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mercoledì 31 agosto 2022

Indici Agosto 2022

 

SOMMARIO

ANNO MMXXII, Supplemento on line, VIII, n. 79

Agosto 2022

www.valoremilitare.blogspot.com

 

Massimo Coltrinari, Editoriale, Agosto 2022

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Massimo Coltrinari, Copertina, Agosto 2022

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DIBATTITI

 

Massimo Coltrinari, UCRAINA: LA DISINFORMAZIONE. ARMA STRATEGICA RUSSA

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Redazionale, Luigi Marsibilio. Note sul centenario

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Redazionale, Pagine di Valore Militare

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Massimo Coltrinari, Volodya e la sua propaganda. Un film già visto.

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Redazionale Il versante Religioso della Crisi Ucraina I

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Massimo Coltrinari, Il Versante religioso della Crisi Ucraina

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Massimo Coltrinari, Il Papa a Mosca?

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Massimo Coltrinari, Volume Quadro di Battaglia del Regio Esercito al 10 giugno 1940

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Massimo Coltrinari, Internamento in Germania. Il paragrafo 47 del Codice Penale Militare tedesco

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ARCHIVIO

 

Redazionale, Storia del Nastro Azzurro. Federazione di Brescia

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Redazionale, Ricerca 1940 Festa d'Arma o dei Corpi II Parte Fanteria

                     su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 11.08.2022

Redazionale, Le vicende dei Militari Italiani in Russia

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 13.08.2022

Redazionale, Ricerca  1940 Feste d'Arma e di Corpo II Parte Fanteria

                     su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 24.08.2022

Redazionale, Le Vicende dei Militari Italiani in Russia.  IV Parte

                     su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 25.08.2022

Luigi BarziniLuigi Barzini. Corriere della Sera/CSIR.. Il Fronte del Don

                     su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 28.08.2022

 

 

 

 

 

MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE

 

Monica Apostoli, Monica Apostoli. Ricerche sul Valore Militare I

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 2.08.2022

Monica Apostoli, Monica Apostoli. Ricerche sul Valore Militare II

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 6.08.2022

Redazionale, Quadro di Battaglia del Regio Esercito Italiano al 10 giugno 1940.  Eritrea.

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 9.08.2022

Monica Apostoli, Monica Apostoli. Ricerche sul Valore Militare III

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 12.08.2022

Redazionale, Progetto "Ordinamenti"  Bibliografia Consultata Volume II

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 18.08.2022

 

 

SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Redazionale, Progetto Ordinamenti. 2020. Pubblicazione del Volume Primo

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 7.08.2022

 

 

 CESVAM NOTIZIE

CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

 

Redazionale, Implementazione. Lineamenti  Parte III

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 2.08.2022

Redazionale, INFOCESVAM Bollettino Notizie del Centro Studi sul Valore Militare, Anno IZ, 29/30, n. 3, Maggio - Giugno , 1 luglio 2022

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 11.08.2022

Redazionale, Implementazione. Archivio Digitale dell'Istituto del Nastro Azzurro. Concento ed Obiettivo

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 13.08.2022

Redazionale, Implementazione. Lineamenti 2022  Anagrafica

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 16.08.2022

Redazionale, Collana i Libri del Nastro Azzurro Situazione agosto 2022 I Parte

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 19.08.2022

Redazionale, Collana i Libri del Nastro Azzurro Situazione agosto 2022 II Parte

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 20.08.2022

Redazionale, Volume  Quadro di Battaglia del Regio Esercito 10 giugno 1940

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 23.08.2022

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AUTORI

 

Pecce Alessio, ricercatore

Bottoni Roberta, Istituto del Nastro Azzurro

Coltrinari, Massimo direttore CESVAM

Francesco Attanasio, Presidente della federazione di Siracusa

Mario Pereira, Vice presidente Federazione di Pistoia

Carandente  Chiara, Istituto del Nastro Azzurro

Baldoni, Massimo, pseudonimo

Giorgio Lavorini, Presidente Federazione di Prato

Federico Levy, collaboratore

Elsa Bonacini, collaboratrice CESVAM

Osvaldo Biribicchi, Associato CESVAM

Alessia Biasiolo, collaboratrice CESVAM

Luigi Marsibilio, membro del Collegio dei redattori della Rivista

Giancarlo Ramaccia, vice direttore CESVAM

Giovanni Cecini membro del Collegio dei redattori della Rivista

 

Numero chiuso in data 30.08.2022

martedì 30 agosto 2022

Editoriale Agosto 2022

 




 Nel solco di quanto scrivemmo lo scorso marzo nell'editoriale dedicato a quel mese, e poi in quello di Aprile, di Maggio di Giugno. di Luglio e adesso di Agosto si è in grado di  affermare che la pianificazione predisposta ad inizio anno è stata rispettata in tema di completamento di ricerche nel quadro dei Progetti in essere. In questo mese è uscito il settimo volume dall'inizio anno, un volume inserito nel quadro del Progetto "Gli Ordinamenti del Regio Esercito predisposti tra le due guerre 1919-1939". Con questo volume si realizza la pubblicazione degli quattro volumi dedicati a questa ricerca. (vds www.stroiainlaboratorio.blogspot.com)

Il titolo del volume I è: "Un ventennio di preparazione ed una conclusione amara". "1919-1939. TESTO", Volume I - Tomo I e Documenti Volume I - Tomo II, Roma-Viterbo, per i tipi della Società Editrice Archeo Ares - Si riporta il testo della IV di Copertina, si del volume:

Il presente volume nel quadro del tema generale “Le riforme militari tra il 1919 ed il 1939.” tratta  e  descrive la evoluzione degli ordinamenti militari italiani tra le due guerre mondiali, via via che si sono succeduti in un ventenni  di accelerate e susseguenti riforme dello strumento militare italiano.

