AVVENIMENTI
1.
LA SITUAZIONE PARTICOLARE
a.
L’ambiente operativo
(1)
Delimitazione ed inquadramento.
L’ambiente operativo nel quale il Regio Esercito era
schierato era caratterizzato da un territorio variegato. La linea del fronte si
estendeva dalle Alpi dolomitiche nei pressi di Bormio, alle colline venete e
terminava nel Mare Adriatico dopo aver seguito, per un lungo tratto, il fiume
Piave.
L’Esercito sfruttò le potenzialità difensive delle
rive per arrestare l’avanzata delle truppe austro-ungariche a seguito della
disfatta di Caporetto. La linea del Piave fu preferita a quella del Tagliamento
perché rappresentava il perfetto ostacolo naturale che avrebbe costretto il
nemico ad arrestarsi di fronte ad esso per far affluire i mezzi necessari
all’attraversamento. Il Tagliamento, al contrario, avrebbe costituito una
debole linea di resistenza sia per le sue caratteristiche naturali, sia perché
le opere difensive permanenti erano state a suo tempo disarmate.
(2)
Caratteristiche fisiche.
A nord le Alpi
presentavano quote elevate, raggiungibili con difficoltà e percorse solo da
mulattiere, ed altopiani che, per la loro estensione, rappresentavano aree di
importanza strategica. Al centro e al sud della linea del fronte il Piave
costituiva il limite di confine tra i due schieramenti. A Pederobba il Piave è
largo 1 Km e mezzo ed a Cimadolmo si divide in un gran numero di rami che
costituiscono le cosiddette grave (greti ghiaiosi ed isolotti coperti da
arbusti quali le Grave di Papadopoli).
La foce, che si trova sul medesimo meridiano della
sorgente, presenta un esile pennello sabbioso, dovuto all' accumulo prodotto
dal moto ondoso alla bocca del fiume. Le portate sono soggette a rapide
oscillazioni che sono repentine e di breve durata. Si hanno, così, portate di
piena veramente imponenti ed un enorme estensione di greti, dove le acque di
piena sono solite formare rapide e larghe fiumane che sconvolgono i materiali
del fondo. Tra Pederobba e le Grave di Papadopoli (tratto di circa 40 Km), zona
scelta per l’attraversamento, le rive erano poco inclinate.
Per quanto attiene alle rotabili, il servizio di
costruzione e manutenzione stradale si rivelò di fondamentale importanza. La
mancanza di strade adeguate alle esigenze del conflitto, soprattutto nella
parte settentrionale richiese la costruzione di nuove strade spesso in zone
impervie, ad altitudini elevate e di difficile manutenzione a causa degli
eventi meteorologici.
Analogo discorso si può fare per la rete ferroviaria
(in particolar modo le linee che collegavano Venezia a Trieste e Treviso a
Udine) che presentava, in numerosi punti, interruzioni dovute ai bombardamenti.
(3)
Caratteristiche antropiche.
Nei primi decenni del ‘900 il nord est si
caratterizzava come un’area sovrappopolata ad economia prettamente agricola
(60% della popolazione) con un ritardo crescente nei confronti della parte
occidentale del Paese. La popolazione, composta principalmente da contadini
analfabeti, nel corso della guerra, era di 3 milioni di abitanti. La quota che
viveva nei poli urbani era di poco superiore al 25%. Nelle case rurali in
campagna e nei borghi il numero degli abitanti aumentava in misura uguale
all’incremento che si verificava nelle città. Lungo la linea del fronte non
c’erano grandi agglomerati urbani. Da Giavera a Nervesa tutti i paesi si erano
svuotati.
b.
I piani operativi
(1)
Italia: concetto
fondamentale dell'azione ideata dal Comando Supremo era separare con deciso
sfondamento la massa austriaca del Trentino da quella del Piave (Allegato D,
pag. VI), nel punto tatticamente più debole dello schieramento e al tempo
stesso decisivo perché, puntando su Vittorio, si sarebbe intercettata la linea
di rifornimento della 6a Armata nemica. Rotta la fronte
dell'avversario si doveva puntare con azione avvolgente su Feltre,
successivamente raggiungere la convalle bellunese e da qui, agendo attraverso
il Cadore, l'Agordino, la Val Cismon e la Val Sugana, determinare il crollo del
fronte montano.
Una volta ottenuto questo risultato, lo schieramento
sul Piave sarebbe caduto per logica ed inevitabile conseguenza. La riuscita di
questa vasta manovra era fondata sulla sorpresa, sulla rapidità dell'azione e
sulla superiorità delle forze nel settore scelto per la rottura della fronte
nemica.
(2) Austria: l’idea operativa dell’“Armeeoberkommando”,
a partire dall’estate 1918, era di tenere le posizioni sul Piave il più a lungo
possibile, creando una lunghissima linea difensiva che dal Golfo di Venezia si
estendeva fino al Tirolo meridionale, passando per San Donà di Piave,
Valdobbiadene, Asiago ed il nord del Garda. La linea era difesa a est
dall’Esercito del Piave e ad ovest dall’Esercito del Trentino che teneva la
linea di Asiago e il Trentino meridionale. La linea del Piave era stata
rinforzata mediante fasce di combattimento, formate da centri di resistenza in
grado di appoggiarsi a vicenda.
