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sabato 24 ottobre 2015

Ricostruzione di un avvenimento militare. 2 La Tecnica procedurale. 6. La comprensione o sintesi

                                           b. La Tecnica procedurale

1. Premessa 2. Partizione metodologica. 3. Le operazioni preliminari. 4. La ricerca e la raccolta del materiale di studio. 5. La critica. 6.  La comprensione o sintesi. 7. La esposizione


6.  La comprensione o sintesi
La comprensione o sintesi è un fenomeno squisitamente soggettivo di rielaborazione personale del materiale raccolto e criticamente vagliato perché scaturisce, in relazione alle doti di ciascuno, dalla fusione del momento artistico, inteso come momento intuitivo-rappresentativo, che il momento scientifico, ovvero l’analisi delle fonti. Uno squilibrio fra i due momenti dà luogo o a una storia romanzata, ove prevalente è il momento artistico della fantasia, ovvero all’erudizione, alla cosiddetta “storia filologica”, tutta esatta ma non vera.
Quale fenomeno soggettivo, la comprensione non può essere costretta in precise norme ma soltanto indirizzata in base a criteri generali. E’ un processo graduale che si realizza di massima in seguito alle seguenti quattro operazioni, direttamente connesse alle finalità dell’indagine storica:

a. ricostruzione degli avvenimenti e delle condizioni loro proprie: tende all’accertamento il più realistico e veridico possibile dei fatti “così come sono accaduti” . Costituisce una intelaiatura ancora grezza ma indispensabile per l’ulteriore avanzamento del nostro pensiero.
b. considerazione della realtà ricostruita quale momento di uno sviluppo, mediante il collegamento delle condizioni che l’hanno generata alla situazione in cui è sfociata. Dalla realtà ricostruita tende a porre in luce genesi, nessi, conseguenze di carattere materiale e spirituale.
c. giudizio sui fatti e sulla loro significatività, nel quadro dello sviluppo storico. 
d. inserimento nel presente dei risultati conseguiti per illuminarlo con le esperienze tratte dal passato.
Nonostante la più scrupolosa raccolta delle fonti, può avvenire che non si pervenga alla sicura conoscenza di un particolare fatto, inserito nel contesto degli eventi oggetto di indagine. In tal caso, non si può procedere che per ipotesi o per congettura.
Mentre per ipotesi si indica il ragionamento con il quale si pone una condizione preliminare che si suppone vera, dal verificarsi della quale discende la validità o l’assurdità di una determinata versione  di un determinato giudizio, per congettura s’intende una vera e propria supposizione.

Procedimento da non seguire è quello analogico.

Perfezionare la conoscenza di un fatto, non sufficientemente chiarito, attraverso le fonti e con criteri di ragione, avvalendosi della rassomiglianza che il fatto stesso presenta con altri, noti, esige cautela estrema e limita quindi l’impegno del procedimento analogico alla cerchia degli storici di professione.

massimo coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)

mercoledì 21 ottobre 2015

Ricostruzione di un avvenimento militare. 2. La Tecnica procedurale. 7. La esposizione

                                           b. La Tecnica procedurale

1. Premessa 2. Partizione metodologica. 3. Le operazioni preliminari. 4. La ricerca e la raccolta del materiale di studio. 5. La critica. 6.  La comprensione o sintesi. 7. La esposizione


7. L’esposizione

L’esposizione nulla aggiunge a quanto conseguito in sede critica delle fonti e della sintesi; non è quindi parte essenziale della metodologia. In essa, peraltro, compare come fattore determinate la capacità di ciascuno di esprimere per iscritto il proprio pensiero. [1]Quantunque il valore di una indagine storica non dipenda dall’essere scritto bene o meno bene, è indubbio tuttavia che l’uso appropriato ed elegante della lingua, l’accuratezza dello stile, conferiscono dignità al lavoro storiografico e nel contempo ne rendono la lettura piacevole, a volte suggestiva. La parte preminente che nell’esposizione hanno le doti di scrittore di ciascuno, rende impossibile la prescrizione di norme, ad eccezione delle poche seguenti:

  1. stabiliti in sede di sintesi i concetti fondamentali da trattare, occorre ripartire la materia in capitoli ed eventualmente in parti la cui successione, logica e cronologica insieme, deve evidenziare la completezza e la consequenzialità della trattazione.
  2. La partizione della materia non deve essere eccessiva per non far “perdere il filo” al lettore e comunque deve comprendere una fase dell’indagine, o un episodio o l’esame del problema, sempre in modo compiuto.
  3. Le citazioni devono essere assolutamente esatte e corredate da annotazioni indicanti l’autore, l’opera, la città, l’editore, l’anno di pubblicazione, la pagina ed altre che si ritengono opportune.
  4. Nel periodare occorre rifuggire o ridurre all’indispensabile l’uso di lettere, trattini ecc.
  5. La eventuale trascrizione di documenti va collocata in appendice
In merito alla partizione logico-cronologica della materia, si indica come possibile schema di esposizione di un fatto militare del passato il seguente.

-        premessa: è la precisazione dell’argomento dello studio e delle finalità dell’indagine. Eventualmente, contiene l’indicazione dei motivi che hanno indotto alla scelta del particolare tema.
-        introduzione: è la descrizione dell’ambiente naturale, della situazione generale dei contendenti nelle varie componenti, dei precedenti;
-        ricostruzione del fatto: è l’esposizione dello svolgimento della vicenda; inizia con l’esame della situazione particolare e degli intendimenti operativi delle forze contrapposte.
-        considerazioni conclusive: comprendono una disamina sui tratti salienti del fatto esaminato, nonché i motivi del suo successo o del suo insuccesso e sulle sue conseguenze, al fine di esprimere un giudizio dal quale discendono in modo esplicito o implicito ammaestramenti connessi alle finalità che lo studio si era preposto.

E’ evidente che fondamentali sono le parti riguardanti la ricostruzione del fatto e le considerazioni conclusive. Mentre nella prima è preminente il valore obiettivo della completezza e dell’accuratezza dell’indagine, nella seconda è preminente il valore soggettivo della rielaborazione interiore.[2]



inizio sezione o parte: facoltativo (eliminare fino a interruzione di sezione se non si desidera)



