DIBATTITI
Premessa
Nell’attuale
crisi internazionale, che sembra riportarci indietro nella storia, si
manifestano tutte le problematiche e le tensioni accumulate in questi tre
decenni, quando sembrava superata la storia dei popoli e delle persone grazie
ad una tecnologia invasiva tendente ad una socializzazione liquida, informe.
Tutto era ridotto al puro aspetto
economico, staccato dal proprio vissuto, dalle emozioni che la nostra storia ci
crea, dove una élite senza radici precise trasferiva capitali, investimenti e
indicava la strada del puro individualismo
edonistico.
Tutte le reazioni non erano che il
risultato di un residuato storico, frutto del sottosviluppo culturale, una
globalizzazione indifferente era il futuro a cui tutti dovevano adattarsi.
La
pandemia, la gestione talvolta confusa della stessa, le difficoltà delle
ripresa economica e sociale, infine l’esplodere dei conflitti latenti hanno
mostrato le debolezze di ciascun sistema, recuperando il valore della propria
storia. Un insegnamento per il futuro.
I gruppi nell’organizzazione sociale
e il suo mutamento
Ogni sistema sociale umano è
intrinsecamente dinamico e non può essere pensato in forma separata dalla
storia, l’equilibrio che in esso vi deve essere al fine di una sua durata sono
da Braudel, secondo la Scuola delle Annales,
individuati nelle dimensioni:
·
Ecologica;
·
Economica;
·
Sociale;
·
Politica;
·
Culturale.
Tutte queste dimensioni interagiscono
fra loro, diventando volta per volta, a seconda delle epoche, prevalenti a
turno all’interno del sistema in equilibrio congiunturale.
Il mutare di uno dei sistemi
trasforma gli scenari, in un riequilibrio conflittuale, variamente rinegoziato.
Conflitti fra popoli che si traducono
in guerre; conflitti fra gruppi sociali, teorizzati quali conflitti di classe;
conflitti tra sistema politico e società civile, guerre civili; conflitto fra
il sistema umano e ambiente naturale, dissesti ecologici; conflitti di
modernizzazione, tecnologici, fra equilibri passati e futuri equilibri di
sistema non ancora consolidati.
Attualmente è proprio quest’ultimo
conflitto, nascente dall’accelerazione tecnologica, che nell’espandere
attraverso il progresso scientifico le basi produttive e le comunicazioni,
viene a prevalere nel causare gli attriti tra sistemi.
Processi di modernizzazione indotti
dall’esterno, senza una adeguata trasformazione culturale e dei rapporti
sociali, creano forme di sfruttamento selvaggio delle risorse umane e naturali
da parte di gruppi elitari, ponendo le premesse per i futuri conflitti sia
interni che esterni tra sistemi confinanti che ne subiranno i contraccolpi.
Luhman ci
ricorda che nel preciso momento in cui un sistema non riesce a relazionare
tutti i suoi elementi procede in modo selettivo, creando dei sottosistemi che
si relazionano differentemente con l’ambiente esterno, si crea una complessa
rete auto replicante formata da sottosistema e ambiente sia interno che
esterno.
I limiti della crescita sono dati
dalla necessità di una gerarchizzazione delle diseguaglianze interne, ma con il
ricorso ad una differenziazione funzionale, come avvenuto nelle società moderne
di matrice europea, si supera la limitazione alla crescita e sviluppo del
sistema.
Si ottiene così una complessità
maggiore rispetto alle società semplicemente stratificate, con la rinuncia ad
una “stretta e vincolante” regolamentazione dei rapporti che vengono lasciati
in parte liberi, con una maggiore adattabilità alle prospettive di successo e
al tempo stesso cambiando il senso dell’esistere.
Omeostasi, retroazione o
autoregolazione, informazione selettiva, sono tutti elementi che intervengono
nella trasmissione dell’informazione nei sistemi complessi, in cui vi è un
rapporto variabile tra gerarchia e differenziazione funzionale, l’insieme del
sistema nel suo interagire acquista un significato maggiore della semplice
somma delle sue parti (Simon).
L’evoluzione dei sistemi è facilitata
dal formarsi di strutture interne stabili che facilitano la gerarchizzazione
tra sottosistemi, in previsione dell’ulteriore passo della differenziazione
funzionale.
Nella “teoria dei sistemi quasi
scomponibili” vi sono interazioni deboli ma non trascurabili tra sottosistemi,
vi sono a riguardo alcuni sistemi gerarchici che si avvicinano a tale
tipologia, in cui a “breve termine” esiste una quasi indipendenza tra
sottosistemi, mentre a “lungo termine” ciascun sottosistema dipende dagli altri
solo in termine di “aggregato”.
Un punto
critico è l’interazione tra due o più sistemi che viene ad escludere
l’interazione con tutti gli altri sottosistemi, in quello sociale l’essere
umano procede per elaborazione delle informazioni in termini seriali più che
paralleli, essendo limitata a poche persone l’interazione diretta o verbale, a cui deve aggiungersi il tempo
necessario che il ruolo comporta in compiti e responsabilità.
Vi è un
continuo passaggio da “descrizioni di stato” a “descrizioni di processo” nella
ricerca di soluzioni ai problemi di sistema, che nella consapevolezza diventa
una analisi di mezzi-fini, dobbiamo tuttavia considerare che la complessità o
la semplicità dipendono fortemente dal modo in cui si descrive la struttura
stessa.
