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domenica 20 ottobre 2019

Storia Militare Roma 2

APPROFONDIMENTI
Ipotesi di contributo ad una Cattedra
 di Storia MIlitare


Massimo Baldoni


La legione.

Elemento caratteristico delle istituzioni militari romane è, fin dai tempi della monarchia, la legione, unità tattica fondamentale costituita inizialmente da centodieci «turme» (ciascuna  di tre decurie) cui dieci di cavalleria.
Con la riforma serviana  la turma scompare per la fanteria ed è sostituita dalla «centuria» (dieci decurie pari a cento uomini), ma la forza complessiva della legione rimane ancora sui tremila fanti più gli aggregati.
Questa legione - falangitica, ossia compatta - comprende tre tipi di miliziani: «principi» (prima classe sociale), «astati» (seconda classe) e «triari» (terza classe). I cittadini della quarta e della quinta classe sono impiegati come fanteria leggera (rorari) fuori dell'ordinanza.
Dopo il sacco di Roma ad opera dei Galli (forse nel corso delle guerre sannitiche che vanno dal 343 al 290 a. C.), la legione abbandona l'ordinamento di tipo falangitico per assumerne uno più manovriero e nasce così, come unità elementare di combattimento, il «manipolo» che comprende centoventi principi o astati oppure sessanta triari. Ad essa continuano comunque ad essere aggregati circa mille veliti e dieci turme di cavalleria.
Per opera poi di Mario che estende anche ai «socii» e alla plebe la cittadinanza romana, scompaiono nell'esercito le distinzioni sociali e la legione si appesantisce modificando anche l'organico: siamo alla legione coortale che comprende circa seimila uomini e si articola in dieci «coorti», ciascuna di tre manipoli costituiti di due centurie.
A questa nuova unità, composta sempre di soli fanti, vengono poi assegnate, di volta in volta secondo le disponibilità, truppe ausiliarie: arcieri (eccellono quelli di Rodi) e cavalieri (Traci, Galli, Numidi, Germani).

Gerarchia e disciplina.

L'«imperium» e, più esattamente, l’«imperium militiae» - che si distingue dall'«imperium domi» limitato alla sola cinta urbana - è, nella concezione giuridico-religiosa dei Romani, lo speciale potere militare e giurisdizionale conferito alle autorità investite di comando.
Detenuto in origine dai re e dai tribuni (comandanti dei contingenti tribali che si alternano al comando ogni due mesi), viene trasmesso con l’avvento della Repubblica a magistrati quali, in particolare, i consoli (imperium maius) ed i pretori - tutta gente eletta annualmente nei comizi centuriati - e, naturalmente, quando ad essi si fa ricorso, ai dittatori (nominati solo per sei mesi in caso di pericolo estremo). In seguito però anche altri, funzionari e privati, possono esserne investiti acquistando il diritto al comando effettivo di truppe.
Sono comunque gli uomini dotati di imperium i principali ufficiali dell'ordinamento romano. Essi tuttavia esercitano le loro funzioni con precise responsabilità e limitazioni ed in modo del tutto particolare.

L'organizzazione logistica.

La legione ha normalmente al seguito, come unici bagagli (impedimenta), la macina per il grano, il proprio bottino di guerra, le tende per l’accampamento e pochi attrezzi di lavoro; ogni legionario porta inoltre con sé cibo sufficiente per tre giorni.
L'unità non ha quindi grande autonomia logistica e pertanto, quando il teatro di operazioni si amplia, deve affidarsi esclusivamente o prevalentemente alle risorse locali. Di conseguenza, i rifornimenti vengono assicurati quasi sempre imponendo ai popoli assoggettati l'obbligo di fornire il necessario o facendo ricorso alle requisizioni che spesso assumono la forma di vere razzie. In ogni Scacchiere però, le forze che vi operano sono completamente autonome, tanto che nella guerra marsica (90-89 a. C.) Silla impianta addirittura una zecca.
Incaricato di procurare quanto serve è di norma il questore che si avvale di un’organizzazione territoriale sempre più estesa, imperniata su arsenali (sono rinomati quelli di Pavia per gli archi, Verona e Cremona per gli scudi, Mantova per le corazze e Lucca per le spade) e basi logistiche o campi trincerati in cui si ammassano tutte le scorte, i mezzi (che devono essere piuttosto numerosi se si pensa ai lavori con cui abitualmente i Romani preparano le operazioni o assicurano i collegamenti essenziali), i fondi e gli ostaggi. Ogni campo ha inoltre, dopo Mario, una piccola officina dove si riparano ed eventualmente si forgiano armi con criteri artigianali.


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