Ci si inserisce neil dibattito che va avanti dagli anni del secondo dopoguerra in merito all’adozione della divisone binaria, per la fanteria, e delle divisioni “celeri”. Un dibattito veramente interessante che il presente volume ed il prossimo sicuramente ravviveranno. E quindi entrambi i volumi rappresentano una fonte di titoli per le tesi del Master in Storia Militare Contemporanea, di cui i volumi sono integrati nell’offerta didattica. E questo è valido non solo per la seconda guerra mondiale, ma anche per le guerre precedenti il 1940, compresa quella in Etiopia e l’intervento a sostegno a Franco, in Spagna.

Il volume tratta anche aspetti particolari con l’ordinamento delle Truppe Coloniali e della Guardia alla Frontiera. Per le prime vi era il retaggio dell’Italia umbertina, mentre per la seconda un Corpo di recentissima formazione che doveva difendere le frontiere, soprattutto quelle settentrionali, sulle

Giovanni Riccardo Baldelli, Socio della Federazione di Ancona dell’Istituto del Nastro Azzurro. E’ docente al Master di 1° Liv. in Storia Militare Contemporanea dal 1796 al 1960 attivato presso la Università degli Studi N. Cusano Telematica Roma.

In Copertina: Cartolina postale militare dedicata all’Armata del Po. (Collezione dell’Autore)


lunedì 29 agosto 2022

Copertina agosto 2022

 


QUADERNI ON LINE





                                                  Anno LXXXIII, Supplemento on line, VIII , 2022, n. 79

 Agosto
2022
valoremilitare.blogspot.com
www.cesvam.org 

domenica 28 agosto 2022

Luigi Barzini. Corriere della Sera/CSIR.. Il Fronte del Don

 ARCHIVIO

Luigi Barzini. Corriere della Sera/CSIR.

Gli Italiani nella Campagna di Russia. Battaglie nel gelo. VII Fronte del Don Novembre

 

 

 

 

Nota

L’ultimo articolo di Luigi Barzini scritto per il Corriere della Sera e qui pubblicato affronta il tema dell’inverno russo. L’articolo insiste molto sul fatto che l’essenza della sopravvivenza, più che il combattimento, che necessariamente doveva essere vittorioso, era la conquista degli abitati.Non ci si poteva permettere assolutamente di rimanere fuori dalle abitazioni per passare la notte. Questo incise anche sugliapetti tattici in quanto i tedeschi avrebbero preferito che gli italiani occupassero posizioni più avanzatae verso il fiume Don, ma i nostri Comandi insistettero per organizzare la difesa non su posizioni dettate dal terreno che sì erano vantaggiose e sarebbero state vantaggisissime in estate o nelle stagioni intermedie, ma che in inverno erano inabitabili. I nostri Comandi preferivano la difesa basata su una catena di capisaldi, tutti incentrati sui villaggi ove le truppe avrebbero trovato ricoveri più accettabili ed efficienti. Erano combattimenti sia per la sopravvivenza fisica vera e propria e combattimenti contro i russi. Un articolo estremamente signigicativo che potrebbe diventare propedeutico nel momento in cui si dovranno fare delle considerazioni sul ripiegamento iniziale e poi sulla ritirata.

 

 Gli ARTICOLI SONO PUBBLICASI SUL SITO DEL ASTRO AZZURRO NEL comparto CESVAMnel mese di luglio ed agosto

sabato 27 agosto 2022

Internamento in Germania. Il paragrafo 47 del Codice Penale Militare tedesco

 DIBATTITI

Un'altra norma che incise fortemente nel comportamento dei militari tedeschi è il paragrafo 47 del Codice Militare Penale tedesco. Un paragrafo che nel dopoguerra offrì a tutti gli accusati di crimini di guerra una comoda via d’uscita per liberarsi delle responsabilità personali dei crimini commessi.

 

Scrive ancora Gerard Schreiber.

