La narrazione delle vicende dei
militari italiani in Russia nel periodo che abbiamo considerato, ovvero nella
seconda guerra mondiale, non prescindere da indicare qualche nota di carattere
geografico, dato l’enorme divario esistente tra le condizioni geografiche dell’Italia
e quelle della Russia.
Scrive il gen. Inaudi:
“…I
territori europei della URSS[1]
occupano oltre la metà della superficie dell’intero continente europeo:
5.571.00 su 10.527.000 kmq. Si tratta di una estesissima pianura
impercettibilmente increspata da alture che raramente occupano i 2-300 metri di
quota. Foggata a tramoggia e spalancata verso nord, essa è arginata
lateralmente dai Carpazi da un lato e dagli Urali dall’altro; verso sud è ostruita
dal Caucaso. E’ in effetti la catena del Caucaso ( e la sua appendice crimeana
costituita dai Taurici) che la costringe a riversare le sue copiose acque nei
contigui mari: Nero e Caspio. Da sottolineare che non uno dei quattro mari su
cui si affacciano i territori della URSS è totalmente libero. Non quelli
settentrionali (mar Baltico e mare di Barents) per via dei ghiacci; non quelli
meridionali (mar Nero e mar Caspio): per via degli stretti, il primo, perché naturalmente
chiuso il secondo. Non è un segreto per nessuno che le sole possibili linee di
riferimento in una regione così estesa e uniforme, sono rappresentate dalle
stelle nel firmamento e dai corsi d’acqua sulla terra.
Né
deve meravigliare che in una regione tanto estesa, estesi siano anche i fiumi
che la solcano. Tutti hanno un andamento orientato più o meno pigramente, in
senso meridiano. Tanto quelli tributari dei mari settentrionali quanto gli
altri. Il più importante di questi ultimo. Il più importante di questi ultimi è
il Volga, il primo in Europa, ma seguito a breve distanza dal Dnieper e dal Don
che occupano rispettivamente il 3° ed il 4° posto (si tratta, ricordiamolo per
inciso, trattandosi di un dato che bene rispecchia le dimensioni del quadro ,
di ben 3 dei 70 corsi d’acqua lunghi oltre 1000 chilometri che solcano il
vastissimo territorio euroasiatico del paese). Pigro per eccellenza il Volga
che su di un percorso di 3.700 km registra un dislivello di soli 349 metri.
Quasi altrettanto pigro il Don”[2]
[1] Riferiti alla prima metà del
secolo scorso.
[2]
Inaudi D., La notte più lunga. La battaglia del
Solstizio sul Don, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito,
Ufficio Storico, Roma, 1979
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