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venerdì 15 aprile 2022

Renata Hagmann. Contributo alla Tavola Rotonda

 DIBATTITI

Convegno di Studi e Ricerca “Ad un anno dal Centenario”

Cosa facciamo

Roma, 26 marzo 2022

 

L’identità in seno al Nastro Azzurro è passata, per quanto mi riguarda, dall’essere Consigliere di una Federazione, soprattutto con l’impegno come alfiere in molte manifestazioni pubbliche.

Il Nastro Azzurro è stato scelto come ente morale al quale associarmi per il mio retaggio familiare che mi vede nipote di un ufficiale decorato al Valore della prima guerra mondiale, avendo respirato dal nonno valori di patria, di appartenenza, di difesa della propria identità.

Valori che ho ritrovato nelle carte del Nastro Azzurro, ma che alla prova dei fatti si sono rivelati spiccioli modi di mettersi in mostra dopo tempo, anche molti anni, dall’uscita dal servizio militare, spesso di leva. Ho trovato tanta voglia di sfilare sotto il sole o sotto la pioggia, con labari e labarini in mano, per dimostrare la propria differenza dagli altri, condividere un buffet mattutino e a volte un buon pranzo, all’ora di pranzo.

Dopo alcuni anni di impegno, mi sembrava tutto vuoto e abbastanza inutile.

Sono stato un alpino assaltatore che ha vissuto il servizio militare per quindici mesi, di cui in ordine pubblico per 91 giorni consecutivi al confine italiano, oltre i duemila metri di quota. Ero del Battaglione “Edolo”, dislocato a Glorenza durante il forte momento di rivendicazione degli indipendentisti tedeschi che minavano i tralicci dell’alta tensione o le caserme dei Carabinieri, con atti terroristici di estrema gravità. Ricordo il servizio militare come un periodo di forti addestramenti, di impegno, di coesione con i commilitoni con i quali sono ancora in contatto, così come lo siamo con il nostro tenente, l’attuale generale di Corpo d’Armata Ferruccio Borriero.

Non mi sento nella necessità di tornare in una specie di divisa per qualche ora domenicale per aumentare la mia autostima, anche se sono sempre pronto a pormi in prima linea se c’è bisogno.

Sono convinto, per esperienza sul campo, che non serva appartenere ad un’Associazione per manifestare in pubblico al “comando” del sergente di turno, quando molto c’è da fare per sostenere la formazione del valore, e del Valore Militare, nella quotidianità, nelle lezioni ai giovani, nella formazione agli enti pubblici spesso digiuni di quanto riguarda questo aspetto della Storia. Manifestare per strada o in piazza con i labari e i medaglieri come corollario di un impegno vero e profondo non a incensare se stessi, ma a trasmettere quei sentimenti, in fondo, che hanno condotto molti uomini a sacrificare la propria vita per la nostra.

Lo stesso vorrei per i luoghi d’incontro: sedi a disposizione per trovare materiali, libri, riviste del Nastro Azzurro che tolgano l’idea che sia il marchio di una birra soltanto. Spiegare davvero il significato di quella fascia azzurra che mio nonno portava con orgoglio in tutte le manifestazioni pubbliche. E trasformare il museo che non è quello che avrei voluto quando ne ho seguito la creazione, pur senza essere ascoltato, proprio in nome di interessi diversi da quelli della vera trasmissione del sapere e della Storia.

Grazie per l’opportunità.

Renato Hagman   (Federazione provinciale di Ancona)

 


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