DIBATTITI
Il 23 luglio 1944
fu una data importante per la nascita dei Gruppi di combattimento.
Quel giorno vi fu
una riunione, presso la Commissione alleata di controllo (A.C.C.), tra il
nostro Capo di S. M. dell'Esercito, gen. Berardi, assistito da vari ufficiali
generali e superiori, e il capo della missione alleata di controllo, gen.
Browning, assistito da vari ufficiali superiori. Scopo della riunione: l'approntamento di due Gruppi di
combattimento italiani con armamento inglese (alleg. 1).
Data l'importanza
della conferenza del 23 luglio, fondamentale per la costituzione e l'ulteriore
sviluppo dei Gruppi di combattimento, riteniamo utile rilevarne i tratti più
salienti.
Il gen. Browning
tenne a sottolineare per prima, che, quanto costituiva oggetto della
conferenza, doveva intendersi unicamente quale pensiero del comandante in capo
alleato in Italia, gen. Alexander, e del suo capo. di S. M., giacché
l'approvazione delle richieste non era ancora pervenuta dai Governi alleati.
Quindi comunicò che il gen. Alexander aveva
richiesto armi e materiali inglesi per costituire due Gruppi di combattimento,
simili alla divisione di fanteria italiana, onde farli partecipare alle operazioni.
Richiesto quali
delle divisioni avrebbero potuto servire a tale scopo, il nostro Capo di S. M.
dell'Esercito elencò le divisioni nell'ordine seguente: “Cremona “, “Friuli”,
“Piceno”, “Mantova”, “Bari”, “Granatieri” (questa per ultima avendo quattro
soli battaglioni e personale di classi anziane). Dovendosi formare due soli
Gruppi di combattimento, la scelta quindi sarebbe caduta sulle divisioni “Cremona”
e “Friuli”.
Per
l'organizzazione delle nuove unità si cercò di tener conto degli studi e delle proposte
del nostro Stato Maggiore dell'Esercito relativamente alla divisione “tipo”[1], e delle
possibilità offerte dall'armamento e dall'equipaggiamento completo di una
divisione britannica[2]. Si era così preparato lo schema di una
organizzazione adatta per un Gruppo di combattimento “tipo” (standard), che
fosse l'equivalente di una divisione italiana, con un organico aggirantesi sui 9.500 uomini, tutti compresi.
Per l'attuazione
di quanto sopra dovevano essere per prima considerati tre fattori:
-
costituzione
organica del Gruppo di combattimento;
-
tattica
conseguente alla costituzione organica;
-
addestramento.
a) Costituzione organica del Gruppo di
combattimento - Secondo lo schema proposto, il Gruppo di combattimento
sarebbe stato costituito come appresso:
-
comando
del Gruppo di combattimento (200 uomini);
-
2
reggimenti d i fanteria (con un totale di 6.300 uomini), ciascuno su 3
battaglioni, 1 compagnia mortai e 1 compagnia cannoni da 6 libbre - calibro 57/
50 - (18 pezzi per reggimento);
-
1 reggimento
di artiglieria (1.400 uomini) su 4 gruppi cannoni da 25 libbre - calibro 87 mm. - (32 pezzi), 1 gruppo cannoni
controcarro da 17 libbre - calibro 76 mm. - (8 pezzi) e 1 gruppo cannoni
contraerei da 40 mm. (12 pezzi);
-
1
battaglione del genio con 1 compagnia collegamenti (300 uomini) e 2 compagnie
artieri (400 uomini);
-
1
sezione di sanità e 2 ospedali da campo (300 uomini);
-
1
autoreparto per carburanti, sussistenza e artiglieria (400 uomini);
-
officine
meccaniche ed elementi vari (200 uomini).
Complessivamente nel Gruppo
di combattimento si sarebbero avuti 9.500
uomini con le seguenti dotazioni di armamento: 4.500 fucili; 2.500 moschetti
automatici; 500 mitragliatrici; mortai: 220 Piat, 30 da 76 mm. e 140 da 50 mm.;
32 pezzi da 25 libbre (calibro 87 mm.), 8 pezzi controcarro da 17 libbre (cal. 76 mm.), 36 pezzi controcarro da 6 libbre
(cal. 57 mm.) e 12 pezzi contraerei da 40 mm.[3].
Nell'assegnazione
dei personale per la costituzione delle varie unità, il capo della missione
alleata di controllo raccomandava che venissero assegnati i migliori uomini,
scelti fisicamente e ben preparati. In modo particolare insisteva affinché gli
ufficiali destinati ai Gruppi di combattimento venissero ben selezionati per
capacità professionale, spirito combattivo e, soprattutto, resistenza fisica,
tenendo presente che la resistenza fisica doveva essere tale da reggere a marce
di centinaia di chilometri per molti giorni, conservando sempre integra
l’attitudine a combattere.
b) Tattica conseguente alla costituzione
organica. - Sulla nuova organizzazione si sarebbero basati i relativi
procedimenti d'azione. Da ciò conseguiva anche l'importanza dell'addestramento
tecnico sull'uso delle nuove armi e dell'equipaggiamento.
c) Addestramento. - Per
l 'addestramento tecnico sul
nuovo armamento dei reparti del Gruppo di combattimento sarebbero stati
svolti, presso le scuole di istruzione inglesi, dei corsi ai quali avrebbero
partecipato ufficiali italiani, i quali, a loro volta, così addestrati,
avrebbero provveduto a istruire gli specialisti e i minori reparti. Inoltre, si
sarebbe provveduto a tradurre in italiano e a distribuire i vari regolamenti inglesi.
