe bulgare, per mancanza di ordini, stettero contro di noi in armi dal 30 Settembre al 3 Ottobre; avvenuta la resa che ci fruttò un numero ragguardevole di prigionieri e di armi, il generale bulgaro comandante il settore di Sop, fatto prigioniero dai nostri, espresse la sua viva ammirazione per l’audacia dimostrata dai fanti italiani nel lanciarsi all'attacco, pure essendo inferiori di numero e di mezzi, sotto violento fuoco di artiglieria e mitragliatrici.
A completare infine il breve quadro della nostra valorosa attività nei vari campi della guerra mondiale, va ricordato che un ardito contingente di truppe italiane partecipò anche alle operazioni che hanno condotto alla disfatta dell'esercito musulmano in Palestina ed alla liberazione di quelle terre, ove l’antico valore italiano già un tempo così eroicamente rifulse.

sabato 8 dicembre 2018

Un elenco glorioso

APPROFONDIMENTI
 Nel dicembre del 1918 l'Esercito Italiano iniziò la smobilitazione
Il numero delle Armate aveva raggiunto nel novembre 1918 il massimo della sua espansione.
Ad ognuna di queste Armate fu dato un nome
a ricordo e memoria delle gesta compiute.



tratto da "Comando Supremo. Pubblicazione. novembre 1919".
a cura di Paola Tomasini.