[1]Si inserisce qui l’uso degli strumenti informatici nel momento della esposizione. Pur se questi aiutano, un uso spinto verso perfezionismi ricercati di questi strumenti, può dare a volte l’impressione di superficialità e di scarsa penetrazione dell’argomento mascherando queste lacune da effetti speciali. E’ l’errore in cui spesso cade il frequentatore o lo studente, convinto di aggirare eventuali ostacoli con mezzi che sono estranei a quanto si sta proponendo. 
[2]A conclusione di questo capitolo si danno alcune indicazioni bibliografiche che potrebbero essere utili per ulteriormente approfondire i concetti esposti. Cfr. Bloch M., Apologia della storia o il mestiere dello storico, Torino, Einaudi, 1974, Topolski J., Metodologia della ricerca storica, Bologna, Il Mulino, 1975; Le Goff J., Intervista sulla storia, a cura di Macello F., Bari, Laterza, 1982. per una rassegna di lavori storici può essere utile AA. VV., La storiografia italiana degli ultimi vent’anni, Bari, Laterza, 1989 (3 Voll.) e successivi aggiornamenti. Per la ricerca d’archivio Della Peruta F., Biblioteche ed archivi. Guida alla consultazione, Milano, Franco Angeli, 1985; Crucci P., Le fonti archivistiche:ordinamento e conservazione, Roma, la Nuova Italia Scientifica, 1989; inoltre un indispensabile strumento per le indicazioni sul materiale conservato negli Archivi Italiani è AA. VV., Guida generale degli Archivi di Stato italiani, Roma, Ministero per i  beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1986-1998; Giannone G., Archivi, Biblioteche, Musei Militari. Lo stato attuale, le funzioni sociali, gli sviluppi, Atti del Convegno di studi, Roma, 19-20 Ottobre 1005, Roma, Ministero della Difesa,  Commissione  Italiana di Storia Militare.




massimo coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)

domenica 18 ottobre 2015

Ricostruzione di un avvenimento militare. 1. La Teoria. 1. La Storia quale passato e quale conoscenza del passato.

a. La Teoria

1. La Storia quale passato e quale conoscenza del passato. 2. La Storia quale conoscenza. 3. Le Fonti Storiche. 4. Le partizioni della Storia. 5. Relazione Storia e Storiografia. La funzione dello Storico. 6. La filosofia della Storia. 7. Il concetto di svolgimento. 8 .La Storia Militare.

1. La Storia quale passato e quale conoscenza del passato.
Può sembrare lapalissiano, ma è bene ricordarlo, enunciare il seguente assioma: chi inizia una ricerca o lo studio di una disciplina, non importa a che livello, deve prima di tutto, nonostante il suo bagaglio culturale acquisito fino a quel momento, deve aver chiaro e sapere distintamente che cosa sia questa ricerca o questa disciplina e di che cosa si occupa. In una ampia accezione, che travalica le finalità di questo lavoro, riteniamo opportuno fare alcuni accenni, brevi ma significativi, alla teoria che sottintende il lavoro che si deve andare a fare, ovvero, travalicando i limiti che ci siamo posti, porci un fondamentale interrogativo: “Che cosa è la Storia”. Una domanda che spesso dobbiamo porci quando siamo nel mezzo del lavoro, spesso per evitare sbandamenti o percorrere strade errate o perseguire obbiettivi falsi e ingannevoli.

Nella nostra lingua il termine “storia” è ambiguo: significa nel contempo “la serie degli avvenimenti trascorsi” e “la conoscenza del passato concretatasi in una narrazione”, “la disciplina che a tale conoscenza presiede”. Sono aspetti che si sovrappongono l’un l’altro e che vanno tenuti distinti. Occorre sempre distinguere che ci si riferisce, da un lato, alla realtà storica, alle “res gestae”, e dall’altro alla conoscenza del medesimo, alla “istoria rerum gestarum”.

La confusione che si può generare da questa sovrapposizione può essere evitata o contrastata  utilizzando il termine, introdotto qualche decennio fa, di “storiografia”, che inequivocabilmente indica “conoscenza storica”, anche se questo vocabolo più recentemente si è affermato con il significato di lavoro pratico nel quale la conoscenza storica si concreta, nell’accezione cioè di opera letteraria di argomento storico, nonché di scienza che presiede alla compilazione delle opere storiche.  


Al di là di queste distinzioni, richiamiamo quì l’attenzione sulla conoscenza storica, rinviando nelle sedi opportune l’eventuale discussione dei rapporti che legano storia e storiografia.
massimo coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)

giovedì 15 ottobre 2015

Ricostruzione di un avvenimento militare. 1. La Teoria. 2. La Storia quale conoscenza

a. La Teoria

1. La Storia quale passato e quale conoscenza del passato. 2. La Storia quale conoscenza. 3. Le Fonti Storiche. 4. Le partizioni della Storia. 5. Relazione Storia e Storiografia. La funzione dello Storico. 6. La filosofia della Storia. 7. Il concetto di svolgimento. 8 .La Storia Militare.

2. La Storia quale conoscenza.
“Istoreo”, verbo greco, è la radice da cui deriva “storia”, che può tradursi in “ricercare”, “indagare”, da cui l’uso del termine “storia” utilizzato nel senso di ricerca, indagine, sugli avvenimenti del passato. Dalla ricerca si genera sempre la conoscenza, quindi prevalse l’uso di fare coincidere il significato con il risultato della ricerca stessa. Da qui si intende la “storia” quale conoscenza del passato. Una conoscenza che non può che essere “indiretta” , ovvero basata sulle testimonianze, raccolte, che il passato ci tramanda.

La vera essenza della storia è quindi la ricerca, l’attività di indagine, e conseguentemente di pensiero, che ha natura critica, basata come è sul vaglio delle testimonianze,  e che deve, delle vicende accertate individuare origine, nessi, conseguenze, ovvero senza un raggruppamento in sistema, tutto rimarrebbe inintelligibile, né sarebbe possibile far emergere un giudizio sul materiale raccolto.
Pertanto chi intende la storia come acquisizione di nozioni, di date, di avvenimenti fini a se stessi, ripetuti e riportati senza un nesso tra loro,  è completamente fuori strada e la sua è una attività di finto erudito.
Il punto centrale dell’interesse della storia è l’uomo, visto come assoluto protagonista; da quì è consequenziale che la storia non può solo interessarsi alla nuda ricostruzione degli eventi, ma tende o deve tendere a scoprire e conoscere, oltre alle azioni, anche le idee, i sentimenti, i valori, che furono propri degli uomini e delle situazioni del passato, e arrivare ad esprimere su tutto ciò un motivato e ponderato giudizio. Storia, quindi, come conoscenza critica del passato umano, acquisita con l’ausilio della documentazione e delle testimonianze che essa ci ha lasciato.
Da queste asserzioni emerge un elemento alquanto controverso, ovvero la storia come conoscenza si converte in un insegnamento di vita. Può anche essere così, ma vi sono molto dubbi. Se il protagonista della storia è l’uomo e che quanto appare a noi come passato in realtà è un presente vissuto da generazioni trascorse, non appare temerario sostituire il termine “passato umano” con quello di “vita vissuta”. Da quì il discendere di insegnamenti che dovrebbero aiutare a gestire meglio i processi decisionali del presente. Ma non è così, altrimenti non si spiegherebbero i ripetuti errori, o tragedie, quasi spesso similari se non identiche, che sia singolarmente che collettivamente si compiono di generazione in generazione.
La storia “maestra di vita”, è uno dei tanti miti che ci si può creare, ma come tutti i miti rimangono fine a se stessi: la storia può aiutare, ampliando la base culturale, a gestire presente e futuro, ma non di più.


massimo coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)

mercoledì 14 ottobre 2015

Ricostruzione di un avvenimento militare. 1. La Teoria. 3 Le Fonti Storiche

a. La Teoria

1. La Storia quale passato e quale conoscenza del passato. 2. La Storia quale conoscenza. 3. Le Fonti Storiche. 4. Le partizioni della Storia. 5. Relazione Storia e Storiografia. La funzione dello Storico. 6. La filosofia della Storia. 7. Il concetto di svolgimento. 8 .La Storia Militare.

