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giovedì 24 ottobre 2019

Il Valor Militare nella Provincia di Asti I Parte


CONVEGNO
“Morte, minacci? Me non vedrai tremante”
I Caduti al Valor Militare di Asti e Provincia

Sessione Seconda
I Caduti al Valor Militare di Asti e Provincia)

a Cura del Presidente della Federazione

In precedenza è stato detto che, al momento, sono stati recuperati i nominativi di 136 “Caduti al Valore Militare” nati ad Asti e in quella che oggi è la sua Provincia (come già fatto prima, da qui in poi complessivamente chiamati astigiani).

Adesso è venuto il momento di tentare di estrapolare, da tale elenco, tutte quelle informazioni atte a inquadrarli al meglio nel contesto di quella che fu la Grande Guerra.

Se è stato importante risalire a quale decorazione al Valore meritarono, altrettanto rilevante, se non di più, è stato individuare quali furono il teatro di guerra e il periodo in cui ognuna fu meritata.

Questa contestualizzazione è stata realizzata per ogni Caduto al Valor Militare astigiano ma, oggi, per ovvie ragioni di tempo, non potremo spingerci così nel particolare.

Tuttavia, prima di dedicarci ai Caduti al Valor Militare astigiani, occorre fornire alcuni elementi su scala nazionale, compresi quelli riguardanti le decorazioni al Valor Militare concesse nel corso del primo conflitto mondiale.

L’Italia, nel corso della Grande Guerra, chiamò alle armi un totale di 5 milioni 615 mila uomini. Si pensi che, nel primo giorno di guerra, il fatidico 24 maggio 1915, ne aveva alle armi pressappoco solamente 248 mila.

720 mila furono dispensati ed esonerati per le imprescindibili esigenze della produzione agricola, industriale e bellica nonché per il funzionamento dei pubblici servizi.

Il totale delle vittime militari italiane (morti + dispersi) ammonta all’abnorme cifra di circa 780 mila unità, delle quali: 406 mila per cause belliche; 274 mila per malattie; 100 mila nei campi di prigionia stranieri.

I feriti furono molto più delle vittime: circa 1 milione.

Gli invalidi, a seguito di ferite o di malattie, furono pressappoco 463 mila.

Quindi, la somma dei militari italiani morti, dispersi, feriti e invalidi raggiunge la stratosferica cifra di circa 2 milioni 243 mila unità.

Per quanto concerne le decorazioni al Valor Militare della Grande guerra:

-      ne furono concesse: 978 decorazioni dell'Ordine Militare di Savoia; 362 MOVM; 38 mila 355 MAVM; 59 mila 399 MBVM; 28 mila 356 CGVM. Per un totale di 126 mila 472 fra medaglie e croci.

-      a seconda dei gradi furono così ripartite: ufficiali 34,7 %; sottufficiali e truppa 65,3 %. L’Esercito, per ovvi motivi, ne ebbe la stragrande maggioranza: 800 decorazioni dell'Ordine Militare di Savoia e 122 mila 604 fra Medaglie e Croci al Valor Militare.

-      a seconda delle principali armi si ripartirono così: Fanteria 82 mila 507 (65,24 %); Alpini 10 mila 706 (8,47 %); Armi speciali 27 mila 181 (21,49 %); Servizi 3 mila 138 (2,48 %); Marina 2 mila 940 (2,32 %).

Considerando il numero di decorazioni ottenute in media da ogni 100 uomini ripartiti, per nascita, fra Italia del Nord, del Centro, del Mezzogiorno e delle Isole è significativo osservare come gli atti di Valor Militare furono appannaggio degli Italiani in quanto tali e non per appartenenza ad una zona piuttosto che un’altra. Infatti:

Italia settentrionale: 2,65
Italia meridionale: 2,47
Italia centrale: 2,33
Italia insulare: 2,56

Un piccolo inciso: anche i civili “andarono” alla guerra, infatti ne morirono, per cause belliche sia dirette sia indirette, una parimenti tremenda quantità, stimabile fra i 500 mila e 1 milione. Fra le cause indirette le principali, agenti spesso in sinergia, furono le malattie (fra cui la febbre “spagnola”) e la malnutrizione.



Esaminando i 136 “Caduti al Valore” astigiani si è rilevato che:

-      quattro sono le Medaglie d’Oro (Maggiore Generale Francesco Berardi – Comandante Brigata Forlì – DUSINO SAN MICHELE; Cap. Ettore Laiolo – 4° Regg. Genova Cavalleria – VINCHIO; Maggiore Generale Carlo Montanari – Comandante Brigata Forlì – MONCALVO; Tenente colonnello Luigi Piglione – 2° Regg. Alpini - CORSIONE).