La gagliarda 1a Armata. — Il XXIX Corpo d’Armata, per l’energica e pronta azione esplicata nello svolgimento della manovra di Trento, ed in particolar modo la 32a Divisione di Fanteria - Brigata Acqui (17°-18°) e Volturno (217°-218°), 9° e 32° Reggimenti Artiglieria da campagna, 416a Batteria Bombarde, 2° battaglione Zappatori del Genio e 133a Compagnia telegrafisti - il IV Gruppo Alpino (Battaglioni Monte Arvenis, Monte Pavione, Feltre e X Gruppo Artiglieria da montagna) ed il XXIX Riparto d’ assalto, che, in fiera lotta a corpo a corpo, annientò il presidio nemico a Serravalle, ed aprì la via di Rovereto e di Trento.
La Brigata Liguria del V Corpo d’Armata, che superò eroicamente le formidabili difese del Pozzacchio ed aprì la strada della Vallarsa.
Il X Corpo d’ Armata, che con la 6° Divisione - Brigata Valtellina (65° - 66°) Brigata Chieti (123°- 124°), 16° Reggimento Artiglieria da campagna, 108a Batteria Bombarde, 66° Battaglione del Genio, 106a Compagnia Telegrafisti - primo iniziò in Val d’Astico l’avanzata generale su Trento.
L’invitta 3a Armata. — Le truppe della 3a Armata furono pari alle loro nobili tradizioni. Vanno ricordate: la 23a Divisione - VI Brigata Bersaglieri (8°-13°), VII Brigata Bersaglieri (2°-3°), 40° Reggimento Artiglieria da campagna, 238a Batteria Bombarde, 5° battaglione zappatori, 123a Compagnia Telegrafisti -; la 54a Divisione - Brigata Granatieri (1°-2°) e Brigata Novara (153°-154°), 6° Reggimento Artiglieria da campagna, 258a Batteria Bombarde, 77° Battaglione Zappatori, 154a Compagnia Telegrafisti -; il Reggimento Marina; il XXVI Battaglione d’ assalto, per l’ ardimento e lo slancio dimostrato -; il reggimento Cavalleggeri Aquila (27°); la 25a  Divisione con la Brigata Avellino (231°-232°), il 47° Reggimento Fanteria (Brigata Ferrara), il XXVIII° Battaglione d’ assalto, la 26a compagnia pontieri e il 90° Battaglione genio ‘Zappatori; la 53a Divisione col 221° Reggimento Fanteria (Brigata Jonio), l’ 8° compagnia pontieri, il 58° Battaglione Zappatori.
La tenace 4a Armata. — La Brigata Pesaro (239°-240°), il XVIII e il XXIII Riparto —d’assalto del VI Corpo d’ Armata per le alte prove di valore date nelle cruente azioni del Monte Pertica.
La 21a Divisione - Brigata Siena (31°-32°) e Brigata Forlì (43°-44°), 28° Reggimento Artiglieria da campagna, 367a Batteria Bombarde, 34° battaglione zappatori, 121a Compagnia Telegrafisti -; il 91° Reggimento Fanteria (Brigata Basilicata), il III Battaglione del 58° Fanteria (Brigata Abruzzi), il IX Riparto d’assalto del IX Corpo d’Armata, per i sacrifici eroicamente compiuti nel settore Asolone-Col della Berretta e per la celere marcia d’ inseguimento.
Fra le truppe del XXX Corpo d’ Armata, la Brigata Aosta (5°-6°) che conquistò il Valderoa, la Brigata Bologna (39a-40a) che conquistò il Col del Cuc e rapidamente marciò verso Feltre, unitamente al II Battaglione del 96° Fanteria (Brigata Udine) e ai Battaglioni Alpini Exilles e Pieve di Cadore (primi entrati a Feltre), Val Toce, Levanna e Monte Antelao.
La prode 6a Armata. — Le truppe italiane dei Corpi d’Armata XII, XIII e XX, unitamente a quelle alleate della 48a divisione britannica ed alla 24a francese, gareggiarono di slancio e di celerità nel rapido inseguimento; particolarmente si distinsero i tre reggimenti di fanteria della 24a Divisione Francese (50°-108°-126°), la 143a e la 145a brigata britannica, le brigate Pinerolo (13°-14°) e Lecce (265°-266°) ed il 24° Reggimento Artiglieria da campagna della 14a divisione; la Brigata Ancona (69°-70°), il I battaglione ed il plotone d’ assalto del 234° fanteria (Brigata Lario), il 25° Reggimento Fanteria (Brigata Bergamo), il LII ed il LXX Riparto d’ assalto.
La costante 7a Armata. — Le truppe Alpine della 5a e della 75a divisione del III Corpo, i battaglioni Tolmezzo e Monte Rosa (che celeremente marciarono su Bolzano, bloccando la 49a divisione a. u.), i Battaglioni Cuneo, Saluzzo, i bersaglieri della III Brigata (17°- 139°) del XIV Corpo d’ Armata, e le Artiglierie dell’Armata meritano speciale menzione per la celere travolgente avanzata da essi compiuta.
La valorosissima 8a Armata. — Vanno segnalati alla gratitudine nazionale tutti i Comandi e tutte le grandi Unità della 8a Armata.
L’VIII Corpo d’Armata, che, col concorso del Corpo d’Armata d’ assalto, conquistò Vittorio Veneto e forzò la stretta di Fadalto;
il XXII, che per primo passò il Piave, resistette eroicamente colle sue truppe isolate oltre il fiume ai più violenti contrattacchi e cooperò con slancio alla liberazione della conca bellunese;
il XXVII che, superate con grande valore le difficoltà del passaggio del Piave, si spinse vigorosamente nella valle del Cordevole, vincendo aspre resistenze.
Particolarmente sono da notare:
dell’VIII Corpo d’Armata:
la brigata Tevere (215°-216°); il 112° Reggimento fanteria (brigata Piacenza); il V e il XXV Riparto d’ assalto; il III e XI battaglione bersaglieri ciclisti; il 52° reggimento artiglieria da campagna e il XXIII Gruppo artiglieria da montagna; il II gruppo squadroni del Reggimento Lancieri di Firenze (9°) ed il 6° squadrone dei Cavalleggeri di Piacenza (18°); il 73° e il 92° battaglione zappatori del genio; la 140a Compagnia Telegrafisti;
del XXII corpo d’armata:
la 1a divisione d’ assalto (I Raggruppamento d’ assalto, III battaglione bersaglieri ciclisti, 5° squadrone Cavalleggeri di Piacenza, IX gruppo artiglieria da montagna, 91° battaglione zappatori, 122° compagnia telegrafisti).
Le brigate Pisa (29°-30°) e Mantova (113°-114°) della 57a divisione; Piemonte (3°-4°) e Porto Maurizio (253°-254°) della 60a divisione.
Il LXXII Riparto d’ assalto; tutta l’artiglieria da campagna e da montagna del Corpo
d’ Armata; la 32a compagnia telegrafisti, che, sotto il tiro nemico e contro la violenza del fiume, lavorò 24 ore per tentare di collegare telefonicamente le due opposte rive del Piave finchè riuscì nell’ intento;
del XXVII Corpo d’Armata:
le brigate Cuneo (7°-8°), Reggio (45°-46°) e Campania (135°-136°).
La fida 9a Armata. — La 9a Armata, costituente la riserva, che per ragioni di schiera- mento non aveva potuto trovar posto sulla prima linea, concorse sempre efficacemente al- l’azione inviando alle Armate avanzate i suoi valorosi reparti; splendidamente addestrati.
L’audace 10a Armata. — Tutti i Corpi di questa Armata assolsero mirabilmente il loro compito e meritarono pertanto l'onore della citazione sul bollettino di guerra: il valoroso XIV Corpo d’Armata britannico (7a e 23a divisione) già gloriosamente partecipe alla battaglia svoltasi nello scorso giugno sull’ altipiano di Asiago, e l' XI Corpo d’ Armata Italiano con la sua 37a divisione e con la 23a divisione, che conquistarono le Grave di Papadopoli, sfondarono la «Kaiserstellung » sulla sinistra del Piave dilagando arditamente nella pianura; il XVIII Corpo d’Armata Italiano (33a e 56a divisione), che inviato dal Comando dell’8a Armata a rafforzare la 10a  Armata allo scopo di aprire gli sbocchi della Priula all’VIII Corpo d’ Armata, eseguì con mirabile impeto il mandato affidatogli.
La brigata Como (23°-24°) e l’XI Riparto d’ assalto si distinsero per il loro slancio. Il giovane e ardito 332° Americano affermò il suo valore gareggiando in bravura con le nostre fanterie.
La ferrea 12a Armata. — Vanno ricordate, per l’ardimento e il valore dimostrato nella gagliarda lotta vittoriosamente sostenuta, superando gravi difficoltà ed aspre resistenze, la 23a Divisione francese che coi suoi reggimenti 78°, 107°, 138°, conquistò le alture a nord ovest di Valdobbiadene ; la 70a divisione italiana con le brigate Re (1°-2°) e Trapani (149°-150°), che in sette giorni di aspri, cruenti combattimenti espugnarono sulla destra del Piave il sistema fortificatorio costruito a difesa della stretta di Quero, catturando numerosi prigionieri, molti cannoni e mitragliatrici e infliggendo al nemico perdite gravissime; la 52a divisione, e segnatamente i battaglioni Bassano, Verona, Stelvio, Tirano, Morbegno, M. Baldo, Sette Comuni del I Raggruppamento ; i battaglioni Vestone, Spluga, Valtellina del II Raggruppamento; la 742a compagnia mitragliatrici, che, fianco a fianco con la 23a divisione francese, varcarono il Piave, respinsero il nemico dalle fortissime posizioni di riva sinistra, espugnarono M. Cesen, difeso da ostinate retroguardie, ridiscesero al Piave a monte di Feltre, e, trovato il ponte di Busche distrutto, varcarono il fiume con passerelle improvvisate, continuando instancabili a incalzare il nemico.
Il vigile e fiero Corpo di cavalleria. — Tutte le truppe componenti il corpo di cavalleria meritano essere segnalate. Degni di particolare menzione sono i seguenti reparti:
II° brigata, coi suoi reggimenti Genova Cavalleria (4°) e Lancieri di Novara (5°);
i reggimenti: Savoia Cavalleria (3°), Lancieri Vittorio Emanuele (10°), Cavalleggeri di Sa-luzzo (12°), di Monferrato (13°) e Guide (19°); Lancieri di Mantova (25°) e di Vercelli (26°);
le batterie a cavallo, e segnatamente la 2a e la 4a batteria, il I° gruppo bersaglieri ciclisti (battaglioni IV, V e XII);
la 7a e l’8a squadriglia autoblindomitragliatrici;
la 1a, 2a e 3 a Sezione da ponte per cavalleria.

