DIBATTITO
Il problema politico del Rimpatrio.
Massimo Coltrinari
La situazione economica dell’Italia al momento
dell’accogliemento dei reduci e tragica:
Fatti uguali a 100 i valori del 1939, nel 1945:
-
il reddito nazionale è sceso del 51,9%
-
la prodizione agricola è scesa del 63,3%
-
la produzione industriale e scesa del 29%
-
i consumi sono scesi el 38%
Inoltre l’inflazione sale verticalemtne mentre il
potere di acquisto delle retribuzioni scende del 22%
La disoccupazione è elevata: nel 1945 vi sono oltre
un milione di disoccupati, cifra destinata a salire negli anni successivi.
Non vi erano condizioni economiche per accoglierli
come si dovrevve.
Per gli Internati l’accoglienza, si può sintetizzare
in poche frasi.
Liquidate le loro competenze essi vennero posti in
congedo. Solo quelli bisognosi di cure vennero ospitati negli ospedali militati
per un periodo di 2-3 settimane e successivamente ebbero qualche sussidio dal
Ministero della Assistenza post belica. Nel 1945, all’indomani della fine della
guerra, rientrò la gran massa degli Internati, tornò alle loro case e alimentò
il numero dei disoccupati, senza alcuna assistenza particolare. Gli agricoltori
tornarono subito al lavoro, ma esso era redditizio solo per chi lavorava la
propria terra, in quanto poteva vendere i propri prodotti al mercato nero; i
braccianti avevano paghe miserrime, specienel Sud, ed alimentarono episodi di
lotta contadina e successivamente una vivace immigrazione verso l’America
Latina e successivamente verso il settentrione della Francia
Le sorti di coloro che erano operai furono
difficili.I lavori della ricostruzione edilizia, delle vie stradali e
ferroviarie sarebbero stati a portata di mano, ma ogni ripresa produttiva era resa
impossibile dalla crisi finanziaria e dalla deficienze delle materie prime.
Sarà solo con l’avvio del programma UNNRA, ma circa due anni dopo che questa
ripresa si avviasse.
L’atteggiamento delle autorità verso l’Internato fu
di diffidenza e di disinteresse.
Le autorità Militari, per definizione, sono
sospettose verso il militare che cade prigioniero o internato; si interessano a
lui solo per conoscere il modo con cui è stato fatto prigioniero, poi si
disinteressano. E così fu fatto
Le Autorità Politiche non amano pensare agli
Internati in quanto constatano che tutti gli Internati sono stati
partecipi della guerra “fascista”,
quella del 1940-1943, e quindi, nonostante l’Internamento o sono “fascisti”
nell’animo o sono “badogliani”, e questo è un appellativo che apre ampie
riserve mentali, e le loro traversie non hanno fatto rumore e non possono
essere sfruttae a fini politici, anzi temono il fenomeno del “reducismo”
considerato una delle piaghe che nel primo dopoguerra portò a facilitare
l’ascesa del fascismo.
Ma sugli Internati pesa l’accusa, mai lanciata, mai
messa su carta, mai pronunciata, ma pensata da molti, di “badoglianesimo”,
ovvero il fatto che all’indomani della proclamazione dell’armistizio, hanno
ceduto le armi per vari motivi: perché erano stanchi di combattere, per non
rischiare la propria vita, convinti che la guerra fosse finita e non pensarono
al altro che a ritornare a casa. In
pratica, salvo le eccezioni, la gran massa degli Internati fu accusata di aver
ceduto le armi ai tedeschi, venendo neno ad uno dei primi obblighi del
militare. Poi, dopo riflessione su quello che è stato il loro comportamento nei
giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell’armistizio, si sono
riscattati non collaborando con il
tedesco.
Ma il momento della resa non fu perdonato,
nell’animo a costoro e nessuno tenne in
debita considerazione il loro comportamento dietro il filo spinato
Da questa situazione emerse un atteggiamento, una
volta giunti in famiglia, di totale chiusura a parlare della loro esperienza.
In confronto a coloro che avevano preso le armi, i partigiani, che erano coloro
che uscivano dalla guerra come vincitori, gli Internati erano o fascisti
sconfitti, o traditori senza che lo si pronunciasse, oppure dei vigliacchi
venuti meno all’onore militare. Nessuno volle riconoscer ele sofferenze da loro
patitte, che del resto, facevano sistema con tutte le sofferenze del popolo
italiano.
Questo atteggiamento di totale chisusa in se stessi
fece si che il fenomeno dell’Internamento militare sia poco conosciuto, anzi un
fenomeno che fino agli anni novanta rimase ai margini della nostra coscienza
civile.
Nessun commento:
Posta un commento