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giovedì 31 marzo 2022

Indici Mese di Marzo 2022

NOTIZIE CESVAM

SOMMARIO

ANNO LXXXIII, Supplemento on line, III, n.74

Marzo 2022

www.valoremilitare.blogspot.com

Massimo Coltrinari, Editoriale, Marzo 2022

                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        29.03.2022

Massimo Coltrinari, Copertina, Marzo 2022

                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        30.03.2022

 

 APPROFONDIMENTI

 

Redazionale, Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza 2021

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 2.03.2022

Redazionale, Appunti di Viaggio. Balaklava 2011.

La base dei sommergibili atomici sovietici durante la guerra fredda

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 19.03.2022

 

DIBATTITI

 

Redazionale, Le vicende dei militari  italiani in Russia. Volume 1.

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 1.03.2022

Redazionale, Ucraina e l’eredità storica della Rus’ di Kiev

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 4.03.2022

Redazionale, Le vicende dei militari italiani in Russia. Volume 1. Premessa

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 7.03.2022

Redazionale, La minaccia jihaidista in Europa. Valutazione per il 2021

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 9.03.2022

Redazionale, La minaccia jiaidista in Italia. Valutazione per il 2021

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 12.03.2022

Redazionale, Sergio Benedetto Sabetta. L’ ONORE DI UN SOLDATO ITALIANO

NELLA GRANDE GUERRA

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 13.03.2022

Redazionale, Le vicende dei militari italiani in Russia. Iconografia Verso la pianura russa,

attraverso la Romania e l'Ungheria

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 14.03.2022

 

ARCHIVIO

 

Redazionale, 10 marzo 1872. Morte di Giuseppe Mazzini

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 10.03.2022

Redazionale, Marco Montagnani. Beppe Nasetta.

Il primo Caduto della battaglia delle Alpi occidentali M.A.V.M Iconografia

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 16.03.2022

 

UNA FINESTRA SUL MONDO

 

Redazionale, L'Etiopia contro il Tigray: da una guerra ad un conflitto minore?

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 11.03.2022

 

SCENARI, REGIONI, QUADRANTI

 

Redazionale, Nord Stream 2 e la dipendenza europea dal gas russo

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 15.03.2022

Redazionale, Osvaldo Biribicchi. Terrorismo in Africa

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 28.03.2022

 

                                   GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE

 

Redazionale, Sergio Benedetto Sabetta I Miti dell'Occidente

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 23.03.2022

 

    CESVAM NOTIZIE

CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

 

Redazionale, Giorgio Madeddu. Progetto Storia in Laboratorio.

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 3.03.2022

Redazionale, Mostra: Oltre il Ghetto. Dentro o Fuori.

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 5.03.2022

Redazionale, Elisa Bonacini -  Ricordo dei Caduti senza sepoltura del 1944

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 6.03.2022

Redazionale, INFOCESVAM BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE - GENNAIO FEBBRAIO 2022

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 8.03.2022

Redazionale, Alessia Biasiolo Marzo 1942. l'Operazione Chariot

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 17.03.2022

Redazionale, Progetto Storia in Laboratorio. Il Centenario del Milite Ignoto

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 18.03.2022

Redazionale, Convegno: Ad un anno dal Centenario 26 marzo 2022

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 20.03.2022

Redazionale, Modalità di partecipazione alla Tavola Rotonda. Convegno 26 marzo 2022

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 21.03.2022

Redazionale, Progetto Scuola In laboratorio. Iconografia

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 22.03.2022

Redazionale, Progetto Storia in Laboratorio. Centenario del Milite Ignoto.

Gli Studenti scrivono. I Parte

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 24.03.2022

Redazionale, Progetto Storia in Laboratorio. Centenario del Milite Ignoto.

Gli Studenti scrivono. II Parte

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 25.03.2022

Redazionale, RIVISTA "QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO" Condizioni di abbonamento 2022

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 26.03.2022

Redazionale, Una Lettera da Ferrara

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 27.03.2022

 

 

 

 

 

 

AUTORI

 

Bottoni Roberta, Istituto del Nastro Azzurro

Coltrinari, Massimo direttore CESVAM

Francesco Attanasio, Presidente della federazione di Siracusa

Mario Pereira, Vice presidente Federazione di Pistoia

Baldoni, Massimo, pseudonimo

Federico Levy, collaboratore

Elsa Bonacini, collaboratrice CESVAM

Osvaldo Biribicchi, Associato CESVAM

Alessia Biasiolo, collaboratrice CESVAM

Luigi Marsibilio, membro del Collegio dei redattori della Rivista

Giancarlo Ramaccia, vice direttore CESVAM

Giovanni Cecini membro del Collegio dei redattori della Rivista

 

Numero chiuso in data 31.03. 2022  ( Redatto a cura di Chiara Mastrantonio)


mercoledì 30 marzo 2022

Copertina Marzo 2022



QUADERNI ON LINE

 Cavalleria tedesca in marcia verso il confine belga 1914




                                                   Anno LXXXIII, Supplemento on line, III, 2022, n. 75

 Marzo 2022
valoremilitare.blogspot.com
www.cesvam.org 
 

martedì 29 marzo 2022

Editoriale. Marzo 2022

 La pianificazione del 2022 si sta attuando. Con il mese di marzo esce il terzo volume dei sei programmati alla pubblicazione. Con vero piacere si riporta una delle conclusioni tratte alla Tavola Rotonda del Convegno del 26 marzo ultimo scorso dal tema "Chi siamo, cosa vogliamo, cosa facciamo dove andiamo", tema che si riprenderà alla Tavola Rotonda del Convegno dedicato alla Giornata del Decorato: Tutti hanno il diritto di parlare, ma parla solo chi lavora."

