DIBATTITI
Convegno di Studi e Ricerca “Ad un anno
dal Centenario”
Cosa facciamo
Roma, 26 marzo 2022
L’identità in
seno al Nastro Azzurro è passata, per quanto mi riguarda, dall’essere
Consigliere di una Federazione, soprattutto con l’impegno come alfiere in molte
manifestazioni pubbliche.
Il Nastro
Azzurro è stato scelto come ente morale al quale associarmi per il mio retaggio
familiare che mi vede nipote di un ufficiale decorato al Valore della prima guerra
mondiale, avendo respirato dal nonno valori di patria, di appartenenza, di
difesa della propria identità.
Valori che ho
ritrovato nelle carte del Nastro Azzurro, ma che alla prova dei fatti si sono
rivelati spiccioli modi di mettersi in mostra dopo tempo, anche molti anni,
dall’uscita dal servizio militare, spesso di leva. Ho trovato tanta voglia di
sfilare sotto il sole o sotto la pioggia, con labari e labarini in mano, per
dimostrare la propria differenza dagli altri, condividere un buffet mattutino e
a volte un buon pranzo, all’ora di pranzo.
Dopo alcuni anni
di impegno, mi sembrava tutto vuoto e abbastanza inutile.
Sono stato un
alpino assaltatore che ha vissuto il servizio militare per quindici mesi, di
cui in ordine pubblico per 91 giorni consecutivi al confine italiano, oltre i
duemila metri di quota. Ero del Battaglione “Edolo”, dislocato a Glorenza
durante il forte momento di rivendicazione degli indipendentisti tedeschi che
minavano i tralicci dell’alta tensione o le caserme dei Carabinieri, con atti
terroristici di estrema gravità. Ricordo il servizio militare come un periodo
di forti addestramenti, di impegno, di coesione con i commilitoni con i quali
sono ancora in contatto, così come lo siamo con il nostro tenente, l’attuale
generale di Corpo d’Armata Ferruccio Borriero.
Non mi sento
nella necessità di tornare in una specie di divisa per qualche ora domenicale
per aumentare la mia autostima, anche se sono sempre pronto a pormi in prima
linea se c’è bisogno.
Sono convinto,
per esperienza sul campo, che non serva appartenere ad un’Associazione per
manifestare in pubblico al “comando” del sergente di turno, quando molto c’è da
fare per sostenere la formazione del valore, e del Valore Militare, nella
quotidianità, nelle lezioni ai giovani, nella formazione agli enti pubblici
spesso digiuni di quanto riguarda questo aspetto della Storia. Manifestare per
strada o in piazza con i labari e i medaglieri come corollario di un impegno
vero e profondo non a incensare se stessi, ma a trasmettere quei sentimenti, in
fondo, che hanno condotto molti uomini a sacrificare la propria vita per la
nostra.
Lo stesso vorrei
per i luoghi d’incontro: sedi a disposizione per trovare materiali, libri,
riviste del Nastro Azzurro che tolgano l’idea che sia il marchio di una birra
soltanto. Spiegare davvero il significato di quella fascia azzurra che mio
nonno portava con orgoglio in tutte le manifestazioni pubbliche. E trasformare
il museo che non è quello che avrei voluto quando ne ho seguito la creazione,
pur senza essere ascoltato, proprio in nome di interessi diversi da quelli
della vera trasmissione del sapere e della Storia.
Grazie per
l’opportunità.
Renato Hagman (Federazione provinciale di Ancona)
Nessun commento:
Posta un commento