3. Le Fonti Storiche.
Tutti quei materiali che danno notizie del passato e pongono le basi della sua conoscenza, sono definite “fonti”. Le classificazioni delle fonti sono molteplici, con svariate sottocategorie o sezioni (es. monumenti, documenti, avanzi, tradizioni, resti, ricordi, testimonianze, ecc.). Il pericolo in questi casi è sempre quello di avventurarsi in disquisizioni nozionistiche sterili e teoriche; si propone la seguente classificazione basata su quanto discende dalla apparenza esterna:

fonti:
1)     materiali (o resti), come ad es. opere murarie, monumenti, di fortificazioni, armi, ecc.
2)     scritte, come ad es. leggi,trattati,sentenze, verbali, direttive,ordine di operazioni, proclami,
                   cronache, diarii,memorie, relazioni  ecc.
                   suddivise in:
           a)  documentarie, ove prevale di massima il carattere di ufficialità e legalità
b)     narrative, ove l’elaborazione personale è preminente
3)     figurate, come ad es. quadri, fotografie, filmati, carte geografiche, topografiche,schizzi ecc
4)     orali, come ad es. racconti, tradizioni, canti, memorie, ricordi ecc.
 Uno degli aspetti più difficili per chi si avvicina a questo genere di lavoro è quello di gestire, ovvero ricercare, valutare, confrontare ed utilizzare le fonti, in quanto necessitano conoscenze scientifiche di rilievo, che devono essere sommate a conoscenze linguistiche, a alto rigore logico, e sano potere critico al fine di poter separare l’utile ed il superfluo, il vero dal falso, l’approssimativo dall’essenziale.
Ancorché ottenunto in modo ottimale tutto questo, si è a metà dell’opera in quando agisce l’assioma che né la disponibilità delle fonti, nè il loro accurato studio sono sufficienti ai fini di una conoscenza che voglia assurgere a storia.
Lo scopo della storia non è ricercare, ordinare e mettere in sistema le fonti fine a sè stesse, né la loro scrupolosa raccolta, né l’estrema cautela critica adottata; occorre sempre ricordare che le fonti non costituiscono la realtà oggetto di indagine, ma sono il semplice, ancorché indispensabile tramite per pervenire alla vita trascorsa, che è il reale scopo della storia.
Contro le concezioni storiografiche che asserivano che il compito dello storico fosse quello  di “ritrovare” le fonti senza aggiungere di proprio. “I documenti restaurati, riprodotti, descritti, allineati, restano documenti, cioè cose mute” asseriva Benedetto Croce nella sua polemica sulle predette concezioni storiografiche.[1] Ma la presa di posizione crociana non deve essere vista nella sua totalità negativa. Una azione quotidiana, quasi coeva agli avvenimenti, volta a mettere le “cose mute” in ordine e facilmente consultabili rappresenta una preservazione della memoria che sicuramente riceverà la gratitudine senza limiti dei futuri storici. Non è storia, ma sicuramente questa azione agevolerà la storia e sarà baluardo alle inevitabili mistificazioni  o false ricostruzioni che fioriscono quando le fonti sono carenti.
La conoscenza storica, quindi, non può non essere il risultato che della compenetrazione dell’elemento intellettivo, dato dall’accurata analisi delle fonti, con l’elemento intuitivo-rappresentativo, dato dalla loro rielaborazione interiore.[2]




[1] Croce B., Teoria e storia della storiografia, Bari, Laterza, 1954, pag. 19 e segg.
[2] Cfr. per un ulteriore approfondimento,  Croce B., La storia come pensiero e come azione, Bari, Laterza, 1939 Vds. inoltre Antoni C., Commento a Croce, Venezia, Edizioni Neri Pozza, 1964.
massimo.coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)

martedì 13 ottobre 2015

Ricostruzione di un avvenimento militare. 1. La Teoria. 4. Le partizioni della Storia

a. La Teoria

1. La Storia quale passato e quale conoscenza del passato. 2. La Storia quale conoscenza. 3. Le Fonti Storiche. 4. Le partizioni della Storia. 5. Relazione Storia e Storiografia. La funzione dello Storico. 6. La filosofia della Storia. 7. Il concetto di svolgimento. 8 .La Storia Militare.

4. Le partizioni della Storia.
La storia può essere vista da varie angolazioni. Le molteplici angolazioni sono riconducibili a due criteri generali:
- il criterio della qualità
- il criterio dell’ordinamento temporale-spaziale.
Il criterio della qualità può essere esemplificato come “storia della religioni”, “storia della filosofia”, “storia dell’arte”  e da origine alla cosiddette “storie speciali”, alle quali si può far risalire la storia militare.
Il criterio dell’ordinamento temporale-spaziale, che può essere esemplificato come “storia d’Europa”, “storia di Roma Antica”, “storia della Germania moderna”, da origine a storie universali, o storie generali, riguardanti avvenimenti di un solo popolo o di un determinato periodo, ovvero storie particolari, se le opere si riferiscono ad un solo avvenimento, ad una serie di fatti strettamente connessi.
I due criteri possono variamente incrociarsi, e si possono avere, ad esempio, storia speciale riguardante un solo periodo ed un solo popolo, quale la storia militare italiana del Rinascimento.

E’ bene rilevare che i due criteri sopra detti hanno un valore puramente di nozione, e quindi di scarsa rilevanza. La ripartizione della storia in storie speciali non può significare la separazione di queste ultime dal tutto che le comprende, bensì soltanto la loro distinzione nel quadro della sostanziale unità della storia senza specificazioni. 
massimo coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)

lunedì 12 ottobre 2015

Ricostruzione di un avvenimento militare. 1.La Teoria. 5 Relazione Storia e Storiografia. La funzione dello Storico

a. La Teoria

1. La Storia quale passato e quale conoscenza del passato. 2. La Storia quale conoscenza. 3. Le Fonti Storiche. 4. Le partizioni della Storia. 5. Relazione Storia e Storiografia. La funzione dello Storico. 6. La filosofia della Storia. 7. Il concetto di svolgimento. 8 .La Storia Militare.

5. Relazione Storia e Storiografia. La funzione dello storico.
Con il termine storia si può intendere indifferentemente, come detto, sia il passato sia il pensiero che si ha su di esso, ossia la sua conoscenza. L’ambiguità nasce dalla trasposizione come fatti oggettivi delle espressioni delle vicende del passato compiuta dallo storico a conclusione del suo lavoro di indagine e di ricostruzione. Questa ingenuità acritica deriva dalla presenza di un nesso indissolubile che lega la storia alla storiografia. Infatti, l’esistenza della realtà storica quale vita vissuta dalle generazioni che ci hanno preceduto è indubbia; altrettanto indubbio, però, è che, senza l’attività di chi esamini le testimonianze da essa lasciate, le colleghi organicamente ed esponga il risultato del suo studio, nulla di essa possiamo dire, se non postularne l’esistenza. Senza la conoscenza, il passato per noi è come se non fosse esistito. E’ solo una dimensione del tempo, priva di connotazioni che la concretino. L’accentuazione dei nessi che legano la storia alla storiografia può aiutare  ad asserire  che esiste una coincidenza fra l’una e l’altra. Pur non accentuando questa identificazione, dobbiamo riconoscere che lo storico svolge una attività e insopprimibile funzione, soprattutto in merito alla selezione dei fatti ed alla indispensabilità delle fonti.