Nel mese di marzo ha visto la pubblicazione del volume "Riflessioni sulla Grande Guerra. Verso la Guerra. Ne alleati ne amici." Edizioni Nuova Cultura. Università Sapienza, Roma.  Questo il teso della Iv di Copertina:

"L’Italia, nel 1915, fu accusata di non aver tenuto fede agli accordi sottoscritti nell’ambito della Triplice Alleanza. Accordi in essere dal 1882. Austria e Germania giunsero a queste accuse, senza tenere conto che, l’anno precedente, avevano commesso un grosso errore: quello di non coinvolgere nei loro piani l’Italia. Vari ed influenti circoli politico-militari a Vienna avevano già nel 1908 proposto una guerra preventiva contro l’Italia, prostata dal terremoto di Messina. Nel 1912 la stessa proposta fu di nuovo avanzata, in quanto l’Italia era impegnata nella guerra di Libia. Si voleva riprendere non solo il Veneto, ma anche la Lombardia e parte dell’Italia centrale. Alcuni vagheggiavano anche Napoli ed il meridione. Ovvero annullare il processo unitario italiano e ridurre di nuovo l’Italia “una semplice espressione geografica”. Nel marzo 1914 era stata rinnovata la convenzione militare che prevedeva l’invio di 180.000 soldati sul fronte austro-tedesco oppure un attacco alla neutrale Svizzera in caso di guerra alla Francia. Cadorna nel giugno-luglio 1914 in modo occulto aveva iniziato i movimenti verso il confine francese, in previsione della guerra alla Francia che si fermarono solo il 2 agosto con la proclamazione della nostra neutralità. Perché Germania ed Austria non inserirono nei loro piani i termini della convenzione militare del marzo 1914? Perché la Germania non utilizzò i 180.000 soldati italiani contro la Francia? Perché ci chiesero di rimanere neutrali nel 1915, quando potevamo essere loro alleati nel 1914? Perché non ci vollero al loro fianco? Il volume vuole rispondere a questi interrogativi e discutere sulla presunta infedeltà italiana, che in realtà è lo specchio di errori grossolani, sovra valutazione delle proprie possibilità e della arroganza di Berlino sommato il tutto alla mai sopita ostilità antitalianità di Vienna, retaggio del periodo risorgimentale."

 (massimo coltrinari)

lunedì 28 marzo 2022

Osvaldo Biribicchi. Terrorismo in Africa

 SCENARI, REGIONI, QUADRANTI



Terrorismo: Paesi del Sahel

di

Osvaldo Biribicchi

  Il Sahel, dall’arabo sahil significa limite o linea costiera, è la regione semi-arida compresa tra il deserto del Sahara e la Savana tropicale; si estende dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso per una lunghezza di 8.500 chilometri ed una larghezza che varia da 300 a 500 chilometri.

I Paesi compresi in questa fascia sono: Mauritania, Mali, Burkina Faso, Nigeria (la parte nord), Gambia, Guinea-Bissau, Niger, Senegal, Sudan, Ciad e Eritrea

Storicamente, mi riferisco al periodo antecedente alla colonizzazione europea, nel Sahel esistevano entità statuali molto importanti con un elevato livello di organizzazione politica, economica, giuridica, accademica, militare, tecnica, scientifica, architettonica, artigianale e medica[1]quali l’Impero del Ghana, fra il IV e il XII secolo, che si estendeva su un territorio comprendente parte dell’attuale Mauritania, Senegal e Mali. Intorno all’VIII secolo si affacciarono nell’Africa saheliana i primi viaggiatori arabi seguiti subito dopo dai commercianti attratti dallo splendore delle città che vi sorgevano ma soprattutto dalle ricchezze, in particolare dall’oro. Alla caduta dell’Impero del Ghana a causa di lotte interne tra i vari regni che lo costituivano si affermò l’Impero del Mali con capitale Timbuctù dal XIII al XV secolo. All’Impero del Mali fece seguito l’Impero Songhai, lungo il corso del fiume Niger, che tra il XV ed il XVI secolo fu uno degli imperi più potenti dell’Africa Occidentale. Più ad est, invece, sul Mar Rosso, si trovava il Regno di Axum di cui si hanno testimonianze già a partire dal IV secolo a.C. e comprendeva, intorno alla metà del terzo secolo d.C., i territori che oggi sono dell’Etiopia, dell’Eritrea, di Gibuti, di una parte del Sudan, dell’Egitto meridionale, della Somalia nonché, al di là del Mar Rosso, dello Yemen e dell’Arabia Saudita.

Quelle realtà statuali praticamente scomparirono con l’arrivo degli europei nel XVI secolo.

Lo scenario attuale dei Paesi saheliani è completamente capovolto, possiamo affermare senza tema di essere smentiti che non c’è traccia del glorioso passato dei popoli che vivono in questa regione dell’Africa. Non solo le popolazioni saheliane hanno perso memoria del loro passato essendo impegnate nella quotidiana lotta contro ogni sorta di avversità, ma sono tra le più povere del mondo nonostante, paradossalmente, i territori in cui vivono siano ricchi di materie prime. È sufficiente per rendersene conto consultare l’Indice di Sviluppo Umano per Paese 2022, redatto annualmente dalle Nazioni Unite. Nelle ultime dieci posizioni troviamo: Burkina Faso, Ciad, Mali e Niger (ultimo, 186°); poco sopra l’Eritrea al 179°, la Guinea-Bissau al 175° posto, il Gambia 171°, il Sudan 165°, il Senegal 163° e la Mauritania 158°. Una situazione, dunque, disastrosa.

La maggior parte dei Paesi del Sahel è afflitta da una preoccupante e perdurante instabilità politica dovuta sostanzialmente a due fattori: uno di carattere naturale quale la crescita demografica, i cambiamenti climatici, la lenta progressiva avanzata del deserto del Sahara, con la conseguente scarsità di cibo e acqua, e da ultimo anche la pandemia covid 19 che si aggiunge alle altre (febbre gialla, ebola, morbillo, malaria, colera) che affliggono la regione; l’altro di carattere strettamente umano ossia il terrorismo di matrice jihadista, i trafficanti di essere umani ed il moltiplicarsi di bande criminali di vario genere. Infine, l’aumento dei flussi migratori dovuti ad entrambi i fattori.

