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mercoledì 31 luglio 2019

Indici Luglio 2019





SOMMARIO
ANNO LXXIX, Supplemento on line, VII, n.43
Luglio 2019
www.valoremilitare.blogspot.com
Massimo Coltrinari, Editoriale, Luglio 2019
                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        28.07.2019
Copertina, Luglio 2019
                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        29.07.2019

IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA MEMORIA

APPROFONDIMENTI
Francesco Atanasio, Amedeo d’Aosta, Vicerè d’Etiopia, Medaglia d’Oro al Valor Militare 
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 5.07.2019
Mario Pereira, I Brasiliani in Italia nella seconda guerra mondiale
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 15.07.2019
Luigi Marsibilio, La prima vittoria del generale Diaz
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 16.07.2019
Osvaldo Biribicchi, Nous sommes dans un cul-de-sac 
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data .26.07.2019


DIBATTITI
Redazionale, Giuseppe Chiostergi, un garibaldini in Francia 1915
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 4.07.2019
Redazionale, Filottrano e la Battaglia di Ancona
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 8.07.2019
Redazionale, Il museo dell’ebraismo a Ferrara
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 9.07.2019
Elisa Bonacini, Il terzo fronte della guerra di liberazione. L’Internamento
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 13.07.2019
Redazionale, Il 14 luglio 1789 Parigo
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 14.07.2019

Federico Levy, I Maltagliati, pasta in casa pesarese. Storie della resistenza 
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 25.07.2019
ARCHIVIO
Giorgio Lavorini, Una lettera per il Duce
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data  2.07.2019
Redazionale, I Soldati italiani di Napoleone
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 12.07.2019
Redazionale, Storia dell’Istituto del Nastro Azzurro. Foto del Direttorio. Anni ‘30
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 19.07.2019
Redazionale, 20 luglio 1944.Attentato alla tana del lupo
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 20.07.2019

MUSEI, ARCHIVI,BIBLIOTECHE
Redazionale, La storia della Brigata “Aqui”fino alla Guerra Mondiale
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 18.07.2019
Giovanni Cecini, Elemtto 2Adrian”Prima Guerra Mondiale 
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 22.07.2019

 IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA' D'OGGI

UNA FINESTRA SUL MONDO
Redazionale, Il Mediterraneo e le sue sfide
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 3.07.2019
Redazionale, Marina Militare: compiti e scopi
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 10.07.2019
Redazionale, Aggiornamento Sito del Nastro Azzurro
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 11.07.2019
Redazionale, La guerra di Libia
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 17.07.2019

 GEOPOLITIVA DELLE PROSSIME SFIDE
Redazionale, Il mediterraneo e le sue chiavi
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 3.07.2019

 SCENARI,REGIONI, QUADRANTI
Giovanni Cecini, Il Polo Nord 1928 – 1997. Da Nobile a Camporini 
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       24.07.2019

 CESVAM NOTIZIE
CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE
Redazionale, Procedure per un nuovo master
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 1.07.2019
Redazionale, Degrado della Cittadella Spagnola di Messina
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 6.07.2019
Redazionale, Progetti 2019. Situazione
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 7.07.2019
Redazionale, Indici della rivista “Quadernionline”
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 21.07.2019

SEGNALAZIONI LIBRARIE
Redazionale, Lo Stemma della Scuola di Applicazione d’Arma
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 23.07.2019
Redazionale, Vegezio. L’arte della guerra romana
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 28.07.2019

 AUTORI

Pecce Alessio, ricercatore
Bottoni Roberta, Istituto del Nastro Azzurro
Coltrinari, Massimo direttore CESVAM
Francesco Attanasio, Presidente della federazione di Siracusa
Mario Pereira, Vice presidente Federazione di Pistoia
Carandente  Chiara, Istituto del Nastro Azzurro
Baldoni, Massimo, pseudonimo
Giorgio Lavorini, Presidente Federazione di Prato
Federico Levy, collaboratore
Elsa Bonacini, collaboratrice CESVAM
Osvaldo Biribicchi, Associato CESVAM
Alessia Biasiolo, collaboratrice CESVAM
Luigi Marsibilio, membro del Collegio dei redattori della Rivista
Giancarlo Ramaccia, vice direttore CESVAM
Giovanni Cecini membro del Collegio dei redattori della Rivista