I fedeli e saldi Carabinieri Reali. — Impavidi, come sempre, al loro posto di dovere, nell’ infuriare della battaglia, forti delle loro eroiche tradizioni i carabinieri reali furono costante esempio di alto senso di abnegazione e, cogliendo con entusiasmo l’occasione di partecipare direttamente al combattimento, diedero prove di fulgido valore.

I gloriosi rappresentanti dei popoli oppressi. — Il reggimento Esploratori Czeco-slovacchi (39°), fin dal Marzo impiegato in prima linea a nuclei dalle varie armate italiane, combattè valorosamente anche in questa battaglia.
La Compagnia volontari romeni, aggregata alla 8a Armata, meritò encomio solenne per le magnifiche prove di bravura date, concorrendo alla rotta del comune nemico.


venerdì 7 dicembre 2018

Visione di Gloria

SEGNALAZIONE LIBRARIE
La Grande Guerra nel ricordo del primissimo dopoguerra.
La Memoria attraverso le foto de Cimiteri di Guerra





VISONI DI GLORIA
I Cimiteri di guerra dell'Altipiano di Asiago
Ogni veduta è contraddistinta con un numero di riferimento alla
"Carta dell'Alyipiano con l'ubicazione dei Cimiteri di guerra "edita nel 1924


Editori
C.D. Bonomo e Figli - Fotografi Editori Asiago
1924
Proprietà Artistico Letteraria
Fototipia dello Stabilimento P. Marzari Schio

Riedizione fuori commercio a cura della
 Banca Popolare di Maristica



giovedì 6 dicembre 2018

Cesvam. Un altro traguardo raggiunto






CESVAM NOTIZIE
Con il consuntivo 2018 e il documento di programma  2019
Emerge chiaramente che, par la sua attuale dimensione
Ampiamente sufficiente a garantire il livello di ambizione degno dell Istituto,
E quindi in essere per il prossimo quadriennio,
Il CESVAM
Svilupperà' solo i programmi in essere.
Qualsiasi nuovo progetto o programma sara preso in esame nel 2020 e messo in esecuzione se valido a partire dal dicembre 2021.
Un altro successo del Cesvam,
Che permette di operare secondo programmi e pianificazioni precise.



