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giovedì 30 aprile 2020

Indici Aprile 2020


SOMMARIO
ANNO MMXX, Supplemento on line, VI, n.52
Aprile 2020
Massimo Coltrinari, Editoriale, Aprile 2020
                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        28.04.2020
Massimo Coltrinari, Copertina, Aprile 2020
                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        29.04.2020


APPROFONDIMENTI

DIBATTITI
Alessia Biasiolo, Epidemie italiane: il colera “politico”
      su www. valore militare.blogspot.com con post in data  1.04.2020
Alessia Biasiolo, Duecento anni di buona cucina
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 13.04.2020
S.Ten. Michele Conti, La crisi armistiziale. Nota a Margine
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 14.04.2020
Giovanni Cecini, Gli Stati Uniti prima del Coronavirus
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 22.04.2020

ARCHIVIO

Redazionale, Accademia Militare Stemmi di Corso 24° e dal 150° al 153°
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 4.04.2020
Redazionale, Le Origini del Nastro Azzurro nell'Araldica dell'Esercito
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 8.04.2020
Redazionale, Monte Marrone: 10 aprile 1944
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 10.04.2020
Redazionale, Accademia Militare Stemmi di Corso dal 154° al 163°
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 16.04.2020
Redazionale, Accademia Militare Stemmi di Corso 24° e dal 164° al 173°
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 18.04.2020
Redazionale, Accademia Militare Stemmi di Corso 24° e dal 150° al 173°
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 20.04.2020


MUSEI, ARCHIVI,BIBLIOTECHE
 IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA' D'OGGI

Redazionale, Hegresgeschichtliches Museum Sarajevo 1914
su www. valore militare.blogspot.com con post in data 11.04.2020
Redazionale, Hegresgeschichtliches Museum Sarajevo 1914 II Parte
su www. valore militare.blogspot.com con post in data 12.04.2020
Redazionale, 25 aprile: i simboli e la realtà
su www. valore militare.blogspot.com con post in data 25.04.2020
Redazionale, Museo Storico del Nastro Azzurro
su www. valore militare.blogspot.com con post in data 26.04.2020


UNA FINESTRA SUL MONDO
Redazionale, La Globalizzazione
su www. valore militare.blogspot.com con post in data 21.04.2020

IORESTOACASA
Redazionale, Coronavirus: il prezzo più alto
su www. valore militare.blogspot.com con post in data 5.04.2020
Redazionale, Coronavirus: IL NUMERO DEI CONTAGI
su www. valore militare.blogspot.com con post in data 6.04.2020
Redazionale, Coronavirus: i dati globali
su www. valore militare.blogspot.com con post in data 7.04.2020


 GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE
Redazionale, Stati Uniti: forse è bene un pò di prudenza
su www. valore militare.blogspot.com con post in data 24.04.2020


 SCENARI, REGIONI, QUADRANTI
Redazionale, Europa: le forze in campo
su www. valore militare.blogspot.com con post in data 27.04.2020

 CESVAM NOTIZIE
CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE
Redazionale, Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione
su www. valore militare.blogspot.com con post in data 2.04.2020
RedazionaleCircolare n. 2 del 2020
                               su www. valore militare.blogspot.com con post in data 3.04.2020
Osvaldo Biribicchi, Dizionario minimo della Guerra di Liberazione
                               su www. valore militare.blogspot.com con post in data 14.04.2020
RedazionaleUn caro saluto
                               su www. valore militare.blogspot.com con post in data 17.04.2020
RedazionaleLa Guerra di Liberazione Una guerra su cinque fronti
                              su www. valore militare.blogspot.com con post in data 19.04.2020
RedazionaleDizionario minimo della Grande Guerra. Situazione
                              su www. valore militare.blogspot.com con post in data 20.04.2020
RedazionaleMaster in Storia MIlitare Contemporanea 1796 1060
                            su www. valore militare.blogspot.com con post in data 23.04.2020


 AUTORI

Pecce Alessio, ricercatore
Bottoni Roberta, Istituto del Nastro Azzurro
Coltrinari, Massimo direttore CESVAM
Francesco Attanasio, Presidente della federazione di Siracusa
Mario Pereira, Vice presidente Federazione di Pistoia
Carandente  Chiara, Istituto del Nastro Azzurro
Baldoni, Massimo, pseudonimo
Giorgio Lavorini, Presidente Federazione di Prato
Federico Levy, collaboratore
Elsa Bonacini, collaboratrice CESVAM
Osvaldo Biribicchi, Associato CESVAM
Alessia Biasiolo, collaboratrice CESVAM
Luigi Marsibilio, membro del Collegio dei redattori della Rivista
Giancarlo Ramaccia, vice direttore CESVAM
Giovanni Cecini membro del Collegio dei redattori della Rivista

Numero chiuso in data 30.04.2020


mercoledì 29 aprile 2020

Copertina Aprile 2020





QUADERNI ON LINE




La pandemia che ha colpito il Pianeta ancora non è stata fermata
Il tempo che stiamo vivendo sta segnando questo secolo








