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domenica 12 novembre 2023

Guerra di Liberazione. L'approntamento dei Gruppi di Combattimento

 DIBATTITI



Il 23 luglio 1944 fu una data importante per la nascita dei Gruppi di combattimento.

Quel giorno vi fu una riunione, presso la Commissione alleata di controllo (A.C.C.), tra il nostro Capo di S. M. dell'Esercito, gen. Berardi, assistito da vari ufficiali generali e superiori, e il capo della missione alleata di controllo, gen. Browning, assistito da vari ufficiali superiori. Scopo della riunione: l'approntamento di due Gruppi di combattimento italiani con armamento inglese (alleg. 1).

Data l'importanza della conferenza del 23 luglio, fondamentale per la costituzione e l'ulteriore sviluppo dei Gruppi di combattimento, riteniamo utile rilevarne i tratti più salienti.

Il gen. Browning tenne a sottolineare per prima, che, quanto costituiva oggetto della conferenza, doveva intendersi unicamente quale pensiero del comandante in capo alleato in Italia, gen. Alexander, e del suo capo. di S. M., giacché l'approvazione delle richieste non era ancora pervenuta dai Governi alleati. Quindi comunicò che il gen. Alexander aveva richiesto armi e materiali inglesi per costituire due Gruppi di combattimento, simili alla divisione di fanteria italiana, onde farli partecipare alle operazioni.

Richiesto quali delle divisioni avrebbero potuto servire a tale scopo, il nostro Capo di S. M. dell'Esercito elencò le divisioni nell'ordine seguente: “Cremona “, “Friuli”, “Piceno”, “Mantova”, “Bari”, “Granatieri” (questa per ultima avendo quattro soli battaglioni e personale di classi anziane). Dovendosi formare due soli Gruppi di combattimento, la scelta quindi sarebbe caduta sulle divisioni “Cremona” e “Friuli”.

Per l'organizzazione delle nuove unità si cercò di tener conto degli studi e delle proposte del nostro Stato Maggiore dell'Esercito relativamente alla divisione “tipo”[1], e delle possibilità offerte dall'armamento e dall'equipaggiamento completo di una divisione britannica[2]. Si era così preparato lo schema di una organizzazione adatta per un Gruppo di combattimento “tipo” (standard), che fosse l'equivalente di una divisione italiana, con un organico aggirantesi sui 9.500 uomini, tutti compresi.

Per l'attuazione di quanto sopra dovevano essere per prima considerati tre fattori:

-        costituzione organica del Gruppo di combattimento;

-        tattica conseguente alla costituzione organica;

-        addestramento.        

a) Costituzione organica del Gruppo di combattimento - Secondo lo schema proposto, il Gruppo di combattimento sarebbe stato costituito come appresso:

 

-        comando del Gruppo di combattimento (200 uomini);

-        2 reggimenti d i fanteria (con un totale di 6.300 uomini), ciascuno su 3 battaglioni, 1 compagnia mortai e 1 compagnia cannoni da 6 libbre - calibro 57/ 50 - (18 pezzi per reggimento);

-          1 reggimento di artiglieria (1.400 uomini) su 4 gruppi cannoni da 25 libbre -  calibro 87 mm. - (32 pezzi), 1 gruppo cannoni controcarro da 17 libbre - calibro 76 mm. - (8 pezzi) e 1 gruppo cannoni contraerei da 40 mm. (12 pezzi);

-        1 battaglione del genio con 1 compagnia collegamenti (300 uomini) e 2 compagnie artieri (400 uomini);

-        1 sezione di sanità e 2 ospedali da campo (300 uomini);

-        1 autoreparto per carburanti, sussistenza e artiglieria (400 uomini);

-        officine meccaniche ed elementi vari (200 uomini).

Complessivamente   nel   Gruppo di combattimento   si sarebbero avuti 9.500 uomini con le seguenti dotazioni di armamento: 4.500 fucili; 2.500 moschetti automatici; 500 mitragliatrici; mortai: 220 Piat, 30 da 76 mm. e 140 da 50 mm.; 32 pezzi da 25 libbre (calibro 87 mm.), 8 pezzi controcarro da 17 libbre (cal.  76 mm.), 36 pezzi controcarro da 6 libbre (cal. 57 mm.) e 12 pezzi contraerei da 40 mm.[3].

Nell'assegnazione dei personale per la costituzione delle varie unità, il capo della missione alleata di controllo raccomandava che venissero assegnati i migliori uomini, scelti fisicamente e ben preparati. In modo particolare insisteva affinché gli ufficiali destinati ai Gruppi di combattimento venissero ben selezionati per capacità professionale, spirito combattivo e, soprattutto, resistenza fisica, tenendo presente che la resistenza fisica doveva essere tale da reggere a marce di centinaia di chilometri per molti giorni, conservando sempre integra l’attitudine a combattere.

b) Tattica conseguente alla costituzione organica. - Sulla nuova organizzazione si sarebbero basati i relativi procedimenti d'azione. Da ciò conseguiva anche l'importanza dell'addestramento tecnico sull'uso delle nuove armi e dell'equipaggiamento.

c) Addestramento.   - Per   l 'addestramento   tecnico   sul   nuovo armamento dei reparti del Gruppo di combattimento sarebbero stati svolti, presso le scuole di istruzione inglesi, dei corsi ai quali avrebbero partecipato ufficiali italiani, i quali, a loro volta, così addestrati, avrebbero provveduto a istruire gli specialisti e i minori reparti. Inoltre, si sarebbe provveduto a tradurre in italiano e a distribuire i vari regolamenti inglesi.

