La Maddalena ed il Valore Militare
In Memoria del Milite Ignoto: Battaglia di
La Maddalena (9-13 sett 1943) .
Mario Rino Me
Non vi è dubbio che il clima di confusione della sera dell’8
settembre e successivi sia riconducibile alle ripercussioni della goffa trattativa e gestione del cosiddetto
“Armistizio”, dove divario di agende, deficit
strutturali di processo si combinano con
l’illusione di incidere sul corso degli eventi, trascurando il fatto di aver
perso la guerra. Per brevità di
trattazione mi limito al fronte Sardo, le cui vicende si intrecciano con quello
Corso. In Sardegna, a inizio
settembre sono presenti due Corpi d’armata, uno a Nord e uno a Sud, dove sono
inquadrati le Div Bari, Calabria, Sabauda e Nembo (sulla cui lealtà si nutrono
dubbi) nonché due Div. costiere).La presenza tedesca, che gode di notevole
autonomia, è imperniata sulla 90.ma divisione Panzer Granadier, di
stanza nel centro della Sardegna, e ,su un battaglione costiero. Pur nella
oscillazione dei numeri a seconda delle fonti, a fronte di circa 130.000
connazionali, le consistenze tedesche sono inferiori alle 30.000 unità[1].
Il giorno 7 Sett, alle prime avvisaglie dei movimenti navali
anglo-americani, a specifica domanda sul da fare in caso di sbarco, il Gen
Antonio Basso comandante Militare della Sardegna riceve dallo SM Esercito la
disposizione “reagire d’intesa con le Forze tedesche nell’isola[2]”.
A riguardo, la direttiva OP44,
illustratagli in gran segreto prescriveva
senza mezzi termini di “far fuori i tedeschi“). Già dalla sequenza delle
comunicazioni, abbiamo dunque conferma che, nella cuspide vige una esasperata policy di tutela del Segreto
sull’Armistizio siglato da qualche giorno ( ad esempio i Comandi Periferici di
Marina e Aeronautica sono convocati a Roma il giorno 8), mentre in periferia, l’alternarsi di
disposizioni di segno opposto alimenta l’incertezza. Dopo
il brusco richiamo alla realtà del proclama Badoglio, la possibile soluzione
all’enigma non ancora risolto del rapporto con i tedeschi si presenta quando
l’ufficiale di collegamento della 90.ma div Panzer-granadier tedesca[3], a
nome del Comandate gen. Lungershausen, propone quello che potremmo definire un patto di non
aggressione in cambio del libero transito della sua unità e di un reggimento
costiero verso la Corsica. In questa prima fase, il Generale
A. Basso, in assenza dell’ordine esecutivo della citata “Memoria”, ha come
riferimento il proclama Badoglio, (sostanzialmente “reazione“ solo in caso di
“attacco” tedesco). La missione di liberarsene
gli appare fattibile addirittura
senza doverli contrastare con la
forza, per cui darà disposizioni di reagire in caso di “provocazioni”. La scena appena descritta si ripete presso
Mari-Sardegna e in Corsica con analogo accordo. Solo che in quest’ultima, le
vere intenzioni si palesano con l’occupazione di Bastia, che però grazie alle
disposizioni del Gen Magli, viene prontamente ripresa. Di fatto, in Sardegna non si ha tuttavia contezza di misure
cautelative applicate alla base luce dei grandi rischi emergenti dal combinato
del previsto arrivo delle Alte Cariche e delle Forze Navali con il transito peraltro
previsto da qualche tempo[4], e conseguente concentramento di Forze non più amiche nei
punti d’imbarco, siti in prossimità della piazzaforte. Il giro si
chiude col gen
Basso, che, rimasto senza risposte da Roma, al momento alle prese col cambio
del Programma dei movimenti del re e Governo), sue ipsissima verba,
“facoltizza” il generale tedesco a procedere. Possiamo a questo punto dedurre che le mosse dei comandanti
tedeschi seguono dunque linee d’azione
coordinate sulla base di un
piano già predisposto per lo scenario dell’uscita dell’Italia dall’Asse al
duplice scopo di impedire il trasferimento dei Reparti al fronte Alleato e di
recuperare le proprie forze da settori non più amici. In questo scenario
operativo, il
dispositivo antisbarco dell’arcipelago è un potenziale ostacolo per chi intende
attraversare le acque adiacenti, ma i
punti di debolezza italiani sono noti ai tedeschi, già presenti in sede. Nella
tarda mattinata, nasce così il blitz che porta alla “occupazione”, parziale,
dell’isola principale mediante un battaglione di commandos di Alpen Jaeger con una forza d’élite la 16. Kompanie . Division Brandenburg[5], accompagnati da elementi