Anno LXXXI, Supplemento on line, II, 2020, n. 52
 Aprile 2020

www.valoremilitare.blogspot.com
www.cesvam.org


 

martedì 28 aprile 2020

Editoriale Aprile 2020

Il contesto nazionale non può essere ignorato, La epidemia in corso si basa sull'equilibrio tra libertà personale e sacrificio personale per proteggere l'interesse pubblico. Il dato reale è che a tutt'oggi il Virus è presente, si può ancora diffondere, che può ancora colpire, che le misure adottate lo hanno contenuto. Tutto questo porta a dire che, nel rispetto delle Istituzioni, il CESVAM, data la sua natura, ovvero Centro studi a livello universitario e post universitario, si orienta ad uniformarsi alle disposizioni che le autorità stanno adottando per il mondo scolastico e per il mondo universitario. Occorre rilevare che il CESVAM , peraltro, come calendario che si è dato, chiude nei mesi di Luglio e di Agosto. Si andrà avanti ancora sulla scia di quanto fatto a marzo e ad aprile, in accordo con la Presidenza dell'Istituto, con cui peraltro vi sono contatti giornalieri. Lo smart working in essere sta producendo risultati degni di nota e quindi è molto probabile che il mese di maggio abbia caratteristiche come quelli di marzo ed aprile. I risultati dell'ultimo mese sono interessanti: si è avviata alla fase esecutiva il progetto relativo al Dizionario minimo della Guerra di Liberazione; si sta completando il Dizionario minimo della Grande Guerra, mentre, prosegue costante la attività a sostegno dei Master universitari. E' stato acquisito il dato tecnico che la Piattaforma del CESVAM è funzionante. Rimane ora da completarla nei contenuti. Il mese di maggio avrà come obiettivo questo completamento. Allo stato attuale tutti i comparti della piattaforma sono vuoti, tranne quello dei Blog. Con la fine di questo mese i 19 blog attivati sono tutti aggiornati ed hanno avuto una pianificazione di oltre due mesi. Si passerà a completare prima la parte dedicata alla editoria, poi a quella della didattica ed infine a quella della ricerca. Da ultimo è stato avviato l'approccio standard per la alimentazione dei quattro banner del Sito dell'istituto; inoltre la pagina CESVAM , da maggio, dovrà avere un contributo settimanale costante. Lavoro da svolgere è in abbondanza. Vediamo come andrà a finire. (massimo.coltrinari)

lunedì 27 aprile 2020

Europa: le forze in campo


SCENARI.REGIONI,QUADRANTI
Dotazione dei principali paesi europe
in tema di Carri armati e veicoli da combattimento


di Antonio Trogu

Principali MTB (Main Tank Battle) e IFV (Infantry Fighting Vehicles) a disposizione degli eserciti europei:

Italia: MTB 200 Ariete e IFV 428 (200 Dardo e 228 Freccia)

Francia: MTB 200 Leclerc e IFV 627 VBCI

Germania: MTB 236 Leopard 2A5/A6/A7 e IFV 578 (357 Murder e 221 Puma)

Regno Unito: MTB 227 Challenger 2 e IFV  623 Warrior FV 510/511/514/515

Spagna : MTB 327 Leopard 2A4/2E e IFV 227 Pizzarro

Grecia: MTB 1328 Leopard/M60/M48 e IFV 398 BMP-1

Polonia: MTB 637 Leopard/PT-91/T72 e IFV 1636 (1277 BMP-1 e 359 Rosomak)

I dati riportati sono tratti dal Military Balance 2019

Antonio Trogu (trogant@libero.it)

domenica 26 aprile 2020

Museo Storico del Nastro Azzurro

MUSEI,ARCHIVI E BIBLIOTECHE

La presente pubblicazione, riccamente illustrata, estremamente esaustiva per conoscere il Museo del Nastro Azzurro è disponibile presso la Presidenza Nazionale. Per richiederla  segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org

sabato 25 aprile 2020

25 aprile: i simboli e la realtà

Gianna Radiconcini, staffetta del GAP di Roma ci da la versione reale della morte di Teresa Gullace, simbolo ed icona tramandata dalla scena del film neorealista "Roma città aperta", protagonista l'indimenticabile Anna Magnani. La scena vede Francesco, il marito, su un camion tedesco che viene portato via, e Teresa Gullace-Anna Magnani che corre dietro chiamando il suo Francesco. Una raffica di mitra la abbatte, Secondo Gianna Radiconcini questa scena non è mai avvenuta. Teresa Gullace è morta in tutt'altra maniera.Davanti ad una caserma di via delle Milizie, il 3 marzo 1944, all'interno della quale i tedeschi avevano radunato tutti gli uomini rastrellati (dalla classe 1910 alla classe 1925) per deportarli in Germania. Davanti alla caserma si era radunata una gran folla di donne. "Urlavano tutte per farsi rispondere dai mariti, dai fratelli o dai figli che stavano in caserma. Due di queste donne attirarono la mia attenzione. Una aveva un gran cesto di cicoria ed un coltellaccio che brandiva urlando. L'altra invece era incinta, molto incinta. Ad un certo punto dal portone della caserma uscì una moto con due tedeschi . Quello che stava dietro era un biondino che avrà avuto al massimo venti anni. Fece partire una raffica, Calò un silenzio surreale . E quando mi girai quella donna incinta era stesa in un lago di sangue". La testimonianza è sul libro "Noi Partigiani" uscito il 23 aprile scorso. Ogni 25 aprile prima di ogni altra cosa occorre chiedersi un solo perchè: chi ha determinato tutto questo? Perchè siamo arrivati ad episodi come quello del 3 marzo, quando un esercito straniero rastrella tutti gli uomini che incontra per mandarli a lavorare come schiavi?. Il restò è solo riflessione che dovrebbe essere fatta in silenzio, nel chiuso delle coscienze, in chiave cartesiana separando la verità dalla non verità. I simboli sono importanti, i cineasti faccino il loro mestiere creando con i film le loro favole. Noi, se vogliamo avere un futuro dobbiamo arrivare alla realtà delle cose, lasciando da parte tutti gli intermediari. Ci era stato detto che avevamo otto milioni di baionette, la realtà si è poi visto ed era nota solo a pochi che non esitarono a percorrere una strada che portò alla tragedia. Ruggero Zangrandi ci ha suggerito il punto di partenza di questa riflessione: a nulla valgono il valore, la dedizione, i sacrifici di milioni di uomini umili, contro le azioni di pochi capi ignavi e vili. E questo vale per tutti.

