DIBATTITI
Nota a margine
dell'ultima battaglia di
Francesco Baracca
di Maria Luisa Suprani Querzoli
Durante i giorni della
Seconda Battaglia del Piave, una delle più aspre fra quelle che interessarono
il fronte italiano nel corso della Grande Guerra, ebbe luogo l’estrema offensiva delle
forze austroungariche. Il disegno nemico, articolato in tre azioni disgiunte di
cui due avrebbero dovuto confluire in un’ambiziosa[1]
operazione a tenaglia, mirava a conseguire lo sfondamento decisivo della fronte:
«“[c]ome
risultato di questa operazione, che ci deve portare sino all’Adige, mi riprometto
lo sfacelo militare dell’Italia”. Così scriveva, nel marzo del 1918 il generale
Arz von Straussenburg, capo di stato maggiore dell’esercito, al maresciallo von
Hindenburg, capo si stato maggiore dell’esercito germanico»[2].
Gli
Austriaci trascurarono di valutare l’entità
della ripresa morale del Regio Esercito e nulla sospettarono circa la piena attendibilità
delle informazioni di cui il nemico era entrato in possesso. Rimasero quindi sorpresi
dall’ assetto maturato dagli Italiani, capace di rivelare la rapidità con la
quale avevano appreso la dura lezione della XII Battaglia dell’Isonzo,
giungendo ad adottare sia un assetto
difensivo condotto con sorprendente tempestività, sia una dislocazione
delle forze improntata all’aumento progressivo in profondità[3]:
«[d]a dietro verso l’avanti»[4], nella
sintesi essenziale del Generale Diaz. La
risposta italiana riuscì pertanto a recidere sul nascere l’impianto
offensivistico nemico: «[l]a reazione prontissima delle
nostre artiglierie […] ebbe un successo immediato. In qualche punto il nostro
tiro prevenne l’azione avversaria, disorganizzandola fin dall’inizio. Il nemico
aveva perduto il primo importante coefficiente del successo: la sorpresa; anzi,
dove il nostro fuoco era riuscito a colpire i centri vitali del nemico, si può
dire che la sorpresa avvenne a suo svantaggio»[5].
Il
Montello, contrariamente alle previsioni[6],
divenne parte decisiva del teatro di battaglia dell’operazione Albrecht, intesa a guadagnare la piana
di Treviso: «la sera del 14 giugno il fronte era
tranquillissimo; il nemico non dava segni di vita. […] Mai come in quella notte
su questo settore vi fu calma assoluta. […] In tale situazione apparentemente
normale alle ore 3 si scatenò l’inferno»[7]. Fin dal giorno 15 giugno, sulle pendici del Montello la
situazione italiana si mostrò critica per la massiccia avanzata nemica (guidata
dal Generale Goiginger, incurante delle condizioni idriche non favorevoli del
Piave[8]),
capace di abbattersi anche sulle ultime linee[9]
e di palesare così gli elementi di fragilità insiti nella sistemazione
difensiva di cui era responsabile il Comando dell’VIII Armata[10]. La severità della situazione si protrasse nei
giorni seguenti nonostante il sopraggiungere di divisioni di rinforzo[11],
«tanto che il generale
Giardino vedeva molto minacciata alle spalle la sua [IV] Armata [del Grappa]»[12].
Le
condizioni del Piave[13]
e i ponti sotto il tiro congiunto di Artiglieria e Aviazione resero al nemico assai
arduo il passaggio del fiume. Le truppe già approdate alla riva italiana,
d’altro canto, si trovarono nelle condizioni peggiori per pregressa carenza di
viveri, di munizioni e per lo spazio angusto costantemente minacciato dal fuoco
e dall’opera deterrente dei velivoli[14].
Sul Montello, nonostante le asprezze incontrate[15]
e l’impegno strenuo delle forze italiane che si opponeva ad essa, la resistenza
nemica continuava a dimostrarsi tenace, contendendo il terreno palmo a palmo[16].
Il 19 giugno il Comando Supremo inviò sul luogo tre nuove divisioni[17]
e nella notte entrarono in linea altre riserve (che trassero beneficio
dall’alleggerimento delle prime linee) per
sostenere i difensori a Nervesa.
Al
termine del pomeriggio dello stesso 19 giugno, in un clima di estrema tensione
dettato dall’incertezza a lungo protrattasi circa gli esiti del combattimento, si
era alzato in volo per la quarta volta nell’arco della giornata il Comandante della valorosissima
91ª Squadriglia, Maggiore
Francesco Baracca, impegnato nell’operazione Rettile di mitragliamento delle truppe nemiche a bassissima quota[18].
L’operazione, peraltro di rischio molto elevato
per i piloti (pressoché totalmente esposti al fuoco nemico, vicinissimo), aveva
dimostrato la propria efficacia incidendo pesantemente sul morale degli
Austriaci e, dall’altro lato, infondendo rinnovata fiducia nei Fanti italiani. Il Maggiore
Baracca non fece rientro al campo di Quinto di Treviso: la notizia, grave e
inaspettata, provò molto l’intero Paese in un periodo già di per sé duro.
