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mercoledì 13 ottobre 2021

L'Afganistan e le guerre dell'800. 7a Parte 1880

APPROFONDIMENTI

La Seconda  Guerra Afgana

1880

Massimo Coltrinari

Alla fine della prima guerra anglo-afgana, da parte britannica si scelse il buonsenso per poter in parte mitigare lo smacco subito. Dal punto di vista afgano, si era ottenuto un riconoscimento di fatto dell’indipendenza, ma mai accettata da Londra. Esisteva invece, ma soltanto con Dost Mohammed, un patto non scritto che imponeva ai sovrani di Cabul di rendere le loro frontiere effettivamente impermeabili alle influenze esterne. La pace che seguì alla fine delle prima guerra anglo-afgana permise alle varie tribù di combattere per il predominio all’interno del Paese. Nel 1866 le cose cominciarono a mutare, quando San Pietroburgo portò a termine l’occupazione di Bukhara, Taskent e Samarcanda.

La preoccupazione del governo coloniale di Calcutta era che la frontiera settentrionale dell’Afghanistan, porta di accesso al medio oriente e all’India poteva essere messa in discussione. In effetti le autorità russe iniziarono subito a chiedere una corretta definizione dei confini, così come avvenuto con gli emirati turco-ottomani dell’Asia centrale. In Russia si attivò un’ambizione imperialistica, che coinvolgeva società e governo avente come obiettivo l’Asia centrale. Si ebbe così un innalzamento della tensione ed a Nord dell’Afghanistan iniziarono ad assumere importanza strategica ed economica alcuni khatani e le città-stato.

I tre khatani rivali di Chiva, Buchara e Kokand dominavano le terre desertiche tra Caspio e il Pamir, cui si aggiungevano le città di Samarcanda, Kashgar e Taskent, considerate aree di transito e sbocco di merci. Nel 1873 Chiva fu conquistata. Il governo zarista, sfruttando il risentimento afgano contro l’invasione britannica, aveva avuto buon gioco grazie al consenso ricevuto da Dost Mohammed, che nel frattempo stava spendendo energie e risorse per affermare la propria autorità nel paese. I russi riuscirono a ottenere tre obiettivi: evitare che il commercio della regione finisse nelle mani inglesi; risollevare l’orgoglio imperiale; iniziare a minacciare la frontiera indiana. Il Nord Afghanistan oramai era sotto controllo russo, così iniziando a costruire le vie di comunicazione fra i più importanti centri caduti sotto influenza dello Zar; basti ricordare in tal senso la costruzione della linea ferroviaria Transcaspiana(1880) fino a Taskent.

