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martedì 31 maggio 2022

Indici Maggio 2022

 a cura di Chiara Mastrantonio

SOMMARIO

ANNO LXXXIII, Supplemento on line, V, n. 76

Maggio 2022

www.valoremilitare.blogspot.com

 

Massimo Coltrinari, Editoriale, Maggio  2022

                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        30.05.2022

Massimo Coltrinari, Copertina, Maggio 2022

                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        31.04.2022

 

APPROFONDIMENTI

 

Redazionale, Giornata del Decorato 2022. Latina

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 15.05.2022

Redazionale, Gli Assedi del 1942. Sebastopoli e Tobruck

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 22.05.2022

Valentina Trogu, Hiroshima, una scommessa costata migliaia di vite

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 24.05.2022

Redazionale, Gli Assedi del 1942. Sebastopoli e Tobruck

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 25.05.2022

 

DIBATTITI

 

Giorgio Madeddu, Contributo alla Tavola Rotonda

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 5.05.2022

Redazionale, Nicolò Paganelli. Contributo alla Tavola Rotonda

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 8.05.2022

Mario Rino Me, Una ulteriore Medaglia d’Oro a un “sardo stato dei primi a dar l’esempio di valore"

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 9.05.2022

Redazionale, Società tarquinense di Arte e Storia. Conferenza: Cina ed il rapporto con le altre potenze.

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 11.05.2022

Mario Pereira, Contributo alla Tavola Rotonda

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 12.05.2022

Redazionale, Fortificazioni Bastionate. XVI -XVIII Secolo

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 14.05.2022

Redazionale, Internamento Militare in Germania 1943-1945. I Parte

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 16.05.2022

Redazionale, Internamento Militare in Germania 1943 -1945  II Parte

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 17.05.2022

Redazionale, Internamento Militare in Germania 1943 -1944 III Parte

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 18.05.2022

Redazionale, Internamento Militare in Germania 1943 -1945 IV Parte

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 19.05.2022

Redazionale, Internamento Militare in Germania 1943 -1945

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 20.05.2022

Redazionale, Internamento Militare in Germania 1943 -1945

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 21.05.2022

Redazionale, Convegno "La Giornata del Decorato ed il Valore Miliare.

Verso nuove forme di comunicazione e partecipazione"

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 23.05.2022

Sergio Benedeto Sabetta, Il Galateo dovere del N.H.

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 26.05.2022

 

 

ARCHIVIO

 

Redazionale, Maresciallo Zorn: il medagliere

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 11.05.2022

 

UNA FINESTRA SUL MONDO

 

Antonio Trogu, La NATO ha approvato lo schieramento di un gruppo tattico in Bulgaria

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 27.05.2022

 

GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE

 

Antonio Trogu, Evoluzione della Nato e situazione attuale

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 3.05.2022

 

SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Redazionale, SEGNALAZIONI LIBRARIE: "TRECCANI. ATLANTE GEOPOLITICO 2021"

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 7.05.2022

Redazionale, Otto anni insieme. 2014 - 2021

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 28.05.2022

 

 CESVAM NOTIZIE

CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

 

Redazionale, Pistoia. Convegno: Lo spirito del 1945

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 1.05.2022

Redazionale, Save the Date: 21 maggio 2021

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 2.05.2022

Redazionale, Anniversario della Fondazione dell'Esercito Italiano

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 4.05.2022

Redazionale, Bilancio 2021. Libri e Riviste

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 6.05.2022

Redazionale, Convegno di Ricerca e Studi " La Giornata del Decorato ed il Valore Militare.

Verso nuove forme di comunicazione e partecipazione” Roma 21 Maggio 2022

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 10.05.2022

Redazionale, Kiev. Il Museo della II Guerra Mondiale. Iconografia I Parte

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 13.05.2022

 

 

 

 

 

 

Numero chiuso in data 31.05. 2022

Editoriale.

 Nel solco di quanto scrivemmo lo scorso marzo nell'editoriale dedicato a quel mese, e poi in quello di Aprile, anche a Maggio si è in grado di  affermare che la pianificazione predisposta ad inizio anno è stata rispettata in tema di completamento di ricerche nel quadro dei Progetti in essere. In questo mese è uscito il quinto volume dall'inizio anno, un volume inserito nel quadro del Progetto "Le vicende dei militari italiani in Russia - 1941- 1953". Con questo volume si avvia la pubblicazione di dieci volumi dedicati a questa ricerca. (vds www.stroiainlaboratorio.blogspot.com)

Il titolo del volume è: "Le vicende dei Militari Italiani in Russia". "1941. Un'avventura non necessaria"., Roma-Viterbo, per i tipi della Società Editrice Archeo Ares - .Si riporta il testo della I e V di Copertina, si del volume:



Nel ringraziare tutti quelli che hanno partecipato a questa realizzazione, si assicura la coerenza con gli impegni presi. La raccomandazione che anche qui voglio rivolgere è, ancora una volta, di non attardarsi su situazioni che non accolgono per certi versi i nostri modi di vedere e di fare e di passare oltre. Questa splendida avventura del CESVAM continua e facciamola continuare.  (massimo coltrinari)


domenica 29 maggio 2022

Copertina maggio 2022








QUADERNI ON LINE







Anno LXXXIII, Supplemento on line, V, 2022, n. 76

 Maggio
2022
valoremilitare.blogspot.com
www.cesvam.org 


 

sabato 28 maggio 2022

Otto anni insieme. 2014 - 2021

SEGNALAZIONE LIBRARIE




  Un bel volume in cui sono raccolte tutte le manifestazioni messe in essere per ricordare il centenario della Grande Guerra in cui compaiono anche manifestazioni messe in essere da numerose federazioni provinciali dell'istituto. Il volume è pervenuto all'Emeroteca del CESVAM grazie alla gentilezza di Sergio Benedetto Sabetta.

venerdì 27 maggio 2022

La NATO ha approvato lo schieramento di un gruppo tattico in Bulgaria

 UNA FINESTRA SUL  MONDO

Antonio TRogu

I leader della NATO hanno approvato il dispiegamento di quattro gruppi tattici a livello battaglione in Bulgaria , Romania, Slovacchia e Ungheria. Lo ha annunciato il segretario generale Jens Stoltenberg al termine del vertice straordinario. Finora non ci sono dettagli sul numero e la composizione di queste unità, nonché sotto il comando di chi saranno.

