UNA FINESTRA SUL MONDO
Cattiva gestione Migranti: Melilla minaccia la sicurezza internazionale Marco Russo 18/06/2017 |
La cattiva gestione dei migranti a Melilla rappresenta per la sicurezza internazionale una concreta minaccia di medio-lungo termine perché offre la possibilità ad alcuni soggetti - divenuti ostili verso l’Occidente - di’introdursi irregolarmente in Europa.
Nell’ottica di una sicurezza effettiva, bisognerebbe considerare la crisi migratoria nella sua dinamicità e nella sua capacità a resistere nel tempo, piuttosto che considerarla destinata ad esaurirsi terminata la fase di prima emergenza. Qualsiasi sia l’azione che verrà intrapresa per il contenimento dei migranti, si dovrannogarantire delle condizioni favorevoli perché un soggetto, ‘vessato’durante la prima accoglienza, si rivelerà, in seguito, un soggetto ‘critico’.
Dove e come intervenire per prevenire
Il primo intervento per contenere la vulnerabilità della macchina dell’accoglienza a Melilla deve essere effettuato sul sistema di monitoraggio dei migranti presenti nell’enclave che, attualmente, ha forti lacune (1).
Colmarle, consentirebbe di agire contemporaneamente su due fronti: quello dei diritti umani, perché, con un attento censimento dei migranti, si potrebbero intraprendere soluzioni mirate al miglioramento delle loro condizioni di vita; e quello della sicurezza, perché si potrebbe sviluppare, in tempi rapidi, un’attività di prevenzione ad hoc basata sull’analisi delle informazioni sui singoli soggetti.
Fonti che operano nell’ambito del locale apparato di assistenza sociale (2) riportano che in alcuni migranti di fede musulmana, soprattutto adolescenti, è stata riscontrata una capacità di riscoperta dell’islam radicale direttamente proporzionale alla crescente condizione di disagio e di esclusione dal tessuto sociale cittadino vissuta.
Un rapporto diretto tra disillusione e radicalizzazione
Questi ragazzi, delusi in generale dall’Europa che non riesce a garantire loro gli standard minimi per una vita dignitosa, e delusi in particolare dalle autorità preposte, che li trattengono nei centri di accoglienza come fossero dei carcerati - considerate, peraltro, le pregressesituazioni di sofferenza da cui provengono -, scelgono di rifugiarsi nella religione, travisandone anche il significato, purché risponda al desiderio di riscatto.
Un processo mentale tutt’altro che nuovo se si considerano i più recenti attacchi jihadisti in Europa,che poco hanno a che vedere con lo scenario terroristico del teatro mediorientale, costituendo piuttosto il risultato di una mancata inclusione di autoctoni (3).
Quindi, pur non intendendo dire che i migranti musulmani che vivono una condizione di stress diventeranno inevitabilmente dei jihadisti, ma sapendo bene che la sicurezza si realizza in buona parte con l’attività di prevenzione, è necessario che il sistema di gestione dei migranti a Melilla sia adeguatamente attuato.
La situazione a Melilla oggi
Melilla, nonostante sia da anni tra le mete più utilizzate dai flussi di migranti, non è ancora in grado d’offrire un sistema di accoglienza idoneo (4) a rispondere all’ingente e, sempre più crescente, domanda di individui richiedenti asilo. Una cattiva gestione da parte delle istituzioni preposte che si traduce in una costante situazione di tensione.
I centri di accoglienza per i minori non hanno, infatti, abbastanza posti per tutti i richiedenti che, essendo costretti a dormire persino per terra, in condizioni igieniche assolutamente precarie, preferiscono farlo per strada. Ed è proprio qui, per la strada, che nascono le tensioni quotidiane tra i migranti e i cittadini di Melilla: la stessa strada che senza filtri è diventata, per un centinaio di giovani (5), una dimensione ostile, una realtà che a volte come unica scelta non lascia che la violazione delle regole.
Il fenomeno del ‘Riski’, tentativi disperati
L’espressione più nota del disagio di strada è il cosiddetto ‘Riski’, che non è altro che il tentativo disperato di chi è stanco, l’estrema prova di chi non ha più fiducia nelle istituzioni, ma ha, tuttavia, ancora la forza di lottare. Esso consiste nel tentativo di imbarcarsi irregolarmente sulle navi ormeggiate nel porto di Melilla con la speranza di non essere scoperti e di giungere al porto di Malaga o di altre città della penisola iberica (6).
Ogni settimana, si stima che circa tre soggetti, minori e non, riescano ad introdursi irregolarmente in Europa con il ‘Riski’ (7). Un fenomeno - questo - che non può e non deve lasciare indifferenti le istituzioni pubbliche. La cattiva gestione della criticità migratoria, nel momento in cui si realizza l’ingresso irregolare in territorio europeo di soggetti non identificati, non rimane più isolata alla violazione, seppur insostenibile, dei diritti umani, ma si ripresenta in veste di “nuova minaccia” per la sicurezza.