“se nell'esecuzione di un ordine di servizio viene violata una legge penale il solo responsabile e il superiore che ha impartito quell'ordine in un ambiente dove vigeva il principio di ordine e obbedienza il disposto Del paragrafo servivo probabilmente nei casi dubbi a togliersi qualche peso dalla coscienza il dipendente poteva essere Tuttavia accusato di concorso nel reato qualora avesse ceduto nell'eseguire L'ordine o fosse stata conoscenza che l'ordine il superiore riguardava un'azione finalizzata ad un reato di carattere civile o militare il paragrafo 47 quindi mentre stabiliva che gli appartamenti e le forze armate tedesche non avevo non è la facoltà e il dovere di eseguire ordini criminali sottraeva nel contempo da ogni procedimento giudiziario tutti coloro i quali a vendere o meno il diritto si fossero difesi in modo convincente appellandosi alla clausola della consapevolezza elettrici è lecito supporre che quel paragrafo 47 Non facesse che cresce l'ignoranza è da tornasse gli scrupoli Monari specie in tempo di guerra quanto erano in gioco delle vite umane ossia il bene più prezioso in uno stato di diritto"


Tratto da I Campi di Internamento nel II Reichi, edito dall'Ufficio Storico dello SME, 1992.

 

 

venerdì 26 agosto 2022

Volume Quadro di Battaglia del Regio Esercito al 10 giugno 1940

 DIBATTITI

Progetto 2020,


Consistenza numerica ed ordinativa 


In totale il Regio Esercito presentava 1.156.000 uomini, con 44250 ufficiali. Per completezza occorre aggiungere altri 500000 uomini del personale della Difesa antiaerea, servizi territoriali, Forze di Polizia, tra cui Carabinieri e Guardia di Finanza.

Le divisioni, binarie, ovvero ordinate su due reggimenti di fanteria, erano 78 e, a partire dal marzo 1940, ad ogni divisione si aggiunse una Legione di Camicie Nere, ordinate su due battaglioni. Queste 78 divisioni includono 3 Divisioni Corazzate, 5 Alpine, 3 Celeri, 2 Motorizzate e 12 autotrasportabili.


L'Alto Comando aveva la seguente composizione.

. Comandante supremo di tutte le Forze Armate

Vittorio Emanuele III, Re d’Italia e d’Albania, Imperatore d’Etiopia.

. Comandante supremo di tutte le Forze Armate, su

  delega del Re d’Italia

Benito Mussoli, 1° Maresciallo dell’Impero, Capo del Governo

. Capo di Stato Maggiore Generale

Pietro Badoglio, Maresciallo d’Italia[1]

. Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito

Rodolfo Graziani, Maresciallo d’Italia[2]

. Capo di Stato Maggiore della Regia Marina

  Domenico Cavagnari, Ammiraglio di Sq.[3]

. Capo di Stato Maggiore della Regia Aeronautica

  Francesco Pricolo, Generale S.A.[4]



[1] Marchese del Sabotino dal 1928, Collare dell’Annunziata dal 1929, Duca di Adis Abeba dal 1936

[2] Da 3 novembre 1939

[3] Dal 1934 al 1941

[4] Dal 1939 al 1941


Il Papa a Mosca?

 DIBATTITI

SCONTRO TRA MOSCA ED UCRAINA. NESSUN PAPA ROMANO E STATO MAI A MOSCA.

IL DESIDERIO DI PAPA FRANCESCO DI ANDARE A KIEV

 

Continuando il tema dello scontro tra Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa, nel quadro della guerra in corso tra Russia ed Ucraina, un eventuale viaggio del papa romano a Kiev sicuramente aggraverebbe il quadro politico-strategio della guerra in Ucraina ed allontanerebbe ogni prospettiva di cessate il fuoco a breve termine.

In questa nota esamineremo le ragioni per cui il beato Giovanni Paolo II non è potuto andare a Mosca, quando la situazione internazionale era quanto mai favorevole e le relazioni tra la Russia ed il mondo occidentale più che buone.

All’inizio di questo secolo l’atteso incontro tra il beato Giovanni Paolo II ed il patriarca di Mosca, Alessio II, poteva rappresentare un eventi ecumenico di portata storica. Fino alla prima decade di giugno tutto sembrava convergere verso una effettiva realizzazione del progetto; fin nei minimi particolari erano stati definiti luogo, data e modalità dell’incontro, che si sarebbe dovuto svolgere il 21 giugno 1997 presso l’antica Abbazia cistercense di Heiligenkreuz vicino a Vienna. Nella storia del Cristianesimo quello sarebbe stato il primo incontro tra il Romano pontefice ed il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. L’11 giugno 1997 le agenzie di stampa di tutto il mondo lanciarono improvvisamente la notizia secondo cui il Santo Sino del Patriarcato russo “all’unanimità” aveva deliberato di “annullare” l’incontro programmato.

