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giovedì 12 gennaio 2017

Memorie della Guerra di Liberazione. 1943-1945

GIORNI  DI  GUERRA
di
Alfredo Poggiali


Quanti ricordi hanno gli anziani
Siccome sono anziano
ne voglio raccontare scrivendolo
uno dei tanti.

Oggi leggere è faticoso
il mondo dell’immagine oscura tutto
io non temo l’oscuramento
scrivo per tenere sveglia

la mia anziana memoria
quando la sollecito risponde
non essendo uno scrittore
e tantomeno neppure poeta

insudicio fogli su fogli
faccio una dura fatica
perché  voglio raccontare
senza aggiungere ne lavare

l’episodio che racconto bene o male
oggi può sembrare un avventura
ma in quegli anni
era in gioco la tua pelle.

La mia era una pelle giovane
perderla era facile
le bombe degli aerei non erano
intelligenti come dicono oggi.

le bombe eran bombe come oggi
gli ordigni che provocano
la morte non saranno intelligenti
come chi ordina di lanciarle.

il 25 settembre 1943
il primo bombardamento di Firenze
provocò morti e macerie
fu la mia prima esperienza.

L’odore acre della polvere
 ti rimane in gola e nel naso
il rombo dei motori degli aerei
ti rendeva quasi sordo.

La tragedia di chi rimaneva vivo
In un interrato sotto le macerie
Corpi dilaniati lanciati
In aria come fuscelli

In nessun luogo eri sicuro
Gli aerei non potevano riportar
Le bombe alla base di partenza
Allora giù tanto è territorio nemico.

La mattina dell’8 febbraio 1944
Una squadriglia di bombardieri
Alleati in formazione stretta
L’aereo di coda apre il portellone

Il pilota avrà pensato è territorio nemico
 e giù  quello che era rimasto
Uno di questi ordigni
Falciò un gruppo di bambini

Ospiti del Collegino di Sesto Fiorentino
Il bombardiere non riportò bombe
Ma le bombe avean fatto una strage
Di innocenti bambini

Il pilota il Dio lo perdoni 
Ma non perdoni chi procurò questa
Schifosa guerra
Allora dico a voi cari  giovani

Lottate contro la cultura della guerra
Perché esser pacifisti non basta
Perché le bombe cadono ancora
Allora vi racconto.
Non temo per il contenuto
sono spronato ad  insudiciar fogli
da una gentile signora
insegnante liceale.

che mi dice : Poggiali non disperda
i suoi ricordi
perché i ragazzi  sono interessati
io le ho dato ascolto.

Si è  aggiunto un altro
amico dei ragazzi il regista Marco
Colangelo mi ha obbligato di
andare avanti.

Sia chiaro l’Alfredo fa il che può
non si monta la testa
faccio sempre del mio meglio
mi consolo perché non aspetto il voto.

Dopo questo penoso e lagnoso
preambolo passo il testimone
ai giovani, quegli che gli fumano
gli attributi.

Era l’anno 1944 siccome io sono
ragazzo del 43 ci vuol poco
a capire che età avevo
 in quel triste anno

l’Italia tutti i giorni era bombardata
eran formazioni di aerei alleati
tentavano di colpire punti vitali
quando le centravano eran rovine.

Se centro non veniva fatto
rovinato era il dintorno se la ferrovia era colpita
i genieri tedeschi ci sapean fare
In poco tempo un binario era efficiente

e i convogli potevano di nuovo transitare
era una lotta fra forti
detto fatto dopo poco giù altre bombe
per colpir di nuovo

tutta la valle dell’Arno
dal Falterona al mare
la ferrovia da Arezzo a Pisa
era obbiettivo prestabilito

i paesi del Valdarno superiore
eran quasi tutti  semi distrutti
quello di Incisa in particolare
era il più colpito.

il motivo era il ponte che
attraversava l’Arno incuneato
fra due colline e difficile
era per gli aerei colpirlo.

per gli alleati era un obbiettivo
troppo importante ed andava distrutto
allora giù bombe a non finire
quasi mai il ponte era colpito.

i piloti dei bombardieri potean volare
con tutta calma tanto  non erano
contrastati né da aerei da caccia
e neppure contraerea

i comandanti lo sapevano e facevano
grandi evoluzioni per  trovar la
linea giusta nonostante le bombe
le finivano in Arno o sul paese.

Il circondario era tutto distrutto
ogni giorno dovean rifar la strada
camionabile di grande traffico
militare di rifornimento.

