APPROFONDIMENTI
MASSIMO COLTRINARI
2. Il I Fronte. Il fronte del Sud,
Il 1945 sugella
lo sforzo prolungato dei vertici militari italiani, ed in particolare del Gen
Messe, di avere in linea truppe combattenti italiane. La svolta per questo si
ebbe nell’estate del 1944, quando gli Alleati, aperto il fronte meridionale in
Francia con lo sbarco in Provenza, necessitavano di nuove truppe per il fronte
italiano. Ritirato il contingente francese, e numerose unità sia statunitensi
che britanniche, il fronte italiano, ritenuto secondario, ed ancora meno
redditizio dopo il fallimento della operazione Olive che doveva portare gli
Alleati a Trieste e nel centro dell’Europa, doveva essere almeno tenuto. Da qui
la decisione di sostituire il Corpo Italiano di Liberazione con i Gruppi di
Combattimento, unità a livello divisionale, ma senza dotazione di forze
corazzate. I gruppi di combattimento entrarono in linea nel gennaio 1945 e si
schierano a pettine tra unità provenienti dall’Impero, (indiani, neozelandesi,
sudafricani) e unità statunitensi, polacche e brasiliane. Il controllo
operativo dei gruppi di combattimento italiani fu sempre nelle mani dei
britannici, che temevano cedimenti da parte delle truppe e dei comandi
italiani. Funzione principale dei Gruppi di combattimento era quella di dotare
il Governo italiano di una forza militare addestrata ed impiegata per il
dopoguerra, di modo tale che un eventuale insurrezione partigiana, come era
successo in Grecia nel 1944, fosse stata rapidamente contenuto. Mentre le unità
alleate provvedevano al disarmo diretto dei tedeschi i gruppi di Combattimento
erano tenuti alla mano per gli sviluppi futuri in Italia.
Contemporaneamente si assiste, sul
piano politico, al ridimensionamento del potere dei militari, che con il
fascismo erano diventati una forza politica decisionale di altissimo livello. I
partiti politici che ormai dominavano la scena politica italiana, uniti, non
accettavano più l’idea di una concentrazione del potere nelle mani di esponenti
militari. Il principio che questi devono essere subordinati al potere politico,
come era in essere negli Stati democratico, si affermò La prima conseguenza fu la
sostituzione del gen. Paolo Berardi, con un generale di secondo piano, che era
anche di anzianità inferiore ai comandanti dei gruppi di combattimento. Un
segnale quanto mai chiaro. Al momento della fine delle ostilità, si ebbero poi
le dimissioni del gen Messe sostituito dal gen Raffaele Cadorna, comandante del
Corpo Volontari della Libertà. Un passaggio altamente significativo sul
ridimensionamento del ruolo die militari nella vita politica italiana, uno dei
tanti segni della Guerra di Liberazione.
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