Ad aggravare il clima giungeva poi la notizia che il Parlamento russi avesse approvato  una legge sulla “libertà di coscienza e le associazioni religiose. la quale riconosceva come “religiosi tradizionali” soltanto quattro confessioni religiose: l’ortodossia, l’ebraismo, l’islam ed il buddismo. Di conseguenza veniva operata una pesante discriminazione verso le altre religioni. Di conseguenza veniva operata una pesante discriminazione verso le altre religioni, ad iniziare da quella Cattolica Romana, equiparata praticamente ad una setta. Ciò che più ha lasciato disorientati è stata la sconcertante coincidenza fra Patriarcato e Duma, in particolare l’atteggiamento quantomeno singolare sul concetto di libertà religiosa. In questo contesto sono risuonate piuttosto dure le parole che il Patriarca di Mosca ha pronunciato a Graz durante una conferenza stampa con i giornalisti: egli accusava  la Chiesa Cattolica Roma, e indirettamente l’Occidente, di aver inviato in Russia “in modo massiccio missionari” che si sarebbero lanciati in un “proselitismo sfrenato” operando  “una vera e propria invasione”, “Una aggressione spirituale”  al fine di convertire “credenti battezzati ortodossi e radicati storicamente  all’ortodossia”. Firno parole durissime che rilevavano come la Chiesa Ortodfossa russa nutriva ancora forti timori, che evidentemente non erano mai sopiti, di invasione e proselitismo a tutto campo nei confronti della Chiesa Romana. Si ebbe al riguardo  la cponsapevolezza di un vero e proprio risentimento e quindi occorreva andare ad analizzare quelli che sia tradizionalmente sia quelli in prospettiva futura hanno ingluisto non solo sul fallimento dell’incontro del 1997 in Austria ma anche gli ostacoli che ancora si frappongono ad ogni possibilità di intesa tra le due Chiese.

In sostanza i motivi del fallimento dell’incontro del 1997 si possono racchiudere in una frase: i provlemi dell’Ucraina.

La proposta di un incontro con il Papa in un monastero nei pressi di Vienna era stata avanzata dal Patriarcato di Mosca già nelle conversazioni bilaterali con la Santa Sede nel settembre 1996. Lo stesso Patriarcato aveva ribadito a fine gennaio 1997 l’orientamento di Alessio II verso tale ipotesi, indicando anche le date, 21 o 22 giugno,. Fin dall’inizio si era pensato di predisporre una dichiarazione comune in occasione dell’incontro. Una bozza di tale documento era stata esaminata nei giorni 7-8 maggio 1997 a Cassano delle Murge (Bari) vicino al luogo dove sono conservatel e reliquie di San Nicola, detto il Traumaturgo, arcivescovo di Mira. La scelta delle date per questa Commissione di studio non fu casuale: infatti nei giorni 7-8 giugno festeggia solennemente la traslazione delle reliquie di San Nicola. Santo popolarissimo in Oriente come in Occidente, dalla città di Mira, in Licia (attualmente in Turchia) a Bari. Le due delegazioni avevano emesso un comunicato-stampa dell’incontro di Bari nel corso del quale avevano enunciate alcune situazioni difficili pere le quali gli Ortodossi ritenevano di essere vittime in Ucraina: queste rappresentavano gli stessi argomenti ai quali il Sinodo russo fa riferimento nel proprio comunicato di giugno per motivare l’annullamento dell’incontro tra il Patriarca russo Alessio IIe Papa Giovanni II. In questa regione, l’Ucraina, è forte la presenza della Chiesa greco-latina, i cui fedeli sono detti anche “uniati”, termine usato in maniera spregiativa in quanto essi sono stati i primi ortodossi ad unisirsi alla Chiesa di Roma, nell’anno 1596. Essi seguono il rito bizantino e sono in pinea comunione con il Papa. L’unione con la sede apostolica di questa parte della cristianità orientale fu voluta dai vescovi della Metropolia della Ras’di Kiev, i quali nel compiere quel passo si riferiscono esplicitamente alle decisioni del Concilio di Firenze del 6 luglio 1439, ossia ad un concilio che aveva la partecipazione diretta fra gli altri dei rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli. In effetti la storia della Chiesa in Ucraina si è svolta tra persecuzioni e fioritura. Nel secolo XX il dramma ha toccato il suo apice, in quanto la Chiesa greco-cattolica è stata soppressa da Stalin, al tempo della URSS. Già nel marzo del 1946 il Governo sovietico aveva decretato l’unione della Chiesa greco-cattolica al Patriarcato di Mosca. Tutti i beni e le istituzioni dei cattolici vennero incamerati dalla Chiesa Ortodossa.

Ai sacerdoti cattolici fu Imposta la scelta tra l'adesione allo scisma o la deportazione. Negli anni ‘20 e ‘30 anche la comunità ortodossa in Ucraina è stata travagliata da una serie di lacerazioni interne tra spinte nazionalistiche ed autocefale e fedeltà all'Unione con la Chiesa di Mosca. Dopo la caduta del comunismo la chiesa Greco Cattolica è uscita dalla clandestinità ed è risorta dalle sue ceneri. Finora, però, solo una parte dei suoi beni espropriati in quel periodo sono stati restituiti.

Questo breve cenno storico era necessario per comprendere meglio le istante concrete che furono avanzate già nel testo del comunicato stampa redatto a Bari. In quell’occasione la delegazione del patriarcato di Mosca chiese che la Santa Sede intervenisse per risolvere  due questioni importanti  concernenti edifici contesi fra le due Chiese nelle ciottà di Ivano-Frankivsk  e Lviv, la cui soluzione avrebbe potuto giovare non poco  nell’imminenza  del previsto incontro  del giugno 1997 tra il Santo Padre  ed Alessio II.

