DIBATTITI
SCONTRO TRA MOSCA ED UCRAINA. NESSUN
PAPA ROMANO E STATO MAI A MOSCA.
IL DESIDERIO DI PAPA FRANCESCO DI
ANDARE A KIEV
Continuando il tema dello scontro tra Chiesa Cattolica e
Chiesa Ortodossa, nel quadro della guerra in corso tra Russia ed Ucraina, un
eventuale viaggio del papa romano a Kiev sicuramente aggraverebbe il quadro
politico-strategio della guerra in Ucraina ed allontanerebbe ogni prospettiva
di cessate il fuoco a breve termine.
In questa nota esamineremo le ragioni per cui il beato
Giovanni Paolo II non è potuto andare a Mosca, quando la situazione
internazionale era quanto mai favorevole e le relazioni tra la Russia ed il
mondo occidentale più che buone.
All’inizio di questo secolo l’atteso incontro tra il beato
Giovanni Paolo II ed il patriarca di Mosca, Alessio II, poteva rappresentare un
eventi ecumenico di portata storica. Fino alla prima decade di giugno tutto
sembrava convergere verso una effettiva realizzazione del progetto; fin nei
minimi particolari erano stati definiti luogo, data e modalità dell’incontro,
che si sarebbe dovuto svolgere il 21 giugno 1997 presso l’antica Abbazia
cistercense di Heiligenkreuz vicino a Vienna. Nella storia del Cristianesimo
quello sarebbe stato il primo incontro tra il Romano pontefice ed il Patriarca
di Mosca e di tutte le Russie. L’11 giugno 1997 le agenzie di stampa di tutto
il mondo lanciarono improvvisamente la notizia secondo cui il Santo Sino del
Patriarcato russo “all’unanimità” aveva deliberato di “annullare” l’incontro
programmato.
Ad aggravare il clima giungeva poi la notizia che il
Parlamento russi avesse approvato una
legge sulla “libertà di coscienza e le associazioni religiose. la quale riconosceva
come “religiosi tradizionali” soltanto quattro confessioni religiose:
l’ortodossia, l’ebraismo, l’islam ed il buddismo. Di conseguenza veniva operata
una pesante discriminazione verso le altre religioni. Di conseguenza veniva
operata una pesante discriminazione verso le altre religioni, ad iniziare da
quella Cattolica Romana, equiparata praticamente ad una setta. Ciò che più ha
lasciato disorientati è stata la sconcertante coincidenza fra Patriarcato e
Duma, in particolare l’atteggiamento quantomeno singolare sul concetto di
libertà religiosa. In questo contesto sono risuonate piuttosto dure le parole
che il Patriarca di Mosca ha pronunciato a Graz durante una conferenza stampa
con i giornalisti: egli accusava la
Chiesa Cattolica Roma, e indirettamente l’Occidente, di aver inviato in Russia
“in modo massiccio missionari” che si sarebbero lanciati in un “proselitismo
sfrenato” operando “una vera e propria
invasione”, “Una aggressione spirituale”
al fine di convertire “credenti battezzati ortodossi e radicati storicamente all’ortodossia”. Firno parole durissime che
rilevavano come la Chiesa Ortodfossa russa nutriva ancora forti timori, che
evidentemente non erano mai sopiti, di invasione e proselitismo a tutto campo
nei confronti della Chiesa Romana. Si ebbe al riguardo la cponsapevolezza di un vero e proprio
risentimento e quindi occorreva andare ad analizzare quelli che sia
tradizionalmente sia quelli in prospettiva futura hanno ingluisto non solo sul
fallimento dell’incontro del 1997 in Austria ma anche gli ostacoli che ancora
si frappongono ad ogni possibilità di intesa tra le due Chiese.
In sostanza i motivi del fallimento dell’incontro del 1997 si
possono racchiudere in una frase: i provlemi dell’Ucraina.