Lo scorth time e per il Cesvam di
24 mesi
Dal 1 gennaio 201








mercoledì 5 dicembre 2018

Giornata del Decorato 2019 a Torino

NOTIZIE CESVAM
Il convegno integrante la giornata
Avrà' cime tema
Il valore militare nella crisi armistiziale del 1943


Il Consiglio Nazionale ha approvato la proposta di
Tenere a Torino
La Giornata del Decorato 2019
A Torino



lunedì 3 dicembre 2018

Consiglio Nazionale del Nastro Azzurro

NOTIZIE CESVAM
Attività della Presidenza Nazionale

In data odierna si è tenuto il Consiglio Nazionale del Nastro Azzurro presieduto dal Presidente Gen. carlo Maria Magnani. L'ordine del Giorno è disponibile presso la Segreteria Generale. Nell'occasione è stati distribuito il Calendario Azzurro 2019 ed è stata presentata la Medaglia della Vittoria.

domenica 2 dicembre 2018

Austerliz 2 dicembre


















Il capolavoro tattico di Napoleone
tema di ricerca di estremo interesse
soprattutto nella identificazione del centro di gravità
di Buonaparte
che rappresenta uno dei punti più interessanti della evoluzione dell'Arte della Guerra
al termine dell settecento.

sabato 1 dicembre 2018

La Guerra di LIberazione: il nemico. La coalizione hitleriana


APPROFONDIMENTI
 Abbiamo adottato l'approccio che intende
 la Guerra di Liberazione come una guerra su cinque fronti ed un nemico.
Il nemico è la coalizione hitleriana, in cui
i fascismi di tutta europa si coalizzarono per creare il potere del Terzi Riech.
La Repubblica Sociale Italiana è un satellite di questa coalizione,
come si evince dagli 11 punti del manifesto di verona delll'ottobre 1943.
L'articolo qui pubblicato, riporta la struttura di questa repubblica. 

L ’organizzazione della R.S.I.

di Alessia Biasiolo*

I materiali delle Forze Armate della Repubblica Sociale
erano nella quasi totalità di provenienza del regio esercito
non avendo l'alleato tedesco ceduto alcunchè.