Anche questo aspetto economico-risarcitorio non ebbe felice soluzione; le ragioni e le modalità di questa ulteriore mancata intesa e la sua ricostruzione la proporremo con la prossima nota.   (continua)


giovedì 25 agosto 2022

Le Vicende dei Militari Italiani in Russia. IV Parte

 ARCHIVIO

Luigi Barzini. Corriere della Sera/CSIR.

Gli Italiani nella Campagna di Russia. Battaglia nel Cemento Armato. VI Fronte del Don Novembre

 


La propaganda del regime metteva fortemente l’accento, insieme a quella germanica, sulla guerra dichiarata per la conquista e il possesso delle materie prime. Se così fosse stato, molto probabilemnt ei tedeschi avrebbero avuto molto più successo, come del resto li ebbero gli angloamericnai in Italia, se avessero applicato questo principio nella pratica. Per la popolazioe coinvolta in una guerra, non è importante chi gestisce le materie prime, ma come viene trattata dalle truppe occupanti. I tedeschi subito dimostrarono che le materie prime da conquistare erano un obiettivo di secondo termine, il primo era dominare la popolazione con il terrore. E ebbero i risulati a tutti note. Barzini tocca il tasto in questo articolo delle materie prime. La battaglia si combatte per avere il cemneto armato, un obiettivo non territoriale, non di prestigio ma concreto, reale che porta ricchezza all’Italia.ùINtanto è arrivato il tanto temuto inverno russo, ma al momento non incde più di tanto nell’andamento delle oprazioni, a conferma che l’equipaggiamento “teneva” ed era all’altezza per superare le proibitierve condizoni atmosfereiche.

 

 L'ARTICOLO è PUBBLICATO SUWWW.ISTITITODELNASTROAZZURRO.ORG COMPARTO CESVAM IN DATA 24 AGOSTO 2022

mercoledì 24 agosto 2022

Ricerca 1940 Feste d'Arma e di Corpo II Parte Fanteria

                                                                               ARCHIVIO

24 giugno 1866 (Villafranca) -                            49° - (Parma)

4 novembre 1917 (Tagliamento) -                     50° - (Parma)

15 luglio 1918 (Bois d’Eclisse, Reims) -                51° - (Alpi)

20 settembre 1912 (Sidi Bilal, Libia) -                   52° - (Alpi)

14 dicembre 1917 (Val Calcino) -                    53° - (Umbria)

23 ottobre 1917 (Monte Piana) -                      54° - (Umbria)

1 novembre 1915 (Monte Sabotino) -             55° - (Marche)

1 novembre 1915 (Monte Sabotino) -             56° - (Marche)

8 agosto 1916 (Oslavia, Gorizia) -                  57° - (Abruzzi)

8 agosto 1916 (Oslavia, Gorizia) -                  57° - (Abruzzi)

8 agosto 1916 (Oslavia, Gorizia) -                 58° - (Abruzzi)

18 aprile 1916 (Cima Lana) -                          59° - (Calabria)

22 novembre 1917 (Monte Tomba) -             60° - (Calabria)

19 ottobre 1915 (Cima Paolone) -                       61° - (Sicilia)

30 maggio 1916 (Passo Buole) -                          61° - (Sicilia)

2 luglio 1915 (Polazzo) -                                   63° - (Cagliari)

20 agosto 1917 (Selo, Carso) -                       65° - (Valtellina)

21 agosto 1917 (Selo, Carso) -                       66° - (Valtellina)

20 maggio 1917 (Monte Santo) -                    67° - (Palermo)

20 maggio 1917 (Monte Santo) -                    68° - (Palermo)

27 ottobre 1917 (Dosso Faiti) -                        69° - (Ancona)

1 luglio 1916 (Monte Spill, quota 1755) -      70° - (Ancona)

30 novembre 1915 (Podgora) -                            71° -(Puglie)                            

12 agosto 1916 (Boschini, Rubbia)              73° (Lombardia)

1 novembre 1916 (Pecinka Veliki)              74° (Lombardia)

30 giugno 1916 (Monfalcone)                              75° (Napoli)

23 luglio 1918 (Mery, Premecy, Reims)             76° (Napoli)

3 novembre 1916 (Dosso Faiti)                         77° (Toscana)

3 novembre 1916 (Dosso Faiti)                         78° (Toscana)

14 marzo 1912 (Due Palme)                                  79° (Roma)

19 giugno 1918 (San Pietro Novello, Piave)       80° (Roma)

15 giugno 1918 (Piave)                                         81° (Torino)

15 giugno 1918 (Piave)                                         82° (Torino)

4 settembre 1917 (Bainsizza)                             83° (Venezia)

26 ottobre 1911 (Sciarra Zauia)                         84° (Venezia)

2 luglio 1916 (Monte Pasubio)                            85° (Verona)

2 luglio 1916 (Monte Pasubio)                            86° (Verona)

29 giugno 1916 (Monte Monsciagh)                     87° (Friuli)

30 giugno 1916 (Monte Monsciagh)                     88° (Friuli)

16 luglio 1918 (Battaglia dell’Ardre, Reims)    89° (Salerno)

16 luglio 1918 (Battaglia dell’Ardre, Reims)    90° (Salerno)

18 novembre 1917 (Monfenera)                      91° (Basilicata)