La Bulgaria si aspetta che soldati americani, britannici e italiani si uniscano al gruppo tattico bulgaro sotto comando NATO. Sabato 26 marzo , un briefing congiunto tra il primo ministro Kirill Petkov e il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ha rivelato che Gli Stati Uniti hanno deciso di fornire una compagnia di veicoli Stryker. La scorsa settimana da Bruxelles, il primo ministro Kiril Petkov ha annunciato che più di 150 militari britannici si uniranno al gruppo tattico bulgaro. Ha inoltre aggiunto che sono attualmente in corso colloqui con l'Italia.

 



L'esercito bulgaro non dispone di moderne armi anticarro, antiaeree, di difesa aerea e altre armi necessarie per la guerra moderna e si prevede che gli alleati le forniranno. La Bulgaria si aspetta che il battaglione sia comandato da un ufficiale bulgaro.

Antonio Trogu  trogant@libero.it

Fonte Novinite .bg

giovedì 26 maggio 2022

Sergio Benedeto Sabetta. Il Galateo dovere del N.H.

 DIBATTITI




 

            Il brevetto da Ufficiale comporta l’attributo di N.H. e quindi il dovere di un comportamento consono, ma è da chiedersi il perché della necessità di adottare una tale condotta ed il suo sempre attuale profondo significato.

            Già Monsignor Giovanni Della Casa nel suo trattato sopra l’educazione detto “Galateo”, da cui il nome, come il Castiglione nel “Cortigiano” o l’Alberti nel “Padre di famiglia”, pongono alla base dei rapporti la “convenevole misura” che nell’unità delle azioni crea l’armonia sociale e quindi la bellezza.

            Come afferma Dalla Casa un animo ben educato e di buone maniere è piacevole e somigliante a virtù, questo ancor più necessita a Corte e tra simili, anche se opportuno in qualsiasi famiglia quale comune consesso civile.

            Se per i trattatisti del ‘400 e ‘500 la forza imperativa di una forte educazione derivava dall’utilità e dalla necessità della bellezza, quale espressione di una superiorità dell’animo umano, nell’età moderna la correttezza di comportamento affonda le sue radici nella necessità del rispetto reciproco, che ancor più un gentiluomo deve possedere nella propria nobiltà d’animo, diventa quindi in ultimo una questione etica.

            Storicamente già nel corso del Medio Evo la Chiesa aveva cercato di limitare la brutalità e la rozzezza degli uomini d’armi, introducendo i riti dell’investitura cavalleresca, preceduti da un apprendistato e seguiti da obblighi di comportamento come la tregua d’armi,  il rispetto dei luoghi sacri e delle donne e fanciulli con minaccia di scomunica, la cui violazione comportava l’ignominia presso i simili.

            A questo si affiancava la nascita delle Corti e l’elaborazione di modi cortesi riflessi in letteratura nella Scuola Siciliana di Federico II e nel Dolce Stil Novo toscano, ma anche nell’amor cortese dei trovatori nella celebre “Corte d’amore” di Eleonora d’ Acquitania o nella raffinata Corte dei Duchi di Borgogna.

            La violenza delle guerre di religione che tra il ‘500 e ‘600 sconvolsero l’Europa, la brutalità della Rivoluzione Inglese di Cromwell con la seguente restaurazione regia, la Guerra dei Trenta Anni che dissanguò la Germania, il succedersi delle guerre civili e religiose in Francia, dagli Ugonotti alle due Fronde, il tutto al crescersi distruttivo delle nuove armi, non fecero che rafforzare la necessità della classe dirigente di introdurre comportamenti impostati sulla correttezza reciproca, per ridurre la possibilità di futuri scontri, fondati anche su possibili mali intesi sensi dell’onore.

            Vi fu quindi una codificazione dei comportamenti che scivolarono talvolta nel XVIII secolo nell’eccesso del “cicisbeo”, deriso dagli illuministi, ma che adottati e temperati nell’800 anche dalla borghesia nascente permisero una positiva evoluzione sociale, di cui il Corpo Ufficiali ne è stata testimonianza.

            Il passaggio tra aristocrazia e borghesia della codificazione comportamentale secondo il modello del “bon ton”, corrisponde al passaggio tra il neoclassicismo illuminista e il romanticismo idealista, tra forme perfettamente proporzionali e slanci irrazionali, emotivi dell’animo.

            Differenza che si può ben vedere nella Rivoluzione Francese, quando alla compostezza aristocratica, anche di fronte alla morte, si contrapponevano i gesti teatrali e drammatici, eclatanti, dei borghesi, tuttavia ben presto, superati gli eccessi rivoluzionari il Galateo aristocratico fu riadattato e adottato dalla stessa borghesia che si venne progressivamente ad integrare con l’aristocrazia.

            Attualmente il volere negare la necessità dell’adozione di relazioni impostate sul rispetto reciproco ma, al contrario, adottando modelli aggressivi da guascone, sorretti dai mezzi di comunicazione, ha portato alla nostra attuale “pesantezza relazionale”.

