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venerdì 22 ottobre 2021

Mario Rino Me. La Maddalena ed il Valore Militare. Relazione al Convegno sul Milite Ignoto Roma 16 ottobre 2021

 

 

La Maddalena ed il Valore Militare

 

In Memoria del Milite Ignoto: Battaglia di La Maddalena (9-13 sett 1943) .

 

 

Mario Rino Me

 

 

 

Non vi è dubbio che il clima di confusione della sera dell’8 settembre e successivi sia riconducibile alle ripercussioni della goffa trattativa e gestione del cosiddetto “Armistizio”, dove divario di agende, deficit strutturali di processo  si combinano con l’illusione di incidere sul corso degli eventi, trascurando il fatto di aver perso la guerra.  Per brevità di trattazione mi limito al fronte Sardo, le cui vicende si intrecciano con quello Corso. In Sardegna, a inizio settembre sono presenti due Corpi d’armata, uno a Nord e uno a Sud, dove sono inquadrati le Div Bari, Calabria, Sabauda e Nembo (sulla cui lealtà si nutrono dubbi) nonché due Div. costiere).La presenza tedesca, che gode di notevole autonomia, è imperniata sulla 90.ma divisione Panzer Granadier, di stanza nel centro della Sardegna, e ,su  un battaglione costiero. Pur nella oscillazione dei numeri a seconda delle fonti, a fronte di circa 130.000 connazionali, le consistenze tedesche sono inferiori alle 30.000 unità[1].

