Cerca nel blog

giovedì 19 gennaio 2017

Anzio 73° Anniversario dello Sbarco Convegno

Convegno
Strategia e Tattica dello Sbarco di Anzio. Analisi e Considerazioni

Luigi Marsibilio: L'azione dei Ragers per uscire dalla testa di ponte di Anzio

Giacarlo Ramaccia, Gli Americani non volevano sbarcare. Analisi dei rapporti strategici tra Statunitensi e Britannici

 Massimo Coltrinari: L'allargamennto della testa di pinte di Anzio e la reazione tedesca: 24-28 gennaio 1944

RIPORTIAMO IL TESTO BASE E DOCUMENTALE DELLA PRIMA PARTE DELLA RELAZIONE 
DI MASSIMO COLTRINARI

1.1.  L’assalto.
 2.2. La situazione 23-24 gennaio.
 2.3. Il consolidamento della testa di ponte 25-26 gennaio. 


2.1.  L’assalto

“Il 22 gennaio, cinque minuti dopo la mezzanotte, nella oscurità più profonda, il convoglio d’assalto gettò le ancore al largo di Capo d’Anzio e sostò tranquillamente sul Mediterraneo in calma. Vi era un brusio di attività repressa mentre gli ufficiali davano le ultime istruzioni, gli  uomini si arrampicavano nelle tozze imbarcazioni d’assalto che le gr, facendole oscillare, calavano in mare. Imbarcazioni pattugliavano attivamente fra il naviglio da sbarco, organizzandolo in formazione, indi guidarono le prime ondate nella notte senza luna. Per accrescere la sorpresa,i cannoni delle navi da guerra di scorta rimasero in silenzio; poi, soltanto dieci minuti prima  dell’ora H (02.00), un breve, terrificante bombardamento di razzi scoppiò con rombo assordante da due LCT (R) britannici lungo la spiaggia. Queste nuove imbarcazioni per il lancio dei razzi (ognuna di esse trasporta 798 razzi da 5 pollici) erano impiegate per disorganizzare ogni possibile agguato nemico, farsaltare campi minati lungo l’approdo; quando le navi cessarono il fuoco dinanzi a loro, la spiaggia si stendeva ancora scura e silenziosa.
Quando la prima ondata di mezzi da sbarco toccò la spiaggia e gli uomini si slanciarono per raggiungere il riparo delle dune non c’era alcun nemico ad attenderli. Spingendosi rapidamente all’interno, le truppe meravigliate si resero conto ben presto che era accaduto qual cosa di inatteso: avevano colto il nemico completamente di sorpresa. Benchè i Tedeschi sapessero che uno sbarco anfibio fosse imminente, credevano che non sarebbe stato effettuato che un po’ più tardi nel tempo. Le due divisioni che avevano avuto il compito di difendere questa costa erano state mandate sul fronte meridionale soltanto tre giorni prima, e il settore costiero e a zona sud di Roma era tenuta soltanto da deboli forze. Per conseguenza, fatta eccezione per poca artiglieria da costa e per distaccamenti antiaerei, la sola resistenza immediata allo sbarco di Anzio fu opposta da elementi isolati della 29a divisione Panzer Granatieri Corazzati. Soltanto tre compagnie del Genio ed il II battaglione del 71° Reggimento Panzer Granatieri Corazzati erano stati lasciati a difesa della costa  dalla foce del fiume Tevere fino al canale Mussolini, una estensione di 9 miglia di costa era occupata da una sola compagnia.. Inoltre le truppe della zona di Anzio non erano state messe in guardia contro un imminente sbarco alleato. Le difese costiere si riducevano a campi di mine sparsi lungo l’approdo “Peter” utilizzato dalla 1a divisione britannica, qualche casamatta la maggior parte delle quali non equipaggiata, qualche pezzo dia artiglieria, pochi 88 mm e diversi vecchi pezzi italiani, francesi, jugoslavi gran parte delle quali non venne usata contro gli attaccanti. Con l’aiuto del mare calmo e della pratica assenza di opposizione, gli invasori si stabilirono in fretta sulla spiaggia.[1] Dalla destra la 3a divisione passò rapidamente sulle spiagge ed est di Nettuno. Spazzando via poche pattuglie nemiche sbigottite, si spinse celermente all’interno, si piazzò sulla linea della fase iniziale e serrò sotto per respingere contrattacchi.”[2]

