Il blog è espressione del Centro Studi sul Valore Militare - Ce.S.Va.M.- istituito il 25 settembre 2014 dal Consiglio Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valore Militare.Lo scopo del CEsVAM è quello di promuovere studi sul Valore Militare.E' anche la continuazione on line della Rivista "Quaderni" del Nastro Azzurro. Il Blog è curato dal Direttore del CEsVAN, Gen. Dott. Massimo Coltrinari (direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)
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mercoledì 30 settembre 2020
martedì 29 settembre 2020
Copertina Settembre 2020
QUADERNI ON LINE
www.cesvam.org
lunedì 28 settembre 2020
Editoriale Settembre 2020
Il mese di settembre ha segnato la timida ripresa delle attività del CESVAM. Le buone notizie sono che il CESVAM ha raggiunto la piena capacità economico-finanziaria, illustrata al Congresso di Napoli e finalmente si è in fase di attuazione definitiva. Ora occorre potenziare le attività predisposte, primo fra tutti il messaggio per l'adesione ai Master, vero motore del CESVAM. A questo si deve affiancare una campagna di promozione delle attività editoriali, sia la pubblicità per i volumi che per la diffusione della rivista, comprendendo anche i soci del Nastro Azzurro, la stragrande maggioranza dei quali non sa nulla di queste attività. Si ricorda che le iniziative editoriali del CESVAM sono rivolte verso l'esterno dell'Istituto, verso la società civile al fine di portare il messaggio istituzionale fuori dal cerchio associativo-combattentistico.
Il Mese di settembre ha visto la conclusione, con le relative pubblicazioni di due progetti. Il Dizionario minimo della Grande Guerra, in 12 volumi, e il Progetto relativo alle leggi razziali nell'80° anniversario della loro promulgazione, in tre volumi.
Nel mese di settembre, inoltre, la piattaforma CESVAM è stata oggetto di riesame dal punto di vista tecnico, in quanto presentava alcune difficoltà e si pensa con il 1 ottobre di poter iniziare il suo completamento e la piena funzionalità per il mese di dicembre 2020.
Infine da sottolineare che il Sito dell'Istituto del Nastro Azzurro ha raggiunto in tutte le sue componenti la piena funzionalità ed è diventato uno strumento di collegamento fondamentale tra la Presidenza ed i soci, essenziale in questo periodo ove l'attività associativa è fortemente frenata dalle disposizioni anticovid.
Coloro che sono interessati alle attività del CESVAM possono avere contatti diretti con la consultazione di QUADERNI ON LINE (www.valoremilitare.blogspot.com) sia del Sito (www.istitutodelnastroazzurro.org) che della piattaforma (a partire dal 1 ottobre p.v.) www.cesvam.org
(massimo coltrinari)
domenica 27 settembre 2020
RIVISTA QUADERNI Programma Distribuzione
NOTIZIE CESVAM
La epidemia in corso ha fortemente condizionato la distribuzione della Rivista QUADERNI. Mentre QUADERNI ON LINE come è facile constatare è regolarmente uscita secondo la programmazione (un post al giorno x 27 post al mese) la edizione su carta ha subito intoppi sia nella fase di distribuzione che nella fase di stampa. Sopratutto il n. 3 del 2019,(Luglio-Settembre) Il Report CESVAM 2014-2019 è ancora nella fase di essere mandato in tipografia. Invece il n. 4 del 2019, uscito nel mese di febbraio 2020,(Terra di Siena) il numero 1 del 2020 (Gennaio-Marzo) (Verde) uscito nel mese di aprile 2020 ed il numero 2 del 2020 (Aprile-Giugno) (Giallo) uscito a metà settembre, ancora devono essere distribuiti.
La distribuzione brevi mano (ovvero il prelievo in sede da parte degli abbonati o attraverso altre vie) dei numeri sopra citati con la riapertura della sede nazionale sta procedendo alacremente.
