Alessio Pecce*
Gli attentati di Parigi avvenuti lo scorso novembre hanno
evidenziato, come era previsto da tempo, le nuove modalità e i piani operativi (diffusione
meticolose delle cellule terroristiche e commando suicida) dei soggetti
appartenenti all'ISIS, anche se ad oggi manca una definizione ufficiale della
nuova tipologia di terrorismo. I 130 morti e gli oltre 300 feriti di Parigi
rappresentano la nuova modalità di combattimento terroristica trapiantata in
Europa, attraverso il commando suicida che a sua volta è coordinato da soggetti
operativi, come già avviene da tempo nelle zone più critiche del Medio Oriente
e Nord Africa. Come detto poc'anzi non esiste ancora una definizione specifica
di terrorismo, perché le varie organizzazioni internazionali hanno diverse
opinioni, dovute anche a strategie e interessi politici. La difficoltà della
terminologia si riscontra in ambito giuridico e concettuale, indi per cui gli
stati membri delle Nazioni Unite non hanno ancora trovato una definizione
comune. Tornando alle modalità operative del terrorismo, costituite da una
tattica militare finalizzata al raggiungimento di obiettivi operativi
prefissati, il suo metodo prioritario è quello
che si inserisce all'interno di una vasta scelta di strategie, come ad
esempio quella insurrezionale. La difficoltà da parte della Comunità
internazionale nel trovare una definizione universale di terrorismo, ha spinto
alcuni specialisti del settore a catalogarlo come “Nuovo terrorismo
insurrezionale” definito come la minaccia razionale di atti estremamente
violenti, col fine ultimo di colpire i governi e la loro politica. Questa nuova
forma di terrorismo è costituita da alcuni elementi, aventi come base: la
sovversione dei governi e la conseguente sostituzione con un modello
proto-statale; la violenza come azione prioritaria e imprescindibile; l'atto
terroristico ha come obiettivo elementi politici; la manifestazione dell'azione
terroristica su scala globale; la base logistica del potere ha sede in un'area
territorialmente definita; si manifesta/colpisce attraverso il web con la
propaganda, attacchi territoriali e cyber; le azioni operative non per forza
sono connesse tra loro e i militanti possono appartenere anche alla sfera dei
non-combattenti. Il nuovo terrorismo insurrezionale, oltre ad estendersi su
scala internazionale, si pone delle precise finalità politiche, come la
sovversione dei governi e dei rapporti internazionali nell'area mediorientale,
oltre all'imposizione di una nuova forma di stato, ossia il califfato sotto la
guida di Abu Bakr al-Baghdadi.
In virtù di ciò, nel dicembre 2015, il presidente Obama in
una delle sue conferenze fa riferimento e auspica a un maggior impegno da parte dei paesi
sunniti nella lotta al Daesh, i quali hanno prontamente risposto attraverso la
coalizione di 34 paesi musulmani, incentivata dall'Arabia Saudita, visto e
considerato che le statistiche parlano di un impegno maggiore da parte dei paesi
europei, con i raid arabi che rappresentano solo il 5% nella lotta all'ISIS.
Questa nuova alleanza sunnita, oltre a comprendere i paesi arabi, ne include
alcuni africani, come ad esempio Gibuti, Costa d'Avorio, Senegal, Marocco,
Nigeria, Niger, Tunisia, Egitto, Sudan, Sierra Leone etc. Il gioco delle
alleanze si basa sulla diatriba tra sciiti e sunniti e pertanto sono assenti
dalla coalizione la Siria, l'Iraq e l'Iran. D'altro canto la Russia, alleata di
Assad, si esprime in maniera diplomatica a proposito della coalizione sunnita,
auspicando a dei miglioramenti per la Comunità Internazionale, ma al contempo
invita tutti alla calma prima di poter valutare definitivamente.
*(alessio-p89@libero.it)
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