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giovedì 28 dicembre 2017

Il fronte occidentale. Francia.


APPROFONDIMENTI 
Lo scenario geografico-ambientale


Dall'esame del territorio compreso fra il Reno ed il bacino di Parigi, territorio che costituì il teatro delle operazioni sulla fronte occidentale, si rileva che, nel 1914, i tedeschi potevano, per entrare in Francia, valersi di tre principali linee di invasione. L'andamento loro risulta evidente in quella fascia di territorio nella quale, due zone di ostacolo (i Vosgi e le Ardenne) si alternano con altre due di facile percorribilità (la regione lorenese ed il bassopiano costiero). La prima ha origine nella depressione di Belfort, lontana ed eccentrica; la seconda in quella di Zabern-Lunéville, centrale e diretta; la terza nelle due valli della Mosa e della Sambra, che trovano il loro proseguimento in quelle dell'Aisne e dell'Oise. Tutte e tre seguono l'andamento di una grande vallata: della Senna, della Marna e dell'Oise.
Per quella dell'Oise si ha la più breve comunicazione fra Berlino e Parigi, per il Nord; per quella della Marna si allaccia Parigi con la Germania centrale; per quella della Senna si mette Parigi in comunicazione con la Germania meridionale.
Se l'invasione del 1914 veniva ad esser facilitata per i tedeschi dalla struttura e dalla forma dei rilievi, che presentano difficoltà sempre minori da est verso ovest, e sono concavi verso Parigi, e dalla convergenza delle linee fluviali, le quali, una volta superata la Mosa, affluiscono tutte nel grande collettore, la Senna, doveva però nelle particolari caratteristiche della linea Oise – Sambra e Mosa trovare i più favorevoli elementi di successo, giacchè questa linea di invasione evitava tutti gli ostacoli difensivi francesi, esistenti di fronte alle altre due e sfruttava invece tutte le risorse della regione belga e della Francia settentrionale.
È noto che al congresso di Vienna la Francia perdette, nel 1815, il confine naturale del Reno. Non potendo più chiudere efficacemente la valle dell'Oise, Parigi poteva facilmente esser occupata dall'invasore che per quella via si fosse incanalato, mirando, per la pianura belga, all'alta valle della Schelda. Queste sfavorevoli condizioni divennero ancor più gravi dopo la guerra del 1870: il trattato di Francoforte, infatti, aprì ancor di più la frontiera francese dell'est, e così da Longwy alla Svizzera, per un'estensione cioè di 300 km, la Francia non ebbe una frontiera naturale su cui fosse agevole fermare l'invasore. L'esercito francese doveva perciò, per contrastare l'invasione tedesca, rinunciare alla lotta lontana per combattere nel cuore del paese: l'isola di Francia, adattandosi alla difesa manovrata come fece Napoleone nel 1814. Fu appunto per poter manovrare che venne studiato dal generale Sérè De Rivière quel sistema difensivo che da lui prese il nome e che fu detto anche delle regioni fortificate.
Il De Rivière pensò di costruire una barriera naturale fortificata, dietro il confine, barriera non continua, ma intramezzata da intervalli, attraverso i quali si sarebbe dovuto incanalare la masa tedesca frazionata, però, in più colonne. L'esercito francese riunito, avrebbe così opportunamente manovrato contro le colonne nemiche più minacciose.
La frontiera dell'Est perciò venne sbarrata da due grandi "dighe" fortificate: la Verdun – Toul, e la Epinal – Belfort, alle quali facevano seguito le regioni Langres – Besancon – Dijon, la regione La Fere – Reims e finalmente il campo trincerato di Parigi.
Fra le due regioni fortificate più avanzate rimanevano così tre intervalli o "trouées" di 30 o 35 km oltre il raggio dei forti, una tra Belfort e il confine Svizzero (porta Burgundica), una tra Epinal e Toul, (trouée della Mosella), ed una terza tra Verdun ed il confine Belga (trouée di Longwy). Dietro ad esse le altre regioni fortificate, costruite negli intervalli delle precedenti e per ultimo la piazza di Parigi quale ridotto centrale. A Nord di Longwy, lungo la frontiera N. E., la Francia, per ragioni di bilancio, si fortificò in misura più ridotta e meno efficace: il campo di Lilla, troppo eccentrico verso settentrione: di minor importanza ancora le fortezze di Maubeuge, di Hirson e di Condé sulla trouée dell'Oise. Meglio disposto il sistema di seconda linea sulla fronte Nord: la Fére – Laon – Reims. Ma il programma riguardante la frontiera nord fu trascurato anche nell'affidamento fatto sulla imponente sistemazione difensiva del Belgio ideata dal Brialmont.
Il Belgio, situato tra Francia e Germania, aveva infatti cercato di assicurare la propria neutralità con un assetto difensivo tale da permettere di trattenere l'esercito, che, invadendo, ne violasse la neuralità, per consentire alle potenze garanti di essa, e soprattutto all'Inghilterra, di potere intervenire a suo favore. E perciò, secondo le idee del generale Brialmont, fu provveduto:
- ad un ridotto, non nella capitale, ma ad Anversa, il cuore dell'organismo nazionale belga, che dal commercio e dall'industria trae la fonte principale della sua ricchezza: città che rappresenta appunto la sola porta aperta attraverso la quale si sperava giungessero gli sperati soccorsi di uomini e di vettovaglie. Essa era protetta da una formidabile cintura di forti e più ancora da un ampio sistema di inondazioni.
- più innanzi, delle teste di ponte (Termonde – Lirre – Diest)
- e più avanti ancora sulla Mosa e agli sbocchi delle Ardenne, le piazze di sbarramento di Namur, Huy, Liegi.
In complesso dunque il sistema De Rivière appoggiantesi alle fortificazioni del Belgio lasciava aperte, sul territorio francese, quattro porte all'invasione tedesca, porte che sarebbero però state sorvegliate dall'esercito francese, pronto a gettarsi, in massa, contro quella delle colonne nemiche che incanalandosi per una delle "trouées" si fosse venuto a trovare per prima in condizioni più difficili e quindi in misura di essere battuta.
Era insomma, da principio, la manovra per line interne che aveva ispirato il De Rivière, ma il concetto informatore di questo piano difensivo – controffensivo venne in seguito a mutare perchè, con l'idea di voler evitare, ad ogni costo, l'invasione del territorio francese si maturò il concetto dell'offensiva ad oltranza. Partendo all'offensiva oltre il confine, le fortificazioni poco servivano e perciò esse furono in parte abbandonate nè si volle meglio rafforzare la frontiera N. E. e ciò specialmente dopo che la scuola del De Grandmaison aveva, con tanto fervore, eccitato, la già ardita dottrina di guerra francese.
Il concetto del De Rivière fu così del tutto travisato perchè il compito controffensivo che era stato originariamente affidato al sistema che da lui prende il nome, venne perdendo le sue caratteristiche.

massimo coltrinari
(direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)




Da:
Dizionario Minimo della Grande Guerra, 1914, Compendio, Capitolo 1, Dottrina e procedimenti di impiego., Aspetti Generali
Roma, Istituto Nastro Azzurro - CESVAM, in preparazione

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