Quel ponte per gli alleati era
stregato era lì duro piantato
sulle arcate duro come un piolo
come disse il Giusti a suo tempo

in quel periodo  avevo circa
diciott’anni ero abbastanza forte
avevo uno zio fratello di mia madre
che la paura no la conosceva

io a lui ero legato  mi trasmettea
fiducia e sicurezza
per tutti era il Mimmi era forte
come un querciolo

fu bersagliere nella grande guerra
in battaglia sull’altopiano della
Bainsizza si meritò l’argento
ma poi fu fatto prigioniero

riuscì ad evadere e alla guerra tornare
fu nel diciannove lui raccontava
che un capitano bersagliere gli fece
sapere che avea bisogno di gente

quando gli disse come te scattò
sugli attenti, e disse comandi signor
Capitano e lui gli rispose si parte
il Vate vuol conquistare Fiume.

Mimmi disse al Capitano con lei
vengo anche alla fine del mondo
infatti d’Annunzio il Capitano e il
Mimmi a Fiume arrivarono

Ne andava fiero era stato con il
Comandante
rifiutava l’etichetta di Legionario
e ardito d’Italia

il Federale del rione non gradiva
che un Legionario  rifiutasse
il riconoscimento
sapevano che lui  non era fascista

lo lasciavano in disparte
però non lo provocavano perché
sapean con chi avean da fare
era un osso duro a digerire

avea sempre fatto il camionista
e  lo fece anche in Africa Orientale
lavorò per un anno ad Addis Abeba
poi stufato tornò in Italia

lavorava con il suo camion
un Ceirano vecchia maniera
lavorava a mattina a sera
a trasportar rena e sassi

lui era del 1898 e quando nel ‘40
iniziò la guerra era ancora valido
e seguitò fare il camionista
trasportava lignite

estratta dalle miniere del Valdarno
il camion andava a metano
e avea regolare permesso per
circolare.

facea la spola andata e ritorno
non mancava il lavoro
la lignite oltre la legna
era l’unica risorsa di calore

facea sosta quando il vecchio
camion esigeva una urgente riparazione
anno dopo anno sempre in guerra
tutto scarseggiava

eravamo all’inizio dell’anno 1944
il mese non me lo ricordo
quel giorno io non lavoravo
ero lì vicino a lui

mentre preparava il camion per
partire per il Valdarno
era quasi buio e lui mi disse
icchè tu fai che vai a letto

io gli dissi un ci penso nemmeno
tanto suonerà l’allarme aereo
allora lui mi disse vien via
salta sopra si va in Valdarno

aspetta avverto in casa
nemmeno a farlo apposta
‘un suona l’allarme
mi affaccio sull’uscio di casa


e dico mamma vò con lo zio
la mia la venne in strada
rivolgendosi a lui gli disse
con le mani sui i fianchi

di te ‘un ci fò caso tu sei sempre
stato un grullo se tu voi morire mori
ma questo ragazzo lascialo fare
e lui chiamalo ragazzo

non stare in pensiero si ritorna
con un balzo ero in cabina con lui
e mi dicea sta tranquillo fai quel
che ti dirò

vedrai che ‘un succede nulla
però stai preparato a tutto
tu vedrai che anche questa volta
si ritorna indietro

l’allarme ‘un  nera cessato
lui partì ‘un ci pensava nemmeno
si era già fatto buio
e non accese i fari

sembrava un profeta infatti
alla vista di Pontassieve
due militi armati di mitra
sbucano dal buio

ci puntarono i mitra intimando
una verifica del camion
guardarono in ogni posto dicendo
son guai per chi trasporta partigiani

lui in modo di sfida gli dice
 io non gli ho trovati
fortuna volle che non sentirono
e ci diedero il via

con la coda dell’occhio vidi
che si sfilava una pistola
dalla cintura dei pantaloni
e la posa nel cruscotto

dentro di me pensai e si prencipia
proprio bene
ma non battei ciglio volevo dimostrare
che ero in grado

di affrontare il tutto
della pistola ‘un feci parola
era un buio pesto lui avea
gli occhi di gatto

guidando al buio con grande perizia
ci si avvicina  verso l’Incisa
la strada era interrotta
buche di bombe eran da ricoprire

eravamo fermi vicini al famoso ponte
lui mi disse  questo ‘un ci voleva
altri camion eran fermi
per lo più eran tedeschi

carichi di materiale per il fronte
di Cassino la linea “Gustav”
intanto albeggiava
e si era fermi in un brutto posto

a metà mattina la strada era
transitabile ma prima i camion
tedeschi e dopo noi civili
addetti al trasporto