(1) Rodrigo González de Heredia, Isabel Díaz Velasco, Alvaro Pérez Fernández, Mar Toharia y Violeta Assiego, Investigación y Trabajo de campo Marco Russo, Informe RECHAZO y ABANDONO - Situación de los niños que duermen en las calles de Melilla, Marzo 2017, Universidad Pontificia Comillas, (http://www.comillas.edu/es/catedra-santander-derecho-menores-publicaciones/informe-rechazo-y-abandono-situacion-de-los-ninos-que-duermen-en-las-calles-de-melilla).
(2) Acquisizione informativa realizzata attraverso relazioni interpersonali effettuate durante il lavoro di ricerca sul campo.
(3) https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/wp-content/uploads/2017/01/Foreign-Fighters-italiani-Boncio.pdf.
(4) Cristina Manzanedo Negueruela, Nuria Ferré Trad, Mª José Castaño Reyes, Josep Buades Fuster SJ y Juan Iglesias Martínez, Sin protección en la frontera. Derechos Humanos en la Frontera Sur: entre Nador y Melilla, 2016, SJM-España e IUEM-Universidad Pontificia Comillas (http://www.sjme.org/sjme/item/811-2016-05-23-07-07-52).
(5) Rodrigo González de Heredia, Isabel Díaz Velasco, Alvaro Pérez Fernández, Mar Toharia y Violeta Assiego, Investigación y Trabajo de campo Marco Russo, Informe RECHAZO y ABANDONO - Situación de los niños que duermen en las calles de Melilla, Marzo 2017, Universidad Pontificia Comillas, (http://www.comillas.edu/es/catedra-santander-derecho-menores-publicaciones/informe-rechazo-y-abandono-situacion-de-los-ninos-que-duermen-en-las-calles-de-melilla).
(6) Rodrigo González de Heredia, Isabel Díaz Velasco, Alvaro Pérez Fernández, Mar Toharia y Violeta Assiego, Investigación y Trabajo de campo Marco Russo, Informe RECHAZO y ABANDONO - Situación de los niños que duermen en las calles de Melilla, Marzo 2017, Universidad Pontificia Comillas, (http://www.comillas.edu/es/catedra-santander-derecho-menores-publicaciones/informe-rechazo-y-abandono-situacion-de-los-ninos-que-duermen-en-las-calles-de-melilla).
(7) Informazione rilevata durante l’attività di ricerca a Melilla.
Marco Russo, Ricercatore presso Pontificia Università Comillas di Madrid.
Nell’ottica di una sicurezza effettiva, bisognerebbe considerare la crisi migratoria nella sua dinamicità e nella sua capacità a resistere nel tempo, piuttosto che considerarla destinata ad esaurirsi terminata la fase di prima emergenza. Qualsiasi sia l’azione che verrà intrapresa per il contenimento dei migranti, si dovrannogarantire delle condizioni favorevoli perché un soggetto, ‘vessato’durante la prima accoglienza, si rivelerà, in seguito, un soggetto ‘critico’.
Dove e come intervenire per prevenire
Il primo intervento per contenere la vulnerabilità della macchina dell’accoglienza a Melilla deve essere effettuato sul sistema di monitoraggio dei migranti presenti nell’enclave che, attualmente, ha forti lacune (1).
Colmarle, consentirebbe di agire contemporaneamente su due fronti: quello dei diritti umani, perché, con un attento censimento dei migranti, si potrebbero intraprendere soluzioni mirate al miglioramento delle loro condizioni di vita; e quello della sicurezza, perché si potrebbe sviluppare, in tempi rapidi, un’attività di prevenzione ad hoc basata sull’analisi delle informazioni sui singoli soggetti.
Fonti che operano nell’ambito del locale apparato di assistenza sociale (2) riportano che in alcuni migranti di fede musulmana, soprattutto adolescenti, è stata riscontrata una capacità di riscoperta dell’islam radicale direttamente proporzionale alla crescente condizione di disagio e di esclusione dal tessuto sociale cittadino vissuta.
Un rapporto diretto tra disillusione e radicalizzazione
Questi ragazzi, delusi in generale dall’Europa che non riesce a garantire loro gli standard minimi per una vita dignitosa, e delusi in particolare dalle autorità preposte, che li trattengono nei centri di accoglienza come fossero dei carcerati - considerate, peraltro, le pregressesituazioni di sofferenza da cui provengono -, scelgono di rifugiarsi nella religione, travisandone anche il significato, purché risponda al desiderio di riscatto.
Un processo mentale tutt’altro che nuovo se si considerano i più recenti attacchi jihadisti in Europa,che poco hanno a che vedere con lo scenario terroristico del teatro mediorientale, costituendo piuttosto il risultato di una mancata inclusione di autoctoni (3).