Bisogna considerare che l’Afghanistan non ebbe mai un governo centralizzato efficiente e che l’esistenza di realtà tribali semi-indipendenti causarono, oltre a problemi di stabilità interna, anche una serie di continui attriti e piccoli scontri nella permeabile frontiera con l’India britannica, di cui il già citato Khyber Pass era la porta principale. L’incidente di Punjab, tra la seconda e terza guerra afgana, che a causa di un attacco russo a truppe afgane, vide quasi scoppiare la guerra tra Russia e Gran Bretagna, è sintomatico della reale causa delle guerre afghane. L’Afghanistan, infatti, al contrario delle generalmente ricche e popolose terre del subcontinente indiano, non era appetibile dal punto di vista di un’occupazione coloniale. L’importanza del paese riguardava soprattutto la contesa geo-strategica tra Russia e Gran Bretagna per il controllo politico e militare della stessa regione. La Russia, infatti, non appena terminata la minaccia napoleonica riprese la sua politica espansionistica nelle steppe dell’Asia centrale e, come obiettivi ultimi, l’altopiano del Tibet e dell’Himalaya (di grande importanza strategica come “punto centrale” tra il decadente impero cinese e l’India britannica), e l’agognato sbocco sull’Oceano Indiano. L’Afghanistan era quindi il primo passo verso quest’ultima direzione, mentre il successivo sarebbe stato il Belucistan (nell’odierno Pakistan). L’Afghanistan ed altri territori dell’Asia centrale divennero quindi per tutto il corso del XIX sec. e teatro di un gigantesco scontro di spie e intrighi diplomatico-militari che prese il nome di “Grande Gioco“. Spie inglesi o di origine indigena percorsero questi luoghi per cartografarli e valutarne i punti strategici; alle spie si affiancarono spedizione militari da parte di entrambe le parti in gioco. Furono però gli inglesi che tentarono maggiormente, in via preventiva nei confronti dell’avversario russo, la linea dura con delle vere e proprie operazioni belliche su larga scala. Il governo inglese si trovò quindi ad affrontare una situazione che stava divenendo insostenibile; lo stesso non era più padrone della situazione, dal momento che ritirare le truppe dall’Afghanistan era una segnale della propria debolezza. Gli afgani rimasero sempre un popolo nemico e critico verso la potenza anglo-indiana e furono per dette ragioni attratti dalla potenza zarista russa. La Gran Bretagna ha affrontato i pericoli di una guerra per combattere l’influenza russa nell’Afghanistan; detta influenza crebbe ugualmente, coincidendo con la caduta di prestigio della corona, che pur conservando un perno di manovra in Candahar, lo fece con gravi sacrifici, con i pericoli di essere trascinata in altre guerre e rappresaglie e con la conseguenza di doversi trovare innanzi la Russia sulla rive dell’Illmend o sui monti dei Duranai, con forze stremate e con difficoltà a ripianarle sia dalla vicina India che dalla stessa Inghilterra. I russi consideravano quel territorio troppo importante strategicamente per lasciare agli afgani stessi la riorganizzazione autonoma del proprio assetto politico. Nel trovare il candidato “testa di legno” da mettere sul trono, in questa occasione ebbe la meglio la Russia, che così poteva fare esclusivamente i suoi interessi. Questo si identificava in Abdur Rahman Khan, nipote di Dost Mohammed e di Sher Alì, che era vissuto in esilio a Samarcanda, sotto protezione russa. Lo stesso era stato scelto nel 1880 con una decisione di compromesso in seguito allo stallo militare della seconda guerra afgana.

Gli Inglesi ben compresero come l’Afghanistan restava il fulcro del “Grande Gioco” ed i passi Khyber e Bolan, le più naturali vie di accesso per un’invasione dell’India. La tensione salì ad alti livelli quando nel 1877 i russi invasero la Turchia. Nel febbraio del 1878 gli stessi arrivarono alle porte di Costantinopoli e solo la presenza della flotta inglese sui Dardanelli fece cambiare idea allo zar Alessandro. Solo con il Congresso di Berlino del 1878 la crisi di risolse, lasciando però scontenti i russi, rispetto a quanto conquistato durante la guerra. Crisi risolta solo grazie alla diplomazia inglese.

 

Nel 1873 la Russia era quindi soddisfatta di quanto stava accadendo sul fronte afgano, ove la diplomazia stava predisponendo un trattato di pace con Sher Ali Khan, il figlio di Dost Mohammed, che aveva vinto la tremenda disputa per il potere con gli altri due fratelli nel 1868. I russi fecero quindi una mossa nello scacchiere del “Grande Gioco”, definendo le loro frontiere centro-asiatiche con l’Afghanistan ed impegnandosi a rispettarne l’integrità territoriale.

Gli inglesi videro in ciò una forma di attivismo russo sulla frontiera occidentale indiana. La rabbia esplose quando nel luglio del 1878 gli afgani ricevettero a Cabul una missione diplomatica russa guidata dal generale Stoliatov e nel contempo negarono analoga missione agli inglesi: gesto interpretato come definitiva ostilità.


I precedenti post sono stati pubblicati in data 22,23,25 settembre ; 2,3, e 6 ottobre 2021


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