Il gen. Clark, accompagnato dal gen. di brigata Donald W. Brann e da altri membri dello Stato Maggiore della V Armata arrivò alla testa di sbarco in una lancia PT della Marina, si trasferì su di un DUKW e sbarcò intorno alle ore 10.00. Pattuglie motorizzate del 3° Recconaissance and Provisional Troops” muoveva decisamente innanzi per prendere e distruggere i ponti sul canale Mussolini, che scorreva sulla destra. Soltanto al ponte più meridionale vennero a contatto con qualche tedesco. Qui essi distrussero con “bazookas” tre autoblindo uccidendo e catturando undici uomini della pattuglia nemica.
  
I Rangers sbarcarono sulla spiaggia proprio alla destra del porto di Anzio e, impadronitisi rapidamente delle attrezzature portuali, si arrampicarono su per il rapido promontorio coronato di villette ridenti prespicenti la spiaggia e si sparsero per le strade della città rastrellando i pochi difensori disorientati. I Tedeschi non avevano avuto il tempo di distruggere le attrezzature del porto. Fatta eccezione per una breccia nel molo e qualche costruzione abbattuta lungo l’approdo (danni prodotti da bombardieri alleati) non vi erano altri ostacoli che quelli costituiti da qualche imbarcazione leggera affondata nel porto.

Più tardi, nella mattinata, il 509° Battaglione paracadutisti di fanteria avanzò ad est lungo la riva ed occupò Nettuno verso le 10,15. A nord-ovest di Anzio lo sbarco della Ia Divisone britannica su svolse ugualmente indisturbata, benchè ritardato dalle condizioni sfavorevoli del litorale. A mezzogiorno del giorno D, il Vi Corpo d’Armata aveva raggiunto tutti i suoi obiettivi iniziali a terra.

A sostegno dello sbarco, il giorno D , squadriglie alleate di caccia e bombardieri compirono più di 1200 voli; bombardieri medi e pesanti danneggiarono ponti chiave e nodi stradali come Cisterna e Velletri, cercando di bloccare le strade principali affluenti la zona di Anzio. Caccia-bombardieri e caccia notturni sorvolarono queste strade bombardando e mitragliando il traffico nemico che cominciava ad effettuarsi in direzione della testa di sbarco.
 Altri caccia proteggevano in continuazione dall’aria le forze di sbarco. Gli attacchi aerei nemici il giorno D  furono di scarsa proporzione (140 voli in tutto) ma crebbero d’intensità il 23 gennaio.

A tergo delle truppe d’assalto che si spingevano nell’interno, le operazioni di scarico del primo convoglio procedevano a tutta velocità. Genieri sgombravano rapidamente i campi minati e si aprivano vie di uscita attraverso le dune; ma il terreno argilloso tra la spiaggia e la strada principale ben presto fu così sconvolto che per rendere la zona praticabile si dovettero usare reti, tronchi d’albero e pietra. DUKWe e piccoli battelli facevano la spola nelle acque tranquille del golfo di Nettuno, scaricando sollecitamente le imbarcazioni più pesanti che non potevano avvicinarsi alla spiaggia a causa del basso fondale.
 Nonostante il bombardamento intermittente effettuato dopo il tramonto da poche batterie tedesche a lunga gittata e tre piccole fulminee incursioni di caccia bombardieri della Luftwaffe, il 54° Genio spostò rapidamente masse di uomini e materiali attraverso la spiaggia. Un dragamine urtò una mina ed un LCI fu affondato dalle bombe, ma queste furono le perdite più gravi. Il 36° Genio cominciò a sgombrare il porto dai rottami; la Marina recuperò i battelli affondati; nelle prime ore del pomeriggio il porto fu praticabile per le LST ed altre imbarcazioni. Quando il fondale della spiaggia assegnata ai britannici a nord-ovest di Anzio si rilevò troppo basso per essere di vera utilità, fu abbandonato e le operazioni di scarico furono deviate verso il porto rimesso in efficienza.

A mezzanotte del giorno D, erano sbarcati 36.000 uomini, 3200 veicoli e gradi quantità di materiali costituenti il 90% dell’equipaggiamento e del personale del convoglio d’assalto.
Le perdite del giorno D furono lievi. Il Vi Copro registrò 13 morti, 97 feriti, 44 catturati e dispersi; furono fatti 227 prigionieri. Il Vi Corpo aveva raggiunto i suoi obiettivi iniziali senza incontrare una resistenza di una certa entità e aveva prese quasi intatto il porto di Anzio, che avrebbe dovuto essere la via principale di afflusso dei rifornimenti.



