APPROFONDIMENTI
Sergio Benedetto
Sabetta
Nell’ etica Spencer vede l’adattamento progressivo
dell’uomo al contesto in cui vive, come risultato di esperienze generazionali
nel suo tentativo di adattarsi all’ambiente, quindi vi è alla base una
causalità dovuta alla necessità della sopravvivenza in ambienti diversi.
Le diverse
etiche sono pertanto modi diversi di prove di adattamento all’ambiente che i
gruppi umani e le società hanno tentato in una osmosi – competizione con l’ambiente
e con gli altri gruppi umani, di cui ne sono prova gli innumerevoli successi e
insuccessi testimoniati dalla storia.
Questa
visione affonda nell’utilitarismo individualista (Mill ) che viene ad esaltare e cercare di contabilizzare quello che
Benthan individua nella ricerca di calcolo del piacere per evitare
il dolore, questa visione imposta esclusivamente sul singolo sembra porsi in
termini nettamente alternativi alla morale altruistica sostenuta da Comte , un conflitto che dall’800 oppone
il liberismo politico al positivismo
sociale.
L’apparente inconciliabilità di queste posizioni opposte ha indotto Russell e con lui i positivisti logici a
negare l’oggettività dell’etica per ripiegare su una soggettività psicologica
sentimentale, come tale non misurabile in quanto non comprovabile con le
asserzioni di vero o falso, quindi dei puri desideri.
Se la
cooperazione comunitaria aumenta la possibilità di trarre per ognuno profitto
nella lotta per la sopravvivenza, Trives
(Teoria dell’altruismo reciproco) ha ipotizzato una distinzione tra “amici”
e “non amici” nell’instaurare un rapporto di fiducia che superi la difficoltà
di mantenere un registro esatto del dare e avere nei rapporti quotidiani, in
tal modo facilitando la reciproca utile convivenza in una comunità, con una
maggiore memoria del dare e avere con gli estranei.
Questo
tuttavia non garantisce dalle truffe in presenza di un valore biologico delle
merci e delle persone in rapporto alla quantità, così che scatta la necessità
non solo di punire ma anche eventualmente di espellere dalla comunità i
profittatori, sostituendo il tipo di relazione (Teoria del mercato biologico).
Il conflitto egoisti – cooperatori si trasforma in un conflitto tra
truffatori – cooperatori e quindi tra produttori – parassiti, nel vantaggio
competitivo che gli egoisti hanno a seguito del risparmio di energie che
ottengono, vi è un progressivo assorbimento culturale di tale comportamento tra
gli individui che compongono la popolazione, fino ad ottenere la disgregazione
sociale in sottogruppi e l’abbattimento dell’efficienza media della comunità
nel suo insieme.
Interviene
quindi la necessità della presenza di una forte leadership cosciente che
imponga il rispetto delle regole mediante punizioni, premi ed espulsioni, al
fine di impedire lo sfaldamento della rete sociale per sfiducia e aggressività
nell’interazione dei rapporti sociali.
Si possono
quindi individuare tre aspetti dell’etica:
·
Verso
se stessi (centro );
·
Verso
la comunità (gruppo);
·
Verso
il mondo (esterno).
Ognuno di questi è una parte di
spazio delimitato in forma frastagliata, con aree grigie e incerte di confine,
dal limite variabile nel tempo, così da potersi parlare di dinamicità
dell’etica nella quale la frontiera più profonda è tra la comunità e il resto
del mondo.
L’etica è un modo di delineare i
fatti e pertanto nel gruppo diventa un’intelligenza collettiva in grado di
definire una comprensione comune dei fatti stessi la quale dia un senso agli
eventi, nel suo scorrere entro la rete sociale acquista il valore di una verità
in prospettiva.
L’uomo nel suo rapporto con il mondo
opera per schemi che sono strutturati nel linguaggio, nella costruzioni verbali
con quali viene trasmessa l’informazione, diventa pertanto etica del
linguaggio, tanto da obbligare un gruppo sociale prima di formarsi di creare
una propria forma di comunicazione in grado di trasmettere i propri valori.
La normativa diventa una
formalizzazione dell’etica esistente nell’organizzazione e per tale via
determina i confini etici del sistema nell’interfaccia con gli altri sistemi
organizzativi, ma essa è anche la mediazione tra le posizioni etiche
individuali, impedendo che la compromissione dello scambio tra l’individualità
sprofondi il sistema in una anarchia caotica, con la nascita di nuovi centri
autonomi in concorrenza con le strutture precedenti.
Il controllo diventa espressione
dell’etica imperante, parte del sistema e attraverso di esso si ha una lettura
del funzionamento dell’insieme, ma questi è anche portatore di interessi ed
esigenze individuali, il suo apparente assurgere a vertice dei canali
informativi e centra del feedback crea
attrazione verso quelle personalità che, nella frustrazione di una mancata
affermazione personale, si gratificano sperando di imporre attraverso il
controllo la visione del proprio sé.