di stanza nella base con funzioni di guida. In poco tempo gli assalitori
occupano e presidiano punti sensibili della base dal Comando Marina dove
tengono sotto custodia ammiraglio Comandante e staff, la stazione segnali, la stazione Radio-telegrafica e il
Circolo di Marina con gran parte degli Ufficiali della base, che, prima
convocati dall’ammiraglio Comandante per illustrare la situazione, si erano
trattenuti per consumare la seconda colazione. Il piano messo in opera si
prefigge dunque obiettivi limitati, funzionali al transito indisturbato dalla
Sardegna alla Corsica, sia disarticolando in contemporanea i nodi di
Comando-Controllo e Comunicazioni, che cercando di impossessarsi in
progressione delle unità di fuoco sulla tratta[6]. Tuttavia, le azioni poste in essere dagli
occupanti, di estrema gravità, sono
ascrivibili a casus belli: l’occupazione comporta infatti, inter alia, la
violazione della sovranità nazionale mentre i comandi, sottoposti a
coercizione, perdono, de facto, la capacità di decisione autonoma. Rapidità ed effetto shock, sono le caratteristiche di queste operazioni, che hanno tuttavia
un limite nell’adattamento delle controparti. Infatti, nel corso
dell’occupazione, anche i tedeschi vanno incontro alle prime sorprese in
Sardegna: una volta assorbito l’effetto sorpresa, non tutti assistono
passivamente all’occupazione. Un personaggio chiave preposto al raccordo con il
Comando Terrestre , riesce ad allertare telefonicamente il comando delle
batterie costiere, mentre altri sfuggiti alla morsa nella base riescono nell’intento di chiamare a raccolta
e, contrariamente alle disposizioni ricevute, motivare il proprio personale
alla resistenza, creando quindi solide basi per la reazione armata. Difatti,
nel tentativo tedesco di allargare la testa di ponte, si registrano le prime manifestazioni spontanee di reazione da
parte di singoli/ gruppi isolati contro nuclei di tedeschi che si avvicinano ai
vari presidi intimando la resa[7],
ingaggio col fuoco di motozattere in avvicinamento a qualche sito. In breve, un insieme appena formato di combattenti
improvvisati, composto da Marinai-Soldati-Carabinieri, ingaggia una
lotta con unità organiche indurite in
Africa Settentrionale e Forze Speciali. Nel frattempo, sparsasi la voce
di quanto accadeva, molti operai dell’arsenale chiedono di unirsi volontariamente
alla lotta per i compiti di staffetta . Dopo gli scontri, l’ammiraglio
Comandante concorda una tregua con l’ufficiale di collegamento tedesco, in base
alla quale il primo si impegna a “non compiere atti ostili contro le truppe
tedesche in transito”, a condizione che la controparte mantenga lo status quo e
“non attaccasse ancora”. Nel clima di tensione che si viene a determinare nell’interazione
tra la postura degli occupanti e la determinazione dei “resistenti”, i
comandanti terrestre e marittimo si sforzano a mantenere gli impegni vietando
la messa in opera di atti che possano turbare l’equilibrio appena raggiunto. Ma
questi sforzi sono vanificati dal contesto effervescente, in cui ha inizio la
fase organizzata: pur isolati dal resto[8],
e senza poter contare su aiuti dalle Forze in Sardegna che seguivano al
rallentatore e a debita distanza quelle tedesche, i ”resistenti[9]”
consolidano le posizioni con vari apprestamenti difensivi , anche artigianali, per
prevenire ulteriori colpi di mano in zone critiche e riescono anche a
impossessarsi di apparato radio, strumentale al comando, controllo e
coordinamento delle azioni di resistenza. A partire dal giorno 11, in cui
inizia il transito verso la Corsica, i tedeschi, adducendo motivi operativi[10]
alzano la posta avanzando richieste esorbitanti come la cessione di diverse
batterie dell’arcipelago, situate in punti nevralgici, sostituzione del personale
italiano con loro operatori con tanto di minaccia di uso della forza e
ultimatum al giorno successivo. Il ripetersi di queste forzature costituisce una prova evidente della fragilità degli
accordi che una parte cerca di forzare. Nell’isola intanto, una accurata regia e sinergia tra le forze disponibili
porta alla stesura di un piano d’azione volto alla riconquista del territorio.