19 novembre 1917 (Monte Tomba)                92° (Basilicata)

14 maggio 1917 (Panovizza)                             93° (Messina)

14 maggio 1917 (Panovizza q. 174)                  93° (Messina)

10 ottobre 1916 (Sober)                                      115° (Treviso)

10 ottobre 1916 (Sober)                                      116° (Treviso)

28 gennaio 1918 (Col Rosso, Col D’Echele)     151° (Sassari)

28 gennaio 1918 (Col Rosso, Col D’Echele)     152° (Sassari)

16 giugno 1916 (Monte Zovetto)                      157° (Liguria)

16 giugno 1916 (Monte Zovetto)                      158° (Liguria)

25 maggio 1917 (Hermada)                              225° (Arezzo)

25 maggio 1917 (Hermada)                              226° (Arezzo)

15 maggio 1917 (Zagora, Vodice)                  231° (Avellino)

15 maggio 1917 (Zagora, Vodice)                  231° (Avellino)


 La terza parte sarà èubblicata il 3 settembre 2022

 



martedì 23 agosto 2022

Volume Quadro di Battaglia del Regio Esercito 10 giugno 1940.

 NOTIZIE CESVAM

Si riporta la bozza del volume in titolo, giunto alla fase di Manoscritto 5


Premessa

Oggetto del presente volume è la individuazione delle unità, corpi e reparti che componevano il Regio Esercito italiano al 10 giugno 1940, giorno della dichiarazione di guerra alla Gran Bretagna ed alla Francia da parte del Regno d’Italia. Questa esposizione è, nella sostanza, la descrizione del Quadro di Battaglia nei suoi aspetti ordinativi, così come rappresentato in una pubblicazione del S.I.M., il Servizio Informativo Militare del 1940. È una fonte aperta, divulgativa, quasi di propaganda, che va presa cosi come si presenta.

L’ordine di esposizione è quello classico: prima si riportano gli Istituti di Formazione (Scuole e le Accademie) poi le Armi, che al tempo di chiamavano combattenti, con le loro specialità, indi i Servizi, cioè la logistica espressa attraverso le organizzazioni di funzione, indi i Corpi che erano presenti nel 1940 e che con la guerra sono scomparsi, come quello della Guardia alla Frontiera, e quelli delle Regie Truppe Coloniali, per la Libia, per l’Eritrea e per la Somalia. La fonte citata riporta anche una ampia iconografia del 1940 che rileva come la propaganda spesso è ingannevole. Molto di quanto è rappresentato, alla prova della guerra, in rapporto tra obiettivi/mezzi, sì rilevò non all’altezza, sia in termini di qualità che di quantità. Rimane, peraltro, il dubbio, se tutto ciò sia dovuto a cattivo impiego dottrinale o di comando o a reale insufficienza quantitativa e qualitativa. Ma per avere questo occorre articolare il Quadro di Battaglia con ulteriori dettagli, come la composizione numerica del personale, quella di armi e equipaggiamenti, quella dei mezzi ed automezzi, quella di dotazioni e scorte, ma si sarebbe andati i limiti per questo volume.  Così come è presentato, il Quadro di Battaglia permette di dire che il Regio Esercito italiano avrebbe dovuto dare, almeno nei primi mesi di guerra, risultati più positivi di quelli poi realmente conseguiti, in quanto era una entità di tutto rispetto.

I limiti di spazio sono individuati nei confini del Regno d’Italia quali erano nel 1940: il territorio metropolitano, quello che veniva definito “la madrepatria”, indi il Regno d’Albania con i suoi confini del 1939, poi il Dodecanneso, la Libia, l’Eritrea e a la Somalia, che erano considerate colonie, e il territorio del Regno d’Etiopia, conquisto, ma non assoggettato completamente, nel 1936. Eritrea, Somalia e Regno d’Etiopia, tutti territori nel cosiddetto Corno d’Africa, erano denominati anche A.O.I., Africa Orientale Italiana.

I limiti di tempo sono precisi: il 1940, nel mese di giugno, nella avvertenza che in quei mesi iniziali dell’anno erano stati adottati vari provvedimenti ordinativi, in relazione alla nostra dichiarata “non belligeranza”, ma sostanzialmente non incidenti nel Quadro di Battaglia, così come noi lo stiamo presentando.

Scopo e finalità della ricerca, di cui questo volume è espressione, è quello di dare una idea delle nostre forze di terra, che non erano poi, in raffronto a quelle degli altri Eserciti europei, così deboli e inconsistenti come poi, nel secondo dopoguerra si volle far credere a giustificazione dei risultati conseguiti, e, in un contesto più ampio, a giustificare una guerra perduta. Certamente la guerra, divenuta mondiale, non si sarebbe vinta, come non la vinta né la Germania, né tantomeno, la stessa Francia, invasa, divisa ed occupata per cinque anni, e, nella sostanza strategica, la stessa Gran Bretagna. Ma, per L’Italia date le forze a disposizione, una condotta migliore e qualche vittoria su larga scala, che in 39 mesi di guerra non fu mai conseguita, che si poteva, peraltro, conseguire avrebbe dato al Regio Esercito, inteso nella sua globalità, più prestigio e più considerazione, soprattutto di fronte a quelli che erano i nostri alleati ed i nostri nemici fino all’armistizio del 1943.


lunedì 22 agosto 2022

Il Versante religioso della Crisi Ucraina

 DIBATTITI

MASSIMO COLTRINARI

 

 

SCONTRO TRA MOSCA ED UCRAINA. IL RUOLO DELLA CHIESA ORTODOSSA. LA PAURA DEL PROSELITISMO.

