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giovedì 5 maggio 2022

Giorgio Madeddu. Contributo alla Tavola Rotonda

 DIBATTITI

Tavola Rotonda verso il centenario 1923 - 2023.

Roma, 26 marzo 2022

Giorgio Madeddu

 

Chi siamo?

Nel sentire comune ho l’impressione che l’Istituto del Nastro Azzurro sia percepito come una delle tante associazioni combattentistiche e d’arma riconosciute dalla Repubblica Italiana. Siamo quindi una di queste associazioni? No! “…L’Istituto del Nastro Azzurro non è un Associazione di mutuo soccorso o di vana auto esaltazione, ma deve rappresentare una scuola di alte virtù civili, dove l’aristocrazia sorta dalla guerra dimostri di essere all’altezza del titolo di nobiltà decretato dal Capo del Governo Nazionale. L’Istituto del Nastro Azzurro è il Tempio che ha per culto la religione della Patria…”[1], la lungimiranza dei Fondatori ci indica la direzione a cui conformarsi nel nostro operare quotidiano.

Le nostre attività hanno quindi una finalità e scopi ben precisi, esaltare e perseguire i “propositi più nobili”[2], perché, nelle date condizioni dei nostri tempi, si diffondano quei valori morali e spirituali che indussero i decorati al Valor Militare al “più alto spirito di sacrificio”[3] per quel progetto comune di Patria Unita, socialmente e culturalmente avanzata.

Sotto un altro profilo, il chi siamo implica anche conoscere la nostra attuale composizione:

Quanti sono oggi i decorati al Valor Miliare?

Quanti sono i decorati appartenenti alle diverse tipologie statuarie?

Siamo solo il riferimento per alti ufficiali in quiescenza?

Chi sono i nostri soci, quali categorie sociali rappresentano?

Chi sono i nostri presidenti di federazione, di sezione? I nostri vicepresidenti? I Componenti dei direttivi?

E per ciascuno dei citati incarichi, conosciamo l’età media? Il titolo di studio, la professione, quante ore settimanali dedicano al proprio incarico sociale?

Cosa facciamo?

Le iniziative che le nostre strutture sia a livello di federazione che di sezione sono tante e di elevata qualità, sempre nel segno della perpetuazione della memoria e della trasmissione dei valori, la nostra Rivista e i siti di riferimento, ma anche la stampa locale ne danno costante testimonianza. Cerimonie istituzionali, convegni da noi promossi, attività nelle scuole indicano comunque una nostra presenza organizzata nei territori. Ma le attività e la presenza sono uniformi sul territorio nazionale?

Cosa vogliamo?

Alla domanda cosa vogliamo, le risposte possono essere diverse anche a seconda del grado di maturità raggiunto dalle strutture periferiche e dall’assolvimento, costante nel tempo, dei diversi disposti Statutari e delle linee guida della Presidenza Nazionale.

Cosa vogliamo? Certamente una maggiore attenzione e sensibilità da parte delle Istituzioni sia a livello centrale che periferico al fine di consentire la realizzazione di progetti di ricerca e di divulgazione dei risultati conseguiti, anche attraverso il riconoscimento di maggiori risorse finanziari e la riduzione delle diverse burocrazie, spesso in grado di rallentare la progressione degli stessi progetti. Certamente rispetto per la diversità di cui l’Istituto è portatore.

Dove andiamo?

In una società complessa e mutevole, come proporre i valori morali e spirituali di cui l’Istituto è portatore? Probabilmente è necessario differenziare l’approccio a seconda della platea di riferimento. Il linguaggio, la comunicazione generica e specifica, l’utilizzo dei canali social media devono essere adeguati e resi compatibili con le diverse esigenze.

Certamente l’Istituto non potrà mai essere una associazione di massa, ma per sopravvivere nei tempi dovrà comunque garantirsi costante ricambio generazionale.

I dirigenti devono essere formati, implementando il fondamentale e lodevole impegno personale nella ricerca e nello studio, con dei momenti di confronto e aggiornamento. Argomenti come il Valore Militare, ad esempio, dovrebbero trovare una modalità comunicativa univoca.

Dovrebbe essere attentamente valutata la possibilità di seminari nazionali su temi fondanti e caratteristici nonché momenti di ragionamento sulle tecniche e prospettive della comunicazione mediatica. Tali momenti di incontro, oltre alle consuete modalità in presenza, possono essere organizzati anche mediante l’uso dello strumento della videoconferenza su piattaforme dedicate tra l’altro disponibili gratuitamente.

La comunicazione con le giovani generazioni è di vitale importanza, se abbiamo l’ambizione di entrare nelle scuole dobbiamo essere consapevoli dei limiti imposti alla nostra attività e predisporre correttivi anche con la stipula di una convenzione nazionale con il Ministero dell’Istruzione.

Dovrebbe essere inoltre valutata la possibilità di far riferimento, almeno a livello nazionale, al social media manager, professionista in grado di influenzare i diversi segmenti della società con idonei messaggi e contenuti.

Così come non è rinviabile l’istituzione di una mail list nazionale in grado di raggiungere tutti gli iscritti in tempo reale e senza il rischio di interruzione del flusso informativo.

L’implementazione delle modalità comunicative mediante l’uso dei diversi canali social comporta anche una costante produzione di contenuti di qualità finalizzati naturalmente agli scopi statutari. Sotto questo profilo l’Istituto non si trova sguarnito, grazie alla strategica intuizione che ha portato alla costituzione del Ce.S.Va.M. siamo in grado di alimentare regolarmente la comunicazione sui social.

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Il Nastro Azzurro, periodico mensile, anno I n. I del 26 marzo 1924.

[2] Ibidem

[3] Ibidem

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