venerdì 24 aprile 2020

Stati Uniti: forse è bene un pò di prudenza

GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE
Il confronto Stati Uniti -Cina

Gli equilibri del pianeta devono tenere conto dei rapporti intercorrenti tra Stati Uniti e Cina. La facilità con cui l'Amministrazione Statunitense in tema di pandemia in atto attacca la dirigenza cinese lascia un momento perplessi in quanto, se è vero che gli Stati Uniti hanno posizioni dominanti nel campo militare (vds.carta) dall'altra parte non bisogna mai dimenticare che la stragrande parte del debito pubblico statunitense è in mano a Pechino. Essere così fortemente esposti in chiave debitoria verso la Cina e contemporaneamente mettersi sulla chiave dei risarcimenti per l'epidemia di coronaìvirsu in quanto scoppiata in Cina può essere motivo di tensioni che non è proprio il caso di alimentare data la posizione economica cinese nel sistema globale. Azioni di Pechino volte a richiedere crediti aggraverebbe la posizione sia degli Stessi Stati Uniti che dell'Europa, proprio ora che l'incognita economica è una delle più pressanti. Essere nell'anno elettorale e dover parlare ai propri elettori in termini per rientrare dei voti può essere utile, ma negli equilibri mondiali le orecchiehe di un agricoltore del Minesota sono ben diverse da quelle di un esponete di vertice politico a Pechino,

giovedì 23 aprile 2020

Master in Storia MIlitare Contemporanea 1796 1060

NOTIZIE CESVAM
Anno Accademico 2019 -2020
II edizione 



Le iscrizioni al Master in Storia Contemporanea sono aperte fino al 30 giugno 2020. Le sessioni di laurea, si terranno regolarmente come da programma accademico, Informazioni di dettagli www.unicisano.it/master oppure scrivere a: didattica.cesvam@istitutonastroazzurro.org

mercoledì 22 aprile 2020

Gli Stati Uniti prima del Coronavirus

                                                                                                                      DIBATTITI               Alla scoperta del West
Appunti di un viaggio on the road
di Giovanni Cecini

