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venerdì 4 dicembre 2015

Alcune Riflessioni sulla Russia e la sua Cultura

UNA FINESTRA SUL MONDO

di Federico Salvati*

(nota stesa in occasione di uno stage in Russia, a Mosca, )
(novembre 2015)
la Russia è un grande paese. Parlarne in maniera unitaria è sempre molto pericoloso. Si rischia di generalizzare e di cadere nei luoghi comuni (soprattutto quando la si guarda con gli occhi delle cultura occidentale).
Ci sono però dei trend, che possono essere individuati nella sua cultura, i quali dovrebbero essere tenuti presenti quando si parla di questo paese e senza i cui si rischia di proporre al pubblico analisi fallaci parziali.

La globalizzazione e la cultura russa

Il paese dispone sicuramente di una cultura forte e profonda. L'identità russa è vissuta giorno dopo giorno dai cittadini di questo paese con consapevolezza (con le dovute eccezioni: ES. vedi Caucaso). Nonostante ciò la cultura russa è dotata di una capacità recettiva al livello culturale che impressiona anche i più scettici. La cultura occidentale è sempre stata monolitica e caratterizzata da un forte legame tra i significati sociali e i soggetti. L'era post-moderna, tuttavia, ha allentato questo legame creando una situazione di confusione tra la popolazione occidentale che a causa di ciò affronta una profonda crisi a vari livelli. La Russia invece ha sempre avuto una cultura più fluida, meno impregnata di significati profondi. Il carattere mutevole della cultura russa ha permesso a questo paese di entrare con successo nella globalizzazione ricevendo attivamente gli in-put provenienti dall'occidente in conseguenza alla caduta delle URSS. Oggi potrebbe essere strano per qualcuno vedere Mars e Coca cola sugli scaffali dei supermercati di Mosca e San Pietroburgo ma la realtà è che la Russia è un paese che è riuscito a entrare con successo nella globalizzazione, riempiendo il GAP culturale con i propri partner che invece, paesi come Giappone e Cina, faticano ancora a riempire.

Delusione e rabbia

alla caduta dell'Unione Sovietica molti erano gli entusiasti in merito agli avvenimenti in corso. Coloro i quali erano stati delusi dall'utopia comunista vedevano nella democrazia occidentale e nel libero mercato la speranza per uno sviluppo più umano e un benessere più diffuso. Tali speranze sono state deluse pesantemente. C'era un detto tra le persone durante l'inizio degli anni 90: “tutto quello che ci avevano deto sul omunismo era falso ma tutto quello che ci avevano detto sul capitalismo era vera”.
L'occidente (e soprattutto Washinton) negli ultimi 20 anni ha trattato Mosca più come un Jonior partner che come un alleato. Invece di cooptare la nazione in un framework comune si è cercato di dominare e controllare la nazione.
Oggi quando si parla delle relazioni occidentali in Russi, speso si fa riferimento a Shakashvili e a come la sua fiducia nell'occidente lo abbia portato alla rovina. L'Europa e gli stati uniti sono visti come inaffidabili ed egoisti;. dei rivali pronti a infrangere i propri impegni nel caso da ciò si possa trarre dei vantaggi. Da questo risentimento, la cultura russa ha fatto nascere diffidenza e isolamento. È molto diffusa nell'opinione pubblica russa l'idea che il paese “basti per se stesso” e che l'alleanza con i propri vicini (soprattutto l'Europa) sia un sintomo di debolezza. Le promesse fatte dagli altri appaiono al cittadino russo come bugie e inganni di cui bisogno diffidare. Il vero fallimento dell'occidente in un certo senso non è la debolezza nella risposta alla crisi moderna ma l'incapacità di attirare la russai verso un progetto e un obiettivo comune.

Il comunismo

Il comunismo spesso è affiancato a quella che è l'esperienza nel nazzifascismo in Europa. Per quanto però i due ragimi hanno commesso atrocità indicibili essi hanno scatenato una reazione diversa al livello culturale all'interno delle rispettive popolazione. L'Europa ha condotto nei confronti delle sue esperienze totalitarie una vera e propria damnatio memoriae. Ogni riferimento o accenno che si fa in merito, provoca sconforto al livello emotivo nella gente e i temi devono essere trattati con somma attenzione. Il comunismo in Russia invece ha lasciato un segno più evidente all'interno della cultura nazionale. Il popolo vede i 70 anni di regime bolscevico come parte della propria storia e non come un cancro da rigettare. Invece di un errore, il russo medio pensa il comunismo come una fase di transizione, uno stadio che è stato percorso dalla società nel XX secolo come lo sono stati il terrore francese o la rivoluzione inglese per l'Europa in tempi anteriori. Il mausoleo di Lenin e le stelle rosse de Cremlino non sono quindi da guardare come l'indefessa resistenza dell'ideologia comunista al capitalismo. Al contrario essi sono simboli della storia della Russia e il patrimonio culturale della nazione e del suo popolo.

La Volontà di Potenza

La Russia è e sempre sarà Uno dei punti centrali della geopolitica e della storia mondiale. La nazione è geograficamente troppo estesa e troppo ben collocata nello scacchiere internazionale per avere un significato secondario nella politica internazionale.
Ogni politica di forza nei confronti della Russia sarà sempre destinata a fallire. Più pressioni si metteranno contro Mosca e più questa reagirà in modo imprevedibile e violento. La Russia vuole giocare secondo le proprie regole e difficilmente ciò cambierà in futuro.
La maniera più efficiente per relazionarsi con questo paese non è il dominio ma la reciprocità nei rapporti.
È mia personale opinione che non ci potrà mai essere un progetto di Europa comune che venga portato avanti con successo senza la Russia a farne parte. Con ciò non voglio affermare che la Russia sia parte del continente europeo ma piuttosto che il continente europeo non può fare a meno della Russi

* Dottore Magistrale in Scienze Politiche

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