DIBATTITI
Massimo Coltrinari
Non possibile eliminare una parte significativa della popolazione ( sia essa presente o immigrata, o di passaggio) senza tener conto delle reazioni dell’altra restante parte della popolazione stessa. Se non vi sono troppi oppositori, si può dar luogo alla eliminazione o allo stesso sterminio di massa. E’ ciò che è accaduto in Germania dal 1933 al 1945 per gli Ebrei, i Malati, Gli Zingari, gli Omosessuali, i considerati “diversi” in genere. Ma anche è accaduto in Ruanda con gli Hutu, a cui è stato concesso di essere o vittime o esecutori e i Tutsi, ove gli Hutu moderati sono stati uccisi come i Tutsi. Per arrivare a questo occorre avviare un processo di disumanizzazione delle vittime individuate, che si manifesta in sette fasi.
Prima fase: la definizione. E’ il fenomeno del capro espiatorio, con il binomio “Noi” –“Gli altri
Terza fase: la designazione. E’ la fase in cui la popolazione “sana” prende atto, capisce chi è il diverso, fenomeno che deve essere su larga scala;
L’attualità di questa ricerca è
evidente: l’extra comunitario o l’emigrato oggi in Italia è considerato
“diverso”. La ricerca potrebbe individuare in quale fase del processo di
disumanizzazione siamo: sicuramente la prima fase è stata completata; si
oscilla tra la seconda e la terza.
Sotto il profilo storico, come base di ricerca si può dire che in ogni tempo ed in ogni Paese questo processo è stato attuato nelle sue prime sei fasi. Solo in Germania (1933-45) è stato attuato nelle sue sette fasi.
Bibliografia: Jean-Nichel Lecomte, La Storia dell’Olocausto, Roma, Sapere
2000 Edizioni Multimediali, 2002, AA, AA, Spostamenti
di popolazione e deportazione in Europa, Bologna, 1987.
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