Il terrorismo, che è il tema di questa breve relazione, è un male peggiore delle avversità naturali; è una pandemia che provoca ogni anno decine di migliaia di morti, che provoca instabilità politica, indebolisce le già fragili istituzioni governative, disorienta ed ingenera paura tra i cittadini inducendoli ad abbandonare i propri villaggi le proprie case, in ultima analisi impedisce ai governi di affrontare le vere ed improcrastinabili sfide quali la realizzazione di efficienti sistemi sanitari nazionali, il potenziamento dell’istruzione e della formazione professionale dei propri giovani.                                                                    Questa instabilità politica in una regione ricchissima apre inevitabilmente le porte alla violenza di gruppi terroristici e criminali. Tale violenza nel Sahel è cresciuta a partire dalla caduta nel 2011 del regime di Gheddafi allorché le milizie Tuareg, che avevano combattuto a favore del leader libico, si sono riversate in massa nel nord del Mali rompendo i già delicati equilibri etnici dell’area. La disintegrazione della Libia, infatti, ha aggravato la situazione politica dei Paesi del Sahel aprendo le porte a nuove e più temibili organizzazioni terroristiche, per lo più di matrice jihadista, legate alla galassia di Al Qaeda e dell’Isis, ed a comuni bande criminali. Questi gruppi armati si muovono con relativa disarmante facilità negli ampi spazi sahelo-sahariani, in gran parte non controllati dai Governi centrali, sequestrano cittadini stranieri, trafficano droga, armi, esseri umani e oro da cui traggono i fondi per portare avanti i loro ricchi traffici. L’oro, nell’ambito di queste attività criminose, ha assunto particolare rilevanza e dato ulteriore linfa vitale alle formazioni terroristiche ed alle bande criminali da quando nel 2012 è stato scoperto nel Sudan un importante filone aurifero che attraversa tutto il Sahel. Nell’ultima decina d’anni, infatti, nella striscia saheliana sono comparse le cosiddette miniere d’oro artigianali, non controllate dagli apparati statali. Come efficacemente riporta Valeria Cagnazzo, autore presso Pagine Esteri: Sudan, Mali e Burkina Faso rientrano oggi tra i primi cinque produttori d’oro nel continente africano. Le tonnellate di minerale estratte nei Paesi lungo questo fiume hanno rimpiazzato in questi anni il cotone nel mercato delle esportazioni. Il boom dell’oro, tuttavia, ha attirato soprattutto le mire di gruppi parastatali. Almeno un terzo dell’oro della zona saheliana, infatti, è estratto in maniera “artigianale” e “informale”, ovvero da gruppi non statali, rappresentati da privati o da organizzazioni illegali, spesso armate, che controllano le miniere, i lavoratori che scavano nelle viscere del terreno e spesso anche le intere aree abitate intorno alle riserve. […] La gestione delle miniere d’oro da parte di attori non statali, inoltre, può avere un potere distruttivo sui governi dei Paesi coinvolti o, in altri casi, rafforzarne i regimi. In pieno stile neoliberista, infatti, in molte zone del Sahel le estrazioni sono affidate a imprese private legate al governo: in cambio di una completa autonomia, i proprietari dei giacimenti garantiscono un prezioso supporto all’élite della capitale e la sicurezza della regione mediante un proprio corpo armato. In altre aree, al contrario, in cui delle riserve d’oro si sono appropriati gruppi di opposizione, l’estrazione “artigianale” assume un potenziale deflagrante nei confronti dei fragili equilibri politici regionali. La completa deregolamentazione della corsa all’oro, soprattutto laddove lo Stato è assente, comporta la crescita del banditismo. I gruppi terroristici si moltiplicano anche grazie a questa risorsa e il fiume dell’oro diventa lo scenario di scontri armati per il controllo del sottosuolo.

L’estrazione del metallo prezioso al di fuori del controllo statale ha contribuito a destabilizzare ulteriormente l’assetto politico (tra il 2021 e l’inizio del 2022 si sono registrati cinque colpi di Stato militari rispettivamente in: Ciad, Guinea, Mali, Sudan, Burkina Faso) e sociale dell’area portando non solo nuova violenza ma anche lo sfruttamento della mano d’opera locale composta soprattutto da minori. Parlare di terrorismo non può prescindere da alcune doverose riflessioni: come è possibile che degli Stati sovrani, con tutto il peso della propria organizzazione militare, non riescano a controllare queste miniere d’oro, seppur situate in aree periferiche e disagiate, mentre gruppi paramilitari che certamente non hanno (o almeno non dovrebbero avere) alle spalle il supporto logistico delle forze governative riescano con tanta facilità a controllare, gestire e commerciare l’oro estratto da queste miniere informali. Un approfondimento a parte meriterebbe quest’ultimo aspetto, ovvero chi compra questo materiale prezioso e attraverso quali canali. Come è possibile che governi poveri (vedi l’Indice di Sviluppo Umano) si lascino sfuggire una tale ricchezza.                                        Orbene, in questo quadro saheliano si inseriscono ed operano attivamente decine di organizzazioni criminali e numerose formazioni terroristiche[2] (vedi allegato) che oltre a contendersi il territorio tra loro attaccano indiscriminatamente i villaggi provocando la fuga degli abitanti che cercano sicurezza nelle città meglio difese. Normalmente, i media si concentrano e riportano solo gli atti di terrorismo portati a termine da queste formazioni, episodi vili ed odiosi ma che rappresentano solo l’atto finale eclatante di una attività che parte da lontano. Queste azioni non potrebbero essere assolutamente realizzate, come sanno bene i militari di qualsiasi esercito al mondo, senza una adeguata ed efficiente organizzazione logistica che assicuri ai guerriglieri combattenti un costante rifornimento di armi, munizioni, vettovaglie, carburante, pezzi di ricambio in sintesi tutto ciò che occorre per il mantenimento di mezzi ed equipaggiamenti. Per sconfiggere questi gruppi terroristici che agiscono di sorpresa, e pertanto difficilmente fronteggiabili, sarebbe necessario colpire i loro “santuari”, ovvero le loro basi, le loro linee di rifornimento.    

È di tutta evidenza che il terrorismo nel Sahel non si può vincere solo con l’impiego dello strumento militare, sono necessari interventi coordinati di carattere politico-sociale; prioritariamente dovranno essere creati posti di lavoro per i giovani i quali, diversamente, andranno ad alimentare i ranghi delle formazioni terroristiche e criminali o, in alternativa, i flussi migratori verso l’Europa e verso i vicini Paesi confinanti. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, in una intervista alla France Press, il 10 settembre 2021, commentando il ritorno al potere dei Talebani in Afghanistan ha detto di «temere che l’esempio afghano possa suscitare emulazione tra i jihadisti del Sahel, la fascia di territorio dell’Africa subsahariana, dove sono attivi molti gruppi terroristici. “È un pericolo reale”, ha precisato. Con la presa del potere da parte dei talebani, ha concluso Guterres, “i gruppi terroristi nel Sahel possono sentirsi euforizzati e nutrire ambizioni al di là di quanto pensavano qualche mese fa”». Ci auguriamo solo che le parole del segretario generale delle Nazioni Unite rimangano nel campo delle ipotesi.

