DIBATTITI
Ten. cpl Art. Pe. Sergio Benedetto Sabetta
Dobbiamo
considerare che il mettere in agenda un problema è già definire una politica
pubblica, questa può consistere anche nel non intervenire sebbene si sia in
presenza di pressioni da parte della popolazione.
Fondamentale al riguardo è l’appoggio
dell’amministrazione in quanto depositaria di informazioni e legittimante
l’azione derivante dalla definizione delle politiche, essendo questa anche in grado
di deviare e bloccare il processo, l’amministrazione pubblica sebbene in
presenza di una lunghezza decisionale è la reale depositaria della continuità,
ma anche della conoscenza tecnica necessaria, così che l’eventuale
contrasto con l’amministrazione è causa di difficoltà se non impossibilità di
condurre a buon compimento una politica pubblica.
Due sono le dimensioni che influenzano
il potere nel definire e realizzare le politiche pubbliche efficaci:
·
L’autonomia,
ossia l’indipendenza dello Stato da pressioni sociali esterne tese a piegare
l’azione per fini particolari;
·
La capacità
dell’amministrazione di mantenere la coerenza nell’azione e
nell’organizzazione.
Questi
due elementi si intersecano strettamente alla distinzione fra Stati “forti”
e Stati
“deboli”, ossia al grado di autonomia dell’amministrazione pubblica rispetto
all’ambiente sociale esterno e alla struttura interna.
Accanto alle istituzioni svolgono un
ruolo decisivo gli attori che si possono distinguere, in attori sociali
strettamente coinvolti nel processo politico (policy network), in attori
sociali coinvolti solo marginalmente nel processo politico (policy
communities) , in attori sociali toccati dall’azione ma privi di adeguate
risorse per intervenire (attori dominati).
Gli attori a loro volta possono essere
individui, caso sempre più raro, o gruppi appartenenti all’apparato
amministrativo o alla società e che cambiano nel tempo durante il processo.
Le categorie di policy makers
sono:
·
Partiti politici, la loro influenza dipende dal tipo
di sistema politico e dalla disciplina esistente all’interno del partito;
·
Apparato amministrativo, con la distinzione fra
collaboratori personali del politico “consigliere
del principe” e gli altri alti funzionari, a questi si aggiungono i tecnocrati;
·
Gruppi di interesse, generalmente associazioni
economiche o sindacali che, forniti di ampie conoscenze sull’area in cui
agiscono di loro interesse, lavorano in modo trasversale rispetto ai partiti
che sono essenzialmente verticali. Il loro impatto politico varia a seconda
delle risorse organizzative a disposizione;
·
Organizzazioni di ricerca – esperti, ossia ricercatori
e think tanks;
·
Mass media, certamente influenti nel condizionare la
comprensione da parte del pubblico e dei politici delle problematiche e delle
relative soluzioni esistenti, ma su cui si discute dell’effettivo impatto in
considerazione che gli attori hanno propri canali privilegiati per influire
sulla formulazione delle politiche pubbliche.
La
policy analysis si occupa di valutare:
a)
il rapporto tra quantità e qualità delle risorse
immesse nel processo decisionale e quantità e qualità dei risultati ottenuti
(efficienza);
b)
la misura in cui una determinata politica pubblica
effettivamente raggiunge i risultati promessi (efficacia);
c)
la distribuzione tra i componenti della collettività
dei costi e dei benefici dell’intervento (equità).
I
due settori di studio nati dall’analisi sopra esposta riguardano
rispettivamente la produttività, l’impatto o il fallimento, nonché i costi e i
benefici delle politiche pubbliche (evalutation research), mentre
l’altro filone ha per oggetto le risorse a disposizione dei decisori e degli
attori, oltre che le caratteristiche delle organizzazioni preposte
all’implementazione (implementation research).
Il
modello di Sabatier rientra in
quest’ultimo filone, la sua prospettiva relativa all’aspetto contestuale e
relazionale si focalizza sul contesto socio – economico, sui valori e gli
interessi individuali, sulle regole e le procedure organizzative, e
sull’interazione tra legislatori, amministratori e leaders dei gruppi di
interesse.
Si
ha pertanto la possibilità di rilevare l’influenza dei fattori contestuali e
individuare, definendone i limiti, le coalizioni di attori che intervengono in
una politica pubblica comprese le interazioni esistenti fra essi, a cui si
ricollegano le strategie ed i metodi adottati per implementare un cambiamento
organizzativo e culturale.
Nel
processo d’apprendimento di Sabatier
si valutano preliminarmente i parametri relativamente stabili (caratteristiche
fondamentali del problema, distribuzione delle risorse naturali, valori socio-
culturali della struttura sociale, caratteristiche fondamentali delle regole
pubbliche) nonché in rapporto con questi, le caratteristiche del sistema
esterno o parametri dinamici (cambiamenti delle condizioni socio-economiche,
dell’opinione pubblica, delle coalizioni di governo e gli effetti delle
politiche pubbliche realizzate da altri sotto-sistemi comprese le influenze
sopranazionali).
Nel
sotto-sistema politico vanno valutati i limiti
e le risorse infrastrutturali degli attori, nonché le frontiere, ossia
chi partecipa al sotto-sistema, i mediatori politici e le coalizioni dominanti
e dominate, il tutto confluisce nella definizione delle politiche pubbliche ( outputs)
e nei loro effetti ( impacts ) questi vengono a loro volta a modificare
il sistema esterno, deve tuttavia precisarsi che i tempi d’impatto da valutarsi
hanno solitamente una cadenza decennale.
Non
si possono concludere queste premesse senza una considerazione sui livelli di
contrattazione politica che potranno riguardare solo gli aspetti relativi ai
valori di politica pubblica ( policy core ) specifici di un
sotto-sistema, nonché loro aspetti secondari, ma mai i valori fondamentali ( deep
core ) concernenti tutte le politiche pubbliche, in quanto in questa
ipotesi si rientra non nella contrattazione bensì nella rivoluzione degli
assiomi normativi fondamentali.
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