Alla risposta negativa del Comando delle FA, nonostante qualche ulteriore
concessione[11], la reazione tedesca si manifesta questa volta
sotto forma di tenuta in stato di sequestro dei due Ufficiali ammiragli della
sede. Di fatto, dopo la prima aggressione, la vicenda assume in quel momento una brusca fase escalatoria che la colloca, per livelli di intensità di
fuoco, in un mix di guerra e guerriglia
urbana. Nel frattempo il generale Basso viene sollecitato con l’Ordine 5V a dare attuazione alla Memoria 44 e
dunque di attaccare i tedeschi[12].
Richieste in tal senso sono avanzate dal fronte Corso, in cui sono iniziati i
combattimenti e presi accordi con la Resistenza locale. Quell’atto si
materializza il 13, ma dal basso, in un clima di eccitazione e rabbia montante contro l’occupazione
che si intende respingere, innescano una miscela in cui una causa occasionale, deflagra
con una lotta senza quartiere
allorquando i tedeschi cercano di impadronirsi di una motozattera italiana, cui
fa seguito uno cambio di artiglierie tra batterie italiane e tedesche. Secondo
il piano predisposto in precedenza entrano in scena le varie colonne di soldati
e marinai con operai che, rinforzate dai Carabinieri della base, avanzano con
direttrice di marcia verso il centro della città per riconquistare il proprio
territorio. Nella foga dell’assalto finale volto al recupero dei punti chiave della piazza e alla
liberazione de prigionieri, trova la
morte il Capitano di Vascello Carlo Avegno, MOVM alla memoria. assurto a
simbolo della resistenza all’occupazione. Sorpresesi dalla rapidità degli
spostamenti, che portano alla cattura di circa 240 prigionieri (di cui 150
custoditi dai Carabinieri Marina), gli occupanti chiedono la tregua nel primo
pomeriggio. Nel frattempo, mentre si raggiunge quindi un ulteriore e definitivo
accordo[13],
si contano 28 caduti connazionali e 12 tedeschi. Il Problema delle forze tedesche si presenta a questo punto in Corsica: trasferirlo ad altri non
comporta tuttavia il passaggio di responsabilità
La lettura delle opere delle fonti citate,
mette in risalto alcune peculiarità
degne di rilievo: 1) una mobilitazione spontanea, interforze e con l’innesto
degli “arsenalotti”, civile-militare, secondo un modello che organizzato e
strutturato politicamente e militarmente troverà applicazione nel Movimento
della Resistenza, 2) l’assenza di episodi
di violenza gratuita da ambo i lati e 3) la concessione di un numero
ragguardevole di Medaglie al Valore Militare (1 MOVM come detto, 2 MAVM, 15
MBVM, 33 CGVM) . La Maddalena è dunque il contesto in cui nella reazione di riscatto si gioca anche
l’importante partita dell’identità e del coraggio delle scelte di campo
in un momento di disperato bisogno di esempio, dopo il passaggio degli uomini
della Nembo al campo tedesco. In questo frangente troverà la morte il T.COL MOVM Alberto Bechi Luserna. Una certa
corrente di pensiero elitaria ha avanzato la tesi della Morte dello Stato. Ebbene, col dovuto
rispetto esprimo il mio dissenso. A fronte di una ghirlanda di episodi
spontanei a macchia d’olio nella penisola e nei vari teatri , è il caso di
parlare di morte di un tipo di Stato,
giacchè quei combattenti e quei caduti, cui dobbiamo la nostra riconoscenza, ci
conducono col loro Valore Militare a ben altro Stato.