L’offensiva del 24 ottobre 1918 ebbe successo, ma non
colse l’“Armeeoberkommando” impreparato. Parallelamente all’offensiva italiana,
gli eventi interni all’impero austro-ungarico crearono crescente malumore,
portando all’ammutinamento di reparti e alle premesse della ritirata.
c.
Le forze in campo
(1)
Entità e qualità.
(a)
Italia: le 57 Divisioni (50 di 1a linea e 7
di riserva) che componevano le forze italiane ed alleate, schieravano una forza
di 912.000 uomini. Accanto a 51 Divisioni italiane erano dispiegate 6 Divisioni
alleate (3 britanniche, 2 francesi e 1 cecoslovacca), nonché un reggimento di
fanteria statunitense. Rilevante il numero delle bocche da fuoco con 7.700
pezzi d’artiglieria e 1.745 bombarde. Mezzi rapidi disponibili: la cavalleria,
i ciclisti e le “autoblindate”. Cospicuo il contributo dell’aviazione con 650
velivoli (100 alleati) e 7 dirigibili, più la componente aerea della Marina.
(b)
Austria: l’Esercito
austro-ungarico disponeva di forze superiori a quelle alleate: 63 Divisioni
(1.050.000 uomini); sua era ancora la superiorità, qualitativa e quantitativa,
nelle mitragliatrici. Nel settore scelto dagli Alleati per l'attacco, dal
Brenta al Ponte di Piave, erano schierate 23 Divisioni austro-ungariche (18 in
prima linea, 5 in seconda).
Nelle retrovie nemiche erano disponibili l0 Divisioni
di riserva facilmente spostabili dall'uno all'altro settore grazie alla via
d'arroccamento Trento – Feltre Belluno. Complessivamente, il Comando
austro-ungarico poteva opporre direttamente e immediatamente all’offensiva
italiana una massa di 33 divisioni, senza indebolire alcun settore della
fronte. Mitragliatrici, cannoncini da trincea, bombarde in grandissima quantità
costituivano 1'armamento e la difesa immediata delle opere austro-ungariche.
Potenti masse di artiglierie - in totale oltre 2.000 pezzi - pronte ad eseguire
fuochi preparati e controllati di sbarramento, di interdizione, di
controbatteria, erano addensate ai fianchi e dietro i singoli settori della
difesa.
(2)
Dislocazione iniziale.
(a)
Italia: lo
schieramento delle forze di linea italiane ed alleate, da ovest verso est, si
componeva delle seguenti unità: 7a Armata, dallo Stelvio al Garda; 1a Armata, da Ponte di Piave al mare; 6a Armata, dall’Astico al Brenta; 4a Armata, dal Monte Grappa al Monte Tomba escluso; 12a Armata, dal Monte Tomba al ponte di
Vidor (Allegato B, pag. II); 8a Armata, dal ponte di Vidor ai Ponti
della Priula; 10a Armata,
dai Ponti della Priula a Ponte di Piave; 3a Armata, da Ponte di Piave al mare. In riserva, a disposizione del
Comando Supremo: la 9a Armata nella zona ad occidente di
Treviso ed il Corpo di Cavalleria nella
zona di Padova.
(b)
Austria: lo
schieramento delle forze di linea austro-ungariche, da ovest verso est, si
componeva delle seguenti unità: X
Armata dallo Stelvio all’Astico; XI
Armata, dall’Astico al Brenta; Gruppo
“Belluno”, dal Brenta a Fener; V
Armata o “Isonzo”, dalle Grave di Papadopoli al mare. Riserva del Comando Supremo con 5
divisioni di riserva.
d.
Considerazioni riepilogative
Quella di Vittorio Veneto fu una battaglia decisiva che
ebbe come scenario quello tipico del nord est d’Italia, con il fiume Piave a
fare da limite di confine tra i due schieramenti. Ed è al di là del Piave che
il Regio Esercito lanciò la sua offensiva travolgente, non senza trepidazioni,
a causa della piena del fiume che avrebbe potuto compromettere il piano e per
il timore che potesse venire meno l’effetto sorpresa. Nonostante il
concentramento di forze attuato nelle ultime settimane, gli Italiani si
sarebbero trovati, infatti, in inferiorità numerica rispetto agli
Austro-ungarici, pur potendo contare su una situazione nettamente più
favorevole in termini di pezzi d’artiglieria. Un’altra caratteristica, però, si
sarebbe rivelata determinante per il successo italiano: il morale elevato dei
soldati. Una condizione nettamente diversa da quella dell’Esercito
austro-ungarico, sul punto di sfaldarsi sotto il peso di un Impero che
vacillava per lo sforzo bellico e la crisi di quel sistema di divisione etnica
che, solo qualche anno prima, ne aveva rappresentato uno degli elementi di
forza. Un equilibrio orami precario sul quale si infranse l’impatto delle
Armate del Generale Diaz.
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