DIBATTITI
Il brevetto
da Ufficiale comporta l’attributo di N.H. e quindi il dovere di un
comportamento consono, ma è da chiedersi il perché della necessità di adottare
una tale condotta ed il suo sempre attuale profondo significato.
Già
Monsignor Giovanni Della Casa nel suo trattato sopra l’educazione detto
“Galateo”, da cui il nome, come il Castiglione nel “Cortigiano” o l’Alberti nel
“Padre di famiglia”, pongono alla base dei rapporti la “convenevole misura” che
nell’unità delle azioni crea l’armonia sociale e quindi la bellezza.
Come afferma
Dalla Casa un animo ben educato e di buone maniere è piacevole e somigliante a
virtù, questo ancor più necessita a Corte e tra simili, anche se opportuno in
qualsiasi famiglia quale comune consesso civile.
Se per i
trattatisti del ‘400 e ‘500 la forza imperativa di una forte educazione
derivava dall’utilità e dalla necessità della bellezza, quale espressione di
una superiorità dell’animo umano, nell’età moderna la correttezza di
comportamento affonda le sue radici nella necessità del rispetto reciproco, che
ancor più un gentiluomo deve possedere nella propria nobiltà d’animo, diventa
quindi in ultimo una questione etica.
Storicamente
già nel corso del Medio Evo la Chiesa aveva cercato di limitare la brutalità e
la rozzezza degli uomini d’armi, introducendo i riti dell’investitura
cavalleresca, preceduti da un apprendistato e seguiti da obblighi di
comportamento come la tregua d’armi, il
rispetto dei luoghi sacri e delle donne e fanciulli con minaccia di scomunica,
la cui violazione comportava l’ignominia presso i simili.
A questo si
affiancava la nascita delle Corti e l’elaborazione di modi cortesi riflessi in
letteratura nella Scuola Siciliana di Federico II e nel Dolce Stil Novo
toscano, ma anche nell’amor cortese dei trovatori nella celebre “Corte d’amore”
di Eleonora d’ Acquitania o nella raffinata Corte dei Duchi di Borgogna.
La violenza
delle guerre di religione che tra il ‘500 e ‘600 sconvolsero l’Europa, la
brutalità della Rivoluzione Inglese di Cromwell con la seguente restaurazione
regia, la Guerra dei Trenta Anni che dissanguò la Germania, il succedersi delle
guerre civili e religiose in Francia, dagli Ugonotti alle due Fronde, il tutto
al crescersi distruttivo delle nuove armi, non fecero che rafforzare la
necessità della classe dirigente di introdurre comportamenti impostati sulla
correttezza reciproca, per ridurre la possibilità di futuri scontri, fondati anche
su possibili mali intesi sensi dell’onore.
Vi fu quindi
una codificazione dei comportamenti che scivolarono talvolta nel XVIII secolo
nell’eccesso del “cicisbeo”, deriso dagli illuministi, ma che adottati e
temperati nell’800 anche dalla borghesia nascente permisero una positiva
evoluzione sociale, di cui il Corpo Ufficiali ne è stata testimonianza.
Il passaggio
tra aristocrazia e borghesia della codificazione comportamentale secondo il
modello del “bon ton”, corrisponde al passaggio tra il neoclassicismo
illuminista e il romanticismo idealista, tra forme perfettamente proporzionali
e slanci irrazionali, emotivi dell’animo.
Differenza
che si può ben vedere nella Rivoluzione Francese, quando alla compostezza
aristocratica, anche di fronte alla morte, si contrapponevano i gesti teatrali
e drammatici, eclatanti, dei borghesi, tuttavia ben presto, superati gli
eccessi rivoluzionari il Galateo aristocratico fu riadattato e adottato dalla
stessa borghesia che si venne progressivamente ad integrare con l’aristocrazia.
Attualmente
il volere negare la necessità dell’adozione di relazioni impostate sul rispetto
reciproco ma, al contrario, adottando modelli aggressivi da guascone, sorretti
dai mezzi di comunicazione, ha portato alla nostra attuale “pesantezza
relazionale”.
Dobbiamo
comunque considerare che l’onore, quale rispetto rivendicato da ogni militare,
rimane ed è strettamente legato al Galateo, base del rispetto reciproco, questo
anche al fine di superare il degrado dell’anima che può provocare un uso
continuo della violenza insito nella guerra.
Ten. Cpl Art.
Pe. Sergio Benedetto Sabetta
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