Il viaggio dai tempi di Ulisse e Marco Polo ha sempre spinto l’uomo alla ricerca dell’ignoto, del diverso, ma anche di quel minimo comune denominatore che l’individuo riesce a percepire come simile a se stesso e al suo mondo, tanto da identificarlo come proprio. Il sempre verde sogno di approdare su nuovi e lontani lidi, l’ebbrezza della partenza e del ritorno rimangono elementi fissi, se non senza eccezione identici del vecchio o del nuovo pellegrino, che in autostop, in bicicletta, in nave, in treno, in auto o in aereo gira il mondo con una meta precisa oppure da valutar per l’occasione cammin facendo.
Ecco quindi che le motivazioni, come la genesi e l’evolversi di un viaggio possono cambiare e trovare nuovi ispirazioni anche tra gli stessi partecipanti al medesimo itinerario.
Quello che mi accingo a raccontare probabilmente è un viaggio come tanti, che trova il suo svolgimento tra l’altro in un paese come gli Stati Uniti, che da alcuni anni a questa parte è sempre più gettonato, per viaggi di nozze, gite sociali o in modo più classico per piccoli gruppi alla ricerca del mitico clima on the road, che le major hollywoodiane hanno proposto ormai in salse e tonalità diverse da «Duel» a «Thelma & Louise».
Il mio gruppo, composto da quattro persone, sin da principio voleva spingersi un po’ all’avventura, anche perché per quasi tutti l’impatto con il continente nordamericano era già avvenuto in precedenza. Tuttavia il programma si è andato formando con velocità, fissando nella prima metà di ottobre l’arco temporale dell’itinerario, stabilendo e prenotando anche con esuberanza di zelo e con grosso anticipo tutte le tappe e molte delle attività che si sarebbero dovute svolgere. Un semplice ritardo o imprevisto avrebbe quasi rovinato il tutto; per fortuna, benché come normale qualche imprevisto può capitare, il viaggio è proseguito nel migliore dei modi.
La prima tappa è stata la città di Chicago, oggi meglio nota come la patria di Barack Obama. Proprio in quei giorni essa si contendeva, insieme ad altre agguerrite località, la designazione per  le Olimpiadi del 2016. Purtroppo per i sostenitori a stelle e strisce, la candidata sul podio è stata Rio de Janeiro, ma il clima di euforia non si è spento in questo modo, anche perché la città che si affaccia sul lago Michigan risulta piena di vita e il suo eclettismo ha radici lontane.
Sorta come città di frontiera, divenuta centro urbano di riferimento per la zona, come araba fenice rinacque dalle ceneri di un terribile incendio che nel 1871 ne segnò profondamente la struttura edilizia. La catastrofe divenne un’opportunità: la comunità cittadina seppe investire sull’innovazione e sulla fantasia, tanto da divenire la patria dei grattacieli. Oggi Chicago è di sicuro battuta da New York o dalla recente fioritura orientale, tuttavia gli storici imponenti edifici, che si ergono tra le nuvole dell’Illinois, mostrano ancora il loro smalto.
Per questi motivi è stato d’obbligo salire almeno sulle cime dei due grattacieli principali: la Sears Tower e il John Hancock Center. Il primo, che fu tra gli anni ’70 e gli anni ’90 l’edificio più alto del mondo, ancora oggi rapisce per le sue impressionanti balconate trasparenti, che ad oltre 400 metri di altezza danno ai temerari visitatori l’impressione di camminare nel “nulla”. Il John Hancock, seppur più modesto per altezza, colpisce per la vista mozzafiato del lago dal suo ristorante panoramico al 95° piano.
Altre attrazioni della città sono stati il molo dove è possibile fare un giro in battello, magari nelle sere del finesettimana quando il cielo si illumina di colorati fuochi d’artificio, o il Millenium Park, caratteristico per le imponenti fontane che proiettano immagini oltre che acqua e per il “Fagiolo”. Questa enorme scultura argentata trova la sua fortuna nelle caratteristiche di specchio della superficie. In essa si riflettono in modo alquanto buffo e parzialmente distorto non solo le persone, che vi si avvicinano, ma anche l’imponenza degli edifici e della vegetazione circostante.
A conclusione della visita cittadina, si può menzionare il curioso giro organizzato in bicicletta per le strade urbane con un eccentrico capogruppo dai modi insoliti e giocherelloni. Folkloristici gli addobbi di Halloween sulle case e nei negozi, come la vendita di confezioni giganti di ghiottonerie già ai primi di ottobre, sintomo della popolarità di questa festa, che da alcuni anni cerca di inserirsi nel calendario italiano, senza sapere che in realtà discende da tradizioni pre-cristiane, assimilate nel Medio Evo dalla Chiesa, di cui ancora oggi si trova traccia nel Mezzogiorno italiano.
Partiti in auto da Chicago la strada ci porta verso ovest. La nostra destinazione è il Monte Rushmore, ma prima di arrivarvi il percorso è lungo tanto da superare il Wisconsin, il Minnesota ed entrare nel Dakota del Sud. Qui ci fermiamo prima a Sioux Falls e poi a Rapid City. Queste città sono tipici agglomerati provinciali, dove la gente è molto espansiva e cordiale (come del resto in tutti gli Stati Uniti), purché si rispetti la pronuncia esatta delle parole in inglese. Anche una lieve inflessione comporta la non comprensione da parte dei nostri interlocutori di ciò che diciamo e questo ci stupisce non poco, perché quando una volta che riusciamo a farci capire e veniamo corretti con la pronuncia esatta, diciamo tra noi: «E io che ho detto?»
A parte queste curiosità linguistiche, la cosa che viene apprezzata di più, soprattutto dopo una lunga giornata di viaggio, è sedersi di fronte a un buon piatto di saporita carne, magari accompagnata dai tipici anelli di cipolla fritti o da altri contorni molto diffusi come il chili. La cucina americana, conosciuta oltreoceano prevalentemente per gli ormai invasivi fast food, sa offrire in realtà una varietà di piatti prelibati e se di sicuro ipercalorici, senz’altro appetibili per tutti i gusti. Notevole anche il folkloristico arredamento di molti locali che passano da un ambiente classico a quello più tipico “western” o a quello d’ispirazione anni ’50 con cartelloni pubblicitari metallici e pompe di benzina in disuso tra i tavoli.