Il punto su cui vogliamo attirare l’attenzione è il seguente: l’attiva presenza dello storico, nel conferire alla storia una nota di soggettività, non la priva di “scientificità”.?

Un interrogativo che rappresenta uno dei motivi per cui si sono stese queste “Note”. Nell’ottocento, nel quadro del movimento positivistico, che esaltava la mistica della scienza, si arrivò a proclamare che la personalità dello storico non deve mai comparire, bensì dissolversi nella ricostruzione realizzata con i mattoni delle testimonianze certe. I risultati furono deludenti: fu una storia fatta con le forbici ed il barattolo della colla, ed il ricercato annullamento della figura dello storico priva la storiografia della sua stessa essenza, il pensiero, e rompendo il rapporto fra passato e presente, la priva altresì di risultati pratici, perché la rende non più rispondente ai bisogni contemporanei.

Scendendo alle “cose del paese nostro” il “taglia” e “incolla” da Internet, traviando ogni forma di ricerca bibliografica o lettura critica di testi scelti o di documenti, con scarsa propensione di una pur superficiale lettura delle fonti disponibili, senza nessun intervento di interiorizzazione ed espressione del proprio pensiero e della propria analisi su un fatto storico-militare costruito o studiato,[1] porta ad elaborati  fatti “con le forbici ed il barattolo di colla” insignificanti, degni di valutazioni basse se non insufficienti, che buonismo più da intrattenitori che da professori porta a valutazioni di livello decente, vanificando ogni sforzo e risolvendosi, nella sostanza, in un mero spreco di risorse e di energie.

La partecipazione personale, la propria idea frutto di un proprio percorso, e salendo “ai piani alti” l’attività e insostituibile partecipazione dello storico non rende il giudizio storico soggettivo e variabile nel tempo? Il quesito è fondamentale perché dalla sua risposta discende ciò che dobbiamo intendere per verità in storia.

Rimanendo “nei piani bassi” qualsiasi elaborato di un Frequentatore, di uno Studente che non contenga un giudizio critico personale sul fatto proposto come oggetto di studio o di ricerca è semplice perdita di tempo, esercizio mero di copiatura, un girare in tondo senza costrutto e quindi da rigettare e valutare con i più marcati segni negativi.[2]

Risalendo nei piani alti, anche se ciò può lasciare perplessi data l’ansia di assoluto sempre presente in noi, non si può non rispondere affermativamente: il giudizio storico è soggettivo e variabile.
Il giudizio storico è in perpetuo avvenire; se il giudizio su un fatto può variare per il modificarsi delle conseguenze generate dal fatto stesso, in linea generale non è mai statico, definito e definibile “ab aeterno”così come non è statico e non è definitivo il presente da cui promana. Il giudizio storico è sempre soggettivo, ma la soggettività da cui promana non ne esclude l’obbiettività.

E’ che ogni conoscenza può essere considerata obiettiva soltanto nell’ambito di un determinato sistema e nel nostro caso l’obbiettività è data non soltanto dallo scrupoloso vaglio delle fonti e dal controllo del momento intuitivo-rappresentativo affinché non sconfini nella fantasia o nella “fiction”[3] ma anche dal fatto che i criteri cui si attiene lo storico nella sua attività non sono né frutto di scelte personali né atti arbitrari: scaturiscono dalla società in cui egli è immerso, dall’epoca in cui vive. In una parola, dalla storia stessa.
Il pensiero dello storico è insopprimibile, pena privare la storia della sua storicità. In storiografia non esiste un’opera definitiva: tutte concorrono ad una ipotetica definizione ma nessuna la raggiunge.[4]
La definizione, “nulla più da dire, da obiettare, da modificare” è un “mito”. E come tutti i miti va  trattata, anche se questo mito è suscitatore di pensiero e quindi di vita.



[1]Normalmente la giustificazione a tale modo di procedere è chiamata “mancanza di tempo”, come se esistesse una relazione tra pensiero/tempo/quantità.
[2]Anche in questo esiste la giustificazione “non sono uno storico”: come se esercitare la capacità critica e prerogativa di determinate categorie alle quali si deve appartenere.
[3] La ricostruzione cinematografica o televisiva, rispondendo anche a esigenze di carattere commerciale e finanziario, spesso scivola verso rappresentazioni di mera fantasia, o di esigenze di compiacimento per il committente del momento, dimenticando che nella ricostruzione storica “l’esattezza è un dovere morale”, con la conseguenza che simili ricostruzioni devono essere prese con le dovute cautele.
[4]Cfr. al riguardo Ilari V.,Guerra e storiografia, in “La guerra nel pensiero politico (a cura di) Jean C., Milano, F. Angeli, 1987; Luraghi R., Storia militare, in “La storiografia italiana degli ultimi vent’anni: III. Età contemporanea (a cura di) De Rosa L., Bari, Laterza, 1989. Pieri P., La storiografia militare italiana negli ultimi veti anni, in “ Atti del primo congresso nazionale di scienze storiche, Perugia, 1967, II., Milano, Marzorati, 1970.
massimo coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)

venerdì 9 ottobre 2015

Ricostruzione di un avvenimento militare. 1. La Teoria. 6.La filosofia della Storia

a. La Teoria

1. La Storia quale passato e quale conoscenza del passato. 2. La Storia quale conoscenza. 3. Le Fonti Storiche. 4. Le partizioni della Storia. 5. Relazione Storia e Storiografia. La funzione dello Storico. 6. La filosofia della Storia. 7. Il concetto di svolgimento. 8 .La Storia Militare.


6. La filosofia della Storia.
Quanto si usa il termine “filosofia” in qualsiasi ambiente militare si suscita sempre ripulsa, ostilità o quanto meno diffidenza, per non dire altro o citare particolari significativi. Non si può però prescindere in questo cammino o in questa proposta che si sta svolgendo senza fare un cenno alla filosofia della storia, lasciando poi ad ognuno dei lettori di approfondire personalmente questo aspetto.[1]
Partendo dall’assunto che la guerra, classica o asimmetrica che sia, è scontro di forze morali, le ideologie nate dal seno della filosofia della storia hanno fornito ai combattenti una giustificazione morale ed un ideale, convertendosi pertanto in forze morali. Dalle lotte fra Impero e Papato, passando attraverso, in anni recenti, al conflitto vietnamita, alla guerra fredda, all’11 settembre 2001 con l’abbattimento delle Twin Towers, con tutto quello che ne consegue[2] è evidente che qualche nozione di filosofia della storia occorre pur avere.
Cosa deve intendersi per filosofia della storia?
Tanto per continuare a percorre terreni minati, avanziamo questa nozione: è l’attività speculativa svolta sull’intero corso degli eventi umani per trovare una ragione ed un fine che li spieghino e li giustifichino.

