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venerdì 17 febbraio 2023

1945. La Guerra di Liberazione. Il Primo Fronte Il fronte del Sud

 APPROFONDIMENTI



MASSIMO COLTRINARI


2. Il I Fronte. Il fronte del Sud,

Il 1945 sugella lo sforzo prolungato dei vertici militari italiani, ed in particolare del Gen Messe, di avere in linea truppe combattenti italiane. La svolta per questo si ebbe nell’estate del 1944, quando gli Alleati, aperto il fronte meridionale in Francia con lo sbarco in Provenza, necessitavano di nuove truppe per il fronte italiano. Ritirato il contingente francese, e numerose unità sia statunitensi che britanniche, il fronte italiano, ritenuto secondario, ed ancora meno redditizio dopo il fallimento della operazione Olive che doveva portare gli Alleati a Trieste e nel centro dell’Europa, doveva essere almeno tenuto. Da qui la decisione di sostituire il Corpo Italiano di Liberazione con i Gruppi di Combattimento, unità a livello divisionale, ma senza dotazione di forze corazzate. I gruppi di combattimento entrarono in linea nel gennaio 1945 e si schierano a pettine tra unità provenienti dall’Impero, (indiani, neozelandesi, sudafricani) e unità statunitensi, polacche e brasiliane. Il controllo operativo dei gruppi di combattimento italiani fu sempre nelle mani dei britannici, che temevano cedimenti da parte delle truppe e dei comandi italiani. Funzione principale dei Gruppi di combattimento era quella di dotare il Governo italiano di una forza militare addestrata ed impiegata per il dopoguerra, di modo tale che un eventuale insurrezione partigiana, come era successo in Grecia nel 1944, fosse stata rapidamente contenuto. Mentre le unità alleate provvedevano al disarmo diretto dei tedeschi i gruppi di Combattimento erano tenuti alla mano per gli sviluppi futuri in Italia.

Contemporaneamente si assiste, sul piano politico, al ridimensionamento del potere dei militari, che con il fascismo erano diventati una forza politica decisionale di altissimo livello. I partiti politici che ormai dominavano la scena politica italiana, uniti, non accettavano più l’idea di una concentrazione del potere nelle mani di esponenti militari. Il principio che questi devono essere subordinati al potere politico, come era in essere negli Stati democratico, si affermò La prima conseguenza fu la sostituzione del gen. Paolo Berardi, con un generale di secondo piano, che era anche di anzianità inferiore ai comandanti dei gruppi di combattimento. Un segnale quanto mai chiaro. Al momento della fine delle ostilità, si ebbero poi le dimissioni del gen Messe sostituito dal gen Raffaele Cadorna, comandante del Corpo Volontari della Libertà. Un passaggio altamente significativo sul ridimensionamento del ruolo die militari nella vita politica italiana, uno dei tanti segni della Guerra di Liberazione.


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