            Dobbiamo comunque considerare che l’onore, quale rispetto rivendicato da ogni militare, rimane ed è strettamente legato al Galateo, base del rispetto reciproco, questo anche al fine di superare il degrado dell’anima che può provocare un uso continuo della violenza insito nella guerra.     

 

 

Ten. Cpl  Art. Pe. Sergio Benedetto Sabetta

mercoledì 25 maggio 2022

Gli Assedi del 1942. Sebastopoli e Tobruck.

  APPROFONDIMENTI

TOBRUK

Giugno 1942

(Seconda parte)

Ten cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto Sabetta

 

            Nell’estate del 1942 con la caduta di Bir Hacheim, difesa da 5.000 francesi del generale Koenig, si apriva la strada verso Tobruk.

            La piazzaforte, delimitata da altipiani rocciosi, si affaccia su una pianura sabbiosa, potentemente fortificata, costituisce la chiave di volta per la penetrazione in Egitto.

            Protetta come è da vasti campi minati, tra il 19 e il 20 giugno alle 5,20 inizia l’assalto con un intenso bombardamento aereo sulla direttrice da attacco da est dell’Afrika korps, affiancato dal 20° Corpo italiano, mentre il 21° Corpo italiano attacca con intenti diversivi a sud-est della fortezza.

            Alle 8 di mattina, superate le linee avanzate, il genio getta i ponti sui fossati anticarro sotto il fuoco nemico, verso le 11 le Divisioni “Ariete” e “Trieste”, scavalcato il fossato anticarro, penetrano nella breccia aperta dall’Afrika Korps.

            Verso le 12 è stata raggiunta la strada di Sidi Mahmud, con la distruzione di 50 carri nemici e la conquista del centro del perimetro fortificato.

            Al cadere della notte due terzi del perimetro della fortezza è espugnato ed è stato raggiunto il pendio che conduce a Tobruk, nel pomeriggio il porto e la città vengono occupati.

            Alle 5 di mattina del 21 giugno Rommel entra in città e alle 9,40 il generale Klopper, comandante della 2^ Divisione di fanteria sudafricana e comandante della fortezza, offre la capitolazione, finisce così la battaglia della Marmarica, con 35.000 prigionieri e la penetrazione in Egitto, nel tentativo di sfruttare la vittoria e le risorse logistiche del bottino per giungere ad Alessandria.

            Tuttavia  questo è insufficiente e gli approvvigionamenti si mantengono inferiori alle reali necessità, se si considera che a fronte di 60.000 tonnellate richieste nel mese di giugno arrivano solo 6.000 tonnellate, nonostante le ripetute assicurazioni di Cavallero. (Dal diario di Rommel, La marcia sull’Egitto, in AA.VV. “Tutta la seconda Guerra Mondiale”, Vol. II, 1969 Selezione dal Reader’s Digest).

            La conquista di Tobruk nei fatti ha inizio già il 13 giugno con la battaglia detta del “Calderone”, quando Rommel, sebbene inferiore di mezzi, riesce a logorare le forze di Ritchie, lanciate in una serie di attacchi frammentati contro le ben organizzate difese delle forze italo-tedesche, fino a costringere Ritchie ad abbandonare il 14 la Linea di Gazala e a ritirarsi rapidamente verso la frontiera, lasciando isolata la guarnigione di Tobruk che si arrende il 21.

            Il 22 il resto dell’8^ Armata abbandona le sue posizioni sulla frontiera presso Sollum e si ritira ancora velocemente verso est, inseguita da Rommel.

            Dal 1 giugno vi erano stati tutta una serie di attacchi frontali ma frammentati tra loro, intervallati da periodi di calma, che avevano permesso a Rommel di rafforzare la linea di difesa sia con opere che spostando i reparti.

            Si permette a Rommel di espugnare Sidi Muftah, eliminando la CL Brigata di fanteria, aprire attraverso i campi minati una via di rifornimento, respingere l’attacco del 5-6 giugno con un improvviso contrattacco a tenaglia che distrugge la 5^ Divisione indiana e ad assediare Bir Hacheim dal 1 al 10 giugno, giorno della sua conquista, presidiata dalla I Brigata della Francia Libera che tuttavia riesce a mettersi in salvo.

            L’11 giugno tutto il fronte dell’ Asse scatta in avanti e nella confusione creatasi tra le linee nemiche accerchia 2 delle 3 brigate corazzate inglesi, respingendo la terza, questo permette a Rommel il 13 di costringere gli inglesi ad abbandonare il caposaldo “Knightsbridge” e il 14 di puntare verso nord in direzione della strada costiera, dove 2 divisioni, la 50^ inglese e la 1^ sud-africana, rischiando di rimanere accerchiate, abbandonano definitivamente la Linea di Gazala e iniziano una veloce ritirata verso la frontiera.

            Si crea un equivoco tra Auchinleck, che pensa di attestarsi a ovest di Tobruk, e Ritchie, che punta ad est sulla frontiera, nella confusione si inseriscono una serie di telegrammi dalla lontana Londra in data 14, 15 e 16 che chiedono di difendere Tobruk, il risultato è che parte dell’8^ Armata viene lasciata a difendere la piazza.

            Rommel aggira rapidamente la piazza fino alla conquista dei campi di aviazione di Gambut ad est, quindi con una veloce inversione investe la fortezza, cogliendo impreparata la guarnigione che non si aspetta l’attacco avendo visto Rommel scavalcare la piazza e puntare ad est verso la frontiera, investita il 20 cade il 21 giugno.