                Il giorno 7 Sett, alle prime avvisaglie dei movimenti navali anglo-americani, a specifica domanda sul da fare in caso di sbarco, il Gen Antonio Basso comandante Militare della Sardegna riceve dallo SM Esercito la disposizione “reagire d’intesa con le Forze tedesche nell’isola[2]”. A riguardo, la direttiva  OP44, illustratagli in gran segreto prescriveva  senza mezzi termini di “far fuori i tedeschi“). Già dalla sequenza delle comunicazioni, abbiamo dunque conferma che, nella cuspide vige una esasperata policy di tutela del Segreto sull’Armistizio siglato da qualche giorno ( ad esempio i Comandi Periferici di Marina e Aeronautica sono convocati a Roma il giorno 8), mentre in periferia, l’alternarsi di disposizioni di segno opposto alimenta l’incertezza. Dopo il brusco richiamo alla realtà del proclama Badoglio, la possibile soluzione all’enigma non ancora risolto del rapporto con i tedeschi si presenta quando l’ufficiale di collegamento della 90.ma div Panzer-granadier tedesca[3], a nome del Comandate gen. Lungershausen, propone quello che potremmo definire un patto di non aggressione in cambio del libero transito della sua unità e di un reggimento costiero verso la Corsica. In questa prima fase, il Generale A. Basso, in assenza dell’ordine esecutivo della citata “Memoria”, ha come riferimento il proclama Badoglio, (sostanzialmente “reazione“ solo in caso di “attacco” tedesco). La missione di liberarsene gli appare fattibile addirittura senza doverli contrastare con la forza, per cui darà disposizioni di reagire in caso di “provocazioni”.  La scena appena descritta si ripete presso Mari-Sardegna e in Corsica con analogo accordo. Solo che in quest’ultima, le vere intenzioni si palesano con l’occupazione di Bastia, che però grazie alle disposizioni del Gen Magli, viene prontamente ripresa. Di fatto, in Sardegna non si ha tuttavia contezza di misure cautelative applicate alla base luce dei grandi rischi emergenti dal combinato del previsto arrivo delle Alte Cariche e delle Forze Navali con il transito peraltro previsto da qualche tempo[4], e conseguente  concentramento di Forze non più amiche nei punti d’imbarco, siti in prossimità della piazzaforte. Il giro si chiude col gen Basso, che, rimasto senza risposte da Roma, al momento alle prese col cambio del Programma dei movimenti del re e Governo), sue ipsissima verba, “facoltizza” il generale tedesco a procedere. Possiamo a questo punto dedurre che le mosse dei comandanti tedeschi seguono dunque linee d’azione coordinate sulla base di un piano già predisposto per lo scenario dell’uscita dell’Italia dall’Asse al duplice scopo di impedire il trasferimento dei Reparti al fronte Alleato e di recuperare le proprie forze da settori non più amici. In questo scenario operativo, il dispositivo antisbarco dell’arcipelago è un potenziale ostacolo per chi intende attraversare le acque adiacenti, ma  i punti di debolezza italiani sono noti ai tedeschi, già presenti in sede. Nella tarda mattinata, nasce così il blitz che porta alla “occupazione”, parziale, dell’isola principale mediante un battaglione di commandos di Alpen Jaeger con una forza d’élite la  16. Kompanie . Division Brandenburg[5], accompagnati da elementi di stanza nella base con funzioni di guida. In poco tempo gli assalitori occupano e presidiano punti sensibili della base dal Comando Marina dove tengono sotto custodia ammiraglio Comandante e staff, la stazione segnali, la stazione Radio-telegrafica e il Circolo di Marina con gran parte degli Ufficiali della base, che, prima convocati dall’ammiraglio Comandante per illustrare la situazione, si erano trattenuti per consumare la seconda colazione. Il piano messo in opera si prefigge dunque obiettivi limitati, funzionali al transito indisturbato dalla Sardegna alla Corsica, sia disarticolando in contemporanea i nodi di Comando-Controllo e Comunicazioni, che cercando di impossessarsi in progressione delle unità di fuoco sulla tratta[6].  Tuttavia, le azioni poste in essere dagli occupanti, di  estrema gravità, sono ascrivibili a casus belli: l’occupazione comporta infatti, inter alia, la violazione della sovranità nazionale mentre i comandi, sottoposti a coercizione, perdono, de facto, la capacità di decisione autonoma.  Rapidità ed effetto shock, sono le caratteristiche di queste operazioni, che hanno tuttavia un limite nell’adattamento delle controparti. Infatti, nel corso dell’occupazione, anche i tedeschi vanno incontro alle prime sorprese in Sardegna: una volta assorbito l’effetto sorpresa, non tutti assistono passivamente all’occupazione. Un personaggio chiave preposto al raccordo con il Comando Terrestre , riesce ad allertare telefonicamente il comando delle batterie costiere, mentre altri sfuggiti alla morsa nella base  riescono nell’intento di chiamare a raccolta e, contrariamente alle disposizioni ricevute, motivare il proprio personale alla resistenza, creando quindi solide basi per la reazione armata. Difatti, nel tentativo tedesco di allargare la testa di ponte, si registrano le prime manifestazioni spontanee di reazione da parte di singoli/ gruppi isolati contro nuclei di tedeschi che si avvicinano ai vari presidi intimando la resa[7], ingaggio col fuoco di motozattere in avvicinamento a qualche sito. In breve, un insieme appena formato di combattenti improvvisati, composto da Marinai-Soldati-Carabinieri, ingaggia una lotta con unità organiche indurite in Africa Settentrionale e Forze Speciali. Nel frattempo, sparsasi la voce di quanto accadeva, molti operai dell’arsenale chiedono di unirsi volontariamente alla lotta per i compiti di staffetta . Dopo gli scontri, l’ammiraglio Comandante concorda una tregua con l’ufficiale di collegamento tedesco, in base alla quale il primo si impegna a “non compiere atti ostili contro le truppe tedesche in transito”, a condizione che la controparte mantenga lo status quo e “non attaccasse ancora”. Nel clima di tensione che si viene a determinare nell’interazione tra la postura degli occupanti e la determinazione dei “resistenti”, i comandanti terrestre e marittimo si sforzano a mantenere gli impegni vietando la messa in opera di atti che possano turbare l’equilibrio appena raggiunto. Ma questi sforzi sono vanificati dal contesto effervescente, in cui ha inizio la fase organizzata: pur isolati dal resto[8], e senza poter contare su aiuti dalle Forze in Sardegna che seguivano al rallentatore e a debita distanza quelle tedesche, i ”resistenti[9]” consolidano le posizioni con vari apprestamenti difensivi , anche artigianali, per prevenire ulteriori colpi di mano in zone critiche e riescono anche a impossessarsi di apparato radio, strumentale al comando, controllo e coordinamento delle azioni di resistenza. A partire dal giorno 11, in cui inizia il transito verso la Corsica, i tedeschi, adducendo motivi operativi[10] alzano la posta avanzando richieste esorbitanti come la cessione di diverse batterie dell’arcipelago, situate in punti nevralgici, sostituzione del personale italiano con loro operatori con tanto di minaccia di uso della forza e ultimatum al giorno successivo. Il ripetersi di queste forzature costituisce una  prova evidente della fragilità degli accordi  che una parte cerca di forzare.  Nell’isola intanto, una accurata regia e sinergia tra le forze disponibili porta alla stesura di un piano d’azione volto alla riconquista del territorio. Alla risposta negativa del Comando delle FA, nonostante qualche ulteriore concessione[11],  la reazione tedesca si manifesta questa volta sotto forma di tenuta in stato di sequestro dei due Ufficiali ammiragli della sede. Di fatto, dopo la prima aggressione, la vicenda assume in quel momento una brusca fase escalatoria  che la colloca, per livelli di intensità di fuoco, in un mix   di guerra e guerriglia urbana. Nel frattempo il generale Basso viene sollecitato con l’Ordine 5V a dare attuazione alla Memoria 44 e dunque di attaccare i tedeschi[12]. Richieste in tal senso sono avanzate dal fronte Corso, in cui sono iniziati i combattimenti e presi accordi con la Resistenza locale. Quell’atto si materializza il 13, ma dal basso, in un clima di eccitazione e rabbia montante contro l’occupazione che si intende respingere, innescano una miscela in cui una causa occasionale, deflagra con una lotta senza quartiere allorquando i tedeschi cercano di impadronirsi di una motozattera italiana, cui fa seguito uno cambio di artiglierie tra batterie italiane e tedesche. Secondo il piano predisposto in precedenza entrano in scena le varie colonne di soldati e marinai con operai che, rinforzate dai Carabinieri della base, avanzano con direttrice di marcia verso il centro della città per riconquistare il proprio territorio. Nella foga dell’assalto finale volto al  recupero dei punti chiave della piazza e alla liberazione de prigionieri,  trova la morte il Capitano di Vascello Carlo Avegno, MOVM alla memoria. assurto a simbolo della resistenza all’occupazione. Sorpresesi dalla rapidità degli spostamenti, che portano alla cattura di circa 240 prigionieri (di cui 150 custoditi dai Carabinieri Marina), gli occupanti chiedono la tregua nel primo pomeriggio. Nel frattempo, mentre si raggiunge quindi un ulteriore e definitivo accordo[13], si contano 28 caduti connazionali e 12 tedeschi. Il Problema delle forze tedesche si presenta a questo punto in Corsica: trasferirlo ad altri non comporta tuttavia il passaggio di responsabilità

