APPROFONDIMENTI
La Seconda Guerra Afgana 1880
Massimo Coltrinari
Le operazioni della seconda guerra afgana
Il
21 novembre 1878 iniziò la 2^ guerra anglo-afghana. Gli
inglesi disponevano di 34.000 uomini - di cui 12.000 europei -, divisi in tre
colonne (una per ogni valico nella frontiera nemica). La prima colonna da Peschavar
mirava al valico di Cheiber. Era sotto il comando di sir Samuele Browne, un
veterano delle guerre indiane e si componeva di due divisioni costituite da una
forza di 16.300 uomini, dei quali 7500 europei (12.000 fanti, 2300 cavalli e 66
cannoni).
La seconda colonna doveva partire
da Cohat ed attraversare per il passo di Kuram. Le prime due colonne, l'una sul
versante settentrionale, l'altra sul meridionale di Sefid-Cu, separate da monti
impraticabili, dovevano marciare contro la capitale nemica. La seconda colonna,
detta pure di Kuram, era agli ordini del generale Roberts, già capo di stato
maggiore dell'esercito del Bengala e noto per la sua bravura personale nella
guerra di Abissinia e nella repressione dell'insurrezione dell'India. La
componevano due brigate di fanteria ed un reggimento di cavalleria, con alle
spalle il presidio di Cohat, potendo così contare su 5600 uomini, di cui 1800
europei (3900 fanti, 816 cavalli e 18 cannoni).
La terza colonna si riunì a
Quetta, al di là del passo di Bolancon, con destinazione Candahar, al comando
del generale Stewart, già comandante di Brigata in Abissinia ed infaticabile
conduttore di piccole scorrerie contro gli Indiani. La componevano due
divisioni della forza di 11.590 unità, dei quali 3380 europei (7600 fanti, 2880
cavalli e 64 cannoni).
I reggimenti mobilizzati di
fanteria indiana erano dotati di fucili a retrocarica, mentre prima li avevano
ad avancarica. La colonna di Quetta, doveva attaccare la fortezza di Candahar,
e quindi, nel proseguire sopra Kabul, doveva occupare le città di
Calat-i-Ghilzai e di Gazni. Oltre le batterie a cavallo, aveva batterie da
posizione, obici, mortai ed un piccolo parco di assedio, portati da elefanti.
Ma dal momento che detti animali non potevano essere abituate al fuoco, a
ciascuna batteria furono assegnati 300 buoi. Per i trasporti delle tre colonne
si credette necessario utilizzare 100.000 cammelli, basandosi sulle esperienze
della campagna di quarant'anni addietro, in cui se ne erano utilizzati circa
200.000.
Gli
inglesi marciavano con una enorme quantità di servi ed impedimenti vari che
finivano con impacciarli. Le
colonne erano fragili e vulnerabili, ma gli afgani erano disorganizzati e mal
guidati per spazzarle via.
Nell'esercito inglese emergeva il valore dei fieri Gurkhas (o montanari),
specialmente nella colonna del generale Roberts. L'età media delle reclute era
tra i 18 ed i 22 anni; la ferma ordinaria era di tre anni, cui poteva seguire
la rafferma. Gli ufficiali provenivano dalla truppa, ma, salvo rarissime eccezioni,
non superavano il grado di capitano. L'uniforme era inglese, ma invece
dell'elmo di feltro grigio, gli indigeni avevano il turbante. Pittoresca era la
cavalleria, divisa in lancieri e cavalleggeri, vestita all'orientale con il
capo cinto da uno scialle di kashmir, col pastrano tessuto di crini di
cammello. I cavalli erano provenienti
dall'Australia o dal Capo di Buona Speranza.
Le due prime colonne (quelle agli
ordini di Cheiber e di Kuram) miravano su Cabul, ma non potevano congiungersi
se non dopo aver sconfitto tutti i nemici posti lungo la via delle operazioni.