I punti salienti sui quali la voce di Mussolini da Radio Monaco insiste annunciando la necessità della nascita della Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.) sono vari. Innanzitutto il ritorno al fascismo delle origini, con la sua netta impronta sociale, che mette in chiaro la lealtà all’alleato tedesco, sottolineando il tradimento della monarchia e del governo Badoglio, compresi tutti i sostenitori, a qualunque titolo, lasciando intendere nettamente che gli Alleati angloamericani continuavano ad essere i nemici. La necessità di lavare l’onta dell’onore compromesso dall’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre, con la conseguente umiliazione di essere disarmati dall’alleato tradito, i tedeschi, perché dovevano necessariamente difendersi dal cambio di fronte ovviamente ritenuto vigliacco. Il bisogno di riscattare i propri territori occupati sempre dall’alleato tedesco, ma anche dal nemico che stava avanzando per la penisola, complice il governo Badoglio, che gettava ancor più vergogna sulle migliaia di soldati caduti. Era necessario, dunque, riprendere le armi a fianco degli alleati tedeschi e giapponesi, iniziando a ripulire il Paese. A cominciare dai primi veri traditori, i membri del Gran Consiglio del Fascismo, che avevano dichiarato deposto il loro Duce il 25 luglio 1943. L’obiettivo era chiaro: solo il sangue poteva cancellare il disonore. Bisognava poi riorganizzare le Forze Armate e la Milizia. Il nuovo governo nacque, così, il 23 settembre, termine ultimo dato dal plenipotenziario Rahn per emettere il comunicato con la lista dei ministri. La prima riunione del nuovo Consiglio dei Ministri ebbe luogo alla Rocca delle Caminate il 27 settembre, in quella residenza estiva di Mussolini alla quale da subito avrebbe voluto tornare. La riunione non fu facile, dal momento che era chiaro a tutti quanto fosse impossibile per la nuova Repubblica muovere i suoi passi. Impossibile spostarne la capitale a Roma, dal momento che l’avanzata angloamericana era abbastanza rapida e i tedeschi volevano sedi lontane dal confine e prossime, invece, al confine con i propri territori. Inesistente l’esercito, la struttura amministrativa, i finanziamenti. Era necessario iniziare tutto da capo, quindi venne scelta una sede sul lago di Garda dove Mussolini decise di risiedere. Precisamente prende alloggio a Villa Feltrinelli, a Gargnano, dove arriva il 10 ottobre; gli uffici di Presidenza vengono posti poco distante, alla villa delle suore Orsoline, mentre le sedi dei ministeri e dei vari uffici vengono sparse un po’ ovunque: a Salò, a Brescia, a Lonato. A Salò prese sede l’Agenzia Stefani che si occupava di diramare i comunicati alla stampa e proprio perché l’Agenzia inoltrava i dispacci da Salò, la Repubblica Sociale venne soprannominata Repubblica di Salò, o repubblichina per i detrattori. L’adesione alla R.S.I. da parte di alcuni fu entusiastica e immediata. Coloro che erano fascisti convinti, altrettanto convintamente aderirono alla neonata organizzazione per riscattare l’orgoglio italiano ferito dalla vigliaccata che era stata compiuta dal governo e dal Re, perché tale veniva vissuta. I funzionari che entrarono a far parte della struttura organizzativa furono circa 14mila, tra convinti del regime, coloro che svolgevano un regolare buon lavoro, chi temeva di perdere prerogative di carriera e chi, invece, temeva rappresaglie politiche, piuttosto che di finire chissà come in mano ai nazisti o agli angloamericani. La scelta non fu facile perché, al di là di coloro che professavano convinte idee fasciste, l’imminente arrivo proprio degli angloamericani prometteva la fine della guerra e miglioramenti almeno nella situazione precaria quotidiana. Tra chi reclutava persone per il Nord c’era Almirante che spiegava le ragioni della R.S.I. e la necessità di vincere, in un clima che ricordava molto i raduni entusiastici da Marcia su Roma o di poco prima della guerra. Nel frattempo, rinasce anche il partito che diventa Partito Fascista Repubblicano, con la riapertura delle Federazioni un po’ in tutte le città dove il partito fascista era andato scomparendo una volta dichiarato fuori legge dal governo Badoglio. Ben presto proprio dalle Federazioni e da alti rappresentanti del Partito si alzano le lamentele verso gli aderenti alle fila che non erano più selezionati tra la migliore gioventù o tra i migliori militanti convinti, ma riunivano accozzaglie di personaggi più attirati dalle idee di rivalsa e violenza che da alte idee politiche o di riscatto nazionale. L’attività febbrile portò alla costituzione del primo Congresso che si tenne nelle sale di Castelvecchio a Verona il 14 novembre, conclusosi con la ratificazione ufficiale della nascita della Repubblica Sociale Italiana e di un manifesto programmatico che aveva questo esordio:
“Il primo rapporto nazionale del Partito fascista repubblicano: leva il pensiero ai Caduti del Fascismo repubblicano, sui fronti di guerra, nelle piazze delle città e dei borghi, nelle foibe dell’Istria e della Dalmazia che si aggiungono alle schiere dei Martiri della Rivoluzione, alla falange di tutti i morti per l’Italia; addita nella continuazione della guerra a fianco della Germania e del Giappone fino alla vittoria finale e nella rapida ricostruzione delle Forze armate destinate ad operare accanto ai valorosi soldati del Führer, le mete che sovrastano qualunque altra di importanza ed urgenza; prende atto che i decreti del Partito porteranno intransigente volontà ed esemplare giustizia e, ispirandosi alle fonti e alle realizzazioni mussoliniane, enuncia le seguenti direttive programmatiche per l’azione del Partito”. Oltre alla costituzione della Repubblica Sociale, in politica estera si doveva operare per eliminare i secolari intrighi britannici dal continente, abolendo il sistema capitalistico interno.