Conclusioni

            Così nel giugno 1942 le due più temibili fortezze in Europa ed Africa sono conquistate. (B.H. Liddell, Storia militare della Seconda Guerra Mondiale, Mondadori, 1970).

            Vi è tuttavia, una profonda differenza nella similitudine degli eventi, la quale è percepibile non solo nella durata dell’assedio, ma nella ferocia della lotta.

            Nella circostanza in cui i civili diventano parte integrante della stessa e non solo figuranti sul palcoscenico della storia.

            In Sebastopoli vi è l’ideologismo che trasforma la lotta stessa, in una lotta di civiltà, uno scontro per l’esistenza tra due mondi di cui l’uno nega la stessa possibilità di esistere dell’altro.

            In Tobruk vi è attorno il vuoto del deserto, è uno scontro epico tra eserciti che si riconoscono l’un l’altro mantenendo nella durezza della lotta e dell’ambiente un rispetto reciproco, i civili sono anche in Tobruk ma nello sfondo.

            Sia Tobruk che Sebastopoli sono l’estremo portato della Grande Guerra, dei forti di Verdun e di Leopoli, del coinvolgimento della popolazione, della propaganda imbastita sull’idea di superiorità razziale e imbarbarimento del nemico, ma anche del sopravvivere in Africa di alcuni aspetti cavallereschi delle guerre ottocentesche.  

( il precedente post è stato pubblicato in data 22 maggio 2022) 

  ( Foto tratte da archivio privato)    

 

martedì 24 maggio 2022

Valentina Trogu Hiroshima, una scommessa costata migliaia di vite

 APPROFONDIMENTI



 

Negli ultimi anni dell’800 a Lamar, in Missouri, lavorava la terra un bambino, figlio di agricoltori. Quel bambino era determinato, poco accomodante e aveva il forte desiderio di cambiare la sua vita per dedicarsi a principi più nobili e accontentare il suo spirito combattivo. Harry Truman, così si chiamava, si impegnò ogni giorno duramente per raggiungere i suoi obiettivi; lesse tantissimi libri, coltivò la passione per la musica svegliandosi all’alba per esercitarsi al pianoforte e riuscì a dimostrarsi un valoroso soldato durante la prima guerra mondiale nonostante i problemi alla vista gli abbiano impedito di accedere all’Accademia di West Point. 

Pian piano, giorno dopo giorno, quel bambino che lavorava la terra costruì la sua carriera mattone su mattone fino a diventare Presidente degli Stati Uniti. Chissà se la sua storia sarebbe stata la stessa sapendo che un giorno, lontano dal Missouri e catapultato al comando di una nazione, avrebbe dovuto decidere di sganciare una bomba nucleare su una città del Giappone uccidendo più di centomila persone.

Probabilmente il percorso non sarebbe cambiato, Harry Truman si è sempre mostrato convinto delle decisioni prese e non ha mai accennato pentimento dato che viveva in lui la certezza che se la guerra fosse durante anche un solo anno in più avrebbe causato molte più morti del singolo attacco su Hiroshima. E dopo Hiroshima anche Nagasaki per distruggere completamente il potenziale bellico giapponese.

Truman, da presidente, è stato investito di un potere e di tante responsabilità che difficilmente altre persone sarebbero riuscite a gestire. C’erano in lui le doti del leader, capace di prendere decisioni dopo aver valutato attentamente le circostanze, le conseguenze e le dinamiche in gioco e individuato la strategia migliore per tutelare la sua gente, i suoi soldati. Lo stesso presidente ha più volte sottolineato la sua capacità di prendere una decisione per poi dimenticarla subito dopo; l’introspezione non rientrava nei compiti della presidenza mentre era un obbligo dimostrare il potere delle verità.

Harry Truman si è sempre assunto la responsabilità delle sue azioni, anzi le ha urlate al mondo nel suo stile, con un discorso chiaro, diretto, senza far trapelare alcuna emozione. Dopo aver dato l’ordine di sganciare la bomba atomica su Hiroshima, il presidente ha informato tutto il mondo del tragico evento tramite un comunicato letto a bordo di una nave mentre faceva ritorno dalla conferenza di Postdam. Le sue parole hanno descritto la scelta di utilizzare una nuova arma dal potenziale distruttivo devastante per annientare un paese, il Giappone, il cui leader aveva precedentemente rifiutato la resa; Truman non si sofferma sulle morti causate dalla bomba atomica ma verte il discorso sulla conquista raggiunta dalla scienza e sull’obiettivo centrato solamente grazie all’uso del nuovo strumento bellico dalla potenza superiore a quella di ben venti tonnellate di TNT, l’annullamento del potere del Giappone di fare la guerra.

Il nemico era sconfitto, l’idea di un altro anno di combattimenti era stata debellata, le vite di tanti soldati americani salvate; non contava altro. Il prezzo che i civili giapponesi, donne, anziani e bambini, hanno pagato si è reso, secondo Truman, necessario per porre fine ad un conflitto iniziato dai Giapponesi stessi con l’attacco a Pearl Harbor. Il dare la colpa agli altri può essere servito al presidente per elaborare una perfetta analisi dei fatti; giustificare le proprie azioni individuando criticità, limiti e potenzialità di un nemico è il modo più facile per gli esseri umani di reagire ad una difficoltà, di percepire il senso di controllo sulla situazione e di scaricare tutte le emozioni negative che impedirebbero di agire.  

