CONVEGNO
“Morte, minacci? Me
non vedrai tremante”
I Caduti al Valor
Militare di Asti e Provincia
Sessione Seconda
I Caduti al Valor
Militare di Asti e Provincia)
a Cura del Presidente della Federazione
In precedenza è stato detto che, al momento, sono
stati recuperati i nominativi di 136 “Caduti al Valore Militare” nati ad Asti e
in quella che oggi è la sua Provincia (come già fatto prima, da qui in poi
complessivamente chiamati astigiani).
Adesso è venuto il momento di tentare di estrapolare,
da tale elenco, tutte quelle informazioni atte a inquadrarli al meglio nel
contesto di quella che fu la Grande Guerra.
Se è stato importante risalire a quale decorazione
al Valore meritarono, altrettanto rilevante, se non di più, è stato individuare
quali furono il teatro di guerra e il periodo in cui ognuna fu meritata.
Questa contestualizzazione è stata realizzata
per ogni Caduto al Valor Militare astigiano ma, oggi, per ovvie ragioni di
tempo, non potremo spingerci così nel particolare.
Tuttavia, prima di dedicarci ai Caduti al Valor
Militare astigiani, occorre fornire alcuni elementi su scala nazionale, compresi
quelli riguardanti le decorazioni al Valor Militare concesse nel corso del
primo conflitto mondiale.
L’Italia, nel corso della Grande Guerra, chiamò
alle armi un totale di 5 milioni 615 mila uomini. Si pensi che, nel primo
giorno di guerra, il fatidico 24 maggio 1915, ne aveva alle armi pressappoco
solamente 248 mila.
720 mila furono dispensati ed esonerati per le
imprescindibili esigenze della produzione agricola, industriale e bellica
nonché per il funzionamento dei pubblici servizi.
Il totale delle
vittime militari italiane (morti + dispersi) ammonta all’abnorme cifra di circa
780 mila unità, delle quali: 406 mila per cause belliche; 274 mila per
malattie; 100 mila nei campi di prigionia stranieri.
I feriti furono molto
più delle vittime: circa 1 milione.
Gli invalidi, a
seguito di ferite o di malattie, furono pressappoco 463 mila.
Quindi, la somma dei
militari italiani morti, dispersi, feriti e invalidi raggiunge la stratosferica
cifra di circa 2 milioni 243 mila unità.
Per quanto concerne le decorazioni al Valor
Militare della Grande guerra:
- ne furono concesse: 978 decorazioni dell'Ordine Militare di Savoia; 362 MOVM;
38 mila 355 MAVM; 59 mila 399 MBVM; 28 mila 356 CGVM. Per un totale di 126 mila
472 fra medaglie e croci.
- a seconda dei gradi furono così ripartite: ufficiali
34,7 %; sottufficiali e truppa 65,3 %. L’Esercito, per ovvi motivi, ne ebbe la
stragrande maggioranza: 800 decorazioni dell'Ordine Militare di Savoia e 122
mila 604 fra Medaglie e Croci al Valor Militare.
- a seconda delle principali armi si ripartirono così:
Fanteria 82 mila 507 (65,24 %); Alpini 10 mila 706 (8,47 %); Armi speciali 27
mila 181 (21,49 %); Servizi 3 mila 138 (2,48 %); Marina 2 mila 940 (2,32 %).
Considerando il numero di decorazioni ottenute in media da ogni 100
uomini ripartiti, per nascita, fra Italia del Nord, del Centro, del Mezzogiorno
e delle Isole è significativo osservare come gli atti di Valor Militare furono
appannaggio degli Italiani in quanto tali e non per appartenenza ad una zona
piuttosto che un’altra. Infatti:
Italia settentrionale: 2,65
Italia meridionale: 2,47
Italia centrale: 2,33
Italia meridionale: 2,47
Italia centrale: 2,33
Italia insulare: 2,56
Un piccolo inciso: anche i civili “andarono” alla
guerra, infatti ne morirono, per cause
belliche sia dirette sia indirette, una parimenti tremenda quantità, stimabile
fra i 500 mila e 1 milione. Fra le cause indirette le principali, agenti spesso
in sinergia, furono le malattie (fra cui la febbre “spagnola”) e la
malnutrizione.
Esaminando i 136
“Caduti al Valore” astigiani si è rilevato che:
- quattro sono le
Medaglie d’Oro (Maggiore Generale Francesco Berardi – Comandante Brigata Forlì
– DUSINO SAN MICHELE; Cap. Ettore Laiolo – 4° Regg. Genova Cavalleria –
VINCHIO; Maggiore Generale Carlo Montanari – Comandante Brigata Forlì –
MONCALVO; Tenente colonnello Luigi Piglione – 2° Regg. Alpini - CORSIONE).