Si pensa che la questione possa essere normalizzata e far giungere le copie agli abbonati con questo programma
Stampa del n. 3 del 2019 entro il mese di ottobre 2020
Invio del n. 4 del 2019 entro la prima decade di ottobre
Invio del n. 1 del 2019 entro la prima decade di novembre
invio del n. 2 del 2019 entro la prima decade di dicembre
Il n. 3 del 2020 (Luglio settembre) (Colore da Definire) uscirà a fine ottobre-inizio di dicembre è sara distribuiti a fine dicembre 2020
La copertina ed il sommario, la nota di commento e l'editoriale, dei numeri sopra citati saranno disponibili sul sito dell'Istituto al momento della spedizione
Informazioni: quaderni.cesvam@istitutonastroazzurro.org
sabato 26 settembre 2020
II Fronte della Guerra di Liberazione. La difesa tedesca
APPROFONDIMENTI
ROMPERE L'UNITA' DEL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE
I
tedeschi, forti della esperienza acquista nei Balcani, misero in atto azioni
volte a dividere il fronte ribellistico. Un esempio di questa azione è dato dal
tentativo di dividere il fronte romano. Il Comando tedesco a Roma prese
contatto con un funzionario del Ministero degli Esteri, Filippo Grenet, che
giustamente era sospettato di avere contatti con il fronte clandestino, e gli
chiese di inoltrare ai capi, in particolare al Col. Montezemolo, una proposta
molto chiara. Nessuna azione tedesca sarà sviluppata contro i carabinieri ed i
militari del fronte militare; in cambio il fronte clandestino doveva
collaborare alla cattura degli elementi comunisti e degli altri partiti di
sinistra che facevano capo al CNL. Lo scopo era quello di impedire ai partiti
di sinistra di prendere il potere a Roma dopo la loro partenza, che era anche
un obiettivo del fronte militare che faceva capo al Governo di Brindisi. La risposta
di Montezemolo non giunse mai. Negli stessi giorni un altro del Comando
tedesco, tramite un ufficiale, prese contatto con esponenti del gruppo
comunista, in particolare con Carla Capponi, con una proposta: i tedeschi
avrebbero lasciato in pace i comunisti se questi avessero collaborato a
catturare i militari badogliani ed i carabinieri appartenenti al movimento
clandestino militare. Le trattative si svilupparono al fine di avere ulteriori
dati, poi un G.A.P: romano si incaricò di uccidere l’ufficiale tedesco.
Il
tentativo di dividere le varie componenti il fronte ribellistico, di cui era
nota la diversa estrazione ideologica e partitica, fu costante per tutto il
1944 e fu sempre respinto in ogni luogo ed in ogni circostanza. Il nemico era
il tedesco occupatore, che andava combattuto; a questi si erano aggiunti i
fascisti, ma anche le altre componenti la coalizione hitleriana, ma non
spostava i termini della lotta. Questa constatazione permette di dire che la
guerra di liberazione, anche per il II fronte, non è stata una guerra civile,
ma una guerra che il popolo italiano ha combattuto per liberare il proprio
paese da una coalizione occupatrice.
(m.c.)
(m.c
venerdì 25 settembre 2020
Riflessioni sulla Grande Guerra. Il Primo anno di guerra
giovedì 24 settembre 2020
La Guerra di Liberazione e la consistenza del Regio Esercito. Inizio 1944
APPROFONDIMENTI
Il Regio Esercito all'inizio del 1944
SOLO 14.000 COMBATTENTI
Il Regio Esercito
in quel febbraio del 1944 non doveva eccedere la forza di 390.000 uomini; per
l’immediato si davano i seguenti ordini:
-
Approntare una
divisione per l’invio in linea;
-
Approntare due
divisioni, una in Puglia ed una in Calabria per il successivo, eventuale
impiego in combattimento;
-
Le divisioni
italiane in Sardegna e nel continente, in relazione ai compiti della difesa di
Napoli e della sicurezza interna a nord del territorio a nord della linea
Napoli-Foggia erano a disposizione totale del generale Alexander, comandante
del XV Gruppo di Armate;
-
Mettere a
disposizione degli Alleati 45.000 uomini entro febbraio/marzo 1944;
-
Mettere a
disposizione degli Alleati alti 60.000 uomini dopo marzo 1944:
-
La divisione
“Sabaudia” doveva continuare ad assicurare la sicurezza del territorio in
Sicilia
-
Erano assicurati
i mezzi navali per il trasferimento di uomini dalla Sardegna al continente
nella misura di 10.000 unità al mese con precedenza assoluta ai reparti di
lavoratori, anche rispetto ai reparti della Divisione “Nembo”.