Il mondo ha ascoltato le parole di Truman, ha ascoltato le motivazioni e le giustificazioni dell’utilizzo della bomba atomica ma difficilmente ne avrà compreso il senso fino a quando non avrà osservato le conseguenze dell’esplosione, devastanti e terribili. Le immagini di Hiroshima, un’intera città rasa al suolo in un attimo dall’impatto con Little Boy, questo il nome dell’ordigno, rappresentano un punto di non ritorno, una tremenda spada di Damocle presente sulle teste di tutti. Quel 6 agosto 1945 l’America di Truman ha scritto la storia, ha firmato una pagina del ‘900 da protagonista al potere che ha fatto comprendere ad ogni nazione che non conveniva essere nemici degli americani. Hiroshima è stata la sfortunata vittima di una dimostrazione di forza bellica da parte dell’esercito americano, ha rappresentato la più grande scommessa scientifica della storia, come la definì Truman.

Una scommessa, dunque, un prodigio della scienza che è costata all’America due miliardi di dollari e al Giappone migliaia di morti. Il bombardamento di Hiroshima si può allacciare alla più basica definizione di “potere” data dalla tradizione hobbesiana, “la capacità di raggiungere certi scopi indipendentemente dai mezzi impiegati o dallo status di autorizzazione a prendere decisioni o a prescrivere degli obblighi”. L’America ha deciso per tutti, Truman ha raggiunto il suo scopo e poco conta che il mezzo usato sia stato una bomba con al suo interno Uranio 235.

Pochi secondi e la vita di un’intera città è stata spezzata senza neanche restituire i corpi delle vittime dato che si sono dissolti in un istante; la temperatura ha raggiunto i 300/500 mila gradi per poche decine di millesimi di secondi, sufficienti a creare il nulla. Tralasciando le conseguenze fisiche e psicologiche dei sopravvissuti che si trovavano lontano dal punto di impatto, è importante capire perché sia stata scelta proprio Hiroshima, una cittadina del Giappone di 318 mila abitanti.

L’idea di sganciare la bomba atomica per porre fine al conflitto era nell’aria già da parecchi mesi. La Germania si era arresa ma il Giappone rifiutava di intraprendere la stessa strada nonostante fosse militarmente già distrutto. Truman sapeva che attaccare via terra avrebbe significato continuare a combattere per mesi e mesi mettendo in pericolo tante vite dei soldati americani. L’unico modo per convincere il Giappone alla resa era mettere in atto la più grande dimostrazione di forza mai compiuta. La costruzione della bomba terminò tra la primavera e l’estate del 1945, mancava solo la scelta del bersaglio da colpire. Dal mese di marzo i bombardieri americani lanciavano bombe con un gel incendiario di nome napalm su tutte le città del Giappone; di conseguenza gli obiettivi importanti e degni di nota erano rimasti ben pochi, risparmiati solo perché considerati riservati, intoccabili perché altrimenti non ci sarebbe stato più nulla da distruggere. Hiroshima rientrava tra queste città riservate perché situata vicino al fiume Ota e dunque poco adatta ad essere colpita da un ordigno incendiario. Inoltre, era intatta, ricca di industrie militari e sede del quartier generale che avrebbe difeso la nazione in caso di attacco; rappresentava, dunque, il bersaglio perfetto per dimostrare il potere devastante nelle mani degli americani. Gli abitanti di Hiroshima, risparmiati fino a quel momento, non potevano sapere che il loro destino sarebbe stato il più crudele di tutti, seguiti, poco dopo, dai cittadini di Nagasaki.

A porre materialmente fine alle loro vite è stato Thomas Wilson Ferebee, un ragazzo di 26 anni scelto dal comandante Paul Tibbets per la sua precisione nel mirare e colpire un obiettivo. Il giovane bombardiere ha obbedito ad un ordine preciso ma non era a conoscenza della missione speciale assegnata all’Enola Gay e al suo equipaggio; non sapeva della potenza devastante della bomba nucleare nascosta nel vano-bombe dell’aereo. Il suo compito era abbassare la leva al momento giusto e lo ha eseguito alla perfezione; l’attitudine all’obbedienza imparata durante l’addestramento non lo ha fatto dubitare nemmeno un attimo della legittimità della sua condotta, né quel 6 agosto 1945 né negli anni successivi. Solo a distanza di parecchi lustri Ferebee affermò l’importanza di guadare indietro per ricordare le conseguenze della bomba ed evitare che un evento del genere accadesse di nuovo. Le vite, le coscienze, le aspettative di tanti uomini sono state rivoluzionate quel 6 agosto; il conflitto mondiale non è solo un insieme di scontri armati ma è un susseguirsi di momenti, emozioni, decisioni che vanno a comporre una nuova quotidianità per milioni di persone. La guerra ha numerosi risvolti politici, economici, sociologici e psicologici così come sono molteplici le condizioni e le circostanze da considerare prima di emettere giudizi e sentenze.

Il bombardamento di Hiroshima è servito a Truman per dare scacco matto al Giappone, era l’unica mossa che secondo il presidente poteva portare velocemente l’America ad una vittoria limitando le perdite dei suoi soldati e dimostrando al mondo la potenza dell’evoluzione scientifica. E, oggi, che senso viene dato alla devastazione della bomba atomica? Riguardare quella tragica pagina di storia serve per cercare di non arrivare più a quel punto di non ritorno, per fermarsi prima di costringere – o dare la possibilità – ai leader del mondo di compiere stragi di innocenti per vincere un conflitto e serve per far comprendere il pesante costo che una decisione può avere. Non dovrebbero essere più concesse giustificazioni eppure l’odio per l’altro, il desiderio di rivalsa, di dimostrazione di una inutile superiorità continuano a serpeggiare nell’animo umano. Viene spontaneo chiedersi, dunque, se ci fosse stata una alternativa che avrebbe evitato l’utilizzo della bomba nucleare su Hiroshima ponendo ugualmente fine alla guerra con il Giappone, sarebbe stata seguita o ignorata a favore della più elevata dimostrazione di potere?


lunedì 23 maggio 2022

Convegno "La Giornata del Decorato ed il Valore Miliare. Verso nuove forme di comunicazione e partecipazione"

 DIBATTITI




Si è tenuto il Convegno in oggetto ed ha raggiunto tutti i suoi obbiettivi. Le relazioni sono state brevi ed incisive. che dal mese di giugno verranno pubblicate su questo QUADERNI ON LINE. La Tavola Rotonda ha avuto l successo sperato.