2.2.    La situazione 23-24 gennaio. L’Iniziale allargamento della testa di ponte

Il VI Corpo, raggiunti i suoi obiettivi iniziali verso il mezzogiorno del giorno D, avanzò per occupare i limiti prestabiliti della testa di sbarco.
La 1a divisione britannica avanzò dai suoi approdi a sinistra verso il fiume Meletta e si assicurò il controllo di 12 chilometri sulla strada di Albano. Nel settore della 3a divisione la avanzata consisté in una serie di azioni tendenti a raggiungere i ponti sul canale della testa di sbarco. La sera del giorno D pattuglie avanzate del 30° Fanteria e del 3° Reconnaissance Troop avevano occupato tutti i ponti lungo il canale. Il nemico riprese nello stessa notte la maggior parte dei ponti in aggressivi appoggiati da carri armati. Sferrati da contingenti della Divisione Corazzata “Hermann Goering”. Il mattino seguente il ten. col. C. McGarr comandante del 30° Fanteria. Con i resti del suo reggimento, appoggiata da carri armati e da cacciatori di carri respinse in aspra lotta il nemico al di là dei ponti lungo il ramo occidentale del canale.
I tedeschi contrattaccarono con tre carri armati ed un pezzo semicingolato per riprendere il ponte della strada di Cisterna a nord di Conca, ma furono respinti dai mezzi corazzati che appoggiarono il 30° Fanteria. Sulla destra del 30° Reconnaissance Troop lungo il canale principale e riprese gli altri ponti perduti.
Il 24 gennaio la 3a divisione aveva occupato il settore di destra della testa di sbarco iniziale lungo il canale Mussolini. Il 504° Paracadutisti di fanteria; al centro il 15° Fanteria, e alla sua sinistra il 30° Fanteria, fronteggiavano Cisterna lungo il ramo occidentale del canale. I Rangers sostituirono tutte quetse unità eccetto il III Battaglione del 7° Fanteria della divisione lasciata nel tranquillo settore della testa di sbarco. Frattanto la II Brigata della 1a Divisione al comando del generale di brigata E.E.J. Moore spostò il suo settore dalla testa di sbarco avanzando verso la linea del fiume Meletta. Il resto della divisione fu tenuto in riserva di Corpo in caso di contrattacco nemico. In due giorni il VI Corpo aveva rafforzato una testa di sbarco profonda 12 chilometri incontrando soltanto sporadica resistenza.
Benchè lo sbarco di Anzio ed il rafforzamento iniziale non avessero praticamente incontrato resistenza iniziale non avessero praticamente incontrato resistenza da parte delle forze germaniche, il nemico reagì prontamente per affrontare la situazione. I Comandi del Gruppo Armate C misero immediatamente in allarme elementi della 4a divisione paracadutisti e della divisione corazzata “Hermann Goering” a sud di Roma e ordinare loro di difendere le strade che ad Anzio conducevano ai Colli Laziali. Alle 06.00 del 22 gennaio entrò in esecuzione il piano prestabilito per far accorrere truppe di oltr’Alpe e lanciarle ad arginare l’invasione alleata.
Due divisioni e molte unità minori partirono immediatamente dalla Francia, dalla Jugoslavia e perfino dalla Germania. Nell’Italia settentrionale tre divisioni della Quattordicesima Armata furono poste in allarme e partirono per la zona di Roma il 22 ed il 23 gennaio. Per dirigere la difesa il I° Corpo paracadutisti ristabilì i suoi comandi nella zona a sud di Roma alle 17.00 del 22 gennaio. Tutte le riserve disponibili provenienti dal fronte meridionale e ivi avviate furono spinte verso Anzio; esse comprendevano: 3a divisione corazzata granatieri e la 71a divisione fanteria e il grosso della divisione “Hermann Goering”. Mentre queste forze si andavano raccogliendo, l’aviazione tedesca bombardava la zona della testa di sbarco e il naviglio di sostegno per ritardare l’avanzata alleata all’interno. Per i primi due giorni, i difensori tedeschi cedettero di essere troppo deboli per fermare l’avanzata alleata verso i Colli Laziali, ma dalla sera del 24 gennaio essi sperarono di poter contenere le forze della testa di sbarco e, non appena avessero completate la raccolta delle forze necessarie, di sferrare un contrattacco che avrebbe eliminato la testa di sbarco alleata.      
Il