Il documento è
una valida testimonianza del rapporto esistente tra gli Alleati e le Forze
Armate Italiane. Praticamente tutto dipendeva dalle disposizioni degli generali
alleati[1]
della Commissione Militare di Controllo e dalle sue sottocommissioni. Il lavoro
dei responsabili italiani, ai vari livelli di responsabilità, ovvero il
Ministro della Guerra, gen. Orlando, il Capo del Comando Supremo, generale
Messe, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Berardi e di tutti gli altri
generali ed ammiragli, consisteva nel contrastare le disposizioni alleate e
cercare di strappare ulteriori concessioni nel superiore interesse italiano,
che era quello di esistere con unità combattente e di limitare al massimo
l’impiego come unità logistiche ed ausiliare.
Ai primi di
marzo, dopo varie riunioni ai vari livelli, si arrivò a stilare cinque
documenti in cui si stabilirono i vari contingenti delle forze italiane anche
in relazione alla loro dipendenza; gli organici consentiti per la
organizzazione centrale[2],
per i Distretti, Depositi e Campi di addestramento e transito, definiti nel
loro insieme Unità statiche; per i servizi logistici della nostre Unità ed
infine quelli per i Reali Carabinieri e per il Corpo della Reale Guardia di
Finanza.
Nella sostanza a
metà marzo 1944 si aveva questo organigramma per l’Esercito:
- Unità
combattente:
. Divisioni da combattimento 12.000 uomini
. Complementi, 2000 uomini
. Base ferroviaria avanzata, 100 uomini (forza
approssimativa)
Per un totale di 14100 uomini
- Unità
dipendenti dallo Stato Maggiore Regio Esercito
a) nel territorio continentale:
. Comando LI Corpo d’Armata, 300 uomini
.. Divisione “Mantova”, 10.000 uomini
.. Divisione “Piceno”, 10.000 uomini
. Comando di un Corpo d’Arma (non
definito), 300 uomini
.. una divisione, 10.000 uomini
.. una divisione, 10.000 uomini
.. una divisione, 10.000 uomini
. Difesa contraerea della Calabria, 500
uomini
per un totale di 51.000 uomini
b) in Sicilia:
. un Comandi di Corpo d’Armata, 300
uomini
. Divisione “Sabaudia”, 10.000 uomini
. una divisione (da trasferire dalla
Sardegna), 10.000 uomini
per un totale di 20.300 uomini
c) in Sardegna:
. un Comando di Corpo d’Armata, 300
uomini
. una divisione, 10.000 uomini
. una divisione, 10.000 uomini
. una divisione, 10.000 uomini
. difesa contraerea, 2.000 uomini
Per un totale di 32300 uomini
-
Unità dipendenti
dal Comando del XV Gruppo di Armate alleate
a) già impiegate,
81.800 uomini
b) da impiegare, 100.000
uomini
c) controllo
traffico, 2.700 uomini
per un totale di
185.000 uomini
-
Personale di
unità miste,
. 7° Reggimento artiglieria da
Montagna
. 50° Reparto salmerie CSDIC,
per un totale di 1000 uomini
-
Amministrazione
. Organizzazione centrale, 4.470
uomini
. unità statiche, 15.000 uomini
. servizi, 23.400 uomini
Per un totale di 82.870 uomini
-
Reali Carabinieri
e Reale Corpo della Guardia di Finanza
Per un totale di
30.000 uomini
Il totale dei
contingenti che sono indicati nei documenti della Commissione Alleata di
Controllo assommavano a 377.070 uomini. Il dato più importate resta quello
delle unità di combattimento, il cui numero non superava i 14.100 uomini
ovvero, ovvero a stento rappresentavano solo il 5% del Regio Esercito.