si viaggiava a passo d’uomo
lui mi dice salta sul pianale
guarda in alto da ogni parte
se vedi aerei batti forte

dopo pochi chilometri verso Figline
vedo una formazione a volo basso
busso sulla cabina forte forte
mentre la formazione si avvicinava

lui mentre ferma mi urla
buttati di sotto e seguimi
ci buttiamo a terra stesi
in un fosso lungo la strada



lui alza lo sguardo verso l’alto
e mice questa la non sgancia
la stà riprendendo quota
e per sganciare è troppo alta

per farmi coraggio mi dice
sei stato bravo ad avvertirmi
e per avergli visti
così hai imparato come fare

aveo visto altri bombardamenti
quelli su Firenze
ma quegli non rispettavano
la quota dall’alto sganciavano

lui si alzò e mi disse stai fermo
io allontano il camion
perché vedrai ne arriva una seconda
e quella sgancia

passarono pochi minuti
infatti fu così eran bassi
un rumore assordante
vedeo le bombe cadere

una dopo l’altra dalle fusoliere
eran dirette al famoso ponte
si sentivano i boati
era un rumore di distruzione

finito il rumore il Mimmi
venne a rilevarmi nel fosso
dai svelto si riparte
altre per ora non arrivano

ritornai sul pianale
mi finivo gli occhi per guardare
sarei disonesto a dire
che non aveo paura



ne aveo tanta ma non  lo voleo dire
lui con la calma più assoluta
guidava evitando buche e macerie
quello che non facean i tedeschi

dal finestrino mi disse scendi
viene a sedere ci vorrà del tempo
prima che ritornino
stai pure tranquillo

tranquillo una sega diceo con me
San Giovanni paese era un campo
lavorato fumavano ancora le macerie
si lascia la camionabile

per la strada che porta alla miniera
 appena giunti mette il mezzo
sotto carico in attesa del turno
nostro

i camion partivano intervallati
per evitar colonna
questo lo facevano anche i mezzi
guidati dai tedeschi

perché di giorno c’era la noia
dei caccia bombardieri
quegli si sapeva  che ci sapean fare
anche con la mitraglia

la miniera agli alleati era chiaro
non gli interessava
perché mai era stata bombardata
e attiva era rimasta

quando venne il nostro turno
un uomo assai distinto nel vestire
chiama il Mimmi in disparte
e si danno la mano

parlottarono per svariato tempo
poi insieme salirono sul camion
osservando il pianale
sentii dire solo va tutto bene

i pezzi grandi di lignite
venivano accomodati per lungo
lasciando al centro un corridoio
tipo loculo

mi domandavo a che cosa servirà
intanto dopo una lunga giornata
si stava facendo scuro
e poi venne la notte

ero vicino al camion e vedo
due ombre sgaiattolare erano
due giovani che senza far
parola

si sdraiano sul pianale
il Mimmi e l’altro mettono
un asse di legno a protezione
i due distesi coperti di lignite

come nulla fosse il carico fu finito
i due erano scomparsi sotto il legno
capii solo allora chi potessero
essere

mette in moto e inizia il ritorno
era buio pesto  la strada bianca
a malapena si intravedeva
lui guidava tranquillo

con il chiarore delle stelle
poi mi disse son due ragazzi partigiani
che devon con urgenza cambiar
brigata

mi hanno chiesto di far questo
e non mi sentivo di dir no
uno è un comandante l’altro non
so chi sia

mi rivedo in loro quando alla sua età
ero al fronte pieno di ideali
anche loro ce l’hanno il suo ideale
lottano per la libertà

se succedesse qualcosa tu non sai
nulla fai finta di niente
guardami continuamente ti dirò io
con sguardo quello che fare

va bene dissi io e lentamente si
procedea  per rientrare  nella statale
detto fatto un posto di blocco
di fascisti della Decima MAS

mitra spianato indicano di fermare
senza far parola due girano
intorno al camion
e uno chiede i documenti di rito

gli domandano dove è diretto
il carico se abbia nulla da
dichiarare il Mimmi risponde
a  muso duro nulla di nulla

vai gli dicono non accendere i fari
se trovi mezzi tedeschi dagli la
precedenza perché loro hanno più
furia di te

a Mimmi a  presa di culo
va bene camerati sarà fatto
per me è un ordine
e gli ordini si eseguono

fra San Giovanni e Figline buio pesto
colonne di camions tedeschi
verso Arezzo perché il fronte si
stava avvicinando