Allo scopo di eliminare le eventuali difficoltà che avrebbero potuto sorgere sia sull'uso dell'equipaggiamento che nella messa in opera della nuova unità, sarebbe stato distaccato presso ciascun Gruppo di combattimento un nucleo di ufficiali inglesi per istruzione e collegamento.

L'ordine di precedenza nell'approntamento dei Gruppi di combattimento dipendeva dalla possibilità dei trasporti marittimi dalla Sardegna, dove ancora si trovavano i reparti interessati alla costituzione. Per facilitare il funzionamento dei vari servizi, e per vari altri motivi, i due Gruppi di combattimento, “Cremona” e “Friuli”, si pensava di concentrarli con tutta probabilità nella zona di Lucera (dove si trovavano già   reparti della “Friuli”).

Restava inteso che, ove si fosse ottenuto “di più dell'equipaggiamento di una divisione britannica”, si sarebbe provveduto a costituire altri Gruppi ai combattimento. Per il momento bisognava accontentarsi che i fosse la possibilità di costituire soltanto i primi due Gruppi.

Pur tenendo conto di tutte le riserve e di tutte le cautele con cui veniva circondata la concessione, limitandola intanto a soli due Gruppi di combattimento, era tuttavia evidente che con ciò l'Alto Comando alleato veniva a dimostrare una disposizione e un atteggiamento favorevoli ad un ampliamento del contributo operativo delle nostre forze armate.

Questo fatto, importante anche dal lato politico, rappresentava:

a) il frutto della lunga, metodica e silenziosa azione svolta dalle nostre supreme autorità per ottenere il massimo potenziamento dello sforzo bellico dell'Italia a fianco delle Nazioni Unite;

b) il riconoscimento ufficiale, da parte alleata, del valore del combattente italiano dopo le prove date dai nostr1 soldati del I Raggruppamento motorizzato e del Corpo italiano di liberazione.

 

Sull'argomento dei Gruppi di combattimento si tornò a parlare, pochi giorni dopo, in una riunione che il 31 luglio ebbe luogo nell’ufficio del nostro Capo di S. M. dell'Esercito ed alla quale partecipò un rappresentante della commissione alleata di controllo (allegato 2).

Si convenne per prima sulla necessità di iniziare al più presto il corso di addestramento per gli istruttori delle due divisioni, “Cremona” e “Friuli”, scegliendo uomini “capaci di imparare ed insegnare rapidamente e bene”. Allo scopo poi di utilizzare i reparti granatieri, si stabilì, d'accordo col rappresentante alleato, di inserire 2 battaglioni granatieri nella divisione “Friuli”.

Come località per il concentramento e addestramento, il rappresentante alleato comunicò che si stava pensando al trasporto delle due divisioni, “Cremona” e “Friuli” nella zona di S.  Giorgio del Sannio. Il nostro Capo di S. M. dell'Esercito colse l'occasione per insistere sulla necessità che le divisioni venissero addestrate in zona montuosa (Abruzzo) in relazione al loro prevedibile impiego; al che il rappresentante alleato rispose che ciò sarebbe stato tenuto presente precisando  tuttavia  che,  per  economia  di  trasporti  (vicinanza  ai porti di Bari e Napoli), sarebbe stata scelta, come località adatta per lo svolgimento dell'istruzione individuale, la zona di Benevento, salvo a scegliere successivamente, per l'addestramento tattico, un'altra zona.

Ma l'importanza della riunione non derivava tanto da questi accordi di massima, quanto, piuttosto, da due notizie che il rappresentante alleato comunicava nel corso della conferenza: una di carattere negativo e l'altra di carattere positivo.

Il rappresentante alleato precisava infatti che le divisioni in linea chiamate a collaborare con gli Alleati in un campo strettamente operativo, non potevano, per ragioni politiche, esser chiamate divisioni, ma semplicemente Gruppi di combattimento. Era questa una notizia negativa, destinata ad amareggiare intimamente, per ragioni morali, l'animo degli Italiani per la immeritata umiliazione con cui la concessione della collaborazione era accompagnata.

C'era in compenso la notizia positiva, e questa era che i Gruppi di combattimento da approntare non sarebbero stati due, come era stato detto nella riunione del 23 luglio, ma sei, e per essi si facevano i nomi   seguenti; “1 raggruppamento   motorizzato “, “Nembo”, “Cremona”, “Friuli “, “Mantova “,” Piceno “. I primi due Gruppi di combattimento - ”1 raggruppamento motorizzato” e” Nembo “

- sarebbero stati, evidentemente, formati con le truppe del Corpo italiano di liberazione in quanto vi faceva no già parte; vedremo in seguito che essi invece assumeranno altre denominazioni. Gli altri Gruppi di combattimento sarebbero risultati dalla trasformazione delle rispettive divisioni.