 L'introduzione di Giovanni Cecini è stata esaustiva. Come si arriva a You Tube e come si usa è stata illustrata con maestria. L'aspetto tecnico sarà finalizzato al momento opportuno. Ma non vi sono ostacoli di natura economica o di fattibilità in merito

 Il dibattito su "nuove forme di comunicazione e partecipazione" da parte dell'Istituto è stato vivace. Antonio Daniel ha illustrato tutto quello che 'era da dire in tema di comunicazione moderna. La partecipazione su You tube e nelle modalità e contenuti sono state ampiamente dibattuti. 

 Le conclusioni saranno riporta in un documento che conterrà i lineamenti generali che significherà una nuova forma di comunicazione, verso l'esterno dell'Istituto cioè l'uso di youtube in modo sistematico. In sostanza si tratta di un progetto per il centenario che sarà sottoposto al Presidente per le decisioni ulteriori.

Materiale per la sua alimentazione è disponibile in abbondanza. 

 Massimo Coltrinari

domenica 22 maggio 2022

Gli Assedi del 1942. Sebastopoli e Tobruck

 APPROFONDIMENTI

SEBASTOPOLI E TOBRUK – 1942

Ten. Cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto Sabetta

 

( Prima parte)

 

SEBASTOPOLI

Giugno 1942

 

            Nel novembre 1941 Sebastopoli è accerchiata dai tedeschi, l’assedio durerà fino al 3 giugno 1942 quando il generale Manstein sferrerà l’offensiva finale.

            Anche un reparto della marina italiana partecipa all’assedio con un gruppo di mezzi d’assalto al comando del capitano di corvetta Salvatore Todaro.

            La nostra partecipazione al blocco navale è richiesta espressamente dal quartiere generale tedesco, preoccupato dai rifornimenti portati alla piazza dalla marina sovietica e di cui solo un’azione diretta avrebbe permesso un efficace contrasto.

            L’azione svolta risulta molto efficace e contribuirà in modo determinante alla caduta della piazza, destando l’entusiasmo e il manifesto apprezzamento dello stesso ammiraglio Donitz.

            La situazione della popolazione e dei difensori all’interno della piazza, nonostante gli sforzi della marina sovietica tanto nel rifornire che nell’evacuare gli ammalati, i feriti e la popolazione civile inabile, diviene sempre più tragica, come testimoniato anche dal giornalista russo B. Voyetekhov nel suo libro “the last days of Sevastopol”, New York 1943.

            Il 3 giugno 1943 Manstein dirige l’assalto definitivo alla piazza, questo è preceduto dalla pianificazione di un terribile bombardamento aereo e terrestre della durata di cinque giorni destinato ad aprire delle brecce per la fanteria nelle fortificazioni scavate nella roccia, oltre che stordire i difensori.

            Con l’artiglieria aprono il fuoco anche la contraerea, i mortai e i pezzi più leggeri, tutto quello che poteva sparare, i mortai pesanti del primo reggimento mortai arrivano ad una cadenza di 324 granate in media al minuto, gli effetti per la concentrazione del tiro sono devastanti.

            Al bombardamento partecipano anche i giganteschi mortai “Gamma” e “Thor” e il cannone “Dora”, posto su rotaie, pezzi studiati apposta per gli assedi e lo sgretolamento delle strutture di cemento armato, in previsione di un attacco diretto alla Linea Maginot e ai forti belgi.

            Il mortaio “Gamma” con una canna di metri 6,75 tira oltre 14 Km. granate del diametro di 427 mm. e del peso di 923 Kg., lo servono 235 artiglieri.

            Il mortaio “Thor” o “Karl” con una canna di m. 5 del diametro di 615 mm., tira granate da 2.200 Kg..

            Infine vi è “Dora”, il più grande, detto affettuosamente dai soldati “Gustavone”, con una canna di m. 32,50 e del calibro di 800 mm., può tirare granate del peso di 4.500 Kg. a 47 Km. , oppure da 7.000 Kg. a 38 Km., cadenza di tiro 3 granate l’ora, 1.500 uomini diretti da un generale di brigata e un colonnello provvedono al puntamento e tiro, mentre per la protezione sono impegnati due battaglioni della contraerea, il tutto per un totale di circa 4.200 uomini.

            La potenza dell’esplosione è tale che riesce ad arrivare fino a 30 m. di profondità, come avviene a Sebastopoli dove fa saltare un deposito di munizioni interrato nella roccia a tale profondità.

            L’8° Corpo aerea del generale Von Richthofen svolge a sua volta dai 1.000 ai 1.500, 2.000 voli quotidiani su Sebastopoli, tempestando con tutte le armi le difese e la città nell’insieme.

            Il sistema difensivo è costituito da 3 linee successive, la prima profonda da 2 a 3 Km., composta da una serie successiva di trincee intervallate da reti di filo spinato e fiancheggiate da casematte di tronchi di legno e cemento, a cui si aggiungono vasti campi minati.

            La seconda linea, profonda 1,5 Km., è costituita da una serie di opere fortificate costituenti una cintura, che copre prevalentemente il settore settentrionale tra la valle di Belbek e il golfo di Severnja, nella parte orientale il terreno è particolarmente disagevole con profonde valli e altura fortificate.