La terza colonna aveva come obiettivo la città strategica di Candahar (al
confine tra Persia e Russia ed avrebbe dovuto seguire la via già percorsa dalla principale colonna nella prima spedizione
contro l'Afghanistan). Ma
Il
comandante supremo, generale Haynes, a Calcutta per non intralciare l'autonomia
dei singoli comandanti, pretese di dirigere le operazioni principali (per
telegrafo!). Ciò comportò ritardi ed incertezz. La
colonna di Browne doveva superare il passo di Cheiber ed avanzare fino a Dakka;
la colonna di Roberts stabilirsi nella profonda valle di Kuram e sconfiggere le
tribù degli Afridi. La colonna di Steward, passare il confine ed occupare la
valle di Piscin. Il generale Browne, assicuratosi degli Afridi e dei Mohomand,
mosse defilato per l'aspra strada che portava al forte di Alì Muscid, allo
scopo di farlo cadere con un attacco. Ma la colonna, non conoscendo il terreno
tagliato da profondi burroni e dominato da scogliere, fra mille possibili
agguati, non giunse per tempo pur avendo marciato per ben 23 ore senza sosta.
Browne, impaziente, attaccò ancora lo stesso giorno con l’ala sinistra, che
dovette retrocedere lasciando sul terreno una quarantina di soldati. All'alba
dell'indomani fu aperto il fuoco con l’artiglieria, cui nessuno rispose, segno
che nella notte la forte posizione era stata abbandonata. Ventiquattro cannoni,
fucili e munizioni, cammelli e muli, caddero nelle mani degli inglesi.
Il
21 novembre le tre colonne inglesi erano al confine, ma dovettero attendere la
primavera per le successive principali operazioni
Il 23 novembre, preceduto dalla
cavalleria, il corpo di Browne marciò su Dakka, tappa indispensabile per
raccogliere viveri e munizioni, per guardarsi intorno, in modo da prepararsi a
forzare Jellalabad e le battaglie successive. La via era tutt'altro che sicura,
anche se soltanto
Nel frattempo lo stesso giorno
della dichiarazione di guerra (21 novembre) la colonna di Roberts entrava senza
colpo ferire nel territorio afgano, nel punto dove esce il Kuram, andando ad
occupare due alture di frontiera cinte di mura e rafforzate da torri circolari;
le stesse erano difese da afgani, mentre, sgombro di nemici, era il forte di
Mohamet Azim, già perno di scorrerie degli Afgani nella valle dell'Indo. Ma la
via si faceva sempre più aspra e selvaggia lungo il letto di un torrente
disseccato. Enormi massi caduti dall'alto o trascinati dalle acque
interrompevano il canale, sotto alture ove si innalzava il Peivar (
Le truppe anglo-indiane erano
esauste. Dopo Ali-Chei, vi era il passo di Scutargardan, che sul versante
meridionale dei Sefid-Cu dalla valle del Kuram, si immetteva nella valle del
Logar, uno dei confluenti principali del fiume Cabul. Nelle immediate vicinanze
ergeva Cabul, mentre a sinistra, coperta da poggi boscosi, sorgeva Gazni, la
fortezza montana che sbarrava la strada fra Kabul e Candahar. Roberts sperava
di sboccare dal valico, di sorprendere le truppe afgane al crocevia di Cuschi,
di scendere a Cabul e di compiere egli, alla testa della minore tra le colonne,
l'operazione decisiva della campagna. All'uopo egli inviò una squadra di
ricognizione nella stretta, che procedette con facilità; ma ciò era il preludio
alla resistenza afgana che da lì a poco tempo si sarebbe sprigionata. Pertanto,
convenne per le truppe inglesi retrocedere al forte di Kuram.
Alla
ripresa delle ostilità, gli inglesi giunsero con facilità nelle valli verso
Cabul. Ma la situazione non era affatto rosea. Browne dovette frazionare le già
ridotte forze su grandi distanze ed un terreno sconosciuto; la decisione di
attaccare senza attendere rinforzi e non utilizzando l'artiglieria ridusse
sensibilmente le munizioni disponibili[6].
Mentre il 26 dicembre il generale Roberts proclamò
decaduto l'emiro e annesse il distretto di Kuram (120.000 abitanti), alcune
tribù compivano attacchi alle linee inglesi, logorando il morale ed il fisico
delle truppe.