A
partire dalla notte fra il 21 e il 22 giugno, il Montello assistette al
contenimento e alla successiva rarefazione delle forze nemiche. L’Esercito
imperiale, stremato oltre i limiti della sussistenza, si vide costretto alla
ritirata definitiva alle prime luci
dell’alba del 23 giugno:
Bollettino del 23 giugno,
sera
DAL MONTELLO AL MARE IL NEMICO,
SCONFITTO E INCALZATO DALLE NOSTRE VALOROSE TRUPPE, RIPASSA IN DISORDINE IL
PIAVE.
Firmato: Diaz.[19]
Le
ricerche volte a ritrovare l’Asso italiano erano intanto proseguite dalla sera
stessa del mancato ritorno senza interruzione, ad onta delle condizioni
estremamente rischiose. In data 24 giugno il corpo del Maggiore Baracca e i resti
dello SPAD vennero rinvenuti sulle pendici del Montello, in località Busa delle
rane, dal Tenente Ambrogio Gobbi, Vicecomandante dell’188ª batteria del III Reggimento Artiglieria da Montagna[20].
Il cordoglio che ne seguì fu grande: si riconobbe nel valore alto delle sue
gesta, essenziale nei momenti più ingrati del conflitto, l’impulso che permise di
mantenere costante e viva la fede nella vittoria.
L’obbiettivo
strategico austroungarico era mancato: «[l]a sera del 24 le nostre truppe
rioccupavano le loro vecchie gloriose trincee lungo il Piave»[21] che
allo sguardo degli Aviatori appariva ora
libero da ponti e passerelle, costruiti
febbrilmente e invano dalle forze nemiche nei precedenti giorni convulsi[22].
Maria Luisa
Suprani Querzoli
[1]
L’estensione della fronte raggiungeva i 120
chilometri lungo i quali vennero diluite le forze, prive di un unico obiettivo
di sfondamento. Le due azioni principali (Radetzky
e Albrecht, precedute dall’operazione
Lawine) che sarebbero dovute
confluire in un’operazione sinergica a
tenaglia apparivano sostanzialmente disgiunte, riflettenti le divergenze di
vedute fra i due Comandanti che le avrebbero condotte.
[2]
La battaglia del Piave o del Solstizio
(15 – 23 giugno 1918) in www.lagrandeguerra.net.
[3]
Cfr. F. Vignola, Grande Guerra: 15 giugno
1918, quando l’Artiglieria disse no al nemico. Storia della Battaglia del
Solstizio (www.reportdifesa.it).
[4]
Ibidem.
[5]
L. Capello, Note di guerra, vol. II,
Milano: Fratelli Treves, 1920, p. 276.
[6]
Cfr. P. Pieri, L’Italia nella Prima
Guerra Mondiale, Torino: Einaudi, 1968, p. 190. Il Montello era stato
interpretato dagli Italiani come un ostacolo deterrente per il nemico che
tendeva alla conquista di Treviso (cfr. La
Battaglia del Solstizio – Il Montello in www.guerra-allorizzonte.it).
[7]
Dal Diario di Oreste Battistella (ibidem).
[8]
Il 13 giugno il Piave era in crescenza rapida. Nei giorni seguenti decrebbe e
divenne stazionario il 16 per poi ricrescere alla sera del giorno 17. Proseguì
la crescenza il 18 e tornò a decrescere, seppur lievissimamente nei giorni 19 e
20 (cfr. Commemorazione del VI Annuale
della Battaglia del Montello, pubblicazione storica a cura di O.
Battistella, Treviso: Soc. An. Longo & Zoppelli, ristampa nel 75°
Anniversario, Amministrazione Comunale di Nervesa della Battaglia, p. 33).
[10]
Cfr. Commemorazione del VI Annuale della
Battaglia del Montello, cit., p. 11. In data 24 giugno, subentrò al Comando
dell’VIII Armata, per decisione del Generale Diaz, il Generale Caviglia che non esitò a riconoscere lealmente i meriti
della vittoria conclusiva al suo predecessore, Generale Pennella (cfr. Considerazioni finali sulla battaglia del
Montello in www.battagliadelsolstizio.it).
[12]
P. Pieri, L’Italia nella Prima Guerra
Mondiale, cit., p. 190.
[13]
Il 18 giugno, dopo giorni di pioggia, il livello del fiume aumentò (cfr. La fase di stallo della battaglia in www.battagliadelsolstizio.it).
Cfr. anche nota 9.
[14]
Cfr. P. Pieri, L’Italia nella Prima
Guerra Mondiale, cit., p. 191.
[15]
La piena del fiume era in costante aumento (cfr. ibidem).
[16]
Cfr. ibidem.
[17] Cfr. ibidem.
[18]
Cfr. S. Gambarotto, S. Callegari, G. Piccolo, Francesco Baracca. Indagine sulla morte di un eroe italiano,
Treviso: Editrice Storica, 2013, p. 20.
[19] Il
Bollettino è riportato in Commemorazione
del VI Annuale della Battaglia del Montello, cit., p. 39.
[20]
Cfr. ivi, p. 61.
[21]
L. Capello, Note di guerra, cit., p. 278.
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