Da questa nozione, che naturalmente può essere discussa a tutto tondo, si possono intravedere le differenze esistenti tra storia e filosofia della storia.
La prima si interessa soltanto a quella frazione del passato che ha lasciato di sé testimonianze, al fine di ricostruirla
La seconda tende a valutare la storia nella sua totalità, e quindi anche nel suo svolgimento futuro, allo scopo di individuarne il piano di sviluppo e di indicarne il fine.
Estensione ed obbiettivo differenziano sostanzialmente la storia dalla filosofia della storia: Da ciò emerge evidente che la filosofia della storia, ai nostri fini, si pone all’esterno della cerchia dei nostri specifici interessi. Alcuni cenni, però sono necessari al fine, per chi vuole, di incamminarsi su questo sentiero.
Abbagnano riconduce tutte le condizioni filosofiche della storia a cinque categorie, risultando quindi la storia concepita:
-        come decadenza: è visione propria dell’antichità
-        come ciclo: è concezione propria anch’essa dell’antichità ed è stata ripresa nei tempi moderni[3]
-        come regno del caso[4]
-        come progresso sistematico, cioè inevitabile, fatale[5]
Altre ripartizioni possono essere fatte, ma le concezioni filosofiche della storia, in sintesi, tendono a soddisfare due innate esigenze del nostro spirito, che affondano le loro radici nell’inconscio: la ricerca di un ordine, e la ricerca di un fine, nella vita delle generazioni, che coinvolga la partecipazione dei singoli. Sì da dare un senso alla vita di ognuno. E’ il dramma dell’uomo, unico abitante di un pianeta, in un universo di universi.
A questo dramma si affianca la tendenza umana a ridurre il complesso al semplice, il molteplice all’unico, nella accezione correlata che semplicità ed unità siano foriere di verità.

Sotto l’aspetto pratico è proprio nella semplicità e nella unicità nonché nel rigido schematismo che ne deriva l’origine di storture e forzature pesantemente incidenti nella varie filosofie della storia.[6]
Le filosofie della storia, come tutti i miti, hanno avuto una potente forza di suggestione sulle masse. Lla concezione hegeliana della civiltà germanica quale incarnazione dello spirito del mondo e culmine della storia cosmica ha dato l’innesco alla teoria del “popolo dominatore” o del “popolo dei dominatori”, acquisto  concetto dal movimento Nazionalsocialista di Hitler, il cui punto di arrivo, fra immani tragedie e distruzioni, fu la creazione del campo di sterminio, come sintesi della purezza della razza. Per non dire del miraggio di una società senza classi proposto dal materialismo storico, che, trasferendo il Paradiso dal cielo alla terra, ha conferito valore di religione all’ideologia marxista, nelle varie versioni (leninista, staliniana, maoista ecc.) che è insieme una filosofia della storia ed un programma d’azione.
Non si può dimenticare che varie filosofie della storia, assunte a base ideologica da regimi di varia natura, hanno fatto si che il rifiuto dell’ideologia politica potesse essere giudicata un porsi fuori dalla storia e contro la storia. Questa opposizione veniva convertirsi in opposizione ed attentato al destino stesso dell’umanità, offrendo così una base giustificativa ad ogni forma di repressione. Dal pari oggi il confronto fra la civiltà occidentale e la civiltà islamica apre ulteriori inquietanti interrogativi, per le diverse concezioni poste alla base della filosofia della storia, generando conflitti di cui non si ha idea della loro portata e creando instabilità ed insicurezza oltre i limiti di guardia.

A conclusione di questo breve cenno sulla filosofia della storia, per chi vuole ampliare i concetti espressi si rimanda a quanto già acquisito in merito alla figura ed al pensiero di G. F. Hegel (1770-1831)[7] il cui posto in questo nostro contesto è di tutto rilievo, sia perché Hegel ha trovato e proposto la formulazione del concetto di svolgimento storico, a cui rimandiamo più avanti, sia perché dalla sua opera hanno attinto concezioni ed ideologie che hanno inciso sugli avvenimenti del mondo in questi due ultimi secoli.
Oltre ad Hegel, sarebbe d’uopo un approfondimento riguardo a tutto quanto va sotto l’etichetta di “materialismo storico”, che nel pensiero di Hegel trova radici e, quindi, all’opera ed alla figura di Carlo Marx per giungere al neo-idealismo e alla figura ed all’azione di Benedetto Croce.[8]
  



[1]Il terreno è arduo, minato e spinoso. Ma concezioni filosofiche, tanto aborrite dai militari in genere, parafrasando un celebre detto di un militare di gran vaglia, quale Napoleone, si sono trasformate in baionette, e che baionette! Dei dirigenti, dei comandanti, non possono essere privi nel loro bagaglio di abbozzate nozioni filosofiche, ne tanto meno di avere confusioni tra storia e filosofia della storia, correndo il rischio o di non “avere baionette”, oppure di trovarsele di fronte senza sapere che cosa fare.
[2]Basti pensare, per parlare della quotidianità, dell’azione della NATO in Afganistan basata sul principio “occorre prima di ogni cosa conquistare il cuore e le menti”.
[3] In particolare da O. Spengler
[4] Si rimanda all’opera di Schopenhauer
[5]E’questa concezione comune a molti pensatori, anche se la finalità indicata è totalmente diversa. S. Agostino propugna in questa concezione il trionfo della “città celeste” sulla “città terrena”, Carlo Marx, che adotta la stessa concezione, l’instaurazione di una società umana senza classi.
[6] S. Agostino. La storia presenta tre periodi: senza legge, sotto la legge, della grazia; Hegel:lo sviluppo storico può presentarsi in tre periodi:civiltà orientale, ove uno solo è libero; civiltà greco-romana, dove pochi sono liberi; civiltà germanica, ove tutti sono liberi.
[7] Oltre alle viarie biografie facilmente reperibili, per un “renfrescement” sul filosofo tedesco cfr. Hegel G.F, Lezioni sulla filosofia della storia, Firenze, La Nuova Italia, 1947 e succ. ed.
[8]Molte le opere che si possono consultare in questa prospettiva. Interessanti sono quelle di N. Abbagnano, G. Giannantoni, G. Sini e R. Treves. 
massimo coltrinari
massimo.coltrinari@libero.it

mercoledì 7 ottobre 2015

Ricostruzione di un avvenimento militare. 1 La Teoria. 7. Il concetto di svolgimento

a. La Teoria

1. La Storia quale passato e quale conoscenza del passato. 2. La Storia quale conoscenza. 3. Le Fonti Storiche. 4. Le partizioni della Storia. 5. Relazione Storia e Storiografia. La funzione dello Storico. 6. La filosofia della Storia. 7. Il concetto di svolgimento. 8 .La Storia Militare.