·       89 quelle d’Argento;

·       40 quelle di Bronzo;

-      ben 11 caduti al Valor Militare Astigiani meritarono precedentemente un'altra Medaglia al Valore e due raggiunsero le tre;

-      a nessuno dei “Caduti al Valor Militare” astigiani fu attribuita la Croce di Guerra al Valor Militare (CGVM), istituita sì nel dopoguerra, precisamente il 7 gennaio 1922, ma comunque attribuita per atti eroici a molti, va detto non moltissimi, soldati italiani della Grande Guerra. Molto probabilmente perché detta Croce fu ritenuta premio troppo esiguo per il militare che periva a causa dell’atto di valore. Se tale ipotesi è vera, si può ulteriormente ipotizzare che ciò avvenne anche su scala nazionale;

-      gli ufficiali astigiani Caduti al Valor Militare furono 50 (9 superiori – 41 inferiori) mentre fra truppa e sottufficiali se ne contarono 83. Quindi, rispetto al totale di 136 caduti al valore, il 37% è fra gli ufficiali il 63% fra sottufficiali e truppa. Un dato perfettamente aderente alle analoghe percentuali a livello nazionale, già dette in precedenze (ufficiali 34,7%; sottufficiali e truppa 65,3%). Anche qui l’esercito, sempre per ovvi motivi, fu protagonista.

Adesso un dato in controtendenza con quello su base nazionale. Per poterlo evidenziare occorre ripetere dati già forniti in precedenza: “Fra le principali armi le 126 mila 472 decorazioni al Valore così si ripartirono: Fanteria 82.507 (65,24 %); Alpini 10.706 (8,47 %); Armi speciali 27.181 (21,49 %); Servizi 3.138 (2,48 %); Marina 2.940 (2,32 %)”.

Se, anche per i 136 Caduti al Valore astigiani, le decorazioni al Valor Militare furono prerogativa praticamente esclusiva di fanti e penne nere (ricordiamo che gli alpini sono una specialità dell’Arma di Fanteria): il 54 % andò ai fanti (contro il 65,24% nazionale), mentre ben il 41% fu appannaggio degli alpini (contro il 8,47 % a livello nazionale).



Un motivo in più, se ce ne fosse bisogno, per onorare chi con la fiera aquila sul cappello si sacrificò nella Grande Guerra , ma portò anche, durante l’alluvione astigiana del 1994, soccorso e conforto alle popolazioni colpite.

Altresì importante è non dimenticare, fra i caduti al Valor militare astigiani: due marinai; un carabiniere e un finanziere.

A questo punto un confronto interessante: quello relativo all’età media dei soldati italiani per ogni anno di guerra e dell’età media dei Caduti al Valor Militare astigiani per ogni anno di guerra.

Ebbene, i due dati sono omogenei.


Età media dei soldati italiani
Età media dei caduti al Valor Militare astigiani
1915
24 anni e 4 mesi
27 anni
1916
25 anni
28,5 anni
1917
25 anni e 8 mesi
25,8 anni
1918
25 anni
24,9 anni

Perché per il 1918, sia l’età media dei soldati italiani sia l’età media dei Caduti al Valor Militare astigiani diminuisce e anche di molto?

In entrambi i casi per i cosiddetti “ragazzi del ‘99”. Infatti, fra i Caduti al Valor Militare astigiani del 1918 si contano ben sette ragazzi del 99 che, cosa ben nota, ebbero il loro battesimo di guerra nel 1918. Inoltre, quattro ragazzi d’età compresa fra i 21 e i 22 anni.

Undici giovanissime vite spezzate. Ciò testimonia che quello che talvolta si sente dire, ovverosia che le ultime classi chiamate in guerra furono destinate alle seconde linee oppure non si affrancarono mai dai corsi d’istruzione, è falso!

Per inciso, su scala nazionale, furono undici le MOVM attribuite a ragazzi del 99.

Va rimarcato che i ragazzi del ’99 furono protagonisti di tre battaglie molto importanti per le nostre armi perché tutte vinte. Le cosiddette “d’arresto” (novembre 1917); del “solstizio”, (giugno del 1918); di “Vittorio Veneto”, (ottobre-novembre 1918) che spiegò le ali alla Vittoria Italiana.

Altro che pivelli tremebondi. Furono uomini che attaccarono fianco a fianco dei veterani se non, addirittura, li superarono.

Adesso vi porteremo sul terreno, nelle trincee, nel fango, di quelle che furono le tre battaglie ove si contò il maggiornumero di Caduti al Valor Militare astigiani.

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