Quindi, pur non intendendo dire che i migranti musulmani che vivono una condizione di stress diventeranno inevitabilmente dei jihadisti, ma sapendo bene che la sicurezza si realizza in buona parte con l’attività di prevenzione, è necessario che il sistema di gestione dei migranti a Melilla sia adeguatamente attuato.
La situazione a Melilla oggi
Melilla, nonostante sia da anni tra le mete più utilizzate dai flussi di migranti, non è ancora in grado d’offrire un sistema di accoglienza idoneo (4) a rispondere all’ingente e, sempre più crescente, domanda di individui richiedenti asilo. Una cattiva gestione da parte delle istituzioni preposte che si traduce in una costante situazione di tensione.
I centri di accoglienza per i minori non hanno, infatti, abbastanza posti per tutti i richiedenti che, essendo costretti a dormire persino per terra, in condizioni igieniche assolutamente precarie, preferiscono farlo per strada. Ed è proprio qui, per la strada, che nascono le tensioni quotidiane tra i migranti e i cittadini di Melilla: la stessa strada che senza filtri è diventata, per un centinaio di giovani (5), una dimensione ostile, una realtà che a volte come unica scelta non lascia che la violazione delle regole.
Il fenomeno del ‘Riski’, tentativi disperati
L’espressione più nota del disagio di strada è il cosiddetto ‘Riski’, che non è altro che il tentativo disperato di chi è stanco, l’estrema prova di chi non ha più fiducia nelle istituzioni, ma ha, tuttavia, ancora la forza di lottare. Esso consiste nel tentativo di imbarcarsi irregolarmente sulle navi ormeggiate nel porto di Melilla con la speranza di non essere scoperti e di giungere al porto di Malaga o di altre città della penisola iberica (6).
Ogni settimana, si stima che circa tre soggetti, minori e non, riescano ad introdursi irregolarmente in Europa con il ‘Riski’ (7). Un fenomeno - questo - che non può e non deve lasciare indifferenti le istituzioni pubbliche. La cattiva gestione della criticità migratoria, nel momento in cui si realizza l’ingresso irregolare in territorio europeo di soggetti non identificati, non rimane più isolata alla violazione, seppur insostenibile, dei diritti umani, ma si ripresenta in veste di “nuova minaccia” per la sicurezza.
(1) Rodrigo González de Heredia, Isabel Díaz Velasco, Alvaro Pérez Fernández, Mar Toharia y Violeta Assiego, Investigación y Trabajo de campo Marco Russo, Informe RECHAZO y ABANDONO - Situación de los niños que duermen en las calles de Melilla, Marzo 2017, Universidad Pontificia Comillas, (http://www.comillas.edu/es/catedra-santander-derecho-menores-publicaciones/informe-rechazo-y-abandono-situacion-de-los-ninos-que-duermen-en-las-calles-de-melilla).
(2) Acquisizione informativa realizzata attraverso relazioni interpersonali effettuate durante il lavoro di ricerca sul campo.
(3) https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/wp-content/uploads/2017/01/Foreign-Fighters-italiani-Boncio.pdf.
(4) Cristina Manzanedo Negueruela, Nuria Ferré Trad, Mª José Castaño Reyes, Josep Buades Fuster SJ y Juan Iglesias Martínez, Sin protección en la frontera. Derechos Humanos en la Frontera Sur: entre Nador y Melilla, 2016, SJM-España e IUEM-Universidad Pontificia Comillas (http://www.sjme.org/sjme/item/811-2016-05-23-07-07-52).
(5) Rodrigo González de Heredia, Isabel Díaz Velasco, Alvaro Pérez Fernández, Mar Toharia y Violeta Assiego, Investigación y Trabajo de campo Marco Russo, Informe RECHAZO y ABANDONO - Situación de los niños que duermen en las calles de Melilla, Marzo 2017, Universidad Pontificia Comillas, (http://www.comillas.edu/es/catedra-santander-derecho-menores-publicaciones/informe-rechazo-y-abandono-situacion-de-los-ninos-que-duermen-en-las-calles-de-melilla).
(6) Rodrigo González de Heredia, Isabel Díaz Velasco, Alvaro Pérez Fernández, Mar Toharia y Violeta Assiego, Investigación y Trabajo de campo Marco Russo, Informe RECHAZO y ABANDONO - Situación de los niños que duermen en las calles de Melilla, Marzo 2017, Universidad Pontificia Comillas, (http://www.comillas.edu/es/catedra-santander-derecho-menores-publicaciones/informe-rechazo-y-abandono-situacion-de-los-ninos-que-duermen-en-las-calles-de-melilla).
(7) Informazione rilevata durante l’attività di ricerca a Melilla.
Marco Russo, Ricercatore presso Pontificia Università Comillas di Madrid.
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