[1]
In sostanza il brigadiere generale Mason- MacFarlane, presidente della
Commissione Militare di Controllo e il gen. Duchesne. Questi due generali
britannici erano i reali depositari del potere in merito alle Forze Armate
Italiane.
[2]
Comando Supremo, Ministero della Guerra, Stato Maggiore dell’Esercito,
Aeronautica e Marina, Guardia reale, I Gruppo Guide, Accademia Militare.
mercoledì 23 settembre 2020
Verso il completamento del progetto 2018/a dedicato alle Leggi Raziali
martedì 22 settembre 2020
Il fronte ribellistico. La strategia di sopravvivenza
APPROFONDIMENTI
Caratteri della guerra rivoluzionaria
e sovversiva nella Guerra di Liberazione
STRATEGIA DAL DEBOLE AL FORTE
Guerriglia e Terrorismo
Le varie iniziative di carattere spontaneo di reazione alla azione tedesca via via confluirono in un più ampio quadro di azione contro i tedeschi. Ormai si doveva passare ad un’azione coordinata, con una direzione centrale che coordinasse l’azione in un piano più ampio sia militare che politico. Usando una terminologia attutale, si doveva adottare una strategia dal debole al forte, avendo constatato che quella adottata all’indomani dell’armistizio era sostanzialmente fallita. Pensando di adottare una strategia di forte a forte, usando i canoni della guerra classica, le forze ribellistiche sarebbero state annientate in breve tempo. Tenere le posizioni, ancorarsi al terreno, agire con formazioni in linea, erano praticamente azioni destinate al fallimento. Si doveva passare alla guerriglia ed all’attentato isolato, tipiche forme della guerra rivoluzionario e/o sovversiva, per i militari di professione, di qualunque paese, soprattutto durante la seconda guerra mondiale, per l’educazione ricevuta, il guerrigliero, il partigiano, il ribelle, il patriota era una figura infida, quasi avvicinabile al criminale di guerra. Assaltare in molti un presidio isolato, massacrare i pochi componenti, portare via prima che le armi e le munizioni, i viveri e gli equipaggiamenti erano azioni considerare più da fuorilegge che da veri soldati. Ma per i combattenti del II fronte questa era l’unica forma di approvvigionamento: quella di prendere ciò che serviva al nemico.
Le reazioni che si ebbero a tali azioni spesso sono anche motivate da irritazione e rabbia da parte dei soldati che erano di un esercito regolare, che non accettavano di subire perdite in questo modo che consideravano da delinquenti comuni. Per il II fronte era un aspetto molto delicato. Le azioni che si attuavano dovevano essere indirizzate ad obiettivi militari, non fine a sé stessa, in quanto sarebbe stato deleterio e controproducente se presso la popolazione si fosse diffusa la convinzione che queste azioni erano fini a se stesse, e non inserite nella lotta contro il nemico invasore. Ancora più difficile far comprendere le azioni singole di uccisione di questo o quello, che appariva come un semplice assassinio e non una azione di guerra.
Le azioni dei G.A.P. e dei
S.A.P. nelle città, nel quadro della guerriglia urbana, avevano come obiettivo
di minare la sicurezza ed il movimento di tedeschi e fascisti, costringendo ad
impiegare truppe molto più utili altrove.
Questo non era accettato in linea generale dalla mentalità di tutti gli
aderenti alla Repubblica Sociale che consideravano questi atti non atti di
guerra, ma atti criminali, con una reazione spesso inconsulta, che peraltro
portava a degli eccessi, che sfociavano in rappresaglie ed eccidi, che a loro
volta non avevano altro risultato che rafforzare il fronte ribellistico
lunedì 21 settembre 2020
Riflessioni sulla Grande Guerra. La mancata cooperazione Serba
domenica 20 settembre 2020
20 settembre 1870. La presa di Roma
sabato 19 settembre 2020
Iconografia. Traslazione del Milite Ignoto 1921
ARCHIVIO
Alla vigilia delle celebrazioni del Centenario
della Traslazione del Milite Ignoto
a cura del Cav. Stefano Mangiavacchi
Traslazione del Milite Ignoto
Arezzo 1921