DIBATTITI
Tavola Rotonda verso il centenario
1923 - 2023.
Roma, 26 marzo 2022
Giorgio Madeddu
Chi siamo?
Nel sentire comune ho l’impressione che l’Istituto del Nastro Azzurro
sia percepito come una delle tante associazioni combattentistiche e d’arma
riconosciute dalla Repubblica Italiana. Siamo quindi una di queste associazioni?
No! “…L’Istituto del Nastro Azzurro non è un Associazione di mutuo
soccorso o di vana auto esaltazione, ma deve rappresentare una scuola di alte
virtù civili, dove l’aristocrazia sorta dalla guerra dimostri di essere
all’altezza del titolo di nobiltà decretato dal Capo del Governo Nazionale.
L’Istituto del Nastro Azzurro è il Tempio che ha per culto la religione della
Patria…”[1],
la lungimiranza dei Fondatori ci indica la direzione a cui conformarsi nel
nostro operare quotidiano.
Le nostre attività hanno quindi una finalità e scopi ben precisi, esaltare
e perseguire i “propositi più nobili”[2],
perché, nelle date condizioni dei nostri tempi, si diffondano quei valori
morali e spirituali che indussero i decorati al Valor Militare al “più alto
spirito di sacrificio”[3]
per quel progetto comune di Patria Unita, socialmente e culturalmente avanzata.
Sotto un altro profilo, il chi siamo implica anche conoscere la nostra
attuale composizione:
Quanti sono oggi i decorati al Valor Miliare?
Quanti sono i decorati appartenenti alle diverse tipologie statuarie?
Siamo solo il riferimento per alti ufficiali in quiescenza?
Chi sono i nostri soci, quali categorie sociali rappresentano?
Chi sono i nostri presidenti di federazione, di sezione? I nostri
vicepresidenti? I Componenti dei direttivi?
E per ciascuno dei citati incarichi, conosciamo l’età media? Il titolo
di studio, la professione, quante ore settimanali dedicano al proprio incarico
sociale?
Cosa facciamo?
Le iniziative che le nostre strutture sia a livello di federazione che
di sezione sono tante e di elevata qualità, sempre nel segno della
perpetuazione della memoria e della trasmissione dei valori, la nostra Rivista
e i siti di riferimento, ma anche la stampa locale ne danno costante
testimonianza. Cerimonie istituzionali, convegni da noi promossi, attività
nelle scuole indicano comunque una nostra presenza organizzata nei territori.
Ma le attività e la presenza sono uniformi sul territorio nazionale?
Cosa vogliamo?
Alla domanda cosa vogliamo, le risposte possono essere diverse anche a
seconda del grado di maturità raggiunto dalle strutture periferiche e
dall’assolvimento, costante nel tempo, dei diversi disposti Statutari e delle
linee guida della Presidenza Nazionale.
Cosa vogliamo? Certamente una maggiore attenzione e sensibilità da
parte delle Istituzioni sia a livello centrale che periferico al fine di
consentire la realizzazione di progetti di ricerca e di divulgazione dei
risultati conseguiti, anche attraverso il riconoscimento di maggiori risorse
finanziari e la riduzione delle diverse burocrazie, spesso in grado di
rallentare la progressione degli stessi progetti. Certamente rispetto per la
diversità di cui l’Istituto è portatore.
Dove andiamo?
In una società complessa e mutevole, come proporre i valori morali e
spirituali di cui l’Istituto è portatore? Probabilmente è necessario
differenziare l’approccio a seconda della platea di riferimento. Il linguaggio,
la comunicazione generica e specifica, l’utilizzo dei canali social media
devono essere adeguati e resi compatibili con le diverse esigenze.
Certamente l’Istituto non potrà mai essere una associazione di massa,
ma per sopravvivere nei tempi dovrà comunque garantirsi costante ricambio
generazionale.
I dirigenti devono essere formati, implementando il fondamentale e
lodevole impegno personale nella ricerca e nello studio, con dei momenti di
confronto e aggiornamento. Argomenti come il Valore Militare, ad esempio,
dovrebbero trovare una modalità comunicativa univoca.
Dovrebbe essere attentamente valutata la possibilità di seminari
nazionali su temi fondanti e caratteristici nonché momenti di ragionamento
sulle tecniche e prospettive della comunicazione mediatica. Tali momenti di
incontro, oltre alle consuete modalità in presenza, possono essere organizzati anche
mediante l’uso dello strumento della videoconferenza su piattaforme dedicate tra
l’altro disponibili gratuitamente.
La comunicazione con le giovani generazioni è di vitale importanza, se
abbiamo l’ambizione di entrare nelle scuole dobbiamo essere consapevoli dei
limiti imposti alla nostra attività e predisporre correttivi anche con la
stipula di una convenzione nazionale con il Ministero dell’Istruzione.
Dovrebbe essere inoltre valutata la possibilità di far riferimento,
almeno a livello nazionale, al social media manager, professionista in
grado di influenzare i diversi segmenti della società con idonei messaggi e
contenuti.
Così come non è rinviabile l’istituzione di una mail list nazionale in
grado di raggiungere tutti gli iscritti in tempo reale e senza il rischio di
interruzione del flusso informativo.
L’implementazione delle modalità comunicative mediante l’uso dei
diversi canali social comporta anche una costante produzione di contenuti di
qualità finalizzati naturalmente agli scopi statutari. Sotto questo profilo
l’Istituto non si trova sguarnito, grazie alla strategica intuizione che ha
portato alla costituzione del Ce.S.Va.M. siamo in grado di alimentare
regolarmente la comunicazione sui social.
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