 7. Il concetto di svolgimento ed il concetto di continuità.
In presenza di disparità delle impostazioni ed interpretazioni che si formalizzano in dottrine più o meno accettate e seguite, preme porre in rilievo in concetto del divenire storico, che porta ad una concezione del corso delle vicende storiche quale svolgimento, svolgimento non pacifico, ma risultante da crisi, tensioni, conflitti. Quando si sviluppa è insieme un finire di essere ed un cominciare ad essere, ogni epoca non è soltanto l’antecedente di quella successiva ma è anche la matrice, sicchè nel passato è la genesi di ogni presente.  Al concetto di svolgimento è connesso quello di continuità, Nella storia non vi sono fratture né materiali né ideologiche ma i passaggi sono graduali, sicché è fittizia ogni periodizzazione, intesa come divisioni in ere e in secoli, sia in termini storici quale “rinascimento”, “barocco”. La periodizzazione qualsiasi forma essa assuma, è una costruzione astratta, artifizio della nostra mente a fini utilitaristici.
Lo svolgimento non ha velocità costante, ma variabile; i vari settori dell’attività umana, religioso, politico, artistico, militare, pur se connessi ed interdipendenti, presentano una velocità di svolgimento propria. Da qui l’asserito pluralismo della storia, termine indicante il fenomeno per cui ogni aspetto della civiltà, e quindi della sfera militare, presenta una vita distinta, pur se non separata, da quella degli altri. Il suo svolgimento può risultare non sincronizzato con quello di quest’ultimi.
Se lo svolgimento avviene fra lotte e tensioni, siano esse considerate urto fra tesi e antitesi ovvero superamento di momenti negativi impliciti del positivo, la conflittualità non è un fenomeno di oggi ma di sempre, e la storia non è mai commedia, ma sempre dramma.

Di conseguenza rivoluzioni e guerre, anche quelle non condotte con l’uso delle armi, come quelle economiche, sociali, “di pace” (i vari interventi relativi alle Peace Support Operations), costituiscono il culmine di questo dramma, guerre e rivoluzioni imprimono un incremento di velocità allo svolgimento che modifica profondamente la preesistente struttura della società. Il loro studio, quindi, ha un notevole interesse ai fini della comprensione del divenire umano.

massimo coltrinari
massimo.coltrinari@libero.it

domenica 4 ottobre 2015

Ricostruzione di un avvenimento militare. 1. La Teoria. 8. La Storia Militare

 La Teoria
1. La Storia quale passato e quale conoscenza del passato. 2. La Storia quale conoscenza. 3. Le Fonti Storiche. 4. Le partizioni della Storia. 5. Relazione Storia e Storiografia. La funzione dello Storico. 6. La filosofia della Storia. 7. Il concetto di svolgimento. 8 .La Storia Militare.

8 .La Storia Militare
La storia militare è una storia speciale perché suo oggetto sono eventi militari del passato che essa tende a ricostruire nel loro svolgimento e a narrare esprimendo un giudizio.
Essa è innescata primariamente dagli specifici bisogni di una particolare categoria  - i militari – al pari di altre categorie – diplomatici, economisti, scienziati,  ecc.- ed attuata mediante la selezione dei fatti e l’utilizzazione di specifiche competenze.

L’enucleazione degli eventi militari dal contesto dello sviluppo storico appare in contraddizione con la già asserita sostanziale unitarietà della storia. Infatti anche se si è soliti parlare di storia civile, storia economica, storia diplomatica, storia  delle scienze, storia militare, nella realtà la storia è una e il suddividerla in classi costituisce soltanto un artifizio pratico ed una esigenza della mente.

Dato per acquisito che esiste una sola storia, si evidenzia che non sarà mai possibile interpretare rettamente le vicende militari di una data epoca senza riferirsi alle condizioni spirituali e materiali  della società contemporanea  così come per converso non si potrà mai comprendere l’evoluzione di quest’ultima qualora non si tenga contro dell’influsso esercitato sulla vita dagli avvenimenti militari.

Per evitare visioni falsate, conclusioni deformate, occorre porre il particolare in relazione con il generale; i fatti militari non vanno considerati in sé, ma sono da porsi in relazione con la vita politica, economica, sociale, culturale di una Nazione e dell’epoca in cui si verificarono.
E’ il concetto di relazione, che distingue ma non separa, a consentirci di superare l’intrinseca contraddizione esistente fra storia militare e storia senza specificazioni.[1]
Il concetto fu chiaramente espresso dal Marselli, già titolare della Cattedra di Storia Militare della Scuola di Guerra dell’Esercito tra il 1880 e il 1890, il quale affermò che nell’indagine sui fatti militari del passato, che naturalmente devono essere di una certa consistenza, occorre aggiungere un di più. “questo di più consiste nel porre la storia militare in relazione alla generale, la milizia alla civiltà….”[2] Da ciò si può affermare il carattere non primario ma complementare che nella storiografia militare deve avere l’esposizione degli aspetti non militari della questione esaminata. In caso diverso si avrebbe la distorsione della sua fisionomia e l’annullamento della sua autonomia.[3]

 Si arriva quindi a dimostrare che la storia militare non può porre a propria materia soltanto gli eventi bellici. Infatti acquisito il concetto di svolgimento; dalla conquistata verità che la guerra è la continuazione della politica, pur se con altri mezzi, anche con tutte le riserve che possiamo avanzare su questo punto; dalla constatazione che la politica militare seguita e la preparazione in ogni campo cui un Paese è assoggettato in tempo cosiddetto di pace sono determinanti per la condotta di una guerra classica, è evidente che la storia militare non può, come detto, porre a propria materia soltanto gli eventi bellici, come comunemente si crede o si vuol credere. Deve propria attenzione anche a quei fatti e a quei problemi, meno drammatici ma ugualmente importanti che in tempo di pace interessato e comunque coinvolgono la sfera militare. La storia militare viene ad assumere la fisionomia di indagine dei vari aspetti di una società in una determinata epoca, condotti da un punto di vista militare e tutti confluenti in una prospettiva militare. Essa è solo un modo per scrivere la storia.
Ma vi sono nel nostro paese problemi vastissimi, quasi insormontabili su questo specifico argomento (basta vedere quanto è successo in seno alla Società di Storia Militare a cavallo del 2004 per avere una idea in qual situazione ci si dibatte) che quì non vi è lo spazio nemmeno per accennare agli aspetti introduttivi.[4]
Massimo Coltrinari

(massimo.coltrinari@libero.it)

