Cerca nel blog

martedì 12 dicembre 2017

Non solo Caporetto. L'offensive tedesche in Francia nel 1918

 APPROFONDIMENTI

Nel 1918 il Comando germanico era fermamente convinto di aver vinto la Guerra. L'andamento favorevole della guerra totale sottomarina e le offensive lanciate contro i franco-inglesi inducevano a ben sperare che nel breve volgere di qualche settimana l 'Intesa avrebbe chiesto la pace.

Caratteristica dell'azione tedesca è stata, finchè fu possibile, l'ardimento.
La prima offensiva fu concepita mirando ad un grande successo strategico: separare gli inglesi dai francesi e giungere al litorale. Attacco iniziale contro i soli inglesi, ampiezza del fronte 70 km, estensione dell'offensiva a Nord della Scarpe ed a Sud dell'Oise. Altri attacchi vennero preparati, da svolgersi, eventualmente, nelle Fiandre ed in Champagne, allo scopo di rompere, sicuramente la fronte avversaria.
L'offensiva, iniziata il 21 marzo, riuscì a praticare nel fronte inglese un'enorme breccia: ma la rottura strategica, cercata fra Arras ed Amiens, non fu conseguita. In aprile l'attacco fu sospeso. Perchè?
Perchè difettavano le divisioni necessarie per sfruttare il successo, ed occorreva ricostituire le unità prima di gettarle di nuovo nella battaglia.
La seconda offensiva prevedeva: un attacco contro i Francesi ed eventualmente un attacco nelle Fiandre, da svolgersi nel caso che il fronte inglese avesse dovuto alleggerirsi notevolmente, come conseguenza della battaglia imposta ai Francesi.
Contro i Francesi vennero svolte due azioni: prima si attaccò tra Soissons e Reims, poi fra l'Oise e Montdidier. La prima ebbe inizio il 27 maggio, conseguendo vantaggi superiori ad ogni speranza; spingendo fino alla Marna le truppe di attacco contenute però in una zona ristretta, disagevole per la manovra e per il funzionamento dei servizi. La seconda cominciò il 9 giugno: troppo tardi però per sfruttare il successo ottenuto dalla prima. L'avversario, ormai sull'avviso, seppe reagire energicamente.
Conclusione: progresso minimo, perdite ingenti, scacco morale rilevante. L'equilibrio fra le forze contrapposte consigliò di sospendere gli attacchi: così le divisioni di attacco tornarono indietro, un'altra volta, per prepararsi alla nuova offensiva.

La terza puntata, l'ultima, fu dello stesso tipo delle precedenti, ma a differenza di queste non riuscì a rompere la fronte francese. Gli alleati, ammaestrati ormai su procedimenti tedeschi, ne paralizzarono il successo fin dal suo inizio.
In tutte e tre le offensive tedesche, che costituiscono senza dubbio un ardito procedimento per ottenere, rapidamente, la rottura della fronte, si rileva la difficoltà di guidare con giusto ritmo la battaglia, di continuarla e di estenderla per oltrepassare la zona difensiva nemica, fino al completo esaurimento delle forze avversarie.
Il Comando tedesco troppo facilmente si illuse di riuscire con queste operazioni ad imporre la pace all'Intesa. Un procedimento più modesto, che avesse svolto la propria azione con più esatta visione della realtà, proporzionando le forze agli obiettivi da raggiungere, poteva forse conseguire quei risultati decisivi che vennero invece a manacare.
Più che nel settore occupato dai Francesi, dove nazione ed esercito erano ben decisi a qualsiasi sacrificio piuttosto di cedere l'obiettivo vitale era da ricercarsi agendo con decisione e con insistenza sulla fronte tenuta dagli Inglesi. Era umano che il Corpo di spedizione inglese dovesse sentirsi attratto verso il proprio paese: conseguenza questa derivante dalla sua linea di operazione e dalle basi marittime. Perciò, tagliare le armate del Maresciallo Haig dalle loro basi, occupare Dunkerque, Calais e Boulogne voleva dire esser padroni della Manica, ostacolare, se non addirittura interrompere i rifornimenti da Londra, mantenere la capitale inglese sotto la minaccia di un colpo di mano, costringere parte dell'Esercito inglese a ritornare in Patria per la difesa del proprio territorio, delle proprie case, delle proprie famiglie.
Un successo così grandioso poteva, forse, provocare la rottura della fronte occidentale e l'isolamento dell'esercito francese. Tale supposizione si basa, essenzialmente, sul fatto che da Dixmude al meridiano di Calais corrono circa 75 km, che l'offensiva del '17 nelle Fiandre aveva scosso la fiducia degli Inglesi, a causa delle perdite subìte in particolar modo dall unità migliori, che Lord Lansdowne, nelle sue lettere dirette al Daily Telegraphe, nelle quali illustrava i vantaggi e gli svantaggin di una pace di compromesso e di una pace di vittoria, indicava chiaramente che l'opinione pubblica inglese non sarebbe stata insensibile alle ripercussioni derivanti da una tale minaccia militare. Oltre a ciò l'attacco verso Nord, colpendo l'Intesa nel settore più settentrionale del suo fronte, avrebbe reso difficile, e se non addirittura tardivo il soccorso francese e ciò sia per la maggiore distanza da percorrere, sia per la povertà delle linee ferroviarie esistenti in quella regione.
In sostanza, sembra di poter affermare che nel ritorno al piano fondamentale dello Schlieffen, prendendo Calais e Boulogne, ed annientando le forze inglesi, poteva lo Stato Maggiore tedesco trovare la soluzione della guerra. Avrebbe cioè finito come aveva cominciato. Questo concetto di agire verso Nord non fu attuato o fu mandato ad effetto troppo tardi, il 10 aprile, quando gli Inglesi avevano già potuto riaversi dalla sorpresa ed i Francesi avevano avuto il tempo di accorrere.
Poichè, con la sua offensiva, il Comando tedesco intendeva svolgere una serie di operazioni che dovevano condurre alla decisione della guerra, era logico attendersi l'attuazione di operazioni basate sulla sorpresa e sulla velocità svolte da una massa di divisioni destinate a sommergere la linea alleata ed a marciare senza tregua fino alla vittoria o fino alla sconfitta. Le direttive del Ludendorff, il quale dice: "...La lotta sarà violenta, essa comincierà in un punto, continuerà in un altro, sarà incerta, sarà dura, ma alla fine sarà vittoriosa" indicano che invece di un'azione a massa, spinta a fondo là dove doveva aver inizio, si cercò una serie di azioni svolte in differenti settori. E ciò servì fatalmente a diluire le forze nel tempo e nello spazio.

A parte il fatto che nella situazione del 1918 occorreva pensare se il soldato avrebbe sempre e con lo stesso slancio ripetuto attacchi tanto difficili e costosi, a parte il fatto che l'armamento della difesa sempre più potente doveva assottigliare gli effettivi delle unità di assalto, non va dimenticato che ripetere più di una volta lo stesso procedimento di attacco, significava dare al nemico il modo di scoprire il gioco dell'attaccante e permettergli perciò di fermare la nuova offensiva. Allo stesso modo si erano regolati cento anni prima gli avversari di Napoleone I, dopo aver imparato, a loro spese, come il grande condottiero intendeva condurre la guerra.

centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

Nessun commento:

Posta un commento