Numero chiuso in data 31.07. 2019

martedì 30 luglio 2019

Copertina Luglio 2019




QUADERNI  ON LINE









Anno LXXX, Supplemento on line, VII, 2019, n. 43
Luglio 2019
www.valoremilitare.blogspot.com

lunedì 29 luglio 2019

Editorialie. Luglio 2019





Il mese di luglio il CESVAM ha seguito il calendario accademico, come noto, e quindi le principali attività di ricerca, studio e didattica hanno come da programmazione subito una pausa. Il tempo a disposizione, pur nel contesto delle vacanze in essere è stato impiegato per completare l'uscita della Rivista "QUADERNI" che con il 30 giugno ha raggiunto la parità temporale di uscita, e alla attivazione generale del Sito del Nastro Azzurro avviata con il mese di giugno. Attualmente il sito si può dire in linea di aggiornamento. Tutte le rubriche sono state inserite ed attivate. Ora occorre che le Federazioni provvedano all'aggiornamento del loro sito di competenza. In questo caso alcune hanno iniziato altre per ragioni di opportunità inizieranno a settembre, ma si può dire che ormai il problema è in via di soluzione. I banner storici hanno avuto inizio di pubblicazione, mentre quelli a disposizione del Presidente hanno riportato la documentazione delle principali attività svolte.
Rimane in essere l'attivazione della Piattaforma CESVAM, che è stata approntata. Al riguardo la prima fase è in corso di ultimazione con la messa in linea dei blog collegati, principalmente il presente, attraverso l'uso della programmazione lineare, che permette di predisporre le pubblicazioni e note in anticipo. Se l'esperimento funziona, è molto probabile che QUADERNI ON LINE veda la pubblicazione di post anche nel mese di agosto, solitamente dedicato alla sospensione estiva.
La decisione sarà presa il 31 luglio pv.

Con l'invio del n. 4  Luglio-Agosto 2019 del Periodico i lettori riceveranno anche il n.3 del 2018 della rivista QUADERNI" di cui pubblichiamo la Copertina e la IV di Copertina, mentre il Sommario di questo numero sarà pubblicato il 31 luglio 2019 su www.istitutodelnastroazzurro.org/cesvam
Tutto questo a titolo sperimentale. Se funzionerà, vuol dire che il sito dell'Istituto  non solo è stato aperto, come lo era prima, ma attraverso una programmazione ed una pianificazione predisposta per tempo, sotto la direzione del Presidente Nazionale,e sarà sempre aggiornato attraverso un lavoro predisposto e ripartito tra più persone, e non solo e solamente gravante sul Presidente Nazionale.

(massimo coltrinari)


domenica 28 luglio 2019

Vegezio: L'Arte della Guerra romana

SEGNALAZIONE LIBRARIE


Chi aspiri alla pace si prepari alla guerra
Vegezio


Vegezio, vissuto nella seconda metà del IV secolo d.c. fu un funzionario della corte imeriale che è divenuto celebre per aver scritto questo volume. Alla fine del IV secolo l'esercito romano sembrava ormai incapace di contrastare i barbari. Vegezio intendeva porre rimedio allo sfacelo in atto attraverso il recupero degli schemi strategici che avevano permesso a Roma  di conquistare il mondo. Il trattato ebbe subito successo non solo in campo militare ma anche in quello politico ed economico e letterario e con Tommaso d'Acquino anche in quello letterario. In appendice il volume riporta la composizione dell'esercito romano del tempo. Un saggio introduttivo è a cura di Corrado petrocelli

MARCO FORMISANO, (a cura di), Vegezio, L'arte della guerra romana, Milano, BUR Classici greci e latini, 2003, (con testo latino a fronte), PAG.349, 12, EURO

sabato 27 luglio 2019

I Segni del Valore

MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE
Medaglie al Valore e Commemorative del
Regno d'Italia e diploma di con concessione

REGNO D'ITALIA
1861 -1946





venerdì 26 luglio 2019

“Nous sommes dans un cul-de-sac”


 APPROFONDIMENTI
La caduta del fascismo rappresenta
 per gli Italiani il dovere di fare una scelta