 

Continuando il tema dello scontro tra Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa, altre parole devono essere dette in merito al dissidio principale che le divide: il principio di “territorio canonico”. Si era detto nella nota scorsa che la prima non lo riconosce, e si sente libera di operare su di esso, mentre la seconda ne fa un baluardo della propria esistenza, non ammettendo ingerenze di sorta. Le interpretazioni su questo principio determinano sul piano politico, per i cittadini, il versante tra democrazia e libertà e dittatura ed imposizione.

La Chiesa Cattolica è organizzata su base territoriale, se si prescinde da istituzioni personali quali Ordini religiosi, le prelature personali, la pastorale di varia natura, tra cui quella per le Forze Armate. Al suo interno vale la regola che un Vescovo non deve interferire negli affari esterni della sua Diocesi. Tuttavia la Chiesa cattolica è una Chiesa universale, a cui è affidato un compito universale. Anche la Chiesa ortodossa disegna se stessa come una Chiesa, Una, Santa ed Apostolica, che ha una natura universale al di là delle razze, delle lingue, e delle distinzioni sociali. Al tempo stesso però non rinuncia al suo ruolo di “Chiesa particolare” nel senso di “Chiese nazionali autoacefale”. Queste Chiese nazionali autoacefale posseggono un loro territorio che resta circoscritto entro i confini della nazione e che diviene spesso oggetto di contestazione soprattutto quando si verificano capovolgimenti politici. In questo radicarsi nella propria nazione e nella propria cultura sta la loro forza, ma, come ammettono diversi teologi ortodossi, ciò costituisce al tempo stesso la loro debolezza del mondo ortodosso, e spesso è motivo di tensione tra le varie Chiese ortodosse. Nonostante tutte queste tensioni le Chiese ortodosse autoacefale sono legate da vincoli di comunione spirituale e sacramentale.  Perciò una Chiesa autoacefala non avverte la necessita di esercitare una qualche attività nell’ambito di un'altra Chiesa e di istituire, all’interno di questa ultima, una gerarchia propria. Ogni Chiesa autocefala ha il dovere di rispettare l’integrità territoriale delle altre: esse sono infatti legate tra loro da un rapporto di piena comunione ma questa relazione non sussiste tra le Chiese non ortodosse.

Questo vale non solo nei confronti della Chiesa cattolica ma anche delle antiche Chiese orientali. Per questo motivo a Gerusalemme e Costantinopoli c’è non solo un Patriarca greco-orotdosso ma anche un Patriarca siro-ortodosso, uno malchita, ed uno maronita. Le Chiese ortodosse è evidente, non sono ancora riuscite a trovare una soluzione a questo problema, nonostante da tempo esse sia all’ordine del giorno del Concilio pan-ortodosso.

Nel tempo il problema della rivendicazione del principio del “territorio canonico” ha avuto picchi di radicalizzazione che hanno conosciuto il loro acme l’11 febbraio 2002 quando dalla prima pagina dell’Osservatore Romano” la Santa Sede (Roma) ha reso noto che, per finalità pastorali, elevava al grado di diocesi le quattro amministrazioni apostoliche della Chiesa cattolica già esistenti nell’immenso territorio russo. Nella sostanza, rispetto alla struttura precedente non cambiava nulla: si era soltanto passati dall’organizzazione provvisoria e straordinaria propria dell’amministrazione apostolica a quella ordinaria, richiesta dalle esigenze di una migliore assistenza pastorale e di una più adeguata cura dei fedeli. Il cambiamento, dunque, è stato puramente formale, non sostanziale. Di questo cambiamento vennero regolarmente informati a Mosca sia la Chiesa ortodossa che  il Ministero degli Esteri della Federazione russa.

Immediatamente però ci furono le reazioni negative del Patriarcato della Chiesa ortodossa russa. Alessio II, allora Patriarca a Mosca, e del Santo Sinodo della stessa chiesa. Costoro hanno giudica la decisione vaticana un “atto non amichevole” , “un serio ostacolo allo sviluppo del dialogo tra Chiesa ortodossa  e Chiesa cattolica”. Il Patriarcato di Mosca rinnovando contro i cattolici le accuse di proselitismo e rivendicando per se l’esclusività della giurisdizione ecclesiale sul territorio canonico della Russia.

Ma perché, ci si chiese allora ed anche adesso, la Santa Sede sempre così cauta e prudente nelle sue decisioni, ha optato per un cambio formale della sua presenza nella Federazione Russa nonostante potesse prevedere il non gradimento di Mosca? La risposta va cercata nel contesto storico del tempo e pertanto appare necessario tenere presente la documentazione che ha accompagnato l’annuncio vaticano dell’11 febbraio 2002, ma in sostanza si reputò giunto il momento in relazione alla “debolezza” sia della Chiesa ortodossa che dello Stato russo.

