Cerca nel blog

lunedì 18 aprile 2022

Maria Luisa Suprani Querzoli. Contributo alla Tavola Rotonda

 DIBATTITI

Convegno di Studi e Ricerca

“Ad un anno dal centenario. Chi siamo, Cosa facciamo, Cosa vogliamo, Dove andiamo”

Roma, 26 marzo 2022 – Sala Grande della Presidenza Nazionale

 

Sulla percezione contemporanea del Valore Militare

Una proposta

 

Predisporsi alla celebrazione del centenario di un Ente costituisce di per sé un invito alla riflessione.

I principi fondanti di esso non risultano in discussione: sarà invece oggetto d’analisi la percezione odierna di tali principi.

Il 1923 vide la nascita dell’Istituto del Nastro Azzurro a pochi anni dalla conclusione della Grande Guerra in cui l’Italia ebbe magna pars. Indubbiamente i Giovani che poterono sfoggiare quello che un tempo veniva definito un bel petto costituivano l’esempio vivente del Valore Militare, amplificato dalla memoria di molti di loro, caduti per la Patria: le gesta degli Eroi erano di dominio comune, circondate dall’affetto grato di chi aveva, seppur in diverso modo e in diversa misura, attraversato l’esperienza sfibrante della guerra.

A distanza di cento anni il mondo è mutato radicalmente: per preservare l’eredità tuttora viva del Valore Militare è necessario ristabilire il dialogo con la società civile. Questo passaggio costituisce il presupposto ineludibile per evitare ogni interpretazione deviante del Valore: oggigiorno si assiste al successo di reality o di videogiochi incentrati sulla vita militare in cui non è impossibile leggere una richiesta (seppur molto superficiale) di riferimenti morali per arginare lo sfaldarsi del tessuto sociale.

Militarizzare la società (anche indulgendo all’uso di videogiochi non certo edificanti, mirati a contenere – o, peggio, ad alimentare - la violenza) non dà risposta a tale istanza inconsapevole: non è lo sfoggio di efficienza fisica o l’abilità nell’impiego di armi in situazioni che simulano quelle belliche[1] che renderà Cittadini migliori.

Il generale Luigi Capello vede nell’onore militare (di cui il Valore costituisce la sublimazione) la proiezione dell’onore civile.

 

L’onor militare, derivante dalla tradizione e dell’elevatezza del sentimento nazionale, richiede come base l’onor civile, ma di questo è una sublimazione; ciò che nella morale civile può esser considerato come virtù rara ed eroismo, nella morale militare non rappresenta che il semplice compimento di un dovere.[2]

 

Ritengo che proprio dall’onor civile sia necessario rifarsi per creare i presupposti alla comprensione del significato del ‘Valore Militare’.

Un tempo, la storia della guerra, drammaticamente, era parte della vita familiare. I nomi delle battaglie erano legati indissolubilmente con la storia di molte famiglie italiane. L’assenza di chi non era più ritornato a casa alimentava un impegno morale indissolubile: il sacrificio non poteva essere dimenticato e si trasformò così in vincolo morale per chi era sopravvissuto.

Le vicissitudini del Paese, il secondo aspro conflitto ed i rivolgimenti che ebbero luogo catturarono l’attenzione e l’oblio cadde sui protagonisti del primo momento fondante dell’unità nazionale, la Guerra del 15 – 18. Deceduta anche la generazione che visse la Seconda Guerra Mondiale, scomparvero i ricordi e, con essi, il legame che unisce onore civile e onore militare.

Il ricordo, ora, è patrimonio esclusivo dell’Ente.

Rimangono i Monumenti ai Caduti che, anche nelle frazioni di poche anime, ricordano allo sguardo spesso distratto di abitanti e viaggiatori i nomi di giovani di cui rimane solamente qualche sparuto dato anagrafico.

Diverso sarebbe se, accanto a tali sintetici riferimenti, vi fosse anche il luogo di morte per contestualizzare il sacrificio e ricondurlo ad un momento preciso nel disegno sofferto che portò l’Italia a definire il Corpo Fisico della Nazione nel caso della Prima Guerra o a qualsiasi altro momento che appartenga alla storia d’Italia.

Chi era quel Soldato? Perché morì? Ha fatto tesoro la Nazione del suo sacrificio?

Tali quesiti scomodi bussano alla coscienza del presente e non ammettono risposte evasive.

Nello spirito della celebrazione perenne del Milite Ignoto, ricostruire il vissuto dei Caduti di entrambe le guerre costituirebbe il primo passo per reintegrare la memoria nel presente, senza circoscriverla a momenti del ricordo altisonanti avulsi – in larga parte - dalla vita quotidiana del Soldato di allora e del Cittadino di oggi.

La percezione di una realtà viva, seppur sepolta dall’oblio, fornirebbe la prospettiva maggiormente efficace per poter osservare dall’angolazione più opportuna il concetto di ‘Valore Militare’.

I Comitati di quartiere, le Pro Loco potrebbero costituire le figure ideali dell’interlocutore a cui affidare il culto della memoria a misura d’uomo.

Solo ripartendo dalla considerazione della vita e del sacrificio di ogni Soldato italiano è possibile riannodare il presente con le radici da cui consapevolmente trarre linfa vitale per il futuro.

 

dott.ssa Maria Luisa Suprani Querzoli



[1] Il riferimento è al Tiro Dinamico Operativo (Combat Shooting):si tratta di una specialità di tiro, praticata da coloro che prediligono l’azione alla concentrazione richiesta dalla disciplina del tiro agonistico.

[2] L. Capello, Note di guerra, vol. I, Milano: Fratelli Treves Editori, 1921, p. 91.


Nessun commento:

Posta un commento