Storia di Lucia Ottobrini


Osvaldo Biribicchi


Maria, Leda, nomi di battaglia di Lucia Ottobrini, Medaglia d'Argento al Valor Militare, la prima gappista italiana che, sistematicamente, a partire dal 9 settembre 1943, ha condotto azioni individuali e di gruppo contro i nazifascisti. È una delle quattro ragazze, assieme a Carla Capponi, Marisa Musu e Maria Teresa Regard, dei Gruppi Armati Patriottici romani fondati dopo l'8 settembre 1943. Nel libro L'ordine è già stato eseguito di Alessandro Portelli, Donzelli Editore, la Ottobrini è citata quattordici volte. Leggendo questo libro sulla Resistenza romana rimasi subito incuriosito dalla figura di questa giovanissima combattente, per metà alsaziana e metà romana. La immaginai forte, determinata, forse anche spietata, di poche parole e, al tempo stesso, generosa e di grande sensibilità d'animo. Due posizioni contrastanti tra loro. Ma chi era e chi è questa donna che non riuscivo ad inquadrare perfettamente? Cercai altri libri, articoli di giornale per conoscerne meglio la storia, la vita. La svolta c'è stata quando, grazie all'amico Giovanni Cecini, autore del Libro I soldati ebrei di Mussolini edito da Mursia, ho conosciuto il Professore Mario Fiorentini, classe 1918, insigne matematico, esponente di spicco della Resistenza romana ed italiana, decorato con tre Medaglie d’Argento al Valor Militare, tre Croci di Guerra al Merito, la Medaglia Donovan dell’Office of Strategic Services (USA), la Medaglia della Special Force (Regno Unito) e, cosa più importante, marito di Lucia Ottobrini. L’incontro, già di per sé eccezionale, con il Professor Fiorentini mi ha consentito di conoscere Lucia di persona. Alla travolgente loquacità di Mario, fonte inesauribile di aneddoti e storie legate al suo passato di combattente, affascinante affabulatore che, con incredibile disinvoltura, passa da argomentazioni matematiche a temi legati alla cultura, all'arte, al teatro, all'impegno sociale, fa da contrappunto la austera riservatezza di Lucia. Lei, cattolica convinta, tollerante verso le altri fedi religiose, non ama parlare del suo passato in generale né, tanto meno, di quel tragico periodo che va dall'8 settembre 1943 al 25 luglio 1945 in cui fu protagonista prima della guerriglia urbana a Roma poi, dopo la nota azione di Via Rasella, della guerra partigiana in montagna, nel settore Tiburtino.
Lucia, seconda di nove figli, nasce nel 1924 a Roma ove vi rimane fino all'età di cinque mesi, ossia fino al momento in cui i suoi genitori decidono di trasferirsi in Francia, a Mulhouse, una ricca e laboriosa città dell'Alsazia meridionale, a ridosso delle frontiere con la Svizzera e la Germania, dove i bisnonni materni erano emigrati alla fine dell'Ottocento ed avviato una solida attività commerciale. Mulhouse è una città a vocazione industriale e mineraria che, negli alterni passaggi di mano, dopo la Grande Guerra era tornata a far parte della Francia. È in questa città, ove convivono sfruttati e mal pagati minatori ed operai italiani, polacchi, cecoslovacchi e francesi, che Lucia cresce e si forma, ove acquisisce quella coscienza sociale, quella sensibilità verso gli emarginati verso i più deboli che non l'abbandoneranno più e andranno a formare la base su cui poggerà il suo successivo impegno politico, la sua lotta armata contro il nazifascismo, contro le ingiustizie. La famiglia di Lucia, comprendendo in questo termine anche i tanti cugini e zii, è bella e numerosa. Tutti si vogliono bene e, soprattutto, sono molto uniti fra loro e con la comunità italiana di Mulhouse. Una vecchia foto di famiglia, in bianco e nero, scattata in occasione di un matrimonio, li ritrae tutti insieme, vicini, stretti. Nell'osservare la foto, si rimane affascinati, oltre che dal ragguardevole numero di componenti di questa famiglia, dai volti sereni delle persone, dagli sguardi fieri. Tutti, grandi e piccoli, eleganti nei loro abiti, sono caratterizzati dalla compostezza di portamento, segno esteriore di una agiatezza raggiunta attraverso non pochi sacrifici ed un duro ed intelligente lavoro. Ebbene, con l'occupazione della Francia, nel 1940, da parte dei tedeschi, questa famiglia viene direttamente e tragicamente colpita, spezzata dai nazisti. Alcuni parenti ebrei vengono brutalmente prelevati nelle loro case, deportati e gasati ad Auschwitz. Idealmente, è come se quella foto in bianco e nero venisse stracciata.
Per Lucia è un colpo particolarmente duro che le fa crescere dentro una rabbia sorda, profonda verso ogni forma di prepotenza, di arroganza, di ingiustizia. A seguito di questi eventi, Lucia ed i suoi fanno ritorno a Roma, in una casa assegnata loro dallo Stato nel periferico e povero quartiere di Primavalle.