· 89 quelle d’Argento;
· 40 quelle di Bronzo;
- ben 11 caduti al Valor
Militare Astigiani meritarono precedentemente un'altra Medaglia al Valore e due
raggiunsero le tre;
- a nessuno dei “Caduti
al Valor Militare” astigiani fu attribuita la Croce di Guerra al Valor Militare
(CGVM), istituita sì nel dopoguerra, precisamente il 7 gennaio 1922, ma
comunque attribuita per atti eroici a molti, va detto non moltissimi, soldati italiani
della Grande Guerra. Molto probabilmente perché detta Croce fu ritenuta premio
troppo esiguo per il militare che periva a causa dell’atto di valore. Se tale
ipotesi è vera, si può ulteriormente ipotizzare che ciò avvenne anche su scala
nazionale;
- gli ufficiali astigiani
Caduti al Valor Militare furono 50 (9 superiori – 41 inferiori) mentre fra
truppa e sottufficiali se ne contarono 83. Quindi, rispetto al totale di 136
caduti al valore, il 37% è fra gli ufficiali il 63% fra sottufficiali e truppa.
Un dato perfettamente aderente alle analoghe percentuali a livello nazionale,
già dette in precedenze (ufficiali 34,7%; sottufficiali e
truppa 65,3%). Anche qui l’esercito, sempre per ovvi motivi, fu protagonista.
Adesso un dato in controtendenza con quello su base nazionale. Per
poterlo evidenziare occorre ripetere dati già forniti in precedenza: “Fra le
principali armi le 126 mila 472 decorazioni al Valore così si ripartirono:
Fanteria 82.507 (65,24 %); Alpini 10.706 (8,47 %); Armi speciali 27.181 (21,49
%); Servizi 3.138 (2,48 %); Marina 2.940 (2,32 %)”.
Se, anche per i 136 Caduti al Valore astigiani, le decorazioni al Valor
Militare furono prerogativa praticamente esclusiva di fanti e penne nere
(ricordiamo che gli alpini sono una specialità dell’Arma di Fanteria): il 54 % andò
ai fanti (contro il 65,24% nazionale), mentre ben il 41% fu appannaggio degli
alpini (contro il 8,47 % a livello nazionale).
Un motivo in più, se ce ne fosse bisogno, per onorare chi con la fiera
aquila sul cappello si sacrificò nella Grande Guerra , ma portò anche, durante
l’alluvione astigiana del 1994, soccorso e conforto alle popolazioni colpite.
Altresì importante è non dimenticare, fra i caduti al Valor militare
astigiani: due marinai; un carabiniere e un finanziere.
A questo punto un confronto interessante: quello relativo all’età media
dei soldati italiani per ogni anno di guerra e dell’età media dei Caduti al
Valor Militare astigiani per ogni anno di guerra.
Ebbene, i due dati sono omogenei.
|
Età media dei soldati
italiani
|
Età media dei caduti
al Valor Militare astigiani
|
1915
|
24 anni e 4 mesi
|
27 anni
|
1916
|
25 anni
|
28,5 anni
|
1917
|
25 anni e 8 mesi
|
25,8 anni
|
1918
|
25 anni
|
24,9 anni
|
Perché per il 1918, sia l’età media dei soldati italiani sia l’età media
dei Caduti al Valor Militare astigiani diminuisce e anche di molto?
In entrambi i casi per i cosiddetti “ragazzi del ‘99”. Infatti, fra i
Caduti al Valor Militare astigiani del 1918 si contano ben sette ragazzi del 99
che, cosa ben nota, ebbero il loro battesimo di guerra nel 1918. Inoltre,
quattro ragazzi d’età compresa fra i 21 e i 22 anni.
Undici giovanissime vite spezzate. Ciò testimonia che quello che talvolta
si sente dire, ovverosia che le ultime classi chiamate in guerra furono
destinate alle seconde linee oppure non si affrancarono mai dai corsi
d’istruzione, è falso!
Per inciso, su scala nazionale, furono undici le MOVM attribuite a ragazzi
del 99.
Va rimarcato che i ragazzi del ’99 furono protagonisti di tre battaglie
molto importanti per le nostre armi perché tutte vinte. Le cosiddette “d’arresto”
(novembre 1917); del “solstizio”, (giugno del 1918); di “Vittorio Veneto”, (ottobre-novembre
1918) che spiegò le ali alla Vittoria Italiana.
Altro che pivelli tremebondi. Furono uomini che attaccarono fianco a
fianco dei veterani se non, addirittura, li superarono.
Adesso vi porteremo sul terreno, nelle trincee, nel fango,
di quelle che furono le tre battaglie ove si contò il maggiornumero di Caduti
al Valor Militare astigiani.
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