Massimo Coltrinari
Gabriele d’Annunzio, nel suo coerente impegno
interventista, aveva il vivo desiderio di portare il suo saluto e il suo
incoraggiamento agli Italiani d’oltre confine, ancora sotto il dominio
austriaco, anche quelli della Dalmazia.
D’Annunzio, volontario di guerra, tenente dei Lancieri di Novara, era aggregato
al Comando Supremo come addetto. A Venezia, nel luglio 1915, chiese ed ottenne
di partecipare a missioni di guerra a bordo di unità navali. In quei giorni di
luglio era prossimo l’anniversario di Lissa e si ipotizzava che gli
Austro-Ungarici per rinnovare le incursioni contro le coste italiane. In questa
ipotesi il Comando In Capo del Dipartimento marittimo di Venezia ordinò
l’uscita in mare a tre gruppi di siluranti, e ad un adeguato numero di
sommergibili, tutti protesi a cogliere gli attaccanti nemici nella fase di
avvicinamento alle coste italiane. D’Annunzio ebbe l’autorizzazione ad
imbarcarsi sul C.T. “Impavido” al comando del C.F. Piero Orsini. Gli Austriaci
rimasero in porto e non portarono l’attacco in grande stile previsto, e in
D’Annunzio si acuì il desiderio di partecipare o organizzare altre missioni di
guerra.
In una
lettera del 27 luglio 1915 al Comandante Orsini esprime il desiderio di andare
al campo d’aviazione della Regia Marina e prendere contatto con quella realtà,
ovvero la aviazione di Marina. Qui conosce
T.V. Giuseppe Miraglia, uno dei piloti di Marina più capaci del tempo;
inizia una collaborazione che darà frutti copiosi.
Nella
notte tra il 18 e 19 agosto D’Annunzio partecipa ad una nuova missione di
guerra, sempre a bordo dell’”Indomito”, mentre sul “Carabiniere” era imbarcato
come pilota Nazario Sauro, consistente nella posa di campi di mine nel Golfo di
Panzano. Alterna missioni su navi di superficie a missioni su sommergibili e a
ricognizioni su idrovolanti. L’dea di un volo su Trieste nasce in
D’Annunzio a fine luglio 1915 e la
esprime in una lunga lettera al Primo Ministro, Salandra. In un passo scrive:
“La liberissima concessione del Ministro
della Marina mi dava il modo di partecipare ad azioni singolari. Come
l’Ammiraglio Cutinelli mi aveva permesso di compiere il “raid” nell’Adriatico,
l’Ammiraglio Cagni si disponeva a lasciarmi imbarcare su un sommergibile.
Frattanto io avevo, insieme al valorosissimo Giuseppe Miraglia, un impresa su
Trieste. Pratico di aviazione, avendo già volato più volte a grande altezza,
essendo dotato di un certo spirito di osservazione , conoscendo benissimo la
topografia dell’Istria e specialmente la pianta di Trieste, da me visitata più
volte, pensavo all’utilità ed alla bellezza di un volo che recasse un messaggio
alla città torturata e, possibilmente, qualche danno ai depositi militari
adunati sul molo di S. Teresa. Il messaggio non era se non un’espressione
concisa e precisa dei risultati delle nostre operazioni in Cadore, in Carnia,
su l’Isonzo ed un appello al coraggio ed alla costanza.”[1]
Una
indiscrezione giornalistica stava per impedire a D’Annunzio di realizzare
l’impresa. E per questo che il Poeta scrive direttamente a Salandra per avere
l’autorizzazione ad operare.[2]
In una
nota il Comandate Orsini, chiarisce che cosa era successo:
“(D’Annunzio
mi comunica)…la notizia che mi da del
consenso di S. E. Salandra e del
Ministro Viale per iniziare i voli su apparecchi!.Il permesso era stato negato
dal Ministro che si preoccupava della responsabilità di far volare il
Poeta!....Allora D’Annunzio scrisse un letterone di 12 fogli a Salandra e
temendo la censura del Comando combinammo che l’avrei spedito io con la mia
posta d’Ufficio dall’”Impavido” direttamente e personalmente al Presidente del
Consiglio. Così feci e la risposta affermativa venne e così D’Annunzio potè
eseguire, tra l’incredulità generale, la sua prima azione di guerra, che lo
fece poi il valoroso soldato della nostra guerra!”
Considerando
il grande impatto propagandistico che si poteva ottenere con l’iniziative di D’Annunzio,
Salandra e, quindi, Viale autorizzano ad operare. Nasce il volo su Trieste del
7 agosto 1915.