Allo scopo di
eliminare le eventuali difficoltà che avrebbero potuto sorgere sia sull'uso
dell'equipaggiamento che nella messa in opera della nuova unità, sarebbe stato distaccato
presso ciascun Gruppo di combattimento un nucleo
di ufficiali inglesi per istruzione e collegamento.
L'ordine di
precedenza nell'approntamento dei Gruppi di combattimento dipendeva dalla
possibilità dei trasporti marittimi dalla Sardegna, dove ancora si trovavano i
reparti interessati alla costituzione. Per facilitare il funzionamento dei vari
servizi, e per vari altri motivi, i due Gruppi di combattimento, “Cremona” e “Friuli”,
si pensava di concentrarli con tutta probabilità nella zona di Lucera (dove si
trovavano già reparti della “Friuli”).
Restava inteso
che, ove si fosse ottenuto “di più dell'equipaggiamento di una divisione
britannica”, si sarebbe provveduto a costituire altri Gruppi ai combattimento.
Per il momento bisognava accontentarsi che i fosse la possibilità di costituire
soltanto i primi due Gruppi.
Pur tenendo conto
di tutte le riserve e di tutte le cautele con cui veniva circondata la
concessione, limitandola intanto a soli due Gruppi di combattimento, era
tuttavia evidente che con ciò l'Alto Comando alleato veniva a dimostrare una disposizione
e un atteggiamento favorevoli ad un ampliamento del contributo operativo delle
nostre forze armate.
Questo fatto, importante
anche dal lato politico, rappresentava:
a) il frutto della
lunga, metodica e silenziosa azione svolta dalle nostre supreme autorità per
ottenere il massimo potenziamento dello sforzo bellico dell'Italia a fianco
delle Nazioni Unite;
b) il riconoscimento
ufficiale, da parte alleata, del valore del combattente italiano dopo le prove
date dai nostr1 soldati del I Raggruppamento motorizzato e del Corpo italiano
di liberazione.
Sull'argomento dei
Gruppi di combattimento si tornò a parlare, pochi giorni dopo, in una riunione che
il 31 luglio ebbe luogo nell’ufficio del nostro Capo di S. M. dell'Esercito ed
alla quale partecipò un rappresentante della commissione alleata di controllo
(allegato 2).
Si convenne per
prima sulla necessità di iniziare al più presto il corso di addestramento per
gli istruttori delle due divisioni, “Cremona” e “Friuli”, scegliendo uomini “capaci
di imparare ed insegnare rapidamente e bene”. Allo scopo poi di utilizzare i
reparti granatieri, si stabilì, d'accordo col rappresentante alleato, di
inserire 2 battaglioni granatieri nella
divisione “Friuli”.
Come località per
il concentramento e addestramento, il rappresentante alleato comunicò che si
stava pensando al trasporto delle due divisioni, “Cremona” e “Friuli” nella
zona di S. Giorgio del Sannio. Il nostro
Capo di S. M. dell'Esercito colse l'occasione per insistere sulla necessità che
le divisioni venissero addestrate in zona montuosa (Abruzzo) in relazione al
loro prevedibile impiego; al che il rappresentante alleato rispose che ciò
sarebbe stato tenuto presente precisando
tuttavia che, per
economia di trasporti
(vicinanza ai porti di Bari e
Napoli), sarebbe stata scelta, come località adatta per lo svolgimento
dell'istruzione individuale, la zona di Benevento, salvo a scegliere
successivamente, per l'addestramento tattico, un'altra zona.
Ma l'importanza
della riunione non derivava tanto da questi accordi di massima, quanto,
piuttosto, da due notizie che il rappresentante alleato comunicava nel corso
della conferenza: una di carattere negativo e l'altra di carattere positivo.
Il rappresentante
alleato precisava infatti che le divisioni in linea chiamate a
collaborare con gli Alleati in un campo strettamente operativo, non potevano, per ragioni politiche, esser
chiamate divisioni, ma semplicemente Gruppi di combattimento. Era questa
una notizia negativa, destinata ad amareggiare intimamente, per ragioni morali,
l'animo degli Italiani per la immeritata umiliazione con cui la concessione
della collaborazione era accompagnata.
C'era in compenso
la notizia positiva, e questa era che i
Gruppi di combattimento da approntare non sarebbero stati due, come era
stato detto nella riunione del 23 luglio, ma
sei, e per essi si facevano i nomi seguenti;
“1 raggruppamento motorizzato “, “Nembo”,
“Cremona”, “Friuli “, “Mantova “,” Piceno “. I primi due Gruppi di
combattimento - ”1 raggruppamento motorizzato” e” Nembo “
- sarebbero stati,
evidentemente, formati con le truppe del Corpo italiano di liberazione in
quanto vi faceva no già parte; vedremo in seguito che essi invece assumeranno
altre denominazioni. Gli altri Gruppi di combattimento sarebbero risultati
dalla trasformazione delle rispettive divisioni.