[1] Il concetto è esemplificato quando a proposito della 12ma battaglia dell’Isonzo, detta di Caporetto, una questione ancora aperta per noi Italiani, la Relazione Ufficiale Italiana testualmente scrive “Una storia, per essere degna del suo nome e per rispondere ai dettami scientifici che la qualificano tale non può prescindere nell’esame di Caporetto da un approfondito studio di tutto il complesso delle condizioni del nostro Paese dopo due anni e mezzo di guerra. Deve considerare lo stato economico dell’Italia, penetrarne la situazione sociale; tener conto di tutti i numerosi fattori di natura politica, con particolare riguardo al campo della politica interna ed a quello degli sviluppi della politica estera. Deve poter inquadrare la condotta operativa di guerra in un epoca, nella sua epoca, intesa essenzialmente come: costume, carattere, spiritualità, concezioni morali, mentalità, forza delle tradizioni, preparazione professionale, basi educative, senso della disciplina, principi dottrinali d’impiego delle truppe e dei mezzi bellici” Cfr. Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, L’Esercito Italiano nella grande Guerra (1915-1918), Roma, Vol. IV, Tomo 3°, pag. 17.
[2] Marselli E., La Guerra e la sua storia, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, 1985.
[3] Del Marselli è interessante anche i suoi ripetuti interventi in merito a come deve essere insegnata la Storia Militare negli Istituti militari. Cfr., tra i tanti interventi, Marselli E., Intorno al corso di storia generale inaugurato alla Scuola superiore di guerra il 9 gennaio 1968,Prelazione. Torino-Firenze, tipografia G. Cassone e comp. 1868.   
[4]L’argomento è di una vastità che supera i limiti di questo lavoro. Per sintetizzare il problema, citiamo quanto scriveva Piero Pieri nella prefazione alla prima edizione del suo volume “Il rinascimento e la crisi militare italiana” Torino, Einaudi, 1952 “La storia militare ha vantato e vanta a tutt’oggi fra i militari di professione, nomi insigni e lavori di molto pregio; ma essi si volgono in generale alla storia degli ultimi due secoli o della prima guerra mondiale, o sono limitati a un campo strettamente tecnico, come quelli del gen. Rocchi sull’architettura militare italiana e quella  del gen. Maggiorotti sopra gli architetti militari italiani all’estero o nel medio Evo e nel Rinascimento”  D’altra parte “in Italia, di fronte a problemi guerreschi in genere ( e fatta eccezione per la storia militare navale che vanta i nomi del Guglielmotti e del Manfroni) i non militari hanno sempre oscillato, fino a non pochi anni, tra il parlare con quella deplorevole leggerezza che è propria degli incompetenti, e l’arretrare come pervasi da sacro terrore, quasi si trattasse di cosa da lasciare unicamente a una eletta piccola schiera d’iniziati”. Utile al ricordo anche dello stesso autore, “La storia militare. La storiografia italiana negli ultimi venti anni. II, Milano, Marzorati, 1970.

sabato 3 ottobre 2015

Ipotesi di struttura di Rivista

Bozza I Numero  Aprile 2015 
SOMMARIO
Anno I, I, 2015, n. 1, 30 giugno 2015


I di Copertina:  Riporta una Foto simbolica e significativa con il Titolo. Ogni numero deve avere un colore diverso per evitare che si confondono nella collezione

II Di Copertina che cosa è la rivista e che cosa vuole essere. Riporta la Organizzazione della Direzione e della Redazione e i riferimenti

Pagina N. 1 – Riporta la titolazione della rivista con i riferimenti del Numero

Pagina 2/3 Sommario: Riporta la intelaiatura del Numero in uscita.nota del Direttore

Pagina 4 Editoriale: E’ redatto dal Direttore Editoriale,e/o dal Direttore Responsabile,e/o dal Direttore.

IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA MEMORIA
(In questa prima parte della rivista si riportano gli articoli di Storia. Riguardano l’oggetto della rivista (Tradizione, Valore Militare, ecc) non necessariamente vincolati a queste categorie, ma collegate. Gli articoli, a seconda della estensione sono posti nelle varie rubriche

APRFONDIMENTI

Sono saggi e studi della lunghezza che va dalle 15 alle 20 pagine, con ill.e disegni. Danno il là e il profilo al numero della rivista.

ARCHIVIO

Sono articoli dlle 10 ale 15 pagie. Sono di ricerca e documentazione. Hanno il profilo dello studio, archivistico. 

DIBATTITI

Sono articoli e note dalle 5 alle 10 pagine. Hanno il carattere della snellezza, argomenti di carattere attuale, ma sempre di storia e rivolti al passato.
 
MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE
Sono note di 2/3 pagine riguardanti i Musei, gli Archivi ele Biblioteche, con carattere documentario
Ri

IL MONDO IN CUI VIVIAMO:
E’ la seconda parte della rivista che affronta i problemi di carattere internazione nella gestione delle masse, ovvero la geopolitica riferita alle azioni dei Governi in tutte le loro forme.

UNA FINESTRA SUL MONDO
Articoli d 5/10 pagine sulla situazione recente o attuale in relazione alla problematica della gestione del Potere. Democrazia o Dittatura: il problema dell’internamento come strumento di azione governativa nelle varie aree del mondo.

GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE
Articoli di 5/10 Studi ed ipotesi di profilo politico, strategico,economico o di diritto in merito ai diritti umani, alle libertà alle prospettive future, sempre con il sottofondo del “Valore” in senso lato

SCENARI, REGIONI, QUADRANTI
Articoli di 5/10 pagine in merito a situazioni particolari negli scenari, nelle regioni geopolitiche e nei quadranti

RUBRICHE
SPAZIO GIOVANI

Interventi di ½  o 1 o 2 pagine su argomenti di interesse da parte di studenti e giovani di studio

“QUADERNI” CONTINUA  SUL SITO

In questo spazio si riportano tutto quello che si ritiene inviare al SITO a complemento  E CHE NON TROVANO SPAZIO NELLA RIVISTA DI CARTA

NOTE BIBLIOGRAFICHE
Segnalazioni di volumi di interesse attraverso la forma della scheda bibliografica

AUTORI
Breve sintesi biografica degli autori del numero

PER FINIRE

Articolo iconografico dalle 8-12 foto ( due per pagina) con un carattere monografico

IV di Copertina. In genere una poesia, un motto, una frase significativa riguardante la Prigionia, LA guerra di Liberazione, l’Internamento.

*********
Nota al Numero Viene subito dopo il sommario

OGNI  SOMMARIO SI CHIUDE CON UNA NOTA DI PRESENTAZIONE DEL NUMERO IN USCITA, CHE COMMENTA TUTTI GLI ARTICOLI IN FORMA SUCCINTA. NON DEVE ESSERE CONFUSO  CON L’EDITORIALE

In Copertina: Foto della prima di copertina.  
IV di Copertina: Vengono presentate in IV di copertina quattro foto su un argomento di attualità
Più il sommario del numero
.

Il presente numero è stato chiuso in tipografia: qui si riporta dal data di chiusura del numero


venerdì 2 ottobre 2015

Ipotesi di Creazione di un Centro Studi Lineamenti generali

BOZZA 28 SETTEMBRE 2014
Massimo Coltrinari


ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
IPOTESI DI CREAZIONE DI UN CENTRO STUDI
LINEAMENTI GENERALI

  1. Idea Centrale.
L’idea centrale di questa proposta consiste nella creazione articolata di un Centro Ricerche e Studi che deve dotare l’Istituto del Nastro Azzurro per implementare le sue attività istituzionali  e, conseguentemente, il conseguimento ed il raggiungimento dei suoi fini istituzionali.
Il Centro Ricerche e Studi è finalizzato alla attivazione di iniziative ed attività volte a sviluppare la collaborazione con i vari centri similari, con l’Università ed altre aggregazioni culturali. Queste iniziative si dovrebbero indirizzare alla creazione di master univresitati di I e II livello, cosri si formazione ed informazione, convegni, attività culturali di vario genere sulla base di un programma scientifico triennale.
I veicoli di comunicazione verso l’esterno, a sostegno sono i tradizionali, in cui emerge la creazione/svoluppo di un giornali associativo per i Soci rivolto verso l’interno, una Rivista a carattere universitario verso l’esterno, stage individuali, conferenze  e, quindi, l’suo dei social net work, primo fra tutto il Sito, il blog e gli altri in essere.


