UNA FINESTRA SUL MONDO
di Federico Salvati*
(novembre 2015)
la Russia è un grande paese. Parlarne in maniera
unitaria è sempre molto pericoloso. Si rischia di generalizzare e di cadere nei
luoghi comuni (soprattutto quando la si guarda con gli occhi delle cultura
occidentale).
Ci sono però dei trend, che possono essere
individuati nella sua cultura, i quali dovrebbero essere tenuti presenti quando
si parla di questo paese e senza i cui si rischia di proporre al pubblico
analisi fallaci parziali.
La globalizzazione e la cultura russa
Il paese dispone sicuramente di una cultura forte
e profonda. L'identità russa è vissuta giorno dopo giorno dai cittadini di
questo paese con consapevolezza (con le dovute eccezioni: ES. vedi Caucaso).
Nonostante ciò la cultura russa è dotata di una capacità recettiva al livello
culturale che impressiona anche i più scettici. La cultura occidentale è sempre
stata monolitica e caratterizzata da un forte legame tra i significati sociali
e i soggetti. L'era post-moderna, tuttavia, ha allentato questo legame creando
una situazione di confusione tra la popolazione occidentale che a causa di ciò
affronta una profonda crisi a vari livelli. La Russia invece ha sempre avuto
una cultura più fluida, meno impregnata di significati profondi. Il carattere
mutevole della cultura russa ha permesso a questo paese di entrare con successo
nella globalizzazione ricevendo attivamente gli in-put provenienti
dall'occidente in conseguenza alla caduta delle URSS. Oggi potrebbe essere
strano per qualcuno vedere Mars e Coca cola sugli scaffali dei supermercati di
Mosca e San Pietroburgo ma la realtà è che la Russia è un paese che è riuscito
a entrare con successo nella globalizzazione, riempiendo il GAP culturale con i
propri partner che invece, paesi come Giappone e Cina, faticano ancora a
riempire.
Delusione e rabbia
alla caduta dell'Unione Sovietica molti erano gli
entusiasti in merito agli avvenimenti in corso. Coloro i quali erano stati
delusi dall'utopia comunista vedevano nella democrazia occidentale e nel libero
mercato la speranza per uno sviluppo più umano e un benessere più diffuso. Tali
speranze sono state deluse pesantemente. C'era un detto tra le persone durante
l'inizio degli anni 90: “tutto quello che ci avevano deto sul omunismo era
falso ma tutto quello che ci avevano detto sul capitalismo era vera”.
L'occidente (e soprattutto Washinton) negli ultimi
20 anni ha trattato Mosca più come un Jonior partner che come un alleato.
Invece di cooptare la nazione in un framework comune si è cercato di dominare e
controllare la nazione.
Oggi quando si parla delle relazioni occidentali
in Russi, speso si fa riferimento a Shakashvili e a come la sua fiducia
nell'occidente lo abbia portato alla rovina. L'Europa e gli stati uniti sono
visti come inaffidabili ed egoisti;. dei rivali pronti a infrangere i propri
impegni nel caso da ciò si possa trarre dei vantaggi. Da questo risentimento,
la cultura russa ha fatto nascere diffidenza e isolamento. È molto diffusa
nell'opinione pubblica russa l'idea che il paese “basti per se stesso” e che
l'alleanza con i propri vicini (soprattutto l'Europa) sia un sintomo di
debolezza. Le promesse fatte dagli altri appaiono al cittadino russo come bugie
e inganni di cui bisogno diffidare. Il vero fallimento dell'occidente in un
certo senso non è la debolezza nella risposta alla crisi moderna ma
l'incapacità di attirare la russai verso un progetto e un obiettivo comune.
Il comunismo
Il comunismo spesso è affiancato a quella che è
l'esperienza nel nazzifascismo in Europa. Per quanto però i due ragimi hanno
commesso atrocità indicibili essi hanno scatenato una reazione diversa al
livello culturale all'interno delle rispettive popolazione. L'Europa ha condotto
nei confronti delle sue esperienze totalitarie una vera e propria damnatio
memoriae. Ogni riferimento o accenno che si fa in merito, provoca sconforto al
livello emotivo nella gente e i temi devono essere trattati con somma
attenzione. Il comunismo in Russia invece ha lasciato un segno più evidente
all'interno della cultura nazionale. Il popolo vede i 70 anni di regime
bolscevico come parte della propria storia e non come un cancro da rigettare.
Invece di un errore, il russo medio pensa il comunismo come una fase di
transizione, uno stadio che è stato percorso dalla società nel XX secolo come
lo sono stati il terrore francese o la rivoluzione inglese per l'Europa in
tempi anteriori. Il mausoleo di Lenin e le stelle rosse de Cremlino non sono
quindi da guardare come l'indefessa resistenza dell'ideologia comunista al
capitalismo. Al contrario essi sono simboli della storia della Russia e il
patrimonio culturale della nazione e del suo popolo.
La Volontà di Potenza
La Russia è e sempre sarà Uno dei punti centrali
della geopolitica e della storia mondiale. La nazione è geograficamente troppo
estesa e troppo ben collocata nello scacchiere internazionale per avere un
significato secondario nella politica internazionale.
Ogni politica di forza nei confronti della Russia
sarà sempre destinata a fallire. Più pressioni si metteranno contro Mosca e più
questa reagirà in modo imprevedibile e violento. La Russia vuole giocare
secondo le proprie regole e difficilmente ciò cambierà in futuro.
La maniera più efficiente per relazionarsi con
questo paese non è il dominio ma la reciprocità nei rapporti.
È mia
personale opinione che non ci potrà mai essere un progetto di Europa comune che
venga portato avanti con successo senza la Russia a farne parte. Con ciò non
voglio affermare che la Russia sia parte del continente europeo ma piuttosto
che il continente europeo non può fare a meno della Russi
* Dottore Magistrale in Scienze Politiche
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