In realtà l’etica del controllo si
fonda sulla conoscenza, valore supremo e garanzia su cui si misurano tutti gli
altri valori (Monod), in un continuo
passaggio dal caso alla necessità senza mai negare la contingenza degli eventi
(Bellone), in questo continuo
feedback occorre evitare di pensare in termini di una loro “naturalizzazione” (Latouche), ossia di una necessità
naturale, non essendo questi che frutto di una interpretazione umana delle sue
richieste e come tale va sempre riconsiderata.
Solo la conoscenza in rapporto alle
risorse disponibili diventa fondamento per le scelte, secondo una lettura di
valori che non devono ridursi esclusivamente all’immediato ma aprirsi a futuri
scenari di sviluppo per l’intero sistema.
Wittgenstein nella
seconda tesi “estensionale” per le proposizioni distingue tra “proposizioni
atomiche”, quindi semplici, e “proposizioni molecolari”, ossia complesse,
facendo dipendere queste ultime dalla verità o falsità delle componenti
atomiche e dal loro interagire con le regole semantiche necessarie all’opera di
composizione.
La rigorosità del pensiero
logico-matematico investe la stessa analisi degli eventi nel controllo, in
particolare l’esattezza della raccolta dei dati pertinenti e il loro riscontro.
Si ha, come derivazione dalla
distinzione formulata da Morris e Carnap,
una lettura “sintattica” dei dati che compongono gli eventi e delle regole
di connessione e trasformazione, a cui segue e si sovrappone una lettura
“semantica” degli enunciati per cui si disquisisce sulla lettura qualitativa delle cose a partire dal vero o falso dei
dati estrapolati, secondo i principi logici di contraddizione, ossia di una
costruzione di linguaggio comune (Carnap), e di fondamento, la
consequenzialità giustificativa del ragionamento senza salti logici (Kant).
Più problematici sono i principi del terzo escluso e di identità, per
cui non sempre una volta riferiti i valori a determinati dati si potranno
sempre mantenere, come la possibilità sempre esistente di creare un terzo valore di indeterminatezza (Heyting).
Feyerabend osserva
che spesso lo sviluppo di nuove idee e istituzioni non nasce dalla soluzione
logica di problemi ma da causalità irrilevanti che inaspettatamente offrono,
successivamente, la soluzione di problemi non percepiti come tali.
Solo in un secondo momento emerge
l’apparato concettuale che ne definisce i limiti, in un fortissimo intreccio
anarcoide tra razionalità scientifica e irrazionalità intuitiva, richiamando i
termini della “Teoria sistemica”, in cui gli errori sono parte integrante del
progresso e quindi dell’analisi.
Qualsiasi fatto nuovo è tale non
perché semplicemente nuovo rispetto ad un programma, ma in quanto estraneo ai
presupposti logici che hanno regolato la costruzione del programma stesso e dell’ipotesi
(Zahar), si introduce nell’analisi
del fatto nuovo il concetto di “euristica positiva”, quale tecnica atta ad
inserire le anomalie che si presentano (Lakatos).
Kuhn parla di
un procedere da paradigma a paradigma e della necessità e volontà di articolare
il paradigma stesso sui fatti della natura, vi è la necessità nell’uomo di
confermare le ipotesi consolidate al fine di evitare la riformulazione dei
fatti secondo nuove ipotesi che creano cambiamento e quindi nuovi sforzi nella
riformulazione delle necessarie nuove regole, tutto al fine di risparmiare
energie e salvare situazioni consolidate.
Pertanto le crisi del paradigma
possono portare alla perdita di intuizioni e pratiche precedenti, ossia di
informazione, vi è quindi la necessità nel controllo di effettuare i
cambiamenti salvando l’informazione stessa, interpretando l’affermazione di Kuhn per cui il paradigma precedente va
dimenticato.
Un ente esiste per noi solo quando si
precisa il modo di osservarlo, la sua esistenza è tutta nella sua osservabilità
(Geymonat) , altrimenti ne subiamo
gli effetti senza averne la coscienza, da questo ne consegue il controllo
dell’essenza dell’ente stesso mediante procedure quali la “coerenza” con la
totalità degli eventi (Neurath), la
“falsificabilità” di un sistema in contrapposizione alla semplice
“verificabilità” (Popper), sempre
considerando l’instabilità dei sistemi nel lungo periodo a fronte di un loro
equilibrio nel breve, con uno scema concettuale: instabilità (caos) – probabilità – irreversibilità (Prigogine).
Un ulteriore rischio è la distorsione della memoria che
l’informatica tramite false notizie e i social può creare, con il risultato di
modificare tra l’altro i nostri concetti etici adattandoli ad esigenze di breve
periodo, fino a far dubitare di noi stessi e cancellare le elaborazioni
culturali ereditate dalla nostra storia senza un vero esame critico (Valerio).
Un problema che si presenterà nel
futuro è l’intelligenza artificiale “organoide” che nel progresso scientifico
arriverà ad essere “senziente”, ossia cosciente con proprie aspettative (Aluffi).
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