Con
l'approntamento dei sei Gruppi di combattimento sorgeva la questione del loro raggruppamento per il comando.
Il rappresentante alleato soggiunse in proposito di non sapere come il Comando
in capo alleato volesse raggruppare i Gruppi di combattimento, per i quali, ad
ogni buon conto, i sistemi avrebbero potuto essere tre:
-
intercalare
i Gruppi di combattimento italiani fra le divisioni alleate;
-
costituire
un Corpo unico, tutto di Gruppi italiani;
-
adottare
un sistema misto; e cioè, con parte dei Gruppi costituire un Corpo italiano;
gli altri intercalati fra le divisioni alleate, almeno per i primi tempi.
Il nostro Capo di
S. M. dell'Esercito sottolineò subito, con calde parole, il vivissimo desiderio
delle autorità italiane che venisse adottato il secondo sistema, che rispondeva
ad una ben viva aspirazione degli Italiani tutti. Se ciò non fosse stato
possibile fare sin dall'inizio, che almeno si fosse ottenuto di non disseminare
i Gruppi di combattimento italiani, ma di
ordinarli in raggruppamenti di due o tre Gruppi, in modo che si potesse,
successivamente, tendere a raggrupparli in un unico Corpo italiano al quale affidare in proprio un settore del fronte.
Anche in seguito,
le nostre autorità tornarono più volte, e con insistenza, a sollevare
l'importante questione dell'inquadramento e del comando delle nostre unità
combattenti, per vedere di ottenere la soluzione a noi favorevole; ma purtroppo
non riuscirono a ottenere nulla.
Nella riunione del
31 si volle trattare anche l'argomento delle divisioni di sicurezza interna. Il rappresentante alleato precisò
al riguardo che sarebbero bastati 45.000 uomini; il che avrebbe consentito di
avere 5 divisioni, della forza di circa 9.500 uomini ciascuna e, come i Gruppi
di combattimento, su 2 reggimenti di fanteria di 3 battaglioni ciascuno. Questo
fatto rivestiva la sua importanza perché - soggiungeva
il rappresentante alleato - avrebbe facilitato” eventuali trasformazioni
organiche e utilizzazione di dette divisioni quali combattenti “. Era quanto
dire di infondere nelle nostre autorità la speranza che la nostra
partecipazione alle operazioni attive potesse, in seguito, venire richiesta su
scala ancora più ampia, senza limitarla solo ai 6 Gruppi di combattimento.
[1]
Si tenga presente che sin
dal 29 febbraio 1944 era stato già preparato un progetto di riordinamento delle
divisioni “Piceno” e “Mantova” che si avvicinava molto, anche come sviluppo
organico (forza all'incirca di 9.500 uomini per divisione), al Gruppo di
combattimento.
[2] La divisione di fanteria
britannica era così costituita (anno 1944): comando di divisione (con alle dipendenze
un comando artiglieria, un comando genio, un
comando servizi divisionali
e una compagnia di
polizia militare);
reggimenti (o brigate, come
venivano chiamate dagli
Inglesi) di fanteria ciascuno su 3 battaglioni ed ogni
battaglione su 1 compagnia comando, 4 compagnie fucilieri e 1 compagnia armi
d'accompagnamento; 1 battaglione esplorante
“Recce” su 1 squadrone comando e 3 squadroni da ricognizione; 1
battaglione mitraglieri su 4 compagnie; 3 reggimenti artiglieria da campagna
(assegnati normalmente l per reggimento di fanteria) di 3 gruppi ciascuno ed ogni
gruppo su 2 batterie cannoni da 87,6; l reggimento artiglieria controcarro su 4
gruppi, ciascuno su 12 pezzi controcarro da 17 libbre (cal. 76 mm .); l
reggimento artiglieria leggera
contraerei su 4 gruppi di 3 batterie ciascuno, ogni batteria su 6 pezzi ; l
battaglione genio (dotato di officina mobile e materiali da ponte) su 4
compagnie; l gruppo collegamenti divisionali su 3 compagnie; 1 compagnia disciplina
traffico; 1 battaglione R .A.S.C. su 3 compagnie (1 compagnia munizioni, 1
compagnia carburanti e l compagnia rifornimenti); l reparto ambulanza da campo
con 8 autoambulanze; 12 officine mobili;
l lavanderia e reparto infezione. Forza complessiva della divisione inglese:
6oo ufficiali e 16.000 sottufficiali e truppa.
[3] La proporzione tra battaglioni
di fanteria e gruppi di artiglieria era di 1: 1 (6 btg.: 6 gr.). Si tenga presente che nella nostra divisione
binaria tale rapporto era di circa 2 a 1: 6 battaglioni di fanteria (più anche,
a suo tempo, 2 battaglioni di milizia) e 3 gruppi di artiglieria.
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