 Formazioni terroristiche nel Sahel

 

1)      Formazioni terroristiche legate a dinamiche etniche locali e di matrice jihadista nel territorio maliano

2)      Formazioni terroristiche d’area nel Burkina Faso

3)      Front pour l’alternance et la concorde au Tchad-FACT

4)      Gruppo per il sostegno dell’Islam e dei Musulmani-JNIM

5)      Islamic State in the Greater Sahara-ISGS

6)      Islamic State in the Western Africa Province-ISWAP

7)      Boko Haram

8)      Milizie di autodifesa locali nel Niger

9)      Ribelli di Tigray People Liberation Front-TPLF

10)  Oromo Liberation Front-OLA, alias Shone Group

11)  Al Shabaab-AS, collegata ad al Qaida.

 

Fonte: Relazione annuale sulla Politica dell’informazione per la Sicurezza 2021.

 



[1] José do-Nascimento, Storia del continente africano, una lettura razionale e sintetica, Verona, QuiEdit, 2015, p. 76.

 

[2] Relazione annuale sulla Politica dell’informazione per la Sicurezza 2021.

domenica 27 marzo 2022

Una Lettera da Ferrara.

 NOTIZIE CESVAM

 Riceviamo dal Presidente della Federazione Provinciale di Gerrara del N.A. la seguente lettera e ne facciamo partecipi i lettori:

Caro Gen.le Massimo Coltrinari, 

questa mia per esprimerTi, a nome del Circolo Roverella di Ferrara, un vivo ringraziamento per avermi segnalato la figura della Prof.ssa Alessia Biasolo (associata al CESVAM)

che ieri sera ha tenuto la sua lectio magistralis intorno al tema "La giudeofobia e il nascondimento" , alla presenza di 45 persone nella Sala Verde del Palazzo Roverella. 

Tra gli altri erano presenti il Presidente della comunità ebraica di Ferrara, il Presidente del MEIS, un delegato del Prefetto, 5 Prof. Universitari e di versi delle scuole superiori che sono rimasti, così come le altre , dell'interessante illustrazione del tema dedicato , offrendo numerosi spunti di riflessione su argomenti specifici  dell'ebraismo  (che non erano stati mai trattati in precedenza, in quanto poco noti ).

Il libro si è rivelato in tal senso un'opera di grande interesse scientifico, esposto in una prospettiva di lunga durata (F.Braudel),esposto in modo chiaro e semplice ( evidente frutto di una lunga esperienza di insegnamento nelle scuole superiori di Brescia etc)...

Una esperienza quindi di sicura efficacia nell'apprendimento di una lezione di storia passata che tuttavia insegna - onde non ripetere le tragiche esperienze del passato - a fare tesoro delle pericolose concettualizzazioni antisemitiche, prive di alcuna scientificità ( ma intrise di violenza e di negazione del pensiero razionale e di intolleranza)

Insomma un vero piacere e di questo desidero ringraziarTi così come dell'opera egregia del CeSVaM da da Te diretta con saggezza e generosa operosità. 

Un caro abbraccio dal Tuo amico et estimatore  Riccardo Modestino


Riccardo Modestino M.D., Prof. UNIFE (Facoltà di Medicina)

venerdì 25 marzo 2022

Progetto Storia in Laboratorio. Centenario del Milite Ignoto. Gli studenti scrivono II Parte

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            NOTIZIE CESVAM

STORIA IN LABORATORIO

Si riportano gli scritti degli Studenti, sotto elencati, dell'Istituto Superiore NICOLò TRON  GIACOMO ZANELLA DI SCHIO (VICENZA), Istituto che ha aderito al progetto Storia in Laboratorio" 

 Referente: Prof. Danilo Zoncoli 

PENSIERI PERSONALI - MILITE IGNOTO

  Penso che le famiglie il cui figlio si sia disperso non abbiano mai trovato pace, ma abbiano sempre sperato fino alla fine nel suo ritorno. Vivendo così una tragedia peggiore di chi ha potuto mettersi l’animo in pace seppellendo il loro caro. Questa commemorazione è stato un modo per dare una degna sepoltura a tutti i ragazzi morti al fronte senza la possibilità di essere riconosciuti.

-Angela Ceolin

 Penso che la sepoltura del militare, all'Altare della Patria di Roma, che rappresenta simbolicamente tutti i caduti e dispersi nella Prima Guerra Mondiale. È stato quindi un modo per commemorare, ricordare e dare valore a tutti i giovani militari sconosciuti morti al fronte.

Oltretutto in questo modo tutte le sfortunate famiglie di questi ragazzi sono state riconosciute e hanno avuto la possibilità di commemorare i propri figli.

Inoltre penso sia giusto continuare a ricordare questi militari morti a causa della Guerra.

-Emma Carotta

 Dopo aver letto la raccolta di saggi sul milite ignoto ho avuto la curiosità di scoprirne l’origine e mi sono imbattuto nella storia di Maria Maddalena Blasizza in Bergamas, la donna italiana che fu scelta in rappresentanza di tutte le madri italiane che avevano perso un figlio durante la Prima guerra mondiale, del quale non erano state restituite le spoglie.

Al tempo, sia Gradisca d’Isonzo sia Trieste erano parte integrante dell’Impero austro-ungarico, suo figlio Antonio, nell’ottobre 1914 disertò riparando clandestinamente in Italia e si arruolò volontario come fante nel 2º battaglione della brigata “Re”, con cui fu sul Podgora. Mentre guidava l’attacco del suo plotone, in un combattimento sul monte Cimone di Marcesina, il 16 giugno 1916, durante l’offensiva austroungarica passata alla storia con il nome di Strafexpedition, Antonio fu raggiunto e ucciso da una raffica di mitraglia.

La salma di Antonio Bergamas fu riconosciuta e sepolta assieme agli altri caduti nel cimitero di guerra di Marcesina sull'Altopiano dei Sette Comuni. Tuttavia, a seguito di un violento bombardamento che distrusse il cimitero, Bergamas e i compagni periti con lui risultarono ufficialmente dispersi.

Dopo la guerra, Maria ebbe l’incarico di scegliere il corpo di un soldato tra undici salme di caduti non identificabili, raccolti in diverse aree del fronte. Il 28 ottobre 1921, nella basilica patriarcale di Aquileia, in quello che passerà alla storia col nome di «Rito di Aquileia», consacrandola a madre spirituale del Milite Ignoto, la donna fu posta di fronte alle undici bare allineate: appoggiò lo scialle sulla seconda bara e, dopo essere passata davanti alle prime, non riuscì a proseguire nella ricognizione e si accasciò al suolo davanti alla decima bara urlando il nome del figlio, su quella bara dunque, cadde la scelta.