È un periodo di grande avvilimento. I genitori vanno alla ricerca di un lavoro, lei è assunta come operaia al Ministero del Tesoro. L'avvicinamento all'antifascismo avviene attraverso la conoscenza, nella primavera del 1943, del giovane Mario Fiorentini di famiglia ebrea piccolo-borghese. Fiorentini è in contatto con gli ambienti culturali ed artistici della città. È in amicizia con scrittori come Ugo Betti, Giorgio Caproni, Francesco Jovine, Sibilla Aleramo, Sandro Penna e Vasco Pratolini; con pittori come Vedova, Turcato, Guttuso, Purificato. Conosce registi, quali Squarzina, Lizzani, Gerardo Guerrieri, Vito Pandolfi, Mario Landi ed attori di teatro e cinema come Gassman, Lea Padovani, Nora Ricci, Caprioli e Bonucci. L'intesa fra i due giovani è immediata, naturale; si completano a vicenda. Lucia, educata e cresciuta in un ambiente sociale avanzato, multireligioso; che parla correntemente, oltre all'italiano, il francese ed il tedesco; che considera la Francia, messa in ginocchio dai nazisti ed aggredita dall'Italia, la sua seconda patria; che ha avuto nella sua numerosa famiglia dei parenti ebrei deportati e gasati ad Auschwitz; lei alsaziana proveniente da una realtà che l'ha portata a conoscenza, ancor prima degli stessi ebrei piccolo-borghesi romani, delle spaventose realtà dei campi di sterminio nazisti, accoglie con estrema naturalezza i principi antifascisti. Nella prima metà del 1943 frequenta, insieme a Mario Fiorentini, gli ambienti culturali ed artistici di Roma e partecipa alle prime azioni politiche: comizi lampo e manifestazioni di protesta. Il primo incarico politico, affidatogli da Laura Lombardo Radice, consiste nella raccolta di indumenti, medicine e cibo per i prigionieri politici. Nello stesso periodo, Mario entra in contatto con gli antifascisti di “Giustizia e Libertà”, di ispirazione democratica e repubblicana. Ed è nelle file di questo movimento politico, dal carattere popolare ed interpartitico, che, dopo la caduta del Fascismo nell'agosto del 1943, Lucia, Mario e Franco di Lernia, guidati da Fernando Norma, partecipano agli Arditi del Popolo. All'appuntamento dell'8 settembre 1943, quando i tedeschi occupano Roma, Lucia arriva dunque preparata: politicamente, spiritualmente e militarmente. Lei, rispetto a Mario, che in seguito sarebbe diventato suo marito, il compagno affettuoso della sua vita, agli altri giovani intellettuali, ai suoi coetanei è politicamente in vantaggio per il semplice motivo che ha conosciuto prima di loro, in Alsazia, la brutalità dei nazisti. La Ottobrini, fortemente ideologizzata e con un bagaglio di sofferenze anche più pesante e tragico di quello di Mario, che pure aveva subito le leggi razziali, che aveva visto, il 16 ottobre 1943, portar via brutalmente dai nazisti i suoi genitori i quali solo fortunosamente erano riusciti ad evitare la deportazione ad Auschwitz, non esita nemmeno un istante a scendere in campo contro gli occupanti. Il 10 settembre, dopo che si erano spenti i furiosi combattimenti iniziati la notte dell'8 con l'attacco dei paracadutisti tedeschi alle postazioni del I Reggimento Granatieri nei pressi del ponte della Magliana e proseguiti a Porta San Paolo, Lucia e Mario sono in via del Tritone, all'angolo di via Zucchelli, ad osservare muti ed angosciati il transito dei carri armati e delle truppe tedesche di occupazione. Lo sfilamento non è ancora terminato che Mario prende Lucia per un braccio ed esclama “nous sommes dans un cul-de-sac”. Subito dopo, vanno alla Pineta Sacchetti, al Flaminio, a Monteverde a raccogliere le armi abbandonate nelle caserme, soprattutto bombe ed esplosivi. In questa particolare e concitata ricerca, gli iniziatori della guerriglia urbana sono guidati da un Ufficiale dell'Esercito, il Tenente Prat. Ai primi di ottobre del 1943 è, insieme a Mario Fiorentini, tra i fondatori dei Gruppi Armati Patriottici Centrali i quali hanno lo scopo di indebolire il potenziale bellico nazista a Roma ed impedire che la “Città Aperta” venga utilizzata per il transito delle colonne di rifornimenti dirette al fronte. I GAP romani sono quattro, divisi in otto zone che coprivano l'intero perimetro urbano; ognuna di esse ha un comandante militare, un commissario politico ed un responsabile organizzativo.
La Ottobrini partecipa alle più importanti ed audaci azioni militari dei GAP romani. Fra le più importanti e conosciute, senza contare i ripetuti improvvisi attacchi a colpi di bombe agli automezzi e carri armati tedeschi in sosta ed in transito per il fronte, quella del 4 marzo 1944 davanti alla caserma dell'81° Reggimento di fanteria in via Giulio Cesare, per ottenere la liberazione dei civili arrestati; l'attacco, il 10 marzo, al Battaglione “Onore e Combattimento” della Guardia Nazionale Repubblicana in via Tomacelli; l'attacco in via Rasella, il 23 marzo 1943, alla Compagnia del Reggimento di Polizia SS “Bozen”, formato da altoatesini che avevano optato per la cittadinanza tedesca. Questa azione è pianificata da Fiorentini, fondatore e comandante del Gap Centrale Antonio Gramsci. 