  1. Individuazione dei programmi di base

Per la realizzazione della Idea Centrale sono stati individuati i seguenti Programmi:
  1. Istituzionale
  2. Scientifico
  3. Culturale
  4. Editoriale

a.Il programma Istituzionale.
E il contenitore in cui occorre riflettere sui punti qualificanti dell’Istituto. Le domande che ci si pongono sono le seguenti: Che cosa è il Nastro Azzurro? Quali  sono i suoi fii; Quali mezzi dispone? Quali sono i suoi piani a medio e lungo termine? (Presidenza, strutture,ecc.) Quale è il livello di ambizione dell’Istituto? Quale il rapporto di quelo livello con le risorse, finanziarie ed umane disponibili?
Si suggerisce sempre di utilizzare nelle risposte  il concetto che ogni strategia adottata deve rispondere, in termini positivi, alla equazione pianixmezzixobiettivo = 1

b. Programma Scientifico
E’ il contenitore che rappresenta l’architettura del Centro Studi e Ricerche. I campi di ricerche proposte sono:
Dottrine Strategiche e Storia Militare.
Geopolitica e Geostrategia.
Con il primo campo (Dottrine Strategiche e Storia Militare) ci si rivolge verso il passato ( La Storia) in cui si affrontano argomenti e temi per conoscerli, per preservare e tramandare la Memoria, per contribuire al senso di appartenenza ed alla Identità nazionale.
Con il secondo campo ci si rivolge al presente, al quotidiano ed all’immediato futuro (Geografia) nel affrontare temi di attualità.

Nel Campo delle Dottrine Strategiche e Storia Militare, alla data del giugno/settembre 2014, i comparti suggeriti potrebbero interessare, a cicli concentrici, le seguenti epoche:
-          Il periodo preunitario (1815-1861)
-          Il periodo post-unitario in Italia (1861-1915)
-          La I Guerra Mondiale (1914-1918)
-          Il Periodo tra le due Guerre (1919-1939)
-          La Seconda Guerra Mondiale (1939- 1945)
-          Il Secondo dopoguerra ed i Blocchi contrapposti (1946 – 1889)
-          Le sfide della Quotidianità (1990 – oggi) (questo punto si collega con il Campo della Geoploitica e Geostrategia.
-           
Nel Campo delle Geopolitica (interazione tra gli Stati/ il sovra ed il sotto stato) e della Geostrategia ( l’impiego dei mezzi militari in geopolitica), alla data del giugno/settembre 2014, i comparti suggeriti potrebbero interessare, a cicli concentrici, i seguenti aspetti:
-          Le sfide della Quotidianità (1990 – oggi) (questo punto si collega con il Campo della Geoploitica e Geostrategia
-          Italia e la sua politica Estera
-          Italia e i suoi rapporti con l’Europa
-          Italia ed i suoi rapporti atlantici e con gli Stati Uniti
-          Italia e la Sua Politica di difesa (Libro sui Marò?)
-          Il Mediterraneo ed i rapporti con la quarta sponda ( immigrazione/ emigrazione)
-          Il Mediterraneo allargato
-          Il Medio oriente. La poveriariera medioreinatel (IS, conflitto scita/sunnita)
-          LA Russia ed i stan countries/ Asia Centrale
-          I BRICS: rapporti ed interazioni
-          Il Pivot of Asia. L’oceano Pacifico ed il contenimento della Cina. La Collana di perle
-          L’asse Berlino- Mosca e la crisi Ucrania del 2014.
-          Temi da individuare in base alla attualità

 c. Il programma Editoriale.
     E’ articolato in attivita:
-          rivolte verso l’interno dell’istituto
-          rivolte verso l’esterno
-          rivolte verso il mondo scientifico-accademico

Attività rivolte verso l’interno.
Tutto quello che oggi è stato fatto è da mantenere. Si prende atto che è rivolto verso l’interno e verso i Soci, che deve essere potenziato. Aumentare e rafforzare la laboriosità a livello centrale ma anche a livello regionale e locale, dando la massima visibilità possibile alla filiera centro-periferia,con lo scopo di soddisfare le aspettative che vengono dal basso. Aprile fi dove possibile la partecipazione degli elementi interni alle attività di questo programma, sull’asse Rivista (Il Nastro Azzurro) Calendario.

Attività rivolte verso l’esterno
Occorre determinare i target che via via si potrebbero perseguire. In prima approssimazione : il mondo politico-parlamentare, il mondo della difesa, e quello subordinato difesa-industria, il mondo universitario, il mono industriale. All’interno di questi mondi, sviluppare articolazione di sistema per tvare noi e referenze.
I mezzi che possono essere attivati sono variati. Il primo che si può indicare la creazione di una rivista di larghissimo respirto, trimestrale, con numero zero entro il 31 dicembre, con creazione di: Direzione/Redazione/Comitato Scientifico. Contenuti: articoli di 15/20 pagine, Saggi/Studi/Note/Discussione/ Cultura e Rubriche.
Da definire la linea editoriale e la questione editing (tipografia/on line ecc.)

Attività rivolte  verso il mondo scientifico-culturale
Pubblicazione di volumi, terminale di ricerche e studi sostenute dal programma Culturale. Appoggio a strutture esterne già operanti (Progetto Storia in Laboratorio). Applicazione del principio della cooperazione e collaborazione, almeno  nel breve periodo.

  1. Il programma Culturale
Definizione del programma di Ricerca e Studi su materie e tratti dal Programma Istituzionale; ricerche ad ampio spettro da svilupparsi a livello post-universitario e dottorale. Le ricerche possono essere collegate a Tesi di Laurea e tesi di Dottorato.
Le ricerche devono essere condotte sulla base di metodi scientifici, quello storico e quello geografico.
Si propone, a titolo di esempio due ricerche:
a.      Il quadro di battaglia dell’Esercito Italiano del 1940.
Scopo: dimostrare che l’Esercito Italiano era un strumento di tutto rispetto.
b.      Elementi di Strategia
Elaborare uno strumento di conoscenza su che cosa è la Strategia, le sue leggi, i suoi dogmi, i suoi corollari.

  1. Risorse: Umane, Economico-logistiche, Finanziarie.
a.      Risorse Umane
L’istituzione del Centro Studi e Ricerche prevede la creazione di una struttura, quanto mai nella, Ordinativa, un Comitato Scietifico un bacino di operatori. La struttura ordinativa  è sull’asse Direttrore-suoi collaboratori non più di due o tre elemti che ha facoltà di reclutamento ed iniziatva
b.      Risorse Economico-Logistiche

c.       Finanziarie