            La terza linea è nella periferia della città ed è costituita da un intreccio labirintico di trincee, nidi di mitragliatrici, lanciabombe e batterie di cannoni.

            La città è difesa secondo fonti sovietiche, da oltre 100.000 uomini, 600 cannoni e 2.000 mortai, inquadrati in 7 divisioni di fucilieri,  1 divisione di cavalleria appiedata, 2 brigate di fanteria, 3 brigate di fucilieri di marina, 2 reggimenti di fanteria di marina, numerosi battaglioni corazzati, 10 reggimenti di artiglieria, 2 battaglioni lanciabombe, 1 reggimento anticarro e 45 unità d’artiglieria pesante di marina.

            Manstein dispone di 7 divisioni tedesche e 2 divisioni rumene, alla mattina del 7 giugno alle ore 3.50 inizia l’assalto lungo tutto il fronte con lo forzo principale concentrato al nord, solo dopo qualche giorno la 170° Divisione leggera, la 72° Divisione di fanteria e la 2 divisioni rumene avrebbero sferrato l’attacco decisivo.

            Mentre nella valle di Belbek e nella gola di Kamisly i genieri aprono il passaggio attraverso i campo minati ai cannoni d’assalto del 190° e del 249° gruppo per l’appoggio ravvicinato alla fanteria, la 22^ Divisione di fanteria assale il forte “Stalin”, già attaccato infruttuosamente nell’inverno precedente dal 16° Fanteria.

            Il 9 giugno un primo assalto fallisce, ma il 13 il 16° Fanteria dà l’assalto finale al forte ridotto ad un cumulo di macerie, ma da cui i russi sparano ancora.

            Sebbene nello scontro il comando russo abbia impegnato i giovani del Komsomol, la battaglia è tanto dura che al comando dei resti dei 2 battaglioni del 16° Fanteria è messo un tenente della riserva, essendo tutti gli ufficiali morti.

            Alla fine della battaglia bisogna concentrarsi sulla seconda cinta di fortificazioni che resistono fino al 17 giugno, si accumulano i corpi senza vita dei soldati che nella calura estiva producono un odore insopportabile e su cui ronzano nugoli di mosche.

            La ferocia dei combattimenti è tale che i russi utilizzano talvolta anche i corpi dei loro compagni per barricare gli ingressi delle casematte, barricate che vengono distrutte con i lanciafiamme dai guastatori, in un lezzo tale da provocare il vomito tra i soldati.

            Alcuni comandanti in linea chiedono di sospendere momentaneamente l’azione, ma Manster insiste nell’ordine di attacco sapendo che bisogna cogliere l’occasione dello sbandamento in atto russo, non potendo contare su ulteriori rinforzi essendo in corso l’offensiva sul fronte sud.

            Nella valle di Belbek le cupole blindate del forte “Massimo Gor’kij I” continuano a sparare con i loro cannoni da 305 mm sulla valle e la strada costiera, rendendoli impraticabili.

            Vengono messi in posizione due mortai da 355 mm del 641° Gruppo artiglieria pesante, le normali granate perforanti non riescono a scalfire le cupole blindate, vengono quindi utilizzate le granate speciali da una tonnellata.

            La batteria è messa a tacere alla seconda salva con lo scardinamento della base della cupola blindata, tuttavia la guarnigione non si arrende e continua a fare sortite.

            La 2^ Compagnia del 24° battaglione di guastatori è incaricata di occupare il forte, costringendo alla resa la guarnigione. A rifiuto della capitolazione si deve procedere alla sua conquista metro per metro, demolendo le doppie porte d’acciaio che ne difendono i singoli vani, si avanza lanciando bombe a mano in ogni vano con le maschere antigas per il fumo ed il tanfo, tra i corpi accatastati dai russi.

            Dal comando di Sebastopoli, vicino al porto, l’ammiraglio Oktjabrskj segue la battaglia in corso ricevendo un resoconto ogni 30 minuti, dando ordine ai comandanti e ai commissari politici di “Combattere fino all’ultimo uomo”, si susseguono i suicidi al posto della resa, fino a che i tedeschi non raggiungono il cuore della fortezza, la centrale comando, che viene fatta saltare, su un migliaio di uomini che la difendono solo 40 feriti vengono fatti prigionieri.

            Durante la battaglia in corso per la conquista del forte, il 31° Fanteria e la 24^ Divisione conquistano i restanti forti, avanzando dalla costa alla città ai lati della strada maestra.

            Il 18 giugno inizia l’assalto alla terza linea di difesa sulle alture di Zapun che dominano la città, lo scontro è durissimo e i forti devono essere conquistati uno ad uno, finché la 24^ Divisione occupa il 26 giugno il forte a nord e la batteria sull’istmo di Savernaja che controllano l’ingresso al porto.

            Tuttavia i russi nella notte del 26 introducono in città la 142^ Brigata fucilieri, ma i tedeschi la notte del 27 , in silenzio, attraversano il golfo e occupano la centrale elettrica, si schierano ai limiti della città e al mattino, coperti dagli “Stuka”, superano l’ultimo grande fossato anticarro.

            La difesa estrema della città sprofonda completamente nel caos e la resistenza perde qualsiasi coesione, dando luogo a singoli episodi di resistenza estrema, l’ultimo dramma il 2 luglio quando un migliaio di donne, bambini e soldati si rifugiano in una galleria sotterranea chiudendo la porte blindate.

            Alla richiesta di resa il commissario politico si rifiuta, i guastatori tedeschi preparano le mine per demolire le porte, ma il commissario politico fa saltare la galleria seppellendo tutti i rifugiati, il 3 luglio Sebastopoli cade.

