ARCHIVIO
Lettera letta e presentata da
Giorgio Lavorini
al Convegno della Giornata del Decorato 2018 a Roma
di Giorgio Lavorini*
Lettera
del Babbo di GIOVANNI
MARINI al DUCE
Conservata presso
l’Archivio di Stato
di PISTOIA -
Busta 226 – Prefettura di Pistoia
(Timbro MINISTERO
DELL’ INTERNO GABINETTO 2
MAG 936 XIV )
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Marini Ottavio
- Sant’Agostino - (
Pistoia )
O’ nostro amato
Duce
Nella gloriosissima
battaglia dello Scirè,
il 29 Febbraio,
servendo d’esempio ai
compagni
e d’ incitamento ai
commilitoni è caduto
da eroe, col
nome della Patria sulle
labbra,
mio figlio
il Caporal Maggiore
Marini Giovanni
appartenente all’ 83°
Reg.to Fanteria
Brigata Gavinana.
Sono orgoglioso
d’aver dato per la grandezza
d’Italia, per l’avvenire
del Popolo italiano, il
figlio che tanto
amavo: ora me ne
restano solo due:
un maschio
che è
Capo squadra dei
Giovani Fascisti e
una femmina che
cura con amore
la mia povera
casa essendole
da molti anni
morta la madre.
In questo
momento glorioso, ma pur tanto
doloroso per noi,
solo alla giovanissima
sposa
del mio
amato Giovanni e alla sua
tenera creatura di
6 mesi ch’
Egli non ha
avuto la
fortuna di
vedere e di
conoscere, andrà la
pensione di guerra.
E questo è
giusto.
Ma come
rimarrà la famiglia
mia, che questo
figlio aiutava validamente ?
Siamo in
4 persone, con davanti
lo spettro della
miseria, perché io
sono malato e
l’altro
mio figlio è
disoccupato.
Io mi
chiamo Marini Ottavio fu
Giovanni, sono nato
il 22 Luglio
1884, ho fatto
il soldato
nell’ 8°
Reg.to Bersaglieri a
Napoli, dove a
quell’epoca eravate soldato
Voi o amato
Duce
e dove
vi conobbi e
v’imparai ad amare.
In guerra appartenni
al 6° Reg.to
Bersaglieri,
combattei dal
1915 al 1918,
fui decorato di
medaglia di bronzo
al valor militare
e fatto
Caporale per
merito di guerra.
Avevo tre
figli: Giovanni, Caduto nello
Scirè, Olido e
Tosca. Solo questi
due mi sono
rimasti.
Ho a
carico un fratello
demente e soggetto
a crisi terribili
di epilessia, il
solo figlio
maschio che
mi è rimasto,
Olido, è da
vario tempo disoccupato.
Io mi trovo
oggi inabile
al lavoro
essendo affetto da
sciatica che mi
fa tribolare e
non mi permette
di lavorare e
procurare il
necessario ai miei.
Il lavoro
non mi fa paura,
ho lavorato tanto
e ho sempre
fatto il mio
dovere di padre
e di
soldato, ma
oggi non posso
più mantenere i
miei.
Chi mi
aiuterà, o Duce,
se voi non
mi aiutate ?
Voi, Padre
amoroso, comprendete la
necessità che mi
spinge a implorare.
In nome
del figlio scomparso,
in nome da
suo sangue sparso
sulle impervie terre
africane,
io Vi
chiedo un aiuto
materiale per non
avere dopo tanto
dolore, anche lo
spettro di
giorni bui mentre
orgoglioso d’aver dato
alla Patria la
parte migliore di me, la mia
speranza, il
fiore della mia
casa, aspetto da
Voi una parola,
un aiuto, Vi
saluto o Duce
umanamente Marini Ottavio
* Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, Presidente della Federazione di Prato del Nastro Azzurro
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