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mercoledì 24 luglio 2019

Il Polo Nord 1928-1997: da Nobile a Camporini


 SCENARI, REGIONI, QUADRANTI
 Alla scoperta di una Regione 
 che l'alzamento delle temperature 
 rende sempre più abitabile. L'approccio e la storia italiana



Giovanni Cecini

Per quanto il progresso scientifico ha reso l’uomo quasi padrone della Natura, viviamo ancora in un’epoca in cui agenti atmosferici o mutamenti improvvisi della Terra ancora condizionano in negativo la vita quotidiana delle genti e le relative scelte politiche e sociali delle Nazioni. Questo vale per terremoti, tifoni, carestie e solo da ultimo per la nefasta eruzione in Islanda che ha paralizzato il traffico aereo (e non solo) di tutta Europa e i voli ad essa diretti.
In questa logica, seppure lontane nel tempo, alcune imprese epiche di viaggiatori, avventurieri o inventori ancora oggi sembrano suggestive, non fosse altro per il coraggio e l’audacia di saper sperimentare e innovare mezzi e materiali a proprio vantaggio anche in condizioni avverse o disagiate. Non va mai dimenticato che, se oggi possiamo avvalersi di mezzi tecnologici, capaci di trasportarci in poche ore da un capo all’altro del pianeta, è merito soprattutto di coraggiosi uomini e donne, che hanno contribuito al miglioramento del genere umano attraverso l’ingegno e l’esplorazione.
Proprio per tutti questi motivi appare ancora attuale ricordare l’epopea di Umberto Nobile, che oltre ottanta anni fa ha sfidato i ghiacci del Polo Nord in una serie di sperimentali missioni verso l’ignoto. Egli non solo ha fatto una mirabile impresa scientifica di carattere internazionale, ma ha contribuito a dare quel lustro aviatorio afascista all’Italia, poi confermato dalle più propagandante imprese oceaniche di Italo Balbo.
Nell’affascinante cornice di Villa Celimontana, all’interno della deliziosa sede della Società Geografica Italiana nel Palazzetto Mattei, ha avuto luogo nel pomeriggio del 12 aprile 2010 una ricorrenza molto speciale. Infatti in questa circostanza si è voluto ricordare non solo la pirotecnica impresa di Nobile e dei suoi collaboratori datata 1928, ma anche la ripetizione sullo stesso tracciato della medesima, avvenuta nel maggio del 1997, ad opera del personale delle Forze Armate italiane.
La cerimonia è stata anche l’occasione per conferire al generale Vincenzo Camporini, capo di Stato Maggiore della Difesa, una targa ricordo della missione del 1997 in cui proprio lui ha rivestito il ruolo che fu di Nobile nell’impresa originale, a cui facevano parte elementi della Regia Aeronautica, della Regia Marina e addirittura degli Alpini. Difatti dopo l’introduzione di Franco Salvatori, presidente della Società ospitante la manifestazione, proprio Camporini ha voluto inquadrare l’attualità dello sforzo interforze nei contesti più disparati. Come nel passato, la cooperazione tra diverse amministrazioni della Difesa italiana permettono al Paese di garantire una credibilità internazionale d’eccellenza sia in campo tecnico, che in quello operativo. Camporini, fautore assiduo della cooperazione interforze, ne ha così voluto ribadire la validità, tra l’altro ripresa anche dal successivo relatore, il generale di divisione Antonio De Vita, comandante dell’Istituto Geografico Militare.
Il pomeriggio si è concluso con il resoconto del prof. Carlo Barbieri, esperto nelle tematiche legate alle esplorazioni e alle scoperte scientifiche. Egli ha raccontato nel dettaglio, essendone stato membro, la genesi e lo sviluppo della missione del 1997 in cui il desiderio di recuperare lo spirito pionieristico d’un tempo non era secondario al tentativo di voler ricercare la fedele rievocazione storica. Sebbene il mezzo utilizzato fosse un innovativo BR 1150 Atlantic del 41° Stormo dell’Aeronautica Italiana, non è mai mancata la ricerca e l’impegno profuso per rendere il clima dell’equipaggio più simile possibile a quello del dirigibile “Italia”.
Solo in questo modo va intesa la tappa intermedia a Antoya, il passaggio sul pack del Polo e il transito sul luogo dove si schiantò il dirigibile “Italia”. Come ovvio le autorità norvegesi hanno garantito ampia collaborazione e rivolto largo plauso per questa iniziativa, che ha così testimoniato la rinnovata attenzione verso questo tipo di operazioni, molto spesso dimenticate dai media.
In effetti Nobile, per quanto protagonista di primo piano dell’aviazione italiana, ha sempre sofferto nell’ombra del ministro fascista Balbo. Per quanto promosso per la prima spedizione del 1926 maggior generale del genio aeronautico, Nobile – anche perché avverso al regime – non incarnava lo spirito innovatore che Mussolini voleva rappresentare con l’Arma azzurra. L’interesse verso mezzi, giudicati superati come il dirigibile, portarono Nobile ad essere marginalizzato, tanto che al momento dell’invio dei soccorsi internazionali verso la cosiddetta «Tenda rossa» la sola Italia rimase inattiva e disinteressata al destino degli uomini della spedizione, tanto che una volta rientrati, lo stesso comandante fu oggetto di inchieste per la sua negligenza tecnica e militare.
Oggi in modo sereno questa storia ormai è ampiamente conosciuta, offrendo al meglio una figura genuina in cui se l’Italia è Patria di navigatori, santi, poeti e trasmigratori, Umberto Nobile rappresenta la quintessenza

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