Per onorare tutti i caduti di guerra, la salma prescelta fu posta all’interno della tomba del Milite Ignoto, al centro dell’Altare della Patria e sotto la dea Roma, presso il complesso del Vittoriano. La cerimonia solenne di traslazione avvenne il giorno 4 novembre 1921.

-Francesco Bortoletti

 Trovo che celebrare il milite ignoto sia un gesto davvero importante nei confronti di tutta la comunità italiana e nei confronti di tutti i soldati morti in guerra e delle loro famiglie. E’ fondamentale ricordare e rispettare tutte le persone che hanno dato la vita per salvare noi e il nostro paese, e la scelta di prendere come simbolo un corpo appartenente ad una persona di cui non si sa il nome trovo sia giustissimo, perché facendo ciò si dà lo stesso rispetto e onore ad ogni militare, senza fare preferenze e senza far sembrare una persona più importante di un’altra.

-Anna Cortese

 Con la ricorrenza del centenario della sepoltura del Milite Ignoto, in classe abbiamo discusso della storia e l’importanza di questo personaggio. Personalmente ritengo che l’aver scelto il Milite Ignoto tra dei soldati non identificabili, sia stato un gesto molto rispettoso verso tutte le famiglie che avevano perso delle persone care in guerra, infatti proprio perché questi erano irriconoscibili, nessuno poteva avere il privilegio di affermare di avere un parente o un amico sepolto nell’Altare della Patria. Questo porta un senso di unità tra queste famiglie che riconoscono il Milite Ignoto come vittima comune di una guerra distruttiva  e straziante.

Credo, inoltre, che aver affidato la decisione a Maria Bergamas, una semplice donna di Trieste, sia stato molto significativo per il popolo, proprio perché rappresentava queste persone umili, che la guerra aveva distrutto sia economicamente, ma soprattutto moralmente.

-Vanessa Cornale

 Quest'anno ricorre il centenario della sepoltura del Milite Ignoto, un capitolo importante della storia recente italiana.

Era il 1921, la Grande Guerra si era conclusa da appena tre anni lasciandosi dietro molti caduti e molte erano le mogli rimaste senza marito, le famiglie senza padre e le madri senza figli. 

A peggiorare ulteriormente la situazione molti non avevano neppure una salma su cui piangere.

Proprio per questo si decise di recuperare dai campi di battaglia 11 corpi di soldati non identificati e di sceglierne 1 per rappresentarli tutti.

La scelta fu affidata a Maria Bergamas, una madre che aveva perso il proprio figlio in guerra e che rappresentava tutte le donne italiane colpite dai lutti causati dal conflitto.

Ella scelse una delle salme il 28 ottobre 1921 nella Basilica Patriarcale di Aquileia.

Il corpo del Milite Ignoto partí per un viaggio con soste in alcune città.

Lí molti italiani lo salutarono identificandolo come il proprio caro disperso in guerra. Il commovente viaggio si concluse con la sepoltura della salma nel candido marmo dell'Altare della Patria a Roma, da allora sempre vegliato da una guardia permanente in cui si alternano i vari corpi delle Forze Armate italiane.

A cent'anni di distanza, il Milite Ignoto non rappresenta piú ció che significava un tempo, ovvero il sacrificio dei giovani italiani per la Patria, ma un semplice monumento della nostra capitale se non addirittura un'attrazione turistica.

Ma il suo significato é sentito ancora meno dai ragazzini che pensano che la Grande Guerra sia solo un capitolo del loro libro di storia e molti tristemente non sono neppure consapevoli dell'esistenza di questo simbolo che, cent'anni fa, uní l'Italia nel ricordo dei caduti per difendere la Patria.

I valori e la sacralità che rappresenta il Milite Ignoto dovrebbero essere, invece, riscoperti e vissuti dalle nuove generazioni troppo spesso influenzate da modelli effimeri.

-Federico Mario Galasso

In questi giorni abbiamo trattato in classe il tema del Milite Ignoto e ci siamo ritrovati a meditare su una realtà, per fortuna, a noi lontana: la guerra.

Spesso concentriamo i nostri problemi in sciocchezze e ci dimentichiamo della fortuna che abbiamo: un paese libero, dove possiamo vivere nel benessere e nella pace. Molte persone danno per scontato questo privilegio e pensano che l’importante sia apparire e avere visibilità sui social, un’attività che nella realtà non ha nessuna concretezza. 

I ragazzi di quell’epoca, come il Milite Ignoto, non hanno avuto nessuna “evidenza” eppure sono coloro che si sono sacrificati per la liberazione del nostro paese e sono diventati simbolo dell’unione di tutta la nazione. Per noi giovani possono essere sicuramente un esempio questi ragazzi che hanno saputo unirsi in un ideale, rappresentato dalla difesa della patria, nel nome del tricolore.

-Lorenza Pavoni

 Credo sia importante celebrare il centenario del Milite ignoto perché rappresenta le

storie di generazioni di ieri e di oggi al servizio del paese che, con coraggio, impegno

e sacrificio, difendono la propria patria e i valori in cui credono.

-Francesca Massignani

 Il milite ignoto rappresenta tutti quei ragazzi che hanno sacrificato la propria vita per un ideale di libertà  e per per permettere alle generazioni future di vivere in un paese democratico. Nella prima metà del secolo scorso migliaia di uomini hanno rinunciato alla propria giovinezza, agli anni migliori della propria vita per combattere contro altrettanti uomini che, seppur dalla parte opposta, perseguivano gli stessi ideali.

Erano ragazzi come noi o poco più grandi ai quali fu negato il privilegio di vivere il fiore degli anni in maniera spensierata ma grazie al cui sacrificio ora possiamo farlo noi come lo hanno fatto i nostri genitori.

Il milite ignoto, quindi, la cui identità rimarrà sconosciuta, merita il nostro profondo rispetto e il nostro ricordo perché senza il suo sacrificio noi non saremmo qui a vivere una vita di libertà e di sogni da realizzare.

-Emma Piva

 Il Milite Ignoto rappresenta tutti i soldati, spesso giovani o giovanissimi, morti durante le battaglie, che non hanno potuto avere una tomba per ricordare il sacrificio della loro vita. Il monumento è un monito a commemorare tutte le vittime dei conflitti, che solo del Novecento hanno causato milioni di morti e a ricordarci quanto siamo fortunati a vivere in un lungo periodo di pace nel nostro Paese.

