DIBATTITI
MASSIMO COLTRINARI
SCONTRO TRA MOSCA ED UCRAINA. IL
RUOLO DELLA CHIESA ORTODOSSA. LA DIFESA DEL PRINCIPIO DEL TERRITORIO CANONICO
Come già detto con l’articolo precedente, iniziamo con questa
nota di cercare di capire qualche cosa di più dei roventi rapporti, negli
ultimi cinquanta anni, tra la Chiesa Cattolica Apostolica Romana e la Chiesa
Ortodossa Russa, che è il “frame work” di tutta l’azione putiniana degli ultimi
dieci anni. Questa lotta tra le due chiese è un cuneo che Putin usa per
penetrare in Italia e cercare di disintegrarla, nella convinzione, condivisa
anche dal Primate di Mosca, che il nostro paese come tutto l’occidente sia
corrotto e irrecuperabile. Occorre riportarlo alla ortodossia, e quindi
affermare il primato della Chiesa Ortodossa, e quindi di Mosca come Federazione
Russa come grande potenza.
Putin ha presente che nel nostro Paese, come in tutti i paesi
occidentali la realtà politica è caratterizzata da Tre P.: Il populismo, caratterizzato da due
costanti: dividi ed impera e prometti anche l’impromettibile e vincerai (senza
mantenere nulla; promesse che non si riusciranno a realizzare e che imporranno
a qualunque prezzo, senza curarsi dei costi e di altri effetti nefasti, vds
reddito di cittadinanza, distruzione del “lavoro” come valore, ecc.); la polarizzazione, che significa l’uso e
l’abuso della discordia, del rancore, che si nutre di identità di gruppo:
religione, razza, genere, regione, età, interessi economici ideologie e così
via. Ed infine la terza P. la Postverità
(a chi credere?), il punto massimo raggiunto della disinformazione e
disseminazione di messaggi che creano sfiducia, intaccano il concetto d dovere.
Oggi noi crediamo di sapere tutto, in realtà sappiano solo quello che è stato
deciso da altri di sapere.
Le tre P, e Putin anche questo lo sa, indeboliscono in modo
categorico la democrazia ed in particolare, la democrazia liberale ed
atlantica. le istituzioni, le norme e la applicazione delle leggi (vedi il
problema della Giustizia oggi in Italia), la corsa agli estremismi, al basso
grado di resistenza psichica collettiva ad ogni difficoltà.[1]
Se questo ha bisogno di conferma, basti leggere le dichiarazioni del noto
populista Primo Ministro della Gran Bretagna che ha portato il suo paese fuori
dell’Europa, sta provocando l’unione della Eire con l’Irlanda del Nord, la
secessione della Scozia, in pratica al dissolvimento del Regno Unito; l’Ucraina
deve cedere e chiedere la pace ad ogni costo per ragioni economica generali .
Un altro Neville Chamberlain del 1939, ma questa volta la Gran Bretagna pesa
negli affari europei, anche grazie a lui, poco.
L’Italia oggi è debole sul fronte partitico e della politica,
non in grado di gestire le emergenze come Covid e Guerra in Ucraina e costretta
a rieleggere un Presidente della Repubblica che non voleva e a chiamare un
esterno a guidare il governo, in piena crisi economica (debito alle stelle e
rifiuto di lavorare e dedizione al sacrifico) iperautoconsiderazione ( al resto
del mondo non interessano i problemi italiani, mentre noi ci sentiamo al centro
del mondo)
Sommando tutto questo e considerando che l’Italia,
dall’ottocento in poi, è stata il ventre molle di una qualsiasi coalizione a
cui ha partecipato, ed oggi ne da una ennesima conferma, distruggere l’Italia
significa iniziare a distruggere l’Europa e quindi avere gioco facile in
futuro. Putin sa tutto questo e, insieme a i teorici della guerra ibrida, porta
il suo attacco utilizzando in modo occulto il trampolino d’argento servito
dallo scontro religioso tra Oriente ed Occidente,
Ritornando al tema posto, lo scontro religioso, la domanda
che si impone e questa: Perché Giovanni Paolo II, beato della Chiesa, dal 1978
inizio del suo Pontifica, che si è caratterizzato da viaggi e visite mai visti
prima in tutto il mondo, non si è mai recato a Mosca, a visitare il Patriarcato
Ortodosso?
Caduta la URSS, dal 1990 in poi la strada era libera, non vi
era più il comunismo e quindi ogni intesa era possibile., ma freddezza e
diffidenza in relazione ad una serie di problematiche impediscono ogni
tentativo di avvicinamento fra queste due importantissime espressioni confessionali
della cristianità.
Iniziamo con quello che è il principale ostacolo: il
principio del territorio canonico. La Chiesa Ortodossa russa lo rivendica con
una determinazione ed un accanimento che dalla fine del secolo scorso ad oggi
ha assunto anche toni parossistici. SU questo principio si innescano una serie
di ulteriori problematiche che rendono molto arduo il dialogo
interreligioso. Da Paolo Vi in poi, ma
anche dal Vaticano II in poi, gli sforzi per superare questo ostacolo sono
stati tanti, ma unilaterali soprattutto da parte di Roma, ma non si è giunti a
nessuno miglioramento, anzi dal 2002, come vedremo, la situazione è
ulteriormente peggiorata. Le posizioni sono chiare. La Chiesa Ortodossa
puntualmente ad ogni occasione afferma la rivendicazione del proprio territorio
canonico, sul quale non ammette ingerenze da parte della Chiesa cattolica.
Questo concetto rende già evidente una differenza fondamentale: la Chiesa
cattolica, infatti, non conosce il concetto di “territorio canonico”. Nella prossima
nota approfondiremo i vai aspetti di questa differente interpretazione. Qui
basta osservare che uno Stato che riconosce come religione la Chiesa ortodossa,
questa applica immediatamente nel territorio di questo Stato il principio del territorio canonico, cioè a
dire che su questo territorio non vi può essere nessuna altra Chiesa.
Nell’ottocento si parlava di Alleanza tra Trono ed Altare, ora queste alleanze
hanno altro significato e permeano la politica di uno Stato in termini di
libertà, democrazia, libertà religiosa ed ogni altro diritto di espressione di
pensiero e rispetto dell’uomo, ma nella sostanza in termini pratici hanno i
medesimi risultati.
(Continua)
[1] Moises
Naim, Le vittorie populiste non aiutano l’America Latina, in La
Repubblica, 21 giugno 2022, pag. 17
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