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sabato 13 luglio 2019

Il III Fronte della Guerra di Liberazione. L'Internamento


DIBATTITI
  Nota a margine del convegno dedicato agli
 IMI con particolare risalto alle figure 
di due protagonisti di questo
fronte






“Storia, memoria e oblio dell’Internamento”

PRESSO IL MUSEO ANRP “VITE DI IMI” A ROMA IL CONVEGNO DEGLI STUDENTI DELLA “SAPIENZA” SUGLI “SCHIAVI DI HITLER”


TRATTATE LE STORIE DI ERNESTO BONACINI E ARNOLFO CALANDRELLI I CUI PARENTI RISIEDONO AD APRILIA.

 Elisa Bonacini


Mercoledi 11 luglio a Roma presso il Museo ANRP “Vite di IMI 1943-1945” si è tenuto il convegno/esame sul tema “Storia, memoria e oblio dell’Internamento”.
Gli studenti dell’Università “La Sapienza di Roma” che hanno frequentato il corso di “Storia Sociale e Culturale” del Prof. Luciano Zani per il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Sociali Applicate (facoltà di Scienze Politiche) hanno discusso le loro relazioni sugli Internati Militari Italiani nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale.
L’evento in collaborazione con ANRP (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari) che ha fornito ai ragazzi importante materiale d’archivio.
Un folto pubblico tra cui molti familiari di internati ha seguito con attenzione le esposizioni dei ragazzi che divisi in 6 gruppi hanno illustrato la storia dei cosiddetti “Schiavi di Hitler”. Furono oltre 600. 000 i soldati italiani che dopo l’armistizio dell’Italia annunciato l’8 settembre 1943 rifiutarono di continuare la collaborazione con i tedeschi e pertanto vennero catturati e deportati nei campi di concentramento nazisti. Il loro status non fu quello di prigionieri di guerra, per cui vennero sottratti alla tutela della Croce Rossa Internazionale. Considerati “traditori” furono obbligati a svolgere lavori particolarmente pesanti e pericolosi, esposti al rischio dei frequenti bombardamenti. A costo della vita gli Internati Militari Italiani tennero fede al giuramento fatto alla Patria, allora Regno d'Italia. Solo una piccola percentuale, spinta dagli stenti e da continue vessazioni, optò a favore dei tedeschi. Più di 50.000 soldati italiani morirono nei lager, per lo più di fame e malattie tra cui la tubercolosi. Migliaia ne morirono al rientro in Italia e negli anni successivi.
Ha aperto il convegno portando il suo saluto il Generale Potito Genova, Segretario generale dell’ ANRP.
Luciano Zani Professore ordinario di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche della “Sapienza” è poi intervenuto illustrando le tematiche sviluppate nel corso ed introducendo i gruppi degli studenti.
Tra gli argomenti trattati la difficile quotidianità degli IMI  combattendo contro fame, freddo e malattie; il lavoro coatto; la civilizzazione; la cultura degli IMI nelle “società dei lager” come vettore di risocializzazione e ricostruzione dell’identità; il tema della religiosità, ancora di salvezza nella speranza della liberazione; l’arte nelle sue forme più variegate: molte le composizioni artistiche realizzate  con materiali di fortuna: manufatti, dipinti e disegni pervenuti quasi intatti fino a noi ed esposti nelle sale del Museo; la musica quale momento di evasione e socializzazione; la passione per la fotografia con macchine di dimensioni minute e facilmente smontabili come la Leica, nascoste addirittura tra gli indumenti intimi per essere sottratte alle frequenti perquisizioni dei tedeschi. Materiale prezioso quegli scatti rubati che hanno permesso di visualizzare il reale vissuto degli IMI nei lager in Germania.
Oggetto di discussione nel convegno tutto il complesso periodo storico dal fascismo alla guerra, dall’armistizio alla cattura degli IMI,  dalla liberazione al rimpatrio.
È stato affrontato anche il delicato tema del mancato riconoscimento sociale degli IMI post guerra, l’oblio perpetuato nei loro confronti  per tanti anni fino all “istituzionalizzazione della memoria” che in Italia arrivò di fatto con la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 in cui lo Stato Italiano ha previsto per gli IMI la concessione della Medaglia d’Onore. L’onorificenza a titolo di risarcimento morale per la fedeltà alla Patria è concessa agli aventi diritto su richiesta degli eredi (pochissimi gli IMI ancora viventi) tramite decreto del Presidente della Repubblica.
Ampio risalto è stato dato nel convegno alla storia di Livio Pedron, residente a di Formia, classe 1923, deportato nello Stammlager XVII in Austria ed insignito nel gennaio scorso di Medaglia d’Onore IMI dal Presidente della Repubblica Mattarella. La sua toccante testimonianza è stata organizzata dai ragazzi della “Sapienza” in un video documentario, a futura memoria.
Tra le storie degli IMI si è evidenziata quella di Ernesto Bonacini catturato in Grecia sebbene sofferente di malaria ed internato nel Reserve–Lazaret di Zeithain in Germania, distaccamento dello Stalag IV B di Mühlberg a circa 30 km da Dresda, tristemente noto come “campo di morte”. La testimonianza proveniente dal suo “diario di guerra e prigionia “ è stata messa a disposizione dalla figlia Elisa presidente dell’Associazione “Un ricordo per la pace” che da molti anni sta lavorando al progetto “Memoria agli IMI” .
Ha destato molta emozione la storia di Calandrelli Arnolfo nato a Crognaleto (Teramo) il 6 marzo 1914. Catturato in Albania dopo l’8 settembre 1943 e deportato in Germania morì (presumibilmente di tubercolosi) il 12 giugno 1944 presso lo Stalag VI A di Hemer- Hisirlon.
Grazie alla tenacia dei nipoti è stato possibile risalire al luogo di sepoltura presso il cimitero italiano di Franconforte sul Meno in Germania; successivamente dopo un lungo iter burocratico la famiglia ha potuto nel 2011 riportarne le spoglie in Italia. Ora Arnolfo riposa nel cimitero di Cesacastina (Comune di Crognaleto) vicino alle tombe dei genitori.
Nel corso dell’evento sono avvenute due donazioni di materiale IMI al Museo tra cui l’unica lettera di Arnolfo Calandrelli pervenuta alla famiglia dal lager in Germania. A consegnare il documento la nipote Milva Calandrelli. Presente al convegno una folta rappresentanza della famiglia Calandrelli tra cui la nipote Vania residente ad Aprilia.
(foto Associazione “Un ricordo per la pace”)

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