-Maria Sudiro

 Io penso che il milite ignoto abbia un’importanza rilevante, esso infatti rappresenta tutti quei soldati caduti in battaglia di cui noi non conosciamo la loro identità, rappresenta l’importanza che si attribuisce a ogni singolo caduto, rappresenta il rispetto verso le famiglie e i soldati stessi.

Inoltre, il fatto che abbiano invitato una madre a scegliere una tra le 11 bare contenenti 11 militi ignoti è molto significativo; infatti questa donna: Maria Bergamas perse un figlio in guerra e non le furono mai restituite le spoglie.

Il 4 novembre 2021 si è celebrato il centenario della sepoltura del milite ignoto all’Altare della Patria, penso che ricordare questa giornata importante sia fondamentale soprattutto per tenere a mente tutti i sacrifici, tutte le battaglie, le guerre e i rispettivi caduti.

-Sara Testolin

 Il Milite Ignoto rappresenta un concetto che esula dalla raffigurazione di una persona o di un gruppo di persone in quanto nel corso dei decenni si è elevato ad un ideale e rappresenta il sentimento di appartenenza alla nazione di tutto il popolo italiano. È la raffigurazione di un principio oggi ancor più importante perché, con il passare delle generazioni, esiste il rischio di affievolire in tutti noi il sentimento che ha guidato migliaia di giovani italiani nella difesa della patria. Sentimento, questo, che all’epoca era ben più radicato nelle anime di tutti essendo che le popolazioni della giovane Europa erano abituate a frequenti battaglie.

Per questo oggi il Milite Ignoto è assolutamente importante: rappresenta un ideale sociale e le comuni sofferenze patite nel passato dal nostro popolo e che, in noi giovani generazioni, rischia di essere assopito dalla distanza temporale rispetto agli eventi.Il Milite Ignoto è stato scelto tra i resti di undici soldati in modo che non potesse essere riconosciuto e reclamato da nessuno, appunto per poter essere il simbolo di una nazione unita dalle sofferenze e dai dolori della guerra. Il senso di appartenenza alla nazione che provavano quei soldati e l’intera popolazione oggi sta lentamente scomparendo e ricordare il Milite Ignoto, che ne è il simbolo, ci permette di provare quel sentimento che ha unito milioni di italiani.

-Lorenzo Zordan

( La prima parte è stata pubblicata in data 24 marzo 2022

giovedì 24 marzo 2022

Progetto Storia in Laboratorio. Centenario del MIlite Ignoto. Gli Studenti scrivono. I Parte

 NOTIZIE CESVAM

STORIA IN LABORATORIO

Si riportano gli scritti degli Studenti, sotto elencati, dell'Istituto Superiore NICOLò TRON  GIACOMO ZANELLA DI SCHIO (VICENZA), Istituto che ha aderito al progetto Storia in Laboratorio" 

 Referente: Prof. Danilo Zoncoli 

PENSIERI PERSONALI - MILITE IGNOTO

 Penso che il milite ignoto possa essere considerato un simbolo per onorare i soldati caduti durante la Prima Guerra Mondiale, rimasti anonimi a tutti noi, ma sicuramente non dimenticati dalle loro famiglie. È un simbolo per ricordare cosa hanno rappresentato quegli anni per gli uomini del periodo. Per ricordare una parte della storia del nostro paese. È un simbolo dell’Italia, perché ci ricorda il percorso che è stato fatto nel passato per raggiungere il presente di oggi.

-Aurora Totti

La tomba del milite ignoto è una sepoltura simbolica in onore di ogni singolo soldato italiano che ha sacrificato la vita per il suo paese. Personalmente ritengo che il milite ignoto non sia solo il simbolo di chi ha dato la vita per l’Italia, ma di un’intera nazione che, per quanto divisa possa essere, ha dimostrato di saper combattere unita.

-Mattia Maino

Secondo il mio parere personale, attribuire al milite ignoto l’identità di tutti i soldati caduti in guerra e non identificati è un gesto molto importante, compiuto a fine guerra per ricordare che tutti i soldati sono e saranno sempre degli eroi.

-Rachele Grotto

 Il milite ignoto rappresenta tutti i caduti nella prima guerra mondiale rimasti senza un'identità perché privi di segni di riconoscimento. Mi turba profondamente il pensiero di questi corpi dilaniati, al punto tale da non essere riconoscibili neppure dai propri cari. Quanti morti per cause futili, morti che non hanno potuto ricevere i doverosi onori e riconoscimenti neanche dopo essere caduti in battaglia. Il milite ignoto resta un simbolo per non ripetere gli errori del passato.

 -Zordan Jessica

 Il monumento al milite ignoto è il simbolo che conforta tutte le famiglie che non hanno potuto identificare i propri cari che si sono sacrificati per la nostra Nazione.

-Willard Sarpong Adarkwaah

Credo che il milite ignoto sia un simbolo di solidarietà e vicinanza alle famiglie in lutto, è un importante monumento che rappresenta l’eroismo di tutti i soldati che hanno lottato per la nostra nazione.

-Gaia Prebianca

 È veramente toccante questo monumento, creato per ricordare l'onore dei soldati italiani caduti in guerra. Il treno che viaggia per così tanti kilometri è un riconoscimento della fatica e del sacrificio dei soldati, grazie ai quali adesso siamo liberi e possiamo vivere la vita che anche loro avrebbero voluto vivere e per cui hanno combattuto.

-Angelica Varalta

Ritengo che il milite ignoto sia importante per le persone che non hanno ricevuto il corpo del familiare o amico defunto in modo da avere una tomba su cui piangere.

Inoltre è un modo per non dimenticare mai i caduti in guerra di cui non sono mai stati trovati i corpi e che non hanno mai avuto una degna sepoltura e il giusto riconoscimento.

-Alessia De Marchi

Il milite ignoto, soldato non identificato che simboleggia tutti coloro che sono morti in guerra senza essere stati riconosciuti, rappresenta un’icona per chiunque voglia commemorare il sacrificio del “ soldato italiano”. Il 4 novembre, giorno scelto per commemorare, si ricorda l’eroismo e l’abnegazione dei nostri soldati. Trovo molto importante questa festa per portare rispetto e lode a chiunque abbia sacrificato la propria vita per la patria.

-Lucia Maule

Ritengo che questo sia un evento importantissimo che ci ricorda quanto nessuno sia risparmiato dalla guerra. È proprio in questa occasione che il popolo si sente unito nella sofferenza di cui siamo tutti partecipi, quella di perdere una persona a noi cara.

