APPROFONDIMENTI
Prima di analizzare gli aspetti riguardanti il
secondo fronte, ovvero la guerra partigiana condotta nel Nord Italia, occorre
fare una riflessione su come
E’ fondamentale questo passaggio per capire come mai
i tedeschi in generale, ed i nazisti in particolare, si crearono così tanti
nemici non in divisa, in tutti i paesi che occuparono e comprender e perchè non
riuscirono, nonostante i vari governi collaborazionisti, a neutralizzare o
ridurre al minimo i fenomeni di ribellione, fenomeni che sempre is manifestano
quando di attua un regime di occupazione militare di territori di Stati
militarmente sconfitti in battaglia o in guerra. E’ un aspetto che riserva
molte sorprese ed è poco studiato.[2]
Qui si può fare solo un accenno ai rapporti tra gli occupanti tedeschi, le
popolazioni occupate, i movimenti di resistenza ed i collaborazionisti. Mentre,
ad oltre 60 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, vi è una vasta
produzione scientifico-letteraria sugli eventi della guerra di liberazione, che
hanno studiato a fondo gli aspetti della lotta partigiana, lo sfruttamento, le
atrocità, le violenze, i soprusi che hanno punteggiato la occupazione sia
nazista che giapponese, e le vicende connesse con l’attività parallela dei
collaborazionisti, poco o nulla è stato approfondito 3 studiato su come era
organizzata l’attività repressiva germanica, quale evoluzione ha avuto nel
corso della guerra, anche frutto delle esperienze acquisite sul campo, quale
funzione avessero al suo interno le violenze, le rappresaglie, le atrocità, che
necessariamente non erano fine a se stesse, almeno in linea di principio.
E’ evidente che non può essere accettato il semplice
fatto che i Tedeschi adottassero questi sistemi di violenza, ricorrendo ad ogni
sorta di crudeltà verso le popolazioni occupate e sostanzialmente inermi, non
solo in Italia ma in tutta Europa compresa
Questa
percezione è da respingere perché non è ipotizzabile pensare all’apparato
poliziesco- repressivo germanico-nazista come semplicemente una formidabile
macchina di violenza ed atrocità, a cui si contrappone in modo statico e,
spesso nelle rievocazioni degli ultimi decenni, apologetico apparato
partigiano, tutto virtù ed idealità, teso alla vittoria del bene sul male.
Questo approccio sottovaluta e sottostima la capacità reattiva, di elaborazione
dottrinale, di evoluzione dell’impiego delle forze, e, in sintesi, della
capacità innovativa della lotta antipartigiana nazista. Perché se si accetta
questo ne discende , in definitiva, che tutti i movimenti partigiani siano
sottostimati e, in pratica, li si denigri nella sostanza, non riconoscendone i
meriti.
E’ necessario, quindi, riproporre un quadro dinamico
e e dialettico della azione condotta dai protagonisti della Guerra di
Liberazione, soprattutto quelli che hanno dato vita al movimento partigiano,
che noi consideriamo come Secondo Fronte. Questo anche al fine di sottolineare,
ancora una volta, che il movimento partigiano non è stato condotto da una sola
parte ma da tutte quelle componenti, politiche e non politiche della nostra società
che non accettavano imposizioni, violenze e quant’altro i Tedeschi imponevano.
Ed ancor più per sottolineare con maggiore energia
le varie categorie di lacerazioni che l’occupazione tedesca ha prodotto, e
quale portata politico-sociale, economica, religiosa abbiano avuto i successi
del movimento partigiano.
Questo approccio, di studiare l’azione tedesca in
regime di occupazione, può aiutare ancor di più a comprendere come nella
mentalità, nelle scelte, nella essenza della ideologia nazista, si può trovare
la impossibilità di avere un qualsivoglia rapporto positivo ed ottimale con le
popolazioni occupate. E, conseguentemente, trarre le conseguenze del caso in
termini di adesione, di consenso e di aiuto da parte delle popolazioni al
movimento di partigiano, al distacco e all’allontanamento dalle proposte
germaniche e collaborazionistiche e, in termini più ampi, per alcuni di
apologia, di rimpianto, e di negazionismo più o meno esteso.
[1] Molti esempi possono
essere fatti in questa materia, riandando indietro nel tempo. Basti ricordare
la guerriglia condotta dagli Spagnoli contro le truppe Napoleoniche, che
praticamente furono messe in condizione di non poter controllare appieno il
territorio per lunghi periodi. Questa esperienza diede vita poi a teorizzazioni
anche di alto livello. Si può citare il celebre volume di Giuseppe Mazzini “
[3]
Politi A., Le dottrine tedesche di
controguerriglia 1936-1944, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore
dell’Esercito, Ufficio Storico, 1991
[4] Il
testo della esercitazione “Besprechung
der prufungsarbeit fue Major-Anwarte. (Mai 1936) in Polizeiverwendung.(Von
Polzeioffizierschule aufgestellt.) Aufgabe: Postdam-Groben
(Luftschtz-Polzeikampf) è riportato in Politi A., Le dottrine tedesche di controguerriglia 1936-1944, cit, pag. 196-225.
[5] Per
la consistenza e la specifica di questa esercitazione ed i suoi contenuti si
rimand ala citato volume di Politi, dalla pag.
[6]
Politi A., Le dottrine tedesche di
controguerriglia 1936-1944, cit., pag.10
[7]
“Merkblatt fur die Ausbildung der geschlossenen Polizeienheiten im Polizeikampf
herausgegeben vom Chef der Ordungspolizei
[8] Nato
il 27 settembre 1936 era l’organo cui faceva capo tutto il ramificato ed esteso
apparato di polizia della Germania Nazista, posto sotto l’autorità del
Reichfuhrer-SS H. Himmler
[9] SD
Sicherheits Dienst. Servizio di Sicurezza. Era diviso in servizio interno, con compiti di scoperta e soppressione
delle opposizioni politiche, e servizio esterno, spionaggio e controspionaggio.
Era in concorrenza con l’Abwehr, diretto dall’ammiraglio Canaris, che era il
servisio di spionaggio e controspionaggio della Wehrmacht.
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