3.3.  Il consolidamento della testa di ponte 25-26 gennaio
IL Gruppo Armate C ordinò alla Quattordicesima Armata di assumere la direzione delle operazioni tedesche di fronte ad Anzio. Quando, il 25 gennaio, la Quattordicesima Armata, comandata dal generale Eberhard von Mackensen, prese il comando, elementi di otto divisioni tedesche erano impiegati sulla linea difensiva intorno alla testa di sbarco, ed altre cinque divisioni con molte unità ausiliarie si trovavano in marcia verso la zona di Anzio.Il 28 gennaio la Quattordicesima Armata aveva affidato il comando delle forze di difesa del settore orientale del perimetro della testa di sbarco (dinanzi a Cisterna) alla divisione Corazzata “Hermann Goering”; quello del settore centrale (dinanzi a Campoleone) alla 3a Divisone Corazzata Granatieri; quello del settore occidentale (dietro al fiume Moletta) alla 65° Divisione fanteria. Oltre questo perimetro, altre unità erano raggruppate per il contrattacco. Il 24 gennaio, una distanza di 6 e 8 chilometri separavano la linea principale di resistenza tedesca dalla linea principale della testa di sbarco occupata dal VI Corpo alleato. La reazione delle forze nemiche frenò l’impeto del grosso della Quinta Armata ed allontanò la prospettiva di un congiungimento fra le forze meridionali e la testa di sbarco. Inoltre, se il VI Corpo si fosse spinto troppo innanzi verso i Colli Laziali che erano il suo principale obiettivo, avrebbe rischiato di essere tagliato fuori da un improvviso contraccolpo tedesco. Prima della fine del giorno D si calcolava che i tedeschi avessero 20.000 uomini nelle zone dalli quali potevano marciare rapidamente verso la testa di sbarco. Il giorno D+2 avevano raddoppiato questa cifra e continuarono ad accrescerla fino a raggiungere un totale di più di 70.000 uomini al giorno D+7, sfruttando il vantaggio di buone vie di comunicazione stradale e ferroviaria e nonostante la minaccia alleata. Questa forza in aumento indicava che il VI Corpo avrebbe dovuto apprestarsi ad affrontare una pressione nemica valutata sufficiente per respingere in mare le forze alleate. Per conseguenza il VI Corpo dal 24 al 29 gennaio consolidò le sue posizioni. Le truppe alleate, in attesa di rinforzi, saggiavano il terreno lungo, le due principali direttrici di marcia in direzione degli obiettivi interni di Cisterna e Campoleone, che dovevano servire da punti strategici da cui prendere lo slancio per l’avanzata verso i Colli Albani. Sulla destra la 3a divisione mosse lungo le strade che conducevano a Cisterna attraverso il canale Mussolini; sulla sinistra gli Inglesi si spinsero sulla strada di Albano verso Campoleone[3]  (Cartina 4).
Il pomeriggio del 24 gennaio, quattro compagnie del 15° e del 30° fanteria fecero una ricognizione preliminare in forze verso Cisterna ma non poterono progredire molto a causa della resistenza opposta da forti nuclei mobili nemici. Il generale Truscott ordinò allora una avanzata con forze rilevanti all’alba del 25 gennaio, sulle due strade principali che guidavano alla città attraverso i campi fangosi.  Il I Battaglione del 30° fanteria avanzò a sinistra sulla strada di Campoleone-Cisterna, mentre il II Battaglione del 15°Fanteria si diresse verso destra per la strada di Conca-Cisterna.
Circa due miglia oltre i canale, il 30° Fanteria fu arrestato da una compagnia della Divisione Corazzata Hermann Goering trincerata attorno al nodo stradale a mezza strada per Ponte Rotto. Alla destra del 30° Fanteria il II Battaglione del 15° Fanteria avanzò di un migliore mezzo sulla strada Coca-Cisterna prima di essere fermato dai mitraglieri tedeschi annidiati nelle case coloniche lungo la strada. Carri armati e caccia carri del DCCLI (751°) Battaglione carri e del DCI (601°) Battaglione Cacciatori Carri furono impiegati per eliminare questi caposaldi. Prima che i mezzi corazzati potessero entrare in azione, unità tedesche penetrarono nel letto di un ruscello costringendo gli avamposti del fianco destro del II battaglione a ritirarsi. La compagnia C che stava effettuando un’azione diversiva su di una strada parallela a destra della strada Conca-Cisterna, si arenò di fronte ad una resistenza altrettanto valida. Perdite: quattro carri armati di accompagnamento di fronte al cannone semovente perduto dal nemico