-Alice Scalco

La seconda salma è partita dal Monte Pasubio, probabilmente da un piccolo cimitero di guerra della Brigata Liguria. Immagino questa salma trasportata a braccia e poi via via scendere in pianura... Schio,

Bassano, Vicenza, Venezia, Aquileia. Vedo le undici salme allineate nella basilica di Aquileia e la madre Maria Bergamas, che con il suo profondo e struggente dolore, compie l’atto più significativo della cerimonia, scegliendo una delle undici bare.

-Emma Barattini

Ho recentemente saputo della ricorrenza del centenario del Milite ignoto.

Io sono Veneto e ho avuto modo di visitare il Sacrario militare di Asiago qualche volta.

Personalmente ritengo utile la commemorazione simbolica della salma, a memoria dei soldati italiani dispersi durante la Grande Guerra, che è stata molto sanguinosa e dispendiosa in termini di vite umane e risorse per la nostra nazione.

Una volta ho sentito che dopo questo grande conflitto i gli italiani andavano a lavorare cantando, al che mi è sembrato che ricordare i sacrifici e le sofferenze che hanno passato i nostri nonni sia un aiuto ad apprezzare di più la nostra vita.

-Emanuele Sartori

 Penso che le famiglie il cui figlio si sia disperso non abbiano mai trovato pace, ma abbiano sempre sperato fino alla fine nel suo ritorno. Vivendo così una tragedia peggiore di chi ha potuto mettersi l’animo in pace seppellendo il loro caro. Questa commemorazione è stato un modo per dare una degna sepoltura a tutti i ragazzi morti al fronte senza la possibilità di essere riconosciuti.

-Angela Ceolin

 Penso che la sepoltura del militare, all'Altare della Patria di Roma, che rappresenta simbolicamente tutti i caduti e dispersi nella Prima Guerra Mondiale. È stato quindi un modo per commemorare, ricordare e dare valore a tutti i giovani militari sconosciuti morti al fronte.

Oltretutto in questo modo tutte le sfortunate famiglie di questi ragazzi sono state riconosciute e hanno avuto la possibilità di commemorare i propri figli.

Inoltre penso sia giusto continuare a ricordare questi militari morti a causa della Guerra.

-Emma Carotta

 Dopo aver letto la raccolta di saggi sul milite ignoto ho avuto la curiosità di scoprirne l’origine e mi sono imbattuto nella storia di Maria Maddalena Blasizza in Bergamas, la donna italiana che fu scelta in rappresentanza di tutte le madri italiane che avevano perso un figlio durante la Prima guerra mondiale, del quale non erano state restituite le spoglie.

Al tempo, sia Gradisca d’Isonzo sia Trieste erano parte integrante dell’Impero austro-ungarico, suo figlio Antonio, nell’ottobre 1914 disertò riparando clandestinamente in Italia e si arruolò volontario come fante nel 2º battaglione della brigata “Re”, con cui fu sul Podgora. Mentre guidava l’attacco del suo plotone, in un combattimento sul monte Cimone di Marcesina, il 16 giugno 1916, durante l’offensiva austroungarica passata alla storia con il nome di Strafexpedition, Antonio fu raggiunto e ucciso da una raffica di mitraglia.

La salma di Antonio Bergamas fu riconosciuta e sepolta assieme agli altri caduti nel cimitero di guerra di Marcesina sull'Altopiano dei Sette Comuni. Tuttavia, a seguito di un violento bombardamento che distrusse il cimitero, Bergamas e i compagni periti con lui risultarono ufficialmente dispersi.

Dopo la guerra, Maria ebbe l’incarico di scegliere il corpo di un soldato tra undici salme di caduti non identificabili, raccolti in diverse aree del fronte. Il 28 ottobre 1921, nella basilica patriarcale di Aquileia, in quello che passerà alla storia col nome di «Rito di Aquileia», consacrandola a madre spirituale del Milite Ignoto, la donna fu posta di fronte alle undici bare allineate: appoggiò lo scialle sulla seconda bara e, dopo essere passata davanti alle prime, non riuscì a proseguire nella ricognizione e si accasciò al suolo davanti alla decima bara urlando il nome del figlio, su quella bara dunque, cadde la scelta.

Per onorare tutti i caduti di guerra, la salma prescelta fu posta all’interno della tomba del Milite Ignoto, al centro dell’Altare della Patria e sotto la dea Roma, presso il complesso del Vittoriano. La cerimonia solenne di traslazione avvenne il giorno 4 novembre 1921.

-Francesco Bortoletti

 Trovo che celebrare il milite ignoto sia un gesto davvero importante nei confronti di tutta la comunità italiana e nei confronti di tutti i soldati morti in guerra e delle loro famiglie. E’ fondamentale ricordare e rispettare tutte le persone che hanno dato la vita per salvare noi e il nostro paese, e la scelta di prendere come simbolo un corpo appartenente ad una persona di cui non si sa il nome trovo sia giustissimo, perché facendo ciò si dà lo stesso rispetto e onore ad ogni militare, senza fare preferenze e senza far sembrare una persona più importante di un’altra.

-Anna Cortese

 Con la ricorrenza del centenario della sepoltura del Milite Ignoto, in classe abbiamo discusso della storia e l’importanza di questo personaggio. Personalmente ritengo che l’aver scelto il Milite Ignoto tra dei soldati non identificabili, sia stato un gesto molto rispettoso verso tutte le famiglie che avevano perso delle persone care in guerra, infatti proprio perché questi erano irriconoscibili, nessuno poteva avere il privilegio di affermare di avere un parente o un amico sepolto nell’Altare della Patria. Questo porta un senso di unità tra queste famiglie che riconoscono il Milite Ignoto come vittima comune di una guerra distruttiva  e straziante.

Credo, inoltre, che aver affidato la decisione a Maria Bergamas, una semplice donna di Trieste, sia stato molto significativo per il popolo, proprio perché rappresentava queste persone umili, che la guerra aveva distrutto sia economicamente, ma soprattutto moralmente.

-Vanessa Cornale

 Quest'anno ricorre il centenario della sepoltura del Milite Ignoto, un capitolo importante della storia recente italiana.

Era il 1921, la Grande Guerra si era conclusa da appena tre anni lasciandosi dietro molti caduti e molte erano le mogli rimaste senza marito, le famiglie senza padre e le madri senza figli. 

A peggiorare ulteriormente la situazione molti non avevano neppure una salma su cui piangere.