La colonna di Quetta, alla fine
di novembre, incominciò le sue operazioni contro la frontiera, in direzione di
Candahar. Gli Inglesi, già da parecchio tempo (1876) dalla valle dell'Indo
avevano spinto un presidio nella montana Quetta, allo scopo di sottomettere il
Belutcistan dell’emiro di Chelat, sia per assicurarsi il varco di Bolan, sia
per avere una posizione di rispetto sulla via delle carovane tra l'Afghanistan
e l'India, nonché per poter scendere rapidamente all'Argandab ed all’Illmend.
Ma la posizione non era certo delle migliori, causa l'asprezza della strada e
per le continue minacce dei nomadi lungo le pendici meridionali dei Solimano.
Quetta era un ammasso di capanne e case di terra sopra un cocuzzolo intorno ad
un vecchio castello e cinte di una muraglia, ridotta a terrapieno dalle truppe
anglo-indiane
Il
clima invernale era freddissimo, le truppe soggette a molte malattie (specie gli
indiani e le reclute europee).
All'inizio della campagna un
piccolo battaglione di pionieri composto da 260 uomini, vale a dire più che
metà dell'effettivo, erano ammalati. I saccardi, mal coperti e denutriti,
perivano di freddo, come pure i cammelli, destinati ai trasporti. Molte accuse
pesano sull'intendenza anglo-indiana, dal momento che due mesi dopo l'ultimatum che trascinava inevitabilmente
alla guerra, poteva avere per teatro principale di operazione le aree di
Candahar, poiché a Quetta si giunse sprovvisti di ogni adeguato
equipaggiamento. Inoltre la testa della seconda divisione, destinata a marciare
contro l'Afghanistan, giunse a Quetta solo il 16 dicembre, cioè quasi un mese
dopo la dichiarazione di guerra, tre mesi dopo l’ultimatum. Prima venne occupata la valle di Piscin, a pochi
chilometri dalla frontiera; dopo le truppe entrarono nella stretta di Codscha,
la porta di Candahar. Pochi colpi bastarono a far deporre le armi a 1200
Afgani. La marcia continuò tranquillamente per la valle del Dorì fino alle
porte della città, che, malgrado le sue muraglie, i suoi fossati e canali, il
suo armamento e il suo presidio, non oppose alcuna resistenza. Gli Inglesi vi
entrarono esattamente l'11 gennaio.
Nulla si opponeva in quel paese
dilaniato da interne conflittualità ed in preda all’anarchia, ove regnava la
rivalità tra i vari capi. Le milizie disorganizzate erano tenute ad Herat, dove
si era formato una specie di regno a parte; le altre erano disseminate nella
Transcaucasia, cioè tra l'Indocusch e l'Amu Daria di fronte alla Russia.
Nessuna idea di direzione o comando superiore; ignoranza completa di quanto
stava per accadere.
Il 29 novembre l'emiro afgano Scir Alì, aveva accettato l’ultimatum inglese riaffermando le antiche buone relazioni tra i due popoli, ma ciò non arrestò le operazioni anglo-indiane né rinvigorì la resistenza (l’abdicazione fu giudicata da molti coma una fuga vigliacca, da altri un piano di difesa calcolato: Jacub-Khan rappresentava agli occhi delle tribù la lotta contro lo straniero
Sebbene l’esito apparisse favorevole, le preoccupazioni inglesi aumentavano: le comunicazioni erano difficili, i soldati uccisi non venivano rimpiazzati, l'eco della riscossa afgana si propagava.