I veterani della Divisione Corazzata Hermann Goering con forza inaspettata avevano smussato le punte di penetrazione della 3a divisione. Non avevano tempo a sufficienza per allestire difese stabili, i tedeschi avevano piazzato mitragliatrici e cannoni controcarri in ogni casa colonica lungo la strada. Questi capisaldi erano forniti di eccellenti settori di tiro allacciati l’un l’altro attraverso la campagna dolcemente ondulata ed erano appoggiati da carri armati e da cannoni semoventi. Essi dovevano essere eliminati uno per uno dai carri e dai cacciatori di carri americani prima che la fanteria potesse avanzare.
Il 504° paracadutisti di fanteria fece un attacco diversivo lungo il canale principale in direzione di Littoria. Avanzando sotto la protezione di un intenso fuoco di appoggio rinforzato dai tiri nell’incrociatore “Brooklyn” e di due cacciatorpediniere, occupò i villaggi di Borgo Sabatino, Borgo Piave e Sessano sulla sponda orientale del canale. La compagnia D, tuttavia, fu tagliata fuori oltre Borgo Piave da un contrattacco di sorpresa effettuato da 5 carri armati e 8 “flakwagons” (cannoni contraerei semoventi) della divisione corazzata Hermann Goering; essa subì gravi perdite benchè molti uomini riuscissero a tornare indietro.
Quella notte, il 504° paracadutisti di fanteria s ritirò dalle sue posizione rimaste scoperte, lasciando indietro forti pattuglie di combattimento. Il mattino seguente, 26 gennaio, la 3a divisione riprese la sua pressione in direzione di Cisterna.
Nella zona del 30° reggimento il I battaglione penetrò intorno al nodo stradale sotto Ponte Rotto dove era stato trattenuto e costrinse il nemico ad indietreggiare. Nel pomeriggio il I battaglione del 15° Fanteria si gettò verso nord-est sulla strada attraverso il ramo occidentale del canale per stabilire un blocco sulla strada Cisterna-Littria.
Nonostante un fuco nutrito di appoggio della durata di 70 minuti, aperto dai Battaglioni IX, X, XXXIX di artiglieria da campagna, e di tiri di neutralizzazione di cannoni di maggior calibro, i tedeschi restarono tenacemente abbarbicati alle loro posizioni.
Il 27 gennaio, il II battaglione del 15° Fanteria in seguito ad una azione di artiglieria ugualmente accurata, si spinse su per la strada Conca-Cisterna, Contemporanea il I battaglione del 15° Fanteria proseguiva nel suo attacco sulla destra guadagnando terreno ma senza riuscire ad aprirsi un passaggio verso il suo passaggio .I Tedeschi, lasciando in linea nuove unità via via sopraggiungevano, facevano ogni sforzo per impedire agli americani di raggiungere la strada statale n. 7. In attacchi dal 25 al 27 gennaio, la 3a Divisione raggiunse posizioni situate una o due miglia oltre il ramo occidentale dal canale Mussolini ma era ancora a tre miglia da Cisterna.
Era chiaro che per raggiungere ‘obiettivo assegnato  alla divisione sarebbe stato necessario uno sforzo superiore a quello immediatamente realizzabile, perché il generale Truscott fermò l’avanzata per organizzare una azione più consistente. Per fiancheggiare la marcia della 3a Divisione, fu ordinato alla Ia Divisone britannica di spostarsi sulla strada di Albano verso Campoleone per garantirsi questo importante nodo stradale e ferroviario quale base di lancio per un ulteriore avanzata.



(BOZZA)

[1] Cartina n. 3 The Landing 22  january 1944
[2] Anzio Beachhead, Traduzione, pag. 21 e segg.
[3] La stazione di Campoleone. La città di Campoleone è situata ad oltre due chilometri più a nord. I riferimenti di questo studio a Campoleone concernono la stazione ferroviaria e non la città vera e propria.

Nessun commento:

Posta un commento