Con l'approntamento dei sei Gruppi di combattimento sorgeva la questione del loro raggruppamento per il comando. Il rappresentante alleato soggiunse in proposito di non sapere come il Comando in capo alleato volesse raggruppare i Gruppi di combattimento, per i quali, ad ogni buon conto, i sistemi avrebbero potuto essere tre:

-        intercalare i Gruppi di combattimento italiani fra le divisioni alleate;

-        costituire un Corpo unico, tutto di Gruppi italiani;

-        adottare un sistema misto; e cioè, con parte dei Gruppi costituire un Corpo italiano; gli altri intercalati fra le divisioni alleate, almeno per i primi tempi.

Il nostro Capo di S. M. dell'Esercito sottolineò subito, con calde parole, il vivissimo desiderio delle autorità italiane che venisse adottato il secondo sistema, che rispondeva ad una ben viva aspirazione degli Italiani tutti. Se ciò non fosse stato possibile fare sin dall'inizio, che almeno si fosse ottenuto di non disseminare i Gruppi di combattimento italiani, ma di ordinarli in raggruppamenti di due o tre Gruppi, in modo che si potesse, successivamente, tendere a raggrupparli in un unico Corpo italiano al quale affidare in proprio un settore del fronte.

Anche in seguito, le nostre autorità tornarono più volte, e con insistenza, a sollevare l'importante questione dell'inquadramento e del comando delle nostre unità combattenti, per vedere di ottenere la soluzione a noi favorevole; ma purtroppo non riuscirono a ottenere nulla.

Nella riunione del 31 si volle trattare anche l'argomento delle divisioni di sicurezza interna. Il rappresentante alleato precisò al riguardo che sarebbero bastati 45.000 uomini; il che avrebbe consentito di avere 5 divisioni, della forza di circa 9.500 uomini ciascuna e, come i Gruppi di combattimento, su 2 reggimenti di fanteria di 3 battaglioni ciascuno. Questo fatto rivestiva la sua importanza perché -    soggiungeva il rappresentante alleato - avrebbe facilitato” eventuali trasformazioni organiche e utilizzazione di dette divisioni quali combattenti “. Era quanto dire di infondere nelle nostre autorità la speranza che la nostra partecipazione alle operazioni attive potesse, in seguito, venire richiesta su scala ancora più ampia, senza limitarla solo ai 6 Gruppi di combattimento.



[1] Si tenga presente che sin dal 29 febbraio 1944 era stato già preparato un progetto di riordinamento delle divisioni “Piceno” e “Mantova” che si avvicinava molto, anche come sviluppo organico (forza all'incirca di 9.500 uomini per divisione), al Gruppo di combattimento.

[2] La divisione di fanteria britannica era così costituita (anno 1944): comando di divisione (con alle dipendenze un comando artiglieria, un comando genio, un  comando  servizi  divisionali  e una  compagnia  di  polizia  militare); reggimenti  (o  brigate, come  venivano  chiamate  dagli  Inglesi)  di  fanteria ciascuno su 3 battaglioni ed ogni battaglione su 1 compagnia comando, 4 compagnie fucilieri e 1 compagnia armi d'accompagnamento; 1 battaglione esplorante  “Recce” su 1 squadrone comando e 3 squadroni da ricognizione; 1 battaglione mitraglieri su 4 compagnie; 3 reggimenti artiglieria da campagna (assegnati normalmente l per reggimento di fanteria) di 3 gruppi ciascuno ed ogni gruppo su 2 batterie cannoni da 87,6; l reggimento artiglieria controcarro su 4 gruppi, ciascuno su 12 pezzi controcarro da 17 libbre (cal. 76 mm .); l reggimento  artiglieria leggera contraerei su 4 gruppi di 3 batterie ciascuno, ogni batteria su 6 pezzi ; l battaglione genio (dotato di officina mobile e materiali da ponte) su 4 compagnie; l gruppo collegamenti divisionali su 3 compagnie; 1 compagnia disciplina traffico; 1 battaglione R .A.S.C. su 3 compagnie (1 compagnia munizioni, 1 compagnia carburanti e l compagnia rifornimenti); l reparto ambulanza da campo con 8 autoambulanze;  12 officine mobili; l lavanderia e reparto infezione. Forza complessiva della divisione inglese: 6oo ufficiali e 16.000 sottufficiali e truppa.

[3] La proporzione tra battaglioni di fanteria e gruppi di artiglieria era di 1: 1 (6 btg.: 6 gr.).  Si tenga presente che nella nostra divisione binaria tale rapporto era di circa 2 a 1: 6 battaglioni di fanteria (più anche, a suo tempo, 2 battaglioni di milizia) e 3 gruppi di artiglieria.


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