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mercoledì 30 dicembre 2015

Il volo su Trieste di Miraglia e D'Annunzio 7 agosto 1915

APPROFONDIMENTI

Massimo Coltrinari

Gabriele d’Annunzio, nel suo coerente impegno interventista, aveva il vivo desiderio  di portare il suo saluto e il suo incoraggiamento agli Italiani d’oltre confine, ancora sotto il dominio austriaco, anche quelli della Dalmazia. D’Annunzio, volontario di guerra, tenente dei Lancieri di Novara, era aggregato al Comando Supremo come addetto. A Venezia, nel luglio 1915, chiese ed ottenne di partecipare a missioni di guerra a bordo di unità navali. In quei giorni di luglio era prossimo l’anniversario di Lissa e si ipotizzava che gli Austro-Ungarici per rinnovare le incursioni contro le coste italiane. In questa ipotesi il Comando In Capo del Dipartimento marittimo di Venezia ordinò l’uscita in mare a tre gruppi di siluranti, e ad un adeguato numero di sommergibili, tutti protesi a cogliere gli attaccanti nemici nella fase di avvicinamento alle coste italiane. D’Annunzio ebbe l’autorizzazione ad imbarcarsi sul C.T. “Impavido” al comando del C.F. Piero Orsini. Gli Austriaci rimasero in porto e non portarono l’attacco in grande stile previsto, e in D’Annunzio si acuì il desiderio di partecipare o organizzare altre missioni di guerra.
In una lettera del 27 luglio 1915 al Comandante Orsini esprime il desiderio di andare al campo d’aviazione della Regia Marina e prendere contatto con quella realtà, ovvero la aviazione di Marina. Qui conosce  T.V. Giuseppe Miraglia, uno dei piloti di Marina più capaci del tempo; inizia una collaborazione che darà frutti copiosi.

Nella notte tra il 18 e 19 agosto D’Annunzio partecipa ad una nuova missione di guerra, sempre a bordo dell’”Indomito”, mentre sul “Carabiniere” era imbarcato come pilota Nazario Sauro, consistente nella posa di campi di mine nel Golfo di Panzano. Alterna missioni su navi di superficie a missioni su sommergibili e a ricognizioni su idrovolanti. L’dea di un volo su Trieste nasce in D’Annunzio  a fine luglio 1915 e la esprime in una lunga lettera al Primo Ministro, Salandra. In un passo scrive:

La liberissima concessione del Ministro della Marina mi dava il modo di partecipare ad azioni singolari. Come l’Ammiraglio Cutinelli mi aveva permesso di compiere il “raid” nell’Adriatico, l’Ammiraglio Cagni si disponeva a lasciarmi imbarcare su un sommergibile. Frattanto io avevo, insieme al valorosissimo Giuseppe Miraglia, un impresa su Trieste. Pratico di aviazione, avendo già volato più volte a grande altezza, essendo dotato di un certo spirito di osservazione , conoscendo benissimo la topografia dell’Istria e specialmente la pianta di Trieste, da me visitata più volte, pensavo all’utilità ed alla bellezza di un volo che recasse un messaggio alla città torturata e, possibilmente, qualche danno ai depositi militari adunati sul molo di S. Teresa. Il messaggio non era se non un’espressione concisa e precisa dei risultati delle nostre operazioni in Cadore, in Carnia, su l’Isonzo ed un appello al coraggio ed alla costanza.”[1]

Una indiscrezione giornalistica stava per impedire a D’Annunzio di realizzare l’impresa. E per questo che il Poeta scrive direttamente a Salandra per avere l’autorizzazione ad operare.[2]

In una nota il Comandate Orsini, chiarisce che cosa era successo:
“(D’Annunzio mi comunica)…la notizia che mi da del consenso di S. E. Salandra  e del Ministro Viale per iniziare i voli su apparecchi!.Il permesso era stato negato dal Ministro che si preoccupava della responsabilità di far volare il Poeta!....Allora D’Annunzio scrisse un letterone di 12 fogli a Salandra e temendo la censura del Comando combinammo che l’avrei spedito io con la mia posta d’Ufficio dall’”Impavido” direttamente e personalmente al Presidente del Consiglio. Così feci e la risposta affermativa venne e così D’Annunzio potè eseguire, tra l’incredulità generale, la sua prima azione di guerra, che lo fece poi il valoroso soldato della nostra guerra!”

Considerando il grande impatto propagandistico che si poteva ottenere con l’iniziative di D’Annunzio, Salandra e, quindi, Viale autorizzano ad operare. Nasce il volo su Trieste del 7 agosto 1915.