            Due armate sovietiche sono state distrutte, circa 90.000 soldati presi prigionieri e 407 cannoni, 758 mortai e 155 pezzi anticarro e antiaerei catturati .

             Caduta  Sebastopoli, la più potente fortezza d’Europa,   non vi sono più fortezze degne di questo nome in Europa, il Gruppo di Armate tedesche A, libero della minaccia presentata al fianco su da Sebastopoli, può avanzare verso il Caucaso e i pozzi di petrolio del Caspio. (P. Carell, Operazione Barbarossa, Longanesi, 1963).

            Non si può comunque non riconoscere che gli immensi costi materiali umani sostenuti dai sovietici non potevano proiettarsi nel tempo se non con il sostegno economico e industriale degli U.S.A., infatti questi già dal giugno 1941 previdero che i convogli “affitti e prestiti” rifornissero anche la Russia passando sia per il Pacifico e Vladivostok, che per l’Islanda e l’Oceano Artico, allargando a nord la battaglia dell’Atlantico.  

 continua con post in data 25 maggio)

( Foto provenienti da archivio privato)

sabato 21 maggio 2022

Internamento militare in Germania 1943-1945

 DIBATTITO

Il problema politico del Rimpatrio.

 Massimo Coltrinari

La situazione economica dell’Italia al momento dell’accogliemento dei reduci e tragica:

Fatti uguali a 100 i valori del 1939, nel 1945:

-         il reddito nazionale è sceso del 51,9%

-         la prodizione agricola è scesa del 63,3%

-         la produzione industriale e scesa del 29%

-         i consumi sono scesi el 38%

Inoltre l’inflazione sale verticalemtne mentre il potere di acquisto delle retribuzioni scende del 22%

La disoccupazione è elevata: nel 1945 vi sono oltre un milione di disoccupati, cifra destinata a salire negli anni successivi.

Non vi erano condizioni economiche per accoglierli come si dovrevve.

Per gli Internati l’accoglienza, si può sintetizzare in poche frasi.

Liquidate le loro competenze essi vennero posti in congedo. Solo quelli bisognosi di cure vennero ospitati negli ospedali militati per un periodo di 2-3 settimane e successivamente ebbero qualche sussidio dal Ministero della Assistenza post belica. Nel 1945, all’indomani della fine della guerra, rientrò la gran massa degli Internati, tornò alle loro case e alimentò il numero dei disoccupati, senza alcuna assistenza particolare. Gli agricoltori tornarono subito al lavoro, ma esso era redditizio solo per chi lavorava la propria terra, in quanto poteva vendere i propri prodotti al mercato nero; i braccianti avevano paghe miserrime, specienel Sud, ed alimentarono episodi di lotta contadina e successivamente una vivace immigrazione verso l’America Latina e successivamente verso il settentrione della Francia

Le sorti di coloro che erano operai furono difficili.I lavori della ricostruzione edilizia, delle vie stradali e ferroviarie sarebbero stati a portata di mano, ma ogni ripresa produttiva era resa impossibile dalla crisi finanziaria e dalla deficienze delle materie prime. Sarà solo con l’avvio del programma UNNRA, ma circa due anni dopo che questa ripresa si avviasse.

L’atteggiamento delle autorità verso l’Internato fu di diffidenza e di disinteresse.

Le autorità Militari, per definizione, sono sospettose verso il militare che cade prigioniero o internato; si interessano a lui solo per conoscere il modo con cui è stato fatto prigioniero, poi si disinteressano. E così fu fatto

Le Autorità Politiche non amano pensare agli Internati in quanto constatano che tutti gli Internati sono stati partecipi  della guerra “fascista”, quella del 1940-1943, e quindi, nonostante l’Internamento o sono “fascisti” nell’animo o sono “badogliani”, e questo è un appellativo che apre ampie riserve mentali, e le loro traversie non hanno fatto rumore e non possono essere sfruttae a fini politici, anzi temono il fenomeno del “reducismo” considerato una delle piaghe che nel primo dopoguerra portò a facilitare l’ascesa del fascismo.

Ma sugli Internati pesa l’accusa, mai lanciata, mai messa su carta, mai pronunciata, ma pensata da molti, di “badoglianesimo”, ovvero il fatto che all’indomani della proclamazione dell’armistizio, hanno ceduto le armi per vari motivi: perché erano stanchi di combattere, per non rischiare la propria vita, convinti che la guerra fosse finita e non pensarono al altro che a ritornare a casa.  In pratica, salvo le eccezioni, la gran massa degli Internati fu accusata di aver ceduto le armi ai tedeschi, venendo neno ad uno dei primi obblighi del militare. Poi, dopo riflessione su quello che è stato il loro comportamento nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell’armistizio, si sono riscattati  non collaborando con il tedesco.

Ma il momento della resa non fu perdonato, nell’animo a costoro e nessuno tenne  in debita considerazione il loro comportamento dietro il filo spinato

 

Da questa situazione emerse un atteggiamento, una volta giunti in famiglia, di totale chiusura a parlare della loro esperienza. In confronto a coloro che avevano preso le armi, i partigiani, che erano coloro che uscivano dalla guerra come vincitori, gli Internati erano o fascisti sconfitti, o traditori senza che lo si pronunciasse, oppure dei vigliacchi venuti meno all’onore militare. Nessuno volle riconoscer ele sofferenze da loro patitte, che del resto, facevano sistema con tutte le sofferenze del popolo italiano.

Questo atteggiamento di totale chisusa in se stessi fece si che il fenomeno dell’Internamento militare sia poco conosciuto, anzi un fenomeno che fino agli anni novanta rimase ai margini della nostra coscienza civile.