L'attacco, fulmineo, portato a termine da diciassette gappisti, fra cui la Ottobrini e la Capponi, comandati da Carlo Salinari, provoca la morte di trentatre tedeschi, ventotto sul colpo e cinque in ospedale a causa delle gravissime ferite riportate. Un centinaio i feriti. Nessun gappista, invece, rimane ucciso o ferito; nessuno viene catturato. In via Rasella si svolge una vera e propria battaglia. Dopo aver fatto esplodere l'ordigno al passaggio dei militari, i gappisti attaccano a colpi di bombe e d'arma da fuoco i tedeschi, ingaggiano con questi una violentissima sparatoria. Ogni SS ha  cinque o sei bombe a mano appese alla cintola. Anche queste scoppiano e contribuiscono ad accrescere il numero delle vittime. La compagnia SS viene praticamente annientata da un manipolo di guerriglieri che, dopo l'azione, svanisce nel nulla. I tedeschi sono furibondi, dal punto di vista militare il durissimo attacco subito, peraltro nel cuore di Roma, è uno smacco umiliante mai accaduto prima nelle città dell'Europa occupata. Il giorno dopo segue la fulminea tremenda rappresaglia tedesca alle Fosse Ardeatine, ove vengono trucidate 335 persone di età compresa fra i 14 ed i 75 anni. Dopo l'azione di via Rasella, “Maria” e “Giovanni”, ricercati dai nazisti, vengono inviati dalla giunta militare del CLN a dirigere le operazioni nella zona di Tivoli e Castelmadama.  Intanto, a pochi chilometri da Roma, ad Anzio, gli Alleati sbarcati due mesi prima, alle prime luci del 22 gennaio 1944, sono ancora li, inchiodati dai tedeschi. I romani che aspettavano da un momento all'altro l'ingresso degli anglo-americani in città avrebbero dovuto aspettare sino alla domenica del 4 giugno.
Di quel periodo, Lucia ricorda, con il dolore nel cuore, i terribili devastanti bombardamenti americani che si abbattevano quotidianamente sulla povera gente, quella stessa gente che l'8 settembre 1943 aveva festeggiato l'armistizio come la fine di un periodo buio, che aveva visto in quell'armistizio il ritorno a casa di figli e mariti dai lontani fronti di guerra e guardato con ottimismo all'immediato futuro. Lei non comprendeva il senso di quelle devastazioni che colpivano duramente più la popolazione che i tedeschi. Tivoli fu quasi interamente rasa al suolo, case ed ospedali distrutti. Dopo quei bombardamenti, viene inviata sulle alture di Castel Madama per dirigere un nucleo partigiano al quale è affidato il compito, fra gli altri, di preservare una centrale idroelettrica che i tedeschi intendono far saltare. "Niente di particolarmente eroico", afferma in una intervista, "eravamo gente costretta a lottare e non guerrieri in cerca di gloria".
 Sempre di questo periodo, il Professor Fiorentini ama raccontare la pietà di Lucia sia nei confronti dei civili, stremati dai continui, quanto inutili, bombardamenti anglo-americani, che dei tedeschi. A questo riguardo, racconta di quando Lucia, con il cuore straziato, vide una colonna di giovanissimi soldati germanici che, provati dai durissimi combattimenti, stanchi ma orgogliosi, cantavano “Andiamo a casa dove staremo bene”. Nell'ascoltare questa struggente canzone, la gappista alsaziana che capiva il tedesco scoppiò a piangere. In questo episodio è, forse, racchiusa la complessa e profonda personalità di  Lucia Ottobrini.
Sulla sua scelta politica e militare di combattere il nazifascismo, ha dichiarato: “La principale motivazione della mia scelta antifascista fu sicuramente l'entrata in guerra contro la Francia, la mia seconda patria, l'infamia di un'aggressione contro un Paese che era stato già piegato dai tedeschi. Poi le leggi razziali. Molta gente, specie nel "popolino", aveva creduto in una matrice proletaria del fascismo e in una certa propensione ad occuparsi della povera gente e questo spiega il consenso di massa che il fascismo, e il fascino personale di Mussolini, avevano conseguito. Con i fallimenti della campagna di Grecia e di Russia, si capì subito però che la guerra non sarebbe stata la passeggiata imprudentemente promessa. Fu il fatto di aver passato la prima parte della mia esistenza in un ambiente proletario e i miei trascorsi in Francia, che fecero maturare in me la coscienza di stare dalla parte degli operai e del popolo”.
Nel 1953 le è stata assegnata la medaglia d'Argento al Valore Militare con la seguente motivazione:"Ottobrini Lucia di Francesco e di Domenica De Nicola, Roma, classe, 1924, partigiana combattente. Giovane e ardimentosa partigiana, dava alla causa della Resistenza a Roma e nel Lazio, apporto entusiastico e infaticabile. Raccoglieva e trasportava armi, procurava notizie, contribuiva validamente alla organizzazione di numerosi atti di sabotaggio. Con coraggio virile non esitava ad impugnare le armi battendosi più volte a fianco dei compagni di lotta, sempre dando esempio di impareggiabile ardimento e facendosi ricordare tra le figure rappresentative della Resistenza romana. Zona di Roma, settembre 1943- giugno 1944)".
Ad oltre sessantacinque anni di distanza da quei dolorosi giorni in cui tutti, uomini e donne, furono chiamati a delle scelte difficili e drammatiche, in Lucia rimane un profondo senso di umanità. Un senso di pena per tutte le vittime di quel periodo, compresi quei giovani tedeschi, di cui parlava la lingua, che con la paura nel cuore cantavano “A casa, a casa, che li staremo meglio”. 

