APPROFONDIMENTI
Ipotesi di contributo ad una Cattedra
di Storia MIlitare
Massimo Baldoni
La
legione.
Elemento
caratteristico delle istituzioni militari romane è, fin dai tempi della
monarchia, la legione, unità tattica fondamentale costituita inizialmente da centodieci
«turme» (ciascuna di tre decurie) cui
dieci di cavalleria.
Con la
riforma serviana la turma scompare per
la fanteria ed è sostituita dalla «centuria» (dieci decurie pari a cento
uomini), ma la forza complessiva della legione rimane ancora sui tremila fanti
più gli aggregati.
Questa
legione - falangitica, ossia compatta - comprende tre tipi di miliziani:
«principi» (prima classe sociale), «astati» (seconda classe) e «triari» (terza
classe). I cittadini della quarta e della quinta classe sono impiegati come
fanteria leggera (rorari) fuori dell'ordinanza.
Dopo il sacco
di Roma ad opera dei Galli (forse nel corso delle guerre sannitiche che vanno
dal 343 al 290 a. C.), la legione abbandona l'ordinamento di tipo falangitico
per assumerne uno più manovriero e nasce così, come unità elementare di
combattimento, il «manipolo» che comprende centoventi principi o astati oppure
sessanta triari. Ad essa continuano comunque ad essere aggregati circa mille
veliti e dieci turme di cavalleria.
Per opera poi
di Mario che estende anche ai «socii» e alla plebe la cittadinanza romana,
scompaiono nell'esercito le distinzioni sociali e la legione si appesantisce
modificando anche l'organico: siamo alla legione coortale che comprende circa
seimila uomini e si articola in dieci «coorti», ciascuna di tre manipoli
costituiti di due centurie.
A questa
nuova unità, composta sempre di soli fanti, vengono poi assegnate, di volta in
volta secondo le disponibilità, truppe ausiliarie: arcieri (eccellono quelli di
Rodi) e cavalieri (Traci, Galli,
Numidi, Germani).
Gerarchia
e disciplina.
L'«imperium»
e, più esattamente, l’«imperium militiae» - che si distingue dall'«imperium
domi» limitato alla sola cinta urbana - è, nella concezione giuridico-religiosa
dei Romani, lo speciale potere militare e giurisdizionale conferito alle
autorità investite di comando.
Detenuto in
origine dai re e dai tribuni (comandanti dei contingenti tribali che si
alternano al comando ogni due mesi), viene trasmesso con l’avvento della
Repubblica a magistrati quali, in particolare, i consoli (imperium maius) ed i
pretori - tutta gente eletta annualmente nei comizi centuriati - e,
naturalmente, quando ad essi si fa ricorso, ai dittatori (nominati solo per sei
mesi in caso di pericolo estremo). In seguito però anche altri, funzionari e
privati, possono esserne investiti acquistando il diritto al comando effettivo
di truppe.
Sono comunque
gli uomini dotati di imperium i principali ufficiali dell'ordinamento romano.
Essi tuttavia esercitano le loro funzioni con
precise responsabilità e limitazioni ed in modo del tutto
particolare.
L'organizzazione
logistica.
La legione ha
normalmente al seguito, come unici bagagli (impedimenta), la macina per il
grano, il proprio bottino di guerra, le tende per l’accampamento e pochi
attrezzi di lavoro; ogni legionario porta inoltre con sé cibo sufficiente per
tre giorni.
L'unità non
ha quindi grande autonomia logistica e pertanto, quando il teatro di operazioni
si amplia, deve affidarsi esclusivamente o prevalentemente alle risorse locali.
Di conseguenza, i rifornimenti vengono assicurati quasi sempre imponendo ai
popoli assoggettati l'obbligo di fornire il necessario o facendo ricorso alle
requisizioni che spesso assumono la forma di vere razzie. In ogni Scacchiere
però, le forze che vi operano sono completamente autonome, tanto che nella
guerra marsica (90-89 a. C.) Silla impianta addirittura una zecca.
Incaricato di
procurare quanto serve è di norma il questore che si avvale di
un’organizzazione territoriale sempre più estesa, imperniata su arsenali (sono
rinomati quelli di Pavia per gli archi, Verona e Cremona per gli scudi, Mantova
per le corazze e Lucca per le spade) e basi logistiche o campi trincerati in
cui si ammassano tutte le scorte, i mezzi (che devono essere piuttosto numerosi
se si pensa ai lavori con cui abitualmente i Romani preparano le operazioni o
assicurano i collegamenti essenziali), i fondi e gli ostaggi. Ogni campo ha
inoltre, dopo Mario, una piccola officina dove
si riparano ed eventualmente si forgiano armi con criteri artigianali.
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