DIBATTITI
Convegno
di Studi e Ricerca
“Ad
un anno dal centenario. Chi siamo, Cosa facciamo, Cosa vogliamo, Dove andiamo”
Roma,
26 marzo 2022 – Sala Grande della Presidenza Nazionale
Sulla percezione contemporanea
del Valore Militare
Una
proposta
Predisporsi
alla celebrazione del centenario di un Ente costituisce di per sé un invito
alla riflessione.
I
principi fondanti di esso non risultano in discussione: sarà invece oggetto
d’analisi la percezione odierna di tali principi.
Il
1923 vide la nascita dell’Istituto del Nastro Azzurro a pochi anni dalla
conclusione della Grande Guerra in cui l’Italia ebbe magna pars. Indubbiamente i Giovani che poterono sfoggiare quello
che un tempo veniva definito un bel petto
costituivano l’esempio vivente del Valore Militare, amplificato dalla
memoria di molti di loro, caduti per la Patria: le gesta degli Eroi erano di
dominio comune, circondate dall’affetto grato di chi aveva, seppur in diverso
modo e in diversa misura, attraversato l’esperienza sfibrante della guerra.
A
distanza di cento anni il mondo è mutato radicalmente: per preservare l’eredità
tuttora viva del Valore Militare è necessario ristabilire il dialogo con la
società civile. Questo passaggio costituisce il presupposto ineludibile per
evitare ogni interpretazione deviante del
Valore: oggigiorno si assiste al successo di reality o di videogiochi incentrati sulla vita militare in cui non
è impossibile leggere una richiesta (seppur molto superficiale) di riferimenti
morali per arginare lo sfaldarsi del tessuto sociale.
Militarizzare la società (anche indulgendo
all’uso di videogiochi non certo edificanti, mirati a contenere – o, peggio, ad
alimentare - la violenza) non dà risposta a tale istanza inconsapevole: non è
lo sfoggio di efficienza fisica o l’abilità nell’impiego di armi in situazioni che
simulano quelle belliche[1] che
renderà Cittadini migliori.
Il
generale Luigi Capello vede nell’onore militare (di cui il Valore costituisce
la sublimazione) la proiezione dell’onore civile.
L’onor militare, derivante dalla
tradizione e dell’elevatezza del sentimento nazionale, richiede come base
l’onor civile, ma di questo è una sublimazione; ciò che nella morale civile può
esser considerato come virtù rara ed eroismo, nella morale militare non
rappresenta che il semplice compimento di un dovere.[2]
Ritengo
che proprio dall’onor civile sia
necessario rifarsi per creare i presupposti alla comprensione del significato
del ‘Valore Militare’.
Un
tempo, la storia della guerra, drammaticamente, era parte della vita familiare.
I nomi delle battaglie erano legati indissolubilmente con la storia di molte
famiglie italiane. L’assenza di chi non era più ritornato a casa alimentava un
impegno morale indissolubile: il sacrificio non poteva essere dimenticato e si
trasformò così in vincolo morale per chi era sopravvissuto.
Le
vicissitudini del Paese, il secondo aspro conflitto ed i rivolgimenti che
ebbero luogo catturarono l’attenzione e l’oblio cadde sui protagonisti del
primo momento fondante dell’unità nazionale, la Guerra del 15 – 18. Deceduta
anche la generazione che visse la Seconda Guerra Mondiale, scomparvero i
ricordi e, con essi, il legame che unisce onore civile e onore militare.
Il
ricordo, ora, è patrimonio esclusivo dell’Ente.
Rimangono
i Monumenti ai Caduti che, anche nelle frazioni di poche anime, ricordano allo
sguardo spesso distratto di abitanti e viaggiatori i nomi di giovani di cui
rimane solamente qualche sparuto dato anagrafico.
Diverso
sarebbe se, accanto a tali sintetici riferimenti, vi fosse anche il luogo di
morte per contestualizzare il sacrificio e ricondurlo ad un momento preciso nel
disegno sofferto che portò l’Italia a definire il Corpo Fisico della Nazione
nel caso della Prima Guerra o a qualsiasi altro momento che appartenga alla
storia d’Italia.
Chi
era quel Soldato? Perché morì? Ha
fatto tesoro la Nazione del suo sacrificio?
Tali
quesiti scomodi bussano alla coscienza del presente e non ammettono risposte
evasive.
Nello
spirito della celebrazione perenne del Milite Ignoto, ricostruire il vissuto
dei Caduti di entrambe le guerre costituirebbe il primo passo per reintegrare
la memoria nel presente, senza circoscriverla a momenti del ricordo altisonanti
avulsi – in larga parte - dalla vita quotidiana del Soldato di allora e del
Cittadino di oggi.
La
percezione di una realtà viva, seppur
sepolta dall’oblio, fornirebbe la prospettiva maggiormente efficace per poter
osservare dall’angolazione più opportuna il concetto di ‘Valore Militare’.
I
Comitati di quartiere, le Pro Loco potrebbero costituire le figure ideali
dell’interlocutore a cui affidare il culto della memoria a misura d’uomo.
Solo
ripartendo dalla considerazione della vita e del sacrificio di ogni Soldato
italiano è possibile riannodare il presente con le radici da cui
consapevolmente trarre linfa vitale per il futuro.
dott.ssa Maria Luisa Suprani Querzoli
[1]
Il riferimento è al Tiro
Dinamico Operativo (Combat Shooting):si
tratta di una specialità di tiro, praticata da coloro che prediligono l’azione alla concentrazione richiesta
dalla disciplina del tiro agonistico.
[2] L. Capello, Note di guerra, vol. I, Milano: Fratelli Treves Editori, 1921, p.
91.
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