giovedì 25 luglio 2019

I maltagliati, pasta in casa pesarese.


 DIBATTITI
II Fronte della Guerra di Liberazione
 la guerra partigiana nel pesarese



I MALTAGLIATI: 
TESTIMONIANZA DELLA RESISTENZA NEL PESARESE TRA CRONACA ED ETHOS POPOLARE

Federico Levy

"Queste pagine sono fatte in casa, così alla meglio come i maltagliati". A scriverle è Ferriero Corbucci, partigiano nato a Schieti di Urbino nel 1922, morto nel 2008. Parole con le quali dà inizio ad un romanzo che racconta e segna un pezzo di storia, la Resistenza, in un pezzo di mondo, la vallata del Foglia. L'autenticità e la preziosità di questa testimonianza impressa in un libro credo stia proprio in questa doppia matrice. "I Maltagliati" non è solamente un romanzo sulla Resistenza, è un romanzo autenticamente della Resistenza, non parla dell'ethos popolare degli umili e coraggiosi abitanti di una vallata, è un romanzo che è parte integrante di quell'ethos, ne rappresenta lo specchio e il "figliolo".
I maltagliati, tipico e umile pasto della gente della vallata, risultano così essere il simbolo dello spirito col quale l'assessore comunale, maestro, scrittore, partigiano Corbucci ci ha tramandato i suoi ricordi. Ma non solo. Maltajeti è anche il modo con cui i vecchi saggi chiamavano gli abitanti della vallata, nati e svezzati dall’aria “fina fina” che dal fiume Foglia attraversa la flora e la fauna della vallata e l’anima della gente che vi abita. Corbucci sottolinea chiaramente come la presenza del fiume abbia segnato questa gente, abituata a vivere in una terra di confine, come tempo addietro fece il Foglia delimitando il territorio dei Malatesta di Rimini dal Montefeltro. E come ogni terra di confine, essa è abitata da gente abituata a cavarsela con le proprie forze, umile e orgogliosa, legata alla terra e alla tradizione, di stampo essenzialmente e autenticamente popolare, temprata dal lavoro nei campi e nelle miniere. Gente concreta, coraggiosa, anticonformista, fiera.  Non a caso durante il fascismo la Val del Foglia assumeva il nome, coniato dai fascisti, di “valle della delinquenza”. Questa valle durante la Resistenza esprimerà tanti partigiani validi e coraggiosi, di cui Corbucci è degno esponente nella sua vita e narratore in queste pagine. Tra digressioni sugli stili di vita di contadini, minatori, su usanze festose come il veglione e tradizioni come la veglia, il romanzo avanza e imposta un mirabile intreccio tra storia, guerra, cultura, territorio. La Resistenza viene così presentata in una prospettiva che, senza banalizzarne la complessità, ne arricchisce la letteratura inerente attraverso la sua immersione nella realtà di un territorio di stupefacente bellezza e interesse, purtroppo spesso ignorate.