Il mutamento sociale non è da
considerarsi una tappa logica ineluttabile dell’evoluzione umana, né può
considerarsi un nuovo modello razionalmente migliore, esso è piuttosto la
trasformazione di un sistema di azione, in cui non sono le regole a cambiare
bensì le relazioni umane, con nuove forme di controllo e modelli di governo
nuovi ma efficaci, sostanzialmente una nuova forma culturale (Crozier).
La circolarità ricorsiva risulta
essere l’origine della semplicità di una logica complessa, Morin considera la complessità come la capacità di elaborare
contemporaneamente diversi livelli, mettendoli in relazione tra loro, riducendo
pertanto ciò che appare complicato in complesso, ossia un vincolo in una
risorsa.
Mutamenti culturali e sociali sono
collegati tra loro mediante una relazione complessa di carattere circolare, vi
è un trattamento dell’informazione che passa attraverso gli “agenti della
modernizzazione”, ovvero coloro che elaborano le informazioni e le
socializzano.
Il mutamento crea simboli in quanto
ogni struttura sociale ne ha bisogno per identificarsi e consolidare le
relazioni, esso è qualcosa di più del semplice significato convenzionale, nel
rapporto con la mente crea scintille di idee poste al di là delle semplici
capacità razionali.
I simboli vengono quindi a
rappresentare la parte inconscia di una organizzazione e del sistema che essa
rappresenta, in uno stretto intreccio tra profilo funzionale-razionale e
simbolico - affettivo.
Si è discusso se esiste una “mente di
gruppo”, mentre Allport nega tale
evenienza, rifacendosi interamente alla psicologia individuale, Lewin e Asch ne sostengono l’esistenza nel momento in cui le persone hanno
una percezione di sé come membri di un gruppo, l’esternalizzazione avverrà con
una produzione culturale di gruppo, quali parole d’ordine, regole e valori.
Naturalmente occorre distinguere tra
comportamenti individuali e di gruppo, questi sussistono nel momento in cui
differisce il rapportarsi a seconda se gli altri siano appartenenti o meno al
gruppo, si manifestano così due identità una personale e l’altra sociale,
costituita da una uniformità di comportamento.
Nella realtà anche nell’identità
sociale restano elementi dell’identità individuale, come non deve confondersi
la folla con il gruppo, dove non vi è una identità sociale ma una semplice e
momentanea interazione intergruppo, senza che vi sia una perdita dell’ identità
individuale.
Con l’entrata nel gruppo l’individuo
modifica la percezione di se stesso e quindi della sua autostima, ma anche il
gruppo deve adattarsi, nell’entrare può verificarsi una “dissonanza cognitiva”
tra aspettative e difficoltà d’accesso, la quale viene ricomposta modificando
la percezione del gruppo.
L’interdipendenza all’interno del
gruppo è fondata su due elementi:
·
l’interdipendenza del destino, in cui i singoli membri
identificano il proprio destino con quello del gruppo;
·
l’interdipendenza del compito, possedere degli scopi comuni i cui
risultati dipendono dagli effetti delle azioni dei singoli membri.
Con il diminuire dell’interdipendenza
la produttività diminuisce, prevalendo all’interno del gruppo rapporti
interpersonali, base per la realizzazione di interessi del tutto personali.
L’attenzione rivolta al compito fa
emergere la rilevanza dei “contenuti”, che possono essere strumentali, diretti
al compito, o espressivi, socio-emozionali, questi ultimi hanno la funzione di
ridurre le tensioni interne al gruppo.
Nella condivisione dei “valori”
interviene sia la comunicazione che la formazione, quest’ultima è tra i più
importanti fattori nei processi di gruppo, determinando la scala dei valori su
cui si poggia il gruppo e quindi le reciproche aspettative tra i membri del
gruppo.
Le norme rappresentano elementi
essenziali per interpretare il mondo, essendo un sistema di concetto a cui sono
associati dei valori, al fine di creare ordine e prevedibilità di azione nel
contesto in cui vive il singolo.
Essendo le norme punti di
riferimento, l’individuo trascorrerà un periodo di attesa prima di agire nel
gruppo per poter apprendere e così orientarsi tra le norme, le quali tra
l’altro riducono l’ansia nei momenti di destrutturazione del gruppo stesso.
Regolazione sociale e codifica dei
comportamenti per le azioni necessarie agli scopi del gruppo, non possono
comunque eliminare la “latitudine di accettazione” della norma, questa è più o
meno elastica a seconda se riguarda aspetti centrali o periferici della vita
del gruppo, elastica all’interno, rigorosa su attività fondamentali e verso
l’esterno, pena la delegittimazione.
NOTE
·
Jackendoff
R., Coscienza e mente computazionale, Il Mulino, 1990;
·
Miller
G. A. – Galanter E. – Pribram K. H., Piani e struttura del comportamento, Franco
Angeli, 1973;
·
Berruto
G., La sociolinguistica, Zanichelli, 1974;
·
Parisi
D. - Castelfranchi, Linguaggio, conoscenza e scopi, Il Mulino, 1980;
·
Kanirsa
G. – Legrenzi P. – Sonino M., Percezione, linguaggio, pensiero, Il Mulino,
1983.
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