Note
[1] Per si fa
riferimento a un armamento tra i 200-300
carri. Cifre queste che altre fonti hanno ritenuto esagerate , sia per gli
effettivi, circa 20.000 unità che per i mezzi, in quanto i dati sulla
consistenza delle forze trasferite in Corsica indicano 62 carri armati, 37
cannoni semoventi, 23 veicoli trasporto truppe. Francesco Mattesini,
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Anno VII
Sett. 1993.pag 110.
2 Citato R. Zangrande pag. 468
3
Di stanza nel centro della Sardegna risultante dalla riconfigurazione delle
forze dell’ex Afrika Korps I Tedeschi hanno dato sempre prova di abilità di
generare forze e comandi
4 Nel quadro
dell’occupazione tedesca dell’Italia, Daniele Sanna (a cura di), La Sardegna e
la Guerra di Liberazione Franco Angeli,
Milano 2018, pag 20
5 Quest’ultimo
data è stato reperito da una ricerca del Prof Alberto Monteverde. Detta unità
fu inviata nell’arcipelago in vista dell’esfiltrazione dell’ex Capo del
Governo. Cosa verosimilmente a conoscenza dell’intelligence nazionale, pe
relazione al tempestivo Trasferimento nella Penisola del Duce
6 In caso di opposizione alla richiesta di
consegna delle armi, l’obiettivo
prescelto viene circondato e presidiato, Giovanna Sotgiu, Settembre 1943
alla Maddalena, Paolo Sorba Editore, La Maddalena 2013, pag. 39-53
7
Ruggero Zangrande riporta anche un tentativo di conquista
dell’isola di Caprera respinto da una compagnia disposta in formazione di
combattimento, citato 1943: 25luglio-8 settembre. Pag596
8 Le unità delle FNB
erano attaccate in quel momento dai bombardieri tedeschi; La documentazione consultata non contiene
riferimenti a comunicazioni da parte di Super Marina agli altri SM/Comandi
territoriali sul casus belli dell’attacco alle unità navali. Due corvette e un
sommergibile verranno richiamati verso sorgitori al Nord
9. Ho usato
intenzionalmente questo termine, giacchè, per assurdo, si dovrebbe parlare di
“insubordinati”, in relazione all’ordine di non reagire.
10
Possibili sbarchi Alleati non più contrastabili dagli italiani. In zona risulta
presente un battello Britannico , Sportsman che contribuirà al recupero di
naufraghi del Da Noli e Vivaldi. Vedi
Francesco Mattesini Bollettino Archivio VII -Sett 93 dello USMM .
Sarebbe interessante avere dati sulla sua missione e relativo rapporto
11
Salvatore Sanna, citato la Piazzaforte di latta , pag.
67-70. Esito di un’ulteriore trattativa.
12
Col transito in Corsica , ‘unità tedesca sbilancerà la situazione in Corsica, e
trasferita nel Continente , rafforzerà l’ordine di Battaglia tedesco, che gli
Alleati volevano evitare.
13 In sostanza,
Scambio prigionieri catturati con armi e materiali (250 tedeschi) , ripristino servizi di
guardia , ripristino dell’ esercizio del
comando italiano (Citato S. Sanna
, La piazzaforte di latta, Relazione Cronologica MariSardegna , doc 1.2 , pag
61
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