Pur mantenendo un’impronta di stampo spiccatamente romanzesco, non per questo Corbucci si esime dal trascrivere interessanti cronache di guerra tra partigiani e repubblichini che fanno parte del bagaglio della sua propria esperienza. Poco più che ventenne costretto ad arruolarsi contro la sua volontà nell’esercito italiano, comincerà la sua esperienza in montagna a inizio ’44 dopo aver disertato da un esercito spaesato e disorganizzato dai i fatti dell’8 settembre. Presterà servizio presso il distaccamento Gasperini, del quale sarà presto comandante, facente parte del terzo battaglione (capitanato da Cristoforo Moscioni, in tempi di guerra Vittorio) della V Brigata Garibaldi di Pesaro.
Un esempio di come Corbucci nel suo libro riesca a coniugare il piacere della narrazione con informazioni dettagliate lo abbiamo dallo spazio che dedica alla relazione del comandante della V Brigata Garibaldi Pesaro, Ottavio Ricci (Nicola) e che qui riportiamo in parte: “la V Brigata Garibaldi contava 750 effettivi divisi in 5 battaglioni con tre distaccamenti ciascuno. Il distaccamento Gasperini faceva parte del III battaglione insieme ai distaccamenti Matteotti e Guadalajara. La brigata si avvaleva anche di un reparto di polizia e di due reparti del genio comandati dal sottotenente Vianello Claudio. Per i collegamenti con gli eserciti alleati […] era incaricato il generale Mann”. Bagliori di cronaca storica immersi con destrezza in un'atmosfera sfumata tra il fosco del dramma e vivace avventura. Il giusto equilibrio tra periodare poetico e concretezza dell'azione, che caratterizza un romanzo dal ritmo sinceramente naturale tipico della vita dei contadini, lo troviamo anche nella cronaca dello scontro a Ca'Mazzasette, un paesino vicino Urbino, che designa il 1 novembre 1943 l'alba della Resistenza nella provincia pesarese. Ciò che avvenne nel paesino il giorno della commemorazione dei Santi rientra nel novero degli efferati atti di violenza e morte perpetrati dalle squadracce fasciste e i soldati tedeschi. Si trattò di una rappresaglia, eseguita per lanciare un monito inquietante agli abitanti del paesino che ospitava nel silenzio Erivo Ferri, famoso partigiano della vallata. Bernardi Pierino, Adele Cecchini, Assunta Grandicelli (rispettivamente di 19, 61 e 29 anni) persero la vita barbaramente per mano delle mitragliatrici tedesche. Lo scontro divampò con l'intervento di Erivo Ferri, Mario Ferri e altri che costrinsero gli assassini a battere in ritirata, alla quale però nella notte seguirono i bombardamenti con i mortai nella città e la cattura di 29 persone prese ad ostaggio (alcune delle quali riusciranno a fuggire dal carcere di Rimini grazie al bombardamento alleato della città). Corbucci denuncia nel suo libro come varie autorità politiche e militari del luogo cercarono di coprire questi tristi fatti di sangue, nel velleitario tentativo di ostacolare l'emergere di un movimento di opposizione armato e organizzato contro i fascisti e i nazisti. Invece i fatti del 1 novembre contribuiranno allo sprigionamento dell'energia resistenziale nella provincia, che permetterà alla “valle della delinquenza” di entrare anch'essa nella storia di un Paese che dalla lotta per la libertà vedrà arricchire il proprio statuto di civiltà con una Costituzione democratica. Così la zona diventa “base principale di raccolta e trasferimento delle armi, diffusione della stampa clandestina, di accoglienza e assistenza ai soldati stranieri fuggiti dai campi di concentramento”. Il ruolo dei contadini, come fonte di informazioni e base di appoggio per i combattenti, si rilevò fondamentale e, come i fatti poi mostreranno, a nulla sarebbero serviti i tentativi dei fascisti di fare uso di spie, di pagare farabutti per perpetrare efferatezze nella popolazione riconducendone poi invano la responsabilità al movimento partigiano. La resistenza nel pesarese si caratterizzò particolarmente con una connotazione politica, e la prospettiva di libertà e uguaglianza contribuì a cementificare un'alleanza sociale impossibile da sfaldare. Ciò detto è possibile ritenere che la tripartizione di Claudio Pavone[1] in merito alla natura del fenomeno Resistenza, nella quale si sarebbero intrecciati tre tipi di guerra, patriottica, civile e di classe, per ciò che riguarda la provincia di Pesaro Urbino si orienti in direzione leggermente favorevole a quest'ultima. La guerra di Liberazione rappresentò così per il territorio l'atto fondativo di una comunità rinnovata dal e nel patto democratico, e che fin dalla nascita della Repubblica vide impressa nelle organizzazioni sociali e nei propri punti di riferimento amministrativi i tratti essenziali di quella alleanza. Non per questo venne meno l'aspetto unitario della Resistenza, ben sottolineato da Paolo Volponi in un suo articolo pubblicato nel periodico dell'Anpi di Pesaro Urbino “Memoria Viva”: “Nella resistenza furono unite tutte le forze politiche e sociali del paese, ciascuno portando libero e convinto le proprie idee e le proprie qualità  per una vittoria comune e superiore a qualsiasi interesse personale”.
Spesso rarefatti o stereotipati dal fumo della retorica questi scrigni preziosi di memoria sociale, testimonianze umane, libri, documenti, fotografie, a volte siedono in seconda fila nel carro pittoresco e trionfale che alla musica del 150esimo anniversario dell'unità d'Italia designa al ruolo di protagoniste principali unicamente le mirabili gesta degli eroi risorgimentali. L'effetto combinato di un anno dall'alto valore simbolico immerso in un cupo periodo quale è questo in cui stiamo vivendo, può comportare il rischio che la celebrazione scivoli così in un'atmosfera di barocche sembianze allontanandosi dal suo significato più genuino. Il 150esimo compleanno del nostro Paese è la festa di riflessione dell'Italia unita da Garibaldi, Cavour, Mazzini, Cattaneo, D'Azeglio,... i leader di quell'Italia finalmente unita nella sovranità e nel territorio; ma è anche la festa di quel secondo risorgimento che con dolore e coraggio le ha donato un popolo. È pur vero che Risorgimento e Resistenza assumono vitalità storica grazie all'azione di quella che è stata comunque una minoranza, una Parte sul Tutto e per il Tutto. Ma è altrettanto vero che questo vale molto di più per il primo che per il secondo e che quest'ultimo, quando non ha forgiato il popolo dalla lotta per la libertà, l'ha intravisto e impresso in diritti, articoli, leggi.