II maggiore Cavagnari intraprese
piccole spedizioni contro le bande locali, corrompendone a volte i capi. Il
generale Browne, il 20 dicembre, entrò a Jellalabad, frazionando le sue truppe
lungo la valle del fiume Kabul. Anche il generale Stewart, sentitosi trascinare
dal successo incontrastato e giunto a Candahar, distese le truppe a ventaglio,
spingendo una colonna sulla strada di Cabul, per la valle del Tarnac ed
un'altra lungo la strada per Herat, sulla riva destra deIl’Argandab. Neppure
queste due colonne trovarono resistenza, per cui lo stesso Steward poté entrare
liberamente nella città montana di Calat-i-Ghilzai (
La
strategia inglese prevedeva una marcia offensiva su Cabul e Jacub-Khan,
credendo di non poter resistere, stipulò un trattato tra Inghilterra ed
Afghanistan. Nel frattempo Candahar era quasi interamente sgombrata[
La colonna di Cheiber era
notevolmente assottigliata; i trasporti si facevano più difficili in
conseguenza della perdita di 60.000 cammelli durante la campagna antecedente;
tra gli Indiani vi erano tante diserzioni, al punto che i reggimenti di
fanteria erano ridotti a 600 uomini, quelli di cavalleria a 300. Lo stato
sanitario delle truppe era pessimo, perché dopo tante battaglie il colera,
oltre ad uccidere numerosi soldati, deprimeva il morale dei soldati, assai più
degli agguati e delle imboscate.
Tra
gli afgani si sparse la notizia dei fatti accaduti a Cabul. All'odio contro lo
straniero, al desiderio dell'indipendenza, si univa, specie fra i montanari,
l'odio religioso che si basava sul concetto di “guerra santa” e sterminio degli
infedeli. La colonna più vicina a Cabul, meno travagliata dalle malattie e dai
congedi, era quella del generale Roberts
A
Londra regnava impazienza per la fine del conflitto. Il 3 settembre del 1879 il
Maggiore Louis Cavagnari, rappresentante di Sua Maestà a Cabul, venne
circondato presso la residenza diplomatica nella capitale dagli afgani (causa
apparente fu il mancato pagamento di paghe ad ex soldati locali). Gli occupanti
si difesero valorosamente, ma 4 ufficiali inglesi, le loro famiglie e la
scorta, per un totale di 79 persone, furono trucidate.
Non sembrava che l'emiro fosse complice nell'orrendo massacro, ma egli non aveva saputo né prevedere né reprimere l’insurrezione: per astuzia o per codardia, egli implorava pietà, nel frattempo le sue truppe si preparavano alla difesa estrema contro i tre obiettivi inglesi (battere all’aperto gli afgani; occupare Cabul; mutare la linea di operazione)
Il generale Roberts, il 12 ottobre, fece il suo ingresso trionfale nella capitale. Il 16 ottobre, però, scoppiarono i primi tafferugli , tanto che Roberts preferì accamparsi sui poggi di Schirpur, trincerandosi tutto intorno.
Nel frattempo Jacub-Khan, dopo pochi mesi di governo
tempestoso, abdicava in favore di suo figlio. Roberts proclamò l’alto patronato
dell'Inghilterra sull'Afghanistan. Le popolazioni cominciarono ad insorgere
contro lo straniero, di monte in monte. Le truppe inglesi furono attaccate e
dovettero ritirarsi verso Candahar.
Nella valle del
Kuram gli attacchi afgani erano giornalieri; per la fame, per il freddo e per
paura di nemici invisibili gli inglesi cominciarono a ritirarsi, tenendo quel
posto avanzato della frontiera con l’India. Le popolazioni locali erano
riservate, i viveri scarsi, la strada malsicura; gli inglesi chiedevano
rinforzi gli afgani non riuscivano a cacciare il nemico. All’alba del 23 dicembre gli
afgani attaccarono, ma Roberts li anticipò grazie all’attività delle spie e le
truppe inglesi costrinsero gli afgani al ripiegamento. Il giorno dopo fu
rioccupata Cabul. La famiglia reale fu inviata in esilio in India. Nel
frattempo gli afgani di Kui-Baba, armati, si ribellavano. Verso Herat le cose
non andarono meglio per gli inglesi, ma la situazione era difficile per entrambi
i contendenti. Roberts a Cabul era quasi circondato, i rinforzi non bastavano a
compensare le perdite. A Mainwand, un contingente britannico fu quasi
annientato. A Roberts non rimase altro che condurre il suo esercito a Candahar:
per gli inglesi era l’ennesimo tentativo andato in fumo di prendere Cabul. La
guerra proseguì con piccole scaramucce, fino all’aprile del 1881, quando da
Calcutta giunse l’ordine di ritirarsi. La seconda guerra anglo-afgana era
finita.
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