La
relazione che il Comandante in Capo del Dipartimento Marittimo di Venezia
inoltra al Ministero e Lo Stato Maggiore a Roma è una felice sintesi dell’impresa:
“Tel. N. 159 del 7 agosto1915. 6746- Ore
15,30 eseguita azione dimostrativa offensiva sopra Trieste da due idrovolanti
italiani due francesi (stop). Da apparecchio guidato da Miraglia meccanico
D’Annunzio …….lanciato sulle città bandiere tricolori proclami del Poeta quindi
fu lasciata cadere una bomba “esplosione” sulla tettoia magazzino Maria Teresa
vicino sanità….Per avaria tubo quattro bombe di cui tre visto esplosione con
buon esito vicino stesso molo…Un apparecchio francese lanciato quattro su
deposito gas senza accertamento risultati….Secondo apparecchio francese
riservato a Grado eventuale protezione idrovolanti inseguiti… Contro operatori
fu aperto da terra vivo fuoco mitragliatrici fucili cannoni apparecchi nemici si
alzarono ad inseguirli…Malgrado tutto ciò tutti ritornarono incolumi a Venezia apparecchio Miraglia
D’Annunzio colpito palla mitragliatrice esplosivo ebbe dritto poppa fusoliere
fracassato……” [3]
Appena
giunto sulla città, si notò che questa era completamente deserta. Nel porto vi
erano poche navi, nessuna nel Molo della Sanità: Dinanzi al Palazzo
Luogotenenziale, ed al Molo San Carlo vi erano tre grosse cacciatorpediniere.
Appena l’aeroplano fu avvistato, fu fatto segno ad intenso fuoco di fucileria. I
primi due sacchetti contenenti i messaggi di D’Annunzio caddero in mare[4] poi
vennero lanciate le bombe sul Palazzo Luogotenenziale, sui cacciatorpediniere.
Le bombe furono viste esplodere, sollevando grandi colonne di fumo. Il primo
giro sopra Trieste, durante il quale furono lanciati altri sacchetti contenente
il messaggio d’annunziano, si compi rapidamente. All’inizio del secondo giro
l’aeroplano fu fatto oggetto del fuco anche delle cacciatorpediniere, mentre fu
osservato che non spararono un colpo le batterie antiaeree, evidentemente colte
di sorpresa. Furono gettati gli ultimi sacchetti con il messaggio, (in totale
furono 21) e si prese la via de ritorno: Furono visti alzarsi in volo due
idrovolanti austriaci, ma la distanza e la velocità dell’aereo italiano fecero
si che non si giunse a contatto di
fuoco. Il volo era iniziato alle 3,30 ed ebbe termine alle 6,25
La
Seconda battaglia dell’Isonzo era in corso e si sperava che si potesse avere
concreti risultati i breve tempo; ancora non era scemata l’illusione di
conquistare Trieste in poche settimane e che la guerra si sarebbe conclusa
entro l’estate. L’impresa dannunziana concorreva a tenere alto il morale ed ad
avere fiducia nella vittoria.
Trieste
sicuramente, oltre alla Polizia, qualche fervente patriota raccolse i messaggi
lanciati dall’aereo, tanto che due messaggi di risposta, sotto forma di poesia,
scritti a macchina, e messi in due bottiglie e che le correnti marine portarono sulle coste di Chioggia.
(continua)
[1] Ministero della
Marina, Ufficio del Capo di Stato Maggiore, Ufficio Storico, Gabriele D’Annunzio. Combattente al servizio
della Regia Marina, Roma, Società Anonima Poligrafica Italiana, 1931
[2] Il Capo di Stato
Maggiore della Marina Thaon de Revel ne dava comunicazione al Ministro della
Marina Ammiraglio Viale in questi termini:
“D’Annunzio insiste per ottenere partecipazione su sommergibile o
idrovolante crociera guerresca contro costa nemica con eventuale lancio
manifestini su Trieste….Nulla eccepire militarmente…..Circa lancio manifestini
ritengo conveniente interpellare Ministero dell’Interno punto di vista
politico. Revel.” Cfr. Ministero della Marina, Ufficio del Capo di Stato
Maggiore, Ufficio Storico,
Gabriele D’Annunzio. Combattente al
servizio della Regia Marina, cit., pag.25.
[3]Ministero della
Marina, Ufficio del Capo di Stato Maggiore, Ufficio Storico, Gabriele D’Annunzio. Combattente al servizio
della Regia Marina, cit., pag. 27
[4]“Il testo del
volantino era il seguente:
“Coraggio Fratelli! Coraggio e costanza!. Per liberarvi più presto,
combattiamo senza respiro. Nel Trentino, nel Cadore, nella Carnia, su l’Isonzo,
conquistiamo terreno ogni giorno: Non v’è sfrozo del nemico che non sia rotto
dal valore dei nostri. Non v’è menzogna impudente che non sia sgonfiata dalle
nostre baionette. Abbiamo già fatto più di ventimila prigionieri. In breve tutto
il Carso sarà espugnato. Io ve lo dico, io ve lo giuro, fratelli: la nostra
vittoria è certa. La bandiera d’Italia sarà piantata sul grande Arsenale e sul
Colle di San Giusto. Coraggio e costanza! La fine del vostro martirio è
prossima. L’alba della nostra allegrezza è imminente. Dall’alto di queste ali
italiane che conduce il prode Miraglia, a voi getto per pegno questo messaggio
e il mio cuore. Io, Gabriele D’Annunzio. Nel cielo della Patria 7 agosto 1915.” Cfr. Ministero della Marina, Ufficio del Capo di
Stato Maggiore, Ufficio
Storico, Gabriele D’Annunzio. Combattente al servizio
della Regia Marina, cit., 28
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