L’arrivo al Monte Rushmore, luogo in cui sono scolpiti nella roccia i volti dei quattro presidenti della Repubblica più rappresentativi della storia statunitense fino al primo dopoguerra, non è stato dei migliori. Una fitta nebbia impediva la vista della montagna e un principio di nevischio non prometteva nulla di buono. Tristi e sconsolati abbiamo ripiegato sul “Crazy Horse Memorial”, altra imponente scultura nella roccia, ancora incompiuta, che una volta completata rappresenterà il capo indiano dei Sioux “Cavallo Pazzo” sopra al suo destriero. Questo progetto, che prevede un’altezza e una larghezza di poco meno di 200 metri, è la risposta dei nativi americani alla provocazione “bianca” di scolpire nella pietra sacra della terra indiana le effigie dei principali colonizzatori del continente nord americano.
Il giorno successivo, intenzionati a riprovare a vedere il Monte Rushmore, ci siamo svegliati in mezzo alla neve, esperienza esilarante, ma dai risvolti pratici preoccupanti, trovandoci in una zona dove le strade innevate, per quanto ripulite in modo rapido, rappresentano comunque un’incognita. L’alzataccia nel freddo secco delle Black Hills è stata tuttavia ben ripagata: la visita delle effigie dei presidenti in mezzo alla neve, esperienza più unica che rara, tra l’altro in un momento della giornata con un numero irrisorio di turisti. Ecco quindi in un’insolita cornice pre-invernale una versione ancora più bianca di George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln.
Non potendo fare un giro per le incantate strade panoramiche delle Black Hills, per via della neve, ci dirigiamo nei pressi della Devil’s Tower, una massiccia formazione vulcanica che svetta tra la prateria e spesso è pervasa da una tenebrosa nebbia.
Continuando nel nostro percorso attraverso la grande pianura americana ci imbattiamo sull’autostrada in un mirabile avvistamento. Nel bel mezzo della carreggiata sopra due tir neanche troppo protetti viaggiavano le due metà di una casa, in un incredibile trasloco immobiliare. La visione è stata accolta con profonda ilarità, ulteriore esempio dell’abbondanza e della ricerca dell’eccesso presenti negli Stati Uniti. Se le autostrade possono arrivare a 6 corsie per senso di marcia, se le bottiglie delle bibite possono essere di 1 gallone (circa 4 litri) al supermercato, se i pacchi di caramelle e cioccolate arrivano normalmente sopra al kilo, non è neppure difficile immaginare che il trasporto di un intero appartamento sia cosa normale da queste parti.
In serata si arriva a Cody in Wyoming, piccolo centro dove non è difficile distinguere il clima di un tempo con le tipiche palazzine basse di legno dal sapore western. Non a caso essa è patria di Buffalo Bill, di cui si va notevole vanto con l’organizzazione di acclamati rodei. E’ tuttavia da precisare che negli Stati Uniti molti elementi sono posticci e per un europeo anche troppo kitsch, ma alcuni elementi di ricostruzione storica non vanno sottovalutati, anche se la storia americana (nell’accezione di quella dei figli dei coloni venuti d’oltreoceano) non può vantare la tradizione e la cultura espressi in millenni da altri popoli.
Da Cody, dove la specialità tipica è la carne di bufalo, si entra a Yellowstone, forse il parco nazionale più famoso nel mondo. La neve rende tutto più caratteristico, anche se le acque cristalline dei suoi laghetti e fiumi, le pareti gialle del suo canyon (che danno il nome alla zona), il borbottio delle solfatare ribollenti, la potenza dei geyser che spingono il loro getto anche a decine di metri sono tutti elementi affascinanti in ogni stagione dell’anno. Elemento non comune è tuttavia la poca affluenza che in questo periodo il parco attrae, rispetto ai mesi estivi, dove un po’ in tutti i parchi c’è molta più calca.
Il territorio di Yellowstone è molto ampio e anche per via si alcune strade chiuse, per forza di cose i percorsi sono molto più dilatati, ma da un certo punto di vista ciò permette di godere di scorci sempre più insoliti anche nel percorrere la medesima strada in entrambi i sensi di marcia all’andata e al ritorno. A dispetto del previsto non si rintracciano orsi, probabilmente già in letargo o comunque poco propensi a incrociare le strade asfaltate, anche per la frequente moria dovuta alla non sempre moderata velocità delle auto. In compenso sono molti i cerbiatti, le alci e i bufali che si avvicinano al manto stradale, per la buona pace dei turisti che non di rado si fermano per scattare fotografie, con relativi rimbrotti dei ranger a causa dell’inevitabile intralcio del traffico.
Passiamo la notte in un albergo nel parco, prenotato da mesi vista la scarsezza di alloggi all’interno di queste riserve naturali. Il freddo è ancora più pungente dei giorni passati. Il termometro arriva anche a otto gradi sotto lo zero e facciamo tesoro di tutto il nostro armamentario invernale per attenuare i morsi del gelo.
Lasciato Yellowstone ci si dirige verso sud, attraverso il parco Teton, che nella sostanza è il proseguimento naturale del parco precedente. Si stagliano montagne massicce e dal sapore alpestre, tanto da imbatterci sulla strada proprio in un paesello dal nome indicativo: Alpine. Fattasi ora di pranzo ci fermiamo in un piccolo locale che prepara hamburger. La sistemazione è molto familiare; infatti il cuoco con tanto di cappello da cowboy in testa, uscendo da dietro il bancone, intrattiene piacevoli conversazioni con gli avventori. I panini preparati sono ottimi, molto ricchi (la loro altezza ci è apparsa imbarazzante, tanto da fare difficoltà ad afferrarli) e veramente saporiti. Non a caso lo slogan del ristoro recita: «Gli hamburger che hanno fatto l’America».