Le difficoltà furono da subito evidenti: all’interno del Partito, e di conseguenza della neonata Repubblica, le correnti erano discordi su molti punti programmatico-organizzativi, tra i quali la Costituente, di conseguenza non era semplice portare avanti quello che doveva essere un vero e proprio governo. Dal canto loro i tedeschi, pur se molti dei gerarchi non vedevano di buon occhio la Repubblica, di certo erano sollevati dal fatto di non dover organizzare i territori italiani. Anche all’interno della gerarchia tedesca vi erano varie fazioni e vari punti di vista, spesso in con
trasto tra loro, e se è appunto vero che usavano l’idea di R.S.I. come mezzo organizzativo territoriale, allo stesso tempo non mancavano di reclutare personale volontario per le loro forze, soprattutto proprio tra chi vedeva il tradimento italiano come sbagliato nei confronti di un alleato così fedele da fare liberare il Duce. Pertanto alcuni italiani si arruolarono volontari nelle SS italiane, costituendo una forza ausiliaria di appoggio all’alleato nazista. Lo scopo tedesco era quello di utilizzare gli italiani volontari nelle loro fila per liberare le forze tedesche che, così, potevano impegnare il nemico diversamente. Ad esempio, gli italiani potevano tenere in scacco gli Alleati lungo le coste per permettere azioni in profondità che avrebbero, se non altro, rallentato l’avanzata nemica sul suolo italiano. Tali erano, infatti, le direttive dell’Oberkommando della Wehrmacht italiana. Altra organizzazione che arruolava molti italiani era la Todt per utilizzarli come forza lavoro, sia in Italia che in Germania dove molti vennero inviati. A questo punto, se l’idea originale di Mussolini era quella di ricostituire un esercito intorno alla rinata Milizia, le cose divennero difficili, tanto da portare alla sofferta scelta di affidare la riorganizzazione dell’esercito a Rodolfo Graziani, poco amato da Mussolini stesso, ma unico con sufficiente esperienza. Graziani riunì in sé il Ministero dell’Esercito, il Ministero della Marina e il Ministero dell’Aeronautica, chiamandolo prima Ministero della Difesa e poi Ministero delle Forze Armate. Sembra a questo punto che le mosse principali fossero volte a costituire una struttura organizzativo-politica, più che a pensare ad organizzare la vita degli italiani. Per ottenere il necessario permesso tedesco, Graziani si adoperò per convincere gli ufficiali ad entrare nell’esercito repubblicano e organizzarlo. Per farlo, cominciò ad aumentare gli stipendi, che passarono a circa 20mila lire al mese per un generale; circa 12mila lire al mese per un colonnello; circa 6mila lire per un capitano. Stipendi faraonici, se si pensa che un impiegato percepiva meno di 2mila lire mensili. Pertanto furono in molti gli ufficiali che risposero positivamente alla chiamata, raggiungendo la cifra di 12mila solo a Roma, circa 60mila in totale. Non essendo tutti necessari, verranno tenuti a disposizione.
Il 9 ottobre 1943 era programmato un incontro tra Hitler e Graziani. Nel promemoria per Graziani, i punti da discutere erano tanti. Soprattutto se il governo tedesco intendesse trattare l’Italia come territorio occupato o ristabilirne al più presto l’indipendenza politica, con i relativi rapporti di alleanza. Nel caso il governo del Reich volesse lasciare l’indipendenza all’Italia, essa doveva avere libertà d’azione, di comunicazione e di trasmissione agli organi politici e militari del governo italiano, altrimenti sarebbe stato impossibile assolvere alle proprie funzioni. Bisognava poi determinare un territorio di guerra in cui le autorità politiche italiane avessero facoltà di azione completa. L’armamento da adottare avrebbe dovuto essere quello tedesco, visto che le condizioni dell’Italia non permettevano di certo approvvigionamenti. Sarebbe dovuto poi essere organizzato un periodo di addestramento alle armi tedesche, dato che erano di diversa dotazione rispetto alle italiane.
Lo scopo di Graziani, discusso in Germania con Hitler e i suoi luogotenenti, era di costituire 25 divisioni complete di servizi e complementi, per un totale di circa mezzo milione di uomini, ma gli alleati concessero la creazione di un esercito da 12 divisioni, mentre il capo di Stato Maggiore dell’esercito germanico, il feldmaresciallo Keitel, affermava che soltanto un esercito italiano inesistente non avrebbe tradito i tedeschi, ad indicare la chiara percezione che poteva avere degli italiani, soprattutto organizzati nuovamente in una struttura militare. Le prime quattro divisioni italiane si sarebbero addestrate in Germania, nei campi di Müsingen, Sennelager, Grafenwöhr, Heuberg, al comando degli IMI, cioè dei militari presi prigionieri dai tedeschi all’indomani dell’8 settembre, ma che avevano nel frattempo scelto di aderire alla R.S.I., sia ufficiali che sottufficiali, con personale di leva di nuove classi in Italia (quelle del 1924/1925, oltre al personale del 1923 in congedo provvisorio). Il 27 ottobre, il Consiglio dei Ministri della R.S.I. approvava