                 La lettura delle opere delle fonti citate, mette in risalto alcune peculiarità degne di rilievo: 1) una mobilitazione spontanea, interforze e con l’innesto degli “arsenalotti”, civile-militare, secondo un modello che organizzato e strutturato politicamente e militarmente troverà applicazione nel Movimento della Resistenza, 2)  l’assenza di episodi di violenza gratuita da ambo i lati e 3) la concessione di un numero ragguardevole di Medaglie al Valore Militare (1 MOVM come detto, 2 MAVM, 15 MBVM, 33 CGVM) . La Maddalena è dunque il contesto in cui nella reazione di riscatto si gioca anche l’importante partita dell’identità e del coraggio delle scelte di campo in un momento di disperato bisogno di esempio, dopo il passaggio degli uomini della Nembo al campo tedesco. In questo frangente  troverà la morte il T.COL MOVM Alberto Bechi Luserna. Una certa corrente di pensiero elitaria ha avanzato la tesi della Morte dello Stato. Ebbene, col dovuto rispetto esprimo il mio dissenso. A fronte di una ghirlanda di episodi spontanei a macchia d’olio nella penisola e nei vari teatri , è il caso di parlare di morte di un tipo di Stato, giacchè quei combattenti e quei caduti, cui dobbiamo la nostra riconoscenza, ci conducono col loro Valore Militare a ben altro Stato.