Proprio per questo si decise di recuperare dai campi di battaglia 11 corpi di soldati non identificati e di sceglierne 1 per rappresentarli tutti.

La scelta fu affidata a Maria Bergamas, una madre che aveva perso il proprio figlio in guerra e che rappresentava tutte le donne italiane colpite dai lutti causati dal conflitto.

Ella scelse una delle salme il 28 ottobre 1921 nella Basilica Patriarcale di Aquileia.

Il corpo del Milite Ignoto partí per un viaggio con soste in alcune città.

Lí molti italiani lo salutarono identificandolo come il proprio caro disperso in guerra. Il commovente viaggio si concluse con la sepoltura della salma nel candido marmo dell'Altare della Patria a Roma, da allora sempre vegliato da una guardia permanente in cui si alternano i vari corpi delle Forze Armate italiane.

A cent'anni di distanza, il Milite Ignoto non rappresenta piú ció che significava un tempo, ovvero il sacrificio dei giovani italiani per la Patria, ma un semplice monumento della nostra capitale se non addirittura un'attrazione turistica.

Ma il suo significato é sentito ancora meno dai ragazzini che pensano che la Grande Guerra sia solo un capitolo del loro libro di storia e molti tristemente non sono neppure consapevoli dell'esistenza di questo simbolo che, cent'anni fa, uní l'Italia nel ricordo dei caduti per difendere la Patria.

I valori e la sacralità che rappresenta il Milite Ignoto dovrebbero essere, invece, riscoperti e vissuti dalle nuove generazioni troppo spesso influenzate da modelli effimeri.

-Federico Mario Galasso

In questi giorni abbiamo trattato in classe il tema del Milite Ignoto e ci siamo ritrovati a meditare su una realtà, per fortuna, a noi lontana: la guerra.

Spesso concentriamo i nostri problemi in sciocchezze e ci dimentichiamo della fortuna che abbiamo: un paese libero, dove possiamo vivere nel benessere e nella pace. Molte persone danno per scontato questo privilegio e pensano che l’importante sia apparire e avere visibilità sui social, un’attività che nella realtà non ha nessuna concretezza. 

I ragazzi di quell’epoca, come il Milite Ignoto, non hanno avuto nessuna “evidenza” eppure sono coloro che si sono sacrificati per la liberazione del nostro paese e sono diventati simbolo dell’unione di tutta la nazione. Per noi giovani possono essere sicuramente un esempio questi ragazzi che hanno saputo unirsi in un ideale, rappresentato dalla difesa della patria, nel nome del tricolore.

-Lorenza Pavoni

 Credo sia importante celebrare il centenario del Milite ignoto perché rappresenta le

storie di generazioni di ieri e di oggi al servizio del paese che, con coraggio, impegno

e sacrificio, difendono la propria patria e i valori in cui credono.

-Francesca Massignani

 Il milite ignoto rappresenta tutti quei ragazzi che hanno sacrificato la propria vita per un ideale di libertà  e per per permettere alle generazioni future di vivere in un paese democratico. Nella prima metà del secolo scorso migliaia di uomini hanno rinunciato alla propria giovinezza, agli anni migliori della propria vita per combattere contro altrettanti uomini che, seppur dalla parte opposta, perseguivano gli stessi ideali.

Erano ragazzi come noi o poco più grandi ai quali fu negato il privilegio di vivere il fiore degli anni in maniera spensierata ma grazie al cui sacrificio ora possiamo farlo noi come lo hanno fatto i nostri genitori.

Il milite ignoto, quindi, la cui identità rimarrà sconosciuta, merita il nostro profondo rispetto e il nostro ricordo perché senza il suo sacrificio noi non saremmo qui a vivere una vita di libertà e di sogni da realizzare.

-Emma Piva

 Il Milite Ignoto rappresenta tutti i soldati, spesso giovani o giovanissimi, morti durante le battaglie, che non hanno potuto avere una tomba per ricordare il sacrificio della loro vita. Il monumento è un monito a commemorare tutte le vittime dei conflitti, che solo del Novecento hanno causato milioni di morti e a ricordarci quanto siamo fortunati a vivere in un lungo periodo di pace nel nostro Paese.

-Maria Sudiro

 Io penso che il milite ignoto abbia un’importanza rilevante, esso infatti rappresenta tutti quei soldati caduti in battaglia di cui noi non conosciamo la loro identità, rappresenta l’importanza che si attribuisce a ogni singolo caduto, rappresenta il rispetto verso le famiglie e i soldati stessi.

Inoltre, il fatto che abbiano invitato una madre a scegliere una tra le 11 bare contenenti 11 militi ignoti è molto significativo; infatti questa donna: Maria Bergamas perse un figlio in guerra e non le furono mai restituite le spoglie.

Il 4 novembre 2021 si è celebrato il centenario della sepoltura del milite ignoto all’Altare della Patria, penso che ricordare questa giornata importante sia fondamentale soprattutto per tenere a mente tutti i sacrifici, tutte le battaglie, le guerre e i rispettivi caduti.

-Sara Testolin

 Il Milite Ignoto rappresenta un concetto che esula dalla raffigurazione di una persona o di un gruppo di persone in quanto nel corso dei decenni si è elevato ad un ideale e rappresenta il sentimento di appartenenza alla nazione di tutto il popolo italiano. È la raffigurazione di un principio oggi ancor più importante perché, con il passare delle generazioni, esiste il rischio di affievolire in tutti noi il sentimento che ha guidato migliaia di giovani italiani nella difesa della patria. Sentimento, questo, che all’epoca era ben più radicato nelle anime di tutti essendo che le popolazioni della giovane Europa erano abituate a frequenti battaglie.

Per questo oggi il Milite Ignoto è assolutamente importante: rappresenta un ideale sociale e le comuni sofferenze patite nel passato dal nostro popolo e che, in noi giovani generazioni, rischia di essere assopito dalla distanza temporale rispetto agli eventi.Il Milite Ignoto è stato scelto tra i resti di undici soldati in modo che non potesse essere riconosciuto e reclamato da nessuno, appunto per poter essere il simbolo di una nazione unita dalle sofferenze e dai dolori della guerra. Il senso di appartenenza alla nazione che provavano quei soldati e l’intera popolazione oggi sta lentamente scomparendo e ricordare il Milite Ignoto, che ne è il simbolo, ci permette di provare quel sentimento che ha unito milioni di italiani.

-Lorenzo Zordan