lo scioglimento delle vecchie forze armate regie e una nuova legge che approvava le forze armate nuove. Data la discussione inerente lo scioglimento della Milizia, si giungerà all’accordo di costituire la Guardia Nazionale Repubblicana (Gnr) composta dagli aderenti alla vecchia Milizia, dai Carabinieri e dalla polizia d’Africa italiana. La Gnr avrebbe avuto compiti di polizia militare e polizia interna, compresa la lotta alla Resistenza. L’annuncio della nascita della nuova Guardia venne dato il 27 novembre e ufficializzato l’8 dicembre 1943. Gli aderenti iniziali, entusiastici, furono molti, in modo particolare per dimostrare ai tedeschi che non era colpa di tutti gli italiani quanto era accaduto, ma c’erano le forze italiane desiderose di riscattare lo sbaglio di alcuni. Anche dal Ministero della Cultura popolare i toni erano i medesimi: doveva essere messo in risalto l’onore italiano nei confronti di quell’alleato tradito che ora, è bene ricordarlo, occupava il suolo italiano per buona parte e non con blande intenzioni. In nome dei morti e dei mutilati, si doveva lottare per la Patria e riscattarne l’onore. Gli studenti dovevano lasciare ogni loro interesse per correre a salvare la Patria in quel momento di assoluto bisogno, di assoluto disonore. Pertanto, anche quel genere di discorsi altisonanti comportavano, negli anni di preparazione della gioventù italiana alla lotta, adesioni rapide ad una compagine che dava garanzie di sapere come agire di fronte a giorni in cui i fatti non erano stati per niente chiari. Si leggeva sui manifesti: “Il nostro glorioso Esercito è stato ricostituito. Il bel grigio verde che avete indossato in cento battaglie dalle steppe russe al deserto libico egiziano, vi attende. Riavrete distintivi e insegne ben noti e cari alla memoria di tutti i vecchi combattenti e, con le stesse bandiere per le quali i vostri padri non risparmiarono la vita, riporterete la Patria sulla via della salvezza e dell’onore”. Lo stesso Ministero, sotto le direttive di Giorgio Almirante, diffonde cartoline e volantini pubblicitari per inneggiare al dovere di riprendere le armi a fianco dell’alleato tedesco.
Accanto ai manifesti, l’azione incisiva della propaganda cinematografica riprende. Infatti, i cinegiornali e i lungometraggi dell’Istituto Luce mettono in evidenza l’arruolamento sotto il fascio littorio ancora, l’accorrere della migliore gioventù nella Gnr o nell’esercito. Ricompaiono i cari simboli del teschio, dei fasci e delle fiamme nere, a indicare la continuità proposta, dispetto alla rottura badogliana, dalla R.S.I.
In “Brescia repubblicana” del 24 novembre 1943, si legge che anche i podestà, i sacerdoti e i funzionari pubblici si dovevano mobilitare per la buona riuscita dell’arruolamento, anche perché alcune circolari sancivano chiaramente che, in caso di mancata presentazione dei chiamati alla leva obbligatoria, i provvedimenti sarebbero stati presi proprio a carico dei podestà e dei capi famiglia. Alcuni casi si ebbero subito, a monito, con arresto dei capi famiglia e il ritiro delle tessere annonarie per l’acquisto dei beni di prima necessità. Si aggiunsero provvedimenti ancora più severi, come il ritiro della licenza di esercizio alla famiglia dei renitenti, il divieto di uccidere i maiali, la sospensione dall’impiego, eccetera.
Il Prefetto di Brescia scriveva: “[…] la costituzione del nuovo Esercito italiano […] dovrà riscattare l’onore perduto col tradimento dell’8 settembre. Ogni italiano che ami veramente la Patria non può non volere che le nostre bandiere ritornino a sventolare alla testa dei suoi reggimenti. Si impone da parte di ognuno di noi il dovere di svolgere la più assidua e appassionata attività perché nell’animo dei nostri giovani si riaccenda, ove occorra, il sentimento del dovere: il dovere di impugnare le armi per ricacciare, al fianco dei valorosi alleati germanici il nemico invasore del sacro suolo della Patria. Quel nemico che dal cielo distrugge le nostre città, uccide le nostre donne, i nostri vecchi, i nostri bambini”. I risultati furono soddisfacenti, pur essendo molti i giovani che non si presentavano affatto all’ufficio di leva, oppure orientati alla Gnr, alla Todt, alle SS. Se la chiamata alle armi riguardava 186mila uomini, nel gennaio del 1944 se ne erano presentati 87mila, dimostrando da subito l’inadeguatezza della macchina organizzativa. Ottenuto il discreto risultato di arrivo degli uomini, infatti, non si sapeva dove metterli e come gestirli. Mancavano le caserme, le armi, gli equipaggiamenti, rendendo l’adesione un immediato pentimento, mentre dove le condizioni di trattamento erano migliori, l’adesione divenne più entusiastica ancora. Il 16 gennaio 1944, Mussolini tolse l’idea di apoliticità delle forze armate, imponendo il saluto romano anche all’esercito e che le stellette venissero tolte, in quanto ricordo della monarchia. Avrebbero dovuto essere sostituite con il gladio romano. Il 9 febbraio venne imposto a tutte le reclute il giuramento di fedeltà alla R.S.I., per frenare il dilagare del bolscevismo, come ebbe ad affermare Graziani. Sempre ai primi di febbraio, data la scarsa adesione, venne emanato un nuovo bando per le classi 1922, 1923 e primo quadrimestre 1924. Per frenare la renitenza alla leva, il 18 febbraio 1944 venne emanato il tristemente famoso “Bando Graziani”, secondo il quale renitenti e disertori sarebbero stati condannati a morte per fucilazione, così come i renitenti del precedente bando avrebbero avuto 15 giorni di tempo per regolarizzarsi prima di incorrere nella medesima pena. I risultati del Bando furono immediati e felici per gli intenti repubblicani, ai fini dell’arruolamento: ad esempio, nelle province di Brescia e Bergamo soltanto l’1,6 per cento dei richiamati non si presentò al Distretto Militare.