 

Note

[1] Per  si fa riferimento a  un armamento tra i 200-300 carri. Cifre queste che altre fonti hanno ritenuto esagerate , sia per gli effettivi, circa 20.000 unità che per i mezzi, in quanto i dati sulla consistenza delle forze trasferite in Corsica indicano 62 carri armati, 37 cannoni semoventi, 23 veicoli trasporto truppe. Francesco Mattesini, Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Anno VII Sett. 1993.pag 110.

2  Citato R. Zangrande  pag. 468

3 Di stanza nel centro della Sardegna risultante dalla riconfigurazione delle forze dell’ex Afrika Korps I Tedeschi hanno dato sempre prova di abilità di generare forze e comandi

 4 Nel quadro dell’occupazione tedesca dell’Italia, Daniele Sanna (a cura di), La Sardegna e la Guerra di Liberazione  Franco Angeli, Milano  2018, pag 20

5 Quest’ultimo data è stato reperito da una ricerca del Prof Alberto Monteverde. Detta unità fu inviata nell’arcipelago in vista dell’esfiltrazione dell’ex Capo del Governo. Cosa verosimilmente a conoscenza dell’intelligence nazionale, pe relazione al tempestivo Trasferimento nella Penisola del Duce

6   In caso di opposizione alla richiesta di consegna delle armi, l’obiettivo  prescelto viene circondato e presidiato, Giovanna Sotgiu, Settembre 1943 alla Maddalena, Paolo Sorba Editore, La Maddalena 2013, pag. 39-53

7   Ruggero Zangrande  riporta anche un tentativo di conquista dell’isola di Caprera respinto da una compagnia disposta in formazione di combattimento, citato 1943: 25luglio-8 settembre. Pag596

8 Le unità delle FNB erano attaccate  in quel momento  dai bombardieri tedeschi; La  documentazione consultata non contiene riferimenti a comunicazioni da parte di Super Marina agli altri SM/Comandi territoriali sul casus belli dell’attacco alle unità navali. Due corvette e un sommergibile verranno richiamati verso sorgitori al Nord 

9. Ho usato intenzionalmente questo termine, giacchè, per assurdo, si dovrebbe parlare di “insubordinati”, in relazione all’ordine di non reagire.

10 Possibili sbarchi Alleati non più contrastabili dagli italiani. In zona risulta presente un battello Britannico , Sportsman che contribuirà al recupero di naufraghi del Da Noli e Vivaldi. Vedi  Francesco Mattesini Bollettino Archivio VII -Sett 93 dello USMM . Sarebbe interessante avere dati sulla sua missione e relativo rapporto

11  Salvatore  Sanna, citato la Piazzaforte di latta , pag. 67-70. Esito di un’ulteriore trattativa.

12 Col transito in Corsica , ‘unità tedesca sbilancerà la situazione in Corsica, e trasferita nel Continente , rafforzerà l’ordine di Battaglia tedesco, che gli Alleati volevano evitare.

13 In sostanza, Scambio prigionieri catturati con armi e materiali  (250 tedeschi) , ripristino servizi di guardia , ripristino dell’ esercizio del  comando italiano  (Citato S. Sanna , La piazzaforte di latta, Relazione Cronologica MariSardegna , doc 1.2 , pag 61

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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