La proposta di un incontro con il Papa in un monastero nei
pressi di Vienna era stata avanzata dal Patriarcato di Mosca già nelle
conversazioni bilaterali con la Santa Sede nel settembre 1996. Lo stesso
Patriarcato aveva ribadito a fine gennaio 1997 l’orientamento di Alessio II
verso tale ipotesi, indicando anche le date, 21 o 22 giugno,. Fin dall’inizio
si era pensato di predisporre una dichiarazione comune in occasione
dell’incontro. Una bozza di tale documento era stata esaminata nei giorni 7-8
maggio 1997 a Cassano delle Murge (Bari) vicino al luogo dove sono conservatel e
reliquie di San Nicola, detto il Traumaturgo, arcivescovo di Mira. La scelta
delle date per questa Commissione di studio non fu casuale: infatti nei giorni
7-8 giugno festeggia solennemente la traslazione delle reliquie di San Nicola.
Santo popolarissimo in Oriente come in Occidente, dalla città di Mira, in Licia
(attualmente in Turchia) a Bari. Le due delegazioni avevano emesso un
comunicato-stampa dell’incontro di Bari nel corso del quale avevano enunciate
alcune situazioni difficili pere le quali gli Ortodossi ritenevano di essere
vittime in Ucraina: queste rappresentavano gli stessi argomenti ai quali il
Sinodo russo fa riferimento nel proprio comunicato di giugno per motivare
l’annullamento dell’incontro tra il Patriarca russo Alessio IIe Papa Giovanni
II. In questa regione, l’Ucraina, è forte la presenza della Chiesa
greco-latina, i cui fedeli sono detti anche “uniati”, termine usato in maniera
spregiativa in quanto essi sono stati i primi ortodossi ad unisirsi alla Chiesa
di Roma, nell’anno 1596. Essi seguono il rito bizantino e sono in pinea
comunione con il Papa. L’unione con la sede apostolica di questa parte della
cristianità orientale fu voluta dai vescovi della Metropolia della Ras’di Kiev,
i quali nel compiere quel passo si riferiscono esplicitamente alle decisioni
del Concilio di Firenze del 6 luglio 1439, ossia ad un concilio che aveva la
partecipazione diretta fra gli altri dei rappresentanti del Patriarcato di
Costantinopoli. In effetti la storia della Chiesa in Ucraina si è svolta tra
persecuzioni e fioritura. Nel secolo XX il dramma ha toccato il suo apice, in
quanto la Chiesa greco-cattolica è stata soppressa da Stalin, al tempo della
URSS. Già nel marzo del 1946 il Governo sovietico aveva decretato l’unione
della Chiesa greco-cattolica al Patriarcato di Mosca. Tutti i beni e le
istituzioni dei cattolici vennero incamerati dalla Chiesa Ortodossa.
Ai sacerdoti cattolici fu Imposta la scelta tra l'adesione
allo scisma o la deportazione. Negli anni ‘20 e ‘30 anche la comunità ortodossa
in Ucraina è stata travagliata da una serie di lacerazioni interne tra spinte
nazionalistiche ed autocefale e fedeltà all'Unione con la Chiesa di Mosca. Dopo
la caduta del comunismo la chiesa Greco Cattolica è uscita dalla clandestinità ed
è risorta dalle sue ceneri. Finora, però, solo una parte dei suoi beni
espropriati in quel periodo sono stati restituiti.
Questo breve cenno storico era necessario per comprendere
meglio le istante concrete che furono avanzate già nel testo del comunicato
stampa redatto a Bari. In quell’occasione la delegazione del patriarcato di
Mosca chiese che la Santa Sede intervenisse per risolvere due questioni importanti concernenti edifici contesi fra le due Chiese
nelle ciottà di Ivano-Frankivsk e Lviv,
la cui soluzione avrebbe potuto giovare non poco nell’imminenza del previsto incontro del giugno 1997 tra il Santo Padre ed Alessio II.
Anche questo aspetto economico-risarcitorio non ebbe felice
soluzione; le ragioni e le modalità di questa ulteriore mancata intesa e la sua
ricostruzione la proporremo con la prossima nota. (continua)
Nessun commento:
Posta un commento