Proseguendo il cammino, entrando nello Stato dello Utah, si arriva nella sua capitale Salt Lake City. La città, che prende il nome dal lago salato omonimo, è un centro dalla vivace storia culturale e civile. Fiorita alla metà dell’Ottocento ad opera dei perseguitati mormoni, divenne il loro centro spirituale, rappresentato dall’imponente Tempio. Arrivati in serata e come quasi unica attrazione della città, ci dirigiamo verso di esso. Qui, presso il centro di accoglienza, veniamo ricevuti da alcuni credenti, molto disponibili (che parlano anche in italiano) nell’introdurre il turista e il curioso alla storia e alla fede della «Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni». In effetti il loro racconto ha molto di epico, ripercorrendo in parte quel cammino affrontato da molti temerari in cerca di fortuna o sopravvivenza verso il lontano Occidente del continente.
Per quando fossimo già stati abituati alla diffusa cordialità delle persone incontrate, i “mormoni” rappresentano una gradita ulteriore sorpresa. Probabilmente per una particolare propensione al proselitismo o più semplicemente per una pura vocazione alla filantropia, gli aderenti a questa confessione religiosa – come ci spiegano le due missionarie “laiche” che ci accompagnano nella visita – offrono alcuni anni della loro vita al servizio della Chiesa, per tornare al termine di questo periodo alla vita quotidiana. In questo modo la comunità non ha bisogno di un clero come è comune nelle altre istituzioni religiose e allo stesso modo la gerarchia è molto fluida e aperta.
La visita suscita in alcuni di noi una forte simpatia per i mormoni, magari anche perché non sempre abbiamo ritrovato nei precetti e nelle istituzioni cattoliche un senso di identità e di fede costanti. La serata si può dire chiusa qui, perché alle ore 21 (o meglio 9 PM come si usa dire da queste parti) la quasi totalità di locali ed esercizi pubblici è ormai chiusa, non potendo che ripiegare come emergenza in un simpatico ristorante cinese, che ci offre almeno una zuppa per riscaldarci. Non c’è la temperatura dei giorni precedenti, ma i pochi gradi sopra lo zero trovati a Salt Lake City non ci permettono di scoprirci troppo.
La tappa successiva è il Bryce Canyon, parco molto più piccolo di Yellowstone, ma altrettanto suggestivo. Prima di arrivarci, percorriamo una strada panoramica in cui già siamo introdotti in quell’ambiente surreale di rocce e pietre polverose tipiche del paesaggio West; strapiombi, archi, pinnacoli e vallate dai colori ocra e rosso. Questo paesaggio si infittisce fino all’apoteosi nel parco vero e proprio, che a dispetto del nome si prefigura più in ampi e coreografici anfiteatri dalla composizione variabile e frastagliata. I punti di osservazione dall’alto, che si popolano ancora di più durante l’alba e il tramonto per via di particolari tonalità del terreno sprigionate dalla tenue luce del sole, mostrano gli elementi stratificati, che compongono questo spettacolo della natura. Per immergersi in questa meraviglia, oltre alle balconate, si può proseguire per i tortuosi percorsi, che attraverso le ripide insenature introducono il visitatore all’interno stesso delle formazioni geologiche. Questi camminamenti, da dove si percepisce un’esperienza molto più intensa del parco, possono essere percorsi anche in sella a un cavallo o a un mulo. Il nostro gruppo ha optato per il secondo, confidando nella migliore stabilità di questo tipo di animale, anche se l’abitudine di camminare proprio in pizzo agli strapiombi ha reso la passeggiata intensa e sorprendente anche per una certa paura di poter cadere nei precipizi.
Lasciato questo parco, ci dirigiamo verso quello di Yosemite. Prima di arrivare passiamo per quella che tipicamente viene chiamata la “strada extraterrestre”, per via della sua attiguità con la fantomatica Area 51, che la leggenda vuole sede di esperimenti segreti su forme di vita provenienti dallo spazio. A uso e consumo dei turisti appassionati del genere, nel bel mezzo del deserto del Nevada, presso la piccola località sperduta di Rachel in un prefabbricato tutto addobbato con gadget e souvenir a tema, vengono serviti panini con presunta carne di alieno. Ennesima eccentricità della cultura americana, con tutte le sue contraddittorietà di tipo hollywoodiano.
Sempre sulla strada verso la California incontriamo la piccola cittadina di Tonopah, che offre un interessante museo civico, legato alla storia sociale e alla cultura anche rurale dello Stato. Interessante la sezione dedicata alle Forze Armate, dove si evince un particolare attaccamento della cittadinanza alla vita della locale base dell’aeronautica militare sia nel periodo bellico, sia in quello non meno importante del secondo dopoguerra.
Superato il passo Tioga si accede al parco Yosemite, già in territorio californiano. Questo vasta zona protetta è famosa per numerose attrattive naturalistiche. Imponenti le distese di vegetazione, intervallata da picchi montani e da fluenti cascate, attive soprattutto nel periodo primaverile-estivo per via dello scioglimento delle nevi. Il clima è ancora abbastanza rigido, essendo collocato sulla Sierra Nevada, anche se reso mite dalle temperature più dolci della California.
Le attrattive principali del parco sono le sue massicce cime granitiche, tra le più note El capitan e l’Half dome, e la foresta di sequoie nei pressi di Wawona nel Mariposa Grove. Qui gli alti e possenti alberi, risalenti a circa 2.000 anni fa e che arrivano anche all’altezza di 90 metri, rendono la zona molto caratteristica. La fitta vegetazione ne fa da cornice, anche se le sequoie sono le uniche protagoniste. Molte mostrano evidenti segni di danneggiamento sui tronchi, a causa dei frequenti incendi (alcuni programmati e guidati dai ranger per una questione di pulizia forestale), anche se per loro fortuna il nutrimento necessario passa dalle radici direttamente alla corteccia, senza nessun deterioramento alla vita dell’albero. Da sottolineare tuttavia che essi sono alquanto fragili, quindi appaiono molto frequenti i casi in cui tronchi abbattuti o morti possano diventare un attrazione per i turisti e le loro foto. Significativi gli esemplari di sequoie “gemelle” o “amanti”, ossia fusti sdoppiati o cresciuti così vicini da unirsi tra loro e rendere la pianta speculare.