“I Maltagliati” è pertanto un romanzo in grado di dare un utile contributo alla riflessione del nostro Paese su se stesso. Ricco di descrizioni e notizie su una fetta di territorio pesarese, nondimeno descrive numerose situazioni che al lettore attento e fantasioso facilmente possono suggerire ragionamenti di profonda attualità. Particolarmente toccante è la storia del partigiano Ioseph, in montagna semplicemente Peppe, uno croato fuggito dal campo di concentramento di Anghiari dove era stato riportato dalla Croazia in barcone dai tedeschi. La Croazia la lasciò con il ricordo della figlia e la moglie violentate e il padre ammazzato dai proiettili nazisti. Nella lotta di Resistenza dapprima vedrà l'occasione per un'agognata e parossistica vendetta di sangue, ossessione tale da renderlo valido esempio degli effetti di bestialità che la guerra induce nell'uomo; il contatto umano con i partigiani che sono con lui, in particolare Ferriero, lo aiuterà a superare il nichilismo di un odio senza scopo con la forza positiva dello sforzo verso l'obiettivo della democrazia. È lo stesso sforzo costituente che col treno del tempo viaggia di generazione in generazione, e lancia a ciascuna di esse la sfida di un rinnovato impeto di attualizzazione e rinvigorimento del suo messaggio e delle sue conquiste.
E questa non è né la prima né l'ultima delle precise digressioni che coinvolgono personaggi, situazioni, vite di uomini e donne che, da una prospettiva sempre diversa, intingono una tavolozza in multicolori cangianti: la semplicità, la contraddizione, i sentimenti, la quotidianità e la riflessione filosofica e politica, gli incontri, i fatti, le tradizioni. Non è il primo, non è l'ultimo, sicuramente neanche il migliore di tutti, ma questo romanzo attraverso una vicenda storica delimitata in uno spazio geografico circoscritto dice la sua riguardo all'inestimabile problema dell'uomo. Come poter interpretare altrimenti le poche pregnanti righe che descrivono il conflitto interiore di Corbucci, di fronte al dilemma se lasciar andare o meno due repubblichini scoperti in una casupola nei pressi di Sant'Angelo in Vado? Anche se non giustiziati sul posto, una volta portati al comando sarebbero stati interrogati, forse torturati, forse uccisi. I due ragazzi dissero di essere disertori, erano terrorizzati. Stavano tornando a casa. Non è forse in atto una tipica battaglia tra il proprio senso del dovere e il senso di moralità individuale? Non sono forse in gioco prassi di guerra, esempio di quel Super-Io sociale che talvolta opprime e  talvolta alleggerisce la responsabilità, e l'autocoscienza che percepisce il tempo, lo spazio, la propria esistenza attraverso il “qui ed ora” dell'azione e della scelta ed è capace di concepire un prima e un dopo? Non è forse un duello tra l'Io-guerra e l'Io-tuttoilresto? Tra bestia e ragione? O come non considerare il problematico rapporto tra uomo e verità, la sua ricerca, quando in mezzo ad un dialogo tra Corbucci e Don Italo Mancini dei primi anni novanta, vi leggo della “fecondità del dubbio”? Il XXI secolo prende in eredità dal passato la crisi di tante “Verità” del novecento, sociali politiche religiose, che formulavano una propria dottrina omnicomprensiva del mondo e della realtà lasciando ben poco spazio alla “fecondità del dubbio”. Ma cos'è il dubbio? Che ruolo ha avuto e avrà nella storia? Che ruolo ha nella nostra vita di tutti i giorni? Una società del dubbio è un passo avanti o un passo indietro?
Insomma, “I Maltagliati” è un bel romanzo che, un po' come la pasta umile di campagna che lo intitola, lascia più di quel che si potrebbe pensare. Una gradevole sintesi polivalente. Una bella testimonianza per non dimenticare la nostra storia.


[1]    C.Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza, 1991