dopo poco Figline altro posto di blocco
questa volta son tedeschi
segnalavano con una torcia elettrica
il tracciato da seguire

un ufficiale in stentato italiano
chiese o meglio ordina al Mimmi
di  prendere a bordo  un anziano
sergente tedesco

a Pontassieve era diretto
sale in cabina io gli faccio posto
fra le gambe tiene un fucile
poi si toglie l’elmetto

si prosegue verso Incisa
inizia il bello
era passata da poco la mezzanotte
in cabina nessuno parlava

il silenzio fu rotto dalla voce
del Mimmi che disse vai ci siamo
infatti una miriade di palloncini
luminosi solcavano il cielo

li lanciavano gli aerei prima
di bombardare illuminavano la zona
e poi giù botte da orbi
il Mimmi ferma il camion

accosta a un muraglione
urlando dai seguimi io lo seguo
alla luce dei bengala
si scavalca un fosso

arrancando su una ripida scarpata
i lampioncini erano sempre di più
i primi scoppi delle bombe
e si vedevano le fiammate

chiarore su chiarore il bombardamento
durò svariati minuti
si vedano gli incendi provocati
dalle bombe

sempre a pancia in terra
si lascia passare svariato tempo
io aspettavo la voce del Mimmi
per uscire allo scoperto

quando si alza mi alzo anch’io
ci si incammina verso il camion
che non avea subito danni
lui batte e i ragazzi rispondono

uno dice l’è andata bene siam vivi
fortuna non essere saltati in aria
si sale in cabina per ripartire
in mezzo c’è il fucile tedesco

di lui nessuna traccia anche lui
era fuggito chissà dove era finito
forse sarà stato anche colpito
si riparte senza traccia del tedesco

a complicar le cose c’era il fucile
levalo mi dice buttalo sulla lignite
si transita con grande difficoltà  
il camion arranca

le balestre cigolano per lo sforzo
con un po’ di fortuna
si supera il paese dell’Incisa
macerie buche e polvere

il ponte è sempre lì pochi i danni
si inizia la salita del Castello
non appena finita ci si ferma
per dar riposo al vecchio motore

il Mimmi riordina le idee sul da farsi
e mi dice speriamo che  qualche caccia
un gli venga l’idea di darci buongiorno
sarebbe un brutto affare

si riparte con lenta andatura
era un continuo incrociar
convogli di tedeschi
con materiali per i binari

all’alba  si intravede Pontassieve
anche quel paesone era stato colpito
mi guarda  e mi dice se si passa
c’è l’abbiamo quasi fatta

non con poche difficoltà
si attraversa tutto il paese
anche qui buche e macerie
fili elettrici che fiammeggiavano

nulla fermava il vecchio Ceirano
lui e il Mimmi avevano un cuore unico
si conoscevano avean alle spalle
tante avventure vissute assieme

lui con il suo camion ci parlava
lo rispettava gli diceva
vecchio mio non mollare
io ho bisogno di te e  tu di me

si punta verso le Sieci noto
che rallenta gira verso il Mulino
del Piano fatti pochi chilometri
si entra in una viottola

che porta alla casa di un contadino
giunti sull’aia gira e ferma
dietro un grande pagliaio
scende e subito arriva gente

son quattro ragazzi armati
di  moschetto a fazzoletto
introno al collo
lui non fa parola

gli indica dove sono gli altri
iniziano subito a scaricar lignite
per tirar fuori i due
che da tanto erano sepolti

esce prima uno e poi l’altro
non sembrano affaticati
anzi si spolverano e chiedon
subito da bere

non appena scesi gli stessi
riordinano il carico
parlan fra loro indicando un monte
forse sarà il .loro alloggio

il Mimmi era in cucina con la massaia
mordeva con avidità
una fetta di bianco pane nell’altra mano
un bicchiere di vino

io era ancora tutto un monte
pensavo all’accaduto lui un ci
pensava nemmeno pareva che si
tornasse da una gita di piacere

i quattro più i due  si mettono
in cammino
lui sulla soglia dell’uscio
gli urla

ragazzi c’è anche un fucile
prendetelo perché vi farà comodo
era il fucile del tedesco
che era sparito senza traccia

il mauser senza colpo ferire
passava dal tedesco ai partigiani
per merito del Mimmi bersagliere
senza paura

bene o male ho tentato di raccontare
la mia prima esperienza di guerra
poi ne vennero altre
aveo imparato a non aver paura

diventai uomo un uomo vero
che aveva capito gli orrori
della guerra e fin da allora
son contro la cultura della guerra.


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