Interessante poi la vista mozzafiato della vallata principale attraverso il punto d’osservazione Glacier Point, che sovrasta le principali cascate e si presenta come palcoscenico privilegiato per ammirare al tramonto le sfumature delle pareti di granito.
Lasciato Yosemite arriviamo all’altro importante parco della California: il Sequoia. In effetti una non accogliente pioggia e foschia e la precedente esperienza di Mariposa Grove non permette una sorpresa avvolgente di questo parco, che tuttavia ospita le sequoie più grandi al mondo: il Generale Grant e il Generale Sherman. Benché il tempo sia inclemente, ammiriamo comunque le sue bellezze, salendo anche sul Moro Rock, un imponente massiccio che dovrebbe affacciare sulla vallata. La nebbia ci impedisce di vederla, ma la soddisfazione è tanta arrivati in cima, anche se zuppi d’acqua e un po’ impauriti per i cartelli che avvertono di possibili fulmini in cima in caso di temporali.
La sera ci ritiriamo presso l’albergo al centro del parco, consumando una calda e ristoratrice cena a base di carne e legumi. Il giorno successivo ci alziamo come d’abitudine di buon mattino, per avere tutto il tempo di percorrere la strada costiera dell’Oceano Pacifico prima di arrivare a San Francisco. Tuttavia abbiamo una spiacevole sorpresa, perché in albergo ci dicono che l’unica strada che attraversa il parco è interrotta a nord per la caduta di un albero e a sud per una frana. Gli interventi per garantire la circolazione erano già in atto, ma il manto stradale era ancora precario. Solo nel pomeriggio tutto sarebbe tornato regolare. Noncuranti di questi ammonimenti ci mettiamo comunque in viaggio, con molta prudenza soprattutto per alcune parti dell’asfalto crollate sotto alla pressione della pioggia. Nonostante tali ostacoli riusciamo a raggiungere l’uscita del parco in meno di due ore, non prima di aver ammirato (spettacolo tanto atteso, a cui ormai ci eravamo rassegnati) l’attraversamento e la sosta sulla strada di un tranquillo orso bruno in cerca di cibo.
Raggiunta la costa occidentale degli Stati Uniti da subito non riusciamo a vedere un granché per via della solita nebbia, ma piano piano procedendo verso nord il cielo si apre, mostrando la bellezza più profonda delle onde che raggiungono la spiaggia o gli impervi strapiombi. Proseguendo verso settentrione, in serata, arriviamo nel circondario di San Francisco, immenso centro urbano intorno alla baia omonima.
La città mostra sin da subito la sua bellezza. Scendiamo verso l’embarcadero e poi di seguito tutti i moli, i pier, numerati ordinatamente nelle loro caratteristiche prevalentemente turistiche e commerciali. Il porto è un vero agglomerato di suoni, odori e sensazioni. Dai rumorosi versi delle maleodoranti foche “leoni di mare”, all’esotico profumo dei gamberi e delle fritture di pesce.
Il giorno seguente San Francisco ci si presenta a pieno così come la più europea delle città degli Stati Uniti, anche se la sua eredità asiatica è preponderante. Oltre ai quartieri cinesi e giapponesi, incastonati tra la zona finanziaria e quella delle celebri colline, l’intera città mostra i segni di una cultura di frontiera tra est e ovest, ma anche tra nord e sud. Il giro panoramico di 49 miglia evidenzia tutte le bellezze e le caratteristiche della cosmopoli, dalle sue origine ispaniche e barocche agli innovativi ed eclettici grattacieli del centro, il più famoso la Transamerica Pyramid. In questo modo le ripide discese e salite non rappresentano un ostacolo, ma piuttosto un’opportunità, che il turista raccoglie prendendo il tram “Cable car” o scendendo la ripidissima e pittoresca Lombard Street.
Nel tardo pomeriggio ci dirigiamo al porto per imbarcarci sul battello con direzione l’isolotto di Alcatraz. Il carcere, ormai chiuso da anni e ora dedicato alle visite turistiche, mostra subito la sua aria tetra e paurosa, avvicinandosi a noi avvolto da un manto di nebbia. Sbarcati prendiamo confidenza con le strutture e una volta dentro il corpo centrale ci viene spiegata non solo la suddivisione dei bracci detentivi, ma anche la loro storia, nonché gli innumerevoli personaggi ed episodi che hanno reso famoso il nome di Alcatraz. Dalla misteriosa detenzione di Al Capone ai frequenti tentativi di fuga, la prigione offre una serie molto ampia di letture interpretative, non da ultima quella prettamente sociologica.
Ed eccoci arrivati all’ultimo giorno del viaggio, concluso con una simpatica passeggiata in bicicletta per il molo e, saliti sul Golden Gate, l’attraversamento della baia fino alla parte settentrionale della stessa. Un’esperienza molto forte, anche perché solo a piedi o in bici si riesce a percepire lo spazio e le sfumature dell’ampio panorama. A ritorno, prendendo il ferry-boat, sbarchiamo sempre all’embarcadero, da dove proseguiamo per gli ultimi fugaci istanti nella città californiana.
In conclusione le considerazioni sono d’obbligo, con un bagaglio di esperienze sicuramente ricco, vario e degno di essere raccontato. Di sicuro un viaggio non indicato per tutti, viste le frequenti lunghe tappe e ricorrenti alzatacce, ma al contempo ottimo per chi ama l’avventura, il desiderio continuo di scoprire e di non accontentarsi di quel che ci può proporre una semplice agenzia di viaggi. Il ricordo dei muli al Bryce Canyon, la casa trasportata sull’autostrada, la neve sui volti di Washington e Jefferson valgono ciascuno da soli un viaggio, figuriamoci tutte queste cose e altre ancora insieme.  (Giovanni Cecini è Membro Associato del CESVAM)