La relazione che il Comandante in Capo del Dipartimento Marittimo di Venezia inoltra al Ministero e Lo Stato Maggiore a Roma è una felice sintesi dell’impresa:

Tel. N. 159 del 7 agosto1915. 6746- Ore 15,30 eseguita azione dimostrativa offensiva sopra Trieste da due idrovolanti italiani due francesi (stop). Da apparecchio guidato da Miraglia meccanico D’Annunzio …….lanciato sulle città bandiere tricolori proclami del Poeta quindi fu lasciata cadere una bomba “esplosione” sulla tettoia magazzino Maria Teresa vicino sanità….Per avaria tubo quattro bombe di cui tre visto esplosione con buon esito vicino stesso molo…Un apparecchio francese lanciato quattro su deposito gas senza accertamento risultati….Secondo apparecchio francese riservato a Grado eventuale protezione idrovolanti inseguiti… Contro operatori fu aperto da terra vivo fuoco mitragliatrici fucili cannoni apparecchi nemici si alzarono ad inseguirli…Malgrado tutto ciò tutti ritornarono  incolumi a Venezia apparecchio Miraglia D’Annunzio colpito palla mitragliatrice esplosivo ebbe dritto poppa fusoliere fracassato……” [3]

Appena giunto sulla città, si notò che questa era completamente deserta. Nel porto vi erano poche navi, nessuna nel Molo della Sanità: Dinanzi al Palazzo Luogotenenziale, ed al Molo San Carlo vi erano tre grosse cacciatorpediniere. Appena l’aeroplano fu avvistato, fu fatto segno ad intenso fuoco di fucileria. I primi due sacchetti contenenti i messaggi di D’Annunzio caddero in mare[4] poi vennero lanciate le bombe sul Palazzo Luogotenenziale, sui cacciatorpediniere. Le bombe furono viste esplodere, sollevando grandi colonne di fumo. Il primo giro sopra Trieste, durante il quale furono lanciati altri sacchetti contenente il messaggio d’annunziano, si compi rapidamente. All’inizio del secondo giro l’aeroplano fu fatto oggetto del fuco anche delle cacciatorpediniere, mentre fu osservato che non spararono un colpo le batterie antiaeree, evidentemente colte di sorpresa. Furono gettati gli ultimi sacchetti con il messaggio, (in totale furono 21) e si prese la via de ritorno: Furono visti alzarsi in volo due idrovolanti austriaci, ma la distanza e la velocità dell’aereo italiano fecero si che non si giunse  a contatto di fuoco. Il volo era iniziato alle 3,30 ed ebbe termine alle 6,25

La Seconda battaglia dell’Isonzo era in corso e si sperava che si potesse avere concreti risultati i breve tempo; ancora non era scemata l’illusione di conquistare Trieste in poche settimane e che la guerra si sarebbe conclusa entro l’estate. L’impresa dannunziana concorreva a tenere alto il morale ed ad avere fiducia nella vittoria.

Trieste sicuramente, oltre alla Polizia, qualche fervente patriota raccolse i messaggi lanciati dall’aereo, tanto che due messaggi di risposta, sotto forma di poesia, scritti a macchina, e messi in due bottiglie e  che le correnti marine portarono sulle coste di Chioggia.

(continua)





[1] Ministero della Marina, Ufficio del Capo di Stato Maggiore, Ufficio Storico, Gabriele D’Annunzio. Combattente al servizio della Regia Marina, Roma, Società Anonima Poligrafica Italiana, 1931
[2] Il Capo di Stato Maggiore della Marina Thaon de Revel ne dava comunicazione al Ministro della Marina Ammiraglio Viale in questi termini:
D’Annunzio insiste per ottenere partecipazione su sommergibile o idrovolante crociera guerresca contro costa nemica con eventuale lancio manifestini su Trieste….Nulla eccepire militarmente…..Circa lancio manifestini ritengo conveniente interpellare Ministero dell’Interno punto di vista politico. Revel.” Cfr. Ministero della Marina, Ufficio del Capo di Stato Maggiore, Ufficio Storico, Gabriele D’Annunzio. Combattente al servizio della Regia Marina, cit., pag.25.
[3]Ministero della Marina, Ufficio del Capo di Stato Maggiore, Ufficio Storico, Gabriele D’Annunzio. Combattente al servizio della Regia Marina, cit., pag. 27
[4]“Il testo del volantino era il seguente:
“Coraggio Fratelli! Coraggio e costanza!. Per liberarvi più presto, combattiamo senza respiro. Nel Trentino, nel Cadore, nella Carnia, su l’Isonzo, conquistiamo terreno ogni giorno: Non v’è sfrozo del nemico che non sia rotto dal valore dei nostri. Non v’è menzogna impudente che non sia sgonfiata dalle nostre baionette. Abbiamo già fatto più di ventimila prigionieri. In breve tutto il Carso sarà espugnato. Io ve lo dico, io ve lo giuro, fratelli: la nostra vittoria è certa. La bandiera d’Italia sarà piantata sul grande Arsenale e sul Colle di San Giusto. Coraggio e costanza! La fine del vostro martirio è prossima. L’alba della nostra allegrezza è imminente. Dall’alto di queste ali italiane che conduce il prode Miraglia, a voi getto per pegno questo messaggio e il mio cuore. Io, Gabriele D’Annunzio. Nel cielo della Patria 7 agosto 1915. Cfr. Ministero della Marina, Ufficio del Capo di Stato Maggiore, Ufficio Storico, Gabriele D’Annunzio. Combattente al servizio della Regia Marina, cit., 28

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