Nel frattempo, la R.S.I. era stata riconosciuta dalla Germania e dal Giappone, che avevano indotto al riconoscimento Bulgaria, Croazia, Romania, Slovacchia, Ungheria, Cina, Thailandia. Ufficiosamente iniziarono relazioni diplomatiche con Argentina, Portogallo, Spagna, Svizzera e Vaticano, mentre la Francia di Vichy e la Finlandia non la riconobbero. Mussolini in quei mesi era occupato nel tentativo di indire una Costituente, come già affermato nel programma politico di Verona, che avrebbe dovuto vedere la delegittimazione del Re, con la fine della monarchia e il riconoscimento della Repubblica Sociale messi in atto addirittura dal Parlamento. In sostanza, la Camera dei Fasci e delle Corporazioni avrebbe dovuto autoconvocarsi, ritenendo illegittimo il provvedimento di scioglimento proclamato dal governo Badoglio che sarebbe stato considerato un colpo di stato, messo in atto addirittura arrestando dei membri della Camera stessa prima del colpo di stato e prima del suo scioglimento, quando gli stessi membri godevano dell’immunità diplomatica. Insomma, un comportamento illegittimo sotto tutti i punti di vista, ma altrettanto impossibile sarebbe stato il sogno di Mussolini, dal momento che il Parlamento sarebbe dovuto essere costituito da un Senato che non esisteva e che, per sistemare le cose, avrebbe dovuto dichiarare la legittimità della neonata Repubblica. Forse del tempo perso, che comunque portò Mussolini a un ruolo ancor meno significativo del previsto nel suo nuovo governo, interlocutore dei tedeschi. I quali, nel frattempo, avevano messo in atto in Italia la loro politica repressiva, non soltanto l’azione bellica contro il nemico che, pur se a volte lentamente, continuava ad avanzare.
Nemico costituito dagli angloamericani che, dal canto loro, avevano comunque sperato nell’apporto dell’esercito italiano contro la Germania. Pensavano inizialmente, cioè, che con l’armistizio dell’8 settembre le forze armate italiane davvero si rendessero conto che la situazione era cambiata e che, per ordini o per scelta, si sarebbero schierate con loro per rendere la fine della guerra la più celere possibile. Se, con la voce del comando dell’esercito tedesco, al 10 settembre 1943 l’esercito italiano non esisteva più, e risultava assolutamente evidente che l’Italia fosse il ventre molle dell’Asse Roma Berlino, allora con la stabilizzazione del fronte a Cassino, il fronte italiano diventava sempre meno importante, lasciando tempo e forze organizzative al settore ben più interessante della Francia, con quello che sarà lo sbarco in Normandia. Pertanto il territorio italiano diventava sempre meno basilare, lasciando che le operazioni militari fossero nulla più di una guerra di logoramento, condotta via via con forze ridotte per il trasferimento in Francia dei reparti: impegnare i tedeschi sul fronte italiano sarebbe stato agevole e strategicamente determinante, affinché l’altro fronte fosse la sorpresa definitiva al Reich. Il peso politico maggiore sull’Italia lo avevano gli inglesi capeggiati da Churchill, i quali erano maggiormente a conoscenza della situazione italiana e avevano maggior peso politico sull’Italia, verso la quale gli americani non avevano una vera e propria politica. Pertanto lasciavano fare agli alleati che non avevano grande fiducia nei quadri italiani sia ufficiali, dato il comportamento dopo Cassibile, sia partigiani che spesso venivano considerati poco controllabili. Inoltre, la situazione in Grecia si stava facendo complessa e pertanto prevaleva il punto di vista di Churchill. Il quale non aveva certo dimenticato la necessità di punire l’Italia, sia per essere entrata in guerra contro la Gran Bretagna in un momento così difficile come il 1940, sia perché proprio l’Italia aveva messo in scacco l’egemonia britannica nel Mediterraneo, uscendone perdente. L’Italia, quindi, avrebbe dovuto conquistarsi e meritarsi pezzo per pezzo la sua libertà, dato che se una nazione si sottomette ad un regime tirannico, non può essere assolta dalle colpe di cui il regime si è reso colpevole, come affermò Churchill nell’agosto del 1944. Pertanto, dato che nell’agosto del 1944 Roma era già stata liberata, il primo ministro britannico riteneva impossibile passare dallo status di cobelligerante contro i tedeschi (ottenuto con l’armistizio del 1943) ad un trattato di pace. Infatti, gli Alleati non avevano alcun bisogno dell’Italia per concludere le operazioni militari nel Paese e il popolo italiano liberato non era sufficientemente rappresentativo di tutta quella parte di italiani ancora in mano ai tedeschi nel Centro-Nord.

Comm. Alessia Biasiolo

Bibliografia essenziale
Mario Avagliano, Marco Palmieri: “L’Italia di Salò”, il Mulino, Bologna, 2017
Giorgio Bocca: “La repubblica di Mussolini”, Mondadori, Milano, 1997
Frederick William Deakin: “Storia della Repubblica di Salò”, Einaudi, Torino, 1970
Renzo De Felice: “Mussolini l’alleato”, Einaudi, Torino, 1997
“Il Manifesto di Verona”, 14 novembre 1943
Arrigo Petacco, Sergio Zavoli: “Dal Gran Consiglio al Gran Sasso”, Mondadori, 2013