La Provincia ecclesiastica della Chiesa Cattolica in Russia

IL comunicato della Chiesa cattolica appena ricordato parte dalla creazione di “una regolare provincia ecclesiastica” della Federazione Russa. Secondo il diritto canonico , la provincia ecclesiastica è una aggregazione di diocesi vicine e viene costituita per promuovere una azione pastorale comune e favorire in modo più adeguato le relazioni tra i vescovi diocesani.  La Provincia ecclesiastica è presieduta da un Metropolita , ossia l’arcivescovo della diocesi, e la sua carica è legata alla cattedra episcopale, determinata dal Sommo Pontefice. Quella delle provincie ecclesiastiche è l’organizzazione normale della Chiesa cattolica di tutto il mondo, in Occidente come in Oriente. Milano, Madrid, Tokyo, Praga, Waschington, Buenos Aries, sono soltanto alcune delle moltissime sedi metropolitane cattoliche  nel mondo. Anche nei attuali territori ex-sovietici vi sono provincie ecclesiastiche con la relativa metropoli: Kiev, Leopoli, Riga. Ecc.

Le quattro diocesi erette in Russia dall’autorità suprema della Chiesa cattolica sono le seguenti:

L’arcidiocesi della Madre di Dio, a Mosca;

La diocesi di San Clemente a Saratov

La diocesi della Transfigurazione a Novosibirsk;

La diocesi di San Giuseppe a Irkutsk.

E’ importante notare come le quattro amministrazioni apostoliche fossero già istituite negli anni 1990-1991. Le “ragioni speciali e particolarmente gravi”  che avevano condotto la Santa sede a erigere nel decennio precedente le quattro amministrazioni apostoliche derivano, ovviamente, dalla nuova situazione politica e sociale creatasi in Russia dopo la caduta del comunismo, con la fine della persecuzione dei credenti e la rinnovata libertà di culto. Di fatto quindi, con la creazione delle quattro diocesi cattoliche nella Federazione russa, non vennero introdotte nuove strutture ecclesiali, furono bensì ripristinate quelle già preesistenti il regime sovietico, dando loro una configurazione rispondente alle esigenze pastorali attuali e quindi alla domanda degli oltre 1.300.00 cattolici (tanto si stima siano presenti oggi in Russia, stima quanto mai approssimata) che la Chiesa Cattolica , come ogni comunità cristiana, sente il dovere primario di aver cura spirituale, nonché l’obbligo missionario derivante dal comando del Signore dato ai suoi discepoli: andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre del Figlio e dello Spirto Santo (versione cattolica). Tale annuncio missionario fatto a persone atee e non aderenti ad alcuna religione o Chiesa, e tutt’altra cosa che proselitismo! (sempre secondo la versione di Roma). Il testo che accompagna l’istituzione della diocesi cattoliche in Russia, mirando anche a tranquillizzare la Gerarchia ortodossa russa da una temuta concorrenza cattolica dei fedeli,.

Peraltro l’istituzione di una provincia ecclesiastica non può in alcun modo essere considerata come la creazione di una struttura cattolica nuova, parallela alla Chiesa ortodossa russa: non viene infatti istituito un Metropolita di Mosca, ma un Metropolita a Mosca. Infatti il titolo episcopale dei quattro vescovi cattolici non deriva il proprio nome dalla città, ma dalla chiesa cattedrale, propria di ogni diocesi. In ogni caso i cattolici presenti in Russia, pur essendo appena lì1% della popolazione sono anche cittadini russi e non stranieri. Come tali vivono e pensano in un clima religioso che ammette principi che lo Stato Russo nega, pertanto il problema si sposta automaticamente dal piano religioso a quello politico.

E’ evidente che tutta l’azione condotta da Roma nasce dall’azione del Papa polacco, Giovanni Paolo II, a cui tutti al mondo riconoscono un ruolo non marginale nel crollo della URSS. La istituzione delle diocesi nel 1990-1991 è vista a Mosca, sia sponda laica che sponda religiosa, come un atto susseguente al crollo della URSS,  dovuto alla debolezza intrinseca dello Stato russo e quanto fatto dieci anni dopo un rafforzamento di quella iniziativa. Putin prese il potere definitivo nel 31 dicembre 1999 e nel corso degli anni, come tutta la intellighenzia putiniana, imputa anche all’azione di Roma una azione concorrente alla distruzione della URSS. Pertanto il ravvicinamento e l’alleanza  del potere politico e laico con la Chiesa Ortodossa era  “in re ipsa”, entrambi uniti per difendersi dalla penetrazione occidentale. Tutti avevano di fronte l’essenza del problema che li attanagliava, che era ed è il problema reale: la paura del proselitismo, premessa all’assorbimento e liquefazione del mondo russo-ortodosso nel mondo cattolico-occidentale. Questa paura spiega che il principio del territorio canonico correttamente inteso non giustifica la dura reazione di Mosca. Di questa paura tratteremo nella prossima nota. (continua)