martedì 21 aprile 2020

La Globalizzazione:

UNA FINESTRA SUL MONDO   
                                                               La pandemia in essere  dovrà per forza di cose essere oggetto di riflessione nella visione generale dei rapporti interplanetari. Un ruolo decisamente importante lo dovranno recitare le comunicazioni e quindi i trasporti, sopratutto quelli marittimi. In questa prospettiva gli stretti ed i canali saranno i punti chiave di ogni confronto. Come si può notare dalla Carta la Cina non ha praticamente accesso all'Oceano Pacifico e tutti i passaggi sono sotto controllo dei suoi antagonisti. Il Confronto globale quindi prevede un crescente attrito tra la stessa Cina e gli Stati Uniti che, essendo vincitori della seconda guerra mondiale, sul Giappone, hanno anche basi avanzate verso la terraferma asiatiche  dando loro posizioni di partenza veramente degne di nota. (Master di Politica Militare Comparata. Strategie, Dottrine, Armamenti dal 1945 ad oggi Info su www.unicusano.it/master.)                                                                       

lunedì 20 aprile 2020

Dizionario minimo della Grande Guerra. Situazione

                                                                                                                               NOTIZIE CESVAM                                                                                                                                                  Progetto 1. Pianificazione generale   
Generale von Scotti, comandante il Gruppo Scotti, XV Corpo d'Armata nell'offensiva austro-tedesca dell'ottobre 1917
E' stato consegnato alla stampe a metà febbraio il Glossario 1914, e, tipografia permettendo in relazione alla esigenza del Coronavirus, dovrebbe essere già pubblicato. A metà marzo è stato consegnato il Glossario 1915 e dato il visto si stampi il 23 marzo 2020 e quindi, dovrebbe essere già pubblicato. Il 10 aprile 2020 è stato consegnato per la stampa il Glossario 1916, a cui si prevede di dare il visto  stampi il prossimo 23-24 parile. E' pronto per l'invio il Glossario 1917 che sarà inviato il 27-28 aprile.  A seguire nel mese di marzo sarà inviato il volume n. 11  Percorsi di Ricerca. mentre il Glossario 1918, che racchiude i lemmi di chiusa s+è pronto per la revisione finale. Si conta di inviarlo a a metà maggio. Infine ai primi di giugno sarà inviato il volume 12 del Dizionario, gli Indici. Nella sostanza il Dizionario minimo della Grande Guerra, la cui diffusione è prevista per settembre-ottobre in occasione della Giornata del 4 Novembre 2020, sarà pronto anche nella versione cofanetto a a fine giugno. La Società Editrice Nuova Cultura ovviamente è condizionata dalla attività della Tipografia che dovrebbe riprendere le lavorazioni dal prossimo 4 maggio.

Accademia Militare Stemmi di Corso 24° e dal 150° al 173°

ARCHIVIO
Uniformologia e Distintivi




Il quadro generale

domenica 19 aprile 2020

La Guerra di Liberazione Una guerra su cinque fronti

NOTIZIE CESVAM
Progetto
 Dizionario minimo della Guerra di Liberazione
Piano dell'Opera

Copertina provvisoria in corso d i elaborazione


DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE
1943 - 1945

N.1 MASSIMO COLTRINARI
Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione. 1943 – 1945
Una guerra su cinque fronti

N.2 MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI
Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 – 1945.  Il 1943
Compendio. Il momento delle scelte

N.3 MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI
Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 – 1945. Il 1943
Glossario

N.4 MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI
Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 – 1945.  Il 1944
Compendio. Un anno di lotta

N.5 MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI
Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 – 1945.Il 1944
Glossario

N.6 MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI
Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 – 1945.  Il 1945
Compendio. Una vittoria di speranza

N.7 MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI
Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 – 1945. Il 1945
Glossario

N.8.MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI
Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 – 1945
Percorsi di ricerca. Indici


sabato 18 aprile 2020

Accademia Militare Stemmi di Corso 24° e dal 164° al 173°

ARCHIVIO
Uniformologia e Distintivi


I Corsi che qui sono riportati si riferiscono

con distintivi


da sinistra a destra

164° Corso 1982-1984
165° Corso 1983-1985
166° Corso 1984-1986
167° Corso 1985-1987
168° Corso 1986-1988
169° Corso 1987-1989
170° Corso 1988-1990
171° Corso 1989-1991
172° Corso 1990-1999
173° Corso 1991-1993

Dal 173° lo stemma è quello dall’Accademia Militare sormontato dal numero del corso
 Abbandonando il sistema che ogni corso avesse un proprio distintivo


venerdì 17 aprile 2020

Un caro saluto

NOTIZIE CESVAM



Un caro saluto
 al Presidente della Federazione di Rovigo
per la bella collaborazione con il CESVAM
 anche se adesso tutto è rallentato per i noti motivi

giovedì 16 aprile 2020

Accademia Militare Stemmi di Corso dal 154° al 163°


ARCHIVIO
Uniformologia e Distintivi






I Corsi che qui sono riportati si riferiscono

con distintivi


da sinistra a destra

154° Corso 1972-1974
155° Corso 1973-1975
156° Corso 1974-1976
157° Corso 1975-1977
158° Corso 1976-1978
159° Corso 1977-1979
160° Corso 1978-1980
161° Corso 1979-1981
162° Corso 1980-1982
163° Corso 1981-1983